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#colpita e affondata
i-am-a-polpetta · 2 years
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sono tornata a casa da stamattina alle 6 che sono fuori e sto lentamente soffocando per colpa dell'ansia. mi sento in equilibrio inesistente con una catena addosso che mi trascina giù a fondo su questa nave ormai a picco dove per respirare è rimasta una fessura. vivi costantemente immerso in questo catrame che ti trascina giù e i polmoni sono viola per i lividi del peso.
vorrei prendere la bicicletta e andare via, lontano con lo zainetto, la chitarra e il mio gatto Martino sulle spalle come tanti anni fa. se solo Martino fosse ancora qui partiremmo per non lo so dove ma non staremmo più qui.
la mia vita sa di farmaci scaduti dal sapore terribile.
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animatormentata · 9 months
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E niente io cosi:
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s0ltantoillusioni · 3 months
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Angelica dama, desidererei essere simile a coloro che ti richiedono un'immagine dei tuoi occhi o dei tuoi capelli, ma in realtà supplicano che tu condivida un’immagine di grande seduzione,
Possa la divinità benedire colui che ha ideato l'anonimato sui social.
Sarebbe possibile condividere un'altra delle tue immagini seducenti su cui ardisco di posare i miei occhi?
Come faccio a dirti di no se ti esprimi così? 💘 Colpita e affondata
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apropositodime · 11 months
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l'hai colpita e affondata! grande 😄
No, gli omini grigi sono difficili da affondare.
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io-rimango · 1 year
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“Devi smetterla di essere così accogliente verso le nevrosi degli altri”.
Ed è proprio così che la mia terapeuta decide di concludere la seduta.
“Ci vediamo la prossima settimana.”
Colpita e affondata.
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stringilamiamano · 1 year
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colpita e affondata ogni volta con questa canzone
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comefiorineldeserto · 2 years
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Sembri una bella persona ma difficile da avvicinare.
Colpita e affondata.
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asiaticangel · 2 years
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Vedo un bambino tra le braccia di un papà che si abbracciano, davanti a questa scena faccio “quando vedo queste cose..” e la mia amica “(I tuoi) Daddy Issues” 😭😭😭
Colpita e affondata, la vostra tumblrina
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stellastjamessongs · 2 years
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The scarf
Erano usciti presto quel mattino, dopo una bella colazione davanti al camino che, oltre a scaldarli, illuminava il soggiorno. Guidati da Lance, avevano concordato di dedicarsi a una passeggiata per poter osservare da vicino la meravigliosa natura da cui erano circondati e godere di un paesaggio che li avrebbe letteralmente lasciati senza fiato. Come di consueto per quelle occasioni, aveva indossato la propria mantella rossa che, a detta di Lizzie, la faceva somigliare a una piccola Cappuccetto Rosso.  Osservò il cielo terso e limpido di quella giornata e i raggi di un timido sole che rendevano il procedere ancora più gradevole. Stare a contatto con la natura sembrava realmente rigenerare il corpo e la mente e si potevano catturare meravigliose immagini da portare con sé e da rievocare quando sarebbero nuovamente stati immersi nella “giungla” di New York.  Lizzie si era distaccata dal gemello e dal fidanzato e aveva insinuato il braccio sotto al suo, lasciando che gli altri li superassero e le aveva sorriso con aria complice ed entusiasta. “Allora, sei riuscita a scrivere ieri sera? Ti sei allontanata per un sacco di tempo!” aggiunse e le rivolse quello sguardo assai intenso con il quale sembrava letteralmente leggerle dentro.  Sorrise ed annuì. “Ho scritto la prima strofa,” replicò a sua volta in un sussurro, “e sto lavorando sul ritornello: ho in mente un motivetto, ma potrò perfezionarlo solo con il pianoforte o il computer,” spiegò.  “Ottimo, non vedo l’ora di sentirla: sarà una canzone d’amore romantica o strappalacrime... o entrambe le cose?” la interrogò con sguardo animato di curiosità.  “Beh, non mi dispiacerebbe scrivere qualcosa di più fiabesco, ma in questo momento sono più sul lato strappalacrime,” dovette ammettere.  Lizzie raggrinzò il naso. “Beh, non hai nulla da invidiare a Taylor Swift o ad Adele,” commentò, non lasciandosi intimorire dallo sguardo piuttosto scettico dell’amica alla nomina di quelle due artiste di fama mondiale, “ma non vedo l’ora che tu sbaragli Sgorbio Mendicante”. Stella dovette trattenere una smorfia al pensiero, soprattutto a quel sogno assai bizzarro in cui era comparso e aveva sentito la stessa ripetere quel nomignolo  poco lusinghiero. “Mi accontenterei, intanto, di ricevere un’occasione... bisogna prima concludere una traccia e sperare che qualcuno accordi la fiducia per un contratto,” spiegò con un sospiro.  “Oh, sono sicura che ce la farai: hai lo stesso sguardo di Luke quando ha in mente qualche pagina nuova. Non è strano non vederlo con la matita all’orecchio?” aggiunse, indicando l’amico con un cenno del mento. Stava camminando più avanti, imbacuccato tra sciarpa e berretto e il lungo soprabito, aiutando Quinn nei sentieri più stretti. “Pensi che Quinn abbia bruciato i suoi appunti con le camicie da boscaiolo?” Ridacchiò per risposta. “Ne dubito: Quinn non deturperebbe mai la sua arte,” spiegò con un sorriso, “a quanto ne so, è un periodo florido per la sua ispirazione e a volte fa bene prendersi un po’ di tempo. Rende persino più produttivi”. “E’ la scusa che hai usato nell’ultimo anno?” le domandò l’amica con le sopracciglia inarcate. “Colpita e affondata,” commentò con una risatina, divertita da quella disarmante sincerità che purtroppo celava un lungo periodo di mancanza di idee.  “Allora è stato proprio lui a sbloccare le cose,” convenne Lizzie, abbassando la voce, “non riuscivi a scrivere una mezza riga dopo che Patetico Deficiente ti ha lasciata”. Non poté fare a meno di arrossire: “Immagino di sì”.  “A proposito, hai già ridato la sciarpa a Luke?” domandò in un altro sussurro discreto.  Stella perse un battito. In verità quella mattina avrebbe anche avuto un’occasione propizia, avendo trovato Luke davanti al camino e a intrattenersi con un libro mentre attendeva che tutta la compagnia fosse pronta per quell’esplorazione. Aveva nascosto la sciarpa nella tasca del cappotto e l’aveva stretta tra le dita, ma qualcosa le aveva impedito di porgergliela.  “Non ancora,” commentò e le mostrò le frange della stessa. “Mi ero ripromessa di farlo entro la fine della giornata, ma...” si era mordicchiata il labbro.  “Ma è un ricordo di lui e nonostante tutto, ti dispiace separartene, vero?” completò per lei la spiegazione.  Assunse un’espressione più puerile: “C’è ancora il suo profumo!” soggiunse con un sospiro. “Lo so che può sembrare patetico...” Lizzie scosse il capo. “Io lo trovo molto romantico e dolce... insomma, neppure il Principe si è disfatto della scarpetta di Cenerentola,” aggiunse come se ciò fosse un dettaglio di vitale importanza.  “Ma a differenza del principe, non potrei usarla per ricontattarlo e ritrovarlo,” le fece notare con un sospiro.  Lizzie tacque per un istante, prima di sorriderle. “Io dico che non sei obbligata a restituirla subito, soprattutto perché forse Darren neppure si è accorto di averla dimenticata e Luke non può saperlo,” le fece notare con un sorriso più vispo. “Potresti tenerla come... fonte di ispirazione. Quando avrai terminato la canzone, allora potrai ripensarci e darla a Luke,” aggiunse. “In ogni caso Darren non potrebbe usarla in questo momento e forse a Los Angeles neppure gli serve,” concluse in tono più che ragionevole.  Sapeva che di fronte alla assai poco probabile opportunità di incontrarlo nuovamente, non avrebbe fatto differenza. Ma le piaceva l’idea di serbare un oggetto materiale che le permettesse di fissare quei ricordi che, nonostante tutto, erano tra i più belli di quel lungo anno. Sorrise e ammiccò in direzione dell’amica. “Allora la terrò ancora per un po’ e ne riparleremo dopo aver finito la canzone,” sancì.  “Splendido,” concluse Lizzie. “Il mio istinto mi dice che non te ne pentirai,” soggiunse con un sorriso più complice.  “E mi fido del tuo istinto più del mio!” asserì Stella e la sua voce risuonò nel silenzio, attirando l’attenzione del gruppo.  “E fai bene,” intervenne Lance, il sopracciglio inarcato, volgendosi in sua direzione.. “Se dovessimo confidare nel tuo pessimo senso dell’orientamento, potremmo morire assiderati entro stasera”. Gli rivolse una puerile linguaccia e, dopo uno sguardo di intesa con Lizzie, ricacciò la sciarpa nella profondità della tasca e raggiunsero il resto della compagnia, discutendo di dove fermarsi per il pranzo. 
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scienza-magia · 2 months
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L'ultimo processo per stregoneria in Europa
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Helen Duncan, l’ultima “strega”. Fu condannata a Londra il 31 marzo del 1944, esattamente 80 anni fa, in base al Witchcraft Act, una legge contro le persone accusate di stregoneria che risaliva al 1735 e che poco dopo venne abrogata. Il 31 marzo del 1944, esattamente 80 anni fa, a Londra una giuria dichiarò Helen Duncan colpevole in base al Witchcraft Act, una legge contro le persone accusate di stregoneria che risaliva al 1735, che non veniva applicata da più di un secolo e che poco dopo venne abrogata. Quello di Helen Duncan, che venne incarcerata per nove mesi, viene raccontato come l’ultimo processo per stregoneria che si tenne in Europa e che l’allora primo ministro britannico Winston Churchill definì «una sciocchezza obsoleta».
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Helen Duncan (Wikipedia) L’evento che portò alla condanna di Duncan avvenne durante la Seconda Guerra Mondiale, nel novembre del 1941, quando la donna era già una medium molto popolare. Sopra a una farmacia alla periferia di Portsmouth, porto e base navale sulla costa meridionale dell’Inghilterra, una coppia invitò Duncan a tenere una seduta spiritica. Gli ospiti, dopo aver pagato la somma di 12 scellini, vennero fatti accomodare in una piccola stanza illuminata solo da qualche lampadina rossa che la coppia, appassionata di spiritismo, aveva scelto di chiamare “The Master Temple”. Helen Duncan si sedette di fronte al pubblico, accanto a una tenda scura, e diede inizio alla sua performance. Mentre un grammofono suonava, sembrò entrare in uno stato di trance e dopo pochi istanti una massa di ectoplasma biancastro e viscoso uscì dalla sua bocca rendendo in qualche modo visibile quello che disse essere lo spirito di un marinaio che aveva evocato e che annunciò ai presenti una terribile notizia: la nave da guerra HMS Barham della Royal Navy britannica era stata affondata. L’informazione era vera, ma non era ancora stata resa pubblica: il 25 novembre del 1941 alle 16:25, mentre navigava per coprire un attacco contro un convoglio italiano, la HMS Barham venne infatti colpita da tre siluri lanciati da un sottomarino tedesco e affondò rapidamente perdendo circa due terzi del suo equipaggio, più di 860 marinai.
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L’affondamento della HMS Barham (Wikipedia) L’Ammiragliato, allora responsabile del comando della Royal Navy, apprese che l’Alto Comando Tedesco non sapeva nulla dell’affondamento e presentandosi l’opportunità di ingannare i tedeschi e di proteggere il morale degli inglesi censurò tutte le notizie riguardanti l’affondamento. Dopo un ritardo di parecchie settimane decise infine di informare i parenti prossimi dei morti chiedendo però di non divulgare la notizia per non farla arrivare al nemico. Dopo la seduta di Duncan, la Royal Navy si allarmò sospettando che quella donna potesse essere una spia o comunque un pericolo per la sicurezza. A quel tempo Helen Duncan aveva 44 anni. Soprannominata fin da piccola “Hellish Nell” (Nell, diminutivo di Hellen, l’infernale), era nata con il nome di Victoria Helen MacFarlane a Callander, in Scozia, il 25 novembre del 1897. Era una bambina piuttosto strana, irrequieta che si diceva avesse la “seconda vista”, cioè la capacità di avere visioni sul futuro e percezioni extrasensoriali poiché sosteneva di avvertire le persone di alcuni pericoli che in seguito si sarebbero verificati. Dopo aver lasciato la scuola e lavorato in un ospedale, nel 1916 sposò Henry Duncan, un ebanista e veterano di guerra che sosteneva i presunti talenti paranormali della moglie. «Era uno spiritista, membro di un movimento che era cresciuto a partire dalla metà del XIX secolo», racconta Malcolm Gaskill, autore di Hellish Nell: Last of Britain’s Witches: «Fu lui a spiegarle che, senza che se ne rendesse conto, stava comunicando con gli spiriti». I due ebbero dodici figli di cui solo sei sopravvissero all’infanzia. Nel 1926 Helen Duncan cominciò a praticare con regolarità delle sedute spiritiche in cui affermava di essere in grado di fare da mediatrice tra il mondo dei morti e quello dei vivi: evocava gli spiriti delle persone defunte che si “materializzavano” e si rendevano visibili al pubblico pagante attraverso l’ectoplasma che usciva dalla sua bocca. Gli incontri si svolgevano sempre in stanze molto buie, Duncan sedeva sempre vicino a una tenda molto scura e si sentivano altre voci oltre la sua. A poco a poco la sua popolarità crebbe. Negli anni Trenta la London Spiritualist Alliance, fondata a fine Ottocento, cominciò a occuparsi di lei sospettando che producesse gli ectoplasmi ingerendo vari materiali e poi rigurgitandoli. Duncan fu dunque osservata, spogliata, perquisita e fotografata per quasi due anni.
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Helen Duncan, nel 1928 durante una seduta, fotografata da Harvey Metcalfe (Wikipedia) Nelle indagini venne coinvolto anche il ricercatore Harry Price che pagò Duncan per assistere a una serie di sedute durante le quali riuscì a ottenere e ad analizzare un campione del suo ectoplasma: si scoprì che era fatto di garza e albume d’uovo mescolati tra loro. Altre analisi su altri campioni rivelarono che la sostanza era a volte composta di strati di carta igienica, altre ancora di mussola o garza imbevute in fluidi resinosi. Prima di una seduta Duncan venne anche convinta dalla London Spiritualist Alliance a ingoiare una compressa che avrebbe colorato il materiale eventualmente rigurgitato e, in quell’occasione, non apparve alcun ectoplasma. Duncan venne smascherata anche una seconda volta il 6 gennaio del 1933, quando a Edimburgo una persona presente alla seduta tentò di afferrare lo spirito di una bambina: si trattava di una sottoveste bianca. Le luci vennero accese, fu chiamata la polizia e Duncan fu multata di dieci sterline. Nonostante questo la donna proseguì con la propria attività facendo leva, in tempo di guerra, sul dolore delle persone, sulla loro vulnerabilità e sul fatto che le informazioni dal fronte fossero poche e incerte. Le sedute spiritiche divennero in quel momento una forma di intrattenimento molto popolare. Mogli, padri e madri volevano sapere se i loro cari fossero ancora vivi o volevano sapere quando sarebbe avvenuto il prossimo bombardamento aereo. Dopo la seduta durante la quale Duncan rivelò che la HMS Barham era affondata la Royal Navy iniziò a interessarsi alle sue attività, ma fu solo nel 1944, durante i preparativi per lo sbarco in Normandia, che tale interesse si concretizzò. Il 14 gennaio del 1944 Helen Duncan organizzò una seduta alla quale, a sua insaputa, erano presenti due ufficiali della Marina. La medium evocò lo spirito della sorella di uno di loro, che però era ancora viva. I due stettero al gioco e il 19 gennaio, durante un’altra seduta, Duncan venne arrestata in base al Vagrancy Act del 1824 che puniva il vagabondaggio. Così la sua pena si sarebbe limitata a una multa, mentre i giudici volevano per lei una condanna esemplare temendo che la donna potesse continuare a rivelare informazioni riservate, qualunque fosse la sua fonte.
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Immagine dal libro del 1945 The trial of Mrs. Duncan Durante il processo venne dunque invocato il Witchcraft Act che negava l’esistenza dei poteri sovrannaturali prima attribuiti alle streghe e puniva con il carcere chi millantava di possederli traendone profitto. Dopo sette giorni di processo, durante i quali vennero ascoltate in aula decine di testimonianze che i giornali seguirono con grande interesse, Duncan venne giudicata colpevole e incarcerata per nove mesi. Del caso si interessò anche il primo ministro Winston Churchill lamentandosi dell’uso improprio delle risorse del tribunale per seguire una vicenda farsesca basata sul Witchcraft Act e su un capo di imputazione obsoleto. Al suo rilascio, nel 1945, Duncan promise di smettere con le sedute spiritiche, ma non lo fece. Fu arrestata una seconda volta nel 1956 e morì nella sua casa di Edimburgo poco tempo dopo. Il processo a Duncan contribuì all’abrogazione, nel 1951, del Witchcraft Act. Read the full article
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La nave russa Caesar Kunikov colpita e affondata nel Mar Nero
A Mosca Putin firma una legge per la confisca dei beni di commette reati contro la sicurezza e critica la guerrasource
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valeriozannoni · 4 months
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sentimentalismi · 7 months
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colpita e affondata
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sunsetshunter · 8 months
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“Tutto.”
Colpita e affondata.
Uno a zero per lui.
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cristianasworld · 9 months
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Adesso la stanno chiamando febbre dengue! Io resto a casa ne sono rimasta colpita e affondata
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romanticrota · 2 years
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Una persona tocca i punti giusti e quindi "colpita e affondata"; perché, senza nemmeno prevederlo, ti sei innamorata.
-RomanticRota-
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