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'900 - di Gianpiero Menniti
STAR SYSTEM
Spirito competitivo. Vanità. Ma il fascino non è mai generato dalla "quantità".
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rgf-scenarios · 1 year
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Botticelli (Sandro Filipepi), Mystical Nativity, 1501. Image c/o National Gallery, London, and via @thegianpieromennitipolis.
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'900 - di Gianpiero Menniti
SCELTE
Gentilezza.
Gesto quotidiano.
Senza scopo.
Senza fini nascosti.
Solo la libertà di poter essere gentile.
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PERCEZIONI - di Gianpiero Menniti
ASSENZA
Nostalgia. Illusione. Solitudine.
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CITAZIONI MEMORABILI - di Gianpiero Menniti
«Bisognerebbe andare a scuola di povertà per contenere il disastro che la ricchezza sta producendo.»
- Ermanno Olmi (1931-2018) -
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SENSI DELL'ARTE - di Gianpiero Menniti
ARTE E TECNICA
L'opera artistica, certamente l'effetto materiale di un pensiero creativo, non può, per ragioni intrinseche al suo manifestarsi, recedere o rinnegare la tecnica che l'ha resa una forma sensibile.
I greci la definivano "Τέχνη" per indicare l'abilità connessa al fare, poi estesa anche all'operare intellettuale.
Dunque, arte e tecnica sono indissolubilmente connesse.
Tuttavia, mentre da una parte si dimentica questo riferimento indispensabile, dall'altra si ritiene che ogni tecnica debba essere codificata divenendo, da quell'atto formale, immutabile accademia.
Al contrario, degenera in bolso "accademismo".
Le tecniche dell'arte possiedono una natura dinamica, sono intrinseche al "fare", un fare che scopre da sé le regole.
Lo insegnò Luigi Pareyson, filosofo italiano e maestro di Gianni Vattimo.
Lo rammento, citandolo, nel mio "Il '300 di Boccaccio e dei lettori del Decameron. Fenomenologia di un viaggio di ricerca":
«un tal fare che, mentre fa, inventa il modo di fare».
Così, ogni espressione artistica si svolge entro un complesso, spesso faticoso retroscena che l'osservatore percepisce nell'incantamento di fronte alla facciata di una cattedrale gotica, nella perizia che emerge da un dipinto, nella sorprendente plasticità del marmo ridotto a figura, nel fascino della trama di parole di un componimento letterario, nell'attrattività di un'istantanea fotografica, nella voce avvolgente dell'attore, passando per il racconto cinematografico, l'oratoria politica, la struttura organizzativa di un'impresa, l'invenzione gastronomica, l'armonia musicale fino al segno della formula matematica capace di contenere la verità della materia.
L'espressione colpisce e rimane.
Ma il valore appartiene alla tecnica: la regola della genialità.
- Nelle foto: Douglas Kirkland realizza un servizio fotografico con Marilyn Monroe (1961) - In copertina: Maria Casalanguida, "Venezia, Palazzo Ducale", 1975, collezione privata
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SENSI DELL'ARTE - di Gianpiero Menniti
COME UNA LANTERNA MAGICA
Un pittore.
Trasognato da immagini apparse sotto ogni tocco di pennello.
Infine, rapito dai suoni immaginati di un racconto: voci, grida, scalpiccio di zoccoli, latrati, la foresta persa nelle tenebre improvvisamente animata.
Il mistero, nel fondo, attrae lo sguardo.
Infonde timore.
L'essere umano esita.
Ma l'essere gruppo spinge fino al coraggio.
Vivere è l'impresa di solitudini oltraggiate dall'incontro.
"Caccia notturna" è tra le ultime o forse è l'ultima opera conosciuta di Paolo di Dono (1397 - 1475) detto "Paolo Uccello" per la rara perizia nel dipingere volatili.
Fu uno sperimentatore: intraprese una pittura prospettica ma piegandola al modello coinvolgente del realismo magico intensamente connesso al "gotico internazionale", movimento artistico e architettonico dell'Europa imborghesita e cortigiana del tempo, anelante di rappresentazioni.
L'effetto è retorico.
Eppure contiene tutti i segni dell'incipit di un racconto di cavalieri e dame, di un'esistenza gioiosa ed emotiva, illusione sgargiante sullo sfondo di un buio in attesa.
La scena concitata potrebbe narrare una battuta di caccia, capitanata da Lorenzo de Medici, in una pineta nei pressi di Pisa.
Risale a un periodo compreso tra il 1465 e il 1470.
Forse per la testata di un letto o per un cassone oppure come ornamento domestico.
Oggi è conservata nell’Ashmolean Museum di Oxford.
Come una lanterna magica perennemente accesa.
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Da: SGUARDI SULL’ARTE LIBRO SECONDO - di Gianpiero Menniti
PARADIGMI DELLA RAPPRESENTAZIONE
Due modi d'interpretare, non solo il tema religioso ma il proprio tempo: simbologie opposte.
Il Cristo di Piero della Francesca è una rappresentazione di onnipotenza disincantata, la forza della verità che si erge, maestosa eppure solitaria e rassegnata, lascia dietro di sé le tracce del mondo sconfitto dalla sterile condizione dell'umanità immersa nel sonno della ragione.
Risorgere potrebbe apparire inutile.
Eppure, è il segno potentissimo che rivela la radicalità della scelta, tra salvezza e morte.
Al contrario, il "Risorto" di Paolo Veronese è trionfante, posseduto dalla mistica ascesa al cielo, ormai incurante delle vicende terrene, come un dio pagano si erge al di sopra della materialità e delle miserie umane, avvolto nella luce che acceca e spaventa, mentre l'angelo sul fondo, in una scena lontana, indica alle pie donne il compimento del disegno divino.
Il primo è un Cristo messaggero che invita gli uomini a destarsi per contemplare la dualità della storia e la necessità della scelta.
Ed un Cristo che imprime la sua "auctoritas" sulla realtà terrena in una plateale, solida fissità capace di suscitare un ineluttabile moto di conversione.
Il secondo è un "redentore" che offre il mistero della sua resurrezione come implacabile superiorità del divino sull'umano, come luce sulle tenebre, come leggerezza che vince la "gravitas" dell'esistenza terrena.
Ma che guarda in alto.
E si lascia contemplare nella sua apoteosi.
Due narrazioni della cristianità, opposte, inconciliabili.
Tra la severità che accoglie e l'alterità che allontana.
- Piero della Francesca (1416-1492): "La Resurrezione",1460-1465, Museo Civico, Borgo San Sepolcro (AR) - Paolo Veronese (1528-1588): "La Resurrezione di Cristo",1570 circa, Museo dell'Ermitage, San Pietroburgo
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Da: L'INEDITO CARAVAGGIO - di Gianpiero Menniti
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L'ARTE NON È BELLEZZA
«.... Nelle mie opere, dal 1602 e 1603, c’è un differente trattamento della luce rispetto al passato, un modo di dipingere che con l’ombra accresce la componente emotiva delle mie rappresentazioni. Quel buio che compare e dà forma è la proposizione realistica del buio metafisico. Non c’è un Caravaggio in luce ed uno in ombra, ma solo un pittore che riconosce la forza dello spirito e che sperimenta, nel contrasto tra il chiarore ed il buio, lo smarrimento. E nel medesimo tempo, la consapevolezza che anima di mistero incombente la vita. Io credo di aver raggiunto la perfetta unità di queste presenze, di realtà e spirito proprio appena prima di lasciare Roma, con la "Morte della Vergine". Non fu a caso rifiutata e tanto schiamazzo provocò: poiché quel che volli segnare fu la misera fragilità del corpo nella morte, la crudezza dell’essere che in nulla rivela dello spirito, lo spirito fatto di sola fede e non di consistenza visibile di fenomeno. Bellezza? L’arte non è bellezza. La bellezza è orpello. L’arte è maniera di visione: visione dell’idea e visione del reale. Io ho scelto il reale poiché l’idea conforta ed esalta, ma il reale impone un balzo coraggioso in groppa ad una bestia feroce: la vita. Io ho scelto il reale perché ho scelto la vita. Il colore, la luce, sono vita ma di essa occorre che il pittore tracci l’essenza astraendola dal contesto, isolandola e ricomponendola: solo in questo modo la vita prende forma innanzi a colui che animato di coraggio vuol vederla.»
- Michelangelo Merisi detto "Caravaggio" (1571 - 1610): "Morte della Vergine", 1604, 1606, Louvre, Parigi
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L'IMMAGINE E LA PAROLA: ESEMPI DI SCRITTURA "SPOT" - di Gianpiero Menniti
OLTRE
L'illusione dell'ombrello.
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IL RACCONTO DELL'IMMAGINE - POLIS di Gianpiero Menniti racconta la Comunicazione l'Arte e la Politica
SENZA LUOGO
In ogni passo, un pensiero.
Pensieri.
Semplici.
Pratici.
Necessari.
In ogni passo, un suono.
Sordo.
Di una sola nota che batte un pianto silenzioso.
Come un cane alla ricerca di un tozzo di scarto.
Così è la bocca serrata dall'angoscia.
Di essere nulla oltre un vestito logoro.
Unico appiglio di un'infanzia perduta nella coscienza.
Madri.
Figli.
Ciascuno è forza dell'altro.
In ogni passo.
Senza più luogo.
- Foto di Robert Capa, Israele, Haifa. 1948. Una donna e il figlio si dirigono verso il campo di Rosh Hay’n.
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'900 - di Gianpiero Menniti
IL POTERE DELLE IMMAGINI
Nel lessico cinematografico il "primo piano" rappresenta la ricerca d'introspezione, la psicologia del personaggio che emerge dal testo narrativo.
Lo spettatore rimane colpito da un'espressione, uno sguardo carpito che lascia intuire l'emozione del protagonista.
Così, i volti di Hollywood hanno influenzato, fin dall'infanzia e per sempre, l'esperienza estetica individuale.
La fiction si è trasformata in psiche vivente.
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IL RACCONTO DELL’IMMAGINE - di Gianpiero Menniti
CRONOLOGIE DI UN’ANIMA
Fragile.
Intensa.
Smarrita.
Più che del corpo, Marilyn Monroe è stata diva dello sguardo e dell'espressione.
La sua malinconia è il riflesso di un mondo che sceglie i corpi.
E rigetta la bellezza del candore.
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Da: FUOCO GRIGIO - di Gianpiero Menniti
VOCI NASCOSTE
La presenza è una sensazione. Non è fatta da un corpo ma dalle sue parole. Ciascuno è quelle parole. Che attendono pazienti la carezza di uno sguardo.
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900 - di Gianpiero Menniti
IL VERO APPARENTE
Volti.
Sguardi.
Espressioni.
Il Cinema.
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Da: SGUARDI SULL’ARTE LIBRO TERZO - di Gianpiero Menniti
LA SUBLIME ILLUSIONE
L'arte plastica trova compimento in una relazione intensa con il corpo e in una follia: trasformare la materia dura in presenza vibrante, dotarla di un chiaroscuro vivo, imprimerle calore, movimento, passione.
Lasciando, infine, nell'osservatore, il profondo struggimento per l'immaterialità muta.
- Michelangelo Buonarroti (1475 - 1564): Tomba di Lorenzo De' Medici Duca d'Urbino, Sagrestia Nuova, Basilica di San Lorenzo, Firenze. Particolare: l'Aurora (1524/1434)
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