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#adulti
sunelrose · 2 months
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Da bambina sono stata così tanto educata alle regole che si sono rivelate la gabbia in cui mi trovo da adulta.
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sheylacrosss · 5 months
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Passion 🔥🔥
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illsadboy · 9 months
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un-intruso-nel-mondo · 2 months
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Stasera per la prima volta ho sostituito il mio capo al corso per adulti a scuola. Prima di andare ero abbastanza teso, perchè me lo aveva chiesto domenica sera (causa febbre), così ho passato un pò di tempo ad organizzare la lezione e devo dire che è andata oltre le aspettative, perchè io son stato bravo a farmi capire e loro son stati bravi a seguire le miei indicazioni e a svolgere gli esercizi. Inoltre qualche signora mi ha fatto i complimenti (dopo che la maggiorparte delle persone, non vedendo il mio capo, era un pò "intimorite"). Son stato molto contento e posso dirvi che ci saranno altre volte in cui dovrò fare da istruttore di questo corso.
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pazzoincasamatta · 4 months
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torni accompagnato dai genitori
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luigidelia · 1 year
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Mi chiedo ancora se raccontare sia "spingere” o “arretrare". Per me, narratore, e uomo, è domanda cruciale. Come e dove nasce la frizione che può diventare emozione, brivido, spostamento? Da quale “dinamica”? Da una danza, forse, che tra avanzare, fermarsi, lasciare lo spazio ad altro, se va bene crea qualcosa nello spazio tra me e il pubblico. Che sia la storia, l'incanto, il rapimento o chissà cosa. Quando poi di fronte ho bambini e ragazzi la domanda è ancora più cruciale. Le parole, il corpo, l'energia in scena "toccano". E' un potere. E come lo usi, per dire cosa, è domanda non da poco. Se poi "tocchi" le emozioni sono convinto che bisognerebbe farsene mille di domande. Questi giorni ho viaggiato anche con "Tarzan ragazzo selvaggio". E' uno spettacolo con un'energia particolare. Diverso dagli altri, su questo non ho dubbi. Si apre con una scena viva e selvaggia di scimmie che rincorrono le loro prede, senza sconti, e poi lentamente sposta la camera su un bambino perso che quelle scimmie trovano nella foresta. Eravamo a Lucca. Mi avvertono prima di entrare in scena, Teatro del Giglio, che la sala è piena fino in alto e che ci sono bambini di diverse età. Decido allora di uscire a sala accesa per parlare con tutti prima. Lo faccio a volte, per prendere un contatto, creare un tempo di decompressione tra la sistemazione dei ragazzi, gli scuolabus, le faccende delle maestre e la storia. Avanzo in proscenio. Il mormorio diminuisce. Mi basta uno sguardo e capisco che servirà una grande energia. Ecco. Con Tarzan, poi. Sì, ma per cosa: per "spingere o arretrare". La domanda è chiara e tra adulti BISOGNA farsela senza scandalizzarsi. E' una questione cardine nel rapporto di forza tra adulti e minori. Bisognerebbe guardarla davvero questa domanda e le maestre in classe perderebbero molto meno la voce e le energie. Tornando alla sala: è piena. Quattrocento, credo ragazzi e ragazze, fino in galleria. Una bambina sulla sinistra comincia a gridare. Accanto a lei ci sono due maestre. Capisco che sono le sue insegnanti di sostegno. La bambina grida ancora. Forte. Il mormorio si accende di nuovo, gli altri ridono si agitano, come si farà a fare buio e raccontare in silenzio?, è la domanda che si fanno tutti. Cosa accadrà con il buio del racconto? Parlo a quella bambina allora, alle sue maestre, a tutti dicendo che qualcuno ha bisogno di noi oggi, al mio tecnico dicendo che il buio lo faremo molto piano, e parlo parlo ancora dicendo che mi batte il cuore, che ci "sfioreremo" e poi, molto probabilmente, non ci vedremo mai più, senza nessuna promessa, e che nulla ci farà del male in questa storia, di questo mi assumo io la responsabilità e che per il resto non so cosa accadrà ma sarà bello se starete con me. Faccio silenzio. La bambina non grida più. Va tutto bene, dico alle maestre, che intanto si chiedono se portarla fuori o meno. Va tutto bene, dico ancora. Possiamo cominciare. Il mio tecnico, Ciccio, fa buio molto lentamente. Salgo sulla pedana. Invoco un vuoto. Questo lo so. Forse è una preghiera. Comincio a raccontare. Per i primi dieci minuti racconto solo e soltanto a quella bambina, solo a lei su quattrocento. Lei non urla. A poco a poco tutti siamo nella storia. A fine spettacolo si fa luce. La bambina schizza in piedi. Ha gli occhi azzurri, corre sotto il palco, mi viene incontro. Grazie, le dico. Grazie. Le prendo la mano. Lei mi accarezza il piede nudo. Sono commosso. La guardo andare via. "Spingere” o “arretrare"? E' domanda cruciale.
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serenamatroia · 7 months
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stayingstrong-dl · 8 months
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C’è chi alla mia età mette su famiglia, si dedica completamente al lavoro dei sogni, vive una vita felice e serena o almeno con meno complessi dei miei..
Poi ci sono io coi miei problemi mentali (non diagnosticati quindi magari neanche veri) che non riesce a tenersi un lavoro, che va in iper agitazione e nervosismo se fa sempre le stesse cos’è tutti i giorni , che pensa e pensa a quanto la vita faccia schifo, che non riesce neanche a parlare al telefono per la timidezza, che non sopporta il caldo tanto da piangere dal nervoso, che è ancora una bambina infantile che preferisce guardare i cartoni animati e le serie per bambini a pranzo. Che le piace stare sola ma odia essere sola, che vorrebbe essere amata ma non sa come amare, che è ignorante su molte cose e alcune volte , anzi quasi sempre non capisce le emozioni. Insomma un disastro e che la maggior parte del tempo pensa a come potersene andare senza aver mai il coraggio di farlo perché anche in questo è una fallita. Già .. che merda proprio!
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sunelrose · 5 months
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Essere adulti è così estenuante...
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wolfybry · 1 year
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Vi diamo il benvenuto a casa nostra un gruppo con ragazze per adolescenti o adulti, qui potete divertirvi con chiamate o chat.
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sheylacrosss · 8 months
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All Natural 🥰😘
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Se gli adulti di riferimento rendessero normale il fatto di poter sbagliare delle volte, non vivremmo nella costante ansia di dover essere perfetti e di sapere cosa fare subito.✌🏻
Zoe
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gregor-samsung · 2 years
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“ Gli adulti non giocano, e più vanno avanti nella loro vita, più accumulano proprietà, meno è permesso loro di giocare. Possono ritagliarsi degli spazi in cui praticare uno sport: una partita di calcetto settimanale, o qualche scambio a tennis, ma lo sport non è del tutto gioco. Il gioco autentico presuppone lo sgretolamento dei ruoli costituiti durante la nostra vita. Giocare significa smettere di essere il Direttore e diventare Pirata. Non «fingere di diventare pirata», ma esserlo per intero, immergendosi nella nuova identità al punto da agitare una spada di gomma e urlare di rabbia mentre si assalta un fortino di sabbia. Il gioco prevede l’immersione assoluta in una storia che ci vede protagonisti con un’altra identità; è un luogo in cui si entra privi di ogni cosa, proprio perché è fondamentale essere pronti a diventare chiunque. Gli adulti possono permettersi l’arte, non il gioco. Possono immedesimarsi per un paio d’ore nel personaggio di un film d’avventura, ma anche in quel caso debbono giustificare questa perdita di identità momentanea con il valore intellettuale dell’esperienza artistica. Non tutti possono permettersi di essere adulti e correre al cinema per vedere il nuovo episodio di Guerre stellari. Non con una spada laser giocattolo da agitare nell’intervallo, almeno. L’eliminazione del gioco dalla vita degli adulti è il prezzo più grande che si deve pagare per accumulare averi. La vita del signor Langhorne è esemplare, da questo punto di vista: il piccolo Sam influì sempre sulla sua esistenza, e il piacere del gioco non lo abbandonò mai. Addirittura, quando iniziò a pubblicare brevi racconti su qualche rivista e intravide la concreta possibilità di una carriera letteraria, l’editore gli chiese un nome più breve da mettere sul frontespizio: lui decise di utilizzare il gergo degli scandagliatori del Mississippi che, quando c’era abbastanza acqua per navigare, urlavano al capitano: «Marca doppio!». Mark Twain, in americano. Ma proprio quel nome buffonesco, paradossalmente, fu il primo sintomo di una nuova vita che il signor Laghorne non poteva più affrontare privo di ogni cosa. La libertà che aveva sempre coltivato venne assediata dai suoi libri, dalla sua casa editrice, dalla sua famiglia. Come è noto, i racconti andarono talmente bene, e le conferenze erano talmente partecipate, che Mark Twain diventò famoso. I suoi romanzi più importanti sono utilissimi per descrivere quell’arte di non avere niente che certi bambini, in certi posti e in determinati periodi storici, sanno praticare con tanta dedizione: Le avventure di Tom Sawyer e, soprattutto, Le avventure di Huckleberry Finn. “
Salvatore La Porta, Less is more. Sull’arte di non avere niente, Il Saggiatore (collana La Cultura, n° 1134), 2018¹. [Libro elettronico]
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viv-milano · 1 year
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The dream home
The dream home, nestled in the mountains, my dream home is a peaceful retreat, surrounded by natural beauty and breathtaking views. The entrance opens up to a magnificent hall, with high ceilings, elegant chandeliers, and beautiful paintings .. �� The Dream Home is safe … , whenever One reaches it , One smiles … ” PP vivmilano.wordpress.com [email protected]
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ilragazzodeltreno · 2 years
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Ancora troppo giovani per un cuore ricco di ansia e paure e la testa piena di responsabilità
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