Tumgik
punti-disutura · 3 years
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I soli sono individui strani con il gusto di sentirsi soli fuori dagli schemi non si sa bene cosa sono forse ribelli forse disertori nella follia di oggi i soli sono i nuovi pionieri. Ai soli non si addice l’intimità della famiglia magari solo un po’ d’amore quando ne hanno voglia un attimo di smarrimento, un improvviso senso d’allegria allenarsi a sorridere per nascondere la fatica soli, vivere da soli soli, uomini e donne soli. I soli e le sole ormai sono tanti con quell’aria un po’ da saggi, un po’ da adolescenti a volte pieni di energia a volte tristi, fragili e depressi i soli c’han l’orgoglio di bastare a se stessi. Ai soli non si addice il quieto vivere sereno qualche volta è una scelta qualche volta un po’ meno aver bisogno di qualcuno, cercare un po’ di compagnia e poi vivere in due e scoprire che siamo tutti soli, vivere da soli soli, uomini e donne soli. La solitudine non è malinconia un uomo solo è sempre in buona compagnia.
(Giorgio Gaber, Soli)
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punti-disutura · 3 years
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Finalmente qualcuno che abbia il coraggio di scrivere e dire determinate cose. Sembra che si sia sui social soltanto per rispondere o meno a questa fantomatica e monolitica domanda.
Fidanzata?
Ma domande più creative, no? Tipo come si fa Savàsana, se so che esistono i ragni formica, quali libri ho da consigliare per questa settimana, se preferisco le giornate di sole o quelle di pioggia, se la plastica è davvero un problema per il mondo, qual è il vero cruccio del giornalismo, da dove sto scrivendo in questo momento.
Più che altro perché questa domanda che hai posto tu mi viene posta quotidianamente, come se fosse la cosa più importante che si debba sapere per parlare con me.
Sì, sono fidanzata. E ora che lo sai?
Voglio dire, questa notizia cambia le tue prospettive di instaurare un rapporto dialogico con me? Guarderai il mio blog con occhi diversi d'ora in poi? In che modo sapere che sono impegnata sentimentalmente con una persona (o più? Ecco, questo ad esempio non mi viene mai chiesto. Forse perché che sia una o tante fa poca differenza? Ma anche uno o zero fa poca differenza, no?) altera il tuo pensiero sul mio conto? E, se non lo fa, come mai proprio questa domanda?
Puoi darmi una spiegazione? Riesci a spiegarmi perché questa domanda oggigiorno assume un valore ancora così importante tra sconosciuti, nonostante di fatto non ha senso che sia una domanda rilevante fra due individui ancora sconosciuti?
P.S. Tipo, perché nessuno mi chiede mai se sono una serial killer psicolabile? Potrebbe essere molto più importante sapere questa cosa, no?
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punti-disutura · 3 years
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Nel tuo silenzio io costruisco barriere che mi diano parvenza di protezione. Quei muri sottili mi aiutano a pensare che l'assenza di parola non mi tocchi.
Ma tutto mi tocca, quando ti riguarda.
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punti-disutura · 3 years
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Pensavi che cambiando lo scenario anche tu saresti tornata quella di prima. Non sai che tutto è possibile nella vita fuorché tornare indietro? Le strade sono tante, ognuno crede di prendere la buona, va, va, e poi a un tratto s’accorge che ha sbagliato. Tutti vorremmo ricominciare. Ma gli atti che ci hanno accompagnato fin lì, sono alle nostre spalle attraverso la strada, a fare argine. E indietro non si può tornare. Nessuno torna indietro. È la più inesorabile forma di eguaglianza di tutti gli uomini di fronte alle leggi di vita.
Alba de Céspedes, “Nessuno torna indietro”, Arnoldo Mondadori Editore, 1938.
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punti-disutura · 3 years
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Forse si muore oggi – senza morire. Si spegne il fuoco al centro. Sanguinano le bandiere. Generale è la resa. Ciò che nasce ora crescerà in prigionia. Reggete ancora porte invisibili dell’alleanza bastioni di sereno. Puntellate il bene che si sfalda in briciole in cartoni. Il popolo è disperso. In seno ad ognuno cresce il debole recinto della paura – la bestia spaventosa. A chi chiedere aiuto? È desolato deserto il panorama. Si faccia avanti chi sa fare il pane. Si faccia avanti chi sa crescere il grano. Cominciamo da qui.
Mariangela Gualtieri, “Bestia di gioia”, Einaudi, 2010.
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punti-disutura · 3 years
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È rimasta laggiù, calda, la vita, l’aria colore dei miei occhi, il tempo che bruciavano in fondo ad ogni vento mani vive, cercandomi… Rimasta è la carezza che non trovo più se non tra due sonni, l’infinita mia sapienza in frantumi. E tu, parola che tramutavi il sangue in lacrime. Nemmeno porto un viso con me, già trapassato in altro viso come spera nel vino e consumato negli accesi silenzi… Torno sola tra due sonni laggiù, vedo l’ulivo roseo sugli orci colmi d’acqua e luna del lungo inverno. Torno a te che geli nella mia lieve tunica di fuoco.
Cristina Campo, da “Passo d’addio”, p. 22, “La tigre assenza”, Adelphi, 1991.
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punti-disutura · 3 years
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“La gente se ne va, smette di colpo, lascia in asso cuori, persone appena cominciate, bambini da finire, tutte cose che non potranno più esserlo, che fingeranno di esserlo, che lo saranno solo per mancanza e mai per presenza, perché lasciare altri a metà è quello che riesce meglio a tutti, finiscono per farlo tutti, lasciare qualcuno solo, lasciarlo ancora più solo, finché non toccherà anche a lui andarsene, lasciare un altro solo, lasciare un altro vuoto, d’altronde siamo qui per questo, siamo fatti per questo, per andarcene sul più bello di qualcun altro, promesse d’assenza sempre mantenute, cose che non smettono mai di essere state.”
— Sergio Claudio Perroni, “Entro a volte nel tuo sonno”.
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punti-disutura · 3 years
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Sarà il mio vuoto interiore a inghiottirmi, il mio stesso vuoto. Sentirsi crollare dentro di sé, nel proprio nulla, sentire quanto è rischioso pensare a se stessi, sentirsi cadere nel proprio caos interno! La sensazione di precipitare davvero nel vuoto è assai meno complessa di questa sensazione folle. Rendersi conto delle proprie infinite profondità, da cui risuonano richiami dal demoniaco sortilegio, significa pervenire a una forma insolita di espansione centripeta, in cui il centro dell’essere si sposta, in un gioco indefinito, verso un nulla soggettivo. L’angoscia del crollo fisico non ha il fascino morboso dell’angoscia del crollo interiore. Perché a quest’ultima si aggiunge la soddisfazione di morire in se stessi, di trovare la morte nel proprio nulla.
Emil M. Cioran, “Al culmine della disperazione”, Adelphi, 1934.
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punti-disutura · 3 years
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Il tempo di quando manchi conosce solo la metà fredda del letto, è una vita di fortuna cui mi aggrappo per fare il verso a quella vera, il tempo di quando manchi è una parodia di quello con te dentro, sono ore posticce che si accaniscono a ripassare le proprie lacune, come se ripetere il vuoto di te potesse colmarlo, potesse alleviarlo, il tempo di quando manchi sono giorni che si muovono piano per far meno ricordi, notti che non finiscono mai per simularti meglio, albe che cambiano cielo per trovarne uno con i tuoi lineamenti, il tempo da quando manchi è vita cronica, incantata dal carisma di un imperterrito nulla.
Sergio Claudio Perroni, da “Madrigale – Il vuoto di te”, “Entro a volte nel tuo sonno”, La nave di Teseo, 2018.
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punti-disutura · 3 years
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Come se io bruciassi. Come luce frontale. Come ghiaccio traditore. Come mondo di polvere. Come sbucciata. Come goccia di sangue sul palmo. Come spina. Mi tocchi. Mi sbirci. Non stringi. Non tieni. Sfiori. Tremi. Lasci.
Chandra Livia Candiani, “La bambina pugile, ovvero la precisione dell'amore”, Collezione di poesia, Einaudi, 2014.
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punti-disutura · 3 years
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Ho voluto la mia solitudine sono senza amore, mentre, barbaro o miseramente borghese, il mondo è pieno, pieno d'amore… e sono qui solo come un animale senza nome: da nulla consacrato, non appartenente a nessuno, libero di una libertà che mi ha massacrato.
Pier Paolo Pasolini.
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punti-disutura · 3 years
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Mi segui con un pensiero, sei un pensiero che non devo nemmeno pensare, come un brivido mi strini piano la pelle, muovi gli occhi verso un punto chiaro di luce. Sei un ricordo perduto e luminoso, sei il mio sogno senza sogno e senza ricordi, la porta che chiude e apre sulla corrente di un fiume impetuoso. Sei una cosa che nessuna parola può dire e che in ogni parola risuona come l’eco di un lento respiro, sei il mio vento di foglie e primavere, la voce chiama da un posto che non so e riconosco e che è mio. Sei l’ululato di un lupo, la voce del cervo vivo e ferito a morte. Il mio corpo stellare.
Fabio Pusterla, da “Corpo stellare”, Marcos Y Marcos, 2010.
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punti-disutura · 3 years
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Come potrei trattenerla in me, la mia anima, che la tua non sfiori; come levarla, oltre te, ad altre cose? Ah, potessi nasconderla in un angolo perduto della tenebra, un estraneo rifugio silenzioso che non seguiti a vibrare se vibri il tuo profondo. Ma tutto quello che ci tocca, te e me, insieme ci prende come un arco che da due corde un suono solo rende. Su qual strumento siamo tesi, e quale violinista ci tiene la mano? O dolce canto.
Rainer Maria Rilke, “Canto d’amore”, “Poesie. 1907-1926”, Einaudi, 2014.
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punti-disutura · 3 years
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[…] Vedete, io sono cosí, sono caduto da una nuvola, molto male mi hanno arrecato perché ero diverso, non affabile sempre, non amato in ogni dove.
Velimir Chlébnikov, “Poesie”, Einaudi, 1968, trad. it. di Angelo Maria Ripellino.
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punti-disutura · 3 years
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Dal sacco si sparsero al suolo le cose. Ed io penso che il mondo è soltanto un sogghigno, che luccica fioco sulle labbra di un impiccato.
Velimir Chlébnikov, “47 poesie facili e una difficile” a cura di Paolo Nori, Quodlibet, 2009.
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punti-disutura · 3 years
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Preposto al servizio delle stelle, Io giro, come una ruota, Che s'invola all'istante sull’abisso, Che finisce sull'orlo del precipizio, Io imparo le parole.
Velimir Chlébnikov, da Insegnante e allievo, 1912, traduzione di Maria Pia Pagani.
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punti-disutura · 3 years
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Oggi la mia anima è triste fino al corpo. Tutto me stesso mi duole: la memoria, gli occhi e le braccia. In tutto ciò che io sono c’è come una specie di reumatismo. Sul mio essere non ha nessun influsso la luce limpida del giorno, il cielo di un grande azzurro puro, l’alta marea immobile di luce diffusa. Non mi lenisce affatto il lieve soffio fresco autunnale, come se l’estate non passasse, che dà tono all’aria. Nulla è nulla per me. Sono triste, ma non con una tristezza definita, e nemmeno con una tristezza indefinita. Sono triste là fuori, nella strada dove si accumulano le casse.
Fernando Pessoa, “Il libro dell'inquietudine di Bernardo Soares”, Feltrinelli, 2013.
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