Tumgik
#Disseminati
rattyexplores · 2 years
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Coprinellus disseminatus, AKA Trooping Crumble Cap.
I always see these little mushrooms sprout up after rain ❤
04/05/22
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der-papero · 2 months
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Cosa è il nazismo
Più volte ho scritto post sul mio ex-padrone di casa, sostenitore (se non attivista) di quella ideologia, visto il gran numero di reperti trovati dopo aver acquistato l'immobile, però oggi vi mostro un modo che aveva, tutto suo, di odiare il prossimo.
Perché di fondo questo è, il problema dei nazisti e simil- (tipo i fasci) non è tanto l'odio verso gli altri esseri umani, dal mio punto di vista quello è un diritto della persona, bensì il fatto che loro ci tengono a fartelo sapere che gli stai sul cazzo (il 99.9% delle volte in forma violenta), te lo devono dire, è più forte di loro, e vogliono assicurarsi che tu abbia capito che gli stai sul cazzo, altrimenti non ci dormono la notte, diventa un odio a metà.
Il nostro eroe esercitava questo odio in tanti modi (chiamava la Polizei ad ogni ora per denunciare il vicino se faceva una scorreggia in bagno e si sentiva, alzava barricate, litigava con chiunque del vicinato, parlava male dei vicini in giro per il paese, e altre robe carine), ma uno di questi mezzi me l'ha lasciato purtroppo in eredità, e solo dopo anni sono arrivato quasi al punto di vedere il problema risolto.
Vedete questo giardino?
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Ne ho due, uno è quello della foto, un altro è più piccolo all'entrata della casa. Oggi ci sono due bellissime siepi di lauro, più un'altra pianta in fondo che non so bene cosa sia e non si vede benissimo dalla foto (ma è favolosa, perché potete entrarci letteralmente dentro e lasciare che vi abbracci 🥰), ma prima entrambi i lati e davanti erano disseminati di questa bestia, i cui due ultimi esemplari sto sradicando oggi:
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Per darvi un'idea, ogni "spina padre" è lunga due dita, e poi su ogni spina ci sono tanti piccoli aculei, e hai voglia ad usare protezioni, prima o poi ti fai male (infatti anche oggi ha chiesto il suo tributo di sangue).
E lui così dichiarava il suo odio verso i due confinanti, questa pianta cresceva, inevitalmente finiva anche sul loro terreno, e ogni volta che provavano a tagliarla puntualmente si facevano male (che poi ogni puntura, io non so che cazzo c'è sulla punta, ma lascia un fastidio/dolore che dura un paio di giorni).
Oggi, mentre il vicino mi guardava sradicare la prima delle due, ha esclamato "eh, erano proprio dei simpaticoni i nostri ex-vicini, due amabili vecchietti!".
Ma poi alla fine si combatte così il nazismo, con tanta pazienza e dedizione, sradicando piante urticanti una ad una e piantandone di nuove, magari di quelle che ti abbracciano mentre ti prendi cura di loro.
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SENSI DELL'ARTE - di Gianpiero Menniti
ARTE STORIA DELLO STILE
Roberto Longhi, piemontese di Alba, classe 1890, è stato uno dei più pregevoli critici d'arte italiani.
Per alcuni, il maggiore.
Non faccio classifiche.
Ricordo solamente il suo concetto del fare artistico:
«[...] l'arte non è imitazione della realtà, ma interpretazione individuale di essa [...] Mentre il poeta trasfigura per via di linguaggio l'essenza psicologica della realtà, il pittore ne trasfigura l'essenza visiva: il sentire per l'artista figurativo non è altro che il vedere e il suo stile, cioè l'arte sua, si costruisce tutto quanto sugli elementi lirici della sua visione.»
Così affermava nella sua "Breve ma veridica storia della pittura italiana", effetto di un compendio proposto da Longhi, tra il 1913 e il 1914, per i maturandi dei licei romani "Tasso" e "Visconti".
Era un giovane laureato.
Ma tenne quell'impostazione per tutta la vita: l'arte nasce dall'arte.
Ed è dunque storia dello stile, o meglio degli stili.
Difficile tenere quel modello concettuale entro solidi margini nella creatività caotica dell'arte contemporanea.
A maggior ragione per chi come me sostiene che l'atto lirico non sia individuale e originale libertà ma il riflesso di una cultura che fa traccia nel tempo facendo del corpo dell'artista il suo strumento espressivo.
Eppure, quando osservo i cosiddetti "illustratori", tra XIX e XX secolo (tra i quali è annoverato Toulouse-Lautrec) che per me sono artisti senza alcuna limitazione, mi sento additato dalle parole di Longhi come in un invalicabile atto d'accusa.
René Gruau, al secolo Renato Zavagli Ricciardelli delle Caminate, riminese dalla nascita avvenuta nel 1909, è tra quelli che più di altri mi mettono in crisi.
Ma che, paradossalmente, concorre a salvare la mia tesi.
Infatti, mentre la sorprendente sintesi stilistica dell'artista italiano attraversa il '900 in un raffinato allungarsi e diffondersi di figure dalla strepitosa e diafana eleganza, corroborando la sentenza longhiana sulla traccia lirica come epicentro dell'arte, quelle apparizioni affascinanti altro non sono che l'espressione dell'estetica del secolo, punto di convergenza delle necessarie concatenazioni causali capaci di rendere riconoscibile il gusto per modelli rappresentativi inequivocabili: rammentano la stampa quotidiana e periodica, la pubblicità, il cinema, la moda di quegli anni ruggenti e tragici, disseminati di straripante follia ed estro creativo.
L'arte emerge dalla vita concreta delle società e dalla grafia delle loro visioni culturali.
Nondimeno, sono un tuffo nel passato recente, con una proiezione nel presente e nel futuro: la linea di Longhi mai spezzata nel suo farsi storico.
Dal fondo, emerge l'essere umano, illuso della libertà e immemore del destino di finitezza assegnata ai confini invalicabili di tempo e di spazio.
Che costui disegna nel colore di un'agognata dimenticanza.
- Le immagini sono un'antologia di espressioni figurative di René Gruau sparse lungo tutto il XX secolo.
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princessofmistake · 11 days
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Secondo me le persone non si siedono a caso sul treno. C’è chi cerca di sedersi sempre verso la destinazione e chi verso il punto di partenza. Chi guarda scorrere il paesaggio in avanti, chi indietro. Il primo è qualcuno che vuole andare dritto verso la sua meta, qualcuno che ha grandi sogni e progetti, qualcuno che non ha un passato in mezzo ai piedi che ancora lo trattiene, qualcuno che ha fretta di crescere e diventare grande; il secondo è qualcuno che ha qualcosa, là dietro, che ancora non si è messo a posto, qualcuno che vuole sempre capire tutto per bene e non si lascia mai scivolare addosso le cose, qualcuno che ha ricordi disseminati dietro di sé con cui ama crogiolarsi e tenersi compagnia.
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ottimismocinico · 27 days
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La piazza confine per noi dei quartieri a nordest, di là il centro, di qua Casoretto, Lambrate, Greco, Turro, Gorla, Crescenzago disseminati di lapidi, di pietre di inciampo, una geografia della memoria, la piazza della strage del 10 agosto 1944, di ĺà il centro, di qua noi, con Calvino e la sua poesia sulla nostra nebbia.
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donaruz · 9 months
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《Cosa vorresti fare da grande? Quando ero ragazzino rispondevo "il musicista" o " lo scrittore".
Ho finito col fare il chirurgo, il chirurgo di guerra 》
EMERGENCY nasce nel 1994 a Milano per portare soccorso alle vittime di guerra. Personale medico e tecnici con maturata esperienza di lavoro in situazioni di emergenza si sono uniti per garantire assistenza medica, chirurgica e riabilitazione nelle zone di guerra. Negli ospedali che costruisce e attiva, EMERGENCY è impegnata anche nella formazione del personale locale, che sarà così in grado di continuare la gestione del Centro quando EMERGENCY lascerà il paese.
Fin dall'inizio inizio le attività umanitarie si sono concentrate sul trattamento e sulla riabilitazione delle vittime di mine antiuomo, ordigni disumani dei quali l' Italia è stata tra i maggiori produttori.
EMERGENCY si è impegnata per anni a far sì che il nostro paese mettesse al bando queste armi. Il 22 Ottobre 1997 il governo italiano ha approvato la legge n. 374 che impedisce la produzione e il commercio delle mine antiuomo.
Ma i 110 milioni di ordigni disseminati in 67 paesi continueranno a ferire, mutilare, uccidere.
Gino Strada, Pappagalli verdi.
Da oggi l' Umanità sarà molto più povera.😥
Che la terra ti sia lieve . ..
Un ricordo..
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altrovemanonqui · 2 months
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Abbiamo tutti vissuti diversi.
Problemi, pensieri, grattacapi. Mancanze e abbandoni disseminati ovunque. Abbiamo lacrime mai scese, sorrisi tenuti nascosti. Conserviamo memorie dolorose e soffriamo per gioie mai più pervenute. Siamo umani. Sensibili. Vulnerabili.
Dovremmo imparare a guardare gli altri specchiandoci.
Non sono una che porta molto di sè a lavoro. Non porto mai molto di me ovunque io vada, ovunque io sia. Ma non critico chi lo fa. Non esiste un modo giusto ed uno sbagliato di stare al mondo.
Quello che davvero però non sopporto e gestisco davvero male…molto male…è l’insoddisfazione altrui…l’infelicità che nasce dal non saper bene cosa desiderare…questo modo di essere rende le persone frustrate…ed il loro atteggiamento è spesso vittimistico, grigio, privo di entusiasmo e in un ambiente di lavoro contagia negativamente.
La vita è vero sa essere ingenerosa, ma incattivirsi ancora di più, diventare apatici ed aridi…è una cosa che faccio molta fatica a comprendere. E parla una che spesso fa del cinismo il proprio scudo.
Ho imparato con il tempo, a tenere a distanza le persone negative, ultimamente mi capita di lavorarci assieme…e sono un disastro nella gestione delle dinamiche. Vorrei strattonare, scuotere…rimettere in circolo quella consapevolezza, quella positività, quella ragione che spesso si deposita sul fondo…e ci priva della cosa migliore che abbiamo: vivere.
Chi sarò mai poi io per dar lezioni agli altri. Ma qualcuno che scuota anche me…ogni tanto lo vorrei.
Si, lo vorrei.
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diceriadelluntore · 9 months
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Storia Di Musica #289 - Genesis, The Lamb Lies Down On Broadway, 1974
Quando si parla di dischi dove davvero si sente quanto siano bravi i musicisti, non si può non pensare all’epopea del progressive (che come quelli che mi sopportano in questa rubrica da più tempo sanno, sia uno dei miei pallini musicali). Il prog, che vorrei sottolineare è una definizione che negli anni è diventata sempre meno descrittiva e precisa, ma che per consuetudine e anche affetto si continua ad usare, è stato il primo e significativo della gioventù europea di creare musica pop fuori dallo schema del blues americano d’importazione. Sembra un particolare secondario, ma è fondamentale, come lo è l’estrazione sociale dei protagonisti: tutti baby boomer (termine che vuol dire la prima generazione nata dopo la guerra, non il sarcastico e odioso epiteto di oggi contro chi non è “giovane”), sospinti dalla crescita economica e, particolare importantissimo, la prima generazione che fa musica studiando a livelli superiori; quasi tutti i grandi gruppi progressive sono formati da ragazzi laureati, spesso in materie scientifiche (l’esempio più famoso è Brian May, laureato con lode in Astrofisica, ma ricordo anche i componenti dei mitici Van Der Graaf Generator tutti dottori in materie scientifiche). Tutto questo portò ad un approccio molto serio e tecnico alla musica, e al netto delle preferenze personali i capolavori del prog sono tutti dischi suonati magistralmente, e potrebbero essere tutti citati in questo mese. Aggiungo, in primis, disseminati nei post di questa ve ne sono tanti, e in secundis per celebrare degnamente i dischi stato dell’arte ho scelto uno dei più famosi dischi prog, capolavoro di una delle band leggenda del movimento.
I Genesis sono stati i principi del progressive, una dei gruppi mitici di quel periodo. Eppure l’inizio fu tutt’altro che promettente: dopo una scrittura per la Decca e due singoli, esce From Genesis To Revelation (1969), che ha così poco successo che tutti i membri della band, Peter Gabriel, Tony Banks, Chris Steward, Anthony Phillis e Michael Rutherford tornano a fare gli studenti universitari. Fu però l’intuito di un grande discografico, Tony Strattor-Smith, che fondò la Charisma, la casa discografica motore del prog, a intuire il potenziale: entra a fare patte della band John Mayhewm con cui registrano Trespass (1970), che sebbene non ha vendite confortanti è apprezzato e ha il primo, grande brano, The Knife. Ma il meglio deve ancora venire: Mayhew se ne va con Phillips, e tramite un annuncio sulla famosissima rivista Melody Maker, vengono scelti due nuovi musicisti, Steve Hackett alla chitarra e Phil Collins alla batteria. Nasce qui la line up leggendaria, e piano piano inizierà a prendere forma il loro mondo di testi colti, ironici e surreali, con tanti riferimenti letterari e alla mitologia non solo classica ma anche del folklore locale, una musica maestosa e a tratti magicamente ipnotizzante con largo uso di tastiere e sintetizzatori, creando o anticipando stili futuri, tipo il rock sinfonico. Nursery Crime, Foxtrot, Selling England By The Pound sono i primi tre capitoli di una tetralogia magnifica di capolavori che impongono lo stile musicale del gruppo ma anche l’istrionismo di Gabriel, cantante superbo, e da ricordare soprattutto che fu il primo ad introdurre l’aspetto teatrale e scenografico nei concerti, usando travestimenti, trucchi in volto, caratterizzando la voce dei vari personaggi delle canzoni. Il disco di oggi è l’apoteosi di questo concetto, un disco che è molto di più di Gabriel che dei Genesis, nella stessa misura di The Wall disco di Roger Waters che dei Pink Floyd.
The Lamb Lies Down On Broadway, che esce nel 1974, è il primo, e unico, concept album dei Genesis. Racconta la storia di Rael (anagramma di Real, reale, ma anche parziale di Gabriel), un ragazzo portoricano fuggito dall’orfanotrofio di Pontiac che va a New York a scrivere graffiti, unica forma per esprimere i suoi sentimenti. Camminando per Broadway, Rael si imbatte in un agnello sdraiato fra i vapori dei riscaldamenti sotterranei, che si trasformano in una nebbia che lo trasporta in un'altra dimensione spazio-temporale, quasi interamente ambientata sottoterra. Qui troverà mostri mitologici, uomini mezzi rettili, personaggi grotteschi, ma troverà anche suo fratello John. Proprio per salvare la vita di John, al culmine della storia, Rael rinuncerà a tornare nella sua Manhattan, magicamente riapparsa oltre una finestra nella roccia, per gettarsi fra le rapide di un fiume. Subito dopo il salvataggio tuttavia Rael si accorge sgomento che John ha assunto le sue stesse sembianze, rivelandosi di fatto una proiezione del suo io, e appena capito cosa sta per succedere immediatamente dopo i "due Rael" scompaiono in una misteriosa foschia purpurea assieme a tutta la scena e alla storia stessa. Non esiste un brano “killer” come ci sono stati in altri lavori precedenti, ma basta il brano omonimo che apre il disco, che raccoglie come una ouverture di musica classica tutti i temi del disco ( il doppio LP dura oltre 90 minuti), la dolcezza di Hairless Heart o The Carpet Crawlers, o la forza di In The Cage o di Counting Out Time per decretare questo disco di una tale ricchezza di spunti, sia lirici che sonori, da dare il capogiro. La storia di Rael è l’ennesimo, e più sofisticato, tentativo di Peter Gabriel di critica al consumismo, alla imminente globalizzazione, agli idoli fallaci di un mondo dove i confini tra illusione e realtà sono sempre più fittizi, dove essere e apparire si fondono perdendo di contorno e significato, e molto più di altre occasioni c’è una dimensione personale di racconto emozionale per dar forma a temi che riguardano la sua interiorità, come il rapporto col sesso (The Lamia, The Colony Of Slippermen), con la paura o con la morte (Anyway, Here Comes The Supernatural Anaesthetist), visti con gli occhi di Rael. E se per qualcuno c’è il dubbio, in It, misterioso e sarcastico brano di chiusura, Gabriel canta “Se pensi che sia pretenzioso, sei stato preso per un viaggio\Guarda attraverso lo specchio figliolo, prima di scegliere, decidi” e finisce con “it's only knock and know-all, but I like it", che storpia il titolo di It's Only Rock 'n Roll (But I Like It), degli Stones, traducibile pressappoco: «criticare e [fare il] saccente su tutto», quasi a profetizzare le future critiche delle riviste musicali al lavoro, accusato di essere uno spaccato di megalomania, per la storia così complicata (che ha, per essere precisi, un finale aperto, come a sospettare un continuazione prevista). Gabriel dopo il tour successivo questa faticaccia se ne va, nel 1975, anche perché gli animi degli altri non vedevano bene il suo protagonismo. Ci sono le ultime tre cose da dire: i Genesis ne volevano fare un film con William Friednik, recentemente scomparso, ma non se ne fece mai niente; il disco fu accompagnato da 102 concerti, dove Gabriel cambiava vestito per decine di volte, ed è un peccato che non ne sia mai stato fatto un live come si deve; i Genesis, dopo l’addio di Gabriel, passano le redini a Phil Collins, che dopo la bufera del punk (che odiava la maestria del prog, a cui opposero i suoni viscerali e spesso sgangherati), specializzerà il gruppo in una sorta di pop d’autore, che regalerà risultati di vendita mai visti, soprattutto negli Stati Uniti, che ovviamente non capirono mai del tutto il prog. Ma il passaggio tra le due epoche equivale a passare in una strada dove prima sorgeva una cattedrale maestosa, tra le più grandiose di sempre per meraviglie, al cui posto adesso c’è una villetta in riva al mare, che accoglie l’ondeggio lento delle onde. Un cambiamento non da poco.
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isabeth98 · 1 month
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🇮🇹PERÙ...
Trombi disseminati , polmoniti, ictus ... I residenti di Miraflores hanno abbattuto le antenne 5G. Le strane malattie sono immediatamente scomparse dal quartiere dopo l'abbattimento . In Perù sono decisamente svegli.
🇵🇫PERÚ...
Coágulos sanguíneos diseminados, neumonías, ictus... Vecinos de Miraflores han derribado antenas 5G. Las extrañas enfermedades desaparecieron inmediatamente del vecindario después del sacrificio. En Perú definitivamente son inteligentes.
🇱🇷PERU...
Disseminated blood clots, pneumonia, strokes... Residents of Miraflores have knocked down 5G antennas. The strange diseases immediately disappeared from the neighborhood after the culling. In Peru they are definitely smart.
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gregor-samsung · 11 months
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“ Nella gola, dove a malapena ci stava un cannone, erano ammucchiati i resti di non meno di quattro. Essi avevano notato soltanto il momento in cui era stato ridotto al silenzio l'ultimo pezzo messo fuori uso; non era stato sostituito rapidamente per mancanza di uomini. I rottami erano disseminati sui due lati della strada; in mezzo ad essi gli uomini avevano trovato il modo di tenere aperto un passaggio per il quale ora stava facendo fuoco il quinto pezzo. Uomini? Sembravano demoni d'inferno! Erano tutti senza berretto, denudati sino alla cintola, le loro carni fumanti, nere per le macchie di polvere e gli spruzzi di sangue. Lavoravano come pazzi con calcatoio, cartocci, leva e cordoncino. Mettevano le spalle gonfie e le mani sanguinanti contro le ruote ad ogni rinculo e sollevavano il pesante cannone per rimetterlo in batteria. Non c'erano comandi; in quel terribile ambiente di schianti di bombe, scoppi di granate, frammenti di ferro sibilanti e schegge di legno che volavano per aria, non si sarebbe potuto udire la voce di nessuno. Gli ufficiali, se erano ufficiali, non si distinguevano dai soldati; lavoravano tutti insieme — ognuno finché durava — guidati dall'occhio. Passata la spugna, il cannone veniva caricato; appena caricato, era puntato e sparato. Il colonnello osservò qualcosa di nuovo per la sua esperienza militare, qualcosa di orribile, contro natura: il cannone sanguinava dalla volata! Per la temporanea mancanza d'acqua, l'uomo addetto alla spugna l'aveva immersa in una pozza di sangue dei suoi compagni. In tutto questo lavoro non c'erano scontri; il dovere del momento era ovvio. Quando uno cadeva, un altro, che aveva l'aspetto un po' piú pulito, sembrava scaturire dalla terra sulle orme del morto, per cadere a sua volta.
Con i cannoni distrutti giacevano gli uomini distrutti, accanto ai rottami, sotto e sopra di essi; e dietro, giú per la discesa, quei feriti che potevano muoversi, si trascinavano sulle mani e sulle ginocchia. Il colonnello — per pietà aveva fatto fare dietrofront alla sua cavalcata — dovette passare col cavallo sopra quelli che erano già morti per non schiacciare gli altri che erano ancora parzialmente vivi. In quell'inferno persistette ad andare; si portò di fianco al cannone e, nel fumo della ultima scarica, toccò sulla guancia l'uomo che impugnava il calcatoio, il quale subito stramazzò credendosi colpito a morte. Un demonio dannato sette volte saltò avanti a prendere il posto del caduto, ma indugiò e levò gli occhi all'ufficiale che era a cavallo con uno sguardo spettrale, i denti che lampeggiavano tra le labbra nere, gli occhi fieri e dilatati che ardevano come brace sotto la fronte insanguinata. Il colonnello fece un gesto imperioso e indicò la retroguardia. Quel demonio s'inchinò in segno d'obbedienza. Era il capitano Coulter. Quando il colonnello fece segno di arrestare l'azione, simultaneamente sul campo cadde il silenzio. Il fiume di proiettili non si rovesciò piú in quella gola della morte perché il nemico cessò di far fuoco. Erano ore che il grosso dell'esercito si era allontanato, e il comandante della retroguardia, il quale aveva tenuto a lungo la sua pericolosa posizione nella speranza di ridurre al silenzio l'artiglieria federale, proprio in quel momento aveva fatto cessare la propria. “
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Brano tratto dal racconto Il fatto della Tacca di Coulter raccolto in:
Ambrose Bierce, Storie di soldati, traduzione di Antonio Meo, nota introduttiva di Francesco Binni, Einaudi (collana Centopagine n° 41, collezione di narratori diretta da Italo Calvino), 1976; pp. 83-84.
[Edizione originale: Tales of Soldiers and Civilians, San Francisco: E.L.G. Steele, 1891]
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sciatu · 1 year
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TAORMINA DI NOTTE - La raccolta dei personaggi dei presepi di Nino Vadala’ nella chiesa di sant’ Antonio.
IL MARESCIALLO MUSCARA’ ED IL FURTO DEL PRESEPE
“Ma chi fai, nun spari? E allora tutto questo teatrino, cosa lo hai fatto a fare? – Il maresciallo Muscarà sorrise ironico scuotendo la testa - chi ti crederà mai se non spari, se non fai vedere che fai sul serio …” “Marisciallu si fimmassi chi quantu è veru Diu, ci sparu nto menzu agli occhi” Fece Gaetano alzando i cani de fucile che scattarono con un suono metallico e cattivo. Dall’alto della frana che ostruiva la strada di campagna, Gaetano, alto quasi due metri e con due braccia da lottatore di wrestling, stava sfidando, puntandogli addosso il suo calibro nove, il maresciallo. Quest’ultimo era sceso dalla camionetta con cui era salito fino alla contrada dove Gaetano aveva casa e poderi e stava andando incontro al massaro per poi fermarsi quando il contadino aveva spianato il calibro nove che usava per far fuori i cani randagi e i cinghiali selvaggi. “Eh fallu Gaetanu …  Fallu  …” disse il maresciallo quasi annoiato da tutta la situazione; poi si fermo è facendo uscire la mano destra da dietro la schiena continuò a parlare con il pollice e l’indice uniti a cerchio e le altre dita dritte, come poteva fare un maestro che spiegava agli alunni annoiati un assioma matematico “ma se lo fai, devi essere pronto a subirne le conseguenze” Scandì bene le parole perché Gaetano capisse, poi, sorridendo, incominciò a spiegare: “le conseguenze non per te, Gaetano, perché a ti chiuderanno in un carcere e butteranno via la chiave della tua cella, dove finirai tra magnacci e mafiusi cercando di non avere la gola tagliata o di prenderlo in culo. No Gaetano, questo sarà il minimo che capiterà.  La tua famiglia! Chi penserà alla tua famiglia senza di te? Ai tuoi cinque figli, a Nino, per cui hai fatto quello che hai fatto? Chi si prenderà cura delle vacche, dell’uliveto, dei maiali, del palmento se non ci sarai tu a sapere quando una vacca deve partorire o che quest’anno non ci saranno olive? chi ci penserà Gaetano? Tua moglie da sola come potrà difendere la tua roba dai ladri, da chi presta denaro per strozzarti, da chi chiamerà per aiutarla e che poi faranno solo il loro interesse, perché tu l’hai detto “U munnu è nu futti tu chi futtu jo”, e allora chi ti perdonerà perché hai rubato in chiesa la notte  prima della vigilia di Natale? Chi dei tuoi parenti darà a mangiare ai tuoi figli se per anni non li hai fatti lavorare con te solo per non dargli due euro e permetterli di sopravvivere?” Il maresciallo sorrise ed indicò due uomini seduti nella camionetta dei carabinieri al cui lato stava l’appuntato Cacace, dallo sguardo attento e cattivo, con la mano vicino alla fondina aperta della pistola e indicandoli, aggiunse sorridendo e a voce più bassa. “Chi di loro due si occuperà dei tuoi figli? Il sindaco? Ma quello quando sei andato a lamentarti della frana sulla strada che ti impediva di scendere al paese con la macchina o di portare tuo figlio Nino a Messina per le cure che ti ha risposto?  “ho avvertito la Provincia, di più non posso fare!” Anche se nella sua ditta di trasporti ha una ruspa grande quanto una casa. E che ti ha detto l’assessore quando gli hai chiesto di poter portare il presepe di Fra Umile da Petralia da tuo figlio?” Il maresciallo allagò gli occhi imitando la voce nasale dell’assessore “ non si può, deve venire la troupè di Telecolor a riprenderlo per il telegiornale… è una scultura preziosissima, l’unico presepe di Fra Umile, così delicato che contrasta con i famosi trentatré crocifissi del frate disseminati da Palermo alla Calabria. È un reperto che anche Sgarbi ha citato nel suo ultimo libro, è sensibile all‘umidità troppi shock lo rovinerebbero…” Il maresciallo sorrise, mentre Nunzio, il figlio più grande di Gaetano, con una doppietta in mano puntata sul cuore del militare guardava suo padre indeciso sul da farsi. Il maresciallo si fece serio e fece due passi in avanti. Si sentì un colpo secco che rimbombò nella valle oscura. Davanti al maresciallo si aprì un cratere con terra e sassi che caddero intorno a lui. “Butta il fucile e metti le mani alzate” gridò Cacace con la calibro nove in mano puntata al cuore di Gaetano che in cima alla frana che chiudeva la strada che saliva fino a casa sua, continuava a puntare la canna del suo fucile contro il militare. Il maresciallo guardò la buca poi alzò lo sguardo verso Gaetano e sorrise. “Hai visto? Hai fatto tre cazzate in una” E con le mani dietro la schiena si spostò verso destra camminando lentamente “La prima è evidente - disse girandosi verso la piccola fossa – tentato omicidio! Chi lo può negare? Come minimo dieci anni con un bravo avvocato. La seconda – fece indicando Cacace nascosto dietro la camionetta con l’automatica puntata verso Gaetano – hai un colpo in meno e Cacace ne ha quindici, è al coperto e ne tu ne tuo figlio potrete colpirlo: al prossimo colpo ti troverai con una pallottola in testa. Potresti girarti e scappare ma vorrebbe dire essere preso dopo giorni al freddo e al gelo, ma tu non lo farai. Tu vuoi fare casino perché il mondo sappia che hai subito un’ingiustizia. Ma tu li vedi? – e indicò il sindaco e l’assessore che al colpo si fucile erano corsi dietro gli alberi sul bordo della strada – loro ne usciranno sempre a posto perché gli eroi muoiono e i vigliacchi li piangono e questo succederà a te. La terza cazzata è che hai fatto vedere a tuo figlio che vuoi veramente andare avanti nella tua pazzia e che non sei differente da quei potenti del mondo che pensano di risolvere le cose ammazzando chi gli è contro” Gaetano lo guardò e sorrise “ Io la vedo in un'altra maniera. Ho ancora un colpo e le posso far saltare la testa quando voglio e finito lei quei tre coglioni si metteranno a correre verso il paese, mentre io me ne andrò tra i miei monti dove nessuno potrà trovarmi. Ancora la partita non è finita!” “Ti sbagli, la tua ormai è finita, perché io non sono ricattabile. Cosa pensi che mi fai paura con quel fucile? No Gaetano, non è così.” Tornò indietro sui suoi passi fermandosi risoluto davanti alla buca creata dallo sparo di Gaetano. Cacace capì che il maresciallo tra una parola e l’altra, si stava avvicinando a Gaetano. Tra poco gli sarebbe saltato addosso e gli avrebbe preso il fucile. Il maresciallo sapeva il fatto suo. Lentamente spostò la pistola in modo che dietro al mirino vi fosse il petto di Nunzio. “Questa mattina, quando il sacrestano è corso in piazza gridando che avevano rubato il presepe di Fra Umile, io ho capito che era il mio giorno, come tanto tempo fa è stato il giorno di mia moglie.” Il maresciallo riprese a camminare parallelamente alla frana con le mani dietro la schiena guardando la strada polverosa. “vent’anni fa, nella vigilia  di un altro Natale mia moglie è morta.” si girò di scatto verso Gaetano “Lei amava Natale. Riempiva la casa di alberi e preseti e preparava tutti i dolci che si fanno per l’occasione. Invitava a cena tutti quelli che lo avrebbero passato da soli, dai miei giovani commilitoni, al medico di guardia o allo scemo del villaggio. Erano cene che non finivano mai piene si cibo, di risate di luce” Vi fu silenzio per qualche secondo mentre il maresciallo guardava nella fiumara buia e silenziosa dove si intravedeva solo la luce di qualche casale sperduto tra i monti “la sua luce” Si girò a guardare Gaetano facendo qualche passo verso di lui parlando velocemente “ per questo da quando se ne è andata lei, per me queste feste sono solo una emerita rottura di coglioni. “ Gaetano alzò il fucile e lo puntò deciso verso il maresciallo che ormai era a pochi metri da lui, ma il militare sembrò non accorgersi e fermandosi continuò a parlare “per questo quando arrivò la notizia del furto capii che era arrivato il mio momento, che era tutto predisposto e calcolato da qualcuno che può decidere il destino di tutti noi. Quando il parroco mi disse che gli ultimi ad entrare in chiesa eravate stati voi, tu e tuo figlio piccolo, capii tutto.” Mise le mani in tasca e tirò fuori delle cartine colorate che mostrò con la mano tesa a Gaetano “Queste sono le carte delle caramelle che tuo figlio si è mangiato nascosto dentro il confessionale vicino alla porta che della sacrestia. Quando don Nino ha chiuso la chiesa lui è uscito, ha camminato rasente al muro restando coperto dall’altare di San Giuseppe, due metri dopo ha attraversato la finestra con l’inferriata che dà sulla sacrestia ed è andato a spegnere l’antifurto, che è a pochi metri dalla finestra. Ti ha aperto la porta secondaria della sacrestia, quella chiusa con due paletti di ferro e una serratura di cento anni fa. Tutti pensavano che i due paletti, che si possono levare solo da dentro, fossero il massimo della sicurezza. Sei riuscito a forzare la vecchia serratura con una spallata ed entrato nella sacrestia, sei andato a prendere il presepe dopo aver aperto la teca di cristallo infrangibile che la proteggeva. In venti minuti lo hai caricato nell’ape nascosta nel vicolo che gira intorno alla chiesa e te lo sei portato via. “ Il maresciallo sorrise e continuò “cosa ne hai fatto? Te lo sei messo a casa tua nella stalla con la vacca e u sceccu?” “l’ho messo nella stanza di Ninuzzo, perché così u signuruzzu vidi quanto soffre a non muoversi più, a restare nchjuvatu nto lettu come a iddu nta cruci e capisci u duluri i nu patri. Che ci voleva a levare questa terra? A farmelo portare con la lettiga fino alla chiesa, a fargli vedere il presepe che lui ogni anno scendeva dai monti per vederlo, per pregare u Signuruzzu di non fargli scomparire la carne dalle ossa, di non farlo morire nucenti e senza aviri  canusciutu u munnu! Lui il letto lo lascia solo per andare a Messina, dai dottori e per vedere il presepe, e ora neanche questo sti porci gli vogliono permettere. Eh chi avi a fari nu patri pi so figghiu nto so uttimu Natali ?” Gridò Gaetano e si zittì inghiottendo il groppo che gli era salito in gola, poi continuò “Mancu a mia mi ni fotti nenti i moriri ma se è moriri qualcuno di voi me lo porto dietro” E puntò il fucile verso il sindaco che a vedere la doppietta puntata su di lui, si nascose meglio dietro la quercia dove era finito dopo il primo sparo di Gaetano “Nesci fora figghiu i buttana, dimmi ancora chi me figghiu nun avi nuddu dirittu” Al maresciallo bastò quel momento di distrazione: partì in quarta e con due salti scalò la montagnetta di detriti che occupava la strada e afferrate le canne del fucile le spostò verso l’alto mentre con la spalla buttò giù Gaetano che nella concitazione fece partire un colpo di fucile. “Papà…” Gridò Nunzio voltando il fucile verso il padre e nello stesso tempo dal suo fucile partì un colpo in direzione dei due che a terra lottavano. Uno dei due gridò ma la lotta continuò con i due che rotolarono verso la base della frana. Cacace lasciò la camionetta e corse con la pistola puntata verso Nunzio. “Butta il fucile – gli gridò – buttalo!!!” E una volta che lo raggiunse glielo strappò di mano mentre il ragazzo lo guardò stupito per poi correre verso il padre gridando “papà … papà” una volta raggiuntolo lo vide pancia a terra, con il maresciallo sopra di lui che gli diceva “Sta fermo che ti esce sangue e con la terra s’infetta – poi guardò la gamba dove, dal pantalone si vedevano tanti piccoli fori “meno male che gli hai dato le cartucce per le beccacce se no a quest’ora avevi una gamba in meno” Nunzio arrivò di corsa “papà … non vulia … mi scappoi…” Gaetano non parlava stringendosi le labbra per il dolore. “Vieni, tieni premuto qua che se no esce sangue” Disse il maresciallo a Nunzio prendendo dei fazzolettini e premendoli in diversi punti della gamba. Quando Cacace lo raggiunse gli disse “chiama la guardia medica e digli …” Si sentì un rombo enorme e dalla curva del monte apparve maestosa come un mostro meccanico una enorme ruspa che sui fianchi aveva delle enormi lampade a led che illuminarono a giorno la scena. La ruspa si avvicinò veloce e dal fianco del guidatore scese don Nino con la veste bianca di quando guidava le processioni. Con un salto quasi acrobatico atterrò vicino a Gaetano. “Gaetano che cosa ti è successo?” “nenti paraciprete,… nenti” Rispose Gaetano senza guardarlo per la vergogna. Don Nino Strappò le maniche della camicia bianca che copriva la veste nera e con esse incominciò a fasciare la gamba di Gaetano dicendogli “ho parlato con i paesani e ho detto loro che questo era un segno del Natale. Che per troppo tempo abbiamo tenuto il bambinello dietro una teca di cristallo. Ma lui è nato per chi soffre, per chi è solo, per chi ha bisogno di lui. Per questo hai fatto bene a prenderlo, a portarlo dove è il suo posto, dove ha un senso. E anche noi se lo amiamo, se diciamo di essere suoi figli, dobbiamo fare come Lui ci ha indicato. Così sono andati prendere la ruspa grossa del sindaco, in prestito ovviamente, solo per stasera, e sono venuti tutti a fare Natale con la tua famiglia.” Da dietro  la ruspa che sembrava un enorme mostro tecnologico, apparvero i paesani, vestiti con giacconi e cappotti ed ognuno portando vivande e bottiglie. La ruspa incomincio a spostare la terra della frana, intanto i Devoti della Confraternita della Nunziata srotolarono il Palio della Madonna e apparvero due chierichetti con le candele e un crocefisso. I paesani fecero alzare Gaetano e ogni anziano delle famiglie del paese andò a fargli gli auguri per fargli capire che non ce l’avevano con lui, anzi, forse avrebbero fatto come lui. La ruspa sgombrò velocemente la strada e don Nino Prese il bastone con il crocifisso e chiamò i due chierichetti, mentre i paesani si disposero su due file con il prezioso vessillo dell’Annunziata nel mezzo “Allora signor sindaco, cosa vogliamo fare? Viene domani per la denuncia del furto? Dopo tutto siamo saliti fin quassù perché lei lo voleva far arrestare. Ricorda?” Chiese il maresciallo Muscarà al sindaco che si era avvicinato “Maresciallu chi dici?… arristari ?… volevo che si spaventasse perché quello che ha fatto non mi sembrava giusto. Ora don Nino ha detto un'altra cosa. Ha visto i paesani sono tutti li a fargli gli auguri? Che denuncio e denuncio. Avrei il paese contro” Don Nino vide che era tutto pronto per la processione, guardò dov’era Gaetano e lo chiamò.  Saltellando l’omone si avvicinò. Il prete prese il bastone con il crocefisso al chierichetto e la passò al massaro. “Qui siamo a casa tua: tocca a te portarci da tuo figlio” Il sindaco vide la scena “Scusasse maresciallo ….” Disse velocemente e corse a strappare di mano al chierichetto il candelabro con la candela, mettendosi sulla destra di Gaetano ma un passo indietro. L’assessore fece lo stesso prendendo il posto alla sinistra di Gaetano. Il maresciallo sorrise e disse a Cacace che lo aveva raggiunto “Il sindaco vuole recuperare popolarità” “Maresciallo, ma non arrestiamo nessuno?” “Non c’è nessuno da arrestare, la cosa si è risolta democraticamente con il consenso delle parti. Mettiamoci dietro la processione che la moglie di Gaetano per Natale fa sempre un baccalà fritto che è una squisitezza” Da un megafono, la signora Gesualda intonò con la sua voce da soprano “Tu scendi dalle stelle” subito ripresa da tutti i paesani e la processione incominciò a muoversi lentamente. Cacace si avvicinò al Maresciallo e sottovoce gli chiese “Maresciallo …  ma prima … diceva sul serio … che voleva farsi sparare….” Il maresciallo lo guardò con una faccia sorpresa “Ma no! sono cose che si dicono per distrarre il malintenzionato. Poi quando sarai maresciallo, capirai” E incominciò a seguire la processione. Cacace lo guardò dubbioso, poi lentamente lo seguì.
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Come si dimentica una persona?
Ps: complimenti per le tante risposte argomentate e sagge che dai☺️
Le persone non si dimenticano.
Certo; il tempo potrà alterare la tonalità della sua voce, o l’esatto calore della sua pelle, quando accarezzava la tua. E molto probabilmente, non riuscirai più a tracciare perfettamente le ragnatele dorate che si formavano nei suoi occhi, mentre il sole si scioglieva all’orizzonte, con le ultime luci che restavano impigliate tra le maglie sottili delle sue iridi prima di essere inghiottite dal buio.
Tuttavia, se concedi a qualcuno di entrare nel tuo cuore, l’impronta che imprimeranno nella tua anima durerà in eterno; oltre ogni spazio, aldilà degli anni, tratterrai pezzi di loro in te per sempre.
Saranno in un profumo che respirerai all’improvviso un giovedì mattina, camminando di fretta per strada, e che ti spingerà a voltarti, col cuore che batterà a mille e le pupille che schizzeranno di volto in volto alla ricerca ossessiva dell’unico che non sarà presente.
Li troverai quando guarderai l’orologio e le lancette segneranno le due della mattina, e ti torneranno in mente le vostre conversazioni, quelle lasciate interrotte é mai più continuate, e il petto comincerà a formicolarti fino a farti male.
Saranno disseminati fra le pagine dei libri che ti aveva consigliato, e nei posti che avete visitato, intagliati nelle panchine in cui vi siete seduti e nei caffè in cui entraste per ripararvi dalla pioggia, e che poi divennero il vostro punto fisso di incontro.
Saranno lo scarabocchio che formeranno le tue labbra, quando parlando del passato ti ritroverai a parlare anche di loro.
Quei pezzetti ti si cuciranno addosso, fin dentro le ossa, facendotele tremare, quando realizzerai che quei film che avevate deciso di andare a vedere assieme saranno già usciti dalla programmazione. Come i musei che vi eravate segnati, e in cui ora cammini solo, lungo quei corridoi in cui avevate fantasticato di baciarvi tra le pitture, la cui statura mastodontica ti fa sentire ora così piccolo. E ti stringerai nelle spalle, scuotendo la testa e abbassando lo sguardo, sussurrandoti in punta di labbra che non era poi così importante. E ti stropiccerai le palpebre con le mani, cercando di levare via la polvere dei sogni infranti che te li starà irritando… o per impedire alle lacrime di scendere.
I frammenti di tutte le persone che hai amato si scioglieranno nel tuo sangue, allo stesso modo in cui il sale si scioglie nell’acqua, e diventeranno parte di te, costringendoti a imparare a convivere con loro, trasportandoli ogni giorno, fino a quando non ti graffieranno più la gola, consumandoti tutta la voce, e diventerai così bravo che finalmente ti sembreranno leggeri. E non ti faranno più male.
Le persone non si dimenticano; si perdonano, facendole diventare così silenziose da credere che non sia rimasto più nulla di loro in noi.
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kon-igi · 4 months
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Pesa? Pesante? Quindi dovrei prendere qualcosa per riattivare la peristalsi? Lo so anche l'alimentazione fa il suo, infatti cereali integrali, kiwi ecc
Un errore comune è credere che le fibre abbiano qualcosa a che fare con la peristalsi intestinale.
Le fibre sono fondamentali perché, prima di tutto, diminuscono il rischio di sviluppari tumori del colon, poi perché sollecitano in modo proattivo le pareti dell'intestino e infine perché - a patto che si aumenti l'introito idrico - aumentano il volume del bolo fecale ed evitano la formazioni di fecalomi da disidratazione dello stesso quando l'acqua viene riassorbita dal tratto colico.
La peristalsi, invece, è un movimento INVOLONTARIO della muscolatura liscia intestinale che spinge il cibo digerito dallo stomaco prima attraverso l'intestino tenue e poi nel colon, fino a far riempire l'ampolla rettale in attesa dell'espulsione.
Se vuoi aumentare la peristalsi devi assumere farmaci cosiddetti PROCINETICI che vanno a inibire e/o a eccitare particolari recettori disseminati lungo tutto il tratto digerente (fun fact: i più importanti sono i recettori della serotonina e infatti quando si assumono psicofarmaci della classe 'inibitori della ricaptazione della serotonina' il vostro intestino non è esattamente felice).
Oppure bevi un caffé e fumi una sigaretta, parimenti efficaci perché la trimetilxantina (caffeina) e metilpiridina (nicotina) agiscono proprio su quei recettori (ma con altri ben noti problemi).
Quindi meglio acqua, kiwi e attività fisica, dai.
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scorcidipoesia · 6 months
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Esco nelle mie nebbie. Attraverserò campi bui e freddi dove riposa la terra, nel sonno che le consentirà di riabilitarsi alla primavera che verrà. Vado nei cieli grigi della mia pianura, disseminati qua e là di vaghi sentori estivi : campi lasciati incolti dove il grano è rimasto amputato a guardare il cielo. Vado e avrò freddo ma porto con me un’aurea di colori, una pennellata precisa che mi definisce, giorno dopo giorno, e mi crea.
Posso assumere mille volti se mi dipingerai ed inventerai.
Diventerò un’opera d‘arte se tu saprai spiegarmi e cercare in me lati nuovi da far maturare lentamente.
Fallo piano perché io come edera possa aggrovigliarmi a te. Sii gentile, ho fiori che la vita ha reciso senza cura.
Illuminami
così che il tuo cielo mi accompagni e mi faccia luce nel buio dicembre che avanza, nell’invenzione lenta e quasi sofferta , di un giorno da inventare .. con cura
Tatiana Andena
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nequirizia · 7 months
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dunque va bene: lo facciamo come dici tu, che sarebbe come dire non farlo, o farlo da molto lontano, e per questo dolorosamente. non voglio soffrire e quindi non capisco come faccia a piacermi l’orgasmo, come faccia a piacermi il tuo cazzo e tutto il resto infilato nei vortici che ho disseminati sul corpo. se venire è come morire, allora ho fatto innumerevoli prove di suicidio con una corda spezzata, mi sono buttata davanti a un autobus a due piani attraversando le strisce pedonali. l’euforia dell’astinenza mi tende i nervi e le cosce si serrano in un abbraccio disperato come per soffocare un fuoco. sbatto sempre, ottusamente, su questo vetro oltre cui non so vedere. è troppo che facciamo sesso come dici tu, che sarebbe come dire non farlo, o farlo da molto lontano, e il fuoco incendia la foresta e resta solo cenere
#n7
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popolodipekino · 8 months
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pioggia
L'uomo radunò un po' dei legnetti color osso disseminati lungo la riva, ci fece un fuoco e si misero seduti tra le dune coperti dal telo di plastica, guardando la pioggia fredda che arrivava dal nord. Cominciò a cadere più forte, bucherellando la sabbia. Il fuoco sbuffava vapore, il fumo si alzava in spire lente e il bambino si raggomitolò sotto il ticchettio della pioggia sul telo, e ben presto si addormentò. da C. McCarthy, La strada
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