Tumgik
#mi hai persa
sebaxyana · 11 months
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Non supplicare mai qualcuno di rimanere
nella tua vita.
Se tu ami, e le tue emozioni vengono ignorate, lascia perdere.
Meriti molto di più.
Stai con qualcuno che è orgoglioso di averti, che conosce il tuo vero valore, che è al tuo fianco in ogni momento, senza nessun rimpianto.
Perché è quello che ti meriti.
Questo è ciò che il tuo cuore merita.
E di questo ha bisogno la tua vita.
Non dimenticare mai il tuo valore.
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lanimalascrivo · 2 years
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Vorrei fermare questi attacchi d'ansia, di panico, questi pensieri che mi uccidono, tutti dentro la mia testa.
Sto scoppiando non ce la faccio più voglio solo la pace.
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yomersapiens · 4 months
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Ratti auguri di buon Rattale!
A Vienna si calcola esistano una cosa come tre milioni di ratti che vivono nel sottosuolo della città. C'è un tour che ti fa esplorare le complesse linee fognarie dove ti raccontano di tutti questi ratti che girano. Tre milioni di ratti sono quasi due ratti a testa per ogni abitante della città. Quindi, in un mondo perfetto, questo Natale in casa saremmo in quattro: io, Ernesto e due ratti. I due ratti durerebbero poco. Uno Ernesto se lo mangerebbe in un secondo. L'altro lo difenderei a spada tratta e diventerebbe il mio alleato eterno e lo chiamerei Ratteo, così, per avere un essere vivente a cui tramandare quello che ho imparato durante la mia esistenza.
Ho deciso di passare il Natale lontano dall'Italia perché negli ultimi mesi sono stato troppo in giro e mi stavo dimenticando di uno dei valori principali su cui è fondata la mia stabilità: la solitudine. Ho fatto in modo di andare a cena da mio fratello molto molto presto, per essere in grado di finire prestissimo e tornare a casa quando il resto delle famiglie si stanno sedendo a tavola. È stupenda Vienna quando in giro non c'è anima viva. O per meglio dire, quando in giro ci siamo solo noi immigrati, senza famiglia, senza nessuno. No ok io ho un gatto e un ratto a cui sto insegnando tutto di me e che spero un giorno prenda il mio posto nella società. Lo vestirei con i miei stessi abiti. Forse gli farei pure gli stessi tatuaggi.
Vienna di per sé non è mai troppo affollata, c'è da dire. Ma vederla ancora più deserta del solito è rinvigorente. La solitudine che tanto mi manca è ovunque. Il bus si muoveva sinuoso tra le strade senza l'ombra di una macchina in movimento. I semafori lampeggiavano sincronizzati con le luci degli alberi negli appartamenti di chi non vedeva l'ora di festeggiare. Tante lingue diverse. Del tedesco neanche una lontana eco. Prima di rientrare sono passato dal supermercato turco, loro sono sempre aperti. Ecco un altro pilastro della mia stabilità. Due ragazzini prima di me stavano comprando quella che penso fosse la loro cena natalizia. Una confezione di pane da toast, del formaggio già tagliato a fette, del prosciutto, qualche sacco di patatine e una marea di coca zero. Quanto li ho invidiati. Non dovevano essere di qua, intendo abitanti della zona. Avevano l'aspetto dei turisti. Erano giovani, vestiti male, capelli orrendi, con pochissimi soldi ma stavano avendo la serata che vorrei tanto aver avuto io con te. In una città di cui non sappiamo niente, in un momento in cui tutti si ricongiungono con i familiari, noi, andare via da tutto e avere tutto quello che ci serve tra i filamenti del formaggio sciolto del toast. Unica differenza, lo si farebbe senza prosciutto, che lo diamo a Ernesto e Ratteo.
Quando ottieni quello che hai sempre voluto è il momento in cui ti rendi conto di quanto era bello semplicemente desiderare, senza le responsabilità che derivano dall'ottenere. La felicità è un atto di responsabilità e va difesa. Devi lavorare ancora più di prima per mantenerla. Consuma un sacco. Ha sempre fame. Ci mette un attimo ad ammalarsi e deperire e mutare e non appena diventa anche solo di un gradiente meno luminosa ecco che pensi di averla persa. Sono successe tante cose in questo anno terribile che mi hanno reso felice e solo dire la parola "felice" mi fa sentire sporco perché quella voce che costantemente urla in testa "tu non meriti di essere felice!!!" non è che ha smesso di urlare eh, continua a farlo, ma vedendo che un pochino io sono sereno ha fatto il broncio, incrociato le braccia, sbattuto forte i piedi per terra e si è andata a mettere in un angolo del cranio a escogitare un piano per farmela pagare.
Ho lavorato tanto in questi anni e neanche me ne sono reso conto. Tutte le volte che venivo qua a scrivere mi stavo preparando per fare qualcosa che non avrei mai pensato potesse accadere. Non ho la forza ahimè, per raccontare la mia storia a tutti, ancora, cosa che dovrei fare dato che devo andare in giro e promuovere la mia carriera di autore e spiegare pure tutte le altre attività che svolgo e cercare di sembrare interessante e intelligente e sagace e invece sono solo a pezzi e la socialità mi esaurisce.
Questo Natale lo sto passando come John McClane. Decisamente lurido e unto, senza scarpe, con un gran mal di testa, chiuso nel condotto di areazione mentre scappo da tutti. Mi farei portare di tanto in tanto qualche biscottino da Ratteo ma poi come cacchio riesco a strisciare fuori da qua dentro. La mia pancia ha raggiunto livelli che mai avrei pensato potesse raggiungere e il bello è che non mi interessa minimamente. Solo quando mi allaccio le scarpe dai, lì un po' intralcia. Non mi interessa perché sono entrato nei quaranta e finalmente "ho dato". Posso dirlo con fierezza. Ho dato. Ora tocca a qualcun altro darsi da fare ed essere bello e atletico e magro e muscoloso e pieno di talento io, ho dato. C'ho provato. Ha funzionato per un frangente e poi ha smesso e ho passato anni a cercare di rimanere come nei miei ricordi finché non mi sono reso conto che ero rimasto fermo. Bloccato. E non nel sistema di areazione come questa notte.
Ernesto non è più abituato a guardarmi scrivere, in effetti sono passati parecchi mesi. Non riuscivo più ad avvicinarmi a una tastiera se non per piccoli frangenti di tempo. Per rispondere a delle mail o per digitare nel motore di ricerca la categoria con la quale mi piacerebbe masturbarmi. Ernesto mi ha attaccato un piede, segnale che non accetta io sia distratto e che non lo stia degnando delle attenzioni che ritiene di meritare e meno male che non mi stavo adoperando per masturbarmi altrimenti sai che dolore se mi avesse addentato altro. Tipo il piccolo Ratteo che ho tra le gambe e che, nonostante la pancia sia cresciuta, resta sempre delle stesse dimensioni contenute.
Lo psicologo l'altro giorno mi ha chiesto cosa vorrei fare se scoprissi che in sei mesi tutto sarebbe finito. Gli ho chiesto cosa intendesse con tutto. Ha risposto tutto. Tu, il mondo. L'umanità: tutto. Anche la mia famiglia? Sì, anche la tua famiglia. No aspetta ma quindi anche mio nipote? Sì, anche tuo nipote. Cercherei di salvare la mia famiglia. Ha detto che non potrei farci nulla. Allora ho detto che andrei per strada e urlerei a tutti che il mondo sta per finire e che mancano solamente sei mesi anche se poi sembrerei uno di quei pazzi che urlano che siamo fottuti con un cartello scritto male e un cappello di stagnola e che quando li becchi mica gli dai retta, pensi che siano pazzi e torni a casa e te ne dimentichi mentre cerchi qualcosa di nuovo con qui masturbarti. Mi ha detto che non posso dirlo a nessuno, che sono l'unico ad essere informato e devo tenermelo per me. Allora ho pensato davvero a cosa avrei voluto fare, ma c'era un'altra domanda da porgli. Dovrei continuare a prendere farmaci oppure sarei senza la mia malattia? Ci ha riflettuto un attimo e poi mi ha fatto un grande dono. Saresti senza. Allora ho elencato tutti i posti che vorrei vedere e le cose che vorrei fare e il Giappone e nuotare con le balene e i cibi che vorrei mangiare e le droghe che vorrei provare per poi finire dicendo che un mese lo vorrei passare abbracciato a mio nipote, che non capirebbe e anzi, probabilmente mi caccerebbe via dicendo "zio Pattejo coza fuoiii" però a me andrebbe bene lo stesso. Voi cosa fareste, se rimanessero solo sei mesi?
Mi mancava la solitudine e sentirmi solo e parlare da solo e scrivere in questa condizione di silenzio totale. Nel palazzo di fronte non c'è nessuna luce accesa. Forse sono tutti usciti per cena o forse sono tutti rientrati nei loro paesi di appartenenza. Se ancora sono a Vienna è per questo motivo, da nessuna altra parte del pianeta riesci a sentirti così solo come qua. Per questo poi ti affidano due ratti.
Ernesto si è appallottolato sul divano. Ratteo si è addormentato sulla mia spalla. Spengo le luci, apro i regali che mi sono fatto e aspetto sia domani. È un Natale bellissimo ma sarà ancora più bello quando potremo farci dei toast insieme e raccontarci cosa ci ha insegnato il silenzio.
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der-papero · 4 months
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MADOOO COSA HA TROVATO LA MAMI!!! 😍
Credevo fosse andata persa tra i traslochi!
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Ho un bellissimo ricordo di questa tesi, per tantissimi motivi. Il dipartimento dove ho svolto il lavoro era fermo su questo progetto da sempre, perché non aveva mai avuto uno che ci capisse di SIMD e DSP, i miei predecessori non avevano mai prodotto nulla di funzionante, e ripiegarono sempre su altro.
Difatti all'inizio non si fidarono nemmeno di me, e mi diedero tutta altra roba da fare, seppur sempre una tesi sperimentale, era sulle Short-Time Fourier Transform. Quando portai il primo codice con una versione funzionante, mi dissero "butta quello che hai fatto, perché ti diamo qualcosa di più serio".
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All'inizio le prime implementazioni, seppur promettenti, non erano abbastanza veloci da garantire una banda passante sufficiente, e il DSP mi stava dando del filo da torcere.
La svolta venne una sera, me lo ricordo benissimo: stavo in piedi sul water attaccando un orologio, la porcellana era bagnata, sono scivolato e ho battuto la testa sul lavandino. Quando ho ripreso i sensi, ho avuto una rivelazione, una visione, un’immagine scolpita nella mente. Questo rende possibile misurare il rumore di fase: il doppio buffer con unwrap della fase tramite MSF!
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Il mio co-relatore disse "questa è la tesi di uno che ha capito quello che stava facendo", ed è ancora oggi, tra i tanti complimenti che ho avuto nella mia carriera, uno dei più belli.
L'unico brutto momento di tutto questo è quando ho realizzato che il mio lavoro finì al JPL della NASA senza nemmeno una citazione, un riferimento al mio nome, nulla, tutto rimosso. Quella è stata la prima volta che capii sulla mia pelle come va il mondo, e cosa avrei dovuto fare per evitare che accadesse di nuovo, anche se poi c'è voluto tempo per passare dalla teoria alla pratica.
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haiku--di--aliantis · 2 months
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E pensare che all'inizio per ottenere che mi baciassi il glande ho dovuto sudare le proverbiali sette camicie! È stato in quell'occasione che, persa la pazienza, t'ho mollato una sberla, ordinandoti di aprire la bocca! Lo so, lo so: non si fa! Però invece di chiederti subito scusa io, tu stessa hai sgranato gli occhi, hai avuto un lampo, hai sorriso maliziosa e ti sei attaccata immediatamente al mio cazzo, succhiando finalmente come una disperata! Da lì è stata una discesa rapidissima verso un rapporto Padrone - Schiava bellissimo, intenso e soddisfacente per entrambi. Ormai, spicciate le faccende in famiglia, fatti i compiti col figliolo, stirati i panni del maritino, verso le quattro di ogni pomeriggio ti fai bella, esci e vieni nella mia mansarda di uomo maturo e scapolo di ritorno.
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Ti spogli e ti prepari con gli attrezzi già in mano. Pronta per essere dominata da un uomo che potrebbe essere tuo padre. Quanto ti piace, trasgredire. E farlo cornuto, quel marito che comandi a bacchetta. Da cui te la fai leccare per un'ora, soltanto per poi lasciarlo in bianco a darsi piacere da solo in bagno. Poi quanto mi piace trattare il tuo corpo giovane ed elastico. Più ti pizzico, più ti frusto, più ti chiamo troia, puttana, fedifraga, più tu ti ecciti. Ne vuoi ancora e ancora. Sei insaziabile. Vuoi il dolore e le tracce delle scudisciate. Desideri la mia sborra. Vuoi che io sia felice. E allo stesso tempo trovi le scuse più assurde per non scopare con lui. Più ti neghi, più ti ama. Egli si fa in quattro per te: ti ricopre di regali e attenzioni. Senza sapere che quello che più prediligi è essere umiliata e maltrattata in modo anche molto forte. Sei la mia giovane troia sposata: ti adoro!
Aliantis
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conilsolenegliocchi · 6 months
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~ Ho smesso di amarti ~
È successo una crepa alla volta.
Ho smesso di amarti
quando ho pianto il primo Natale,
quando sei andato via mentre io stavo male,
quando ogni mia aspirazione è andata persa,
quando hai lasciato che smettessi di amare me stessa.
Ho smesso di amarti
ogni volta che hai detto che non ce la potevo fare,
ogni volta che su te non ho potuto contare,
ogni volta che ho dormito sul divano se il bambino piangeva,
ogni volta che ho cercato una spalla ma la tua non c'era,
ogni volta che di essere baciata ho desiderato,
ogni volta che dall'altro lato ti sei girato.
Adesso mi abbracci e dici
che sono la tua vita,
che senza me non riesci a immaginarti,
ma io ho smesso di amarti.
@conilsolenegliocchi 🐞
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unbiviosicuro · 9 days
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penso che non mi sentivo così persa su tutti i fronti e sola da un sacco di tempo. forse avevi ragione quando mi hai detto che hai sentito che ero io ad avere più bisogno di te che tu di me. io ho capito solo che sei quello in grado di vedermi più attraverso di tutti. e ora giustamente mi dici che sei stanco di guardare mettendoci tanto sforzo, con me che provo da mesi a oscurarti la visuale; che devi andare via. vorrei dirti che ci vedevi lo stesso benissimo; che mi dispiace non saper fare diversamente. che ho voglia in questo momento di prendere la s41 e la u8 e dormire a fianco a te. che non so che cosa significhi. non piangevo così da dicembre
#gi
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meanwhiiile · 1 month
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abito in un paesino in provincia di Napoli,
esattamente a metà strada tra Napoli e Caserta
poco meno di trentottomila abitanti.
sarebbe un'assurdità dire che tutti conoscono tutti,
ma la maggior parte conosce la maggior parte.
ho sempre voluto scappare da qui, non l'ho mai sentito mio questo piccolo angolo di mondo;
sempre stata estranea a questa realtà,
un po' come se in viaggio verso il mio posto qualcuno mi avesse persa per strada senza accorgersene e mi sono ritrovata per sbaglio a crescere qui.
negli anni ho cominciato a definire casa mia la mia piccola isoletta felice,
forse perché ho avuto l'immensa fortuna di essere capitata in un contesto in cui ho potuto crescere con i miei affetti più cari anch'essi catapultati entro i confini di quest'isoletta.
mi basta fare toc toc ad una porta per ritrovarmici dietro mio fratello,
cercarla con lo sguardo e trovare mamma,
allungare la mano fuori dal letto per essere bagnata dal nasino di luna,
svegliarmi la mattina con papà che si affaccia in camera prima di andare a lavoro;
mai dovuto fare un passo per aiutare nonna a cucinare per tutti o sentire la sua voce che ogni due per tre urla il nome del cagnolone che c'è in giardino credendo sia scappato, cagnolone che ormai in cinque anni ha imparato a conoscerla e si nasconde dietro ogni albero per spaventarla;
non ho mai dovuto varcare nessun confine per sedermi accanto a nonno mentre scrive, con quella grafia che avrei sempre voluto fosse un po' anche mia; per dirgli che l'uomo che vorrei al mio fianco dovrebbe essere esattamente come lui;
salgo solamente una semplice rampa di scala ed ecco che sono sul letto di mia cugina a parlare per ore.
sono sempre stati tutti qui,
salvi, tra queste mura, dalla guerra che c'è al di fuori.
se chiedete alla me bambina però, vi risponderà che la guerra è sia dentro che fuori queste mura,
si perché il padre non è sempre stato quello che si affacciava alla porta di camera sua e la madre non sempre quella che riusciva a trovare solo con lo sguardo;
vorrei ora dire a quella bambina che con gli anni siamo riuscite a perdonarli, che la madre e il padre sono adesso mamma e papà, che erano troppo piccoli forse all'epoca per saper crescere due figli, che sono cresciuti anche loro insieme a noi e non possiamo fargliene una colpa.
ora siamo tutti grandi,
lei e il fratellino, entrambi forse con qualche piccolo trauma irrosilto, ma che stanno cercando di costruirsi una vita serena;
e mamma e papà, forse non l'emblema di un matrimonio felice, ma capaci di essere ora genitori.
non vorrei spoilerarti troppo, bambina, ma continuerai a fantasticare ogni giorno di una vita completamente diversa da quella che hai,
per un periodo di tempo penetrerai così tanto in quei racconti che perderai la connessione con la realtà e farai credere ad altre persone di vivere vite che non hai mai vissuto.
incontrerai il primo amore, quello fatto di emozioni forti, quello che ti brucia dentro;
e quello stesso amore continuerai a cercarlo in altre mille volti e in altri mille cuori una volta perso,
la tua sarà una ricerca sfrenata, quasi interminabile,
qualcuno ci si avvicinerà, altri nemmeno lontanamente,
e poi finalmente un giorno ti arrenderai
ti arrenderai il giorno in cui incrocerai i suoi occhi per la prima volta e nascerà dentro di te la consapevolezza di non poter mai rivivere un qualcosa di così forte,
lo capirai, lo accetterai e te ne farai una ragione,
d'altronde certe cose sono fatte per essere vissute una volta soltanto, altrimenti diventerebbero ordinaria quotidianità.
continuerai a sognare quel mare quasi tutte le notti
e sarai grata per questo, perché i contorni di quel ricordo sembreranno non sbiadire mai.
viaggerai, bambina, non tanto quanto vorresti, ma qualche città diversa dalla tua la vedrai
e sentirai in quel luoghi sensazione di casa,
sensazione che giù in quel paesino non sei mai riuscita a sentire.
riuscirai addirittura ad andare via da lì, salvo poi rirornare,
come risvegliarsi di colpo da un sogno e accorgersi di essere sempre lì, nello stesso letto, il tuo.
avrai però, almeno l'illusione di aver vissuto per un periodo quella vita che avevi sempre voluto, circondata da persone che avevi sempre aspettato,
con una di esse ci passerai addirittura una notte su un tetto durante un turno in ospedale.
cambierai poi di nuovo vita, scenderai da quel tetto e ritornerai nella tua isoletta, circondata dalla guerra.
ti sembrerà di aver ritrovato la tua strada, ma ad un certo punto questa strada si interromperà nuovamente
e non saprai se costruirci sopra un ponte per raggiungere l'altro lato dell'interruzione
o tornare indietro e imboccare un altro vicoletto.
scapperai dalle persone, da chiunque, anche da chi sembra farti provare qualcosa di nuovo.
non so ancora dirti se ci sarà quella persona che ti prenderà per mano e ti fermerà,
spero di riscriverti tra qualche anno per dirti che ce l'abbiamo fatta, la nostra strada l'abbiamo trovata, la stiamo percorrendo con accanto qualcuno di speciale e siamo dirette verso la vita che hai sempre sognato.
chissà bambina.
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io-pentesilea · 3 months
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(Chissà perché... mi ha fatto pensare a te, a noi.
Io ero persa per te e tu non lo avevi ancora capito. O forse sì...
Non so se fossi 'matto' per me... ma so che mi hai amato. E che eri impaurito dall'amore.
Eppure, tu, anaffettivo per tua stessa ammissione. Tu, che da una parte affermavi di non aver mai perso la testa per una donna al punto da mancarti il respiro. E dall'altra mi chiedevi di amarti, dicendomi... di aver perso la testa per me e che ti dispiaceva non me ne fossi accorta...
Tu, che sebbene per scherzo, mi salutasti - quella indimenticabile notte, quando facemmo le 4 a chattare... - con 'Buonanotte amore mio'. Perché fosti tu a parlare d'amore per primo...
Sì, io credo di averti insegnato ad amare. A lasciarti andare. A togliere l'armatura e mostrare anche le tue, seppur rare, fragilità.
Potrebbero averla scritta per noi.
Potremmo essere noi.
Barbara)
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sebaxyana · 1 year
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Sola, senza neanche più me stessa.
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lanimalascrivo · 2 years
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Pensavo che solo il "disamore" avrebbe potuto dividere me e te, eppure alla fine dei conti, a partita finita, io, mi rendo conto che a dividerci siamo stati noi, il tempo, i dispiaceri, quelle parole dette a metà, o quelle parole dette di troppo, che alla fine, hanno sempre fatto un pó male.
Adesso so che a dividerci non è stato il solo non amarsi più, ma quello che ci ha portati piano piano, a dire basta, è finita.
RT
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gregor-samsung · 9 months
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“ La camera era in penombra, anche se ormai Bonaria non pativa più né luce né buio. Il corpo ridotto alle sue funzioni elementari era così minuto che il letto sembrava pronto a inghiottirselo tra le coperte. Andrìa stette un istante sulla soglia, guardò Maria in cerca di un cenno e poi si accostò al capezzale di Bonaria. La ragazza non fece niente per impedirglielo, neppure quando lo vide piegarsi sul cadavere vivo. Andrìa non si sedette accanto al letto, si inginocchiò sul tappeto per farsi più vicino, come a vederla meglio. Maria avvertì l'impulso di lasciarlo solo e uscire, ma lui se ne accorse. – Resta, disse, e a nessuno dei due parve strano che a dare il permesso fosse stato lui. Maria non replicò, e rimase in piedi accanto alla porta, mentre Andrìa in silenzio guardava il volto emaciato dell'accabadora di Soreni. Gli vide chinare le spalle fino a posare il capo sulla coperta senza però abbandonarvelo, come temesse di schiacciare il corpo fragile che c'era sotto, in un gesto di tenerezza che rivelò a Maria la parte di lui che credeva persa. Rimasero così per un tempo necessario e impreciso, lei in piedi a guardare, lui in ginocchio a respirare. Poi Andrìa si alzò, e sfiorò appena la mano inerte della vecchia in coma. Maria aprì la porta, ed entrambi uscirono senza scambiarsi una parola fino alla soglia di casa. – Grazie, disse Andrìa. – Di nulla... si sorprese a dire Maria, disarmata dal tono mite che lui aveva usato. Se vuoi venire, qualche volta. Lui scosse la testa. – No, non serve, mi bastava vederla così. Ma se invece tu hai bisogno di uscire, di prendere aria. si interruppe, con un imbarazzo che gli stava addosso come un guanto. ... insomma, sai dove sono. Lei gli sorrise, e quando tornò in casa si sentiva il cuore molto meno pesante. Per una misteriosa associazione di senso con la visita di Andrìa, il pensiero che da settimane la divorava come un verme aveva bucato la soglia della sua potenzialità, ed era divenuto decisione chiara. Entrando in camera trovò il cuscino in attesa sulla poltrona accanto al letto e lo prese, poi si avvicinò con la certezza che stavolta nessun senso di colpa l'avrebbe fermata. Forse fu il gesto di tenerezza che aveva visto compiere ad Andrìa a spingerla a chinare il capo verso il volto di Bonaria prima di agire, sfiorandole la guancia con le labbra con una levità che non sentiva di aver mai avuto da quando era tornata a casa. Ci sono cose che si sanno e basta, e le prove sono solo conferma; fu con l'ombra netta di una intuizione che Maria Listru seppe con certezza che sua madre Bonaria Urrai era morta. “
Michela Murgia, Accabadora, Einaudi (collana Super ET), 2014; pp. 160-161.
[1ª Edizione originale: Einaudi (collana Supercoralli), 2009]
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pioggiadicuori · 3 months
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Mi hai lasciato dopo 16 anni di simbiosi, dopo 16 anni in cui dormivo con i tuoi occhietti verdi che mi guardavano e le tue fusa che mi cullavano..16 anni di puro amore, ogni singolo passo aveva la tua impronta accanto.. Mi sento persa senza te, nulla ha più senso. Ho paura , eri l'unico che mi tranquillizzava , l'unico che ci sarebbe sempre stato.. Spero di essere stata all altezza del tuo amore incondizionato che mi hai donato fino agli ultimi istanti in cui ti ho solo potuto guardare, inutile dinanzi al tuo dolore.. Lasciandomi ho perso per sempre una parte di me, la parte migliore , quella che riuscivi a far vivere solo tu. Sono morta anche io con te, hai lasciato un vuoto che fa malissimo, che uccide , che mi spinge a raggiungerti. Non posso andare avanti senza te, non voglio. Non posso vivere se tu non puoi prenderti cura di me. Mi manchi come manca l'acqua a un pesce spiaggiato, mi manchi come manca l'aria quando sono sott'acqua, mi manchi e già mi mancavi quando c'eri ma sapevo che saresti andato via, mi uccideva il solo pensiero. Adesso sono qui e tu non ci sei, il letto senza te è vuoto, la stanza ha ancora il tuo odore , ogni cosa , ogni angolo, persino il pavimento con ancora i tuoi peli , tutto mi ricorda te e che non tornerai più. Conservo tutto , raccolgo ogni cosa , voglio conservare il più possibile di te. Mi manchi e mi mancherai a vita, non potrò mai più essere la stessa senza te, senza la mia unica ragione di vita. Piango nel letto, stringo forte la tua cuccia vicino a me, mi manchi e la ferita sul mio cuore brucia , distrugge , mi lacera, mi lascia a terra senza forze e io non voglio più alzarmi perché significherebbe andare avanti senza te, e io non voglio , vorrei sdraiarmi acconto a te, raggiungerti... Lo farò 💔
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ilfildiarianna · 10 months
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Quando ti alzi, vai in magazzino e l’olio che hai sempre preso ha subito un aumento di quasi il 50%…oh che è successo durante la notte?????mi son persa qualcosa?
#iomollotuttoevadoinunisoladeserta
#essereristoratori
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tinxanax · 11 months
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Voglio parlarne. Oggi voglio parlarne. A distanza di anni, trovo il coraggio per farlo. Ero innamorata, ero innamorata persa. Almeno, credo. Lui.. lui non lo era per niente. Il rapporto con lui mi portò ad abusare dei farmaci per la prima volta. Mi toccò dove ancora non volevo essere toccata. Me lo ricordo. Faceva male, e continuavo a sanguinare. Non usò nemmeno il preservativo. “Non fa niente” mi dissi alla fine. “Sicuramente non aveva capito che non volevo farlo” pensavo. Cercavo un modo per giustificarlo. Perché ai tempi io ero convinta che lui mi amasse e che lo dimostrasse in modo diverso da come lo dimostravo io. Che aveva solo fatto un errore. Lo rifece. Gliela perdonai. E sanguinavo. Sanguinavo sempre. “Tu non hai mai voglia di farlo” mi diceva ogni tanto. Era vero. Perché quando immaginavo di farlo, vedevo me, stesa sul letto, sconvolta. Mentre lui faceva le sue cose, mentre mi faceva male. Nella mia testa vedevo tutto il sangue che perdevo ogni volta. Prendevo una pastiglia per non pensarci. E lo rifaceva. Mi faceva meno male emotivamente quando mi toccava e io ero sotto effetto di farmaci. Perché con la testa stavo da un altra parte. Tutti i giorni, più volte al giorno. E sanguinavo. Così decisi che non dovevo prendere quelle pillole solo quando eravamo a casa. Ma sempre. Ogni volta che sapevo che dovevamo vederci prendevo qualche pastiglia. Lo vedevo e nella mia testa visualizzavo solo quelle scene. Non volevo pensarci, perché ero convinta che sotto sotto, lui mi amasse. E non volevo guardarlo con gli occhi pieni di odio. Un giorno mi disse che ero cambiata, che ero sempre assente, con la testa altrove. Beh si, non ero mai lucida. Se non prendevo le pillole bevevo. Poi un giorno dopo averlo rifatto, trovó le mie pastiglie in borsa. Mi disse che ero una malata, una tossica, che gli facevo schifo. Per un attimo ho pensato che dovevo inventarmi una scusa, qualcosa per tenermelo stretto. Invece la mia testa ha deciso che fosse più opportuno dirgli che era un uomo di merda. Lo era, e l’ho capito solo nel momento in cui mi ha insultata. L’ho capito nel momento in cui, invece che offrirmi una mano per uscire da quella dipendenza, dopo che io l’avevo aiutato ad uscire dalla dipendenza dell’alcol per amore, aveva deciso che era più opportuno offendermi. Una mano al collo, l’altra impugnava qualcosa sulla scrivania. “Uccidimi. Mi hai violentato più volte, saresti capace di uccidermi.” Gli ho detto. Ricordo bene questa frase. Perché è stata la frase con cui io ho ucciso lui. Ho visto i suoi occhi prima pieni di rabbia, riempirsi di lacrime. Mi ha lasciato andare. Avevo ucciso un uomo per salvarmi. Per uscire da quel tormento. Ero finalmente libera, ma con un enorme peso. Qualche giorno dopo decisi di andare al centro salute mentale, di consegnare tutti i farmaci. Tutte le scatole, in mano alla mia terapista. Mi chiese per quale motivo avessi scelto di smettere con i farmaci. Non ero pronta a parlarne. Mi inventai che la sera prima li guardai col pensiero di prenderli tutti per farla finita. Mi imbarazzava meno dire che avevo pensato al suicidio piuttosto che parlare di quelle violenze. Ho deciso di parlarne adesso, perché nelle ultime settimane non faccio altro che fare incubi, rivivendo quelle scene. E ho capito che forse dovevo levarmi questo peso.
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minonnoesvegano · 4 months
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"Se hai sedici anni e vivi nel quartiere più bello di Roma, sei fortunato. Il nostro è il migliore dei mondi possibili. Ma per quanto sia tutto così perfetto, per sopravvivere abbiamo bisogno di una vita segreta"
Fortunato?
Io ho 16 anni e vivo nel quartiere più bello di Roma. Bello ma complicato. Vivo una vita che non sento mia, sopravvivo in questa gabbia di perfezione, perbenismo e ipocrisia. Fuggo ma non posso andare lontano, lotto contro tutto, anche contro quello che provo. Ho un guinzaglio stretto al collo e la mia vita segreta cerco di costruirla nella mia camera e nella mia fantasia. Mi sento soltanto un ragazzino viziato a lamentarmi di quello che ho ma non riesco a non pensare a quello che mi manca. Qualche mese fa ho conosciuto una ragazza che in un attimo ha cancellato quel silenzio che mi annegava, ma l'ho già persa. Anzi, l'ho dovuta perdere perché la desideravo e non potevo desiderarla. Doveva restare un segreto. Lei è diversa, lei non è accettata dalla mia famiglia, perchè non vive nel quartiere più bello di Roma e per qualche altro stupido motivo che nemmeno capisco. I soldi? lo stile di vita? I titoli di studio?
Non lo so ma so che lei era la parte più importante della mia vita segreta e mi dovevo accontentare che restasse tale. Mi sono un po' innamorato, forse mi sono innamorato si. Lei mi piaceva tanto da scrivere il suo nome mille volte sul libro di storia, mi piaceva tanto da non riuscire a non dirlo. Mi sentivo felice, più libero e sorridevo, non lo facevo da un po' e mi piaceva vedermi sorridere. Mi piaceva di più far sorridere lei, quello mi faceva morire (morire di felicitá). Io sono davvero così fortunato? mi sento solo morire (morire soffocato)
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