© kapheira template on header
11 notes
·
View notes
© kapheira template on header
2 notes
·
View notes
sopracciglia bionde si crucciano, come perplesse, dal disturbo preso nel flettersi all'ingiù. Dita femminili, unghie tenute corte lucidate dallo smalto, non si stringono su alcuna sporgenza né si conficcano nel palmo; sono lasciate aperte lungo i fianchi, inermi, mentre Emma tira dritto facendo scivolare un'occhiata di disapprovazione su tre ragazzi incollati ad una finestra. Allora muove, suo malgrado stizzita, la bocca. Labbra piene e vermiglie scosse da un lieve palpito, ché la lingua tenuta in gabbia si è risentita.
In classe il mento è poggiato sul palmo, coperto dal tessuto di un golfino. Gambe accavallate. La scarpa destra nel ciondolar distratta cattura occhi spossati dalla stanchezza, tra le fila dei banchi dietro, e di fianco. Emma possiede l’ingenuità di ignorare in quanti pendano, nell'effettivo, ad ogni suo piccolo movimento, ma ha la certezza -di donna- di averne almeno un paio su di sé, se non tutti, quando si allunga sul banco per raggiungere l'orecchio di un'amica. « La Evans quanti anni sono che gira con lo stesso taglio di capelli? Il volume ormai glielo fanno le doppie punte » le gambe sono finite piegate sotto il sedere, caviglie vezzeggiate dalle balze della gonna. « E piace davvero a qualcuno. —— a parte che gracchia, quando parla » Il cruccio, la sorprendente rabbia, in effetti s’era trovata a sperimentarla una volta capito che quei tre alla finestra, di cui due targati verde argento, occhieggiavano il gruppetto della grifondoro fuori in cortile. L'altra ridacchia, comunque, e aggiunge che non c'è da stupirsi: le sanguemarcio /se/ piacciono è perché sono facili. È vero. Emma annuisce, sofisticatamente avvilita, rifilando alla sopracitata, ora in classe con loro, una stilettata tutta intrisa di apatico dissenso.
5 notes
·
View notes