Tumgik
#mi fai soffrire
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Mi provochi ferite che non puoi vedere.
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sempresera · 11 months
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Il mio cuore è a pezzi da giorni e io evito l'eye contact come con un parente che non voglio salutare.
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L'aver sofferto non giustifica ogni cosa. Certe persone fanno schifo semplicemente perché fanno schifo.✌🏻
Zoe.
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janniksnr · 2 years
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JANNIK !!!!!!!!!
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arreton · 13 days
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Ma sul serio, quale sadomasochistico desiderio ci spinge ancora a voler essere membri attivi di questa società? E con membri attivi intendo cazzi tesi che si agitano a voler essere per forza qualcosa, a far parte di qualcosa, a rientrare in una qualche categoria. Essere un membro della società è faticoso. Prima lo ammettiamo, prima ce ne rendiamo conto e prima ci liberiamo dalla necessità di dover essere un cazzo teso perché no, non siamo all'altezza: il cazzo non si tende manco per sbaglio. Abbiamo voglia poi di prendere antidepressivi e affidarci a psicoterapie a volte anche abbastanza dubbie. Non siamo all'altezza degli standard che ci siamo prefissati: siamo dei cazzetti mosci tristi e piagnucoloni. Basta, amen. Ma tornando alla fatica e soprattutto tornando alla società: francamente viene l'ansia solo a guardarla. Se sei una donna devi essere fragile ma con le palle, emancipata a forza che mi chiedo dove inizia l'emancipazione e finisce la sottomissione perché a me pare solo che cambia il padrone ma sempre a novanta stiamo messe; se sei un maschio devi essere maschio, femmina, etero, bi, con i muscoli ma che ti piacciono i gattini, spolverare e cucinare, però devi essere pure stronzo, uno stronzo dal cuore d'oro che ti fai curare perché io sono la tua crocerossina però ehi non ti ci abituare! Sbracciati e curami pure tu, diventa dottore. E in tutto questo non ho parlato delle dinamiche che si attivano nei social: fai delle foto e devi essere un content creator; pubblichi cibo e devi essere un food influencer; pubblichi foto di tette e devi farti onlyfans; ti trucchi e devi essere una di quelle che sponsorizza ecc ecc ecc. E questo solo nei rapporti tra comune gente mortale, tra cazzetti mosci insomma! Nel mondo del lavoro le cose forse vanno pure peggio: lauree, master, dottorati, attestati, diplomi di vario tipo alternando cucina, scrittura di codici, filosofia. Ok, il mondo è bello perché vario ma sembra solo un accumulo di escrementi cacati dal capitalismo il cui obiettivo è solo rendersi sempre più impossibile. Ma come tutti i belli e dannati, più è impossibile più ci piace perché ci piace soffrire, e poi ci lamentiamo perché siamo dei depressi malati ansia. Qual è la soluzione a tutto questo? E che ne so. Lascio ai filosofi contemporanei l'arduo compito di trovarci una via d'uscita. Per quel che mi riguarda ho le energie talmente contate che non ho voglia né tempo di entrare in questo circolo vizioso. Se l'uomo è stato pensato fino ad ora come un essere sociale, che ha bisogno della società bene, ha talmente esasperato questo bisogno che adesso la società è diventata solo un sinonimo di sofferenza.
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singinthegardns · 2 months
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Non ti cerco perché so che sarebbe peggio, non ti cerco per non soffrire per non sentire la tua voce dire che stai bene anche se non ci sono io a farti stare bene. Non ti cerco perché è pericoloso incontrare i tuoi occhi una volta ancora e rischiare di caderci dentro una volta ancora. So che pensi che sia indifferenza ma io non ti cerco perché ci tengo troppo perché se lo facessi ricomincerebbero i casini, ricomincerei a non stare bene, a non avere mai il sorriso sulla faccia, a sentirmi sbagliata senza di te e a sentirmi sbagliata insieme a te ricomincerei a non dormire la notte, a chiedermi perché non mi cerchi, perché ti trovo ovunque, perché senza di te è tutto spento, perché non sono capace di metterci un punto perché la mia testa e il mio cuore arrivano sempre ad uno scontro e sono io il morto.
Non ti cerco perché non averti accanto mi fa male ma forse averti accanto un po' di più, sapere che per quanto tu mi possa amare io ti amerò sempre un po' di più. Non ti cerco perché ho paura di soffrire, non sono abbastanza coraggiosa da affrontare tutto ciò che mi fai sentire non ti cerco perché ti voglio cercare troppo perché è tutto troppo, mi riempi, mi svuoti, te ne vai e mi lasci qui ad aspettarti e io non ce la faccio più. Non è indifferenza, anche se non ti saluto, anche se di me non sai più niente, anche se mi vedi uscire con la gente, anche se sembra che non me ne freghi niente non ti cerco nerché amarti in silenzio è più semplice che provarci davvero non ti cerco perché fa troppo male.
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ross-nekochan · 8 months
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Ho finito L'Amica Geniale.
Mi ha dato tanto e mi ha fatto soffrire altrettanto.
Mi sono messa a cercare qui sopra citazioni che potessero rendere giustizia a quello che mi ha fatto provare ma non ne ho trovate.
Elena Ferrante ha il "genio" di scrivere cose in maniera molto banale ma diretta, tagliente, ti incolla al testo come se fosse una serie tv ed è questo che sicuramente le ha regalato il successo meritato. Non a caso, sono proprio di questo tipo le citazioni che si trovano facilmente qui su Tumblr.
Ma per chi è campano o del sud, è diverso.
Di nuovo, il successo internazionale non ha reso giustizia alla crudezza dei fatti raccontati. Così come con Gomorra, quasi sicuramente agli occhi degli anglofoni la verità delle parole si mescola con la fantasia e non hanno percezione di quanto la crudezza raccontata sia vera, palpabile, reale, quotidiana nel perimetro in cui i fatti sono raccontati.
Mi ricordai di Antonio, di Pasquale, di Enzo, arrangiamento quattro soldi fin da ragazzini per sopravvivere. Gli ingegnieri, gli architetti, gli avvocati, le banche erano altra cosa, ma i loro soldi venivano, pur tra mille filtri, dallo stesso malaffare, dallo stesso scempio, qualche briciola s'era mutata persino in mancia per mio padre e aveva contribuito a farmi studiare. Qual era dunque la soglia oltre la quale i soldi cattivi diventano buoni e viceversa? [Storia di chi fugge e di chi resta - cap. 106]
Tra i milioni di lettori, chi si è mai soffermato su questa frase? Quanta consistenza perde una frase del genere agli occhi non ha idea di cosa accade nella terra dove il malaffare è routine? A parte la potenza dell'ultima, tutto il resto scivola nella narrazione eppure racconta di come, in quella terra, siamo tutti indissolubilmente in mezzo allo stesso malaffare pur non avendo mai avuto problemi con la giustizia e pur conducendo una vita normale. Letteralmente. Così come è scritto.
Come una volta disse saggiamente Maura Gancitano dei Tlon, il malaffare è insito persino nel settore dei supermercati, "e allora che fai non vai a fare la spesa?", aveva giustamente aggiunto.
Lo so che è l'intero mondo a girare così. Ma il trauma di essere nata in un luogo del genere è di credere che esistamo posti con una netta separazione tra i soldi puliti e quelli sporchi e allontanarti dalla tua zona ti fa sentire più tranquilla.
L'eco di questi romanzi ha risuonato in me forte e chiaro in moltissimi punti; quelli del periodo rosso vissuto in Italia, pur raccontando di una verità storica, non mi ha risuonato allo stesso modo. Per cui non riesco ad immaginare quanto possano risuonare quegli stessi punti in un napoletano, né posso immaginare quanto si siano persi milioni di lettori esteri che non hanno lo stesso vissuto alle spalle.
È stato un trauma. Ma è un trauma che va vissuto.
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anitalianfrie · 3 months
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No Beppe... Beppe perché mi fai soffrire così...
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nanukla · 5 months
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Agnst del giorno:
Immaginatevi questo scenario. Manuel sta attraversando un momento difficile, fra Nina con la figlia e tutta la storia di aver scoperto di avere un padre. Con Nina scoppia un casino nel prossimo episodio, lei e Manuel fanno un incidente in macchina con la bambina a bordo, gli assistenti sociali le allontanano la figlia e lui si sente responsabile, il "caso disperato", ancora una volta: lui. C'è solo una persona che lo può aiutare a stare meglio in questo momento, ed è sempre la stessa: Simone.
Ma Simone non c'è, non è mai a casa ultimamente. Chissà dove cazzo va. Manuel si trova adesso, per la prima volta dopo tante settimane, a pensare a Simone.
Va alla villa, disperato, ma Simone tarda a tornare. Manuel si chiude in quella che, ormai da mesi, è la loro camera, è la loro casa, e non vuole parlare con nessuno, vuole solo il suo migliore amico.
Dopo parecchie ore, Simone arriva. È felice, forse per la prima volta nella sua vita, è innamorato. È con "la persona giusta".
"Dove cazzo eri Simo? Ti sto aspettando da ore, ho fatto un casino".
Simone c'è sempre stato per Manuel, però questa volta qualcosa è diverso. Lo ascolta parlare di Nina, di Nicola, di quanto la sua vita faccia schifo, ma si distrae, si trova a pensare che anche lui ne sta già passando abbastanza di casini, ed è preoccupato per Mimmo. Mimmo dagli occhi azzurri.
Manuel percepisce quella distrazione. Qualcosa è diverso nel loro rapporto, non c'è più solo lui nella vita del suo amico. E realizzare questo, all'improvviso lo terrorizza e lo incendia d'odio.
"Io sto passando il periodo peggiore della mia vita, e tu pensi solo al mimmo tuo."
Primo spintone.
"Sei un cazzo di egoista, Simone. Sei talmente disperato, che manco ti accorgi che a mimmo non gli frega niente di te".
Secondo spintone. Manuel risolve sempre così, a botte. Ma Simone non ci sta più, non è piu disposto a giocare a quel loro gioco.
Prende la porta. Una mano lo ferma, lo stringe e, di nuovo, come la prima volta, le labbra di Manuel si fanno strada sulla sua bocca con prepotenza.
Per un momento, uno soltanto, Simone resta confuso: vecchi, dolorosi ricordi riaffiorano. Poi pensa a Mimmo. Al suo sguardo gentile, al suo fare da bambino. A come non lo abbia mai fatto soffrire.
Questa volta, è Simone a mandarlo via.
"Che cazzo fai, Manuel?"
Manuel sorride.
"Pensavo ti piacesse". Lo canzona.
"Sei impazzito? Che cazzo vuoi da me, eh, Manuel? Mi spieghi che cazzo ti passa per la testa? Stai con Nina, mi hai fatto capire in tutti i modi che non ti piacciono i maschi, che cazzo vuoi?". Simone respira affannato. Prova qualcosa di molto simile al panico, e una fitta dolorosa si fa strada nel suo stomaco.
Ma Manuel continua a sorridere, sicuro di sé, con quel suo sorriso da stronzo. È così bello anche in quel momento.
"Tanto lo sappiamo entrambi che tu pensi solo a me".
Simone lo guarda, poi un'infinita tristezza si fa strada nei suoi occhi.
"Vaffanculo Manuel. Esci dalla mia vita."
E prende la porta. Manuel non lo segue.
(Sorry not sorry)
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haiku--di--aliantis · 3 months
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Un giorno perfetto è quello in cui mi punisci e mi fai soffrire. In cui tu godi delle mie carni rigate, bollenti e rosse per le percosse. Provi felicità nel vedermi piangere di dolore fisico. Io sono felice, nel farmi maltrattare da te. Sono la tua cagna. Più mi umili, più provo piacere. Quando poi sento che lasci cadere in terra il frustino, mi eccito e mi bagno: so che dopo qualche secondo le tue mani forti allargheranno le mie natiche e il tuo cazzo punterà il mio buco del culo. Senza pietà tutto dentro di botto. Lo pretendi. Il mio ano è roba tua. So che non devo contrarre, altrimenti il dolore sarà insopportabile. Oso pregarti di sputare nel solco: per favore! Qualche volta m'accontenti.
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Più spesso però non lo fai: vuoi che urli. Perché sai che dopo le mie urla ti pregherò di pompare di più e controspingerò coi miei fianchi per farti godere il più possibile. E tenerti tutto dentro. Perché quando vieni nelle mie viscere io mi sento realizzata. Perché farti sborrare nel mio corpo è tutto ciò che voglio dalla vita. Il resto: la mia famigliola perfetta, il lavoro, gli amici, il mio studio perché mi voglio laureare, è contorno. Ora picchia più forte. Ti supplico. Fammi sentire puttana al midollo. Dammi il tuo cazzo da succhiare, se vuoi. Poi, sazia e col culo slabbrato e lacerato, tornerò dai miei figli e da mio marito. E l'abbraccerò, lo bacerò. Lo farò sentire amato come fosse il centro del mio mondo. Solo così può esistere per me il giorno perfetto.
Aliantis
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Perfect day (Lou Reed)
youtube
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mattacomeuncappellaio · 10 months
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È proprio nelle sere come queste, in cui tutti si divertono e hanno qualcosa di bello da fare, che mi sento cosí fottutamente sola.
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sempresera · 10 months
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Hey, un giorno smetteremo di pagare questo prezzo ingiustificatamente alto.
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Non mi interessa che cosa fai per vivere.Voglio sapere che cosa desideri davvero, e se sogni di realizzare ciò che il tuo cuore brama.
Non mi interessa quanti anni hai. Voglio sapere se avrai il coraggio di rischiare, di essere giudicato folle per amore, per il tuo sogno, per l’avventura di essere vivo.
Non mi interessa quali pianeti siano in quadratura con la tua Luna. Voglio sapere se hai toccato il centro del tuo dolore , se le delusioni della vita ti hanno ampliato i tuoi orizzonti o se ti sei ripiegato su te stesso per paura di soffrire ancora. Voglio sapere se sopporti il dolore, mio o tuo, senza cercare di nasconderlo, attenuarlo, eliminarlo.
Voglio sapere se sopporti la gioia, mia o tua, se puoi danzare selvaggiamente e lasciare che l’estasi pervada ogni tua cellula senza raccomandarti di essere prudente, realistico e di ricordare i limiti della condizione umana.
Non mi interessa se la storia che mi stai raccontando è vera. Voglio sapere se riesci a deludere qualcuno per mantenerti fedele a te stesso; se sai sopportare l’accusa di tradimento e non tradire la tua anima, se sai essere senza fede e perciò degno di fede.
Voglio sapere se sai vedere la bellezza, anche quando non è piacevole, ogni giorno, e se riesci a trovare la sorgente della tua vita dalla sua presenza.
Voglio sapere se sai accettare i fallimenti, tuoi e miei, e restare ancora sulla riva di un lago e urlare “ Sì! “ all’argento della luna piena.
Non mi interessa sapere dove vivi o quanti soldi hai. Voglio sapere se sai alzarti, dopo la notte di travaglio e disperazione, stanco e ammaccato, fino all’osso, e fare il tuo dovere per sfamare i tuoi figli.
Non mi interessa sapere chi conosci o come sei giunto qui. Voglio sapere se resterai al centro del mirino insieme a me senza tirarti indietro.
Non mi interessa dove o che cosa o con chi hai studiato. Voglio sapere che cosa ti sorregge dentro quando tutto il resto crolla.
Voglio sapere se sai stare solo con te stesso e se davvero ti piace la compagnia che ti fai nei momenti di vuoto.
-Oriah Mountain Dreamer
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ambrenoir · 4 months
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Non mi interessa che cosa fai per guadagnarti da vivere,
voglio sapere che cosa ti fa soffrire e se osi sognare di incontrare il desiderio nel tuo cuore.
Non mi interessa quanti anni hai, voglio sapere se rischierai di sembrare ridicolo per amore, per i tuoi sogni, per l'avventura di essere vivo.
Non mi interessa quali pianeti sono in quadratura con la tua luna, voglio sapere se hai toccato il centro del tuo dispiacere, se sei stato aperto dai tradimenti della vita o ti sei inaridito e chiuso per la paura di soffrire ancora.
Voglio sapere se puoi sopportare il dolore, mio o tuo, senza muoverti per nasconderlo, sfumarlo o risolverlo.
Voglio sapere se puoi vivere con la gioia, mia o tua; se puoi danzare con la natura e lasciare che l'estasi ti pervada dalla testa ai piedi senza chiedere di essere attenti, di essere realistici o di ricordare i limiti dell'essere umani.
Non mi interessa se la storia che racconti è vera, voglio sapere se riusciresti a deludere qualcuno per mantenere fede a te stesso;
se riesci a sopportare l'accusa di tradimento senza tradire la tua anima.
Voglio sapere se puoi essere fedele e quindi degno di fiducia.
Voglio sapere se riesci a vedere la bellezza anche quando non è sempre bella;
e se puoi ricavare vita dalla sua presenza.
Voglio sapere se riesci a vivere con il fallimento, mio e tuo, e comunque rimanere in riva ad un lago e gridare alla luna piena d'argento: "Sì!".
Non mi interessa sapere dove vivi e quanti soldi hai,
voglio sapere se riesci ad alzarti dopo una notte di dolore e disperazione, sfinito e profondamente ferito e fare ugualmente quello che devi per i tuoi figli.
Non mi interessa chi sei e come sei arrivato qui, voglio sapere se rimani al centro del fuoco con me senza ritirarti.
Non mi interessa dove o che cosa o con chi hai studiato, voglio sapere chi ti sostiene all'interno, quando tutto il resto ti abbandona.
Voglio sapere se riesci a stare da solo con te stesso e se apprezzi veramente la compagnia che ti sai tenere nei momenti di vuoto.
(Oriah Mountain Dramer, anziano di una tribù pellerossa)
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klimt7 · 2 years
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Di draghi, mostri, incubi
e altre verità.
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Dialogo trasfigurato di un'anamnesi
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Ci fu un tempo, qui sulla terra, in cui ci parlavamo a cuore aperto. Senza limiti, per il puro piacere di scoprire la nostra empatia.
Tu eri Tu, nella forma più intera, in cui una persona può essere presente. Nella libertà più totale, mi parlavi di te. Io ero io, nella mia totale verità esistenziale, ti davo me stesso come raramente mi è capitato. La verità di cui splendavamo era la nostra dimensione originaria, il nostro nucleo, e noi l'avevamo presa a chiamare "anima" com'è giusto e come merita.
Era un lusso il nostro.
Era il nostro privilegio. Parlarsi da anima ad anima, senza il problema di rinvenire convenienze, di cercare favori o utilità.
Senza cadere nel chiacchiericcio in cui vivono, per la maggior parte del tempo, gli esseri umani .
Eravamo diversi, perchè ci guidava la nostra energia originaria.
I bambini che siamo, di fronte alla vita e alle sue mille domande, avevano diritto di parola e si guardavano fino in fondo, al fondo dell'anima e del tempo e delle infanzie da cui provenivamo.
E ci parlavamo spesso la notte, quando la verità degli esseri, si manifesta al massimo del proprio potenziale. Quei bambini smarriti che siamo, prendevano la parola.
Parlavano, respiravano, si abbracciavano.
Poi è venuto il tempo della finzione, delle maschere, dell'essere mondani.
Il tempo in cui darci un contegno. Il tempo dei limiti. Il tempo della malattia degli adulti, guidati da quel disvalore che chiamano "convenienza", " interesse", quel veleno che intossica tutti i rapporti.
Abbiamo cessato di essere veri.
Abbiamo abbracciato la religione del mondo, rinunciando allo splendore delle persone nude che eravamo e che siamo, per indossare i grigi abiti della finzione.
Poi, all'improvviso, ieri, torniamo a parlarci dal profondo e tu mi dici, dopo molte notizie inessenziali, una cosa importante.
La cosa più importante che tu mi abbia mai detto da quando ci siamo allontanati.
Credi di soffrire di depressione.
C'è qualcosa che di tanto in tanto, torna a galla dalle tue profondità, e ti dice che non sei felice, e che non è certo per i soldi che mancano o per difficoltà materiali.
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Ci penso. Ci penso tanto a questo che mi dici. Ci penso, a tal punto, che scavo nel passato e in tutto ciò che di te, mi hai raccontato nel tempo.
Unisco i punti, traccio le linee, collego tutti i momenti in cui sei andata in crisi, e scorgo il contorno di un Drago.
Ritrovo, ogni momento in cui mi hai detto che qualcosa di oscuro tornava a fissarti, a guardarti la notte. Ripenso agli incubi che un tempo mi hai raccontato...
Lo sai che si impara molto dagli incubi...
Quei punti, li unisco ai segnali che mi mandi ora.
Vedo il drago e tutti i momenti in cui ha paralizzato i tuoi giorni.
C'è un problema di fondo - vorrei dirti - tu oggi non sei felice.
Hai conosciuto solo sprazzi di un bagliore che hai chiamato sbrigativamente "amore".
E oggi lo senti, lo avverti che ti sei probabilmente sbagliata.
Tu non c'eri. Non c'eri del tutto. Mancava sempre qualcosa.
E oggi mi stai raccontando la stessa cosa.
Oggi che c'è un uomo che sbandiera ai quattro venti, il suo svenevole amore per te, tu lo avverti distintamente.
C'è qualcosa che non va.
Non funziona ingannarsi. Non funziona raccontarsi una verità che non regge.
E allora mi parli di depressione.
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Sai cos'è? Io da fuori, lo vedo meglio.
È uno scollamento. Una crepa. Un lembo di te che non aderisce più all'idea che per mesi ti sei raccontata.
La Depressione è quel drago che in silenzio attraversa le notti, e ti attende al varco.
Dopo mesi, dopo anni, ti viene a chiedere il conto. Oggi cominci a sentirlo che c'è più di qualcosa che scricchiola, che ruggisce in silenzio dentro i tuoi giorni.
Non sei felice. E non lo sei, perchè non ti senti completamente te stessa in quello che fai. C'è uno scarto essenziale. Esistenziale.
Ti ho già detto, con dei messaggi, cosa sia per me la depressione.
È avvertire un "disancoramento", qualcosa che ti stacca dalla Vita. Che ti paralizza, alla lunga. Avverti, percepisci, ausculti.
Sinistri suoni provengono dalla tua vita.
Qualcosa stride. Si crea una distanza con tutto ciò che fai. Con tutte le persone che credi di amare o che credono di amarti.
Il problema è che in quegli involucri che loro credono di stringere e abbracciare, tu non ci stai tutta. Non aderisci già più a quelle pelli che il serpente perde per strada.
Tu sei già altrove. Loro vedono solo ciò che è già passato. Non vedono già più tutto quello che sei oggi.
Vedono soltanto la fettina che fa più comodo alle loro illusioni, alla loro voglia di recintarti, di delimitarti.
Tu sei materia liquida. Sfuggi, ti allarghi, evadi, segui direzioni che ti portano altrove.
Non stai nel recinto. Sei altro.
Ecco perchè senti il distacco. Ecco perchè sei già un passo avanti, dentro ogni rapporto che instauri.
Loro, ti cercano al vecchio indirizzo.
Tu sei già lontana. È questo lo stacco, il divario. Lo scollamento.
Chiaro che i rapporti non funzionano.
Finchè non porti tutta te stessa, finchè non lavori per impadronirti di tutta la persona che sei, non funzionerà nessun rapporto.
Avvertirai sempre il lugubre suono del Drago che la notte ti insegue, e che di giorno, ovunque ti trovi, ti fa fermare a pensare, a perdifiato, fissando dal finestrino della metro o del treno in corsa, il tuo cammino passato e il paesaggio del tuo presente.
Non si fugge. Non si sfugge, finchè non ti sentirai risolta come persona.
Tu oggi non lo sei. Stai solo rincorrendo la persona che diventerai, ma non c'è armonia, nè pace, sul fondo della tua anima.
Ecco perchè oggi hai usato quella parola: "depressione".
Avverti che non è questo il tuo posto nel mondo. Che non c'è persona adatta che, da fuori, riesca a sistemare i tuoi guasti.
E arrivi a sentire perfino, quanto sia inadeguato quell'uomo, che pretende di rinchiuderti nell'immagine che di te si è costruita.
Non sei pronta. Non sei interamente te stessa. Non hai raggiunto quel punto che unico, potrà darti la svolta che cerchi.
Impadronirti di te stessa, volerti bene e incollare di nuovo tutte le parti.
Te lo ricordi che mi dicevi?
"Forse non sono pronta per nessuna relazione finchè non faccio i conti con me stessa"
In quella frase c'è tutta la verità che ti serve per la tua prossima vita. Una vita che finalmente potrà fare a meno di draghi e di mostri, di incubi e di quel vago senso di vuoto che talvolta ti prende, ogni volta che pensi di essere felice.
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umi-no-onnanoko · 4 months
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Sono strana lo so, quasi un ossimoro vivente tant'è che spesso di come io sia non ci si capisce proprio niente.
Ho come due sfumature preponderanti in mezzo ad una tavolozza di mille altre tonalità.
Sono sensibile, ma posso essere acida.
Sono forte, ma fragile come il cristallo.
Sono leggera come una piuma e pesante come un masso.
Parlo piano, ma come una macchinetta per paura di dimenticare di dire qualcosa di importante.
So quanto valgo, ma a volte ho bisogno di rassicurazioni.
Sono calma come il fiume che scorre, ma distruttiva come il vulcano che erutta.
Sbatto, inciampo e cado, ma ho sviluppato abbastanza resilienza da rialzarmi ogni volta.
So stare sola, ma so chiedere aiuto.
Amo la mia solitudine, ma amo ancora di più chi mi apporta la sua compagnia.
Amo l'amore quello romantico, ma ci vuole anche la dose passionale.
Sogno ad occhi aperti, ma so essere concreta.
Preferisco dire la verità, ma posso risultare dura.
Da fuori sembro fredda e distaccata, ma dentro sono come la cioccolata calda con la panna.
Aiuto sempre e odio le ingiustizie, ma sono la prima ad andarmene se mi fai del male.
Sono empatica e sensibile, ma anche permalosa.
Somatizzo gioia e malessere.
Parlo poco, ma so ascoltare.
Se vedo qualcuno felice mi sento felice e se sento qualcuno soffrire e star male mi spengo.
Sento sempre tutto amplificato, non c'è un volume più basso a volte.
Non so esprimermi bene a parole, ma so scrivere.
Sono ansiosa, ma so gestire le situazioni difficili.
Mi piace il rosa, ma vesto di nero.
Ascolto la musica rock insieme alla classica.
Mi piace essere e non apparire.
Sono una ottantenne in un corpo da ventenne.
Ho le mani fredde, ma il cuore caldo.
So parlare in silenzio.
Essere così caotica a volte è difficile, a volte essere strana e diversa, altre una condanna.
Starmi vicino a volte è complicato, potrei aver voglia di spiegarti come sto, ma non riuscire a farlo.
La mia vita è come stare sulle montagne russe, ma questi alti e bassi la rendono ricca e pregna di significato.
-umi-no-onnanoko (@umi-no-onnanoko )
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