Tumgik
#la morte di cesare
garland-on-thy-brow · 19 days
Text
One day I am going to start writing 18th century opera singers RPF. And it is going to be because when two guys repeatedly play co-conspirators, I cannot help it even if I know nothing else about them.
[The singers of Brutus and Cassius in the première of La morte di Cesare sung Artabano and Megabise in Bertoni's Artaserse a couple of months before that.]
16 notes · View notes
pleasingnight · 1 year
Text
Cato in Catone in Utica is one of the opera characters ever. The snark!
Other opera characters ever by their amazing lines are Cassius in La morte di Cesare and Demetrius in Berenice regina d'Egitto.
2 notes · View notes
Text
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
“et tu, Brute?”
Commemorating the Ides of March, here are some details of the painting La Morte di Giulio Cesare by Vincenzo Camuccini (circa 1806)
65 notes · View notes
illustratus · 1 year
Text
Tumblr media
The Death of Julius Caesar - La mort de César - La morte di Cesare
by Vincenzo Camuccini
Caesar can be seen staring at Brutus, who is looking away from Caesar's gaze.
149 notes · View notes
angelap3 · 2 months
Text
Tumblr media
La storia della Musica
Ricordando Lucio Dalla ❤️
Lucio Dalla muore improvvisamente, stroncato da un infarto, il 1º marzo 2012, tre giorni prima del suo 69º compleanno, presso l'Hotel Plaza di Montreux, cittadina svizzera sede di uno dei festival musicali più importanti al mondo, il Montreux Jazz Festival, dove si era appena esibito la sera precedente. È il suo compagno Marco Alemanno a scoprire per primo il decesso, pochi minuti dopo. I primi a dare la notizia della morte del cantante sono i frati della basilica di San Francesco d'Assisi, la stessa mattina del 1º marzo, su Twitter, esattamente alle 12:10, 23 minuti prima dei lanci d'agenzia.
A due anni di distanza dalla morte del cantante, il 26 febbraio 2014, viene costituita la "Fondazione Lucio Dalla", con relativa ufficializzazione a partire dal giorno 4 marzo 2014. La fondazione avrà sede nella sua casa di via D'Azeglio a Bologna e avrà come obiettivo principale quello di valorizzare l'esperienza e il patrimonio culturale dell'artista.
Trascorsi 10 anni, la città di Sorrento gli dedica un murale.
Il 30 settembre 2022 viene pubblicato Stella di mare, singolo inedito di Cesare Cremonini e Lucio Dalla.
Ti ho guardata e per il momento
Non esistono due occhi come i tuoi
Così neri, così soli che
Se mi guardi ancora e non li muovi
Diventan belli anche i miei
E si capisce da come ridi che
Fai finta e che non capisci, non vuoi guai
Ma ti giuro che per quella bocca che
Se ti guardo diventa rossa
Morirei
Ma chissà se lo sai?
Ma chissà se lo sai?
Forse tu non lo sai
No, tu non lo sai.
Poi parliamo delle distanze, del cielo,
E di dove va a dormire la luna quando esce il sole
E di come era la terra prima che ci fosse l'amore
E sotto quale stella, tra mille anni
Se ci sarà una stella, ci si potrà abbracciare?
E poi la notte col suo silenzio regolare
Quel silenzio che a volte sembra la morte
Mi dà il coraggio di parlare
E di dirti tranquillamente,
Di dirtelo finalmente
Che ti amo
E che di amarti non smetterò mai
Così adesso lo sai
Così adesso lo sai
Così adesso lo sai
(Brano di Lucio Dalla - Chissà se lo sai)
22 notes · View notes
sofysta · 5 months
Text
Tumblr media Tumblr media
La Venere di Botticelli e l’uomo che la amò, Giuliano de Medici, furono entrambi vittime di un terribile destino.
Giuliano era il fratello minore di Lorenzo il Magnifico. Colto, intelligente, amante delle lettere e delle belle arti, era ammirato dalle donne per la sua bellezza e amato dal popolo per la sua generosità. Fu durante una giostra che incontrò o meglio rimase folgorato da Simonetta Vespucci.
Simonetta era talmente bella che fu soprannominata la “Senza Paragoni”. Botticelli la dipinse in moltissimi ritratti, ossessionato, rapito dall’incantevole bellezza della ragazza. L'esistenza di Simonetta, purtroppo, fu una vera e propria meteora: l’anno dopo il suo incontro con Giuliano morì di tisi a soli 23 anni. Alla sua morte si racconta che Giuliano sprofondò nella disperazione, scrisse dei versi per ricordare la donna da lui amata e chiese ai suoi amici di fare altrettanto. Inconsolabile nel suo dolore si recò a casa del suocero di Simonetta per chiedere di averne il ritratto.
Non ebbe però il tempo per sopravvivere al dolore della scomparsa di Simonetta. Una congiura ordita dalla famiglia dei Pazzi, ricchi banchieri fiorentini che odiavano i Medici e il potere che esercitavano su Firenze, mise fine alla sua vita. Nella chiesa di Santa Maria del Fiore, durante la celebrazione della messa, Bandini e Francesco Pazzi estrassero i pugnali e si avventarono su Giuliano colpendolo ripetutamente finché il giovane non cadde stremato nella pozza del suo stesso sangue, un omicidio che per brutalità ricorda quello inflitto a Giulio Cesare. Lorenzo invece riuscì a scappare rifugiandosi nella Sagrestia.
Dopo i funerali del fratello, dove si racconta che l’intera città ne pianse la morte, Lorenzo mise in atto la sua vendetta. Poche ore dopo il corpo di Jacopo de Pazzi pendeva da Palazzo Vecchio. I congiurati furono catturati, linciati e impiccati e i loro corpi gettati nell’Arno. Per una strana ironia del destino Giuliano morì nello stesso giorno in cui, due anni prima, si era spenta la sua adorata Simonetta.
29 notes · View notes
Text
Tumblr media
CITAZIONI MEMORABILI - di Gianpiero Menniti
VERSI PERFETTI
"...È buio il mattino che passa senza la luce dei tuoi occhi."
Cesare Pavese (1908-1950): versi tratti dalla raccolta “Verrà la morte e avrà i tuoi occhi”, silloge di poesie scritte tra marzo e aprile del 1950 e pubblicate postume.
20 notes · View notes
abr · 7 months
Text
Un fatto straordinario, ha detto Walter Veltroni commentando il Papa entrato e uscito dalla camera ardente di Napolitano senza nemmeno un segno della croce. Lo dico anch'io: è proprio un fatto straordinario. E però in senso opposto: a differenza del Veltroni gongolante su RaiTre lo giudico un fatto straordinariamente negativo. (...) Un tempo lo facevano tutti e adesso non lo fa nemmeno il Papa. Non mi piace fare la parte dell'apocalittico, è un ruolo ingrato, ma se quanto accaduto nella camera ardente del Senato non evidenzia lo stato agonico del cattolicesimo romano ditemi voi. Per Veltroni la fissità bergogliana testimonia il «grande rispetto del pontefice nei confronti delle istituzioni di questo Paese». L'ex capo del partito democratico sembra dunque confondere il segno della croce con la pernacchia. (...) Un Papa così inerte è sconfortante per tutti i fedeli. Starsene impalato davanti a una bara è un venir meno alla propria missione, assegnata da Gesù a Pietro (e dunque ai suoi successori) durante l'Ultima Cena: «Conferma i tuoi fratelli». Un Papa che davanti alla morte si mostra senza parole né gesti non conferma: smentisce. Forse è stato ultra rispettoso verso l'ateo morto, di sicuro è stato poco riguardoso verso i cristiani vivi (...). In ogni tempo i grandi pensatori cristiani hanno assegnato grande valore al segno della croce. Per Tertulliano bisognerebbe farselo «ad ogni passo, quando si entra e quando si esce, nell'indossare i vestiti, a tavola, nell'andare a letto...». Per Ratzinger è nientemeno che «la sintesi della nostra fede». Invece il video del Papa immoto e silenzioso al Senato mi è sembrato una sintesi dell'agnosticismo costituzionale. E mi ha fatto venire in mente una poesia poco allegra di Cesare Pavese, quella che finisce così: «Scenderemo nel gorgo muti». Vade retro! Gesù nel Vangelo di Matteo ci esorta a fare l'esatto contrario: «Gridatelo sui tetti!». Lui che da quindici secoli fa il segno della croce nel mosaico di Sant'Apollinare in Classe.
definitivo Langone si staglia a 20 mila metri di altezza sopra al pensiero poverissimo dei poveri Veltroni, via https://www.ilgiornale.it/news/politica/com-triste-vedere-francesco-inerte-davanti-morte-esultano-ex-2215492.html
ps.: sul papa mezzo buja nen mezzo arghentino e non solo su di lui, il severo ma giusto giudizio di sintesi lo offre il nostro Javier MILEI.
23 notes · View notes
canesenzafissadimora · 2 months
Text
Una delle domande più frequenti che mi pongo è: come andrebbe affrontata la vita, affinché risulti leggera, spensierata, felice?
Massimo Troisi direbbe che andrebbe presa come viene, anche se a lui verrebbe sempre e comunque una "chiavica".
Totò direbbe che la vita andrebbe presa con dimenticanza, perché è in quegli attimi che risiedono brevi istanti di felicità. Nella dimenticanza!
Gigi Proietti direbbe che la vita andrebbe vissuta come al teatro dove tutto è finto ma nulla è falso.
Giorgio Gaber direbbe che la vita va affrontata senza il buonsenso comune ma neanche con la retorica di un pazzo.
Rita Levi Montalcini direbbe che è meglio aggiungere vita ai giorni, che non giorni alla vita.
Mogol direbbe che non si nasce giovani ma lo si diventa affrontando le difficoltà. Ma, ad ogni modo, si lascia la vita in vecchiaia perché così si prova meno dolore distaccandosene.
Pino Daniele direbbe che nella vita andrebbe fatto e dimenticato, così da poter dare al futuro l'occasione per poter essere migliore del nostro presente.
Charles Bukowski direbbe che la vita sarebbe orribile se non si avesse la possibilità di impazzire almeno una volta.
Eduardo De Filippo direbbe che affrontare la vita da superstiziosi sarebbe da ignoranti ma, non essere superstiziosi, ahimè... porterebbe male.
Fabrizio De Andrè direbbe che condurre una buona vita è un obbligo che ci farà sopportare male la nostra morte.
Cesare Pavese direbbe che va affrontata con amore, perché esso è l'anestetico che rende tutto meno doloroso.
Luciano De Crescenzo direbbe che la vita è divisa in tre fasi: rivoluzione, riflessione e televisione. Si comincia col voler cambiare il mondo e si finisce col cambiare i canali alla televisione.
Daniele Luttazzi direbbe che dovremmo anche ringraziare perché la vita è un attimo appena, altrimenti, sai quante persone dovremmo mandare a quel paese?
Nelson Mandela direbbe che la vita è composta da tanti impossibili passi che vengono, finalmente, compiuti.
E potrei continuare all'infinito ad elencare personaggi più o meno noti e il loro pensiero sull'esistenza comune. La verità resta una: nessuno conosce la verità. Nessuno sa in che modo va affrontata la vita. Esiste un solo modo per scoprirlo: vivere.
Luigi Mattiello
10 notes · View notes
garland-on-thy-brow · 2 months
Text
The customary plot of a Sulla opera (whether Handel's 1713, Graun's 1753/1783, or Mozart's/Bach's 1770s) is centered around Sulla trying to fuck and/or marry an unwilling girl (in the latter two operas, daughter and bride of his civil war enemies). This plot is not based on any episode of Sulla's life: the Tarquin tendencies are ascribed to opera Sulla to make more apparent his usurpation of power in Rome - let him who is a tyrant act like one.
In my opinion, it is interesting to look at La morte di Cesare (1788) in comparison with the Sulla operas because I think it has a more subtle and subtextual*, but ultimately similar attitude of Caesar towards Brutus. He wants Brutus to love him; if rejected - resorts to threats, going into fits of rage reminiscent of Mozart's Silla. So I would say Caesar's side of the dynamics is pretty similar to Sulla in the aforementioned operas; Brutus' is completely different. The operatic Ottavia and Giunia abhor Sulla and perceive him as an enemy from the get-go; Brutus, on the other hand, is inclined to trust Caesar, admire him, and excuse him repeatedly.
It makes the contrast quite striking: Sulla repents and retires when no one thinks him capable of it; Caesar will not perform the redemption finale despite Brutus trying to make it happen for most of the opera.
*Subtextual: until Cassius starts yelling. Cassius does not tolerate subtext and has no problem dragging implications into plain sight.
14 notes · View notes
pleasingnight · 1 year
Text
Tumblr media
I love the prophecy that makes a certain subsequent opera extra haunted.
2 notes · View notes
francobollito · 4 months
Text
Tumblr media
Una delle domande più frequenti che mi pongo è: come andrebbe affrontata la vita, affinché risulti leggera, spensierata, felice?
Massimo Troisi direbbe che andrebbe presa come viene, anche se a lui verrebbe sempre e comunque una "chiavica".
Totò direbbe che la vita andrebbe presa con dimenticanza, perché è in quegli attimi che risiedono brevi istanti di felicità. Nella dimenticanza!
Gigi Proietti direbbe che la vita andrebbe vissuta come al teatro dove tutto è finto ma nulla è falso.
Giorgio Gaber direbbe che la vita va affrontata senza il buonsenso comune ma neanche con la retorica di un pazzo.
Mogol direbbe che non si nasce giovani ma lo si diventa affrontando le difficoltà. Ma, ad ogni modo, si lascia la vita in vecchiaia perché così si prova meno dolore distaccandosene.
Pino Daniele direbbe che nella vita andrebbe fatto e dimenticato, così da poter dare al futuro l'occasione per poter essere migliore del nostro presente.
Charles Bukowski direbbe che la vita sarebbe orribile se non si avesse la possibilità di impazzire almeno una volta.
Eduardo De Filippo direbbe che affrontare la vita da superstiziosi sarebbe da ignoranti ma, non essere superstiziosi, ahimè... porterebbe male.
Fabrizio De Andrè direbbe che condurre una buona vita è un obbligo che ci farà sopportare male la nostra morte.
Cesare Pavese direbbe che va affrontata con amore, perché esso è l'anestetico che rende tutto meno doloroso.
Luciano De Crescenzo direbbe che la vita è divisa in tre fasi: rivoluzione, riflessione e televisione. Si comincia col voler cambiare il mondo e si finisce col cambiare i canali alla televisione.
Daniele Luttazzi direbbe che dovremmo anche ringraziare perché la vita è un attimo appena, altrimenti, sai quante persone dovremmo mandare a quel paese?
Nelson Mandela direbbe che la vita è composta da tanti impossibili passi che vengono, finalmente, compiuti.
E potrei continuare all'infinito ad elencare personaggi più o meno noti e il loro pensiero sull'esistenza comune.
La verità resta una: nessuno conosce la verità. Nessuno sa in che modo va affrontata la vita. Esiste un solo modo per scoprirlo: vivere.
~Luigi Mattiello
9 notes · View notes
saltarellos · 1 month
Text
Tumblr media
La Morte di Cesare - Vincenzo Camuccini, 1805
4 notes · View notes
Text
Novità (ma non solo...)
Tumblr media
Fonte: pixabay.com
Il vostro affezionato staff delle Biblioteche di Milano vi imbandisce un piccolo antipasto letterario, prima delle pantagrueliche proposte natalizie.
Tumblr media
Di Geoffrey Holiday Hall si sa soltanto che fu giornalista e scrittore. Elogiato da Leonardo Sciascia che lesse La fine è nota nel 1952, pubblicò solo due gialli e poi scomparve praticamente nel nulla. La fine è nota (uscito per la prima volta in Italia con il titolo La morte alla finestra) fu premiato in Francia nel 1953 come miglior poliziesco in lingua non francese. Il titolo originale (The end is known) deriva dal Giulio Cesare di Shakespeare: “Oh, se fosse dato all’uomo di conoscere la fine di questo giorno che incombe! Ma basta solo che il giorno trascorra e la sua fine è nota”. Un giallo di classe, strutturato come un viaggio a ritroso nella vita del protagonista di cui si ricostruisce la storia passo per passo, testimonianza per testimonianza, come un misterioso puzzle che si completa, ovviamente, solo nel finale. Molto godibile è anche il secondo titolo Qualcuno alla porta, dai toni più leggeri, nonostante gli omicidi e l’atmosfera della Vienna sotto l’occupazione sovietica nel secondo dopoguerra che non ricorda neppure lontanamente gli splendori dell’impero asburgico. “Sembra uno di quei soggetti che piacevano a Hitchcock (e non è detto che il pressoché ignoto Holiday Hall, scrivendo Qualcuno alla porta, non avesse in mente le figure di James Stewart e Doris Day, o di Cary Grant e Grace Kelly)”. La frizzante coppia americana che si trova, suo malgrado, a gestire le indagini ricorda anche il duo Tommy e Tuppence di Agatha Christie. Doppio colpo di scena sul finale: cosa chiedere di più a un libro giallo?
Tumblr media
Ha un solo difetto Un volto nella folla di Budd Schulberg: è troppo breve. Parliamo ancora dell’autore di Perché corre Sammy? e I disincantati per questo racconto appena uscito e finora inedito in Italia, da cui Elia Kazan trasse il film omonimo con protagonista Andy Griffith (l’indimenticabile avvocato Matlock della fortunata serie televisiva, per intenderci). Il tema, fin troppo attuale, è quello della manipolazione del pensiero e dei comportamenti (e quindi del voto) delle masse da parte dei personaggi dello spettacolo: in questo caso si tratta di un finto sempliciotto proveniente da un paesino dell’Arkansas che, in virtù della sua sconcertante capacità di coinvolgimento, diventa il paradigma dell’America intera. Grazie alle sue canzoni folk, a vecchi luoghi comuni sulle tradizioni popolari e a un indubbio carisma, il nostro eroe riesce a condizionare il pubblico e ad arricchirsi con i lauti proventi della pubblicità. Cambia il tema negli altri due racconti della raccolta: i ‘dietro le quinte’ del mondo del cinema in Questa è Hollywood, che l’autore, sceneggiatore e figlio di un tycoon della Paramount, non solo conosceva bene, ma sapeva anche descrivere con agile penna, e L’imbonitore, sul mondo della boxe. Ricordiamo che per la sceneggiatura di Fronte del porto (che è anche un romanzo), celebre film con Marlon Brando, Schulberg si aggiudicò l’Oscar nel 1954.
Tumblr media
Per la serie i grandi classici hanno sempre qualcosa da dire è stato ripubblicato da Mondadori e da Sellerio Brighton Rock di Graham Greene. Una lettura da consigliare sotto tutti i punti di vista: un giallo ben costruito con protagonisti tratti sia dalla malavita, sia dal caso che fa di un personaggio del tutto inaspettato un accanito segugio alla ricerca del colpevole, come fosse Porfirij Petrovic che insegue Raskolnikov o Javert che perseguita Jean Valjean, ma con uno spirito diverso, fresco e originale. “Nello specchio inclinato sopra il lavabo si poteva vedere riflesso, ma gli occhi si distolsero rapidamente da quell’immagine di guance livide e mal rasate, di capelli lisci e occhi da vecchio. Non lo interessava. Era troppo orgoglioso per preoccuparsi del suo aspetto”.
Tumblr media Tumblr media
Nuova ristampa anche per Le vittime di Norwich (1935) uno dei gialli più famosi (insieme a The House of Dr. Edwardes che ispirò il film Io ti salverò diretto da Alfred Hitchcock) fra i 31 composti dalla coppia britannica John Leslie Palmer e Hilary Aidan St. George Saunders sotto lo pseudonimo di Francis Beeding.
Tumblr media Tumblr media
Da La regina degli scacchi di Walter Tevis, lo scrittore di Lo spaccone e Il colore dei soldi, è stata tratta una miniserie televisiva di grande successo. Accade spesso che i geni abbiano avuto una vita difficile, siano dei disadattati, spesso asociali, in perenne conflitto con se stessi, il prossimo e il mondo che li circonda. È anche questo il caso della protagonista, la piccola Beth, cresciuta in orfanotrofio, che trova una riscossa alla sua grigia esistenza grazie alla passione per la scacchiera. Una curiosità sul ‘caso letterario’ di Tevis: dopo il successo dei primi libri, fu dimenticato anche a causa dei problemi con l’alcol. Quando decise di riprendere a scrivere, lo fece seguendo un corso di scrittura all’Università dove fu riconosciuto dal poeta Donald Justice che, stupito, gli chiese cosa ci facesse un grande autore come lui in mezzo agli studenti, quando avrebbe invece dovuto salire in cattedra. Breve fu purtroppo la sua seconda stagione creativa: Tevis morì a soli 56 anni per un tumore.
Tumblr media
Il voyeurismo è il tema principale dell’ultimo romanzo di Simenon pubblicato da Adelphi, Delitto impunito: composto nel 1953 durante il soggiorno dello scrittore a Lakeville nel Connecticut, fu edito l’anno successivo in volume e a puntate sul settimanale «Les Nouvelles littéraires». Il secondo tema del libro è l’invidia, quella di chi non ha nulla, né bellezza né fascino nè denaro ed è stato defraudato perfino dell’affetto dei genitori, nei confronti di chi invece ha tutto questo e ne mena vanto, e gode nell’esibirlo senza ritegno. Una lotta accanita tra due personalità, che è la lotta atavica tra gli uomini per la supremazia. “A Élie non era mai successo di trovarsi davanti un uomo completamente felice, felice in tutto e per tutto, sempre e comunque, in ogni momento della giornata, e che approfittava con candore di tutto quel che lo circondava per accrescere il proprio piacere”.
Tumblr media
Una nuova indagine per l’improbabile detective di Partanna Giovà, metronotte per caso, coinvolto in un duplice omicidio di stampo mafioso insieme a tutta la scombinata famiglia Di Dio. Sarà ancora una volta l’anziana madre, autentica virago arroccata alle salde tradizioni popolari e armata di un cervello dalla logica “acuminata”, ad avviare le indagini verso l’inevitabile conclusione. Ma cos’è La boffa allo scecco? Questo, almeno, ve lo possiamo svelare: si tratta di un gesto simil-apotropaico (in realtà un autentico sopruso) che a tutti è occorso di subire almeno una volta nella vita, ovvero lo schiaffo di rimando, come sfogo per un’ingiustizia patita che non si è in grado di vendicare altrimenti. Roberto Alajmo non delude le aspettative.
Tumblr media
Per quanto riguarda Sarà assente l’autore di Giampaolo Simi, si può dire che, se esiste una sana via di mezzo tra assecondare a priori i gusti dei lettori meno esigenti e scrivere in modo che solo l’autore possa comprendere i propri contenuti, Simi l’ha sicuramente trovata e ce la propone in queste succulente paginette. Dedicato a chi ha la voglia, la necessità, l’urgenza di ridere a crepapelle.
Tumblr media
Nell’ultimo nato della serie del BarLume di Marco Malvaldi, La morra cinese, gli inossidabili vecchietti sono alle prese con l’omicidio niente di meno che di un giovane filologo romanzo alle prese con un carteggio appartenente alla famiglia di un nobile “arci-decaduto” del luogo, in cui, pare, compariva addirittura un’epistola inedita di Giacomo Leopardi. Ma questo non è l’unico movente per un delitto che non resterà a lungo irrisolto.
8 notes · View notes
dailyborgia · 2 years
Photo
Tumblr media Tumblr media
Borgia, Lucrezia, in “Dominae fortunae suae [Mrs. own Fortune]. La forza trasformatrice dell’ingegno femminile [The transforming power of female ingenuity ]": 
Lucrezia, a Ferrara, diede anche prova di una compiuta maturità politica e istituzionale. Nell’agosto del 1503 era morto suo padre, Alessandro VI, e al soglio papale veniva eletto, dopo il breve pontificato di Pio III, l’acerrimo nemico dei Borgia, papa Giulio II (della Rovere). Il nuovo ordine politico portò, dopo una breve resistenza, alla riconquista pontificia della signoria romagnola di Cesare Borgia, nonostante gli aiuti militari inviati dalla sorella. Nel 1505, dopo la morte del duca Ercole I d’Este e l’incoronazione del marito Alfonso, Lucrezia divenne ufficialmente duchessa di Ferrara. In questi anni ella svolse con diligenza le mansioni che il marito le affidava sia in tempo di pace, sia durante le assenze per le campagne militari. Fu deputata dal marito alla gestione delle istanze dei cittadini presso il principe, che svolse, come riferisce un relatore contemporaneo, con “ingegno e bona gratia”.
Lucrezia, in Ferrara, also gave proof of a complete political and institutional maturity. In August 1503 his father, Alexander VI, had died and he was coming to the papal throne elected, after the brief pontificate of Pius III, the bitter enemy of the Borgias, Pope Julius II (della Rovere). The new political order led, after a short resistance, to the reconquest papal of the Romagna lordship of Cesare Borgia, despite the military aid sent from his sister. In 1505, after the death of Duke Ercole I d’Este and the coronation of husband Alfonso, Lucrezia officially became Duchess of Ferrara. In these years she she diligently carried out the duties that her husband entrusted to her both in peacetime and during absences for military campaigns. She was deputed by her husband to the management of the petitions of citizens to the prince, which he carried out, as reported by a speaker contemporary, with “ingenuity and bona gratia”. (David Salomoni)
204 notes · View notes
donaruz · 8 months
Text
Tumblr media
“La notte” di Cesare Pavese
Ma la notte ventosa, la limpida notte
che il ricordo sfiorava soltanto, è remota,
è un ricordo. Perduta una calma stupita fatta anch’essa di foglie e di nulla. Non resta,
di quel tempo di là dai ricordi, che un vago ricordare.
Talvolta ritorna nel giorno nell’immobile luce del giorno d’estate, quel remoto stupore.
la Per la vuota finestra
il bambino guardava la notte sui colli
freschi e neri, e stupiva di trovarli ammassati: vaga e limpida immobilità. Fra le foglie
che stormivano al buio, apparivano i colli dove tutte le cose del giorno, le coste
e le piante e le vigne, eran nitide e morte e la vita era un’altra, di vento, di cielo,
e di foglie e di nulla.
Talvolta ritorna
nell’immobile calma del giorno il ricordo 20 di quel vivere assorto, nella luce stupita.
Cesare Pavese 🖋
15 notes · View notes