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#sinceramente una delle cose più belle di lui
sara-smind · 9 months
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Quando tuo padre è rimasto un ragazzino fan di un fumetto dalle scuole medie:
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t-hofattodaombrello · 26 days
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28 Aprile
Di Michele mi piace che la prima votla che ci siamo visti non ha smesso un secondo di guardarmi mentre camminavo verso di lui.. Io invece ho fatto fintissima di non essere interessata ma ho subito pensato "cavolo, ma allora è vero, è davvero bello"..
Di Michele mi piace che per lui giocare alla switch nella macchina è stata una perfetta prima uscita (e anche per me)..
Di Michele mi piace che quando mi bacia chiude gli occhi.
Che passiamo ore in macchina a fissarci senza per forza doverci dire qualcosa. Che mi accarezza le manine e le mette sulle sue per vedere quanto sono piccole in confronto. Che mi dice cose belle e a volte ci credo pure. Che mi offre da mangiare le cose che prende per lui, sempre. Di Michele mi piace il suo sorriso, perché è triste ma affascinante allo stesso tempo. E quel suo labbro inferiore lo morderei ogni 2 per 3. Di Michele mi piace che mi aspetta e mi rispetta. Che mi scrive i buongiorno e le buonenotti, ma anche tutti i buon appetito. Che mi pensa, anche mentre lavora. Che mi scrive spesso e lo sento sempre accanto.
Forse mi sono innamorata, forse è già troppo tardi. Forse mi sono buttata dall'aereo senza assicurarmi di avere il paracadute e ora nessuno mi salverà. E ho un po' paura, attendo lo schianto, il cuore infranto.
4 Maggio 24 (continuo la lista)
Di Michele mi piace che quando siamo in macchine diverse, si assicura che parta da quel posto in sicurezza e solo dopo va via anche lui..
Mi piace che mi chiede come sto, e me lo chiede sinceramente. Che come me è un coccolone.
Che mi parla delle sue passioni e me ne parla con così tanto amore che diventano un po' anche le mie.
Che quando siamo fuori è educato con tutti.. E che quando siamo soli a volte ho la fortuna di sentirlo ansimare.
7 Maggio (continuo la lista, dopo aver dormito per la prima volta con te)
Che quando sei al lavoro mi dice sempre che gli manco..
Che sorride dicendomi che sono la sua vampiretta e non si vergogna dei miei 200 succhiotti che gli faccio solo quando sono super eccitata..
Che vuole sempre le coccole, che mi chiede se ho bisogno di qualcosa quando vai al super..
Che la notte intreccia le sue gambe con le mie e se sto anche solo 5cm più lontano si avvicina..
Che se non vengo prima di lui ci pensa dopo (e che dopo!)
Che anche se ha gli occhietti stanchi mi dedica sempre del tempo..
Che mi lascia la sua felpa la notte anche se sta gelando..
Che mi ha baciata mille volte prima che andassi al lavoro e ci salutassimo..
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volumesilenzioso · 2 years
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c’è un tipetto con cui parlo occasionalmente, condividiamo con l’altro le nostre canzoni preferite ecc
oggi ci siamo messi a parlare e mi ha chiesto come stavo, dicendo che era preoccupato per me perché capisce sempre come sto, il bello è che non mi sento in dovere di rispondere che sto bene, ma posso essere sincera senza dargli mille spiegazioni sul perché stia male, perché non serve spiegarlo, lui lo capisce e basta.
voglio più persone così accanto, a dire il vero spero di uscire presto con lui perché per vari impegni (suoi e miei) non siamo ancora riusciti a vederci, eppure è letteralmente una delle poche persone che rientrano nella categoria di quelli che considero amici.
gli voglio bene, poi non vorrei sembrare pazza perché mi affeziono a persone che neanche ho mai visto, ma sinceramente non faccio caso a queste cose, se una persona mi trasmette cose positive attraverso uno schermo, chissà quante altre belle cose mi trasmetterà quando riusciremo finalmente a vederci.
secondo me c’è qualcosa di magico in questo tipo di rapporti
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starinthedarkxx · 2 years
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Molecola
'Lo sai tu come si mette il profumo sui polsi?' 'I polsi non si strofinano, sennò si rompono le molecole' 'Ma hai capito quanto sono piccole le molecole?' 'Tu sei una molecola'. Quanto mi hai ricordato mio padre quando mi hai detto questa cosa, lui mi chiamava 'mollichina', ora la parola molecola per la mia testa è tua, è nostra. Un giorno probabilmente per noia mi hai conttata, totalmente a caso, probabilmente neanche ti aspettavi ti rispondessi visto la situazione passata con il tuo amico. Io destabilizzata dalla situazione neanche volevo darti confidenza, e poi... poi mi sono ricordata del sogno che feci qualche mesetto fa, io e te, il tuo amico e la fidanzata, e ho detto 'perchè no chiara?'. Perchè no è effettivamente la domanda che continuo a farmi tutt'oggi. Perchè non provarci? Semplice, non voglio soffrire. Già sento che inspiegabilmente io e te siamo legati in qualche modo, e ho una paura che mi parte dallo stomaco, fa il giro di tutto il corpo e arriva al cuore. Improvvisamente mi hai contattata e dopo cinque giorni abbiamo passato sei ore insieme, sei ore di quelle belle, quelle intense, quelle in cui senti l'intesa con quella persona e senti che probabilmente sei fottuta letteralmente. Sei ore in cui ti apri, ti perdi tra le parole, parli del tuo futuro, un po' del tuo passato, della tua vita, sei ore che all'improvviso si fermano nel momento in cui per venti minuti i nostri visi si ritrovano a due centimetri l'uno dall'altro, entrambi ci guardiamo le labbra e scherziamo tra di noi. Sei ore nelle quali ti guardavo e pensavo : ‘sei tu, lo so’ . Ho dei frame continui di quella situazione, di tutta la sera, e in questi tre giorni sono l'unico modo per addormentarmi serenamente.
Quando lasciai il mio fidanzato, la paura più grande era che senza di lui mai avrei più ricevuto affetto come me ne dava lui.
Mia madre quando ero piccola mi disse 'Tu elemosini affetto chiara', questa frase me sarà per sempre nella mente. E' una cosa bruttina da dire, ma io me la ricorderò per sempre, e ci pensavo anche nel momento in cui mentre ci baciavamo sentivo di voler fermare quell'istante e basta perchè dopo tanto tempo mi sentivo di voler sprofondare in quel posto.
Le mie emozioni sono troppo amplificate, è sempre stato così, sento le cose il doppio di quelle che sono probabilmente, e non so se sia peggio questo o elemosinare affetto sinceramente..
Mi ricordo scene di quella sera e penso che magari quello era solo un modo per portarmi più facilmente a letto, per 'addescarmi' meglio, per farmi cadere tra le tue braccia e farmi diventare il tuo burattino. Di indole io penso sempre male delle persone, vedo buio anche con il sole, ma sotto sotto spero sempre, sempre di sbagliarmi, questa è una di quelle volte.
Quanto ci costa essere noi? A me costa tanto, ma con te giuro che è stato tutto fin troppo naturale, liscio.
Mi perdo tra i pensieri. Penso che magari effettivamente potremmo farla insieme la lampada con la bottiglia di vetro di un alcolico, meglio se riusciamo a scolarcelo insieme. Penso che magari potresti un giorno cucinare per me, anche se penso che mi faresti mangiare almeno mille calorie in un pasto, ma sarebbe cucinato da te e ne sarei felice. Penso tanto, e penso anche al motivo per cui io stia pensando così tanto. Penso che probabilmente, quando mio padre mi ha lasciata, se n'è andato di casa, mi ha inevitabilmente incarcerata in questa carcere di dipendenza di affetto.
Chissà, comunque, magari.
Chissà.
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dhufflebee · 2 years
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non fregherà a nessuno, però qui sotto ci sta un rant/sfogo a tema calcio (e as roma) che ho bisogno di comunicare a delle persone vere, perché a forza di ripetermelo ad alta voce in auto mentre vado al lavoro mi sto tirando scema da sola
L'ovvio punto di partenza è che la roma in questo periodo sta giocando male a tratti molto male, e raramente fa delle belle partite pure quando non perde. Mourinho si ostina a usare degli schemi orribili (352 anyone?) e a cambiare continuamente schema in corso d'opera o di partita, come col sassuolo domenica, e io mi chiedo: ma perché? Possibile che a febbraio, coi giocatori che sono questi qua e non cambiano più, la roma non abbia ancora trovato/scelto uno schema che funzioni da fare più o meno sempre?? Per dire, pure allegri col suo bruttissimo cortomuso ci gioca(va) tutte le partite e i giocatori della juve lo sanno fare pure da sonnambuli, perché a noi sta cosa non viene? che razza di ostacoli potrà mai avere il CT a scegliere uno schema e insistere finché non esce perfetto? (tra l'altro mi viene già da piangere per lo schema vomitevole che sono sicura metteremo in campo contro il verona)
Secondo punto e forse quello più importante: secondo me ci sono dei giganteschi problemi a livello comunicativo da parte di mourinho, in tutte le "direzioni". E' dall'inizio dell'anno che mou dice un sacco di cose che non mi piacciono per nulla – e non parlo dei santi che volano nello spogliatoio, anzi quelli ben vengano, ma dei troppi giudizi negativi su squadra e giocatori offerti a ogni microfono vagante. Francamente conto sulle dita di una mano le volte in cui mourinho ha lodato esplicitamente il gruppo squadra o dei giocatori specifici post-partita (e lo fa poco quando si vince, figuriamoci se il risultato è diverso). Mi fa ridere tirare sempre in mezzo allegri, però lui è uno che quando lo intervistano si spertica in lodi per tutti i suoi giocatori, pure quando gli fanno perdere le partite e anche se a sentirlo viene da chiedersi se si fuma roba pesante – io sono sicura che a porte chiuse li corca di mazzate, ma verso il mondo esterno lui giustamente non fa mai più di qualche critica generale, e pure autoriferita quando serve.
Stando a sentire mourinho, invece, sembra che mai nessun risultato deludente sia colpa sua, neanche parzialmente; al contrario, ne ha dette e continua a dirne di tutti i colori sui giocatori della roma, abbinandoci scelte di rosa francamente al limite dell'incomprensibile (borja mayoral cacciato in quel modo? shomurodov che non gioca mai?). Hai voglia dire ai giocatori che devono tirare fuori le palle se poi si gira e dice al mondo che sono delle pippe del cazz0. Non tutti i giocatori reagiscono allo stesso modo, soprattutto quelli che sono giovani e non (ancora? mai?) grandi campioni, ma mourinho non sembra aver capito che non tutti i calciatori/uomini si motivano con lo stesso approccio, ed è grave. Altrimenti non mi spiego sinceramente le involuzioni qualitative di certi nostri giocatori bravi: un po' sarà pure stanchezza e calo di concentrazione, ma di sicuro non è solo un problema di "mentalità" e "palle" dei singoli invocate con tanta veemenza, visto che sono le stesse persone dell'anno scorso e dell'inizio di questo campionato (veretout gol in doppia cifra, mancini incredibile, ecc) e che invece si stanno spegnendo o stanno impazzendo – senza contare che ok i giocatori devono metterci del loro, ma se non è in grado di stimolarla l'allenatore la mentalità vincente, chi lo fa? E non mi sembra proprio che a mourinho la cosa stia riuscendo, anzi.
Sta situazione mi scoccia tantissimo perché temo che a giugno tanti verranno cacciati o vorranno andarsene, e il prossimo anno ci si ritroverà senza dubbio punto e a capo con la squadra scollata e senza aver preso i campioni (?) che si aspetta mourinho. Stanno già iniziando ad arrivare notizie, concrete o meno, di interesse per i nostri giocatori (cristante, il sopracitato veretout) e di sicuro qualcuno verrà venduto per fare cassa... ma a quanto poi? Con la qualità latitante di questo periodo i giocatori si svalutano (e già prevedo che xhaka ci prenderà per il culo tutta l'estate per poi non venire, perché onestamente se la situazione continua così non ci sono grandi attrattive per i giocatori da fuori), quando con l'approccio giusto – mentale ma che deriva anche dallo sprone da parte dello staff – i nostri giocatori sono capaci di spaccare, e si è visto.
Ultimo punto che racchiude tutto: invece di inserire nello staff (solamente) un ex arbitro che spieghi regolamento e decisioni, perché la roma non investe in un mental coach/psicologo dello sport? Quello sì che servirebbe, e pure tanto... Nessuno sembra essersi chiesto perché pellegrini domenica non ha tirato quella punizione da posizione super favorevole come aveva sempre fatto in precedenza, ma il motivo non è tanto arduo da ipotizzare, e non è lo stop di un mese per infortunio (o perlomeno non solo quello, visto che non è la prima volta che è in difficoltà né è il primo giocatore a cui capita). Ma purtroppo questo è un grande problema del calcio professionistico in generale, non solo della roma, che sembra avere un'avversione per il supporto psicologico a sportivi – persone – che ne avrebbero grande bisogno.
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girasoledivetro · 3 years
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La testa fa male e mi sei venuto in mente oggi.
Tu sei il ricordo che persiste nella mia mente e nel mio cuore per ciò che mi hai fatto provare,la leggerezza mista all'emozione ma anche perché resti il mio più grande dolore e no,non tanto per come è andata o per ciò che provavo ma per come mi sono comportata.
Non ti odio ma provo ancora rabbia verso di te. Provo rabbia per tutte quelle frasi che hai detto,colme di speranze guardandomi dritta negli occhi con i tuoi,con scaglie di marroni diversi mescolati come una tavolozza di colori mentre un artista sta dipingendo. Ricordo un frammento nello specifico *abbasso la musica per non coprilo*. Mi avevi chiesto di vederci dopo avermi lasciato nuovamente ed io non potevo certo dirti di no,quindi sono arrivata colma di speranze e mi sono seduta di fronte a te fingendomi incazzata e tu sei passato da quel tuo sguardo freddo ad un sorriso ed hai cambiato tono. Mi hanno costretto a sedermi su di te, nell'angolo di quel bar che ormai era nostro,quasi ti mettessi ad urlare quando ti dissi che non volevo alzarmi dalla mia sedia. Sei stato buffo ma lo volevo,volevo farti sudare appena prima di ricadere dentro te. Ricordo il tuo modo di accarezzarmi lentamente la schiena,il fissarmi occhi negli occhi mentre parlavi e ti fermavi con le labbra socchiuse e la lingua che premeva leggermente sul palato sorridendo. Mi hai chiesto se potevi fare una cazzata ed io che già sapevo ti ho risposto che se non lo avessi fatto tu lo avrei fatto io e così mi hai baciata.
L'altro ricordo così lucido che ho di te è stato quella mattina,sono arrivata a passo svelto ed il cuore già a pezzi.
Ti ho guardato qualche secondo,maglione a righe,jeans neri,le tue tipiche Vans nere dai lacci colori oliva,cappello nero che lasciava uscire i ricci e sigaretta in bocca.
La prima sigaretta che ti ho visto fumare davanti ai miei occhi.
Li,in quella strada che porta alla stazione,ho conosciuto la disperazione,il coraggio che mi ha spinto ad urlare on mezzo a gente che non conoscevo che non poteva finire così.
Quella mattina parlavi piano e probabilmente ti stavi divertendo anche se dicevi che non stavi bene e che ti dispiaceva. La mia disperazione era la tua linfa.
Mentre io sfioravo le tue mani ed accarezzavo le cicatrici violacee tu scavavi dentro di me il vuoto.
Ti ho baciato in continuazione per fermare il fiume di parole che uscivano dalle tue labbra e che mi si appiccicavano addosso tagliandomi.
Sono scappata di fronte al tuo muro di ghiaccio che aveva lanciato una scheggia nel mio cuore,lasciandoti il mio telefono in tasca e ritrovandolo nelle sue mani con quel messaggio nelle note,aperte.
Non ti odio,sono solo arrabbiata. Sono arrabbiata per il dolore che mi hai inflitto,per le paura che hai seminato e di cui ora altri raccolgono i frutti ma sono arrabbiata anche con me per come mi sono comportata. Vorrei chiederti scusa per il male che inconsapevolmente ti ho arrecato.
Sarai sempre importante perché mi hai insegnato a vivere fregandosene delle persone,anche se sono consapevole che nemmeno ti ricorderai di me e probabilmente non ti cerco proprio perché so che mi brucerei ancora,non perché ti amo ma perché le nostre parti stupide coincidono e so che nemmeno tu puoi dire il contrario. Vorrei solo poterti riabbracciare ma devo abituarmi ai rimpianti direi.
Tu mi hai insegnato cosa era l'amore,hai alzato tutti i miei standard,non hai superato le linee,ci hai scarabocchiato sopra. Sei un artista e spero tu sia felice. Ricorda,tu sei bianco.
Lei è colori. Lei è urti i colori messi insieme.
Lei ha rimesso insieme con tanta pazienza,infinita ogni frammento di me. Non ho parole per descrivere perché descrivere ciò che mi rende felice mi fa paura.
Io vedo ciò che fa,non sempre ma ci provo e tante volte basterebbero cose molto più semplici.
Io la amo,sinceramente anche se il mio cuore ha paura,si ancora,dopo due anni ha paura.
Ho paura perché troppe volte mi hanno detto miliardi di frasi belle,colme di significato e speranza ma leggi su come è andata a finire.
Mi dispiace amore mio se sono sbagliata. Mi dispiace se mi arrabbio,se scoppio e distruggo. Mi dispiace se non sono più forte,se non parlo più come prima,quando ancora tu non mi conoscevi. Mi dispiace se ora riesci a dire solo le cose brutte che penso mentre quelle belle le tengo dentro e so che mi dici tante parole belle,davvero belle ma mi spaventano.
Ti ho scritto questo per farti capire il perché veramente non mi fido,perché non credo più alle parole.
Scusa se mi arrabbio ma quando qualcuno ti bacia le cicatrici e poi è la ragione per cui incidi la parola "delusione" addosso non è facile e forse non lo hai notato ma c'è davvero.
Non è facile per me non cadere ogni volta che sto male e con cadere intendo proprio allungare la mano nel cassetto e cominciare a tagliare fino a che le mani non diventano rosse ed il sangue non brucia.
Non è facile resistere quando il sangue ti chiama e lo senti pulsare ma per te ci sto provando,provando davvero.
Per te sto cercando di migliorare,giorno dopo giorno e lo so che sono un mostro comunque perché il dolore non fortifica a volte ma distrugge e basta.
Sei splendida e spesso non te lo dico. Non ti dico che hai dentro agli occhi raggi di sole che probabilmente non sai di avere. Amo il tuo viso e quelle che tu definisci imperfezioni ed amo vederti fare le cose perché hai una leggerezza incantevole. Mi diverto a vederti camminare con quella camminata buffa da scaricatrice di proto ma che sceglierei giorno dopo giorno.
Probabilmente pensi che non ti ami davvero e che questo sia solo un modo per giustificarmi ma non sai che ho cercato di incastrare le cose per partire sabato sera ma purtroppo non sono riuscita ma ho convinto i miei a farmi dormire fuori,se vorrai. Vorrei chiederti di sposarmi,organizzare tante cose perché si,sei tu la persona giusta ma purtroppo non riuscirò a farlo perciò sappi che avrei voluto portarti al mare,portarti a cena fuori in un bel ristorante e passeggiare fino all'hotel oppure ordinare la cena in camera e poi fare un bel bagno nella vasca per rilassarci,portarti sul balcone a guardare il cielo e le stelle abbracciate per poi inginocchiarmi e porti la famosa domanda. Purtroppo il mio fallimento con la patente mi incatena qui e so che falliró ancora ma sappi che voglio riuscire a portarti giù prima o poi,andare a Roma,farti stare con la tua famiglia per farti capire che davvero mi importa vederti stare bene.
Non riesco ad esprimere bene ciò che provo e tutto ciò che provo ma spero tu riesca a leggere tra le righe.
Ho paura,tanta paura. Ho paura che tu faccia come Lui che lui possa diventare più importante,o che tu mi nasconda ciò che lo riguarda e che ciò venga fuori all'improvviso.
Non sono il tipo di persona che ti sa chiedere ciò di cui ha bisogno in questi casi ma tu sei casa quindi spero davvero tu possa capire ed amarmi comunque.
Mi hai insegnato ad amare ma ti prego,non distruggermi tu.
Scusa se sto male e ti faccio male,non lo faccio apposta, sto cercando di migliorare,ti prego credimi.
Ti amo,follemente ed irrazionalmente tanto.
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gloriabourne · 3 years
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Quelle tutte cuoricino per C. fingono oer far vedere a E. quanto sono belle e brave a farsi piacere la sua nuova fidanzata. La maggior parte non la sopporta a C. me ne sono accorta con il tempo, ma è così. Quelle poche sono solo lecchine fanatiche di E, poi ci sarà una minima parte a cui piace davvero, ma quelle sono sobrie non tutte i love you. Invece io dico che anche lei si mette in mostra, perché se ad esempio io sono allo stadio con E. e la prima cosa che faccio -
- la prima cosa che faccio è sparami un selfie con lui e taggarlo sul suo profilo con millemila followers quello è mettersi in mostra, e fa tante cose analoghe quella li, quindi è ovvio che si parli di più di lei, se non la mette lui appare lei. Comunque siamo persone pensanti e vediamo la differenza tra 2 persone, infatti io dico sempre che Silvia era un'altra cosa, seria, molto, ma molto più adatta ad E, e non era frivola e non faceva tante cretinate, lo dico perché è così, non siamo cechi.
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No.
E basterebbe questa come risposta, ma mi rendo conto che forse è il caso di argomentare.
No prima di tutto riferito al fatto del mettersi in mostra. Io vado fuori di testa quando leggo questi ragionamenti perché penso che per ragionare così si debba davvero essere staccati dalla realtà.
Quindi, secondo la tua idea, se Chiara posta una foto con Ermal lo fa per mettersi in mostra, visto che lui ovviamente in quanto personaggio pubblico ha molti follower. Io vorrei commentare questa cosa con un video per farti vedere la mia faccia allucinata, perché sono sinceramente perplessa.
Ora sta a vedere che una non può più postare una foto con il proprio ragazzo perché se lo fa si sta solo mettendo in mostra. Non sia mai che una lo fa perché come la maggior parte delle persone ha piacere di condividere una foto con il proprio fidanzato.
Io sono la prima a criticare alcuni comportamenti di Chiara. Ad esempio non mi sono fatta problemi, quando ha festeggiato i suoi 30 anni, a dire che secondo me era tutto un po' esagerato. Quindi si sa che se vedo qualcosa che mi fa un po' storcere il naso lo dico senza farmi problemi.
Ma qua non è un fare una critica su un atteggiamento che non va a genio. Qua è fare critiche sul nulla solo per il gusto di criticare.
Davvero, la cosa del mettersi in mostra perché posta una foto con il suo ragazzo mi lascia basita. Tra l'altro ci tengo a sottolineare che Chiara ha il profilo privato, quindi se lei fa una foto e tagga Ermal si vede sul suo profilo e basta, a meno che non sia Ermal stesso a ricondividerla. Quindi, come già dicevo questa mattina, date la colpa a Chiara per come Ermal usa i suoi social 😂
Vogliamo anche darle la colpa dell'11 settembre o dell'omicidio di Giulio Cesare già che ci siamo?
Seconda cosa: ma quanta presunzione trasuda dalla tua frase "lo dico perché è così".
Scusa eh, ma chi sei per sapere che Silvia era più adatta a Ermal? Chi sei per dire che era più seria e meno frivola di Chiara? Conosci personalmente Silvia, Chiara o Ermal? Perché solo chi li conosce può dare giudizi simili.
Noi comuni mortali possiamo limitarci a ciò che vediamo dai social che, spoiler, non sempre rispecchia la vita vera di una persona. Io ad esempio, a giudicare dal mio profilo ig, sembro una a cui piace girare per locali, uscire con gli amici, fare festa... In realtà sono una pantofolaia, ma non posto sui social le foto di quanto sto a casa a guardarmi un film con il pigiama di flanella e le pantofole a forma di unicorno, quindi la gente può farsi un'idea di me che in realtà non rispecchia la realtà.
Questo tipo di ragionamenti e idee sono proprio gli estremismi di cui parlavo qualche giorno fa, sono proprio le cose che secondo me non vanno bene. Così come non va bene venerare una persona che di fatto è una come tante, non va bene nemmeno arrogarsi il diritto di puntarle sempre il dito contro senza nemmeno conoscerla.
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veronica-nardi · 3 years
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Haikyuu Quarta Stagione
“Non è divertente non provare cose nuove se sai che esistono”.
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E anche questa stagione è andata. E io sono sopravvissuta. Perché ogni volta rischio la morte per arresto cardiaco, e ogni volta miracolosamente sopravvivo.
Sinceramente avevo dimenticato quanto sia bello Haikyuu, quante cose belle abbia.
Amo questo cartone, amo i suoi personaggi, le evoluzioni, l’adrenalina, le squadre, le strategie di gioco.
Sono due le cose che non ho amato di questa stagione, e le dico subito così da togliermi i sassolini dalle scarpe: le pause di metà puntata, e i disegni. Prima durante le pause avevamo i personaggi che tiravano la palla e facevano gli idioti, ora ci hanno dato questi animaletti che simboleggiano i vari personaggi e sono sì carini, ma, vi prego, ridateci i personaggi! #petizione. E poi ci sono i disegni, e ammetto di aver impiegato oltre metà stagione per accorgermene, ma a un certo punto ho visto un salto talmente disegnato male che non ho potuto non notarlo. Tornate a fare i vecchi disegni! #petizioneparte2
Ora passiamo alle cose belle.
Il ritmo come sempre è davvero ottimo. Anzi forse hanno spinto un po’ sull’acceleratore nella prima parte, ma è comprensibile visto che va bene il ritiro, la preparazione e gli allenamenti, ma quello che volevo vedere erano i nazionali, quindi capisco che non si siano soffermati troppo sulle cose precedenti.
A proposito di cose precedenti, il ritiro io non me lo aspettavo. Quando ho finito di vedere la terza stagione, con la Karasuno che riesce a qualificarsi per i nazionali vincendo contro la Shiratorizawa, io pensavo che la quarta stagione iniziasse subito con loro che approdano ai nazionali, non mi aspettavo un ritiro, anzi due, e addirittura un’amichevole.
Ma tutto questo ha il suo perché, e mi è piaciuto.
Kageyama viene invitato al Ritiro giovanile nazionale, dove quindi si ritrova circondato da giovani brillanti nella pallavolo, mentre Tsukkishima viene chiamato per un ritiro delle matricole promettenti della prefettura, dove può allenarsi e fare pratica.
Mi sono chiesta perché non avessero invitato anche Nishinoya a questo secondo ritiro, perché è obiettivamente uno dei giocatori più bravi e “epici” della Karasuno. Ma la serie mi ricorda che Nishinoya non possiede esattamente un tale livello di maturità per poter essere invitato a un ritiro del genere, è troppo coglione in pratica, quindi si attacca. #legit
Hinata chiede se c’è un invito anche per lui da qualche parte, e con tutta la delicatezza del mondo Tsukkishima gli fa notare che lui è troppo pippa per poter essere chiamato a un ritiro di qualsiasi tipo. Il Ritiro giovanile nazionale poi, è fantascienza per lui.
Grazie Tsukki per la tua onestà sempiterna.
Tra l’altro Tsukki si fa notare anche per la sua profonda empatia e per il suo commovente senso di amicizia, visto che per tutto il ritiro non caga Hinata di pezza. Hinata che, siccome non è stato invitato, ha deciso di autoinvitarsi. Giustamente.
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Parliamo un attimo di questo.
Non sono dispiaciuta o infastidita che Hinata non sia stato chiamato, perché Hinata è ancora un giocatore molto scarso e poco versatile, ma trovo immaturo ed infantile che il vecchio allenatore della Shoratorizawa che l’abbia invitato non tanto per le sue capacità ancora scarse, ma, sostanzialmente, perché invidioso.
È da quando ha iniziato a giocare a pallavolo che a Hinata viene ripetuto che è scarso, che è troppo basso, che è una pippa, e a quanto pare non conosce nemmeno le basi fondamentali della pallavolo (Karasuno, magari una lezioncina fategliela), e che sa sì saltare ed è velocissimo, ma che senza Kageyama non ha utilità. E vedere che nonostante tutto Hinata non si arrende, non perde l’entusiasmo, e continua a pretendere di stare sul campo, di giocare, e di toccare anche lui la palla, deve riempire di non poca invidia il vecchio allenatore Tanji Washijō (mai saputo che si chiamava così, son dovuta andare a cercarlo lol), che da giovane si trovava nella stessa situazione di Hinata, perché anche lui basso, ma che al contrario del nostro piccoletto si è dato per vinto. Quindi per lui è inaccettabile che Hinata possa dimostrare che invece si può fare.
Un atteggiamento di questo tipo lo potrei accettare molto meglio da un coetaneo di Hinata, da un quindicenne, non da un uomo adulto di oltre settant’anni (sì, ho cercato anche l’età), e da cui ci si aspetterebbe una certa maturità e magari anche saggezza. Il problema non è la gelosia, perché quello è un sentimento umano, il problema è che quest’uomo dovrebbe avere la forza d’animo di passare oltre, riconoscere la determinazione di Hinata e incoraggiarlo.
La cosa bella è che, anche se l’allenatore lo fa rimanere solo come raccattapalle, Hinata non si scoraggia, rimane al ritiro, e osserva. E osservando, impara. Perché finora è sempre stato sul campo a esercitarsi, mentre adesso ha la possibilità di vedere come si muovono gli altri giocatori, e di vedere l’andamento di una partita da prospettive diverse.
Hinata è un personaggio semplicemente fantastico e ha tutta la mia stima. In continua evoluzione, dinamico, determinato, simpatico, scemo, ma pieno di sfumature geniali e sorprendenti (lo stesso Daichi afferma che a volte Hinata è ancora un vero e proprio mistero anche per loro). Per me rappresenta un raggio di sole in questa serie, che mi diverte e mi dà calore. Non è solo un personaggio che ti piace o che ami, ma a cui vuoi proprio bene.
In realtà questo vale per tutti i giocatori della Karasuno. Voglio bene a tutti, perché ognuno di loro impara a farsi voler bene.
Anche quello stronzo di Kageyama, che rimane sempre un po’ egocentrico e scontroso, come dimostra durante l’amichevole con la Dateko quando dice senza tanti complimenti a Nishinoya di essere tra i piedi.
Che momento trigghered è stato.
Trigghered per tutti (me compresa, perché Nishinoya non si tocca), ma non per lo stesso Nishinoya, che invece di infastidirsi e mandare Kageyama a quel paese, capisce subito cosa intende dire e agisce di conseguenza.
Ma il peggio esplode quando Kageyama si lascia andare a uno scoppio d’ira con Asahi perché non schiaccia le sue alzate, facendo riemergere per un momento quel Re Dispotico che era alle medie.
Kageyama è un personaggio estremamente umano, e lo amo per questo. Mentre Hinata si evolve più dal punto di vista del gioco ma rimanendo sempre la stessa persona, l’evoluzione di Kageyama, già un alzatore formidabile, è più psicologica e introspettiva. Ed è un percorso fatto di alti e bassi il suo, ci sono momenti in cui la vecchia personalità riemerge, perché si può sì cambiare, ma il suo carattere rimane quello, e la trovo una cosa molto realistica.
Uno dei momenti più belli di questa quarta stagione è quando Hinata incorona Kageyama Re del campo mettendogli un asciugamano piegato a mo’ di corona sulla testa. Asciugamano che Kageyama gli tira in faccia, perché questi due hanno un modo di dimostrarsi affetto tutto loro.
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Ma vediamo di arrivare alla ciccia, e parliamo dei nazionali.
Due partite hanno giocato in questa stagione. DUE. Se andiamo avanti così, io viva al finale di Hakyuu non ci arrivo, non credo che il mio cuore potrà reggere.
Vado di spoiler cattivi perché voglio finire in fretta questo commento. Denunciatemi.
Una buona parte di me sospettava che avrebbero vinto contro l’Inarizaki, perché mi sembrava strano che giocassero solamente due partite in questi nazionali dopo che hanno sudato tanto per arrivarci.
MA QUESTO NON MI HA IMPEDITO DI MANGIARMI LE DITA E PREGARE TUTTI I SANTI DURANTE TUTTA LA PARTITA.
Una delle cose bellissime di Haikyuu è che riesce sempre a mettere in campo personaggi nuovi e interessanti, senza mai risultare ripetitivo. E non è che a questi nuovi personaggi viene data più importanza e prendono il sopravvento, no, anche quelli che conosciamo già continuano ad essere esplorati e gli viene dedicato spazio.
E su questi ultimi Haikyuu mi ha regalato delle vere e proprie perle in questa quarta stagione.
Ma prima i personaggi nuovi, e ce ne sono quattro che mi sono piaciuti.
Abbiamo Kōrai Hoshiumi (nome che ho dovuto chiedere a @dilebe06 perché non sapevo dove e come cercarlo), da me soprannominato “Il Targaryen” perché ha i capelli platinati ed è mezzo pazzo: non poteva esserci soprannome migliore.
Un giocatore piccolo come Hinata, un ragazzo orgoglioso che se la lega al dito quando le altre persone rimangono scioccate di fronte alle sue abilità perché non sembra possibile che un piccoletto come lui possa essere così bravo. Hoshiumi rappresenta la rabbia contro i pregiudizi, e ha ragione.
Abbiamo poi i due gemelli Osamu e Atsumu Miya detti Amamiya, una coppia vincente e talentuosa che prova e mette in atto la veloce di Hinata e Kageyama perché... quale momento migliore di provare a fare una cosa del genere se non durante i nazionali? Tanto noi siamo i super brothers, possiamo fare tutto. Copioni!
Beh però, tanto di cappello a loro perché ci provano... e ci riescono.
Mi sono piaciuti molto entrambi (Atsumu mi ha dato feels di Oikawa, quindi capirai...), ma ho nel cuore Osamu perché deve sopportare quello stronzetto di suo fratello.
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Poi c’è il capitano della squadra, Shinsuke Kita, detto anche Shin, di cui mi sono subito innamorata perché se ti chiami Shin il mio cuore vola: un ragazzo freddo e logico nel dare le sue opinioni e per questo temuto dai suoi compagni di squadra, un giocatore non straordinario e non uno dei più bravi, ma è il cervello della squadra e ha fede nelle sue abilità, non in un modo arrogante, ma perché è sicuro di non sbagliare mai. Nonostante l’apparenza fredda tiene molto ai suoi compagni (la scena di Atsumu col raffreddore... awwww), è molto metodico e ripetitivo, e non va mai nel panico perché non c’è motivo di agitarsi per qualcosa che fai quotidianamente. Sei forse nervoso quando devi mangiare? Ecco, per lui vale lo stesso discorso con la pallavolo.
È uno di quei giocatori che non spicca durante una partita e che non rimane impresso per il suo talento, ma è uno di quelli grazie ai quali la squadra è unita, va avanti e vince.
E ora i vecchi personaggi, partendo dai membri della Karasuno.
Avrei davvero voluto abbracciare Tanaka in questa stagione. Sono molto contenta e grata che gli abbiano riservato uno spazio serio e introspettivo, e non abbiano continuato a dipingerlo sempre e solo come un idiota della squadra.
È vero che ce l'hanno sempre mostrato come un bravo giocatore sul campo, ma una cosa del genere ci voleva proprio.
Mi è dispiaciuto per lui nel sentirgli dire che si sente un mediocre in mezzo ai talenti della sua squadra: Asahi è l'asso ed è una bomba a schiacciare, Kageyama è un formidabile alzatore e con Hinata fanno la loro veloce, Nishinoya spacca nel ricevere, Tsukishima è ottimo nel murare ed è anche molto intelligente... lui in cosa è bravo?
La sua insicurezza e il suo senso di inadeguatezza li ho trovati molto umani e credibili.
Uno dei punti di forza della Karasuno è che non vieni mai lasciato da solo. In questo frangente Tanaka può contare sulle alzate incredibili di Kageyama, che anche se continua ad avere un carattere un po' di merda non è più il re dispotico di una volta e capisce di doversi adeguare ad ogni schiacciatore della squadra.
La schiacciata parallela di Tanaka è semplicemente incredibile, e mi ha fatta morire come tutti i compagni di squadra corrono verso di lui per festeggiare, e poi c'è quell'asociale annoiato di Tsukishima che si congratula a modo suo.
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Ma se ho amato Tanaka, come posso descrivere quello che ho provato per Nishinoya?
Non so se l’ho mai detto prima, ma io ho un debole per Nishinoya. È un bravo coglione, e io adoro i personaggi così. Mi piace un sacco il fatto che nella vita di tutti i giorni sia il più grande cretino sulla faccia della terra, per poi prendere molto seriamente la pallavolo nel momento in cui entra sul campo da gioco.
Capisco il discorso di non averlo invitato al ritiro perché non sembra avere una certa maturità - “l’incidente sexy” rimarrà per sempre uno dei momenti più esilaranti di Haikyuu - ma durante la partita contro l’Inarizaki Nishinoya si è completamente riscattato: ho adorato il suo approfondimento, la sua nostalgia, il suo racconto dell’infanzia, la sua serietà, il suo silenzio, i suoi palpabili nervi tesi per l’essere preso di mira, la sua ammissione di avere avuto paura. È sembrato quasi saggio.
E voi non lo avete invitato al ritiro perché dite che non è abbastanza maturo?
#giustiziapernishinoya
Nishinoya è quello che salva la palla con i salvataggi dell’ultimo secondo - salvataggi epici - e lo adoro per questo. Mi fa venire dei colpi tremendi, ma lo adoro. Ed è quello a cui piace provare cose nuove perché è questo il vero divertimento: ecco perché riceve la palla con un palleggio sulle dita piuttosto che con il solito bagher. Bello anche Kinoshita che lo incita a muoversi perché “se sei spaventato, fatti aiutare”.
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E io qui mi sono commossa.
Nishinoya ha rotto il ghiaccio, e da quel momento in poi sono stata con la lacrima facile.
Mi sono mangiata gli ultimi episodi perché Haikyuu è così: quando cominci una partita la devi finire, non esiste interromperla e continuare la visione il giorno dopo. Se aspettassi, non arriverei al giorno seguente.
Se Nishinoya mi ha commossa, Hinata ha proprio rotto la diga delle mie ghiandole lacrimali.
VOGLIAMO PARLARE DELLA SUA PRIMA RICEZIONE IN PARTITA???
Nishinoya è il mio eroe personale, ma il vero eroe di questa storia è Hinata, e questa quarta stagione è sulla sua evoluzione, sul suo riscatto, su come stia scoppiando come giocatore.
Adoro l’amore di Hinata per la pallavolo, fa venire voglia di giocare pure a me. Il suo entusiasmo è contagioso, e lo dimostra quando incoraggia quel ragazzo alto al ritiro facendogli capire che l’essere così alti è una vera fortuna. La cosa bella di quella scena è che Hinata lo incoraggia senza volerlo: l’ho detto che questo è uno scemo e un genio allo stesso tempo.
Ma sto tergiversando.
La sua prima ricezione in partita è bellissima: è il frutto della sua attenta osservazione, della sua voglia di provare qualcosa di diverso perché lui non è solo quello che fa la veloce, è il suo coraggio di mettersi in gioco. 
La sua buona riuscita lascia tutti di stucco, perché nessuno si sarebbe mai aspettato una cosa simile da Hinata - ora la finirete di sottovalutarlo?? - e volevo mandarli tutti a cagare quando perdono il punto e si buttano giù di morale. Immagino quanto possa essere frustrante, ma avete perso un punto, non la partita, e avete visto cosa ha fatto Hinata??? Vogliamo parlarne?!
Hinata non sta nella pelle dalla contentezza, ma siccome Kageyama è un grandissimo pezzo di stronzo - ma gli vogliamo bene per questo - afferma di non aver visto la ricezione, e io rido tantissimo.
Ma il mio momento preferito di questa partita, di questa quarta stagione, e in generale uno dei miei preferiti di tutta Haikyuu, è il punto finale.
Mentre guardavo la partita, siccome immaginavo la loro vittoria, mi sono chiesta come avrebbero vinto, chi e in che modo avrebbe segnato il punto decisivo, e speravo davvero che non si sarebbe conclusa con la classica alzata di Kageyama e conseguente schiacciata di Hinata, perché sarebbe stato troppo banale e anche ripetitivo.
Il modo in cui è finita è andata oltre le mie aspettative.
Hinata e Kageyama che murano la loro stessa veloce messa in atto dai fratelli Miya è qualcosa di poetico, bello, giusto e romantico tutto insieme.
I due hanno visto con i loro occhi come la loro specialità non sia poi così speciale, e che non è invincibile, quindi, invece che chiudersi nella rabbia e nella frustrazione come avrebbero potuto fare, hanno fatto tesoro di questa lezione e agito di conseguenza.
(Questi adolescenti sono più maturi di Tanji Washijō lol)
Come commenta Tsukishima, solo loro potevano murare quella veloce: questa è poesia.
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E sì, è anche romantica. Perché questi due scemi non si sono mica messi d’accordo, sono saltati per murare nello stesso momento, senza dirsi niente, con lo stesso obiettivo: scusate ma qui li devo proclamare anime gemelle.
Ho guardato tre stagioni di Haikyuu sapendo della ship di Hinata e Kageyama ma senza mai shipparli perché non ci sono mai riuscita, ma guardando quella scena e al suo significato, beh, il mio cuore vola.
Hinata e Kageyama si completano a vicenda: uno è solare e scarso, l’altro non sa socializzare in modo adeguato ed è formidabile; uno schiaccia e l’altro alza. Poco importa se passano l’80% del tempo ad insultarsi, tutti noi sappiamo che sono fatti l’uno per l’altro.
MI È PARTITA LA SHIP.
Ma andiamo avanti con le considerazioni veloci.
Mi sono piaciute molto alcune cose: come Asahi che cerca nella sua timidezza di incoraggiare Nishinoya come il compagno ha fatto con lui decine di volte in passato (Asahi sei sempre il mio cucciolone), o come Tsukishima che sa di potersi fidare di Hinata quando capisce di non riuscire a murare gli avversari.
Mi piace molto il personaggio di Sugawara, che non evolve e non è interessante, ma proprio per questo dà equilibrio alla serie, e si fa comunque notare per la sua arguzia e le sue capacità strategiche.
Carinissimi, e in un certo modo anche commoventi, i tre ragazzi del terzo anno: Sugawara, Asahi e Daichi. I più grandi, i più saggi, i più tranquilli. Le radici della squadra, il motivo per cui la Karasuno esiste ancora. Spesso mi dimentico che nel momento in cui dovessero perdere una partita, sarebbe la loro ultima con quella squadra, quindi immagino quanto ci debbano tenere e comunque non voglio pensare ai pianti che si faranno e che mi farò quando tutto sarà comunque finito.
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Apprezzo molto tutti quei personaggi di contorno, come l’allenatore o gli spettatori, che commentano le partite in diretta: i loro commenti sono sempre molti utili per seguire meglio l’andamento e per capire le azioni svolte.
Ci sono mille scene e momenti che mi hanno fatta piegare dalle risate, come i commenti dei ragazzi, il rapporto intriso di odio tra Tsukishima e Kageyama, Hinata che si dimentica di schiacciare perché troppo contento per il salto, Tanaka che “fraintende il fatto di aver frainteso” (lol tutta la vita), o il povero Tsukki che viene incastrato a fare da baby sitter per Hinata e Kageyama.
Haikyuu è un incredibile e ottimo mix tra risate e lacrime, perché a fine partita non puoi fare altro che piangere di gioia, e liberarti di tutta la tensione accumulata durante il match.
Ed è sempre bellissimo come questo anime riesca a farti amare anche le squadre avversarie, rendendole sfaccettate e tridimensionali invece che dipingerli come dei cattivi antipatici da sconfiggere. La trovo una cosa molto matura e un bel passo avanti rispetto ad altri cartoni.
Ultimissime cose.
Kenma, sei intelligente, machiavellico e hai un cervello incredibile, eppure non hai entusiasmo e voglia di giocare. Non sai quanta rabbia mi fai. Tsukkishima uguale (o dovrei dire, Fiaccoshima?)
Come faccia un coglione strambo, lunatico, esibizionista, eccentrico come Bokuto ad essere uno dei tre migliori giocatori del Giappone, Dio solo lo sa.
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Hinata, Kageyama, Nishinoya... tutti bellissimi, ma il vero re di Haikyuu per me rimarrà per sempre Oikawa, il cui cameo vale oro.
Voto: 8.4
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october24th · 3 years
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Resoconto Giorno 133
Ieri io e Robb abbiamo fatto il giochetto delle domande. Mi ha chiesto cosa mi trasmetterebbe un viaggio sul dorso di una sirena nel bel mezzo dell’oceano ed anche nelle sue profondità, con la possibilità di respirare, e poi mi ha chiesto se preferirei vivere nell’oceano con le sirene o sulla terra. Io gli ho chiesto se crede che una relazione o un amore possano durare in eterno e dopo abbiamo elencato quelli che per noi sono gli ingredienti fondamentali per una qualsiasi relazione. Dopo gli ho chiesto se gli sarebbe piaciuto essere nato in un’altra epoca, quale e perché. Successivamente abbiamo urlato con entusiasmo parole in dialetto romano, così a caso, poi abbiam capito che non sarebbe un ospite degno di casa mia e ha seguito un momento di sue risate senza motivo. Gli ho chiesto cosa avrebbe voluto fare in quel momento e dopo aver detto dormire nel castello del Conte Dracula in Romania, ha detto che avrebbe voluto sentire le fitte al petto, ma non di dolore. Quella sensazione tipo farfalle allo stomaco, ma uno stadio più avanzato.
Vitto ha dovuto sopportare il mio lato paranoico, l’ho fatto un po’ esasperare, ma è stato carino. Ha detto che la prossima volta che ho certi momenti devo videochiamarlo e non staccherà se non vedrà i miei occhi stare meglio. Abbiamo fatto un discorso sincero e posso dire che siamo scemi e carini, siamo anche un casino e forse un guaio, queste le parole usate.
Ho fatto un sogno agitato, provavo ansia nel sogno e mi sono svegliata con un’enorme peso sul petto. Nel sogno c’erano mamma e papà, lei mi ostacolava e lui cercava di aiutarmi. Poli opposti.
In mattinata ho reso al corrente Imma, Robb e Vitto della mia necessità di stare da sola e dopo ho ignorato completamente tutti. Volevo staccarmi totalmente dal resto, andare offline in tutti i sensi. Non avevo voglia di parlare, di fingere o di trasmettere la mia negatività. Fortunatamente sono riuscita ad alzarmi dal letto e mi sono mossa per fare qualcosa, non potevo assolutamente stare a fissare il vuoto per tutto il giorno. Ho pulito casa, sistemato l’armadio, preparato il pranzo. Zero sgarri. Ho preso il cellulare solamente alle due.
Nel pomeriggio ho ascoltato canzoni, accordato la chitarra, mangiato un cioccolatino, guardato una puntata di My Hero Academia, mi sono allenata, lavata e ho giocato con Lola. Sono riuscita ad accordare solamente le note Mi e Sol, l’applicazione del cellulare che ho scaricato non riconosceva gli altri suoni... dovrò trovarne una migliore. L’allenamento di oggi prevedeva gambe e glutei, è stato intenso al punto giusto. Mi sono piaciuta un po’ guardandomi allo specchio tra un esercizio e l’altro. A fine allenamento ho fatto esercizi per distendere e allungare i muscoli e nel mentre ho ascoltato e canticchiato un po’ di canzoni. Dopo la doccia e il momento giochi con Lola ho guardato due episodi di My Hero Academia con Robb e altri due da sola, i prossimi sei sono da vedere insieme.
Imma e Antonella si sono viste, mi hanno mandato una loro foto per salutarmi. Vitto si è fatto male alla schiena e dopo è impazzito dalla voglia di comprare il forno per le pizze. Robb mi sta accanto ed è dolce. Mi sono ripresa un po’. Ho preparato il polpettone per la cena di stasera, verrà anche papà. L’ho aiutato a fare una cosa al pc, abbiamo guardato la tv insieme e poi abbiamo cenato. Ho iniziato la terza stagione di Peaky Blinders con Vitto. Prima puntata ok, belle notizie e guai in vista. Seconda puntata ha portato molte distrazioni sinceramente e le cose vanno male. Io non la voglio vedere piuuuuuuu, chi me l’ha fatto fare? Bast! Ho anche iniziato Bridgerton con mamma e mia sorella, lo adoriamo e lo abbiamo già quasi finito. Ho mal di testa. Oggi ho mangiato davvero troppa cioccolata, da domani basta. È mezzanotte e stiamo ancora guardando bridgerton, tutte sul divano con Lola che dorme accanto a noi.
Mi sono ripresa, sto bene.
Bridgerton: segue le vicende di Daphne Bridgerton, la figlia maggiore della potente famiglia Bridgerton mentre fa il suo debutto nel competitivo mercato matrimoniale di Regency London. Sperando di seguire le orme dei suoi genitori e trovare il vero amore, le prospettive di Daphne inizialmente sembrano non essere messe in discussione. Mentre suo fratello maggiore inizia a escludere i suoi potenziali corteggiatori, il foglio dello scandalo dell’alta società scritto dalla misteriosa Lady Whistledown pone Daphne sotto una cattiva luce. Entra in gioco il desiderabile e ribelle Duca di Hastings, scapolo impegnato e considerato match ideale dalle mamme delle debuttanti. Nonostante i due affermino di non volere nulla di ciò che l’altro ha da offrire, la loro attrazione è innegabile e le scintille volano mentre si trovano impegnati in una crescente battaglia di ingegni e mentre affrontano le aspettative della società per il loro futuro.
07 Gennaio
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eiitsjustme · 3 years
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Relazioni
Oggi vorrei parlare di relazioni. È un po’ che ci ragiono su e credo di essere arrivata a una conclusione sensata.
Premessa: ho avuto due relazioni: la prima è durata un anno preciso, lui era il mio migliore amico che poi ha deciso di sconvolgere un po’ tutto. La seconda invece è durata due mesi, triste si, ma è stata più tenera della prima, con un ragazzo conosciuto da appena un mese.
Il mio ragionamento parte da una domanda: Quando le persone trovano un compagno serio e duraturo più facilmente? (parlo al femminile per ovvie ragioni, magari prima o poi proverò a fare anche il ragionamento inverso)
La risposta che ho trovato è:
Nel momento in cui due persone sono molto legate da tempo e si rendono conto di provare qualcosa di più
Quando due ex conoscenti o amici si ritrovano dopo tanto tempo
Ragazze che già si amano vengono amate più facilmente
Raramente relazioni nate sui social e create con una precisa ricerca di una relazione funzionano
Quindi le cose che ho constatato (e che un po’ devo dire che mi lasciano con l’amaro in bocca) sono prima di tutto il fatto che una relazione seria non va cercata. Non possiamo forzare l’achimia tra due amanti, va oltre le nostre possibilita di controllo. “Arriverà quando meno te l’aspetti” ci credo tantissimo. Siamo anche tutti più genuini e sereni quando non abbiamo paura che ogni nostra azione venga considerata come nostro pro o contro, e la spensieratezza fa parte della sparkles di cui parlerò dopo.
Questa mi ha lasciato un po’ stranita, e spero sinceramente sia falsa ma a quanto pare il nostro compagno per la vita ne fa già parte. Come ho accennato prima moltissime relazioni durature si creano tra persone che si ritrovano dopo anni e scoprono di avere un’affinità particolare; chissà che non sia anche il nostro caso. (Poi mi rendo conto che non è sempre così; i miei si sono conosciuti per la prima volta due anni prima di sposarsi e stanno ancora insieme per cui boh).
“Non si può amare qualcuno che non si ama”. Questo me lo ripeto spesso, è un pensiero che mi sta aiutando a curarmi anche quando vorrei solo sdraiarmi nel letto e guardare il soffitto. C’è una cosa che mi piace tantissimo che succede alle persone che si curano e che si amano; è come se brillassero. Sono delle vere e proprie ✨sparkles✨ che emanano. La gioia e la spensieratezza di una persona che non ha problemi a mostrarsi per come è a mio parere è una bellezza impagabile. E so in prima persona come possa essere difficile apprezzarsi nonostante tutti i difetti. E sarei un’ipocrita se proprio io, con disturbi alimentari, dispercezione corporea e chissà cos’altro, vi scrivessi di amarvi, ma un po’ è quello che vorrei trapassasse da questo paragrafo. Tra i miei obiettivi personali le sparkles ci sono. Vorrei riuscire a emanare quella positività caratteristica di queste meravigliose persone che brillano, vorrei essere felice di mostrarmi come sono. Solo allora sarò pronta per una relazione e quindi per pensare ad amare anche qualcun’altro.
Come ultima cosa mi chiedo: perché siamo così attratti dall’idea di avere una relazione? Perché arriviamo a forzare rapporti che altrimenti non funzionerebbero piuttosto di avere un fidanzato o una fidanzata? Potrebbe essere perché l’essere umano è per natura portato all’accoppiamento e quindi biologicamente abbiamo bisogno di un partner ma io credo sia anche per questo bisogno dato dai social e dalla vita contemporanea di avere una vita perfetta.
Si può essere perfetti anche da soli. Anzi, la perfezione di un singolo individuo indipendente che è capace di avere il proprio potere nella vita credo sia una delle caratteristiche più belle che si possano avere.
E si, faccio l’ipocrita: Amatevi, ci proverò con voi. Amiamoci prima noi e verremo ripagati🌟
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pangeanews · 4 years
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“Lui si porta i libri di Kafka ma poi studia solo ogni cu*o che passa”. Le hit dell’estate più rarefatta del secolo, ovvero: sull’analfabetismo della musica italiana (che spacciano per indagine socio-artistica)
Ci si attendeva tonnellate di romanzi claustrofobici incubati durante la clausura anticontagio (arriveranno, dategli tempo) e di film ambientati nella cattività degli zoo per umani che sono diventate le città (purtroppo a quello di Enrico Vanzina ne seguiranno altri), così nel frattempo sono tornate le canzoni. Anzi le hit, come sono chiamate quelle produzioni che dovrebbero durare quanto gli assorbenti e invece diventano la colonna sonora delle stagioni.
Ci sono sempre state le hit, ma quelle imposte dalle radio durante l’estate post Covid – la più rarefatta e sospesa dell’ultimo secolo – oltre a rinsaldare i nostri vincoli affettivi con la mediocrità sembrano aver individuato la loro funzione sociale: sono diventate il piccone con cui demolire quel che resta della lingua italiana, il machete con cui smembrarla a beneficio di una comunicazione orizzontale, istantanea, indistinguibile e quindi informe. «Senza studiare, senza fiatare, basta intuire che è anche troppo, colpo d’occhio è quello che ci vuole, uno sguardo rapido» scriveva Ivano Fossati (Il battito, 2006), preconizzando la necessità di sintonizzare le nostre frequenze filologiche su onde sempre più elementari, catacombali: «Dateci parole poco chiare, quelle che gli italiani non amano capire, basta romanzi d’amore, ritornelli, spiegazioni, interpretazioni facili – diceva Fossati – ma teorie complesse e oscure, lingue lontane servono, pochi significati, titoli, ideogrammi, insegne, inglese, americano slang». Si argomenta spesso della crisi della letteratura, del vuoto intorno al cinema e della mancanza di coraggio dell’arte italiana, ma la verità è che dalla musica pare non ci si possa aspettare altro che disgregazione, chiacchiericcio, volgarità più o meno esplicite, analfabetismo a rigorosa misura di social. Ma guai a scambiarla per sottocultura, al contrario questa potrebbe essere la nuova frontiera della dignità autoriale con cui viene chiesto di fare i conti agli interpreti del nostro tempo, e chi non risponde «presente» o è tagliato fuori o è un dinosauro (come chi scrive).
*
La morte di una lingua.
Per brevità (ovvero banalità), velocità di trasmissione e universalità del messaggio, le canzoni post Covid sono diventate l’espressione più allarmante della deriva del Paese e della Lingua, nonostante questa rimanga tra le più belle, complesse e tradotte al mondo. Ma forse è proprio questo il demonio contro cui combattere, il padre nobile e ingombrante da abbattere. Forse alle nuove generazioni di produttori e compositori non va giù proprio questo, l’insopportabile paragone con un passato impietoso sotto troppi aspetti: nobiltà della missione, qualità del prodotto, straordinaria ricchezza artistica, inarrivabile varietà di proposte, mercato che oggi semplicemente non c’è. Va da sé che l’unica espressione culturale con cui ingaggiare un confronto, nel tentativo di riuscire a vincerlo, per paradosso è proprio l’ignoranza. Volendola tracciare con una parabola, la flessione della ricerca linguistica all’interno delle canzoni moderne, si dovrebbe scavare un fossato, interrarsi in un bunker atomico. Indifendibile, squallida, quasi sempre sessista anche se nessuno dei Benpensanti della Domenica lo fa notare. A larghi tratti analfabeta, quasi sempre composta da una manciata tra sostantivi, aggettivi e pronomi (massimo dieci, sempre gli stessi), ampiamente intrisa di offese gratuite, nomi e marche importati da lingue straniere. Né militante né consunta, né vissuta né scaltra. Una lingua traslucida, abbandonata per eccesso di frequentazione. Una lingua al consumo, usa e getta come le carte prepagate. Una lingua fantasma, nemmeno codice di riconoscimento. Avvertimento lampeggiante, segnale di insipienza riconoscibile da tutti e da lontano. Una lingua svenduta al massimo ribasso, umiliata come se di null’altro si potesse parlare che di stronzate, perché alla gente ignorante (stando al marketing alla base della concezione di questi capolavori) bisogna rivolgersi con cose ignoranti (ecco perché una signora che storpia il nome scientifico del ceppo di un virus su una spiaggia italiana, mixata e debitamente masterizzata fa più download di Alberto Angela). E in questo deserto nessuno chiede uno sforzo di creatività, nemmeno a quelli che invece avevano colpito – o ci avevano provato – per la loro audacia. «E comunque si balla, come bolle nell’aria. E si tagga la faccia, che è riaperta la caccia. E comunque si bacia, l’italiana banana…» canta Francesco Gabbani nel Sudore ci appiccica, mentre Diodato fotografa la solitudine che ci siamo lasciasti alle spalle con «lo vedi amico arriva un’altra estate, e ormai chi ci credeva più, ché è stato duro l’inferno ma non scaldava l’inverno, hai pianto troppo questa primavera» (tratto da Un’altra estate). Non fanno meglio Ermal Meta e Bugo, con Mi manca: «E mi manca aspettare l’estate, comprare le caramelle colorate. E mi manca (mancano, sarebbe plurale) le strade in due in bici. Mi manco io, mi manchi tu. E mi manca una bella canzone (sinceramente, anche a noi!)».
*
Bene intesi, nessuno pretendeva la chiave d’interpretazione dell’umanità. Ma forse è proprio dentro la musica, nelle note più spensierate di questi testi privi di urgenza e tensione morale, che la pandemia sembra aver riposto tutte le banalità che ha succhiato infilando una cannuccia sulle nostre teste. «Blocco a volte sembro ancora triste, il testo è vero sai che mamma è fiera, fumo sopra ai sedili di un Velar, penso a quando il successo non c’era – Shiva in Auto blu – fa i soldi appena diciottenne, in qualche modo sotto quelle antenne, in quanti cambiano lo sai anche tu…», con un seguito quasi mai inferiore ai 20 milioni di follower. Che la lingua non esista più lo si capisce da gemiti, monosillabi e vomiti che ormai sono diventati testo e non pretesto, overdose di egocentrismo, autoerotismo più esasperato di quello di certi scrittori. «Lui si porta i libri di Kafka – profetizza J-Ax nella sua Bibbia estiva, quella di quest’anno si chiamava Ostia lido – ma poi studia solo ogni culo che passa». E poi la ricostruzione delle giornate tipo in cui riconoscersi tutti, non solo gli adolescenti ai quali questi pezzi sarebbero destinati. «Mi chiedi com’è passare le giornate a stare sul divano, con un caldo allucinante che mi scioglie, non dormo più la notte, ventilatore in fronte, e questa casa sembra proprio un hotel – scrive Giulia Penna in Un bacio a distanza –. Latine, il bel Paese, pizza pasta e mandolino, tu portami del vino, ché forse in questo pranzo non t’arriva manco il primo».
*
Come nei decreti “Mille proroghe” in cui insieme alla manovra finanziaria finiscono anche le sanatorie sui profilattici scaduti, in questa deriva consumista sono finite umiliazioni («ay papi non mi paghi l’affitto (…) Mamma lo diceva, sei carino ma non ricco»: Giusy Ferreri ed Elettra Lamborghini, La Isla); icone di plastica («tu fra queste bambole sembri Ken, ti ho in testa come Pantene»: Baby K e Chiara Ferragni, Non mi basta più);l’ostentazione della povertà («Nelle tasche avevo nada, ero cool, non ero Prada»: Mahmood, Sfera Ebbasta e Feid, Dorado); e la nemesi, sotto forma di insofferenza verso gli eccessi di comunicazione («Te lo spacco quel telefono, oh-oh, l’ho sempre odiato il tuo lavoro, oh»: Elodie, Guaranà).
*
Ferie d’Agosto.
In una memorabile scena del bellissimo film con cui Paolo Virzì ha anticipato di almeno un ventennio il funerale politico del Paese, cioè Ferie d’Agosto, Ennio Fantastichini (capo famiglia di Destra) dice a Silvio Orlando (capo delegazione di Sinistra) queste parole: «La verità è che nun ce state a capì più un cazzo manco voi, ma da mo’…». Che non solo è vero, ma fotografa alla perfezione la saturazione di un pubblico in cui chi prova a dire «no» è condannato all’emarginazione, alla solitudine, alla gogna. «Se c’è una cosa che mi fa spaventare, del mondo occidentale, è questo imperativo di rimuovere il dolore. Secondo me ci siamo troppo imborghesiti – dice Dario Brunori in Secondo me – abbiamo perso il desiderio, di sporcarci un po’ i vestiti, se canti il popolo sarai anche un cantautore, sarai anche un cantastorie, ma ogni volta ai tuoi concerti non c’è neanche un muratore».
*
Certo non mancano le eccezioni, taluna musica riesce ancora a incarnare l’essenza di una missione a cui non solo i chiamati all’appello rispondono (cit. Leo Longanesi). Così come non mancano le ambizioni, le lezioni di scienza e coscienza di chi mette insieme la musica al più antico insegnamento degli umani, il sapere (penso al progetto Deproducers, lo straordinario tentativo di deprodurre, appunto, la musica attraverso l’ausilio della scienza); ma si tratta di oasi che al cospetto delle cover patinate, delle tracce inascoltabili imposte dalla tv e dalla pubblicità, dinanzi al muro di intolleranza al bello eretto soprattutto da alcune etichette musicali, non arriva alla grande platea. E non ci arriva perché non racconta una mutazione, non arriva perché non riesce a essere antidoto a tutto il peggio prodotto in questi anni, segnatamente in questi mesi.
*
A pensarci bene la pandemia non c’entra, al contrario come noi è costretta a subire questo strazio. La verità è che la cifra stilistica media, l’asticella della dignità, la percezione del gusto e l’estetica condivisa hanno perso qualsiasi ritengo, hanno rinunciato a ogni freno inibitore, così ciò che fino a venti anni fa era meno dello scarto delle bobine oggi è diventato esperimento, ricerca scientifica, derivato d’introspezione, indagine socio-artistica. E a nulla valgono gli impietosi paragoni col passato, quando provando a spiegare alle nuove generazioni la sofferenza da cui proveniamo lo si fa con una canzone di Francesco de Gregori («meno male che c’è sempre uno che canta e la tristezza ce la fa passare, se no la nostra vita sarebbe come una barchetta in mezzo al mare, dove tra la ragazza e la miniera apparentemente non c’è confine, dove la vita è un lavoro a cottimo e il cuore un cespuglio di spine», da La ragazza e la miniera), perché nessuno ha più tempo per ascoltare questi dinosauri. La missione è quella di favorirne l’estinzione, aprendo le porte di un mondo digitale, inespressivo e anaffettivo in cui la canzone – intesa come esperienza/fenomeno – riveste la stessa utilità dei prolungamenti delle unghie: umiliare la natura, nasconderne i prodigi. Come i bari fanno col talento.
Davide Grittani
* Davide Grittani (Foggia, 1970) ha pubblicato i reportage “C’era un Paese che invidiavano tutti” (Transeuropa 2011, prefazione Ettore Mo e testimonianza Dacia Maraini) e i romanzi “Rondò” (Transeuropa 1998, postfazione Giampaolo Rugarli), “E invece io” (Biblioteca del Vascello 2016, presentato al premio Strega 2017), “La rampicante” (LiberAria 2018, presentato al premio Strega 2019 e vincitore premio Città di Cattolica 2019, Nicola Zingarelli 2019, Nabokov 2019, Giovane Holden 2019, inserito nella lista dei migliori libri 2018 da “la Lettura”del Corriere della Sera). Editorialista del Corriere del Mezzogiorno, inserto del Corriere della Sera. Dirige la collana “Dispacci Italiani (Viaggi d’amore in un Paese di pazzi)” per l’editore Les Flaneurs. 
L'articolo “Lui si porta i libri di Kafka ma poi studia solo ogni cu*o che passa”. Le hit dell’estate più rarefatta del secolo, ovvero: sull’analfabetismo della musica italiana (che spacciano per indagine socio-artistica) proviene da Pangea.
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iosonosavior · 3 years
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Recentemente ho fatto l'amore con il mio ragazzo per la prima volta. Sono stata un pó impacciata come credo sia normale ma è stato bellissimo e anche lui me lo ha detto. Sinceramente è proprio brutto che tu veda in una ragazza inesperta e un pó timida una che non è capace e non è nemmeno buona a fare niente. Forse non si è concessa molte volte quindi deve ancora capire molto, io in questo non ci vedo nulla di male, come non vedo nulla di male in una ragazza super esperta che amare il sesso
Innanzitutto sono veramente felice per te, dico davvero. Mi spiace se ho fatto passare un messaggio negativo con le mie parole ma, la signorina si dava troppe arie . Diciamo che c’era un trascorso e delle vicissitudini dietro sta storia e del perché io abbia usato quelle parole. Non era mica per offenderla gratuitamente , però non puoi rompermi le palle e fare tutte quelle espertona se poi sei un fiasco. Posso capire una ragazza alle prime armi o una ragazza che la noti subito sia carina e delicata , che non abbia le predisposizioni adeguate. Però cuore mio , a 30’anni non puoi fare la spavalda e poi sei una catastrofe . Perché io mi concedo molto poco e quel poco che mi concedo vorrei MINIMO , una soddisfazione adeguata. Altrimenti, mi faccio i cazzi miei. Non necessito di farmi le coccole, ma farmi una bella e sana scopata. Sicuramente tu ancora non avrai le idee ben delineate , sarai giovanissima ma credimi che l’età più adulta è più pretenziosa. Non sono più un adolescente da anni ormai. Detto questo , sono contento che tu stia bene con il tuo ragazzo e sostengo sempre le coppie felici. Vi auguro tante belle cose 🖤🥂
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lexiepetrovawriter · 4 years
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Ti guardo sdraiata sul letto mentre lavori al pc.
Gli occhi fissi sullo schermo che stanno viaggiando sull'ennesimo documento che hai aperto.
Sei concentrato e nemmeno ti accorgi che ti sto fissando, nonostante non sia molto distante da te.
Mi piace stare qui ferma, vederti indaffatarato perché so che è quello che vuoi e ci tieni.
Lo fai soprattutto per te stesso.
La fronte corrugata, il mento appoggiato alla tua mano sinistra mentre scorri la pagina rileggendo il tuo scritto.
Ogni volta che leggo qualcosa di tuo mi emoziono.
Mi sono innamorata anche delle tue parole su carta.
Anche io mi cimento, ma non sarò mai alla tua altezza.
A questo pensiero mi parte un sorriso sulle labbra, la prima volta che mi hai detto cosa stavi creando non ci volevo quasi credere. Ero in fibrillazione più di te.
Quando alla fine il progetto completato è stato nelle mie mani mi sono commossa.
Tu ti sei avvicinato ancora di più, mi hai preso il viso tra le mani passando i tuoi pollici sulle mie guance per togliere le lacrime. Mi hai baciata, ma sei stato dolce, delicato come se stessi per rompermi.
Io non mi sono mossa, ero un fascio di nervi nonostante fossero mesi che stavamo insieme mi sembrava di essere tornata indietro, a quando avevi quasi paura di toccarmi per paura che scappassi.
Finito il momento sei rimasto li a guardarmi.
«Ecco perché ti ho scelta. Ti sai emozionare anche per le piccole cose.» «Chiamale piccole, amore hai scritto un romanzo!»
Lui ha abbassato lo sguardo sul tomo, perso in qualche viaggio dei suoi.
Non dicendo una parola, mi ha attirata di più a se trascinandomi sul letto.
«È vero, ma ora, sinceramente, del libro me ne frega poco.»
Credo che quella si stata una delle notti più belle della mia vita.
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lorenzodstefano · 5 years
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Nascere povero e intelligente è una condanna
Cioè non è che nascere povero e idiota ti salva eh, ma almeno non ci pensi più di tanto. Che ne sai te che la vita potrebbe offrirti milioni di possibilità, non ci pensi al fatto che potresti fare un sacco di cose se ne avessi la possibilità... Perché probabilmente non le puoi fare un sacco di cose dato che, beato te, sei idiota.
E invece no, nasci con qualche neurone in più e ti mangi il fegato, perché rosichi, perché se tu avessi i soldi di M per esempio ti iscriveresti a un corso di scherma, mo per dire, che è da quando sei piccolo che vorresti farlo, invece che spenderli in cocaina. Cioè mo la scherma per dirne una eh, magari mi imparavo a suonare la chitarra e la suonavo sulla spiaggia. Vabbè no, che io quelli che suonano la chitarra sulla spiaggia li ho sempre odiati sinceramente.. non so è una cosa talmente mainstream, lo trovo noiosissimo.... Poi mi ricordo un giorno era il mio diciottesimo compleanno. Avevo organizzato una festa a casa mia con gli amici più stretti e quelli della classe. Non vuoi che quel coglione di P che mi è sempre stato in culo dal primo anno, anzi no io lo odiavo ad essere precisi, insomma non vuoi che mentre tutti si stanno divertendo mezzi ubriachi a parlà di stronzate caccia la chitarra e si mette a suonare....... No ragazzi è stata una cosa orribile perché io odio chi suona la chitarra, odio lui, e odiavo anche quelle galline che si sono messe accanto a lui ad ascoltarlo e a canticchiare "Wonderwall" (che sinceramente anche io che non ne capisco un cazzo di musica so che è una cacata quella canzone da suonare). E insomma si crearono due gruppi, quelli divertenti fuori a fumare e bere e prendersi per il culo, i noiosissimi scontati del cazzo dentro a fare schifo perché questo fate, schifo ragà.
A questo punto qualcuno di voi leggendo queste righe potrebbe pensare che la mia sia invidia. Ed è qui che ti sbagli ipotetico stronzetto frustrato che non sei altro io non sono invidioso manco per il cazzo. Questo P di cui sto parlando è uno di quei chierichetti tutto casa chiesa scuola pallavolo chitarra e azione cattolica. Cioè questo mi ricordo che una volta lo forzammo a vedersi un porno in secondo liceo e si coprì gli occhi per non fare peccato... Sisi un santo praticamente, con le corna però, perché in realtà era un povero stronzo frustrato anche lui. Una merda generale. Un uomo con dei valori costruiti da altri, dalla chiesa, dai genitori, dalla legge (?), ma nella realtà un figlio di puttana che se te la deve mettere in culo per pararsi il suo non ci mette niente. Un egoista pezzo di merda pieno di sé e della sua immagine. Un lecchino con i più forti, che parlava male di tutti. MA DI TUTTI DAVVERO. Anche delle galline che gli stavano dietro. E infatti con le donne era un pezzo di merda. Ma non uno di quelli che se le scopa e poi le abbandona eh, nooo see ahahahah. Nono lui era tipo che si prendeva tutte le attenzioni possibili e immaginabili dalle gallinacce che aveva attorno, gli elogi, le sviolinate eccetera. Poi però le prendeva per il culo alle spalle. La mia migliore amica, ahimè, le andò dietro per 4 anni. E lui gran figlio di puttana lo sapeva!! Lo sapeeeeva eccome se lo sapeva. Ma da quella ragazza "rotonda" e "un po' esaurita" lui non voleva niente, però la riempiva lo stesso di belle parole.. davanti, e dietro smerdava. Così ha fatto con tutte le ragazze bruttine che le avevano dietro. Le ragazze belle in generale gli cinguettavano attorno ma non gliel'avrebbero mai data a un """monaco""" come al lui. Solo una, una delle ragazze più carine della classe gliel'avrebbe data, una tipa semplice acqua e sapone e chiesa e azione cattolica. Per carità non di certo il mio tipo ma per lui era perfetta: di sani principi, famiglia cattolica, buona media a scuola, educata. Gliel'avrebbe data e di fatto gliela diede, o meglio... Gliela propose. Ma lui non la accettò... Ebbene sì ragazzi, non la accettò! Ed è qui che si rivela tutta la tristezza di questa persona. Ma non tristezza che poverino adesso capisco nono, nel senso che è proprio una persona pietosa. Si fidanzò con sta tipa una volta, ma poi la lasciò perché era troppo impegnato ad avere una media perfetta a scuola, ad allenarsi a pallavolo, ad andare in chiesa e a risolvere i problemi del mondo nelle riunioni dell'azione cattolica eccetera eccetera... Si fidanzarono una seconda volta ma non durò molto per gli stessi motivi. Erano più grandi e lei, ovviamente, avrebbe voluto offrire le sue giovani carni al bel ragazzo di cui era innamorata, ma lui non ci riuscì. Ragazzi era spento! Era morto dentro. Scopare proprio non era per lui e inventava scuse pur di non farlo, so anche che lei tentò di fargli una sega ma lui esordì con "non mi piace".... Fratello ma come cazzo fa a non piacerti una sega eddai ma è la cosa più semplice non ti devi neanche impegnare e che cazzo. Mah comunque io ste cose non le dovrei sapere, ma sai, quando riesci a mantenere rapporti di amicizia stabili fondati sulla fiducia, le persone ti tradiscono lo stesso... quindi figuriamoci quando non lo fai!!
Quindi no, la chitarra proprio no. Diciamo che avessi avuto i soldi quando ero più piccolo avrei potuto fare lo youtuber di gameplay. Giocare ai videogiochi e far ridere le persone sono due cose in cui sono una potenza. Quindi magari da piccolo avrei potuto fare successo, ma ormai quel mercato è una merda sterile, a meno che non ti chiami Cicciogamer o altri che hanno saputo cavalcare l'onda quando era il momento di cavalcarla. Però so montare i video. L'estate del 2015 montai un sacco di video divertenti. Video girati con i miei amici o da solo, a cui poi aggiungevo musica ed effetti speciali che facevano sbellicare dalle risate. Mi sentivo un genio cazzo, a soli 16 anni. Poi finì l'estate e c'era la scuola. L'estate dopo iniziai a lavorare al supermercato... E la sera uscivo. Poi di nuovo scuola e poi nell'estate 2017 lavorai nell'altro supermercato... L'estate 2018 fu l'estate del servizio civile. Lì avevo le ferie ad agosto infatti feci qualcosa, cioè iniziai un progetto di video che non ho mai concluso. Quest'estate ho lavorato al ristorante... Tutti i giorni e dal 9 agosto al 30 ho fatto il doppio turno ciò vuol dire 2 ore libere al giorno... Di certo non accendevo il computer.....
Insomma ragazzi essere povero è una merda..
[continua...]
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crowleysreligion · 6 years
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Il matrimonio di Sabina (+ qualcos'altro MetaMoro)
Questa cosa mi è venuta in mente e voglio condividerla. Punto.
Il gran giorno per la piccola Meta era arrivato: 14 settembre 2018, una data che avrebbe ricordato per sempre insieme ad un anello d'oro stretto intorno al dito.
Sabina era pronta. Vestito in ordine, trucco sistemato, acconciatura perfetta... sorriso smagliante.
Non appena arrivò davanti all'ingresso della chiesa incontrò lo sguardo di Ermal.
Ermal che era lì, a guardarla commosso, gli occhi velati di lacrime sincere: quella donna, che in fondo per lui sarebbe sempre stata la sua bambina, ora stava per incoronare il suo più bel sogno d'amore e spettava proprio a lui il grande onore di portarla all'altare.
"Amore... amore sei un incanto." le sussurrò accarezzandole la guancia, sorridendole con una dolcezza inaudita.
I due fratelli si abbracciarono per qualche secondo, ritrovando quell'abbraccio che tante volte Ermal le riservava quand'era piccola. Un abbraccio che spesso la salvava, facendole sentire un affetto che la piccola imparò presto a definire casa.
Memé e i suoi abbracci erano casa.
Sabina posò la mano sul braccio di Ermal ed insieme fecero il loro ingresso nella piccola chiesetta, adornata a cerimonia.
C'era poca gente, Sabina aveva voluto organizzare qualcosa di intimo e solo per parenti e amici stretti.
Ed Ermal naturalmente, in quanto autorizzato a portare un accompagnatore, non aveva esitato a chiedere al suo Fabrizio di essere al suo fianco in quel giorno per lui così speciale.
Gli sguardi dei due si incrociarono verso metà navata, dove un Fabrizio insolitamente elegante ricambiò il sorriso radioso di Ermal, trasmettendogli coraggio.
Agli occhi di Fabrizio, Ermal quella mattina era semplicemente meraviglioso.
E la stessa cosa valeva per Ermal.
Durante tutta la cerimonia Fabrizio non fece altro che osservare il suo ricciolino: notò chiaramente i suoi occhi brillare commossi, il suo sorriso allargarsi alla vista dello scambio delle fedi, le sue dita muoversi freneticamente contro i propri palmi (gesto che Ermal compiva sempre quando era particolarmente felice. Suonava la sua chitarra, pur non avendola sotto mano).
E d'improvviso, nel vedere l'immensa felicità del fidanzato di fronte all'atto matrimoniale, qualche domandina se la fece.
E se Ermal volesse sposarsi? Forse non aspetta altro. Forse l'idea di essere legato alla sua metà con un matrimonio lo fa sentire speciale. Forse portare una fede al dito lo farebbe sorridere come nient'altro. Cazzo ma aspetta, IO sono la sua metà.
Il resto della giornata volò via in un attimo. Fra un brindisi, un calice di champagne, un piatto rubato dal buffet e un pezzo di torta nuziale, arrivò il momento del primo ballo.
Ermal si sedette accanto a Fabrizio ed osservò ammirato la sua sorellina ballare lentamente abbracciata a suo marito.
Fabrizio guardò per qualche secondo la coppia, poi girò la testa verso Ermal e sentì il proprio cuore accelerare nel vedere quell'espressione estremamente serena e felice dipinta sul suo volto.
"Come ti senti?" "Sono venti metri sopra il cielo Fabri. Sono così felice che nemmeno ti immagini."
Fabrizio gli prese una mano baciandogli il dorso ed Ermal si girò verso di lui, sorridendogli dolcemente.
Fabrizio gli lasciò un bacio veloce sulle labbra, poi si abbandonò alla richiesta del riccio di ballare il prossimo lento con lui e si alzò tenendolo per mano, seguendolo in un angolino della pista da ballo.
Ermal gli circondò il collo con le braccia e Fabrizio lo strinse a sé per la vita, appena in tempo perché la musica iniziasse.
Si appoggiarono fronte contro fronte, chiusero gli occhi ed iniziarono a danzare lentamente, a tempo della musica.
"Amore..." sussurrò Fabrizio.
"Mh?" "Tu credi nel matrimonio?" "Prima non gli davo tanta importanza." "E adesso?"
Ermal sorrise appena, continuando a danzare ad occhi chiusi "Oggi ho visto mia sorella felice come non lo era mai stata. E beh Fabri... se il matrimonio fa questo all'amore allora sì, ci credo."
Fabrizio si scostò appena e lo guardò negli occhi, azzardando la domanda che gli frullava nella testa "Tu vorresti sposarti?"
Ermal ridacchiò, appoggiando la testa sulla spalla di Fabrizio per nascondere quel "sì" che inaspettatamente trapelava dai suoi occhi, cogliendo persino lui di sorpresa.
Da quando aveva questo profondo desiderio di coronare il proprio amore con un matrimonio?
"Su Fabri, c'è tempo a sufficienza per pensare anche a questo." la concluse brevemente, lasciandogli un soffice bacio sulla pelle del collo per togliergli ogni dubbio a riguardo.
Inutile dire che a Fabrizio quello bastò per avere la risposta definitiva.
Dopo ancora due orette passate a festeggiare e chiacchierare, gli invitati lasciarono uno dopo l'altro la festa, congratulandosi ancora con gli sposi e augurandogli tante cose belle.
Fabrizio abbracciò Sabina e strinse la mano allo sposo, dopodiché venne Ermal che, ignorando completamente l'uomo, strinse fortissimo la sorellina.
"Qui c'è tutto quello che meriti, tesoro. C'è la tua felicità e, Dio, non sai quanto è stato bello vedere i tuoi sorrisi oggi. Ti voglio tanto bene. Abbi cura di questo amore perché è la cosa più bella che sarebbe mai potuta capitarti."
Sabina baciò il fratello sulla guancia più volte e lo strinse ancora a sé, commossa da quelle parole paterne. Il bene che aveva per lui era indescrivibile, era riuscito ad essere al contempo un fratello maggiore ed un padre per lei.
Ermal e Fabrizio si presero per mano e si diressero verso la macchina del romano, avvolti nel silenzio della notte.
"Fabri perché sei così silenzioso?" "Sono solo stanco, è stata una giornata lunga."
Ermal si sporse a lasciargli un bacio sulla guancia e Fabrizio in tutta risposta lasciò la sua mano per circondargli le spalle col braccio, stringendolo a sé.
Salirono in macchina, Fabrizio alla guida ed Ermal al posto passeggero, con lo sguardo che vagava dal mare notturno di Bari al fidanzato, sempre bello come il sole.
"Ti ho già detto che sei bellissimo oggi?"
E Fabrizio in tutta risposta "T'ho già detto che tu sei sempre il diamante più bello?"
Ermal appoggiò la mano sinistra sulla sua, fissa sul cambio, e Fabrizio per qualche attimo la osservò.
Osservò la sua pelle lattea, le sue dita snelle.
L'attimo dopo la macchina inchiodò di colpo e Fabrizio scese in fretta, incitando Ermal a scendere con la stessa rapidità.
Lo prese per mano e iniziò a correre verso il mare, tirandoselo dietro ed ignorando le sue mille mila domande alle quali sinceramente non aveva voglia di rispondere.
Si fermarono in riva al mare, giusto giusto un metro dalle onde che si infrangevano sulla spiaggia fine, ed entrambi respirarono affannosamente per riprendere il fiato perso.
"Ma dico, ti sei scemonito tutto d'un colpo!? È notte tarda Fabrizio, hai lasciato una macchina aperta e con le chiavi dentro in mezzo alla strada! E poi perché hai fatto questa corsa, a che ti serviva!? Sei mica sbronzo? Hai bevuto troppo champagne? Spiegami da dove nasce questa pazzia di prendere d'improvviso e-
"ERMAL MI VUOI SPOSARE?"
Silenzio.
Silenzio.
Silenzio.
Ermal si ammutolì completamente, sgranando gli occhi notevolmente e sentendo il proprio cuore iniziare a pompare più veloce.
"C-cosa... che cos'hai detto?" chiese con un filo di voce, la loquacità di poco prima andata completamente persa nel momento in cui gli occhi tremendamente seri di Fabrizio avevano trovato il suo sguardo.
Fabrizio, che dal canto suo stava letteralmente morendo dentro per ansia, emozione e chi più ne ha più ne metta, trovò chissà dove la forza di prendere le mani di Ermal e inginocchiarsi davanti suoi suoi occhi increduli.
"Ermal Meta, mi vuoi sposare?"
Il riccio liberò qualche lacrima di gioia, cadendo in ginocchio all'altezza del fidanzato e prendendogli il viso fra le mani per baciarlo come mai prima di allora.
"Fabri io... insomma, non devi sentirti obbligato a... capisci, io ti amo lo stesso anche se... non vorrei che tu ti senta sotto pressione e..."
Fabrizio sorrise, mettendolo a tacere con un altro bacio e guardandolo poi negli occhi brillanti di lacrime e gioia.
"Non te l'avrei mai chiesto se non l'avessi sentito dentro di me come un bisogno importante. Quindi, per la terza volta, prima che il mio cuore scoppi d'ansia... Ermal, mi vuoi sposare?"
Il riccio abbracciò stretto stretto il fidanzato, affondando la testa nella sua spalla e tremando appena, scosso dalla potenza con cui la gioia stava smuovendo ogni sua particella.
"Sì. Assolutamente sì. Mille volte sì."
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gloriabourne · 5 years
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The one with the colors (pt. 2)
(come avrete capito dal titolo, questa OS è collegata alla precedente.)
Ermal era convinto di non essersi mai sentito meglio in vita sua. Era completamente rilassato, sdraiato su un letto molto più comodo di quello che aveva a casa sua, accanto a un uomo meraviglioso. Eppure mancava qualcosa. E in realtà, sapeva anche cosa ma non voleva fare la figura del superficiale ammettendolo ad alta voce. Si voltò verso sinistra, notando Fabrizio steso accanto a lui che fissava il soffitto e sbuffava di tanto in tanto. "Che hai?" chiese aggrottando la fronte. Fabrizio si voltò verso di lui e sbuffò di nuovo. "Niente." "Dai, dimmi." "È una cazzata, Ermal." "Io voglio sapere anche le cazzate." Fabrizio si sollevò leggermente, reggendosi sui gomiti, e disse: "Non fraintendere, mi è piaciuto quello che è successo, però mi sarebbe piaciuto di più sentirti dentro di me." Sentire Fabrizio dire quella frase ebbe un effetto devastante su Ermal, che non solo condivideva quella leggera frustrazione che si era impadronita del compagno, ma era anche sollevato per non essere l'unico a sentirsi così. Si avvicinò a lui e disse: "Lo so, Bizio." Poi lo baciò senza fretta, accarezzandogli le labbra con la lingua e poi baciandolo più a fondo appena Fabrizio gli lasciò libero accesso. Fu solo questione di tempo prima che si ritrovassero nuovamente avvinghiati tra le lenzuola sfatte, entrambi affamati l'uno dell'altro e consapevoli di non poter proseguire come avrebbero voluto. Ermal si allontanò con uno sbuffo frustrato, sapendo di doversi fermare in quel preciso istante, altrimenti più tardi sarebbe stato troppo difficile. "Basta, mi sono rotto le palle" mormorò Fabrizio alzandosi dal letto. Scavalcò i fazzoletti - usati poco prima per darsi una ripulita e abbandonati sul pavimento - e afferrò un paio di pantaloncini dall'armadio. "Dove stai andando?" chiese Ermal. "A risolvere una questione. Così non si può andare avanti, devo fare qualcosa" rispose Fabrizio un attimo prima di uscire dalla camera e chiudersi la porta alle spalle. Ermal rimase a fissare la porta chiusa per un attimo, poi affondò la testa nel cuscino e chiuse gli occhi. Sperava sinceramente che quel qualcosa che Fabrizio voleva fare fosse procurarsi un preservativo.
La camera di Roberto era giusto un paio di porte dopo la sua, cosa di cui Fabrizio era profondamente grato perché non era certo che avrebbe potuto sopportare di camminare di più in quelle condizioni. I pantaloni che aveva pescato dall'armadio erano casualmente i più larghi che avesse mai avuto, eppure sembravano essere fin troppo stretti in quel momento. Avrebbe preferito di gran lunga fermarsi in camera con Ermal e trovare una soluzione al fastidioso problema che si era creato nei suoi pantaloni, ma non poteva sopportare di doversi nuovamente accontentare. Non che si lamentasse per ciò che era successo poco prima, ma voleva andare oltre. E per farlo gli servivano i preservativi. Bussò un paio di volte, sperando vivamente che Roberto non si fosse già addormentato, e attese pazientemente che l'amico aprisse dondolandosi da un piede all'altro. Era nervoso, si vedeva lontano un miglio. Il fatto era che voleva fare l'amore con Ermal, aspettava quell'occasione da una vita, ma ora che si era fermato per un attimo a riflettere, sentiva anche un enorme senso di panico e ansia impossessarsi di lui. Era pur sempre Ermal, il suo amico, la persona che più di chiunque altro gli era stata accanto negli ultimi mesi, e anche se tra loro ormai erano successe tante cose, farci l'amore - farlo davvero, nel vero senso della parola - sarebbe stato diverso e avrebbe reso tutto più reale. La voce assonnata di Roberto interruppe i suoi pensieri, per fortuna. "Che vuoi?" "Hai un preservativo?" chiese Fabrizio con non poco imbarazzo. Roberto aggrottò la fronte confuso e ancora leggermente assonnato. "Come, scusa?" "Mi serve un preservativo. È urgente." Roberto si strofinò gli occhi e, finalmente sveglio, osservò per un attimo l'amico. Indossava solo un paio di pantaloncini, niente maglietta, niente scarpe e, nonostante i pantaloni larghi, Roberto poté notare facilmente l'erezione che Fabrizio cercava di nascondere. Era ovvio che, chiunque fosse la persona con cui stava per fare sesso, lo aspettava nella sua camera e probabilmente era stata una cosa improvvisata, altrimenti Fabrizio avrebbe bussato alla sua porta molto prima. "Sì, lo vedo" rispose Roberto prendendolo in giro. "Dai..." "Ce l'ho, tranquillo" disse Roberto rientrando in camera e poi tornando un attimo dopo con un preservativo in mano. "Grazie. Ti devo un favore!" disse Fabrizio allungando una mano per prendere il profilattico. Roberto allontanò di scatto la mano, impedendogli di prenderlo. "Prima devi dirmi chi è." "Ma dai, mica abbiamo quindici anni che ti devo raccontare chi mi porto a letto!" Non era che Fabrizio non volesse dirglielo. Anzi, se fosse dipeso da lui, avrebbe urlato al mondo intero che finalmente stava per fare l'amore con l'uomo più importante della sua vita, ma non era una cosa che riguardava solo lui. C'era di mezzo anche Ermal, e Fabrizio non sapeva se potesse raccontarlo a qualcuno o no. Non avevano parlato di come gestire quella situazione. In realtà, non avevano parlato affatto. "Fabrì, sono curioso! È la serba? È lei vero? Quella che hai detto che ti piaceva..." "No, non è lei" tagliò corto Fabrizio. Aveva effettivamente fatto apprezzamenti sulla cantante che rappresentava la Serbia, ma era stato semplicemente un modo per distrarsi, un modo per non pensare a chi era davvero la persona che avrebbe voluto nel suo letto. E non solo nel suo letto. "Quella di Cipro? Con quella sei facilitato. Parla albanese, puoi farti tradurre le cose da Ermal." Sentendo il nome del collega, Fabrizio abbassò lo sguardo. Roberto sgranò gli occhi. "Cazzo, è Ermal!" "Guai a te se te lo fai scappare! Non lo deve sapere nessuno!" disse Fabrizio allarmato. "Ma figurati, muto come una tomba" disse Roberto con tono estremamente serio. Poi sorrise e aggiunse: "Sono felice per te, Fabrì." "Davvero?" Era strano sentire Roberto dire una cosa simile in quella circostanza, quando Fabrizio era convinto che nemmeno sapesse che provasse qualcosa per Ermal. "Gli unici a non essersi accorti che siete innamorati l'uno dell'altro, eravate voi due. Era ora che ve ne rendeste conto!" Fabrizio si pietrificò all'istante. Era davvero così palese? Davvero se n'erano accorti tutti, tranne loro due? Per un attimo si sentì quasi infastidito dal fatto che nessuno prima di quel momento glielo avesse fatto notare, permettendogli di non perdere tempo prezioso. Ma forse era giusto così. Forse doveva succedere in quel momento. Forse se avessero forzato le cose, non sarebbero andate nello stesso modo. "Direi che l'hai già fatto aspettare abbastanza" disse Roberto porgendogli il preservativo. Fabrizio lo afferrò sorridendo e ringraziandolo di nuovo. Roberto aveva ragione. L'aveva fatto aspettare abbastanza.
Appena tornato in camera, Fabrizio si paralizzò sull porta. Ermal se ne stava ancora sdraiato a letto, coperto dal lenzuolo e... addormentato. E per quanto Fabrizio volesse davvero fare l'amore con lui e in parte si sentisse un po' deluso che Ermal si fosse addormentato in quel momento, non poteva negare che guardarlo dormire fosse una delle cose più belle e rilassanti che avesse mai fatto. Chiuse la porta dietro di sé e camminò lentamente fino al letto, lasciando il preservativo sul comodino e infilandosi sotto le coperte accanto a Ermal un attimo dopo. Era bello, Ermal. Era bello, anche se lui si ostinava a dire sempre il contrario, e Fabrizio l'avrebbe guardato per ore. C'era chi diceva che avere un bel naso fosse la chiave per avere un bel viso, che un naso più bello rende automaticamente più bella tutta la faccia, e a Fabrizio questa teoria avrebbe fatto comodo visto che tutti gli dicevano sempre quanto fosse perfetto il suo naso. Eppure, più guardava Ermal e più si rendeva conto che fosse una cazzata. Ermal non aveva un bel naso, questo bisognava ammetterlo. Ma Fabrizio era certo che con un naso più bello, la sua faccia non sarebbe diventata più bella. Lui era bello così, con le sue imperfezioni, con i suoi difetti. E Fabrizio si stava rendendo conto di amare ogni piccolo dettaglio di lui. Amava le rughe intorno agli occhi, la piccola cicatrice sotto il mento, i suoi ricci ribelli che sembravano non volerne sapere di stare al loro posto. Amava il suo sorriso, il suo sguardo, le sue mani. Amava il suo modo di parlare, la passione con cui raccontava anche le cose più banali. Amava tutto di lui e, forse per la prima volta in vita sua, amare non faceva poi tanta paura. Ermal si rigirò tra le lenzuola, finendo per trovarsi faccia a faccia con Fabrizio. Quando aprì gli occhi, il più grande lo stava guardando sorridendo. "Quando sei arrivato?" chiese con la voce leggermente impastata. "Poco fa. Sono andato da Roberto a chiedergli un preservativo e quando sono tornato ho visto che ti eri addormentato. Non mi andava di svegliarti" rispose Fabrizio. Ermal si sfregò gli occhi nel tentativo di svegliarsi del tutto e disse: "Ora sono sveglio." Fabrizio scosse la testa. "Sei esausto, riposati. Noi abbiamo tempo." Per quanto desiderasse fare l'amore con lui, poteva aspettare. Non sarebbe stata la fine del mondo attendere ancora un po'. Ermal si avvicinò a Fabrizio appoggiando la testa sul suo petto e intrecciando le gambe con le sue. Fabrizio aveva ragione, era esausto e una parte di lui avrebbe voluto semplicemente dormire, ma in quel momento erano insieme. Il giorno seguente sarebbero partiti e nessuno dei due sapeva quando avrebbero potuto rivedersi, quindi Ermal non voleva perdere nemmeno un attimo. Sollevò lo sguardo incontrando gli occhi di Fabrizio e disse: "Voglio fare l'amore con te. Non mi interessa se sono stanco." Fabrizio sospirò combattuto. Si sentiva sul punto di cedere e allo stesso tempo non gli sembrava giusto. "Bizio, ti prego" disse Ermal sporgendosi verso di lui. Di fronte a quella supplica, Fabrizio non poté fare altro che attirare Ermal a sé e baciarlo. Ermal si sistemò meglio sopra di lui, trovando posto tra le sue gambe, mentre Fabrizio continuava a baciarlo e a far vagare le mani sul suo corpo nudo. Era rilassante accarezzare Ermal, sentire la sua pelle sotto le dita. Così come era rilassante baciarlo e tenerlo stretto a sé, e Fabrizio ebbe la certezza che non si sarebbe mai stancato di quella sensazione. Senza staccarsi dalle labbra del compagno, Fabrizio si sporse verso il comodino e afferrò il preservativo che aveva lasciato lì un attimo prima. Ermal si scostò leggermente da lui e si morse il labbro inferiore, quasi in imbarazzo, quando vide ciò che Fabrizio aveva in mano. Era consapevole di non avere motivo di imbarazzarsi, eppure non riusciva a farne a meno. Fare l'amore con Fabrizio era un passo importante e voleva che tutto fosse perfetto. "Tutto ok?" chiese Fabrizio notando la sua espressione. Ermal annuì mentre scacciava via ogni preoccupazione e gli prendeva il profilattico dalle mani. "Tu, piuttosto, alla tua età sei sicuro di riuscire a reggere un altro orgasmo?" lo provocò Ermal, più per cercare di sentirsi a suo agio con una delle sue solite battute che perché volesse davvero prenderlo per il culo. "Potrei dirti la stessa cosa. Non sei poi così tanto più giovane di me" replicò Fabrizio divertito. Gli piacevano quelle battute e gli piaceva ancora di più il fatto che, nonostante il loro rapporto ormai fosse cambiato in modo irreversibile, quel loro modo di prendersi in giro a vicenda non fosse cambiato affatto. Ermal si finse indignato. "Mi stai dicendo che anch'io sono vecchio? Ora ti faccio vedere io!" "Non aspetto altro" rispose Fabrizio, mettendosi comodo e osservando Ermal scartare il preservativo e srotolarlo sulla sua erezione. Poi, come se improvvisamente si fosse ricordato qualcosa di estremamente importante a cui non aveva dato peso fino a quel momento, Ermal sospirò e disse: "Prima devo fare una cosa." Fabrizio lo guardò interrogativo, fino a quando sentì le dita di Ermal sfiorare la sua fessura. Per quanto quel contatto fosse piacevole, lo fermò quasi subito e vedendo lo sguardo perplesso di Ermal, disse: "Credo che tu mi abbia già preparato abbastanza prima. Non ti preoccupare." Ermal inclinò la testa di lato guardandolo poco convinto e Fabrizio, pur di tranquillizzarlo, ammise con un po' di imbarazzo: "Ermal, sono abituato. Ho perso il conto delle volte che mi sono masturbato immaginando che fossi dentro di me."   Ermal arrossì mentre nella sua mente si dipingeva l'immagine di Fabrizio che si dava piacere pensando a lui e, senza aspettare ulteriormente, allineò la sua erezione all'apertura del compagno e si spinse dentro di lui. Fabrizio gettò la testa all'indietro, affondandola nel cuscino, e chiuse gli occhi godendosi la sensazione di completezza che provava avendo Ermal dentro di sé. Era come se improvvisamente si sentisse al posto giusto, dopo una vita intera passata a sentirsi fuori posto ovunque e con chiunque. Ermal si mosse contro di lui, affondando sempre di più fino a toccargli la prostata e a sentirlo gemere oscenamente sotto di lui. Nonostante Fabrizio gli avesse detto di essere abituato, Ermal lo sentiva tremendamente stretto attorno a lui e temeva che di quel passo non sarebbe riuscito a durare poi molto. Ma forse il fatto era che non sarebbe durato molto in qualsiasi caso, semplicemente perché era impossibile trattenersi di fronte a Fabrizio che lo guardava come se fosse la cosa più importante al mondo. Fabrizio lo faceva sentire bello in un modo in cui nessun altro aveva mai fatto, nemmeno Silvia, ed Ermal non aveva idea di cosa avesse fatto per meritarselo. Fece scivolare una mano tra loro, toccando l'erezione del compagno che ormai sembrava sul punto di esplodere, e continuò a muoversi freneticamente dentro di lui. Bastò quel contatto a far raggiungere l'apice a Fabrizio, il quale con un gemito più forte degli altri si liberò nella mano di Ermal. Sentendo Fabrizio gemere sotto di sé e stringersi ulteriormente attorno a lui, Ermal capì che ormai anche lui era al limite e, con un ultima spinta, si riversò nel preservativo. Per quanto l'orgasmo avuto poco prima fosse stato travolgente, non era paragonabile a ciò che stava provando in quel momento. Si accasciò su Fabrizio, incurante del seme che macchiava il suo petto e del fatto che fossero entrambi terribilmente sudati. Avrebbero avuto tutto il tempo di fare una doccia più tardi, ma in quel momento Ermal voleva semplicemente stare tra le sue braccia. Fabrizio lo strinse a sé, sentendo il suo cuore battere furiosamente nel petto allo stesso ritmo di quello di Ermal. Aveva cercato per una vita intera qualcuno il cui cuore battesse a ritmo con il suo, e finalmente lo aveva trovato. "Quand'è il prossimo evento a cui dobbiamo partecipare entrambi?" chiese Fabrizio a un certo punto. Ermal lo guardò per un attimo prima di dire: "Wind Music Awards, credo. Anzi, no, c'è prima la puntata di Amici a cui sei stato invitato. E la Partita del Cuore, anche se non credo tu voglia partecipare. Perché me lo chiedi?" Fabrizio soffocò una risata al ricordo di ciò che era successo poco prima, quando aveva bussato alla porta di Roberto per chiedergli un preservativo. "Perché per la prossima volta voglio essere organizzato, non intendo più andare a elemosinare preservativi in giro." Ermal scoppiò a ridere e appoggiò la testa sul suo petto. La prossima volta sarebbero stati più organizzati. Ma in quel momento, l'unica cosa a cui entrambi volevano pensare era quanto li facesse stare bene sapere che ci sarebbe stata una prossima volta.
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