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#Leonardo Caffo
rideretremando · 9 months
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"Non è vero che ognuno può pensare quello che vuole. Si pensa per gli altri e si spera per gli altri. C'è gente che ancora litiga coi Francesi! Siamo ancora ai tempi della Grande Guerra! Il Frontex è uno dei grandi abomini di questo tempo! Questo mondo è un cesso, la guardia costiera fa delle cose immonde! Possiamo sopportare certe cose solo perché siamo trincerati dietro muri altissimi. Per non parlare della scuola. I nostri ragazzi sanno distinguere 50 tipi di loghi della moda e non cinquanta tipi di animali o 50 tipi di piante!"
Leonardo Caffo
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susieporta · 2 years
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Dietro a due sinonimi si nascondono spesso due contrari, o quantomeno due parole molto più lontane tra loro di quel che sembrerebbe a un primo sguardo.
È il caso, per esempio, di “attendere” ed “aspettare”.
Il primo termine viene da “ad-tendere”, ossia tendere verso, distendersi, aspirare.
Il secondo da “ad-spicere”, ossia guardare verso, osservare, tenere d’occhio.
Nella vita quotidiana è cruciale distinguere i momenti in cui impegnarsi ad attendere da quelli nei quali bisogna soltanto aspettare. L’autobus si aspetta, un bacio si attende. Chi aspetta è parte del pubblico - non a caso “spettatore” condivide con aspettare l’etimologia. Chi attende è, invece, parte integrante dello spettacolo, senza però l’ansia di esserne il protagonista principale.
L’attesa è una tensione dello sguardo, “un atteggiamento a cui siamo profondamente disabituati in un momento in cui a domanda segue immediata risposta”, scrive a proposito Leonardo Caffo in Velocità di fuga (Einaudi).
Caffo sostiene che fino a pochi anni fa la ‘forma di vita’ degli umani era “ontologicamente costruita sull’attesa: azionavo una causa senza mai conoscere i tempi e gli spazi dei suoi effetti”. Oggi, al contrario, l’attesa è sparita dalla scena. Non si fa in tempo a desiderare che subito si trova soddisfazione: ma la felicità è un esercizio, non un oggetto, e “il benessere occidentale è la ruggine che corrode la possibilità di cambiare vita”, spiega ancora Caffo nel testo.
A ogni domanda segue immediatamente una risposta; a ogni desiderio la sua realizzazione.
Questa dinamica all’apparenza positiva in realtà impedisce di perdersi nel processo della speranza e dell’immaginazione, rendendoci una specie disabituata ai processi che a causa di questa soddisfazione perenne ha perso il senso stesso del proprio esistere.
Imparare ad attendere significa, allora, cercare di riposizionarsi correttamente nel mondo. Conclude a proposito Caffo: “depotenziare, sotto il dettame della leggerezza, la nostra spinta sul mondo. È la sensazione bellissima di essere irrilevanti“.
Tlon
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ninaquincampoix · 8 months
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Dalla prefazione del libro antispecista di Leonardo Caffo
Animal liberation front. Una relazione per bloccare stato civile.
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Filosofo Caffo si difende, 'mai alzato le mani sulla mia ex'
“Io non l’ho mai aggredita. Ci sono state due o tre volte in cui mi è capitato di allontanarla fisicamente perché spesso succedeva che esplodesse o venendomi contro o schiaffeggiandomi o lanciandomi oggetti, bicchieri. Non sono contento di queste cose. Mi è capitato di darle una spinta, ma di usare le mani proprio no”. Si è difeso davanti al Tribunale negando ogni accusa il filosofo Leonardo…
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noisynutcrusade · 5 months
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Milan, the philosopher Leonardo Caffo on trial for mistreatment of his wife
The philosopher Leonardo Caffo ended up on trial in Milan on charges of mistreatment and aggravating injuries towards his wife with whom he had a 3-year-old daughter. After the woman’s complaint in July 2022, the 35-year-old writer and university professor received the precautionary measure the following month, requiring him to leave the family home and banning him from approaching the places of…
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La durabilità nel design
Giovedì 10 novembre, alle ore 18.30 Triennale Milano presenta l’incontro La durabilità nel design, terzo appuntamento della serie di conversazioni in collaborazione con Smeg dedicate a tre temi del design contemporaneo: popolarità, durabilità e tecnologia. Questi argomenti sono stati affrontati attraverso figure ed esperienze legate al mondo dell'impresa, a quello delle professioni e dell'industria culturale. Questo appuntamento si interroga sulla durabilità – o durevolezza – su quella dimensione di solidità manifatturiera che porta un oggetto a durare nel tempo. Questi temi non sono solo legati ai materiali della tecnologia, ma abbracciano il concetto di classicità e combattono un’idea di stagionalità, di qualcosa che tramonta e non esprime più la qualità estetica e formale e il suo dovere di funzione, ma l’idea che un oggetto possa accompagnare la vita di chi lo ha acquistato. Una durabilità che si estende al concetto di sostenibilità, nella misura in cui una cosa che non si usura e consuma facilmente non presenta la necessità di uno smaltimento ma è un oggetto che può essere tenuto, trattenuto e tramandato. Intervengono: Francesco Faccin, designer, e Leonardo Caffo, filosofo. L’incontro è moderato da Marco Sammicheli, Direttore del Museo del Design Italiano di Triennale, che coinvolgerà nella discussione anche i designer Raffaella Mangiarotti e Matteo Bazzicalupo, fondatori dello studio deepdesign® e autori della collezione dei piccoli elettrodomestici di Smeg. Leonardo Caffo Leonardo Caffo è professore di Estetica della Moda, dei Media e del Design alla NABA di Milano, insegna inoltre Ecologia dell’Arte alla IULM sempre a Milano. In precedenza, ha insegnato Filosofia Teoretica al Politecnico di Torino. Scrive per il “Corriere della Sera”; ha lavorato come Curatore per Triennale Milano, è stato Filosofo in Residenza per il Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea ed è Membro del Comitato di Indirizzo del Museo MAXXI di Roma. Tra i suoi ultimi libri: Il cane e il filosofo (Mondadori 2020) e Quattro capanne. O della semplicità (nottetempo 2020). Per Einaudi ha pubblicato La vita di ogni giorno (2016), Fragile umanità (2017) e Vegan (2018). Francesco Faccin Francesco Faccin, designer, dopo 2 anni di collaborazione con Enzo Mari, inizia nel 2004 a lavorare con Francesco Rivolta, modellista e liutaio, apprendendo tecniche di alta ebanisteria. Nel 2007 apre il suo studio a Milano. Contemporaneamente, dal 2009 al 2015, lavora come consulente di Michele De Lucchi. Nel 2010 vince il Design Report Award e nel 2015 una menzione d'onore al Compasso D'oro con il progetto Traverso. Dal 2014 al 2016 è direttore artistico della storica Fonderia Artistica Battaglia di Milano. Nel 2015 presenta Honey Factory una micro architettura per l’apicoltura urbana, per Expo2015. Docente universitario presso la Libera università di Bolzano, Made Program a Siracusa, e la Universidad de Navarra a Pamplona, Faccin collabora inoltre come visiting professor con altre università italiane e internazionali. Matteo Bazzicalupo e Raffaella Mangiarotti Matteo Bazzicalupo e Raffaella Mangiarotti si laureano con lode in Architettura al Politecnico di Milano. Si conoscono alla redazione di “Modo”, la rivista fondata da Alessandro Mendini, e nel 1995 creano deepdesign®. Con deepdesign® sviluppano progetti e scenari evolutivi per le più importanti imprese in ambito internazionale nei settori più diversi, dal packaging alimentare all’elettronica di consumo, dall’arredo alla cosmesi, dal cookware agli elettrodomestici tra i quali l’iconica collezione di piccoli elettrodomestici per Smeg. Come architetti disegnano allestimenti, mostre e showroom. Li contraddistingue una forte capacità inventiva e innovativa che li porta ad essere titolari di numerosi brevetti di invenzione ed utilità ma anche una forte connotazione verso un uso umanista della tecnologia. Hanno ricevuto più di 35 premi dall'IF award, all’IDA al red dot.  La lampada Dandelion è parte della Collezione Permanente del MoMA di New York. Alcuni dei loro progetti sono stati oggetto di articoli e libri tra cui “Business Week”, “I-D Magazine”, “Wallpaper”, “L’observatoire de Première Vision”, “The International Design Yearbook”, “The International Design Encyclopedia of MoMA,” “Design Now!” (Taschen). La loro attività è stata documentata attraverso mostre collettive e personali tra cui,  L’anima Sensibile delle Cose curata da Cristina Morozzi in Triennale Milano. I Partner Istituzionali Eni, Lavazza Group e Salone del Mobile.Milano e il Technical Partner ATM sostengono le attività di Triennale Milano. Per Triennale Estate Triennale Milano ringrazia i Main Partner Nhood e Smeg e il Technical Partner Kartell. Read the full article
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lamilanomagazine · 2 years
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Milano, Triennale Estate: programma dal 7 all'11 settembre
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Milano, Triennale Estate: programma dal 7 all'11 settembre. Triennale Estate è una nuova manifestazione che si svolge tutti i giorni nel Giardino Giancarlo De Carlo. Un progetto rivolto alla città, per tornare a vivere la cultura insieme. 4 mesi di programmazione, un ricco calendario di incontri, proiezioni, lecture, cabaret, eventi live, festival, attività per bambini e ragazzi.  Triennale Estate presenta format e attività curate dal Comitato Scientifico di Triennale Milano, dai curatori del Public Program e altre sviluppate in stretto dialogo con organizzazioni culturali milanesi, come Milano Urban Center, Amici della Triennale, AriAnteo, Fondazione Maimeri, Teatro Oscar, I Ludosofici e Dynamo Camp. 7 settembre - 18.30 Velocità di fuga. Sei parole per il contemporaneo Triennale Milano presenta il libro Velocità di fuga. Sei parole per il contemporaneo di Leonardo Caffo, edito da Einaudi. Ne discute con l'autore Damiano Gullì, curatore per arte contemporanea e Public Program di Triennale. Decifrare il contemporaneo è una delle imprese più difficili. Ecco sei parole per comprenderlo davvero: Attesa, Semplicità, Ecologia, Isolamento, Anticipazione, Offlife. A partire da queste sei parole Leonardo Caffo descrive e spiega la contemporaneità. Sei capitoli scritti all'insegna della chiarezza e del concetto di velocità di fuga. 9 settembre -  Dalle 9.30 Il Tempo delle Donne Organizzato da Corriere della Sera e La27esimaOra In collaborazione con Human Foundation, Università degli Studi di Milano e Valore D. Eventi online e in presenza in Triennale. Per maggiori informazioni: triennale.org Il Tempo delle Donne propone un palinsesto ricco di appuntamenti. La parola chiave di questa 9ª edizione è IMPATTO, declinata e indagata attraverso i temi di ambiente, lavoro, politica, equità e identità. Inchieste, conversazioni, performance, yoga, workshop, masterclass e incontri con ospiti italiani e internazionali del panorama culturale, artistico, scientifico e letterario, volti alla condivisione di idee e alla creazione di un racconto sull'impatto che i cambiamenti di questi ultimi anni hanno avuto sul futuro delle nuove generazioni. 10 settembre - Dalle 9.30 Il Tempo delle Donne Organizzato da Corriere della Sera e La27esimaOra In collaborazione con Human Foundation, Università degli Studi di Milano e Valore D. Eventi online e in presenza in Triennale. Per maggiori informazioni: triennale.org - 19.00 Memorie future | Love Bar - Alex Cecchetti Presso Padiglione Chiaravalle L'evento fa parte del progetto Memorie future, promosso da Triennale Milano Teatro, Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, Terzo Paesaggio e ABCittà nell'ambito del bando Milano è viva nei quartieri Il Love Bar esiste dal 2012 come una collezione di "storie che possono essere bevute". Si presenta come un'apparizione, un miraggio selvaggio temporaneo, uno spazio sublunare. Lo scambio di storie e drink – a base di erbe e piante locali raccolte dall'artista – avvengono al bancone del bar, che diventa un palco proto-teatrale sul quale il ruolo dello spettatore si confonde con quello del performer. Tra dimensione agreste e allure rinascimentale, Alex Cecchetti prepara un luogo in cui il bere e il parlare avvengono nello stesso momento. Per ogni storia d'amore raccontata, si riceve in cambio un cocktail, un elisir, una pozione, o un'altra storia d'amore. 11 settembre - Dalle 9.30 Il Tempo delle Donne Organizzato da Corriere della Sera e La27esimaOra In collaborazione con Human Foundation, Università degli Studi di Milano e Valore D. Eventi online e in presenza in Triennale. Per maggiori informazioni: triennale.org -  19.00 Memorie future | Love Bar - Alex Cecchetti Presso BiG Borgo intergenerazionale Greco L'evento fa parte del progetto Memorie future, promosso da Triennale Milano Teatro, Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, Terzo Paesaggio e ABCittà nell'ambito del bando Milano è viva nei quartieri... Read the full article
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"Talvolta, tra due persone, l'aria che le separa diventa calamita"
Quattro capanne o della semplicità. Leonardo Caffo
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gregor-samsung · 3 years
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“ Agli inizi del Novecento in Nicaragua non esisteva una lingua dei segni nazionale. Le lingue dei segni sono lingue a tutti gli effetti, come quelle vocali. Ogni comunità di parlanti ha la propria. Le persone sorde nate in Nicaragua, isolate l’una dall’altra, erano spesso considerate alla stregua di ritardati mentali. Quando nel 1979 il governo istituí le prime scuole per sordi, si cercò di insegnare la lettura delle labbra ai bambini, ma senza alcuna efficacia. Steven Pinker, un grande scienziato cognitivo del nostro tempo, afferma però che, nonostante gli scarsi risultati ottenuti dagli insegnanti, i bambini riuscirono a cavarsela da soli: «Sui campi da gioco e sui pullman scolastici, i bambini inventarono un proprio linguaggio dei segni, ricavandolo dai gesti in parte improvvisati che usavano a casa con le loro famiglie. Dopo poco tempo, il sistema si stabilizzò in quello che oggi si chiama Lenguaje de Signos Nicaraguense (LSN). Attualmente l’LSN è usato, con diversi gradi di scorrevolezza, dai giovani adulti sordi di età compresa tra i diciassette e i venticinque anni, che lo crearono quando avevano dieci anni o piú» (S. Pinker, The Language Instinct, 1994). Che cosa ci racconta questa storia? Che la natura vince sull’ambiente. Anche se stimolati scorrettamente, i bambini avevano il lusso della socialità [...]. Grazie alla loro reciproca interazione, hanno sviluppato un linguaggio che «veniva dall’interno». La natura umana, la regina tra le entità teoriche indagate dalla filosofia, si stava facendo sentire. Oggi i linguisti sono sostanzialmente d’accordo nel ritenere l’LSN una sorta di Pidgin. L’LSN sarebbe una «lingua di contatto» nata spontaneamente per rimediare a una situazione di emergenza in cui un gruppo di bambini socializzanti tra loro era sprovvisto di qualsiasi sistema di comunicazione. Sorprendentemente, i bambini esposti all’LSN hanno ampliato la sua struttura grammaticale e l’hanno resa una lingua equiparabile a tutte le altre lingue del mondo (segniche e non segniche). In relazione a questa seconda fase di ampliamento, Bickerton ha lanciato la sua vera e propria sfida a Noam Chomsky. L’evoluzione del Lenguaje de Signos Nicaraguense si chiama ISN, cioè Idioma de Signos Nicaraguense, ed è a pieno titolo una forma di Creolo creato dai bambini che sono venuti in contatto con il Pidgin (LSN) durante il periodo in cui normalmente si impara la propria lingua madre. Creolizzare significa assegnare all’ambiente un ruolo nello sviluppo autonomo, diciamo «emergente», della natura umana – in questo caso della sua componente linguistica. Infatti, la creolizzazione è il fenomeno di sviluppo autonomo di un linguaggio semplice in uno complesso. Questo fenomeno sembra confermare una delle principali tesi di Bickerton, secondo la quale i bambini hanno la totalità del merito nella creazione della lingua ISN. I piccoli, infatti, non hanno avuto la possibilità di sentire o vedere altre lingue naturali umane da cui trarre gli elementi grammaticali necessari per la creolizzazione. Non esistevano comunità sorde che parlassero altre lingue rispetto alla LSN, che ha una struttura simile a quella di un Pidgin gergale e non contiene nessuno degli elementi lessicali, grammaticali e fonologici presenti in ISN. Il Creolo segnico del Nicaragua ha implicazioni filosofiche decisive, perché sembra impossibile che i bambini abbiano imparato da altre lingue umane ciò che «hanno innestato» nella nuova lingua. Nati e cresciuti sordi, sono sempre stati esposti soltanto alla LSN e alla sua povertà espressiva. La tesi rivoluzionaria di Bickerton è che il Creolo, con la sua struttura astratta, sia in qualche modo la lingua originaria della specie umana. “
Leonardo Caffo, La vita di ogni giorno. Cinque lezioni di filosofia per imparare a stare al mondo, Einaudi (collana Super ET - Opera Viva); 2016. [ Libro elettronico ]
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myborderland · 2 years
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“[…] la Sicilia, come sempre, gioca il ruolo che le è toccato. Anticipa le sorti dell’umanità, anticipa come vivremo e come non possiamo più vivere, anticipa il destino della natura, anticipa il risultato di un antropocentrismo sfrenato e millenario. Si parla di antropocene o di tutti gli altri nomi per descrivere un momento geologico in cui il pianeta Terra è piegato dall’umanità, e si sbaglia obiettivo di questo parlare: il pianeta, dell’umanità, se ne frega. Ci sopravviverà, e per molto tempo. Ci saranno deserti dove ora ci sono pianure? Pianure dove ora ci sono deserti ghiacciati? È possibile, ma l’equilibrio troverà il suo modo per avere ancora una volta la ragione dalla sua parte.”
Leonardo Caffo - Suq. Magazine
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onetwofeb · 3 years
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Leonardo Caffo [LC]: In your opinion, how healthy is contemporary philosophy, and what state is it in?
Slavoj ŽižeK [SZ]: Let us say that philosophy is contested between two very classic versions of “the end of philosophy.” One, being the most obvious, is that which tends to resolve its greatest questions of meaning with a kind of extreme scientism: the cognitive sciences, neuro-philosophies, and a quantum mechanics which is not even fully understood but is used to solve every dilemma of the spirit. And then, on the other side, we find a historicism which tends to secularize all conceptual questions. In part, philosophy’s unhealthiness is also connected to silly infighting in academia, the false and nonsensical division between continental philosophy and analytical philosophy (when in fact there is only good or bad philosophy), and a broader difficulty to make people see how philosophy’s greatest questions of meaning, questions of sense, are crucial if we are to understand the gigantic epochal transformations which are well underway—epidemics, climate change, and political and economic earthquakes. It is a paradoxically interesting moment for philosophy. “The end of philosophy” has always been given lip service, and yet it is precisely today that we ought to be that much more capable of pointing out the philosophical knots that crucially intertwine with what is going on today.
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rideretremando · 9 months
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"Platone non era un accademico, infatti andò a Siracusa a farsi sbeffeggiare. La filosofia è un modo di vedere e di vivere. Se un leone potesse parlare, non lo potremmo capire. Ma dobbiamo provare a pensare come una foglia, una montagna, un criceto. La filosofia ha senso solo nell'azione, nella pratica di un'idea. Uno dei libri più atroci che ho dovuto leggere è quello di Marconi, "Il mestiere di pensare". Non è un mestiere e dev'essere svincolato dal potere e dalla tradizione. La filosofia non ha un canone. Non ha uno stile unico e predefinito, non dev'essere fatta con lo stesso linguaggio. Pensiamo alla Nausea di Sartre, allo Zarathustra, al Fedone, all'Encomio di Elena, al Tractatus. Dobbiamo rifiutare il canone che standardizzi la filosofia. Mettere in discussione l'antropocentrismo significa mettere in discussione la filosofia."
Leonardo Caffo
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qualbuonvento · 3 years
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Quattro capanne
o della semplicità
Leonardo Caffo
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bicheco · 3 years
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Leonardo Caffo, filosofo, afferma che tra dieci anni al massimo ci estingueremo. E questa è la buona notizia.
La cattiva è che.....
Completate la frase con una battuta umoristica. Questa è facile. Daje!
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love-nessuno · 4 years
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La «normalità» che abbiamo alle spalle probabilmente non tornerà più. É il momento di pensare al mondo che vogliamo. Il filosofo vegano e antispecista ha pubblicato un saggio intitolato «Dopo il Covid-19 Punti per una discussione»
Tornare alle nostre vite, alla «normalità». É quello che la maggior parte di noi desidera in questo momento. O forse no. Leonardo Caffo, filosofo e scrittore, si interroga in «Dopo il Covid-19. Punti per una discussione» (un piccolo ma intenso saggio appena uscito per Nottetempo, qui il link) su come e perché dovremmo prendere questo momento per iniziare a cambiare proprio la nostra quotidianità. Ecco cosa ci ha detto.
Dopo oltre un mese di lockdown le persone hanno voglia di tornare alle loro vite. Lei però ci ricorda che proprio quella «normalità» è il problema. Se potesse riassumere in 3 punti le cose da cambiare (le prime tre, le più importanti) quali sarebbero?
Non sono proprio tre, ma sono quelle che mi vengono immediatamente. Incentivare la vita in campagna, non in città. Disincentivare il lavoro non retribuito, gli spostamenti non necessari, investire nuovamente sul lavoro manuale, creare nelle scuole materie pratiche anche nei licei volte alla cura si sé, eliminare il mito borghese della denatalizzazione e investire sulla qualità della vita e non sulla quantità, tentare riconversioni industriali reali, alimentazioni vegetali, fine della produzione di plastiche e inquinanti, fine dei combustibili fossili, forestazione massiccia delle città, limitare l’uso delle fake news con leggi stringenti, eliminare l’uso dei social per fini politici, diffondere il valore della stabilità e non del progresso, limitare numero di amici a quelli che realmente ti sono vicini; produrre il cibo da sé, globalizzare la sanità, fare orti, contributi statali per ristrutturare Borghi e cascine, obbligare allo studio della filosofia per la gestione delle crisi di valori e non solo sanitarie. Il resto, tipo i divisori di plastica nelle spiagge, sono contingenza e voglia di ancorarsi a un sistema fallito. Il virus è solo un effetto, non la causa del problema. O combattiamo le condizioni di possibilità anche delle future pandemie o dobbiamo rassegnarci a un mondo di mascherine e divisori di ogni genere.
Entrando un po’ nella sua vita privata, lei ha appena avuto una figlia. Come pensa sarà il futuro degli altri bimbi del 2020 e dell’«homo sapiens post covid», come dice lei?
Dipende da noi. Morgana, mia figlia, è nata in piena emergenza (ha poco più di un mese). Questo significa che ha sia una fortuna che una sfortuna. Non avrà nessuna nostalgia del mondo di prima, perché non lo ha conosciuto, ma se si dovesse svegliare la sua coscienza nel mondo che è solo una brutta copia del prima allora la fortuna diventerà sfortuna: dobbiamo farlo, in parte, anche per la vita che viene e non solo per noi. Nel mio piccolo libretto provo a dire che è caduto un tipo di mondo, non il mondo e così anche un tipo di essere umano, e non l’umano in quanto tale. Mi immagino il futuro di Morgana come un futuro più ecologico e femminista, con meno falsi miti da inseguire, nella speranza che la stabilità e non solo il progresso fino a se stesso diventi un valore. La verità è che dovremmo tutti aprirci alla percezione dello straordinario: una vita degna anche breve piuttosto che una sopravvivenza indegna e lunga, la fine del consumo del tempo e l’inizio dell’uso della vita. Non so se siamo pronti, ma so che questi sono i valori che voglio trasmettere a Morgana, che poi sono i valori di Lucrezio: «la vita non sempre va conservata».
Lei è vegano e da tempo si batte per i diritti degli animali. Pensa sia davvero possibile cambiare il nostro modo di rapportarci con loro? Che importanza avrà questo rapporto nel nostro futuro?
O cambia ora o non cambierà mai più. Ho da poco letto di una felicità diffusa perché la Cina ha bandito il commercio di cani e gatti per fini alimentari. Molti di questi commentatori entusiasti, durante la Pasqua, continuando a sentirsi più civili degli altri, sono andati a comprare l’agnello convinti che ereditare una cultura violenta difendendola, e criticare le altre attaccandole, sia simbolo di intelligenza. Schizofrenia diffusa, sapendo che anche il Covid 19 è figlio di uno “spillover”, cioè di un salto di specie del virus causato proprio dai perenni contatti maldestri con gli altri animali. Dobbiamo immediatamente immaginare un modo di vivere più vicino agli animali, garantendo loro diritti, come un viatico verso la risoluzione di molteplici problemi legati all’eco-sostenibilità (oltre a essere, per il sottoscritto, anche il modo più etico per vivere). Le rivoluzioni etiche arrivano sempre per ragioni di convenienza e se il Covid-19 ci dovesse portare a una situazione di totale follia e dovesse durare due o più anni, piano piano anche le fasce meno colte della popolazione mondiale sceglieranno, tra la vita e lo sfruttamento animale, la vita. È in atto uno spillover (salto di specie) di un virus, ripetiamolo, che ci sta facendo rinunciare ad alcune libertà fondamentali come la libertà di movimento e di gestire liberamente la vita. Tutto questo deriva davvero dal rapporto sbagliato con le altre specie (ormai lo ammette qualsiasi organo, da Nature alla Mit Review) e pensare che possiamo continuare a privare di libertà di movimento e respiro anche altre forme di vita e magari chissà, con un po’ di fortuna, avere ulteriori spillover è folle. Perché hanno chiuso molte attività ma non gli allevamenti intensivi che sono, per loro stessa natura, dei potenziali focolai tra sangue, sudore, carne e disperazione degli animali? Il problema ora è combattere il virus, certo. Ma anche combattere la mentalità orripilante che genera i mostri che siamo, e quelli che dobbiamo combattere.
Betarice Montini
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xennnnnnnn · 4 years
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comunque la cattiva pubblicità alle facoltà di filosofia non la fanno quello che stanno a farsi le canne parlando di Nietzsche ma la purtroppo tangibile e reale esistenza di rick dufer e leonardo caffo
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