Tumgik
#fidanzato assente
ti-racconto-di-mee · 1 year
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Alla fine si è soli.
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LA SOLITUDINE È UNA BRUTTA BESTIA..
È se stessi vivendo la vita come un suono di sottofondo, non sarò mai una canzone. Quando mi guardo intorno le persone ridono, hanno amici con cui condividere le cose, genitori con cui parlare, lavori stabili e magari un fidanzato che tiene davvero a loro. Io cosa posso avere? Un padre attento solo a quante sigarette fumo e al cibo che metto in bocca, non sento mai un come stai reale di quelli sentiti e non forzati; una madre che fa di tutto per conquistarmi e forse credo sia la più premurosa della famiglia, ma mi ha fatto troppo male non poter avere nessuno con cui parlare quando ne avevo bisogno; un’amica che si è mostrata sempre disponibile è presente poi un fidanzato l’ha resa schiava e assente anche se so che mi vuole bene non farebbe più le cose che ha fatto all’inizio per me perché ora c’è lui che conta di più. Io mi chiedo solo cosa c’entro in questa vita? Cosa mi alzo a fare? Cosa sorrido a fare? Avrei solo voglia di smettere di fingere che le cose mi vadano tutte bene e crollare sul serio, vorrei che tutti loro sapendo che non ci sono si godessero le loro vite senza un peso enorme. Io non voglio più sentire nulla.
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acciaiochirurgico · 4 months
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ho una casa, un lavoro, un fidanzato, sta andando tutto meravigliosamente, non posso assolutamente lamentarmi di nulla e ne sono grata oltre che consapevole eppure..
mi sento sempre così stanca, assente, vuota, mi seno incapace di provare sentimenti e non riesco a capire perché.
mi sento avvolta e coccolata dall'anedonia e non so come uscirne.
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celestica-1988 · 6 months
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Rosa chinò la testa e un raggio filtrò attraverso la vetrata gotica della chiesa, disegnando un alone di luce intorno al suo profilo. Alcune persone si girarono per guardarla e si misero a parlottare, come di norma accadeva quando passava, ma Rosa sembrava non rendersi conto di nulla, era immune da vanità e qual giorno era più assente del solito, intenta a immaginare nuove bestie da ricamare sulla sua tovaglia, metà uccelli e metà mammiferi, coperte di piume irridescenti e munite di corna e artigli, così grasse e con ali così corte da sfidare le leggi della biologia e dell'aerodinamica. Di rado pensava al suo fidanzato, Esteban Trueba, non per mancanza d'amore, ma per il suo temperamento distratto e e perché due anni di separazione sono una lunga assenza. Lui stava lavorando nelle miniere del Nord.
-La casa degli spiriti, Isabel Allende
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tempestainmare · 2 years
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Come cosa
Ma cosa succede?
Ti sei inventato tutto.
Ennesima Aulin e posta del cuore STRAPIENA.
PRIMO MESSAGGIO
Cara mai lei, ho scelto una vita OLTRE e mi sta bene. Voglio però essere come te. A casa a fare il figlio di famiglia. Mamma e babbo sempre con me. Eterno 15enne.
Caro G. non faccio la figlia di famiglia. La mattina vado a lavorare, quella cosa che vi fa schifo assai, neanche a pronunciarla nel vostro Lilliput mondo. Non sarà il fisso, ma mobile GRAZIA. Chi ti dice certe cose? Non sono mai stata figlia di famiglia. Unica si, grazie il padre mi è morto. Se non vuoi procreare con un altro uomo allora nucleo familiare figli 1. Eternamente ora. No, il tempo DEVE scorrere. Accetto il passato e MAI PIU'. Si sceglie per proseguire. Io ho scelto ALTROVE, tu OLTRE. Due rette parallele che non incidenteranno mai. Le sigarette me le compro da sola. "Volevo tutto con il assente sforzo". A me?
SECONDO MESSAGGIO
Cara lei mai, io e mamma viviamo inventando la vita degli altri. Prendiamo i social, leggiamo la frase o vediamo foto e video e... INVENTIAMO TELENOVELAS.
Cara M.M., la realtà è ben lontana dai social. Come voi mi insegnate il social serve ad avere una vita fake per giustificare una oltre. La gente, a mio m-odesto parere, ti lascia parlare. Non esci, non hai amici, non hai un fidanzato, non hai un lavoro, trascorri la tua giornata al pc o al telefono. Mi spieghi come fai a sapere i FATTI della gente? Ops!
TERZO MESSAGGIO
Cara mai lei, sono la tua fedelissima sfascia vita. Ti devi fare bionda, comando io e basta.
QUARTO MESSAGGIO
Cara lei mai, ti chiediamo di insegnarci qualche copione nuovo per stare in mezzo alla gente. Una lite furibonda con una collega, un litigio disturbato con i genitori, un'amorevole conversazione al bar. Mai ci dobbiamo parlare perchè da sola devi passare per pazza.
Care lino nere, manca il destinatario. Te la farei anche la sceneggiata napoletana ma manca l'uomo.
Cari lettori, la situazione è degenerata e non vi nascondo preoccupazioni e mai perplessità. La comunicazione è la matrice movente il fatto. La cattiveria l'aggravante. Vettore è il ruolo.
Cara lei mai, non comprendiamo la lingua italiana base S+P+C tu belle e buono te ne esci con la scienza?
Cara trottolina 44, mai fare di tutta l'erba un fascio. 7 sono i nani della principessa, 1 sola la regina cattiva, 3 i porcellini e solo 3 le casette. Una sola Dorothy e un solo Mago di Oz.
L'AMORE è anche questo, ti posso chiamare per nome? pure il cognome va bene, l'importante è che tu sei tu e nessun altro.
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littlepaperengineer · 2 years
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Oggi rivelazione. Tipo che mi sono accorto di essere come nel sottosopra di stranger things, è bastato un dettaglio per tornare a vederci chiaro tutto il resto, che sembra il tutto di sempre ma è solo un surrogato.
Mi ha scritto A., una ragazza per la quale tempo fa persi la testa. Ok, ciao come stai... Va bene, mi ha fatto pure piacere. Fino al momento in cui non mi ha chiesto se non mi trovassi mai a passare dalla sua città. Cioè, io non la sento da 7 mesi, l'avevo contattata io perché ci tenevo, lei che da due anni mi rispondeva in modo freddo e disinteressato... E cosa mi chiede? Una cosa proprio fuori luogo. In amicizia proprio una cosa senza senso! Ma senza senso anche per eventuali suoi sentimenti perché se non ti sento da una vita in modo decente cosa mi chiedi a fare quando passo da lì? Ok, per me una che fa così vuole solo scopare. Due di picche.
Mi ha fatto ripensare a duemila cose. Amicizie che non sono più amicizie da un pezzo. Certo, io spesso sono assente, ma mica con chi ci tengo assai! In quei casi non è colpa mia, non c'è mio disinteresse.
Ad esempio, A., che mi ha chiesto di sposarlo in civile, anche lì mi è sembrato fuori luogo! Abbiamo passato anni a condividere le giornate insieme, poi da un momento all'altro boom, sparito, o meglio c'è ma non c'è come prima. E poi mi chiedi di sposarti?
Oppure N., amicone da sempre, presente nel mio periodo peggiore di 8 anni fa e poi sparito da tre, che quando lo sento o lo vedo mi sembra un robot. Ma che gli è preso? Oppure D., che da quando si è fidanzato è rincoglionito pure lui, sparito! O mio fratello, che non si capisce cosa gli sia preso negli ultimi mesi, che provo a dirgli una cosa sul lavoro e dice di cambiare discorso. O ancora 8 anni fa, quegli amici che mi stavano incasinando la vita? Che insieme a loro hanno portato via tutto un ambiente che frequentavo e che non ho avuto più il coraggio di visitare?
Ma altre persone, comparse e poi scomparse all'improvviso... È rimasta solo R., per fortuna. Ma mi fa malissimo questa faccenda. Mi ha fatto male quando la psicologa l'altro giorno mi ha chiesto il perché mi sentissi così sconsolato; me lo chiede perché è il suo lavoro, poi se le scrivo quando sto male non mi calcola, e mi sta abbandonando con la scusa della maternità. Non ho bisogno di una psicologa, ho bisogno dei miei cari ex amici.
Mi sento solo? È certo che mi sento solo, solissimo! Nella mia città, con quelle persone lì intorno, ma da solo! Ecco perché non mi va più di fare fotografia, di lavorare, di creare. Per chi lo faccio, per un paese pieno di spettri e fantasmi? Per me? E io chi sono? Che bisogno ne ho di scomodarmi, raccontare, parlare?
Come un acquerello, oggi ho capito qualcosa che ha dato un senso a tante macchie, segni che visti da lontano per una volta hanno preso senso. Come un acquerello, che tutto fa brodo ma che se cade una goccia d'acqua per errore si deve fare in fretta a rimuoverla, come il messaggio di oggi di A. al quale ho risposto con freddo disinteresse ma che in realtà mi avrebbe fatto piacere se non fuori luogo come è stato.
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cosastratta · 2 years
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Non lo capisco nemmeno a pieno questo stato di solitudine
Ho la costante sensazione che qualcosa mi manchi o che mi stia perdendo dei momenti, delle situazioni
Poi penso a ciò che avevo, al rapporto con il mio ultimo fidanzato, o a come in generale ho sempre vissuto, e mi trovo contraddetta perché niente mi rendeva veramente soddisfatta
La mia vita non si è mai rivelata all'altezza delle aspettative perché non mi ha mai nemmeno dato modo di crearne sul serio
A pensarci bene so cosa mi manca in giorni così
Qualcuno che mi stia accanto e mi faccia sentire bene con me stessa
Questa però è un'esigenza malsana, l'ho imparato bene ormai,e devo iniziare ad assumermi la responsabilità di rendermi felice
Di essere la mia prima sostenitrice ed amante
È così difficile per me perché per qualche motivo ho la convinzione che l'opinione di me stessa possa essere sempre invalidata dall'opinione che gli altri hanno di me
Questo mi rende distratta, assente, un turbinio di pensieri che non hanno via di fuga
Non so perché mi venga in mente il volto di alessandro
Che sia la persona che in questo momento mi sta amando nella maniera più genuina? Sicuramente mi sta facendo del bene ma dubito che le sue intenzioni siano pure
Dubito che possa essere realmente interessato a me e non a ciò che posso rappresentare per lui
Non ho ben capito cosa voglia ma credo che nemmeno lui lo sappia
La mia vita è strana e questo percorso di guarigione interiore è molto intenso
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ross-nekochan · 3 years
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Limbo
Avevo accennato della mia conversazione con la mia coinquilina “che manco da uno psicologo” (cit.) e quindi eccomi qua a scriverla per non dimenticarla.
Il discorso è cominciato parlando della terza coinquilina 2001 (assente in quel momento), la cui sorella, a quanto pare, aveva rubato cose sue per poi rivenderle perché le servivano soldi. Dalle descrizioni sembra davvero una con la testa fuori posto perché ogni tot scappa di casa e non si sa dove va ecc. Così questa coinquilina mi chiede se io sono mai scappata di casa o se ho mai fatto cose del genere, cosa ne penserebbero i miei ecc. Figurati se mia madre con la testa che ha e con l’etica con cui ha cresciuto me e mio fratello, mi avrebbe mai permesso di fare una cosa del genere. Probabilmente dopo lo sconcerto iniziale, sarebbe venuta a prendermi per le orecchie.
Da qui poi, non ricordo nemmeno più come, mi parte il solito pippone sui miei genitori: mia madre sposata troppo giovane, troppo concentrata sulla nostra educazione sacrificando praticamente la sua vita per i figli, talmente tanto assorta ad educarci bene che ne siamo usciti troppo bene. Dopo le continue critiche che ascoltavo dalla sua bocca sulle mie cugine che cambiavano fidanzato ogni tot tempo o su quell’altra che faceva questo e quello, ne sono uscita praticamente incapace di instaurare rapporti interpersonali, specie con l’altro sesso. L’ultima sparata quest’estate: la ragazza che abita dietro da me (+1 vs me) si sposa e «che le vuoi dire ha avuto solo due fidanzati nella sua vita!». La mia coinquilina concordava, anche lei è come me in questa cosa, sebbene le sue cause siano ovviamente diverse. 
Qualche giorno prima di questa conversazione, parlando di cotte presenti e passate, lei mi diceva che non ce la farebbe a stare in una situazione di stasi, di tira e molla: «questa situazione di limbo mi manderebbe in bestia... se ti interessa qualcuno e questo non si muove allora devi fare tu il primo passo. Sennò mettici una bella croce sopra e basta, dimentichi», diceva. Mi ha fatto strano. A me piace il limbo, l’incertezza. Nell’incertezza io posso creare nella mia testa tutti gli scenari possibili (proprio io che ho fantasia zero), posso rimanere in quella costante tensione del desiderare ma senza afferrare. Ripensandoci con la mia (unica) cotta delle superiori (e della vita) fu così: 4 lunghi anni di osservazione senza un nulla di fatto. E parlando con la mia amica storica quando le ho riportato queste parole ha riso dicendo: «Tu nel limbo ci sguazzi proprio, altroché» ed è realmente così.
La premessa era necessaria perché ad un certo punto siamo arrivate a parlare della mia costante... apatia? Tristezza? Depressione? E del fatto che, a volte, penso di tornarci in terapia, però penso di non averne poi così bisogno. Lei mi dice che non è così, che se sento questa cosa dovrei andare per migliorare la situazione.
Il fatto è che mi sono rotta il cazzo di capirmi. Conoscermi mi sfianca, non ce la faccio più, non ne ho voglia. Non voglio più avere alcuna consapevolezza di me. Questo semestre è stato abbastanza devastante da questo punto di vista, per non parlare del fatto che sono sempre stata di un carattere cinico e analitico. Io non penso, io viviseziono. E arrivare al punto di conoscere altri pattern della mia psiche, quale giovamento mi porterebbe? Le consapevolezze portano solo ad altre sofferenze.
Le spiego che finché non sono in pericolo di vita (come mi successe anni fa dove veramente non vedevo più la luce in fondo al tunnel) va bene così. Io sono convinta che questa tristezza me la porterò dentro sempre, è il mio nucleo centrale, fa parte di me, è una base che non può essere demolita. Lei mi fa che queste potrebbero essere solo delle mie convinzioni e che solo provando, potrò davvero sapere se ciò che penso e dico è vero o falso.
Ecco, si ritorna al discorso di prima: a me non va di sapere se è vero o falso. Io sto bene in questo limbo dettato dalle mie convinzioni.
La sofferenza fa soffrire, ma allo stesso tempo è calda e ti culla. Non ne vuoi mai completamente uscire, le dico: «È come quando sei a letto d’inverno: sai che devi uscire ma quel tepore è così piacevole che non ti va di farlo». Apprezza la metafora, dice che è interessante e poi mi fa: «Però non pensi che magari uscita fuori dal letto, potrebbe capitarti qualcosa di piacevole che può svoltarti la giornata?»
«No, è questo il punto! A me non interessa affatto! Ed è proprio questo probabilmente la depressione: io nonostante sono consapevole che potrebbe capitami qualcosa di bello, io decido convinta di rimanere a letto. Non voglio andare a vedere cosa c’è fuori! Nonostante tutto, io imperterrita decido di voler rimanere nel mio limbo, nel calore della mia sofferenza».
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Spiral L'eredita di Saw streaming completo film online italiano
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Il film horror queer "Spiral" inizia con una provocazione comprensiva: una coppia si siede tranquillamente ma appassionatamente nella loro macchina in un ristorante remoto e altrimenti deserto chiamato Angel's Drive-In. Accendono un paio di riflettori e confermano che i due amanti sono entrambi uomini. La violenza inizia presto, ma in un momento e in un luogo diversi: la coppia Malik e Aaron (Jeffrey Bowyer-Chapman e Ari Cohen) si trovano di fronte a un mattone nei secondi dopo essere entrati in un piccolo sobborgo che può o non può essere infestato Il parabrezza della sua auto è stato accolto da cultisti pseudo-cristiani.
Queste strazianti scene preparatorie sono evidenti in vista del film relativamente timido che segue: Malik, che è più vivace di Aaron, impazzisce per la preoccupazione quando la sua compagna e figliastra Kayla (Jennifer Laporte) lotta per integrarsi in una città che ovviamente non è una. Non mi sento a mio agio con "nessuno di voi", come dice un vicino sorridente e portatore di doni. Sfortunatamente, ci sono alcuni tabù in cui i creatori di "Spirale" sono troppo timidi o troppo cauti per entrare, e questo è mostrato nel modo in cui ripetutamente suggeriscono ma mostrano solo segni che lo fanno una volta Dì (o letta) la parola "frocio". “Questo film è intenzionalmente progressista ma non formale, e purtroppo la differenza tra i temi e le considerazioni dei suoi creatori è evidente.
Non sarei così entusiasta dell'uso scherzoso di un inchino decisamente pigro nel film se non fosse spruzzato su un muro interno della casa di campagna isolata (ma spaziosa) di Malik e Aaron in una scena. Questo atto di vandalismo accelera il crollo mentale di Malik, portandolo a mettere in dubbio il consiglio favorevole agli slogan che dà a Kayla: "La decisione di vivere la tua vita ad alta voce e con orgoglio è la cosa più coraggiosa al mondo".
Ecco alcuni incidenti in scatola, tra cui un paio di incontri leggermente scadenti con un vicino più anziano e suo nipote scarno (e inaspettatamente gestibile). In questa luce, il terrore di Malik sembra essere il risultato di una proiezione autodistruttiva o di un'astuta osservazione. Nessuna delle due opzioni è particolarmente gratificante considerando quanto sia difficile e sottosviluppata la vita personale di Malik. Passa la maggior parte del suo tempo a scrivere un libro su e per un oratore apparentemente sgradevole - un vecchio bianco che indossa occhiali cerchiati di corno e parla lentamente di "difesa dei valori", come il "nucleo familiare tradizionale", il "tutto" - o cose giocose Sparring con Kayla, che incautamente si innamorò del ragazzo del posto Tyler (Ty Wood) senza prima licenziare il suo fidanzato esistente (ma assente). I giorni più felici e aperti di Malik sono ancora dietro le foto dell'album che ha condiviso con Kayla, tra cui un foto di Malik con suo padre quando erano entrambi più piccoli (cioè, Aaron è nell'aria e Malik sorride) ma è difficile preoccuparsi di ciò che infastidisce Malik poiché anche lui non lo è. " problemi: cerca l'argomento della sua agiografia solo alcune scene dopo aver iniziato a scrivere.
Quanto a quella parola, Malik e Aaron la pronunciano quasi un paio di volte, ma non è esplicitamente mostrata (figuriamoci detta) fino a molto più tardi in "Spiral". A questo punto, la lotta di Malik è diventata uno scontro inevitabile con un gruppo di bigotti che probabilmente tutti conosciamo senza saperlo, dal momento che possiamo indovinare le loro motivazioni dal loro comportamento ovvio. Questo suona abbastanza vero per la vita se ci pensi in modo astratto, ma la storia di Malik non contiene molto in quanto è presentata principalmente attraverso le sue esperienze soggettive, ma a volte incrocia anche la sottotrama romantica condannata di Kayla e raramente include Aaron dopo un paio di scene. .
È difficile sapere cosa pensare o sentire quando vediamo il personaggio di Bowyer-Chapman indagare su una misteriosa nota adesiva mentre la narrazione fuori campo rielaborata ci ricorda un avvertimento che Malik ha appena ricevuto (pochi secondi fa) dal tuo vicino raccapricciante: "Non farlo dillo ... a chiunque ... "Quel lampo di umorismo inaspettatamente combattivo sembra interamente tratto da un altro film.
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doblondoro · 4 years
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Credo che tutto questo sia dovuto al fatto che Nico appare solo nel drama e poi vediamo Martino che si dispera mentre non abbiano notizie che Nico lo cerchi. Per esempio Giò è stato un fidanzato molto assente e credo i dubbi su di lui siano più che leciti (preferiva l'erba e ha avuto una relazione nel frattempo) ma abbiamo visto la sua dolcezza con Martino e quindi "santificato". La s3, quando non ci sono drammi sentimentali, Nico scompare quando Marti viene ferito.
Sicuramente Martino è sotto i riflettori in modo più chiaro, dato il suo rapporto con Sana, ma resto perplessa davanti al fatto che gli "spazi bianchi" di Niccolò debbano essere necessariamente riempiti con le ipotesi peggiori, non mi sembra ci siano motivazioni evidenti.
Io ho una mezza idea di come fosse messo Niccolò in quei giorni e sono contenta di non averlo visto 💔
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daniinreallife · 4 years
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Non-aggiornamenti
Sono libera di uscire da due giorni e, perdonerete il gioco di parole, ma non ho un momento libero. Ho passato una quarantena sommariamente positiva, se devo essere sincera. Avevo il tempo e la calma per organizzare tutte le cose che volevo fare, le nuove buone abitudini che volevo instaurare, gli allenamenti e i momenti di relax. Ora voglio mantenere quei ritmi di produttività dovendoli accostare alle uscite con gli amici e alle guide con mio padre. Io sono uno di quegli animali mitologici che ha la patente ma non ha mai guidato, quindi fondamentalmente sono una pippa. Non mi metto a guidare da sola in mezzo alla città perchè non ho un desiderio di morte ma soprattutto non voglio fare figure di merda, dato che in questa città ci conosciamo tutti. E santo Dio, è una cosa che non mi era mancata per niente. 
Ieri sera sono andata con tre miei amici a bere una birra nel locale invernale per eccellenza; nei mesi freddi la piazza in cui è situato è così piena di gente che se perdi il tuo amico puoi star certo che non lo ritroverai. Insomma, dato il clima autunnale che sta caratterizzando questi ultimi giorni, il locale è ancora aperto (d’estate chiude). Insomma, per essere nel mezzo di una pandemia c’era un assembramento degno della festa patronale di un paesino della Campania. Tante tante persone che non vedevo da gennaio, l’ultima volta che sono stata nella mia città prima di adesso. Mi ritengo una persona abbastanza socievole, molto amichevole e a cui piace il casino non eccessivo. Tuttavia, come menzionato in precedenza, l’estate scorsa ho fatto diverse conoscenze, sia in fatto di ragazzi che in frequentazioni amichevoli. La maggior parte di queste si sono rivelate superficiali, a tal punto che quando ieri ho rivisto determinate persone sono stata colpita da un senso di risentimento, un rancore perchè non eravamo riusciti a mantenere i rapporti. Sensazione insensata, dato che come loro non si erano impegnati a diventare best friends con me, anch’io avevo mostrato lo stesso menefreghismo. Però sì, l’elevato numero di conoscenti intorno a me ieri sera mi ha fatta sentire un attimo contrariata dalla vita. Non ero proprio a mio agio. 
La questione principale è che, dopo due giorni in giro per la città, non ho ancora visto Mauro. So che è impegnato con lo studio, se la memoria non mi inganna a breve dovrebbe laurearsi. Però mi dispiace lo stesso. Mi dispiace anche perchè la prima sera, l’altro ieri, avrei almeno incontrato i suoi amici se non fosse stato per il mio gruppo. La mia compagnia di amici è un argomento che merita un post a sè stante, perchè ho così tante cose da dire che scriverò 82mila parole a riguardo. Insomma, per via della asocialità dei miei amici abbiamo virato dal percorso convenzionale e anzichè andare nel famoso locale menzionato pocanzi (dove gli amici di Mauro sarebbero andati) ci siamo diretti in un altro pub che non mi va particolarmente a genio. Essendo l’unica contraria, ha vinto la maggioranza. Oggi, però, le cose sono diverse.
Oggi è venerdì e sono certa di alcune cose. Ho la consapevolezza che la maggior parte dei miei amici uscirà e vorrà divertirsi, quindi andremo cercando la movida. So anche che un mio amico ha fatto un esame stamattina, quindi vorrà bere per festeggiare. Ho la certezza che il miglior modo per festeggiare è bere in compagnia di più persone possibile, e di conseguenza si andrà nel famoso locale dove sono quasi sicura che andrà anche il gruppo di Mauro. La consapevolezza finale che ho, è che lui non rinuncia mai al beverdì. Sicuramente uscirà stasera; non so dove andrà, ma le probabilità di trovarci nello stesso posto sono alquanto alte. E’ un peccato che non possa scrivere il nome del locale, perchè è davvero carino, ma preferisco mantenere la mia privacy. A proposito, sul versante “infatuazione” non ho molte novità. Il panico e la fibrillazione che mi assalivano prima quando pensavo a lui si sono un po’ calmate, ma penso che sia perchè non lo vedo da tanto e sono così impegnata che non ho neanche il tempo di farmi venire le farfalle allo stomaco. C’è anche da dire che ogni volta che esco di casa non faccio altro che cercarlo con lo sguardo. Dettagli. 
Ho parlato con il suo migliore amico, lo chiameremo... C. Con una scusa ho risposto a una sua storia e abbiamo finito per avere una delle nostre tipiche conversazioni vaghe, in cui entrambi sappiamo cosa vogliamo dire ma non lo diciamo mai apertamente. Ho cercato di ottenere qualche indizio, qualche risposta alle mie tante domande. Sono arrivata anche a chiedergli schiettamente “ho ancora speranze o no?” Ci mancava solo che includessi il nome del suo migliore amico nella domanda. Ovviamente, non ho ricevuto risposte soddisfacenti, ma solo frasi molto ambigue e confusionarie in cui lui mi diceva “Tranquilla, se quest’estate le cose si tranquillizzano avrai un fidanzato.” Ammetto che, parafrasata e decontestualizzata, questa frase è davvero strana. La cosa brutta è che anche la frase originale collocata nel contesto a cui appartiene è una merda. Io e C ci piacciamo molto, abbiamo mentalità simili e penso che sia una persona davvero speciale. Ma sa essere davvero un bastardo. I miei tentativi di estorcere informazioni sono falliti, quindi non ho certezze su niente. C mi ha detto, in pratica, che appena sa qualcosa me lo fa sapere. Ciò che lui non ricorda è che in passato mi ha detto che lui e Mauro si dicono qualsiasi cosa, quindi se ci fosse stato qualcosa da sapere su questo fronte, lui in questo momento ne sarebbe a conoscenza. Ha solo scelto di non dirmelo. Penso che prima di dirmi cose che potrebbero risultare compromettenti o significative, lui voglia parlarne con Mauro. Infatti penso che se non è accaduto ieri, sicuramente ne discuteranno oggi o stasera. Questa cosa che sono l’oggetto di conversazione quando sono assente mi mette ansia. 
E niente, purtroppo non ho cose poetiche da dire o riflessioni profonde da pubblicare. Però oh, è il mio blog e ci scrivo quello che mi pare. I viaggi mentali assurdi scritti su tastiera arriveranno molto presto. Per ora voglio riuscire a leggere, scrivere, allenarmi, bere tanta acqua, uscire con gli amici e imparare a guidare. Lasciandomi anche un po’ di tempo per i caffè pomeridiani al bar. Sopravviverò?
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MOMENTO SOCIAL
So che ultimamente sono molto assente, purtroppo essere una 27enne iscritta all’università, con un fidanzato, una casa da sistemare e tra qualche mese anche le nozze da organizzare, è complicato. A volte non so proprio come dividermi, mettiamoci pure che la sessione estiva non è ancora finita e capirete il mio livello di stress e ansia. Ma sì, il punto è, mi piacerebbe sapere qualcosa in più di voi che mi seguite e se volete posso anche raccontarvi qualcosa di me. Dalla prossima settimana dovrei avere un pò più di tempo libero quindi riuscirò a stare sul blog più tempo rispetto a ora. 
- lamorecambialaprospettiva (-F)
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Quando non trovi le parole ma  in realtà non servono.
Il servizio fotografico per un nuovo progetto pubblicitario è appena terminato per Namjoon, il quale decide di aspettare che anche il resto del gruppo concluda con i propri scatti singoli nel cortile dell’edificio. Normalmente impiegherebbe quei minuti di buco per controllare le mail e fare un giro sui vari social media ma dal momento che anche tu sei lì, straordinariamente nello stesso luogo e continente, la sua scaletta cambia automaticamente. Siete quindi entrambi seduti su una panca in granito, lui più in alto, sulla spalliera, e tu appena accanto ai suoi piedi, che di tanto in tanto posi la testa sulla sua gamba quando il calore dei raggi del sole ti contagia con una punta di sonnolenza.  Non avete il bisogno di distrarvi con vaghe conversazioni o vuote chiacchiere per godere della reciproca compagnia; a volte vi basta semplicemente stare insieme e… nient’altro. Solo Dio sa quante ore avete trascorso così, in silenzio, a leggere dei libri nella calma solenne di un salotto o di un aereo. Entrambi ricaricate le vostre batterie così. Lasci dunque che la quiete vi culli e porti la vostra mente in posti più lontani e sereni. Ma per te pensare ad un luogo del genere è troppo difficile perché quelle sensazioni non riesce a trasmettertele uno spazio fisico quanto accuratamente riesca a fare una certa persona. Quando alzi la testa per entrare in quello stato di totale pace, il tuo sguardo incontra una visione angelica; con il volto rivolto verso il cielo e gli occhi chiusi, Namjoon risplende di un bagliore caldo e puro. La luce si fa spazio tra ogni singolo capello che gli cade sulla fronte, delinea il profilo del naso e fa scintillare il resto del gloss sulle labbra facendole apparire ancora più piene e soffici. L’ombreggiatura del trucco contrasta il riflesso del sole sugli zigomi lineari, l'undercut nel suo taglio di capelli che noti risalire dalla nuca ispida fino alla basetta, quella così vicina ad uno dei due piccoli nei gemelli che gli decorano il profilo destro come fossero impercettibili macchie d’inchiostro sulla tela liscia della sua pelle color miele in stagioni soleggiate come quelle. Ed intanto che il viaggio visivo prosegue, scendendo verso una valle fatta da vene giugulari e stessa incisura, qualcosa cambia: le guance si riempiono e colorano di rosa mentre il loro volume va a mutare la forma degli occhi, ora più sottile. Un’ adorabile fossetta fa capolino due centimetri più in là dall’angolo interno delle labbra; ed anche se sai che quella più marcata si trova sul lato sinistro, quello che ti è nascosto dalla prospettiva, è come se la vedessi comunque.  Perché, proprio come accade per i vostri momenti di totale armonia, non occorre che facciano rumore.  Perché come tu sei riuscita a percepirla sul suo viso senza vederla, lui ha sentito la tua attenzione ad occhi chiusi.  “Io… vorrei ci fosse una parola in grado di descrivere appieno quello che provo per te.” tiri fuori in un sospiro, incantata. A volte i sentimenti che nutri per lui sono così improvvisi ed intensi da lasciarti senza fiato, in un limbo di assente adorazione e gratitudine, quindi non poterli manifestare o descrivere in maniera tale da fargli giustizia ti sfibra. Stai ancora riflettendo in una serie infinita di pensieri su quanto ti accade dentro quando prende parola. “ ‘Kilig’.” dice tornando serio e facendoti l’immenso regalo di ricercare e concatenare la tua mano alla sua, costringendoti a manifestare una maggiore presenza mentale dopo il viaggio sulle rosee nuvole dell’amore. Ma per quanto ti sforzi, non riesci proprio a coglierne il significato. “È una parola in tagalog, una delle lingue principali delle Filippine” risponde ai tuoi muti dubbi portando le vostre mani vicino alle labbra per baciare il dorso della tua, accarezzandola subito dopo con il pollice.  Il fatto che non si sia ancora sbilanciato nel guardarti solitamente presagisce un certo imbarazzo da parte sua. Oppure, come in quel caso, un restio aprirsi e permetterti di andare oltre la sua comfort-zone.  Ami la rarità di quei momenti perché è proprio questa a renderli speciali.  “È l'eccitante e sublime trasporto che provi quando ti accade qualcosa di bello, come baciare qualcuno per la prima volta” rivela tentando d’improvvisarsi stoico con quella definizione degna di un dizionario. Peccato che tu percepisca la sua agitazione nella voce e nella stretta che tiene ancora vicino al viso.  Lo ascolti in religioso silenzio, un po’ perché senti sia la cosa giusta da fare ad un po’ perché il tuo respiro è bloccato nei polmoni e si rifiuta di uscire fuori. “Magari non descriverà appieno tutto quello che provo ma… è ciò che ci va più vicino.” Lo palesa mentre con sguardo nel vuoto annuisce con il capo, gesto che compie quando è davvero convinto che quanto affermato sia una verità assoluta. “Joonie…” è tutto ciò che riesci a replicare mentre ruoti il tuo corpo nella sua direzione, rimpiangendo di non esserti seduta sulla spalliera alla sua stessa altezza. “Non lo dico tanto per dire” mette in chiaro, incosciente di darti il colpo di grazia decidendo di guardarti negli occhi una volta per tutte. Una scossa che ti fa tremare le gambe. “Lo dico perché è quello che sento.” E le sue iridi brillanti sono solo una tra i milioni di conferme che hai a riguardo. “E mi dispiace se non sono il tipo di fidanzato che lo dimostra dandoti il bacio del buongiorno ogni mattina o sbandierandolo ai quattro venti con continue effusioni d’affetto.” “Non dirlo nemmeno per scherzo” lo fermi prima che possa esordire con altre stupide scuse senza senso. Abbandoni la tua posizione per sopraelevarti, mettendoti a sedere al suo fianco, spalla contro spalla. In canale visivo non viene interrotto nemmeno per un secondo, come se fosse proprio quello a mantenere viva l’intera conversazione. E forse lo è davvero. “Non hai niente di cui scusarti. Se sono innamorata di te è perché amo il modo in cui mi ami” prosegui portando la mano destra, quella libera, sulla sua guancia calda. “Dio, Namjoon, tutte le volte che parlo con te è come se facessimo l’amore! Non so neanch’io come diamine faccia a sopravvivere a tutte le nostre chiacchierate!” E capisci dalla sua espressione sorpresa di aver deragliato il dialogo verso binari pericolosi, a volte anche sconnessi. Quindi ti impegni al massimo per poter tornare sulla pista principale. “Il punto è… che amo questa testolina e tutto quello che c’è dentro, che siano idee brillanti o dubbi esistenziali.” Le mani compattano ulteriormente la morsa e durante il vostro ennesimo silenzio Namjoon avvicina la propria fronte alla tua, facendole incontrare in una tenera e profonda connessione. E ti va benissimo così, anche se non c’è nessun bacio o abbraccio. Rimanete in quella posizione per i cinque secondi più eterni che tu abbia mai sperimentato peró poi, a malincuore, sei costretta a privartene, avendo udito un applauso provenire dall’interno dell’edificio: il photoshoot era terminato. “Dovremmo rientrare” mormori sommessa sorridendo prima di interrompere il contatto ed alzarti dalla panca per dirigerti verso la porta.  Avanzate non più di tre passi prima che lui possa bloccare bruscamente i suoi piedi e tirare la tua mano all’indietro, costringendoti a voltarti di scatto nella sua direzione.  Accade in un lampo. Il tuo viso è incorniciato dai suoi grandi palmi, i corpi sono compressi l’uno contro l’altro e le lingue si muovo libere ad all’unisono in una danza che ti sta lentamente uccidendo pur facendoti sentire ogni secondo più viva.  Frenare quell’impulso è impossibile. “Kilig” ripeti contro le sue labbra da attenta studentessa quale sei. “Assolutamente” ti spalleggia orgoglioso. “PICCIONCINI, È ORA DI ANDARE!” Urla Jin facendo capolino dallo stabile seguito dal resto del gruppo, battendo le mani come se stesse davvero cercando di scacciarne uno stormo dal proprio giardino. “La gente qui ha fame, cerchiamo di darci una mossa, su, su! Voglio tutti sulle auto entro due minuti, l’ultimo che arriva paga per tutti.” Ed a quelle parole Jimin supera tutti come una cometa, sapendo di essere lui quello sempre in ritardo per qualsiasi cosa. L’intera scena vi fa scoppiare a ridere, riportandovi con i piedi per terra nella maniera meno brusca possibile. O almeno così credevi. Il rapper a quanto pare non ha la stessa fretta: infatti non si smuove di un millimetro se non per scuotere la testa e sorriderti furbo. “Ha detto due minuti, no? Saranno soldi spesi bene. Benissimo.”
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gloriabourne · 5 years
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The one with the beach
Fabrizio non era mai stato particolarmente melenso nei confronti della persona con cui stava. Non era mai stato il tipo di uomo che manda messaggi dolci o che dice al proprio partner di sentire la sua mancanza. Semplicemente non era una cosa che faceva parte di lui. Lui era più il tipo di uomo che faceva capire a qualcuno di aver sentito la sua mancanza con i fatti. Un abbraccio in più, un bacio, un sorriso... Era così che Fabrizio di solito faceva capire che aveva sentito la mancanza di qualcuno. Ma quella sera, appena un attimo prima di salire sul palco del Battiti Live, continuava a rigirarsi il telefono tra le mani con la tentazione di cedere all'impulso di scrivere a Ermal e dirgli quanto sentisse la sua mancanza. "Fab, tutto bene?" Fabrizio sollevò lo sguardo su Roberto e annuì. "Tutto bene. Perché?" "Sembri un po' assente." Fabrizio sospirò e abbassò lo sguardo. "Sto cercando di decidere se mandare un messaggio a Ermal o no." "E di preciso, che devi decidere? Se ti va di sentirlo, scrivigli" disse Roberto senza capire per quale motivo Fabrizio si stesse facendo tutti quei problemi. "È che mi manca. E vorrei dirglielo, ma allo stesso tempo mi sento un cretino a espormi così." "Sai cosa dovrebbe farti sentire un cretino? Il fatto che ti manca e non glielo vuoi dire. Manda quel messaggio, Fabrizio, per favore" disse Roberto, prima di avviarsi verso il palco su cui avrebbero suonato pochi minuti dopo. Fabrizio sospirò e digitò in fretta il testo del messaggio, inviandolo senza nemmeno rileggerlo.
So che in questi giorni sei impegnato e che non ci possiamo vedere, ma stare a Bari senza di te mi fa solo sentire di più la tua mancanza. Mi manchi, Ermal. Mi manchi da morire.
Ermal lesse il messaggio proprio mentre si avviava verso il backstage dell'evento. Sorrise prima di rimettersi il telefono in tasca senza nemmeno rispondere. Tanto da lì a poco avrebbe visto Fabrizio di persona. Si sentiva un po' in colpa per avergli raccontato un sacco di bugie negli ultimi giorni, ma era stato necessario. Lui e Fabrizio non si vedevano da parecchio tempo ed Ermal, appena aveva saputo della sua partecipazione alla data barese di Battiti Live, aveva deciso di fargli una sorpresa. Quindi si era reso irreperibile nei giorni precedenti, inventando scuse assurde a cui però Fabrizio sembrava aver creduto, con il solo scopo di presentarsi all'evento e fargli una sorpresa. La sorpresa però forse, gliel'aveva fatta Fabrizio con quel messaggio. Da quando stavano insieme, Fabrizio non era mai stato particolarmente tenero o affettuoso. O meglio, lo era con i gesti quando erano insieme ma non così tanto quando erano distanti. C'erano dei momenti in cui si permetteva di lasciarsi andare un po' di più - la sera del concerto al Forum, quando gli aveva mandato quel messaggio tenuto nelle bozze per più di un anno, ne era un esempio - ma erano molto rari. E sicuramente Ermal non si sarebbe mai aspettato un messaggio simile, soprattutto visto che per loro ormai era abitudine passare molto tempo separati. Quel messaggio, quindi, era arrivato come un fulmine a ciel sereno, anche se Ermal doveva ammettere di essere felice di sapere che Fabrizio sentisse la sua mancanza esattamente come la sentiva lui. Che era poi il motivo che l'aveva spinto a organizzare quella sorpresa. Raggiunse la parte del backstage più vicina al palco e osservò Fabrizio cantare. Aveva una carica, una grinta che Ermal gli aveva visto poche volte addosso. O forse, gliel'aveva vista ogni volta che lo aveva visto cantare ma ancora non si era abituato. Si meravigliava ogni volta. Ogni volta che lo vedeva su un palco, che lo sentiva cantare, era come se fosse la prima. Fabrizio apparteneva alla musica tanto quanto lui, ed Ermal non poteva che essere grato di aver trovato qualcuno che condivideva il suo amore per quel mondo che gli aveva dato così tanto. Certo, non era l'unica cosa che li legava. Anzi, Ermal amava ogni cosa di lui, ma non poteva fare a meno di pensare che senza la musica a fare da comune denominatore, forse non si sarebbero mai incontrati. Aspettò pazientemente che finisse di cantare, guardandolo con lo sguardo che solo un fidanzato orgoglioso poteva avere, e iniziando a sentirsi leggermente agitato. E se Fabrizio non fosse stato felice di quella sorpresa? E se, per qualche strano motivo, non avesse voluto vederlo? E se avesse considerato il suo gesto troppo invadente e si fosse sentito in gabbia? Ermal non poteva sopportarlo, non quando Fabrizio gli aveva detto più volte che lui aveva bisogno di sentirsi libero anche all'interno di una relazione, che non voleva paletti o costrizioni di alcun tipo. Ma tutti i suoi timori svanirono nel momento esatto in cui Fabrizio scese dal palco e lo vide. Il suo volto fu attraversato da un breve lampo di sorpresa, prima di dipingersi di pura gioia. "Ma che ci fai qua?" chiese Fabrizio, ancora con il fiato corto dopo aver cantato, mentre si gettava tra le braccia di Ermal. Il più giovane lo strinse a sé, incurante degli sguardi curiosi attorno a loro, e gli sussurrò all'orecchio: "Mi mancavi. Volevo farti una sorpresa." "E ci sei riuscito, cazzo! Mi hai fatto una sorpresa bellissima" disse Fabrizio scostandosi. Ermal sorrise fissandolo negli occhi, imprimendosi nella testa l'immagine di Fabrizio con quello sguardo così sereno. "Vorrei baciarti" sussurrò Fabrizio, in modo che solo Ermal potesse sentirlo. Ermal abbassò lo sguardo. Anche lui avrebbe voluto baciarlo. Avrebbe voluto semplicemente stringerlo a sé, baciarlo e poi sussurrargli che lo amava. Anche se quell'ultima cosa, sarebbe stata una novità per loro. Nessuno dei due lo aveva ancora detto all'altro ed Ermal moriva dalla voglia di dirglielo, ma il non sapere cosa Fabrizio provasse effettivamente per lui lo frenava. Allungò la mano destra davanti a sé, incitando Fabrizio a stringerla. Il più grande aggrottò la fronte senza capire il perché di quel gesto, ma strinse comunque la mano del compagno. Ermal strinse la sua mano, esattamente come aveva fatto quando si erano conosciuti e si erano stretti la mano per la prima volta, e iniziò a far scorrere il pollice sul dorso della mano di Fabrizio. Poi disse: "Ora immagina che io ti stia accarezzando il viso, stringendoti a me per un lungo, lunghissimo bacio." Fabrizio sorrise di fronte a quel tentativo di rendere più sopportabile quella situazione e rispose: "E tu immagina che io risponda al tuo bacio." "Miglior stretta di mano di sempre" mormorò Ermal facendo scivolare lentamente la sua mano da quella del compagno. Fabrizio annuì sorridendo. Poi aggiunse: "Magari fossero tutte così." Ermal gli lanciò un'occhiataccia. "Guarda che sono geloso." "Intendevo le tue strette di mano, mica quelle degli altri" scherzò Fabrizio. La verità era che gli piaceva vedere quel lato un po' geloso che Ermal tirava fuori raramente. Anzi, dire che gli piacesse era riduttivo. Lo eccitava sapere che Ermal fosse geloso di lui, che lo urtasse saperlo vicino a qualcun altro. Inizialmente si era stupito di se stesso. Lui non era il tipo che si chiudeva in una relazione, non permetteva agli altri di porgli dei limiti e non accettava la gelosia perché l'aveva sempre considerata un sentimento che esprimeva possessività, e lui non voleva essere di nessuno. Eppure, di Ermal sì. Voleva che Ermal lo considerasse suo e gli piaceva quel senso di appartenenza che provava solo con lui. "Allora, hai da fare? Altrimenti ti porto in un posto" disse a un certo punto Ermal, riscuotendolo dai suoi pensieri. Fabrizio si limitò a sorridere. Sarebbe andato in qualsiasi posto, insieme a Ermal.
  Il posto in cui Ermal aveva deciso di portare Fabrizio, non era altro che la spiaggia. Nello specifico, uno stabilimento balneare in cui andava spesso da ragazzo e che con gli anni era diventato una spiaggia libera, ma conservava ancora tutte le attrezzature. Ermal aveva recuperato un asciugamano dal bagagliaio della sua macchina e aveva trascinato Fabrizio fino in riva al mare, ridendo entusiasta come un ragazzino che sta facendo qualcosa di proibito ma che lo rende tremendamente felice. E Fabrizio si era fatto trascinare con il solo scopo di vedere Ermal così felice. Erano rare le occasioni in cui lo vedeva così. Anche quando tutto sembrava andare bene, Ermal conservava sempre quell'alone di malinconia che non gli permetteva di essere del tutto felice. Aveva sempre quella preoccupazione addosso - per sua madre, per i suoi fratelli, spesso anche per Fabrizio - che gli impediva di pensare a se stesso e godersi le cose con un po' più di spensieratezza. "Sono felice che tu mi abbia fatto questa sorpresa" disse Fabrizio mentre se ne stavano seduti sull'asciugamano ad ascoltare le onde infrangersi sulla spiaggia. Ermal appoggiò la testa sulla sua spalla sorridendo. "E io sono felice di stare qui con te. Mi sei mancato così tanto..." "Anche tu" disse Fabrizio. Poi sollevò il volto di Ermal e lo baciò lentamente, senza alcuna fretta. Sembrava che su quella spiaggia, il tempo si fosse fermato. Nessuno dei due fece caso al posto in cui si trovavano e al fatto che non fosse ancora così tardi da avere la certezza che nessuno li avrebbe disturbati, almeno fino a quando si ritrovarono sdraiati l'uno sull'altro, con i pantaloni che ormai faticavano a contenere le loro erezioni e una quantità indecente di sabbia in posti in cui proprio non avrebbe dovuto esserci. "Forse dovremo spostarci" disse Fabrizio a un certo punto, rendendosi conto che chiunque avrebbe potuto vederli e che di certo quello non era il modo migliore per far sapere a tutti che stavano insieme. "Andiamo in macchina?" propose Ermal. Fabrizio sbuffò e abbassò lo sguardo verso i suoi pantaloni, da cui era ben visibile un rigonfiamento quasi impossibile da nascondere. "Non credo di poter resistere fino alla macchina." Rimasero entrambi in silenzio per un attimo, cercando una soluzione al problema. Poi improvvisamente, Fabrizio si alzò di scatto dicendo: "Vieni con me." Prese Ermal per mano e lo trascinò verso le vecchie cabine dello stabilimento che ancora erano piazzate nella spiaggia. "Che vuoi fare? Sono chiuse a chiave" disse Ermal. Fabrizio non lo ascoltò nemmeno. Afferrò una graffetta di metallo dal portafoglio - Ermal si chiese per un attimo per quale motivo Fabrizio conservasse lì dentro una graffetta ferma-documenti - e la infilò nella serratura, muovendola al suo interno per qualche attimo fino a riuscire ad aprire la porta. "Una volta ho rubato una macchina. Non ne vado fiero, però almeno so come aprire una serratura" disse Fabrizio entrando all'interno della cabina. Ermal lo seguì chiudendosi la porta alle spalle. "Farò finta di non aver sentito." Poi si avvicinò a Fabrizio, che ancora gli dava le spalle, e gli circondò la vita con un braccio mentre gli posava le labbra sul collo. La pelle di Fabrizio era bollente e il contatto con le labbra fresche di Ermal lo fece rabbrividire. Ma i brividi non erano solo per quello. Erano anche per quella sensazione di mancanza che finalmente era stata colmata, erano per quel sospirò di sollievo che nemmeno si era reso conto di aver rilasciato appena aveva visto Ermal. "Non hai idea di quanto abbia sentito la tua mancanza" sussurrò Ermal, prima di mordicchiargli il lobo dell'orecchio. Fabrizio si spinse leggermente indietro, facendo scontrare il suo fondoschiena con il bacino di Ermal, e disse: "Diciamo che ne ho una vaga idea." Ermal si lasciò scappare una risata. Effettivamente, Fabrizio aveva ragione. Gli era mancato talmente tanto che aveva un'erezione, ormai incontenibile, dal momento in cui lo aveva visto. "Mi sei mancato anche tu, lo sai" aggiunse Fabrizio un attimo dopo, afferrando una mano di Ermal e portandosela tra le gambe. Ermal lo toccò per qualche secondo attraverso la stoffa dei jeans, poi li sbottonò velocemente e infilò la mano al loro interno, superando anche l'elastico dei boxer e iniziando a toccarlo come meritava. Fabrizio sospirò sollevato, gettando la testa all'indietro sulla spalla di Ermal, mentre il più piccolo continuava a masturbarlo e a baciargli lascivamente il collo. "Sai, stavo pensando una cosa..." sussurrò Ermal al suo orecchio. Fabrizio sospirò. "Ti sembra il momento di pensare?" Ermal lo ignorò e continuò dicendo: "Stavo pensando che è da un po' che non ti sento dentro di me. È un'altra cosa che mi manca." Senza che Ermal aggiungesse altro, Fabrizio si voltò di scatto spingendolo verso la porta chiusa della piccola cabina. Affondò la lingua nella sua bocca, mentre slacciava velocemente i jeans del compagno e glieli faceva scendere fino alle caviglie insieme ai boxer. "Deduco che l'idea ti piaccia" disse Ermal sorridendo maliziosamente, appena si staccarono per riprendere fiato. "Non immagini quanto" rispose Fabrizio, spingendo il compagno a girarsi dandogli le spalle. Si inumidì due dita con la sua stessa saliva e poi iniziò a massaggiare lentamente l'apertura del compagno, facendo scivolare al suo interno prima un dito e poi l'altro. Lo preparò meticolosamente, nonostante le continue proteste di Ermal che gli chiedeva di avere di più. "Smettila di fare i capricci" disse Fabrizio, iniziando a toccare lentamente l'erezione del compagno mentre continuava a penetrarlo con le dita. "Dai, Bizio, ti prego" piagnucolò Ermal. Sarebbe stato divertente per Fabrizio vederlo soffrire ancora un po', sentirlo ancora supplicare per avere di più, ma anche lui ormai non poteva più resistere. Ermal gli era mancato troppo e sentiva l'urgente bisogno di affondare in lui. Si abbassò i pantaloni e i boxer quanto bastava per liberare la sua erezione e poi la indirizzò tra le natiche del compagno. Ermal si piegò istintivamente in avanti, le mani appoggiate alla porta, pronto ad accogliere l'intera lunghezza del fidanzato. Fabrizio lo penetrò con calma, cercando di farlo abituare alla sua presenza ingombrante, ma Ermal si spinse indietro obbligandolo ad entrare totalmente in lui. Un sospiro di sollievo lasciò le labbra di Fabrizio nel momento in cui la sua erezione fu totalmente avvolta dal corpo del compagno. Ermal gli era mancato così tanto e in quel momento gli sembrava quasi impossibile che fosse con lui, che stessero facendo l'amore in una squallida cabina di uno stabilimento balneare dismesso. Affondò in lui senza nessuna delicatezza, con il solo scopo di godere - e di far godere Ermal - il più possibile. Quando lo sentì fremere tra le sue braccia e trattenere un gemito mentre si mordeva le labbra a sangue, si rese conto di avergli colpito la prostata e si impegnò per colpire lo stesso punto ripetutamente, fino a quando sentì Ermal gemere senza ritegno. "Eh, sì, ti sono proprio mancato" lo prese in giro Fabrizio, prima di affondare di nuovo. Ermal gemette di nuovo, mentre sentiva le forze che iniziavano ad abbandonarlo. "Cazzo, Fabri..." "Cosa? Dimmi cosa vuoi" sussurrò Fabrizio rallentando improvvisamente il ritmo delle spinte. Ermal rimase in silenzio per un attimo, poi ormai giunto al limite, disse: "Toccami." Fabrizio non se lo fece ripetere. Accelerò di nuovo le spinte e iniziò a masturbarlo seguendo lo stesso ritmo, fino a quando sentì Ermal tendersi contro di lui. "Ti amo" mormorò Ermal mentre veniva nella sua mano. Bastò quella confessione, quelle due parole che Ermal non aveva mai avuto il coraggio di dirgli, a fargli raggiungere l'orgasmo svuotandosi completamente dentro di lui. Rimasero in silenzio per qualche minuto, cercando di riprendere fiato, entrambi colpiti dalle parole di Ermal oltre che dall'orgasmo appena provato. Ermal si era accorto di averle pronunciate solo quando ormai era troppo tardi per rimangiarsele. Se le era tenute dentro per così tanto tempo, troppo spaventato dal peso e dalle conseguenze che avrebbero avuto, che a un certo punto non era più riuscito a trattenersi. Non sapeva se fosse per colpa della mancanza che aveva provato o se semplicemente fosse arrivato il momento di dirlo. Quelle parole erano uscite e basta, e ora non sapeva come comportarsi. Non aveva idea di come avrebbe reagito Fabrizio, di come si sarebbero evolute le cose tra loro. Ed era talmente spaventato da non avere nemmeno il coraggio di voltarsi verso di lui e fronteggiarlo. Fabrizio, dall'altra parte, era rimasto così sorpreso da non sapere che dire. La risposta più ovvia - che era poi l'unica che Fabrizio avrebbe voluto dargli - gli era rimasta incastrata in gola, bloccata dallo stupore che aveva provato quando aveva sentito Ermal pronunciare quelle parole. Si frequentavano da parecchio ormai, eppure Ermal non aveva mai lasciato trasparire i suoi sentimenti, al punto che per un po' Fabrizio aveva addirittura pensato di essere solo un passatempo per lui. Con il tempo, aveva capito che non era così, ma non aveva mai pensato che Ermal fosse innamorato di lui. Appoggiò la fronte tra le sue scapole, cercando di farsi coraggio, e poi finalmente riuscì a dire: "Ti amo anch'io, Ermal. Tanto." Ermal si rilassò all'istante, sentendo tutta la tensione scivolare via in un attimo. Si era preoccupato così tanto solo per poi sentirsi dire che anche Fabrizio lo amava. Sospirò sollevato e Fabrizio lo strinse a sé dicendo: "Che c'è? Avevi paura che non provassi lo stesso?" "Sarebbe stato imbarazzante, in quel caso" scherzò Ermal, anche se in realtà per un attimo aveva davvero avuto paura che Fabrizio gli dicesse di non ricambiare i suoi sentimenti. "È imbarazzante lo stesso. Ci siamo detti che ci amiamo per la prima volta in una cabina, con le mutande calate e sudati marci. Non è proprio il massimo del romanticismo" gli fece notare Fabrizio. Ermal scoppiò a ridere. In fondo, Fabrizio aveva ragione. Ma a lui andava bene così. La cabina sulla spiaggia, il caldo infernale, i pantaloni arrotolati alle caviglie... niente di tutto quello annullava il fatto che lui fosse perdutamente innamorato di Fabrizio. E soprattutto, che Fabrizio lo amasse a sua volta.
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Prompt: che ne dici di un seguito della tua fanfic sull'helix? Tipo che Niccolò alla fine "va a piagne" da Marti perché gli fa male e Martino, da bravo e amorevole fidanzato, prima lo prende in giro e poi lo consola? (no, non sono per niente ossessionata da questa cosa dei matching piercings :D)
Non è davvero niente di che, eh, ma c’ho provato :) !
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Non capita spesso che Niccolò riesca ad avvicinarsi, senza che lui se ne accorga.
A ben pensarci, l’unica volta che è successo è stato quel venerdì che ancora preferisce far finta non sia mai esistito.
Ma ci sta lavorando, per rammentarne solo gli aspetti migliori. Il tuffo al cuore quando ha sentito le mani di Nico sugli occhi, l’adrenalina a mille nel prendere quel treno verso Milano. Un gesto sconsiderato, senz’ombra di dubbio, ma proprio per questo alquanto eccitante.
E di eccitante c’era stato anche ben altro, sotto le luci rosse di quell’appartamento… o anche nella doccia, malgrado tutte le gomitate che si son dati prima di capire come starci in due… La spensieratezza di poter camminare mano nella mano col suo ragazzo, in una città dove nessuno lo conosce o lo giudica.
La felicità nel vedere gli occhi di Niccolò illuminarsi non appena entrano al Bar Luce. Sono ricordi preziosi, che non meritano di venir cancellati da ciò che è successo qualche ora più tardi.
Non sempre ci riesce, a non farsi sopraffare dall’angoscia quando ci ripensa. Succede sempre meno spesso, però. Chissà, forse un giorno potrà anche tornare in Piazza Gae Aulenti senza sentirsi svenire.È lì che vanno i suoi pensieri, quando due palmi ben conosciuti gli bloccano la visuale.
Sussulta, ha un brivido, e non riesce a rispondere al suo “Chi sono?” Rimane un po’ intontito dal “Sorpresa!” di Niccolò, che non sta più nella pelle e lo invita a voltarsi, afferrandogli il polso.
“Noti niente di diverso? Te devo dà n’indizio? Perché me sento magnanimo, oggi, e te lo darei quindi non ‘sta a fà orecchie da mercante.” Non è tanto quel poco velato riferimento, quanto il continuo istinto di Niccolò di andarsi a toccare l’orecchio destro – la lingua batte dove il dente duole, c’è poco da fare, è più forte di lui – a fargli capire che sta riferendo al piercing. La pelle è arrossata, irritata dal contatto continuo con le dita di Nico.
“Fa male, eh?”  Chiede, cercando di distrarlo. Gli prende la mano, accompagnandolo verso l’entrata. Potrebbe baciarlo, ma poi finirebbe per distarsi pure lui e farsi segnare assente alla prima ora. No, non è il caso.
“’na cifra. Ma come vedi, non sto a piagne.”  Risponde, inarcando le sopracciglia e piegando la testa da un lato. “Ancora non m’hai detto che ne pensi, però.” Si fermano giusto davanti alla IVB, fingendo di non notare Giovanni ed Elia che si sbracciano per salutarli.
Che ne pensa? Che gli sta da Dio. Che non credeva che lui e Nico avrebbero mai fatto questo genere di cose, per sentirsi più vicini e complementari, ma che non gliene frega un cazzo. Che li prendano pure per il culo. Problemi loro se non c’hanno de meglio da fà.
“Lo adoro.” Gli sussurra, accarezzandogli una guancia. Okay, magari un bacio ce potrebbe anche stà adesso…
“Ao’, ma ce la fate? Pare che state a partì per la guerra!”  Li interrompe Elia, urlandogli dietro.
Magari anche no.
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len-scrive · 5 years
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Commento in tempo reale
Tempo fa usavo commentare film interi, come fosse stato in tempo reale mentre li guardavo. Per intenderci come usano fare gli attori negli extra dei dvd solo che a me andavano via pagine e pagine, ore e ore, perché a scrivere ci si mette di più che a parlare.  
Ne uscivano infatti chilometriche assurdità che ancora oggi mi chiedo come cavolo ho fatto a produrre.
Tra le tante salvo solo questa, che voglio condividere perché più schematica e facile da seguire delle altre e perché fruibile perfino da chi non ha visto il film.
Per tutti voi che avete tempo da buttare e volete fare la conoscenza di questi due individui ecco a voi: Paranormal Activity.
    Adoro i piani ben riusciti
  Paranormal Activity è un film di Oren Peli girato però come fosse un documento vero (stile The Blair Witch Project) dai due protagonisti Micah e Katie al fine di registrare gli eventi paranormali che si verificano in casa loro.
Mi dimenticherò che questo è un film e lo commenterò proprio per il documentario che è. E, udite udite,  userò la versione italiana visto il finale decisamente più carino e il doppiaggio azzeccatissimo che mi fa morire dal ridere.
  Conosciamo meglio i nostri due amici che vivono insieme e hanno una relazione da quattro anni.
Lui, Micah Sloat, è un ragazzo dallo sguardo assente e il cervello fluttuante. È ammaliante quanto una lampadina e ha i processi cognitivi di un libro di Moccia aperto a pagina cinque. Di mestiere mi pare di aver capito che vende cose su internet mentre attende che la fidanzata si laurei per sposarla. È anche un fanatico dell’elettronica e un giorno, di comune accordo con se stesso, decide di comprare una mega telecamera professionale con l’intento di documentare i fatti strani che accadono nella villetta in cui vive.
Lei è Katie Featherston e ha due gravi macchie nella sua vita. La prima è quella di aver attirato l’attenzione di un demone che le rompe i coglioni da quando aveva otto anni. La seconda è quella di aver deciso, quattro anni prima, di iniziare una relazione con quel decerebrato del suo ragazzo.
Nel corso del documentario vedrete che tutto ciò che di più brutto può capitare a Katie le capita proprio a causa del suo fidanzato e delle sue trovate geniali.
  Trovata geniale numero 1.
La telecamera. Sempre accesa anche quando non serve.
Ché a noi di vedervi mangiare e suonare la chitarra non ce ne frega un cazzo.
  San Diego, 18 Settembre 2006. Vedrete come ad un pirla bastano ventuno giorni per far incazzare un demone.
Katie torna a casa, parcheggia, e subito si ritrova puntata in faccia una telecamera. Il geniale cameraman è il suo ragazzo Micah, che ha speso metà del suo guadagno giornaliero per acquistare tale aggeggio fenomenale.
C’è da dire che vista la macchina di lei, vista la villetta con piscina e vista la quantità di apparecchi sofisticati che si ritrovano in casa, la nostra non sembra una famigliola che se la passa male.
Dev’essere questo che infastidisce il demone.
Katie stessa non spicca per intelligenza, al pari del suo ragazzo, infatti lo guarda e gli chiede “Cos’è quella? È quello che penso?”
E a meno che lei non pensi che sia un frullatore a doppia velocità che Micah si porta in giro su una spalla guardandoci dentro, direi che sì, quella è una telecamera e sì, probabilmente il tuo ragazzo te la sparerà in faccia per le prossime settimane ventiquattr’ore su ventiquattro.
Lui dice “Penso che sarà interessante riprendere qualsiasi fenomeno paranormale che ci sia o non ci sia” e qui già si intuisce il grado di deficienza di quest’uomo. Chissà quali sono i fenomeni paranormali che non ci sono, saranno quelli nel suo cervello.
La telecamera è accesa da appena mezz’ora e già i due sparano cazzate come fossero mitragliatrici.
Lui sostiene che se lascia sempre accesa la telecamera riuscirà a riprendere qualunque cosa quando succederà e potrà lasciarla come documento ai posteri, in più se entrambi sapranno con cosa hanno a che fare potranno farvi fronte senza problemi.
Certo, io mi chiedo in che mondo vive quest’uomo che pensa di poter combattere contro un’entità paranormale; la sua baldanza dovrebbe far preoccupare la sua ragazza. Lei invece si limita a dire “Sì, così potremo riguardare i filmati e ricordare il passato”.
Eh certo, c’è chi fa i filmini delle vacanze e chi riprende il demone domestico.
La serata trascorre tra cena e prove varie per saggiare le capacità del nuovo acquisto di Micah. Lui chiede addirittura a Katie se ha un modo per “farlo succedere” dimostrando fin da subito di non avere rispetto per questa entità e di non averne per la sua ragazza che penso non abbia nessuna voglia di vederla apparire.
Finché non è ora di prepararsi per andare a dormire.
L’idea è quella di piazzare la telecamera, accesa per tutta la notte, su un treppiede e puntarla verso il loro letto, come nella miglior tradizione dei film porno casalinghi, in questo caso nella speranza di cogliere il simpatico inquilino di casa con le mani nel sacco.
Ma Micah ‘sta cazzo di telecamera se la porta avanti e indietro tra bagno e camera da letto nella speranza di convincere la sua ragazza a battezzarla con un bel filmatino di loro due che si accoppiano, mentre lei è restia alla cosa primo perché al demone potrebbero salire colazione e pranzo nel vederli e secondo perché la telecamera ha scopi più elevati.
Come ‘st’aggeggio viene posato si possono spegnere tutte le luci e andare a letto.
  Prima notte – 18 Settembre 2006
I protagonisti dormono tranquilli nonostante lei, prima di addormentarsi, abbia proclamato “Mi sta guardando” che io, al posto di Micah, mi sarei alzata e avrei optato per stare sveglia tutta la notte in piedi in cortile cantando “Diavolo in me”.
E va beh, durante la notte passi ovattati in sottofondo e niente di più.
Al mattino la bella sorpresa del demone per i due giovani è un mazzo di chiavi buttato per terra.
E anche qui, non sto a commentare l’idiozia del demone che fra tutti i dispetti che può fare loro si limita a spostare delle chiavi… Ma santo cielo voi due dovreste già cagarvi sotto, perché lo sapete che le chiavi erano sul mobile, ne avete la certezza.
E poi non guardate la registrazione della notte passata, no, tanto cosa riprendete a fare? Non domandatevi se non sia il caso, forse, di prendere provvedimenti seri.
Quello che veramente disturba è che per fare il film non ci si può limitare a riprendere di notte, quindi durante il giorno i due deficienti si esibiscono in dialoghi da organismi unicellulari e prodezze in piscina.
Questo per intrattenerci prima dell’arrivo del sensitivo, unico bel personaggio del film che dimostra anche di avere delle facoltà mentali, oltre che paranormali.
Micah, per non tradire la sua natura imbecille, non apprezza granché l’arrivo di questo esperto nel paranormale (normalmente darei ragione al ragazzo, ma nel loro caso direi che un aiutino farebbe comodo) così ci scherza su e se ne burla chiedendo se è normale che un sensitivo arrivi in ritardo (perché dovrebbe sapere prima se c’è traffico) e se sarà così gentile da dirgli qualche cavallo vincente.
Il tizio arriva e grazie alla sua presenza finalmente scopriamo cos’è che turba la vita di Katie e adesso, per sfiga comune, anche quella di Micah.
All’inizio pare che il dottor Fredrichs bene si inserisca nel contesto di fesseria generale, perché chiede se per caso i fenomeni riscontrati dai due non siano dovuti a scricchiolii della casa o a tubature che fanno rumore. Poi, riflettendoci, capisco che l’esperto ha solo dedotto che tra Katie e Micah non c’è materia cerebrale sufficiente a comporre una frase e da qui la necessità di accertarsi se per caso non lo stiano prendendo per il culo.
Quando Katie racconta del suo vissuto, però, il dottore (dottore in cosa, poi, vorrei capirlo) cambia subito umore e afferma che con un demone non vuole avere nulla a che fare perché “mi mette molto a disagio trattare coi demoni”.
Eh, guarda, che strano.
Quest’entità è di una simpatia unica; in pratica ha cominciato ad infastidire Katie a otto anni, poi le ha incendiato casa, perché si vede che non gli piaceva più andare a trovarla dove viveva, poi l’ha lasciata perdere per un po’; è tornata da lei a tredici anni e poi di nuovo sempre a intervalli regolari.
Secondo me la motivazione per cui da qualche tempo ha ricominciato ad infastidire è perché Katie ha deciso di fidanzarsi con quel robo lì.
L’esperto viene portato in tour per la casa e gli viene mostrata la telecamera. Ispirata la sua domanda “Quindi andate a dormire con la luce accesa e la telecamera in funzione…lo fate spesso?”
Chissà cosa intendeva chiedere veramente.
Micah continua a domandare come far succedere il fenomeno e bisognerebbe dirgli, ridirgli, spiegargli e fargli un disegnino per convincerlo che non è che succede, l’entità è già lì con loro, anche adesso, li ascolta pure mentre dicono cazzate, Micah poi è campione mondiale nel settore.
Non c’è verso di infilargli in quella testa bacata che giocare con queste cose è pericoloso, infatti il dottore lo insulta nemmeno troppo velatamente quando il giovane afferma di voler comprare una tavola Ouija.
Gli dice “Non usare la tavola perché se gli chiedi di comunicare lui troverà un varco per entrare e lo farà, non comprare la tavola perché quello che vuole il demone è Katie, quindi che glielo chiedi a fare cosa vuole? Non comprare la tavola Ouija...mi hai capito bene?”
“Sì, sì, la seguo” risponde Micah.
“Speriamo.”
Ma il dottore ha poco da sperare.
“Andrà tutto bene” dice poi prima di andarsene, ma l’unico aiuto che dà è scrivere ai due il numero di telefono di un suo amico demonologo, poi fugge veloce da casa loro lasciando dietro sé non solo due pirla e un demone, ma anche una buona dose di sfiga colossale.
Il numero del demonologo i due ce l’hanno, ma forse si azzardano a chiamarlo? Ovviamente no, perché lei è spaventata ma ha anche un ragazzo tonto che le dice di non chiamare assolutamente il tizio. E tra la sua paura e il ragazzo tonto lei chi ascolterà?
“Se peggiora…se peggiora lo chiamo” afferma lei. Chissà cosa vuole dire, per lei, trovarsi in una situazione peggiore.
Ma scusa, deficiente, con tutto il bene che puoi volere al tuo ragazzo e con tutta la buona volontà che puoi mettere nel prendere le decisioni insieme a lui perché siete una coppia…ma cazzo, sei tu che hai l’ombra che ti si appoggia sul letto la notte e che ti sussurra “Katie” nell’orecchio. Questo nel mio caso batterebbe tutto l’amore per chiunque, decido IO cosa devo fare e QUANDO farlo. Eccheccazzo.
Ma Micah vince contro il demone di nuovo e siamo solo alla terza notte.
  Terza notte – 20 Settembre 2006
Il demone, come si può notare, si sveglia sempre verso le due di notte e comincia a rompere. Stavolta apre e chiude una porta e fa un po’ di rumore, del resto dovrà pure vendicarsi delle cazzate che sente durante tutta la giornata.
Il giorno successivo finalmente i due guardano il filmato, ma ancora non si cagano addosso a sufficienza e, evidentemente, la situazione non è ancora “peggiorata”, perché Katie non chiama nessuno.
Però notiamo che lei ha davvero delle gravi disfunzioni perché il filmato della porta che si apre e si chiude da sola non le suscita granché, ma la vista di un ragnetto la fa urlare come una gallina e mi immagino quanto il demone sia infastidito dalla cosa.
Poco dopo Micah si sente di prendere la telecamera in mano e prodursi in cazzate.
  Trovata geniale numero 2.
Insultiamo il demone, dai.
  “Sei ancora qua?” chiede Micah riprendendo la porta e la maniglia della porta. “Mi vuoi dire cosa significava? Che parte del tuo grande piano consiste nel muovere la porta? Oppure fai solo delle cose a cazzo?”
Risposta del demone.
“No, Micah, io non ho un piano preciso, sto solo facendo i cazzi miei perché io posso mentre tu no, sostanzialmente. E non è che devo fare una cosa in particolare per essere un demone, posso fare anche cose a cazzo, perché io posso e tu no. Questa è casa tua, ma io posso fare tutto ciò che voglio…e tu no. Mi avrai capito?”
Ma Micah non è solo spavaldo come Don Chisciotte, è anche tardo come un trattore e prima di andare a letto ci rende partecipi delle sue scoperte affermando “O è un fantasma o è un demone”.
Pensa, non l’avevamo mica capito; però è un demone, caro, te l’ha detto anche il dottore.
“Noi seguiamo le prove e io farò le mie ricerche e scoprirò di che si tratta.”
È un demone, porca troia!
E poi che ricerche devi fare che già non ti trovi il cervello?
La fidanzata gli rispiega tutto da capo.
“Da quello che dici dev’essere proprio un demone” conclude lui.
Complimenti per la sagacia e per il numero di ricerche che hai dovuto fare.
Ma non è finita.
Katie ribadisce che questa cosa non è umana e quindi non è un fantasma e Micah “Allora forse hai ragione il che è un male perché i demoni sono potenti”.
Sento il demone che tira un sospiro di sollievo e dice “Cazzo, ci ha messo i suoi due o tre mesi ma forse adesso gli è tutto chiaro”.
“I demoni ti perseguitano per anni e a volte trovano dei metodi anche molto intelligenti per spaventarti.”
Eh, certo, il problema è quando si ha a che fare con chi l’intelligenza non ce l’ha manco in prestito un paio di volte all’anno...
A questo punto uno si rassicura sul fatto che Micah abbia capito che è il caso di non scherzare troppo sulla faccenda.
Ma no.
“È un fenomeno molto raro, è una figata averlo ripreso.”
Il demone spara un’imprecazione poco signorile e si organizza per rovinare ad entrambi l’ennesima nottata.
Il decerebrato controlla che l’allarme sia inserito affermando “qualunque cosa entri non ci sfuggirà” e probabilmente si riferisce ai cani randagi e ai ladri di telecamere nel quartiere, perché il demone invece sarà alle spalle che gli chiede “ma che cazzo lo metti a fare l’allarme se sono qui?”
E perfino la sua ragazza fa notare che il demone può fare e disfare a suo piacimento, ma Micah risponde “E tu che ne sai?” facendoci crollare per sempre la speranza che si possa uscire da questa situazione illesi.
  Quinta notte – 22 Settembre 2006
Stavolta il demone si alza un po’ più tardi, verso le tre; prima provoca gli incubi a Katie e poi muove i mobili al piano di sotto.
Questi due sono svegli nel cuore della notte dopo essersi presi un colpo sentendo i rumori e Micah chiede “È tutto quello che sai fare?”
Ma lo vedi che devi essere privato degli organi fonatori? Lo vedi che stai chiamando la morte a gran voce?
Come si fa ad essere così coglioni?
Dalla registrazione di questa fortunata notte viene fuori anche un bel ringhio del demone che Micah fa ascoltare a Katie e quando gli viene chiesto che cos’è lui che fa ricerche, che sfida il demone, che ci pensa lui perché è casa sua risponde “L’ho ascoltato per ben sei volte e non ci capisco niente, (pensa che novità) non è una lingua che riconosco, (che può essere una qualsiasi) non è un camion… io penso che sia questa cosa che vuole comunicare (ma dai! Tu dici?)”
Tutto questo per ritornare a rompere con la tavola Ouija sulla quale ormai si è fissato. Katie gli ripete per l’ennesima volta di non comprarla, ma dovrebbe riconoscere ormai lo sguardo vacuo del suo fidanzato di quando dice “va bene” ma non ha capito un cazzo.
Infatti prima di andare a dormire (che è sempre un bel momento per far incazzare il demone) il giovane riprende la trovata geniale degli insulti.
“Il tuo demone non vale niente, non vali niente! Sei solo un incapace!��� per un attimo pensavo gli dicesse “sei solo chiacchiere e distintivo”, ma si vede che Micah non conosce la citazione.
  Tredicesima notte – 30 Settembre 2006
Infatti alle tre e un quarto il demone riappare più incazzato che mai. Stavolta provoca un bel casino di sotto mettendosi anche a ringhiare e facendoli spaventare di brutto entrambi.
Era ora.
Visto che insultarlo non è stata una bella idea?
Tornano a letto terrorizzati.
Eh, certo, mi sembra logico.
Ma cazzo, io non riuscirei mai a rimettermi a letto, al buio, dopo una cosa del genere. Io mi dispererei, per cominciare, e poi non spegnerei più una luce in casa, per quello che può servire.
Ma Katie già convive con quella disgrazia del suo fidanzato, effettivamente il demone è un problema secondario.
“Io spero che quel tipo, quella cosa o quello che è ci faccia vedere un po’ d’azione” esclama Micah il mattino dopo.
O quest’uomo ha la memoria a breve termine sputtanata o davvero ha coraggio inutile che gli esce dal naso.
Ma chissà se per loro la situazione ha subito il famoso peggioramento…
  Trovata geniale numero 3.
Il microfono nel quale il demone dice ciò che più ti aggrada.
  Micah registra la stanza vuota alla quale fa domande a caso.
A parte “C’è qualcuno qui?” che vince il premio come Miglior Domanda Posta Ad Un Demone Infestatore, e “Qual è il tuo colore preferito?” una delle tante è “Vuoi comunicare con una tavola Ouija?”
Nel riascoltare la registrazione Micah nota che il demone (assolutamente zitto tutto il tempo) ringhia alla domanda fatidica.
Così, convincendosi che un ringhio sta per sì e due per no, all’unanimità con se stesso, Micah può finalmente acquistare ‘sta benedetta tavola.
Che poi 1) se la tavola è pericolosa come ha detto l’esperto è logico che il demone voglia fartela prendere, pirla. 2) magari due ringhi stavano per “no, coglione, non mi facilitare così il lavoro che già sono avanti sulla tabella di marcia per portarvi alla morte dolorosa e tu mi fai risparmiare pure tempo…”
  Quindicesima notte – 2 Ottobre 2006
Stavolta il demone pensa bene di servirsi di Katie per fare i suoi comodi. La fa alzare in piena notte e la fa stare in piedi a guardare quel capolavoro del suo ragazzo per ore. Poi la fa camminare fino al piano di sotto finché Micah non si sveglia e la va a recuperare in giardino seduta sul dondolo. Lei non è presente, sembra non capire nulla di quello che succede, non ascolta il ragazzo quando le chiede di tornare a letto e chiede di essere lasciata in pace.
Tutto ciò sempre a telecamera accesa perché Micah, qualunque cosa faccia, se la porta sempre dietro, anche se sono le quattro del mattino e lui è mezzo rincoglionito dal sonno.
In più il demone da dentro fa casino e la cosa è sempre ripresa dalla telecamera. Katie torna in sé come se niente fosse e si rimettono a letto.
Anche qui…ovvio.
Alla quattro del mattino trovo la mia ragazza fuori di sé sul dondolo in giardino al freddo. La chiamo e mi dice di andarmene. Dalla stanza si sente un rumore, corro di sopra e c’è la tele accesa, la mia ragazza rientra e mi dice “Che fai? Torna a letto” come niente fosse... E io torno a letto! Non vado a chiamare un esorcista, no.
Il giorno dopo Micah mostra il filmato a Katie e lei si limita a dire “Oddio!”
Ma dai!
Ma se proprio non vuoi andare a pensare ad un demone (che ormai pare palese) almeno vai a farti una TAC, almeno preoccupati per il tuo cervello, no?
No.
La situazione non è peggiorata ancora, evidentemente.
“Ci vuole solo terrorizzare, ci spaventa tutti e due” conclude Micah.
Peccato non ci sia un applauso scrosciante sotto queste affermazioni di livello superiore.
“Non farti influenzare, non facciamoci influenzare.”
Ma bello mio, quella di stanotte cos’era secondo te?
Io direi una bella possessione demoniaca e se proprio non ti pare logica questa conclusione, perché fai fatica da sveglio figuriamoci mezzo addormentato, almeno ammetti che la tua fidanzata proprio a posto non è.
Preoccupati un po’!
Sii dotato di cervello per due secondi!
“Far venire qualcun altro, un esorcista o chi ti pare magari peggiora le cose.”
Eh certo, perché le cose non sono già peggiorate. Come abbiamo visto finora, i peggioramenti in questa casa chissà quali saranno.
  Trovata geniale numero 4.
La tavola Ouija che dura il tempo di un vaffanculo.
  Esclamando “Ecco fatto stronzetto” Micah piazza davanti alla telecamera la tavola Ouija appena presa. Così, mescolando ben due trovate geniali insieme, gli insulti e la tavola, dà il via all’ennesimo esperimento che la sua mente eccelsa ha partorito per risolvere la situazione.
La telecamera è posizionata, la tavoletta pure, ma come Katie la vede si incazza e lo ricopre d’improperi. Finisce che entrambi escono di casa lasciando il demone libero di mostrare a tutti noi cosa ne pensa della tavola Ouija.
Se avesse potuto farci i bisogni sopra l’avrebbe fatto sicuramente, in realtà si limita a darle fuoco (è un demone della specie piromane) e a lasciarci un messaggio sopra che poi starà a Micah decifrare.
Il demone è carino perché crede in Micah e nelle sue capacità anche se finora non ha avuto nessun buon motivo per farlo.
Che poi, quando lo scemo mostra la tavola alla telecamera, sfido chiunque a capirci qualcosa nelle macchie lasciate sopra dal demone, Micah tirerà ad indovinare e ci azzeccherà nell’unica botta di culo della sua vita.
Tra l’altro sa benissimo che Katie è incazzatissima per questa idea che ha attuato eppure le continua a chiedere “Aiutami a capire cosa ci ha scritto sopra” che io gliela spaccherei in testa dal nervoso quella cazzo di tavoletta.
Lei infatti lo butta fuori dalla camera insultandolo e lui “Mi sa che è incazzata, non è un buon segno”.
È davvero il più grosso tonto mai partorito.
La risoluzione di tutti i loro problemi, pensate a quanta idiozia risiede in questa casa (povero demone), è fare un giuramento di fronte alla telecamera in cui Micah afferma che da quel momento in poi tutte le decisioni saranno prese da Katie.
Eh sì.
Uno…ormai siete nella merda fino al collo, l’unica soluzione per te, Katie, era abbattere il tuo ragazzo molto tempo fa. Due…il giuramento sarà disatteso giusto fra qualche ora.
Pace fatta. E proprio prima di addormentarsi lui chiede “Vuoi sapere cos’è successo alla tavola Ouija?”
Ma sì, prima di dormire, che già le nostre notti sono così serene, tu raccontami cose macabre che, fra l’altro, non sono manco inventate ma stanno succedendo davvero, grazie. Così dormo meglio.
Lui è un pesce lesso e lei è spacciata.
La scena più bella viene subito dopo dove vediamo Micah alle prese con la risoluzione del messaggio cifrato lasciato dal demone.
Cioè…ti riprendi mentre stai lì a guardare la tavola cercando di ricordarti l’alfabeto? Ma quanto scemo sei?
E hai pure una faccia impegnata da antologia, come se volessi farci credere che stai davvero riflettendo su qualcosa.
Beh, Katie gli dà retta, perché l’amore offusca la capacità d’intendere e di volere, così lo raggiunge e lo ascolta pure mentre lui, tutto fiero di sé, prima afferma di essersi dedicato alla comprensione del messaggio per quanto? Sei, sette ore? Poi ci delude per l’ennesima volta con la frase “Non sono riuscito a capire esattamente”.
Guarda, non avevamo dubbi, ormai abbiamo imparato a conoscerti.
In pratica il messaggio significa, a scelta: Edina, Diane, Nadine senza due “N” (che vai a capire che nome è Nadinne e dove l’ha mai sentito Micah) e tutte le svariate combinazioni con queste lettere che sono poche.
Sul suo quaderno poi si leggono, insieme ad altre venti lettere diverse (per cui il demone potrebbe aver detto qualsiasi cosa), anche un “goodbye Di-anne” che fa sbellicare dalle risate. Il “goodbye” da parte del demone gli piacerebbe, mentre il “Di-anne” con quel trattino in mezzo chissà cosa rappresenta per Micah. Mah…
Che poi il fesso ha guardato il filmato per risalire a queste lettere e, dico io, non puoi usare l’ordine con cui il demone le ha indicate, se l’hai seguito? Il demone la tua lingua la sa, sei tu che non sai né la tua né la sua.
E dopo queste preziose scoperte (del resto l’aveva detto Micah che avrebbe svolto delle ricerche) le cazzate non sono finite, eh?
Katie lo guarda con compassione, perché un po’ si sarà accorta che lui ha problemi gravi, però continua a fidarsi invece di chiamare uno bravo. Anche uno psicologo, basta che sia bravo.
“Ci sono molte possibilità, potrei anche sbagliarmi, non so” continua lui.
Ma no, dai, non ti buttare giù così. Tra i dieci probabili nomi, il “goodbye Di-anne” e le lettere a caso secondo me sei vicino ad una soluzione.
Quella che preferisci, tanto qualunque cosa va bene.
Sconsolata Katie si confida con un’amica e quando questa, giustamente, fa notare che bisognerebbe fare qualcosa, lui risponde “Tranquilla, ho un piano”.
Ricordatevi queste parole perché sono tra le ultime cazzate che sparerà questo ragazzo.
“Qual è il tuo piano?”
“Ho un piano.”
E anche qui, io credo che Micah non sappia cosa sia in realtà un piano.
Perché sentite il piano.
  Trovata geniale numero 5.
Il borotalco per sapere se c’è il demone in camera.
  Cioè… Micah vuole cospargere i dintorni della camera con del borotalco.
Ma perché?
Solo per vedere le impronte della bestiola lasciate sulla polvere bianca, no?
E quindi?
Se lo sai che c’è il demone a cosa potrà mai servire?
E lei pure che gli dice “Puoi fare l’esperimento, ma se non funziona chiamo il demonologo”.
Ma non funziona come?
Non funziona nel senso che le impronte non ci sono?
Allora significa che non c’è il demone? Oppure significa che il demone non deve per forza camminare, magari vola in quanto entità inconsistente.
O intendi che non funziona perché non risolve niente?
E bella mia, che cavolo deve risolvere questa cazzata inutile?
Davvero, io fatico a capire. E non sono manco fidanzata con Micah.
Sta di fatto che la sera stessa, dentro la camera e nei corridoi fuori, viene fatta una gettata di borotalco che nemmeno nelle pubblicità dei pannolini.
Lui “Dobbiamo capire con cosa abbiamo a che fare prima, poi possiamo scatenarci”. Io non commento nemmeno più queste frasi perché ormai si è capito il motivo per cui il demone si accanisce su queste due creature.
Sereni e appagati per la vana opera compiuta i fidanzatini si ritirano sotto alle lenzuola, non prima che Micah abbia detto le preghiere della sera.
“Nessuno può entrare in casa mia, fare lo stronzo con la mia ragazza e passarla liscia.”
Mi pare che qui l’unico che sta facendo lo stronzo con la tua ragazza sei tu, la stai conducendo per mano alla distruzione.
“Questa è casa mia e tu sei la mia ragazza, risolverò questo cazzo di problema.”
Strano che Micah non senta il demone fargli un pernacchione, perché io l’ho sentito. Le convinzioni di quest’uomo sono uno spettacolo di cabaret.
  Diciassettesima notte – 4 Ottobre 2006
Il demone non vuole deludere le grandi aspettative di questo genio dai piani così ben studiati e verso le tre e un quarto, con comodo, si presenta e fa un po’ di rumore.
Come i due si svegliano trovano una bella impronta a tre dita sul borotalco e hanno pure l’ardire di sorprendersi e spaventarsi.
Che imbecilli.
Micah fa notare che c’è un’impronta che entra ma nessuna che esce; infatti è probabile che sia l’ennesima presa per il culo che il demone ha deciso di giocarvi. Lui fa ciò che vuole e come vuole, se non avesse voluto farsi vedere non avrebbe camminato sulla polvere.
Ma Micah immagino si senta un grande stratega; afferra la telecamera e deambula per casa seguendo le tracce.
Vuole scoprire da dove arrivano le zampate e così si avventura nel corridoio con Katie alle sue spalle che lo avverte “Potrebbe essere una trappola”.
Ma quale cazzo di trappola deve tendervi ‘sta creatura? Fate tutto già da soli, non c’è nemmeno gusto a sfidarvi perché vi mettete nella merda senza aspettare l’aiuto di nessuno.
Micah arriva fino allo sgabuzzino (eh beh, i demoni dove devono vivere?) e lì trova il passaggio verso il solaio aperto.
Katie si sente di chiedere “Dimmi che l’hai aperto tu” al fidanzato, ma risulta palese anche ad uno gnu che il demone l’ha lasciato così perché vuole che salgano nel sottotetto.
Katie “Non ci vai lì, non ci vai Micah, non ci devi andare lassù.”
Stranamente Micah comprende e dice “No no, non vado lì su.”
Oh, bravo, vedi che quando vuoi…?
“Devo solo…voglio dare un’occhiata.”
Niente, è senza speranza, non sa nemmeno parlare correttamente la sua lingua perché se si dice “no non vado” poi non si può continuare con “vado solo a dare un’occhiata”.
Comunque fa sporgere il suo testino dalla porticina del solaio e sarebbe bello se il film finisse con il demone che decapita questo uomo triste e lo libera dalla sua voglia di dare alla luce piani discutibili. Invece ammetto che l’idea del demone è meglio della mia, perché fa trovare loro una foto di Katie da piccola tutta bruciacchiata, probabilmente unica cosa salvata dal famoso incendio della loro prima casa. Salvata dal demone, fra l’altro, che gentile.
Katie afferma “Questa foto non dovrebbe essere qui.”
Eh, appunto, non dovrebbe esserci la foto e non dovrebbe esserci manco il demone, però c’è sia l’una che l’altro e chissà se adesso la situazione ti pare un pochino peggiorata?
Il giorno dopo non è che lei chiama il demonologo e basta, no. Prima chiede a Micah.
E lui non vuole!
Guarda le riprese delle zampette del demone per terra, ha passato la notte in bianco tra rumori e belle sorprese in soffitta ma “Ho tutto sotto controllo, sto facendo progressi” afferma lui e a questo punto lo spettatore non vede proprio l’ora di assistere alla loro brutta fine, soprattutto quella di lui. Lo spettatore lo desidera dal profondo del cuore.
“Non hai il controllo di niente, il demone ce l’ha e se pensi il contrario sei un povero idiota” Katie dice la prima cosa sensata allo scoccare dell’ora di film. Il fatto è che lui è idiota in ogni caso e tu pure che lo ascolti.
Il loro dialogo la dice tutta.
“Può essere ovunque, sentirà anche quello che ci stiamo dicendo.”
Katie ci tiene a dire banalità.
“Ehi, e tu che cazzo ne sai?” chiede Micah che, poverino, abbiamo appurato quanto faccia fatica a fare collegamenti e sillogismi.
“Non hai assolutamente alcun potere.”
“Ma questo non è vero e lo sai bene.”
Oh, guarda come lo sa bene lei che hai il potere. Si capisce da tutte le soluzioni che hai trovato al problema e da tutte quelle che hanno funzionato tra queste.
Via, chiamiamo il demonologo, Micah, hai già giocato tutte le tue carte, hai chiuso.
Katie chiama e scopre che il demonologo è partito.
“Ah, meno male” sospira Micah ed è strano che non venga raggiunto dal cordless in mezzo alla fronte, perché gli sarebbe stato bene.
Allora lei richiama il dottor Fredrichs perché non sa cosa fare e questi promette di raggiungerli l’indomani.
Katie però ormai ha realizzato che la situazione è peggiorata e così afferma “Se sopravviviamo fino a domani”. Alla buon’ora, ce l’abbiamo fatta almeno a stabilire che siete nella merda.
Ci siete soprattutto da quando ha preso in mano la faccenda Micah, cioè dall’inizio del film.
  Diciottesima notte – 5 Ottobre 2006
Alle quattro il demone accende la luce, perché non è che può camminare sempre al buio, e si fa una passeggiata, poi chiude la porta sbattendola per svegliare i due fessi all’improvviso.
Micah con la sua solita sicurezza e la sua acuta perspicacia esclama “C’è qualcosa là fuori” ma noi lo sapevamo già da una quindicina di notti fa, solo che non si può pretendere che lui abbia già stabilito delle cose, sta ancora facendo delle ricerche e degli esperimenti.
Non solo, lui ha anche capacità comunicative degne di un pesce degli abissi ed esce dalla stanza pronto ad esporre al demone una serie di domande una più ispirata dell’altra.
“Chi c’è? (per cominciare, sia mai che il demone si decida a dirgli, dopo venti giorni, chi è, cosa sta portando, dove sta andando... Un fiorino!) Ti stai divertendo? (e qui non c’è bisogno di risposta, a me sembra proprio un divertimento incredibile sentirti dire cazzate tutto il giorno e vederti farle per tutta la notte) Fatti vedere! (che non è proprio una grande idea, visto che già vi sta facendo cagare sotto pur essendo invisibile) Che problema hai?” (e qui mi rotolo dalle risate ogni santa volta perché non si può, dai, non si può. Ma il problema è tutto tuo Micah, e di quella povera ragazza che ti sta dietro; il demone i problemi li crea, non li ha).
A voglia lei a dirgli “Andiamo, andiamo via!” a piangere e a disperarsi, quel fesso non capisce niente di niente.
“Ci sta spaventando” asserisce.
Sì, direi di sì, non c’è bisogno di ribadirlo. Se è a noi che stai dando questa informazione ti assicuro che ci crediamo che siete spaventati, anche se da quello che combinate poi di giorno non si direbbe proprio.
Il demone continua ad aprire e chiudere porte, a camminare a far scricchiolare mobili e loro si rifugiano nel letto uno accanto all’altro.
Le loro reazioni a questa cosa mi lasciano sempre basita.
Il giorno dopo il demone decide di farsi sentire anche nelle ore diurne, perché effettivamente limitarsi alla notte pare uno spreco, con ‘sti due scemi, così dà un cazzotto ad una foto di loro due appesa in corridoio spaccandone il vetro e poi la graffia. Micah si offende pure chiedendo ad alta voce come mai sia graffiata solo la sua faccia e non quella della fidanzata.
Ti elargisco due consigli. Il primo è di mostrare un po’ di galanteria e non rimarcare il fatto che il demone se la sia presa con la tua foto e non con quella di Katie come fosse una brutta cosa. Il secondo è di farti due domande sul perché il demone sia incazzato con te. Micah, non ti può proprio vedere, non ti sopporta più. Eh sì che i demoni hanno pazienza da vendere essendo immortali.
Ma tu spaccheresti le palle anche a Jack Harkness, al Dottore, a Connor MacLeod e a tutti i vampiri del creato. Troverebbero tutti che la tua vita è fin troppo lunga.
“Tutte cazzate” esclama infatti lui e, va beh, che dire ancora sulle sue facoltà mentali?
“Ti era già successo di giorno?” le chiede.
“Sta peggiorando” risponde lei.
Ah, vedete, mi ero sbagliata. Quando Katie ha chiamato il demonologo non era ancora del tutto peggiorata la situazione.
E comunque quel “sta peggiorando” induce a pensare che il processo di peggioramento sia ancora in atto, non è mica concluso, c’è tempo.
Nella scena dopo il dottore si ripresenta a casa loro ed è stupendo il fatto che lui, l’espertone in paranormale, dica loro “No no, io me ne vado, non posso aiutarvi”.
E se ne va!
Li molla lì come due stronzi dimostrando di essere l’unica creatura pensante in questo guazzabuglio di deficienti. Infatti il demone avrà apprezzato la sua genuina paura che è poi la sensazione che dovrebbe suscitare in tutti la serie di avvenimenti successi a questi due qui.
“Ce ne occupiamo da soli” conclude Micah mentre il dottore zompetta lontano e viene tanto da ridere a sentire quest’ennesima cazzata.
Poi non andate via di casa, no. Posso capire che non serva a niente perché il demone vi segue, ma non pare una reazione così tanto sensata? Non pare nemmeno sensato smettere di riprendere e di dire cazzate?
No, perché siete votati alla morte.
Finalmente lei dimostra umanità mettendosi a piangere e lui la consola “Andrà meglio stanotte”.
Eh certo.
  Diciannovesima notte – 6 Ottobre 2006
Il demone si esibisce in tutto il suo repertorio, giusto per smentire la cazzata di Micah e così alle tre i due si svegliano e ricominciano la solita tiritera.
Che poi comunque fino a quell’ora di solito dormono sereni e beati, quindi vorrei capire dove sta il problema. Un essere umano normale non chiuderebbe più occhio dal terrore, ma questi finché il demone non rompe le balle russano come maiali.
“Mi faccio venire un’idea, faccio un po’ di ricerche devono esserci altre soluzioni.”
Micah apre la giornata successiva con questa bella puttanata che se ne sentiva la mancanza.
  Trovata geniale numero 6 (ma è la trovata costante del film).
Le ricerche di Micah.
  Sembra che le ricerche di Micah siano stronzate e che non portino a niente, che non abbiano fondamento e nemmeno criterio.
Infatti è così.
L’unica ricerca che gli riesce bene e che parte da uno dei nomi della tavola Ouija, Diane (tra i tanti si è sentito di scegliere quello, chissà perché, forse era meglio di Di-anne, se ne sarà accorto perfino lui), è anche l’unica che sancisce la definitiva perdita di ogni speranza.
Micah, bravo, in questo sei stato un campione.
Il problema è che questa cosa la capisce solo lo spettatore, perché anche di fronte all’inevitabile i due non sono atterriti più di tanto.
In pratica viene fuori che una certa Diane, in un’epoca addietro, ha subito le stesse cose che sta passando Katie e ha finito col morire.
Katie non pare cogliere la sottile allusione in tutto questo.
Il fatto che il nome te l’abbia lasciato scritto il demone sulla tavola non ti può far pensare che voglia fare con te la stessa cosa che ha fatto con Di-anne?
È passato da lei a te giusto per trovarsi qualcosa da fare, ma non è che può andare avanti per sempre così, eh? Quindi adesso ti farà fuori in qualche modo e poi si troverà qualcun’altra.
Ma non spaventarti più di tanto che la situazione STA peggiorando.
In tutto questo l’ultima decisione di Micah è “Non faremo assolutamente niente e se ne andrà da solo” certezza che lui ha tratto non si sa bene da quale ricerca fatta in precedenza.
La tensione sale, già che fino ad ora erano rimasti belli tranquilli, e ad un’ulteriore sollecitazione di Micah a provare non so bene quale nuova sua idea Katie sbotta e ne nasce una bella litigata. Le recriminazioni sono alla base di quasi tutta la discussione perché lui accusa lei di avergli portato in casa quella roba e le dà la colpa di queste ultime due settimane di sciagure.
Che poi a me sembrava lui si stesse divertendo…
Katie invece vorrebbe studiare (sceglie momenti meravigliosi per farlo, devo dire) così parte con gli insulti e poi incazzata sale al piano superiore con lui che le urla dietro “Divertiti col tuo amico lì su!”
Peccato che poi lui salga a consolarla cinque secondi dopo portandosi sempre dietro la telecamera.
  Ventesima notte – 7 Ottobre 2006
E qui si ride.
Sono le quattro e mezza quando la solita ombra passa sulla porta, poi afferra Katie per i piedi e la trascina per il corridoio.
Micah le corre dietro, ma la cosa dura poco, anche perché non c’è la telecamera dietro a riprenderli: grazie al cielo in questo caso lui ha pensato bene di lasciarla dov’era.
Pochi secondi dopo riesce a strapparla dalle grinfie del demone e la riporta in camera.
Pensavate forse che sarebbero scappati fuori da casa in preda al terrore?
No, invece, si rifugiano in camera (luogo più volte dimostratosi sicuro) e si rannicchiano uno accanto all’altra a piangere e urlare.
A posto. La situazione è ufficialmente peggiorata, infatti Katie il mattino dopo, con la telecamera sempre sparata in faccia (che ormai da documentare vorrei capire cosa c’è) chiede a gran voce di lasciare casa.
Micah si trova stranamente d’accordo, ma fino ad un certo punto perché dice “Me ne andrei, se prima trovo un albergo”.
Sì, è vero, chiedi anche al demone di scegliere quale stanza preferisce perché se non gli piace va a finire che dà fuoco a tutto come al solito.
Comunque si decidono a partire, non prima di aver ripreso il morso che il demone ha lasciato sulla schiena di Katie.
Quando finalmente è tutto pronto per andare Micah trova Katie seduta contro il muro a maciullarsi una mano stringendo un crocifisso.
La banalità della cosa mi travolge come un’onda, ma Micah salva subito tutta la situazione facendo una cosa che di banale non ha nulla.
Brucia il crocifisso nel caminetto.
No…ma sei cretino forte.
Certo avrai pensato: se non ha funzionato niente di appropriato fino ad ora, sarà meglio fare una cazzata incredibile sul finale per vedere che succede. Però il tuo amore per la vita è scandalosamente scarso. Contro un demone l’unica cosa appena appena ragionevole che viene in mente a tutti, perfino agli atei, è quella di schermarsi con un crocifisso…tu lo bruci?
E adesso ti metterai ad ascoltare le canzoni di Marilyn Manson?
Katie è andata del tutto, è sonnacchiosa, assente e dice cose borbottando. Lo capirebbe chiunque che c’è qualcosa che non va, soprattutto sentendola affermare “É meglio se restiamo, non voglio più andare via, sento che stanotte andrà meglio”.
Micah, non ti pare il caso di trascinarla a forza fuori di casa, scappare a gambe levate o piantarle il crocifisso ormai bruciacchiato nel cuore?
No, lui pare un po’ sorpreso dalle richieste della fidanzata, ma accetta.
“Non so che sta succedendo ma è una pazzia” afferma, ed è sensato che la pensi così e rimanga lo stesso a casa a trascorrere un’altra notte?
No, ma è probabile che non capendo cosa succede, come peraltro ha affermato più volte nel corso del film, Micah si senta più tranquillo a fare una cosa molto stupida piuttosto che una un filino più intelligente, almeno rimane in character.
  Ventunesima (e grazie al cielo ultima) notte – 8 Ottobre 2006
Anche i più grandi piani vengono sventati e considerando che qui di piani non se n’è vista l’ombra…
Come Micah abbia il coraggio di dormire vicino a quella donna lo sa solo lui. Sta di fatto che all’una e ventisette, un po’ prima del solito ché stanotte ha tante cose da fare, il demone si impossessa di Katie, la fa alzare e la lascia lì a guardare il fidanzato per quelle tre quattro ore. Chissà che ci trova di divertente il demone in questa attività inutile.
Alle tre e un quarto si stufa pure lui, però, e manda Katie fuori dalla stanza.
In tutto questo Micah dorme sempre come uno stronzo, infatti per farlo svegliare il demone fa urlare Katie dal piano di sotto. Lui si precipita giù e tra le urla di entrambi intuiamo che il poveraccio ha fatto la fine del coglione che scherza coi demoni.
Dei passi annunciano il ritorno in camera di Katie che ci delizia l’esistenza scaraventandoci il cadavere di Micah sulla telecamera per poi fissare l’obiettivo con sguardo indemoniato.
Il tutto si chiude così, e mi dispiace pensare alla povera Katie, sopravvissuta più di vent’anni col demone che invece ha sopportato solo una ventina di giorni il suo fidanzato Micah prima di stufarsi e farli fuori tutti e due.
I finali di questo film sono tre, ma ho preferito questo su tutti perché c’era il cadavere di Micah scagliato con forza contro la telecamera, a dimostrazione di quale fosse il vero oggetto del fastidio provato dal demone per tutto il tempo.
Gli altri due finali vedono comunque sempre la morte di Micah, perciò si capisce che il personaggio ha infastidito perfino gli sceneggiatori stessi.
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