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#identità
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scogito · 4 months
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Questo è un video sull'identità di genere che, secondo quanto riferito, viene mostrato agli alunni di quarta e quinta elementare nel distretto scolastico superiore del Wisconsin.
Nel video, due bambini discutono della differenza tra “sesso” e “genere”.
Mentre un dottore racconta ai genitori che hanno avuto due gemelli – quello con il pene è un maschio e quello con la vulva è una femmina – uno dei bambini esclama “Woah! Freniamo, gente!” "L'aspetto esteriore del tuo corpo è solo una parte della storia", dice la bambina al medico.
Mentre il tuo sesso si riferisce “alle parti del tuo corpo”, il bambino dice: “Il genere è come ti senti nel tuo corpo e chi sai di essere”.
(fonte: t.me/consenso_disinformato)
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Non commettere l'errore di pensare che sta accadendo fuori dall'Italia. Non credere nemmeno per un secondo che questo schifo non riguarda tutti.
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lavitasbagliata0 · 4 months
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Una cosa che non augurerei mai a nessuno: perdere sé stessi.
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gregor-samsung · 15 days
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" Il riso è una contrazione del volto e nella contrazione l'uomo non ha il dominio di sé, è dominato da qualcosa che non è né la volontà né la ragione. E questo è il motivo per cui lo scultore antico non raffigurava il riso. L'uomo che non ha il dominio di sé (l'uomo al di fuori della ragione, al di fuori della volontà) non può essere considerato bello. Se la nostra epoca, contrariamente allo spirito dei grandi pittori, ha fatto del riso la forma privilegiata del volto umano, significa che l'assenza di volontà e di ragione è diventata lo stato ideale dell'uomo. Si potrebbe obiettare che la contrazione mostrataci dai ritratti fotografici è simulata, e dunque razionale e volontaria: Kennedy che ride davanti all'obiettivo non reagisce a una situazione comica, ma apre la bocca e scopre i denti con grande consapevolezza. Questo, però, dimostra soltanto che gli uomini d'oggi hanno innalzato la contrazione del riso a immagine ideale, dietro la quale hanno deciso di nascondersi. Rubens si dice: il riso è la più democratica di tutte le forme del volto: con i lineamenti immobili ci distinguiamo uno dall'altro, ma nella contrazione siamo tutti uguali. Un busto di Giulio Cesare che sghignazza è inconcepibile. Ma i presidenti americani se ne vanno nell'eternità nascosti dietro la contrazione democratica del riso. "
Milan Kundera, L'immortalità, traduzione di Alessandra Mura, Adelphi (collana gli Adelphi, n° 47), 2023²¹; pp. 343-344.
[Testo originale: Nesmrtelnost, 1988]
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latuaamicaimmaginaria · 3 months
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Da cosa nasce questo bisogno di perderci nella ripetitività dei gesti, nel formulare e riformulare incessantemente chi siamo affinché nessuno lo dimentichi o lo fraintenda? Forse, a volte, ci spaventa così tanto perdere la nostra identità, che siamo disposti perfino a fabbricarcela.
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mostro-rotto · 1 year
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La gente ha bisogno di un mostro in cui credere. Un nemico vero e orribile. Un demone in contrasto col quale definire la propria identità. Altrimenti siamo soltanto noi contro noi stessi.
Chuck Palahniuk
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attimi-sfuggenti · 22 days
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Hai detto di capirmi, allora dimmi ti senti mai a disagio? Fuori luogo? Un impostore? Ti capita mai di guardarti intorno e renderti conto di non c'entrare nulla? La senti l'ansia che sale quando pensi di essere scoperto? E la frustrazione di non capire il motivo di questa sensazione? Ti senti forse anche tu costantemente incapace di comunicare con il mondo esterno? E tutto questo ti fa sentire in colpa? Come se tutto ciò non valesse poi molto rispetto ai problemi del mondo.
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lucabaldassari · 22 days
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Un Corpo che Cambia, un Viaggio Interiore
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yourtrashcollector · 2 months
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Direi che la queerness è la scelta di abitare sulla soglia delle identità (intesa come maschera di rivelazione di sé), accettando di esprimere di volta in volta quella che si desidera e che promette di condurre alla più autentica felicità relazionale.
Michela Murgia, Dare la vita
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Quando finisce un amore, non soffriamo tanto del congedo dell'altro, quanto del fatto che, congedandosi da noi, l'altro ci comunica che non siamo un granché. In gioco non è tanto la relazione, quanto la nostra identità; l'amore è uno stato ove per il tempo in cui siamo innamorati, non affermiamo la nostra identità, ma la riceviamo dal riconoscimento dell'altro; e quando l'altro se ne va, restiamo senza identità. Ma è nostra la colpa di esserci disimpegnati da noi stessi, di aver fatto dipendere la nostra identità dall'amore dell'altro.E allora, dopo il congedo, il lavoro non è di cercare di recuperare la relazione dell'altro, ma di recuperare quel noi stessi che avevamo affidato all'altro, al suo amore, al suo apprezzamento.
Umberto Galimberti
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scogito · 4 months
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Da oggi potranno iscriversi alla CGIL con l’identità Alias, ossia con il nome di elezione scelto nell’esercizio concreto della propria autodeterminazione di genere.
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Nuovo gioco online: scegli tu!
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klimt7 · 2 months
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— Il cielo sopra Berlino, Wim Wenders
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gregor-samsung · 3 months
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“ Gli uomini tutti d'un pezzo dove li aveva mai visti?, insistevo. Erano quelli capaci di vere inclinazioni, rispose. Proprio il contrario dei personaggi, che avevano sempre bisogno di decidersi per fare qualcosa, e quando poi la facevano non era per farla ma per fare come gli altri... Se neppure io lo sapevo qual era l'idea che avevo di me stesso! Si, doveva esserci una smagliatura, tra me e me, di cui bisognava pur venissi a capo. Mi pareva di non sentire amore o anche rallegrarmi come immaginavo accadesse agli altri, con naturale abbandono. Glielo avevo confidato io una volta! E poi per orgoglio e necessità me l'ero accollata questa supposta diversità, l'avevo costruita, difesa, mi ci ero adattato, ostinato, barricato dentro, e avevo finito per preferirla. Ma era forse solo una maschera che col tempo sarebbe caduta, o una mia ipotesi tutta ancora da accertare nei fatti. Come poteva lui ritenermi incapace di vere inclinazioni, e io stesso crederlo, se non avevo mai avuto fino ad oggi una qualsiasi esperienza che me lo confermasse? E oggi, ecco, l'occasione si presentava. Oggi alle sei. Dovevo rifiutarla per rimanere nel vago, oppure dovevo approfittare e farla con Mira l'esperienza — oggi — alle sei — per saperne di più su me stesso? In fondo era lui a spingermi a questo, a provocarmi ritorcendo contro di me quanto gli avevo confidato. Solo se lo avessi smentito, mi dicevo, avrei potuto riconquistare la sua ammirazione e fors'anche la sua amicizia, sì solo così sarei passato nella prima categoria, quella degli uomini, che lui rispettava... L'occhio nel labile specchio del finestrino mi stava guardando carico d'apprensività — non erano i miei, per l'appunto, i pensieri di un personaggio? — e già mi comunicava il solito disagio quando di colpo l'immagine sparì insieme con gli alberi della Villa Comunale. “
Raffaele La Capria, Un giorno d'impazienza, Bompiani, 1976, pp. 17-18.
 NOTA: L’edizione del 1976 è una riscrittura dell'opera prima dell’autore pubblicata nel 1952.
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infugacolbarone · 1 year
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Lo strumento più raffinato per definire l'identità mi sembra il sistema dei Samo, popolazione africana dell'Alto Volta. In questo sistema nella persona umana si distinguono nove componenti: 
1) il corpo, che si riceve dalla madre, 2) il sangue, che si riceve dal padre, 3) l'ombra che il corpo proietta, 4) calore e sudore, 5) il respiro, 6) la vita, o meglio una particella di vita, che è un'entità in cui tutti gli esseri viventi sono immersi, 7) il pensiero, suddiviso in intendimento e coscienza, 8) il doppio, che è la parte immortale, che può compiere e subire le stregonerie (si stacca dal corpo ogni notte per vagare nei sogni, e poi definitivamente qualche anno prima della morte per andare nel villaggio dei morti dove avrà altre due vite e altre due morti da morto, e finalmente s'incarnerà in un albero, 9) il destino individuale.
- Italo Calvino, cit. in Silvio Perrella, "Calvino", Laterza
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soltantonoemi · 5 months
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Tienilo bene a mente: la nostra religione è l’elogio della vita. La parola “vita” è la regina di tutte le parole.
- L’identità, Milan Kundera
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giuseppeboiardi · 6 months
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LAMALITE
Archivio degli archivi
"ἀρχεῖον"
Nel 2022 è stato stampato il primo numero che raccoglie tre fotografi ed uno scrittore. I loro lavori hanno un comune denominatore, camminano gli Appennini. Con le gambe, con il cuore, con il pensiero, fotografano a colori, in bianco e nero, in digitale in analogico, poco importa. Tentano di comunicare un loro sentimento ed atttraverso questo loro sentimento ci lasciano trasparire il sapore di un territorio. Quest'anno è in uscita la raccolta n°2/2023, Altri tre fotografi ed un altro scrittore mostreranno altri sguardi dello stesso territorio, altri tasselli del multiforme puzzle di una realtà intuibile ma effimera, identità sempre esistita ma sempre latente.
A presto.
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