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#i colori sorridono alla vita
nembokid47 · 2 years
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gregor-samsung · 7 months
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" È fondamentale interrogarci su quanto la paura stia deformando la nostra vita e le nostre scelte, e se quel che temiamo di perdere valga veramente la pena che proviamo nel chinare la testa, nel rinunciare a seguire quello che crediamo giusto o che desideriamo. Il personaggio principale di Storia di un impiegato, l’album di Fabrizio De André dedicato ai movimenti giovanili che dal ’68 alla fine degli anni settanta hanno scosso la vita politica italiana, è un uomo che si pone queste domande in ritardo. L’album è uscito [il 2 ottobre] 1973, ed è stato il primo in cui De André abbia dichiarato il proprio orientamento politico; prima di allora le sue canzoni erano uno splendido riflesso del cantautorato francese, elegante e popolare allo stesso tempo. Adesso l’autore genovese affronta direttamente il tema della rivoluzione giovanile, della lotta al sistema: il protagonista dell’album è un uomo ordinario, che non si trova a vivere la sua vita dove vuole che sia, ma dove la pista della proprietà e dei ruoli l’ha portato. È la paura ad aver costruito le sue scelte, e nulla di quello che vive è realmente frutto di una sua decisione. È un uomo realmente così distante dalle nostre esistenze? In quale rigagnolo galleggia la realtà di questo trentenne e fin dove tiene nascosta la faccia, a rischio d’annegare?
Da quanti anni il suo e il nostro mondo s’è ristretto nel bugigattolo dell’ufficio, tra la scrivania ingombra e il muro dall’intonaco ingrigito? Con quanta cura, la mattina, scivola fuori dal letto per non svegliare la compagna? (E una sveglia non gli serve da anni: ormai è la ripetizione di ogni cosa a farlo alzare puntuale.) Quante volte ha fissato il suo volto allo specchio, controllato la rasatura, indossato la camicia stirata la sera precedente, la solita giacca, il solito nodo alla cravatta? Potremmo essere noi. Fuori il Maggio francese non vuole smettere di riscaldare l’aria: da tempo le donne hanno strani monili tra i capelli, sorridono con tranquillità e guardano negli occhi gli uomini. L’impiegato di De André le osserva sulla metropolitana, tiene le mani raccolte tra le cosce, le spalle curve, conta gli anni che lo distanziano da quel mondo: e non ne trova molti, ma ne trova abbastanza. «Eppure i miei trent’anni sono pochi più dei loro», pensa, e questo non gli dà alcun sollievo. L’ufficio è ancora al suo posto, nello stesso quartiere di sempre, allo stesso piano del medesimo edificio. Sarà così anche negli anni successivi, per ogni singolo giorno della sua giovinezza, inoltrandosi nella maturità, fino a costeggiare la vecchiaia: allora la gita sarà finita ed ecco il momento di scendere al molo. Avrà una buona, sicura vecchiaia. È questo che si dice salendo le scale e incrociando gli sguardi dei colleghi. Qualcosa da condividere con i figli, quando ne vorrà avere. Ha ottenuto un buon posto di lavoro. L’ha ottenuto molto presto. Di che dovrebbe lamentarsi? Mentre regola l’altezza della sedia e dispone le pratiche sulla scrivania, mentre comincia a «contare i denti ai francobolli», sente cantare in strada, oltre la finestra dell’ufficio. Un corteo, colori, slogan e intorno la cinta scura della polizia, gli scudi e i manganelli sollevati, le spalle affiancate e i fumogeni. Guarda i manifestanti e pensa che soprattutto le donne, coraggiose e indipendenti, sono bellissime. Prova a immaginarsi in mezzo a loro, e si sente ridicolo: in piazza dietro la muraglia di caschi, schiacciato dai corpi di chi fugge alle cariche. Sarebbe letteralmente «fuori luogo». Nessuno tra quei ragazzi lo conosce e poi, come dovrebbe vestirsi? In mezzo al corteo sembrerebbe un infiltrato della Digos. Ovviamente verrebbe licenziato: come fare a lasciare il posto di lavoro per un motivo simile? E come spiegarsi, più tardi, con la compagna? "
Salvatore La Porta, Less is more. Sull’arte di non avere niente, Il Saggiatore (collana La Cultura, n° 1134), 2018¹. [Libro elettronico]
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greenbor · 2 months
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Dove vai E camminando arrivi alla tabaccheria e compri cartoline illustrate raffiguranti dei paesaggi antichi di tempi ormai andati ancora così vivi Dove vai tra le montagne tra le rocce ti fai strada ti confondi con le nubi dove vai tra i boschi per i prati E camminando camminando torni verso casa tua quella che non hai mai abitato ma che hai sempre sognato E camminando camminando vedi i sassi di mille colori Ti sembra strano che non li abbiano dipinti E camminando camminando superi il confine nemmeno una dogana solo una linea a demarcare ormai non c’è più nessuno E camminando camminando ti accorgi che sei solo che non hai nulla davvero che sei sempre stato davvero solo Anche se gli alberi ti guardano e ti sorridono e sono vivi come sei vivo tu E camminando camminando senti i tuoi pensieri che vanno via e si vuota tutto e non hai più nulla a cui aggrapparti Stai ritornando a casa dove ti aspettano i ricordi di una vita intera E camminando camminando metti i piedi nell’acqua appena E’ appena piovuto e anche tanto E’ un temporale d’altri tempi E camminando camminando sei arrivato fino portarti indietro e neppure tu vi puoi tornare E volgi il tuo sguardo indietro e tutto è già lontano perfino casa tua che credevi fosse appena lì dietro quell’angolo e invece no E ti sei fermato ed hai bevuto e ubriaco hai raggiunto casa tua di tutte le case del mondo e hai sorriso e hai pregato E camminando camminando camminando sei tornato e non hai più sentito quella paura di non sentirti a casa Hai guardato il cielo e hai detto questa è casa mia Qui dove sono sarà la mia casa Dentro di me con questo amore dentro lasciare il mondo sarà una gioia e ritrovarla ancora così innamorato e in quei ricordi mi sentivo laureato di una università mai frequentata che è quella vita che da sempre ha inseguito quell’energia forte che dà la vita in un respiro in profumo facendo anche l’amore E camminando camminando sei tornato Hai chiuso gli occhi e hai compreso che sei sempre solo e morirai solo e nessuno potrà mai più eguagliare quello che hai vissuto tu Scrivi il tuo nome su una pietra E camminando camminando sei tornato
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Ho un debole per quelle persone
che sanno di essere fortunate.
Che ne hanno passate
di tutti i colori.
E perciò vivono colorate.
Che non hanno bisogno
di nascondere gli altri
per sentirsi giganti.
Che tutti portiamo dentro
nascosto da qualche parte
un dolore che non passa mai.
Qualcosa che ci ha cambiati per sempre.
Ma non per questo ci sentiamo più grandi.
Ma non per questo ci sentiamo migliori.
Ho un debole per quelle persone.
Che spente le luci, rimangono accese.
Che chiuso un amore, rimangono vive.
Che sciolto il trucco, rimangono vere.
Ho un debole per le persone
attente a toccare.
Che una carezza quando incontra un livido
si fa ricordo.
Ho un debole per quelle persone
che hanno lottato.
E in silenzio hanno vinto.
Che dal giorno in cui sono uscite
dal loro buio
soffrono di felicità ossessiva compulsiva.
Che non hanno mai rinunciato
alla loro dolcezza.
Che non si sono piegate alla rabbia
quando la rabbia era l’unico modo
per farsi ascoltare.
Ho un debole per quelle persone
che sanno che insistere
significa violentare.
Che rispettano un “no, grazie”
senza aggiungere altro.
Che dev’esserci un motivo
per entrare nella vita di una persona.
E quel motivo dev’essere chiaro.
Sempre.
Che essere gentili
non vuol dire essere stupidi.
Che conoscono il peso delle parole
e non te le scagliano contro
per difendersi.
Che rispettano la solitudine.
Perché sanno che una persona
custodisce lì, tutto ciò che non si può raccontare.
Tutto ciò che non vuol essere trovato.
Ho un debole per quelle persone
che quando camminano per strada
e incrociano il tuo sguardo
per un istante sorridono.
Le adoro.
Mi mandano letteralmente
fuori di cuore.
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Andrew Faber
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volevostareconte · 1 year
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Ho un debole per quelle persone
che sanno di essere fortunate.
Che ne hanno passate
di tutti i colori.
E perciò vivono colorate.
Che non hanno bisogno
di nascondere gli altri
per sentirsi giganti.
Che tutti portiamo dentro
nascosto da qualche parte
un dolore che non passa mai.
Qualcosa che ci ha cambiati per sempre.
Ma non per questo ci sentiamo più grandi.
Ma non per questo ci sentiamo migliori.
Ho un debole per quelle persone.
Che spente le luci, rimangono accese.
Che chiuso un amore, rimangono vive.
Che sciolto il trucco, rimangono vere.
Ho un debole per le persone
attente a toccare.
Che una carezza quando incontra un livido
si fa ricordo.
Ho un debole per quelle persone
che hanno lottato.
E in silenzio hanno vinto.
Che dal giorno in cui sono uscite
dal loro buio
soffrono di felicità ossessiva compulsiva.
Che non hanno mai rinunciato
alla loro dolcezza.
Che non si sono piegate alla rabbia
quando la rabbia era l’unico modo
per farsi ascoltare.
Ho un debole per quelle persone
che sanno che insistere
significa violentare.
Che rispettano un “no, grazie”
senza aggiungere altro.
Che dev’esserci un motivo
per entrare nella vita di una persona.
E quel motivo dev’essere chiaro.
Sempre.
Che essere gentili
non vuol dire essere stupidi.
Che conoscono il peso delle parole
e non te le scagliano contro
per difendersi.
Che rispettano la solitudine.
Perché sanno che una persona
custodisce lì, tutto ciò che non si può raccontare.
Tutto ciò che non vuol essere trovato.
Ho un debole per quelle persone
che quando camminano per strada
e incrociano il tuo sguardo
per un istante sorridono.
Le adoro.
Mi mandano letteralmente
fuori di cuore.
Andrew Faber
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parmenida · 9 months
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Ho un debole per quelle persone
che sanno di essere fortunate.
Che ne hanno passate
di tutti i colori.
E perciò vivono colorate.
Che non hanno bisogno
di nascondere gli altri
per sentirsi giganti.
Che tutti portiamo dentro
nascosto da qualche parte
un dolore che non passa mai.
Qualcosa che ci ha cambiati per sempre.
Ma non per questo ci sentiamo più grandi.
Ma non per questo ci sentiamo migliori.
Ho un debole per quelle persone.
Che spente le luci, rimangono accese.
Che chiuso un amore, rimangono vive.
Che sciolto il trucco, rimangono vere.
Ho un debole per le persone
attente a toccare.
Che una carezza quando incontra un livido
si fa ricordo.
Ho un debole per quelle persone
che hanno lottato.
E in silenzio hanno vinto.
Che dal giorno in cui sono uscite
dal loro buio
soffrono di felicità ossessiva compulsiva.
Che non hanno mai rinunciato
alla loro dolcezza.
Che non si sono piegate alla rabbia
quando la rabbia era l’unico modo
per farsi ascoltare.
Ho un debole per quelle persone
che sanno che insistere
significa violentare.
Che rispettano un “no, grazie”
senza aggiungere altro.
Che dev’esserci un motivo
per entrare nella vita di una persona.
E quel motivo dev’essere chiaro.
Sempre.
Che essere gentili
non vuol dire essere stupidi.
Che conoscono il peso delle parole
e non te le scagliano contro
per difendersi.
Che rispettano la solitudine.
Perché sanno che una persona
custodisce lì, tutto ciò che non si può raccontare.
Tutto ciò che non vuol essere trovato.
Ho un debole per quelle persone
che quando camminano per strada
e incrociano il tuo sguardo
per un istante sorridono.
Le adoro.
Mi mandano letteralmente
fuori di cuore.
Andrew Faber
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mancino · 1 year
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Ho un debole per quelle persone
che sanno di essere fortunate,
che ne hanno passate
di tutti i colori....
E perciò vivono colorate.
Che non hanno bisogno
di nascondere gli altri
per sentirsi giganti.
Che portano dentro
nascosto da qualche parte
un dolore che non passa mai.
Qualcosa che le ha cambiate per sempre
ma non per questo si sentono più grandi
ma non per questo si sentono migliori.
Ho un debole per quelle persone
che spente le luci, rimangono accese.
Che chiuso un amore, rimangono vive.
Che sciolto il trucco, rimangono vere.
Ho un debole per le persone
attente a toccare.
Che una carezza quando incontra un livido si fa ricordo.
Ho un debole per quelle persone
che hanno lottato
e in silenzio hanno vinto.
Che dal giorno in cui sono uscite
dal loro buio
soffrono di felicità ossessiva compulsiva.
Che non hanno mai rinunciato
alla loro dolcezza.
Che non si sono piegate alla rabbia
quando la rabbia era l’unico modo
per farsi ascoltare.
Ho un debole per quelle persone
che sanno che insistere
significa "violentare".
Che rispettano un “no, grazie”
senza aggiungere altro.
Che dev’esserci un motivo
per entrare nella vita di una persona
e quel motivo dev’essere chiaro.
Sempre.
Che essere gentili
non vuol dire essere stupidi.
Che conoscono il peso delle parole
e non te le scagliano contro
per difendersi.
Che rispettano la solitudine.
Perché sanno che una persona
custodisce lì, tutto ciò che non si può raccontare.
Tutto ciò che non vuol essere trovato.
Ho un debole per quelle persone
che quando camminano per strada
e incrociano il tuo sguardo
per un istante sorridono.
Le adoro.
Mi mandano letteralmente
fuori di cuore.
(Andrew Faber - da “Cento secondi in una vita")
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occhietti · 3 years
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Ho un debole per quelle persone che sanno di essere fortunate. Che ne hanno passate di tutti i colori. E perciò vivono colorate. Che non hanno bisogno di nascondere gli altri per sentirsi giganti. Che tutti portiamo dentro nascosto da qualche parte un dolore che non passa mai. Qualcosa che ci ha cambiati per sempre. Ma non per questo ci sentiamo più grandi. Ma non per questo ci sentiamo migliori. Ho un debole per quelle persone che spente le luci, rimangono accese. Che chiuso un amore, rimangono vive. Che sciolto il trucco, rimangono vere. Ho un debole per le persone attente a toccare. Che una carezza quando incontra un livido si fa ricordo.
Ho un debole per quelle persone che hanno lottato. E in silenzio hanno vinto. Che dal giorno in cui sono uscite dal loro buio soffrono di felicità ossessiva compulsiva. Che non hanno mai rinunciato alla loro dolcezza. Che non si sono piegate alla rabbia quando la rabbia era l’unico modo per farsi ascoltare. Ho un debole per quelle persone che sanno che insistere significa violentare. Che rispettano un "no, grazie" senza aggiungere altro. Che dev’esserci un motivo per entrare nella vita di una persona. E quel motivo dev’essere chiaro. Sempre. Che essere gentili non vuol dire essere stupidi. Che conoscono il peso delle parole e non te le scagliano contro per difendersi. Che rispettano la solitudine. Perché sanno che una persona custodisce lì, tutto ciò che non si può raccontare. Tutto ciò che non vuol essere trovato. Ho un debole per quelle persone che quando camminano per strada e incrociano il tuo sguardo per un istante sorridono. Le adoro. Mi mandano letteralmente fuori di cuore. - Andrew Faber, Cento secondi in una vita
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Promemorie per il 2020
•Cerca sempre il lato positivo. Sorridi alle piccole cose della vita. All’euro dimenticato nella tasca del giubbotto. Alla prima nevicata dell’anno. Al tuo riflesso allo specchio. Al tramonto. Ad una vecchia fotografia. Ad una canzone ascoltata a massimo volume per radio. Al dolce extra offerto dal ristorante. Ad un abbraccio improvviso. Al suono delle gocce di pioggia sulle vetrate. Al colore del cielo dopo giorni di pioggia. Al rumore del mare. Alla città alle prime luci dell’alba. Agli sconosciuti che ti sorridono per primi. Agli occhi grandi dei bambini che quando ti fissano ti danno l’impressione di inghiottirti. Ad un film che ti ha fatto sentire capito. E a un video su YouTube che ti ha strappato una risata. Al sole che filtra dalle finestre. All’ultimo pezzetto di cioccolata. Al primo morso di pizza.
•Non sbuffare. Non lamentarti. Scegli di essere chi porta luce dentro la stanza. Il buon umore. Il calore. I colori. Un sospiro di sollievo.
• É meglio essere chi saluta, al posto di essere chi ignora il saluto.
• La tua mente é magica; se la riempi di pensieri positivi la tua vita inizierà a cambiare.
• Scegli te stesso. I tuoi hobby. I tuoi interessi. Fanne delle priorità. Lavora sulla tua salute mentale. Sul rapporto che hai con te stesso. Sul modo in cui ti vedi, e sul modo in cui ti ami. Sii così felice con te stesso da non sentirti mai solo, ma perennemente innamorato. Innamorato della vita. Dei tuoi sogni. Delle persone che ti circondano. Delle tue capacità. Sii così innamorato di te stesso da saperti perdonare. Gli errori. Gli sbagli. Le sconfitte. Le cadute. Le occasioni perse. Sii così innamorato di te, da trovare sempre il coraggio di andare avanti, nonostante tutto. Perché solo allora, raggiungerai i tuoi obbiettivi.
• Rischia. Rischia per amore. Per amicizia. Per una persona. Per una ragazza. Un ragazzo. Un genitore. Un insegnate. Te stesso. Chiunque ne valga la pena. Non lasciare che la paura ti blocchi. Ti spezzi le ali. Ti pietrifichi. Scegli di tentare. Di provare. Di scoprire i tuoi limiti, e i tuoi pregi. Non lasciarti strappare nemmeno un’occasione.
• Conosci te stesso. Sapendo chi sei, non sarai mai piegato dal giudizio che gli altri avranno di te.
• Non giudicare, ma comprendi. Non arrestarti in superficie, non bloccarti alle apparenze. Se una persona si comporta in un certo modo, dice certe cose, non giudicarla, ma cerca di capirne il perché. Penetra i moti interiori del suo animo che l’hanno spinta a tale scelta, a prendere quella decisione, ad andare in quella città, a frequentare quella persona, e a tagliare i rapporti con quell’altra. Calati nei suoi panni. Sotto la sua pelle. Interrogati. Interrogati sempre. Su qualunque cosa. Non dare per scontato niente. Mai. C’è molto, molto, molto di più, di quello che credi di sapere. Di quello che vedono i tuoi occhi. E sentono le tue orecchie. É un linguaggio muto che solo l’anima sa decifrare.
• Impara a dire addio. Nessuno é fatto per restare in eterno nella tua vita, nonostante l’affetto che puoi provare nei suoi confronti. Ci sarà sempre qualcuno che lascerà una spazio vuoto dentro te, portandosi via un pezzetto del tuo cuore. E va bene così. L’amore non é un qualcosa che deve essere ricambiato, scambiato, barattato, comprato. L’amore può essere soltanto donato. Impara a dire addio per primo, alle persone che sono tossiche per te. Che ti legano al suolo impedendoti di spiccare il volo. Che ti imbrattano gli occhi di lacrime. Che ti fanno piangere la notte. Che non sono leali nei tuoi confronti. Che non ti difendono quando non ci sei. Che non lottano per te.
• Scegli con cura le tue amicizie. Anche se non sembra, moltissimi studi hanno verificato che le persone che frequentiamo esercitano un’attrazione, una influenza fortissima su noi, sul nostro modo di pensare, di ragionare, di vivere. Sii certo di circondarti con persone in grado di tirare fuori il meglio di te. Che ti motivino. Ti ispirino. Ti spronino a non arrenderti. Ti facciano venire voglia di essere sempre la parte migliore di te.
• É normale essere tristi. É normale avere un’ora, un giorno, una settimana o un mese intero, dove ti senti male. Dove ti senti come se non ci fosse nulla per cui valga la pena vivere. Ti senti solo. Ti senti vuoto. Ti senti abbandonato. Ti senti schiacciato dal peso del mondo. Dalle aspettative. Dalle ambizioni. Dalle paure. Dall’ansia. Ti senti prosciugato dal dolore. Per aver fallito un esame. Perso un concorso. Una gara. É normale. Siamo esseri umani, e quando veniamo feriti, sanguiniamo. Ci spelliamo. Ci logoriamo per le cose che amiamo o che ci terrorizzano. É normale sentirsi così. Ma ricorda che, anche se ti senti dentro a una voragine buia e gelida, lontano da tutto e tutti, invisible, solo, vuoto e dimenticato, non lo sei. Ci sono persone che ti amano. E si preoccupano per te. E ti vogliono esattamente così. Coi tuoi strappi. I tuoi spigoli. I tuoi tagli. Le tue lacrime. Perché vedono oltre quelle. Sanno quanto vali; non é la sconfitta a determinare il tuo valore, ma il modo in cui reagisci, il modo in cui scegli di rialzarti. Anche se ti senti uno schifo, non sei uno schifo. Sei importante. Ci sono persone che amano il suono della tua risata. E ti ascoltano davvero quando parli, perché ti trovano interessante. E adorano trascorrere il loro tempo con te. Perciò, anche se ti senti solo, non sei solo. Sappi abbattere i tuoi muri interiori. Non lasciare che il dolore ti renda cieco e sordo; sei amato, più di quello che credi. Non dimenticarlo mai.
(-Alessia Alpi, scritto da me. Volevoimparareavolare on Tumblr)
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nembokid47 · 2 years
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peperlina · 3 years
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Ho un debole per quelle persone
che sanno di essere fortunate.
Che ne hanno passate
di tutti i colori.
E perciò vivono colorate.
Che non hanno bisogno
di nascondere gli altri
per sentirsi giganti.
Che tutti portiamo dentro
nascosto da qualche parte
un dolore che non passa mai.
Qualcosa che ci ha cambiati per sempre.
Ma non per questo ci sentiamo più grandi.
Ma non per questo ci sentiamo migliori.
Ho un debole per quelle persone.
Che spente le luci, rimangono accese.
Che chiuso un amore, rimangono vive.
Che sciolto il trucco, rimangono vere.
Ho un debole per le persone
attente a toccare.
Che una carezza quando incontra un livido
si fa ricordo.
Ho un debole per quelle persone
che hanno lottato.
E in silenzio hanno vinto.
Che dal giorno in cui sono uscite
dal loro buio
soffrono di felicità ossessiva compulsiva.
Che non hanno mai rinunciato
alla loro dolcezza.
Che non si sono piegate alla rabbia
quando la rabbia era l’unico modo
per farsi ascoltare.
Ho un debole per quelle persone
che sanno che insistere
significa violentare.
Che rispettano un “no, grazie”
senza aggiungere altro.
Che dev’esserci un motivo
per entrare nella vita di una persona.
E quel motivo dev’essere chiaro.
Sempre.
Che essere gentili
non vuol dire essere stupidi.
Che conoscono il peso delle parole
e non te le scagliano contro
per difendersi.
Che rispettano la solitudine.
Perché sanno che una persona
custodisce lì, tutto ciò che non si può raccontare.
Tutto ciò che non vuol essere trovato.
Ho un debole per quelle persone
che quando camminano per strada
e incrociano il tuo sguardo
per un istante sorridono.
Le adoro.
Mi mandano letteralmente
fuori di cuore.
(Andrew Faber)
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pomposita6292 · 4 years
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Ho un debole per quelle persone
che sanno di essere fortunate
che ne hanno passate
di tutti i colori,
e perciò vivono colorate.
Che non hanno bisogno
di nascondere gli altri
per sentirsi giganti.
Che portano dentro
nascosto da qualche parte
un dolore che non passa mai.
Qualcosa che le ha cambiate per sempre
ma non per questo si sentono più grandi
ma non per questo si sentono migliori.
Ho un debole per quelle persone
che spente le luci, rimangono accese.
Che chiuso un amore, rimangono vive.
Che sciolto il trucco, rimangono vere.
Ho un debole per le persone
attente a toccare.
Che una carezza quando incontra un livido si fa ricordo.
Ho un debole per quelle persone
che hanno lottato
e in silenzio hanno vinto.
Che dal giorno in cui sono uscite
dal loro buio
soffrono di felicità ossessiva compulsiva.
Che non hanno mai rinunciato
alla loro dolcezza.
Che non si sono piegate alla rabbia
quando la rabbia era l’unico modo
per farsi ascoltare.
Ho un debole per quelle persone
che sanno che insistere
significa violentare.
Che rispettano un "no, grazie"
senza aggiungere altro.
Che dev’esserci un motivo
per entrare nella vita di una persona
e quel motivo dev’essere chiaro.
Sempre.
Che essere gentili
non vuol dire essere stupidi.
Che conoscono il peso delle parole
e non te le scagliano contro
per difendersi.
Che rispettano la solitudine.
Perché sanno che una persona
custodisce lì, tutto ciò che non si può raccontare.
Tutto ciò che non vuol essere trovato.
Ho un debole per quelle persone
che quando camminano per strada
e incrociano il tuo sguardo
per un istante sorridono.
Le adoro.
Mi mandano letteralmente
fuori di cuore.
(Andrew Faber - da “Cento secondi in una vita")
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canesenzafissadimora · 9 months
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Ho un debole per quelle persone
che sanno di essere fortunate.
Che ne hanno passate
di tutti i colori.
E perciò vivono colorate.
Che non hanno bisogno
di nascondere gli altri
per sentirsi giganti.
Che tutti portiamo dentro
nascosto da qualche parte
un dolore che non passa mai.
Qualcosa che ci ha cambiati per sempre.
Ma non per questo ci sentiamo più grandi.
Ma non per questo ci sentiamo migliori.
Ho un debole per quelle persone.
Che spente le luci, rimangono accese.
Che chiuso un amore, rimangono vive.
Che sciolto il trucco, rimangono vere.
Ho un debole per le persone
attente a toccare.
Che una carezza quando incontra un livido
si fa ricordo.
Ho un debole per quelle persone
che hanno lottato.
E in silenzio hanno vinto.
Che dal giorno in cui sono uscite
dal loro buio
soffrono di felicità ossessiva compulsiva.
Che non hanno mai rinunciato
alla loro dolcezza.
Che non si sono piegate alla rabbia
quando la rabbia era l’unico modo
per farsi ascoltare.
Ho un debole per quelle persone
che sanno che insistere
significa violentare.
Che rispettano un “no, grazie”
senza aggiungere altro.
Che dev’esserci un motivo
per entrare nella vita di una persona.
E quel motivo dev’essere chiaro.
Sempre.
Che essere gentili
non vuol dire essere stupidi.
Che conoscono il peso delle parole
e non te le scagliano contro
per difendersi.
Che rispettano la solitudine.
Perché sanno che una persona
custodisce lì, tutto ciò che non si può raccontare.
Tutto ciò che non vuol essere trovato.
Ho un debole per quelle persone
che quando camminano per strada
e incrociano il tuo sguardo
per un istante sorridono.
Le adoro.
Mi mandano letteralmente
fuori di cuore.
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Andrew Faber
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Saranno state le tre di notte e il giorno dopo dovevo andare a lezione. Come ogni mercoledì non ero andato alla festa organizzata dal Buddy System, una specie di organizzazione che rendeva l'esperienza Erasmus dannatamente simile ad un viaggio organizzato in crociera. Per quanto possa sembrare assurdo, preferivo frequentare vecchi traditi dal nuovo regime capitalista, puttane e i peggiori bar di Praga piuttosto che passare una notte con adolescenti sgallettanti e impauriti che bevevano litri d' alcool per farsi coraggio e scopare a colpo sicuro con ogni donna o uomo che gli capitasse a tiro. Tanto, la bellezza di una persona è qualcosa che dipende sempre da quanto alcool si ha in corpo. Ero già a letto per potermi alzare presto il giorno dopo e come ogni mercoledì i miei coinquilini rientravano in casa alla spicciolata, alle prime luci del mattino. Vivevamo in quattro in dieci metri quadrati e avevamo un solo bagno. Nella confusione generale di gente che rientra sbronza marcia, decido di alzarmi e andare a bere un bicchiere d'acqua, mi sento come immerso in una specie di torpore ovattato finché non sento bussare alla porta. La apro, perché oramai per me è quasi un automatismo aprire a chiunque e a qualsiasi ora, dato che siamo in un dormitorio e ciò significa che praticamente non esiste una vera e propria privacy, sono quasi convinto di non trovare nessuno di fronte e di aver sentito un rumore diverso al quale il mio corpo ha risposto con un gesto abituale, invece mi trovo di fronte una ragazza col vestito da sera, io resto sulla porta ancora mezzo stordito e non capisco cosa ci faccia lei di fronte a me a quell'ora, mormora qualcosa, dice che cerca un mio coinquilino, non può credere che lui stia male, lui è "Machine (for) parties" l'uomo che festeggia due giorni di fila senza fermarsi mai e poi dorme 12 ore per riprendersi. Quella sera MP è a letto che suda febbricitante col suo pigiama da fricchettone e la grande testa coperta dai suoi boccoli rossicci. Faccio entrare la ragazza che bussa alla porta, gli apre il ragazzo che dorme nel letto a fianco di MP, lei lo vede a letto disteso, lo sveglia e lui la riconosce, sorridono. Si scambiano due battute, poi lei si stende a fianco a lui mentre l'altro coinquilino decide di passare la notte dalla fidanzata e lascia la stanza sola per i due amanti ( vivevamo in due stanze che dividevano i dieci metri quadrati dell'appartamento). Io mi metto a letto mentre il ragazzo con cui divido la stanza continua a scoreggiare imperterrito e a puzzare di alcool, quasi come una ciminiera che fuma nella notte. Che culo aveva avuto MP a trovarsi una donna così, ma in fondo la capisco. MP non è un uomo che trovi tutti i giorni dietro l'angolo e quando ti trovi a un oceano e migliaia di chilometri da casa e riesci a trovarti qualcuno che ti tira sù e non ti fa sentire il peso della solitudine, quella persona diventa un'àncora, diventa parte di tutte le piccole cose fondamentali cose che solo le persone che sono sempre in viaggio sanno capire. Fa parte di quel bagaglio che è L'INDISPENSABILE, tutto quello a cui non si può (per nessun motivo) rinunciare, ciò che le persone abituate a vivere dentro la propria casa non riescono a capire, poiché per questi ultimi tutti gli oggetti sono parte di un universo che non può mancare di nessun tassello. Ero invidioso MP. Pensavo a quando vivevo in appartamento e non riuscivo a permettermi le bollette, quando giorno facevano 6 gradi e di notte morivo di freddo, giacendo sul divano della cucina coperto da cappotti e coperte sporche recuperate per strada, tutto febbricitante. Avrei tanto voluto che qualcuno bussasse alla mia porta dicendomi che era ancora tutto apposto, che le cose si sarebbero aggiustate, avrei desiderato qualcuno che mi abbracciasse e mi dicesse che ero importante. Ma MP non era importante come modello di vita, come un mentore o un guru per quella ragazza, lei aveva bisogno di lui per tutto il tempo che gli dedicava per le feste, per andare a fare shopping, aveva bisogno della straordinaria verve votata al divertimento di MP e i suoi amici servivano per essere certa di non essere mai sola, di non dover affrontare mai la vita con le proprie forze. La ragazza confidava di poter passare tutta la durata dell'Erasmus in quel vortice di stimoli e colori variopinti, che si crea quando ci si fa permeare da una cultura e un ambiente diversi, quando li si fanno arrivare dritti al cuore e al cervello e agli occhi e in tutto il corpo, che diventa un'antenna che riceve e ritrasmette questi stessi stimoli positivi agli altri. Ma se il mondo fosse fatto solo di persone che ricevono stimoli dagli altri, se il mondo fosse incapace di produrre qualcosa di sostanzialmente diverso da quello che siamo abituati a vedere, allora in questo caso saremmo persone che rimandano migliaia, milioni, miliardi di volte le stesse informazioni ripetute in infiniti modi diversi, ma senza nessuna originalità. Alcune persone di dubbio quoziente intellettivo nella norma, sostengono che l'uomo non cambia mai e che resta sostanzialmente sempre lo stesso. Ecco questo tipo di persone sono le stesse che si appioppano sempre ad un MP. Certo andare alla ricerca di questa originalità, privandosi volontariamente dello stimolo degli altri o ponendo un filtro tale che non permetta, se non ad una ristrettissima cerchia di amici, di riuscire ad influenzare le nostre emozioni, potrebbe sembrare una scelta masochista e inutile, ma la verità è che questa ricerca non si fa per scelta razionale, ma per vocazione. Vocazione significa essere chiamati, in questo caso ad una missione più difficile della gente comune da un qualcosa che è dentro la natura di chi sente questa chiamata, che a volte fa sentire fuori luogo o addirittura superiori in situazioni nelle quali non si è davvero superiori a nessuno. Essere chiamati significa avere un bisogno esistenziale, che porta a non accontentarsi di ciò che ci viene fornito, ma che spinge a ricercare al di fuori delle apparenze, il che in genere implica il fatto che chi vive questo tipo di vita resta ai margini di ogni relazione sociale perché sta antipatico a tutti, ha scarsi risultati nello studio o nel lavoro, poiché mentre le persone normali seguono un percorso chiaro e stabilito che le porta a raggiungere i propri obbiettivi con i sacrifici imposti e decisi sul tracciato che si sceglie, chi è “vocato” cerca in tutti i modi possibili di uscire dal seminato per andare a cercare qualcosa d'indefinito, che porta via un sacco di forze e tempo prezioso, che lo rende in genere insoddisfatto della ricerca e della propria vita. Per quanto questo discorso possa sembrare autoreferenziale e assolutamente sconnesso all'evento sopra presentato, vorrei far presente al signor lettore che molto spesso nel paese in cui si parla la lingua che sto usando per scrivere, si cerca di deprimere ogni discorso che voglia portare al di fuori della tradizione e delle norma, forse perché è un paese con una grande tradizione che influenza molto spesso il nostro modo di pensare anche oltre quelli che sono i più empirici e logici motivi. Infatti possiamo facilmente capire che parlare di una classificazione, anche se approssimativa, non può che aiutare a chiarire quali sono i fenomeni più tipici ad esso legati, e la chiarezza dell'esposizione non può che portare benefici a tutti. Ma ciò, sicuramente, non consola dalla solitudine tutti coloro che scelgono di non dipendere da altre persone per condurre la propria vita, anche se bisogna ammettere che in genere i “ vocati” scoprono cose nuove ogni giorno, quindi di non smettono mai di meravigliarsi della straordinaria capacità di rinnovarsi che ha il mondo. Però si meravigliano mentre gli altri scopano.
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ilarywilson · 4 years
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Once upon a time
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December 2075 
Sebastian ha gli occhi di un'azzurro impossibile da disegnare; più incredibili del cielo di Londra quando fa bel tempo, anche se non sempre sono sereni. Spesso ti fissano dall'alto in basso, sfottono, sorridono solo quando decidono loro ed è davvero difficilissimo che si lascino sfuggire qualcosa. Hanno imparato ad aspettarsi il peggio e per questo sanno ancora sorprendersi quando le cose vanno per il verso giusto. Sebastian ha capelli color cioccolato che stanno meglio scompigliati, labbra che non vorresti mai smettere di mordere, un profumo che ti fa venir voglia di rubargli il bagnoschiuma e un naso terribile che è stato rotto troppe volte. Se non veste a colori è solo perché questo potrebbe uccidere i passanti: è così generoso. A volte può sembrare troppo bello per essere vero, per questo ha un carattere di mer-inga. Per compensare.
Quello che amo di Sebastian è com'è riuscito a crescere da solo, un passo alla volta. E' scivolato sul ghiaccio una vita e adesso non lo so se ha trovato un incantesimo antiscivolo o se ha imparato a pattinare, però è bello da morire stare a guardarlo. Sebastian è... indomito. Rischia la vita almeno una volta all'anno per non annoiarsi, mangia con una lentezza esasperante e non mischia mai i gusti del gelato. Il dispetto più grande che potresti fargli è impedirgli di stirarsi le camicie o di tenere in ordine alfabetico i libri. Sebastian sa di casa, è una di quelle persone su cui hai voglia di poggiare i piedi mentre bevi una cioccolata calda perché saprà sempre rimetterti a posto una giornata distorta. E' incredibilmente ordinato. Non si guarda spesso allo specchio ed è molto competitivo: litigare con lui è un'avventura che non vorresti perderti.
Sebastian si è fatto da sè. I suoi genitori non sono stati troppo generosi di affetto e complimenti e per questo è rimasto inquieto un sacco di anni; cercava qualcosa che non sapeva e ha dovuto sfiorare i 25 per trovare finalmente pace. Sebastian ha avuto più fidanzate di quante se ne possano ricordare (vi assicuro che ci ho provato) e ha tradito più volte di quante se ne possano contare sulle dita. Alice è la sua fata madrina e sarà sempre grato a Rob e Chris per non essersene mai andati. Sente ancora la mancanza di Anne, ma forse Ezekiel è riuscito a colmare parte di quel vuoto a suon di pugni. Credo lo abbiano temprato. Ha sempre detto che la Lega era una seconda famiglia e spero che sia bastata come unica famiglia, in questi ultimi anni. Forse non smetterà mai di sentirsi in colpa per Darren, ma io continuo a sperare che lui e Rachel riusciranno a perdonarsi, un giorno. Oh, è finalmente diventato professore! Di Aco e Gus, ha preso la cosa molto sul serio. Spero non quanto con me.
April 2076 
Sebastian è sfuggente. Lo è sempre stato o è tornato ad esserlo, non saprei dirlo. Credevo di averlo fermato e incastrato dentro la cornice dell'ennesima polaroid ma m’è sfuggito di nuovo. O è andato via. Non saprei dire nemmeno questo. O forse non c'è mai stato e dentro la cornice vuota ce l'ho di nuovo messo io. Lo faccio di continuo, mi capita di disegnarlo dappertutto: sui tovaglioli di carta, sugli angoli dei marciapiedi e nella condensa sui vetri quando fuori piove. Non mi stupirebbe sapere che l'ho semplicemente proiettato fuori dalla mia testa, assieme alle paure e alle speranze e ne è uscita una profezia autoavverante prima schifosamente bella e poi schifosamente brutta. Sì, forse questa volta me lo sono davvero immaginato. L'ho tirato fuori dalla carta, nel tentativo di renderlo vivo l'ho fatto... troppo vivo. Come quel falegname toscano col suo burattino parlante: Finocchio. Forse Seb non voleva stare nella cornice della mia polaroid almeno tanto quanto Finocchio non voleva stare a scuola. Fa niente. Butterò l'ABC che avevo preparato per lui. Vorrei solo che avesse salutato, prima di andare. Ma forse i saluti sono sopravvalutati, Nonna direbbe così. Direbbe che poi finisce che non ci si saluta più, che il mio vizio di tendere anche l'altra guancia al mio aguzzino finirà per ritorcermisi contro e che avere sempre una storia da raccontare non sarà la mia salvezza per sempre. Okay, nonna, questa la chiudo qui allora.
«E`... solo tutto il buono che... sono riuscita a salvare. Ho pensato che ne avessi più bisogno tu, adesso» 
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veronica-nardi · 4 years
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The Untamed, Genio del male (episodi 39, 40, 41, 42)
Dopo le tragiche avventure vissute alla Città di Yi ci possiamo prendere un attimo di sollievo (ma proprio un attimo eh), e seguire i nostri protagonisti in una sorta di gita nel mercato del paese.
Questa è una delle mie scene preferite.
Innanzitutto mi piace l'atmosfera. È sera, ci sono le bancarelle, ci sono le luci e i colori, le persone per la strada, i discepoli che scorazzano in giro beccandosi continuamente. E poi ci sono loro, Lan Zhan e Wuxian, con il primo che cammina con calma con il solito portamento elegante, mentre il secondo si diverte a saltellare e a guardarsi attorno proprio come faceva nella sua vita precedente, quando era giovane. E qui mi viene da dire che Wuxian sta davvero riacquistando la gioia di vivere. Mentre camminano, Lan Zhan si ferma davanti a una bancarella che vende lanterne con dei conigli disegnati sopra. Di certo deve ricordargli quella lanterna speciale che lasciarono volare nel cielo assieme alla loro promessa. Alza lo sguardo su Wuxian, che mentre cammina sorridente gli sembra per un attimo di vedere A-Yuan, quel bambino di cui una volta si prendeva cura e che deve mancargli tanto. Il suo sorriso si spegne nel ricordare l'ennesimo fantasma del suo passato. Si volta verso Lan Zhan, che ha già gli occhi fissi su di lui, e per alcuni momenti si guardano con malinconia e tenerezza insieme, con una musica dolce di sottofondo. Wuxian si lascia andare a un sorriso e tutto divertito raggiunge Lan Zhan, scherzando sul fatto che gli piacciono i conigli, e lo invita a comprare la lanterna. Quando Lan Zhan asseconda la sua richiesta, Wuxian se ne esce con il sorriso di un bambinone, tenerissimo, cosa che fa sorridere anche Lan Zhan.
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Se questa non è una scena romantica, non so cosa sia.
Tra l'altro quando Wuxian sorride, sorrido di rimando. È davvero contagioso.
Un altro motivo per cui adoro questa scena, è perché mentre i discepoli esplorano le bancarelle come se nulla fosse, avviene una grande, e ben gradita, rivelazione. Sizhui non riesce a staccare l'occhio da alcune farfalle di paglia di una bancarella. Camminando con Lan Jingyi, gli chiede se per caso conserva ricordi di quando era un bambino di tre anni. L'amico non capisce la natura di quella domanda, ma noi lo capiamo nel momento in cui all'inquadratura di Sizhui si sovrappone quella del giocattolino nel ristorante di sedici anni fa. E allora capiamo che Sizhui non è altri che A-Yuan, il bambino Wen che Wuxian crede morto ma che in qualche modo è riuscito a salvarsi.
Quando vidi la scena rimasi completamente spiazzata. Non avevo letto nessuno spoiler al riguardo, quindi non ne sapevo nulla. Quando lo vidi, volevo urlare e piangere dalla gioia, contentissima che Sizhui fosse ancora vivo (sapere quel bambino morto mi spezzava il cuore), e ancora più contenta per Wuxian. Da questo momento, non facevo altro che attendere con impazienza il momento in cui Wuxian avrebbe scoperto la verità, certa che lo avrebbe fatto piangere di gioia come me.
Quando tutti fanno ritorno alla locanda, Lan Zhan si presenta portando con sé la lanterna col coniglio, cosa che lascia un po' perplesso Sizhui, che non è abituato vedere Lan Wangji comprare una cosa del genere. Lan Xichen è arrivato e sta aspettando il fratello all'interno del cortile, così Lan Zhan e Wuxian lo raggiungono.
OK. DA QUESTO MOMENTO LAN XICHEN DIVENTA UFFICIALMENTE MISTER FESSO DELLA SERIE.
Dunque, innanzitto Wuxian si presenta con la maschera per non farsi riconoscere (pfff, come se servisse davanti a Captain Shipper), e con Lan Zhan lo mette al corrente di ciò che hanno scoperto nell'ultimo mese durante le loro indagini. Alla Città di Yi lo spirito della spada li ha condotti alla tomba di... Nie Mingjue. Quindi quello spirito che li ha sempre guidati era il suo.
Wuxian e Lan Zhan hanno già capito chi c'è dietro a tutto questo, chi sta davvero muovendo le fila. È qualcuno che conosce bene le tecniche del Clan Lan e del Clan Jin, è qualcuno che cela la sua identità, qualcuno che collaborava con Xue Yang, qualcuno che ha a che fare con la morte di Nie Mingjue e non voleva che il suo corpo venisse scoperto (corpo senza testa, tra l'altro). Lan Xichen non mette in dubbio le loro parole, ma non ammette nemmeno che hanno ragione. Per lui è inconcepibile e impossibile che Jin Guangyao possa aver commesso cose del genere, quindi cerca di accampare scuse e di trovare delle soluzioni che scagionino Jin Guangyao.
"Sapete bene chi è il principale sospettato, ma avete paura di ammetterlo." - gli dice Wuxian.
Al che Lan Xichen fa la cosa che sa fare meglio: scuote la testa e sorride.
"Sì, lo so. In questi anni il mondo ha sempre avuto un'idea sbagliata di lui, ma io mi sono affidato a quello che hanno visto i miei occhi. Non è quel genere di persona."
Vengono interrotti dalle voci dei discepoli che sembrano star litigando all'interno della locanda. L'argomento della discussione è Wei Wuxian, e siccome nessuno deve permettersi di parlare male di lui, Lan Zhan entra dentro per placare gli animi. Wuxian sta per andargli dietro ma Lan Xichen lo chiama per nome, mostrando di averlo già perfettamente riconosciuto.
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Beccato.
Eheh, nessuno può ingannare il Shipper Number One della WangXian.
Dopo la sorpresa iniziale, Wuxian sorride e si toglie la maschera come per dire "che stupido, era ovvio che mi avrebbe riconosciuto". Si volta e i due si sorridono. Immagino che Lan Xichen sia felice che Wei Ying sia tornato nella vita di suo fratello, perché sa quanto Lan Zhan ha sofferto in questi sedici anni e quanto ha sentito la sua mancanza. Wuxian lo invita a pensarci per bene a quella faccenda, le cose successe non possono essere solo coincidenze, quindi rientra anche lui.
Per quanto riguarda Lan Xichen, da questo momento l'ho chiamato Mister Fesso per la sua disarmante ingenuità e per essere il più grande credulone sulla faccia della terra. Nonostante tutti gli indizi e i sospetti ricadano su Jin Guangyao, si rifiuta di ammettere la sua colpevolezza, cercando sempre di trovare una soluzione/spiegazione per qualsiasi cosa. Perché ammettere le colpe di lui, significherebbe ammettere la propria implicita complicità, e ciò distruggerebbe un uomo onesto e virtuoso come Lan Xichen.
Ma se da una parte critico la sua ingenuità, devo anche spezzare alcune lance a suo favore. Prima di tutto, Jin Guangyao con lui ha sempre finto in modo eccellente, si è sempre mostrato in un certo modo, ha fatto in modo che provasse simpatia e compassione per lui. Jin Guangyao è sempre stato gentile con Lan Xichen, ai suoi occhi si è sempre presentato come un certo tipo di persona, e ora, comprensibilmente, è scioccante per Lan Xichen venire a sapere che può aver fatto delle cose orribili.
Inoltre, è vero che non vuole riconoscere la sua colpevolezza, ma nemmeno definisce suo fratello e Wuxian dei bugiardi che si stanno inventando le cose. Li ascolta, sente quello che hanno da dire, ci riflette, è quindi disposto a conoscere la verità e ad agire di conseguenza. Questo gli fa onore.
Ma andiamo avanti.
All'interno, è scoppiata una lite tra Jin Ling e Sizhui. In realtà non è proprio una lite, è Jin Ling che si è messo a porconare perché l'amico ha "difeso" Wei Wuxian. Sappiamo bene quanto Jin Ling odi quell'uomo, che ritiene responsabile della morte dei suoi genitori, e non sopporta nemmeno sentirne pronunciare il nome. Quello che Sizhui ha osato dire è:
"La persona che utilizza la coltivazione demoniaca potrebbe non usarla per fare cose malvagie."
Sizhui ha già capito tutto. Sizhui possiede i tratti caratteristici di entrambi i suoi genitori: le larghe vedute e la mente sveglia di Wuxian, la maturità e l'educazione di Lan Zhan (e mi sembra abbia anche quella calma sorridente propria di Lan Xichen). Mentre Jin Ling ha ereditato i tratti di suo padre e di entrambi i suoi zii: è altezzoso, arrogante, tsundere, si caccia nei guai, vuole farsi valere. Jin Ling fa presto ad aggredire: appena sente il nome di Wei Wuxian, parte in quarta. Qui ha addirittura rotto qualcosa in terra. Alla fine la situazione si risolve con Lan Jingyi che cerca di calmare Jin Ling difendendo Sizhui, e quest'ultimo che porge le sue scuse. In fondo sono appena riusciti a sopravvivere tutti insieme alle avventure alla Città di Yi, possono considerarsi amici che hanno già qualcosa da raccontare.
In quel momento Lan Zhan fa il suo ingresso con aria solenne, immediatamente i discepoli si zittiscono e tutti filano ai tavoli per continuare la cena. Lan Zhan ordina del liquore e Sizhui rimane notevolmente stupito. La sua faccia è: WTF?! Quando mai Lan Wangji ordina del liquore? E se la reazione di Sizhui è divertente, quella di Lan Jingyi è esilarante:
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Lan Zhan sale di sopra e raggiunge Wuxian in stanza. Sedendosi al tavolo, gli versa con cura il vino in una tazzina e gliela passa, con grande piacere di Wuxian, che gradisce assai. SUL SERIO, ABBIAMO TUTTI BISOGNO DI QUALCUNO CHE CI AMI COME LAN ZHAN NELLA NOSTRA VITA. Il Lan Zhan dei primi episodi non avrebbe mai portato un vassoio con del liquore a Wuxian, avrebbe preferito farsi fucilare, ma ora, ora non ha intenzione di perderlo una seconda volta, vuole tenerselo ben vicino a sé e dargli tutto ciò che desidera, che sia una giara di vino o andare in giro a combattere il male, vuole dargli tutto ciò di cui ha bisogno e tutto l'amore che merita.
Lan Zhan lo invita ad accompagnarlo alla Conferenza Dibattito che si terrà il prossimo mese alla Torre della Carpa Dorata. Hanno trovato il corpo di Nie Mingjue, ma manca la testa, e se Jin Guangyao è davvero il colpevole, devono andare là per indagare e trovare l'ultimo pezzo del corpo (è come la caccia al tesoro del Metallo Yin, solo che adesso il tesoro da trovare è una testa XD).
Ora, va bene indagare, ma siamo sicuri che portare Wei Wuxian fin dentro la tana dei Jin sia il piano migliore???
Vabbe, gli investigatori siete voi.
Alla Torre della Carpa Dorata.
Lan Xichen assicura i due che se troveranno le prove agirà di conseguenza, e so di poterlo prendere in parola. Si presentano quindi alla Torre della Carpa Dorata, che a quanto pare negli anni si è fatta ancora più imponente e magnifica. Tutte le volte che vedo i protagonisti stare nella casa dei Jin, non vedo l'ora che ci escano, perché so che non è altro che un covo di vipere da cui è meglio stare lontani.
Wuxian non è proprio eccitatissimo all'idea di rimettere piede lì dentro, e in effetti lo capisco: i suoi trascorsi coi Jin non sono affatto buoni, per non parlare di come i Jin fossero i più accaniti contro di lui quando era il Patriarca di Yiling, e poi sono stati loro ad ammazzare la gente Wen. Lan Zhan lo incoraggia ad entrare e insieme salgono le scale, con me che non posso fare a meno di pensare che stanno andando incontro al suicidio.
La prima persona che incontrano quando raggiungono il cortile è Jiang Cheng, e già mi viene da ridere pensando ai suoi sguardi assassini rivolti al fratello. Siccome deve dare sfogo al suo lato tsundere, ci mette poco a lanciare frecciate e a chiedere a Lan Xichen come mai si è fatto accompagnare da gente insignificante.
Ho visto che la traduzione in inglese era "come mai vi fate accompagnare da simili scrocconi?" e ho riso tantissimo.
Wuxian mantiene un basso profilo, Lan Xichen non sa cosa dire, Lan Zhan evita di guardarlo sennò lo fulminerebbe. Arriva quella serpe sorridente dalle fossette assassine di Jin Guangyao, accompagnato da Jin Ling, che dopo essersi avventurato alla Città di Yi si presenta a Jiang Cheng con la coda tra le gambe, quasi nascondendosi dietro l'altro zio. Il rapporto tra Jiang Cheng e Jin Ling mi fa morire dalle risate perché lo zio è il tizio più tsundere del mondo, vuole bene al nipote e non vuole che gli succeda nulla di male, ma riesce a mostrarlo solo in modo brusco perché ha un caratteraccio, mentre Jin Ling, nonostante le grida e le minacce dello zio, continua a fare di testa sua perché sa che lo zio non gli spezzerà mai davvero le gambe come dice di voler fare. E poi Jin Ling vuole farsi valere, vuole dimostrare quanto vale nonostante sia cresciuto senza genitori, e alla fine non ha nessuna reale paura dello zio, tanto che nessuna minaccia gli ha impedito di avventurarsi alla Città di Yi con gli altri ragazzi.
Col suo solito atteggiamento accomodante e gentile, Jin Guangyao mette pace tra Jiang Cheng e Jin Ling, poi invita tutti ad entrare facendo subito preparare dei posti in più per Lan Zhan e Wuxian, la cui presenza non era prevista.
Anche se Wuxian porta una maschera (tutti lo credono il signor Mo), sono assolutamente convinta che Jin Guangyao lo abbia riconosciuto nel momento in cui lo ha visto, ma siccome è un attore da Oscar non lascia trapelare alcuna reazione.
Quando prendono posto nella sala, molti sussurrano alla vista di quello che credono sia il signor Mo, cosa che lascia un po' perplesso Wuxian perché non sa da dove arrivano quegli sguardi e quelle voci. Avverte Lan Zhan che se qualcuno gli farà delle domande su Mo, non potrà fare altro che fingersi un matto, cosa che farà sfigurare Lan Zhan. Lan Zhan si limita a dirgli di non provocare nessuno e di non dare nell'occhio (è davvero possibile per Wuxian non dare nell'occhio?).
Comunque, semplicemente adoro come riescano a palesare il sentimento romantico tra i due nonostante la WangXian sia presentata come una bromance. C'è un momento in cui una cameriera per caso sorride a Wuxian, e Lan Zhan assume un atteggiamento tutto serio lasciandosi i due alle spalle. Bisogna vederlo per capirlo, ma è chiaro come il sole che Lan Zhan sia geloso, e non è nemmeno la prima volta che succede.
E ora entra in scena la coppietta antipatica formata da Jin Guangyao e sua moglie Qin Su. Uno è tutto mellifluo e sorridente, mentre l'altra è truccata e si atteggia come una bambola. Entrano, percorrono la sala sotto gli occhi di tutti, si siedono sul trono e propongono un brindisi generale. Quando gli occhi di Qin Su si posano su Wuxian, fa una faccia strana, tipo offesa e imbarazzata, cosa che lascia sempre più confuso Wuxian, che davvero non capisce cosa diavolo stia succedendo.
Più tardi, nel bel mezzo della festa, Wuxian decide di dare un'occhiata in giro. Chiede a Lan Zhan di tenere d'occhio Jiang Cheng per lui, e Lan Zhan lo raccomanda di stare attento. Ormai lavorano come una squadra❤
Nel cortile interno, Wuxian viene raggiunto da Jin Ling. È carino vedere zio e nipote trovarsi proprio in quel piccolo Pontile del Loto che Jin Zixuan costruì per Shijie. Prima che possano intavolare una conversazione, vengono interrotti da una specie di Draco Malfoy con le sue guardie del corpo stile Tiger e Goyle. Questo bulletto ce l'ha con Wuxian (signor Mo), e vuole dargli una lezione perché ha avuto il coraggio di tornare dopo aver molestato la moglie di Jin Guangyao, ed ecco che Wuxian capisce perché tutti lo guardano in modo strano e sussurrano al suo passaggio. Con una smorfia pensa: "Dovevi proprio molestare la moglie di Jin Guangyao? Volevi davvero morire?"
Jin Ling si mette davanti a Wuxian per proteggerlo, e tra i due ragazzi parte una lite. Solo che, mentre Jin Ling accetta di non chiamare Fata per non avere nessun aiuto, l'altro ha le guardie del corpo ad aiutarlo. Ma questo non spaventa Jin Ling, che ha intenzione di stenderli tutti anche da solo.
Questa scena è molto carina.
Durante la lotta, Wuxian afferra uno dei ragazzi e mostra a Jin Ling una mossa per metterlo al tappeto. Imparata la lezione, Jin Ling fa lo stesso col suo avversario, vincendo il combattimento e mettendo in fuga i bulletti, con Wuxian che guarda il nipote sorridendo soddisfatto.
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Jin Ling gongola di felicità perché è riuscito a vincere una lotta contro tre avversari, e Wuxian ne approfitta per dispensare consigli. Gli chiede se vuole imparare altre mosse, ma Jin Ling assume un atteggiamento indignato, affermando che suo zio gli dice sempre di stare tranquillo e di andare d'accordo con gli altri. Al che Wuxian scuote la testa e se ne esce con un insegnamento che è una perla:
"Non dovresti ascoltarlo, Jin Ling. Quando crescerai, scoprirai che ci saranno sempre più persone che vorrai picchiare, ma per allora dovrai andare d'accordo con tutti. Quindi, finché sei ancora giovane, approfittane, e picchia tutti quelli che ti fanno arrabbiare. Alla tua età, senza un buon numero di combattimenti, la vita non è completa."
Gli insegnamenti di Zio Wuxian XD.
Sulle prime Jin Ling lo ascolta interessato, poi continua a fingersi indignato per tali parole, ma è chiaro quanto gli piaccia la compagnia di quest'uomo, con cui ha appena fatto botte assieme e che gli ha appena insegnato come combattere. Gli chiede perché è lì, e Wuxian si prende gioco di lui fingendo di essere venuto per scusarsi con la Signora Jin e dirle addio perché ormai è innamorato di qualcun altro (qui i messaggi subliminali cadono come pioggia XD).
Ma se Wuxian lo prende in giro, Jin Ling alla fine la spunta quando minaccia di chiamare Fata. Terrorizzato, Wuxian se la da a gambe.
"Piccolo furfante! Nel bel mezzo di una conversazione perché chiamare il cane?"
Shijie avrebbe sicuramente sorriso nel vedere suo figlio insieme con i suoi fratelli. E Wuxian sarebbe stato di certo lo zio ""preferito"" di Jin Ling. Me li immagino andare a caccia notturna insieme, andare all'avventura e combinare guai in giro, Jin Ling che scappa da Wuxian per sfuggire ai rimproveri di Jiang Cheng. E mi immagino Jiang Cheng tirare giù tutti i santi del calendario, e Shijie che scusa tutte le birichinate con un sorriso.
Immaginiamoci il pranzo della domenica, seduti alla stessa tavola tutti insieme: Wuxian, Jiang Cheng, Jin Ling, Shijie, Jin Zixuan, Jin Guangyao, Jin Guangshan. E magari anche ospiti come Lan Xichen e Lan Zhan.
Che bella tavolata XD.
Se ci mettiamo pure Jin Zixun, tra lui e Wuxian volavano i piatti di sicuro.
Comunque, parlando di Jin Ling, non deve essere facile per lui farsi degli amici. Questo bulletto che è saltato fuori adesso, è chiaro che lui e Jin Ling avessero già combattuto altre volte in passato. Jin Ling viene deriso e insultato da quando è nato per non avere i genitori, genitori che, così gli è stato detto, sono morti entrambi per colpa di Wei Wuxian. È naturale che 1) abbia sviluppato un carattere spesso rude e poco gentile, 2) è naturale che odi Wei Wuxian con tutto se stesso e non sopporti nemmeno sentirlo nominare. E ovviamente mi dispiace per lui per essere cresciuto senza genitori, ma sono contenta perché questo gli ha permesso di diventare più forte, di mostrare quanto vale, di essere coraggioso.
Jin Guangyao e Qin Su.
Quella sera, Wuxian e Lan Zhan passano all'azione. Wuxian anima un omino di carta super adorabile con cui comincia subito a stuzzicare Lan Zhan, salendo sulla sua testa, toccandogli la fascia sulla fronte, e addirittura gli lancia un bacino con la mano. Seriamente, gli ha appena toccato la fascia frontale che solo le persone importanti possono toccare, e gli ha anche lanciato un bacio. E questa sarebbe un'amicizia?
Lan Zhan, da sant'uomo qual è, sopporta i suoi scherzi poi lo invita a fare molta attenzione. Dopo di che l'omino attraversa mezza Torre della Carpa Dorata in un viaggio molto simpatico, fino ad arrivare alle stanze private di Jin Guangyao. Curiosando in giro, vede una lettera sul tavolo, ma non riesce a leggerla perché viene interrotto dall'arrivo di Qin Su, che entra nella stanza con una faccia pallida e sconvolta.
Se nell'arco della Città di Yi mi sono inchinata e ho fatto largo al più grande psicopatico di sempre, ora devo inchinarmi e fare largo al superbo ed eccellente signore del male che è Jin Guangyao.
Raggiunge la moglie, che sconvolta gli dice di aver parlato con una persona e di averne ricevuto una lettera. Afferma che quella persona non le mentirebbe mai, quindi crede a tutto quello che c'è scritto nella lettera. Jin Guangyao prende la lettera, la legge, e sulle prime nega tutto, ma la moglie non ci casca.
"Sei davvero orribile."
Qin Su è assalita addirittura da conati di vomito, cosa che rende molto curioso Wuxian di conoscere il contenuto della lettera che la sta facendo reagire a quel modo. Jin Guangyao cerca di confortarla ma lei non si lascia toccare, ed è davvero agghiacciante il comportamento assolutamente distaccato di Jin Guangyao per tutta la scena. Sapendo cosa c'è scritto nella lettera, vederlo comportarsi come se stessero parlando dell'arredamento, lo rende ancora più inquietante ai miei occhi.
"A-Su, viviamo insieme in armonia da molti anni, ci rispettiamo a vicenda. Come marito, penso di averti trattata bene."
Quindi siccome l'hai trattata bene questo allevia le tue colpe? La poveretta non dovrebbe arrabbiarsi perché tu l'hai sempre trattata bene?
"Tu mi tratti bene. Ma io avrei preferito non averti mai incontrato!"
Jin Guangyao le parla come se stesse trattando con una bambina che sta facendo qualche capriccio. Cerca di convincerla che va tutto bene, che non è nulla di grave, che prima di saperlo era felice e quindi dovrebbe fare finta di nulla. Mi è sempre risultato un po' difficile capire questo personaggio, per esempio qui non capisco se sta solo cercando di incantarla, o se davvero non si rende conto della gravità di ciò che ha fatto.
"Dimmi la verità. Come è morto A-Song?"
La donna vuole sapere la verità sulla morte del loro figlio, e Jin Guangyao le assicura che è morto ucciso da altri e che ha vendicato la sua morte.
"A-Su, cosa stai pensando? Song era mio figlio. Cosa pensi che gli abbia fatto? Preferisci credere a una persona che si nasconde dietro una lettera senza prove piuttosto che a me?"
"È proprio perché era tuo figlio che sono terrorizzata! Sei stato capace di fare quelle cose, cos'altro potresti fare?"
Pur non perdendo la compostezza che mantiene sempre, Jin Guangyao comincia a mostrare una certa ansia e prega la moglie di collaborare.
"Non lanciarti in simili congetture. Dimmi, chi hai incontrato oggi? Chi ti ha dato la lettera? Se quella persona ha parlato con te, potrebbe parlare anche con altri, scrivere altre lettere. Che cosa intendi fare? Vuoi lasciare che lo dica a tutti? A-Su, ti scongiuro. Dimmi chi ti ha dato la lettera."
La moglie intanto si aggira per la stanza in uno stato di shock e confusionale, sembra che stia per svenire o vomitare. Si fida ciecamente della persona con cui ha parlato, e ora è solo disgustata e terrorizzata da quel marito che ha sposato.
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"Non sei umano. Sei un pazzo."
Jin Guangyao la prende per le spalle cercando di convincerla.
"A-Su, a quel tempo non ho davvero avuto scelta. Volevo tenertelo nascosto per sempre, ma ora la persona con cui hai parlato ha rovinato tutto. Mi trovi disgustoso, non importa. Ma se si venisse a sapere... tu sei mia moglie, che cosa penserà la gente di te?"
Non gli importa assolutamente nulla di cosa la moglie pensa di lui, vuole solo tenere ben nascosti i suoi segreti così da mantenere immacolata quella reputazione a cui tiene tanto.
"Sta zitto, smettila di ricordarmelo!"
"So che non mi credi, ma allora ero sincero con te. Non hai mai menzionato le mie origini, te ne sarò sempre grato. Per tutta la vita voglio onorarti, rispettarti, e amarti." - mentre parla, la circonda con le braccia da dietro, come in un gesto protettivo, ma fa solo venire i brividi - "Ma devi capire, che se anche non avessero fatto del male a Song, Song doveva morire. Se fosse cresciuto, tu e io..."
Non sei normale. A questo punto, si può intuire che i due siano parenti e che il figlio doveva essere soppresso perché avrebbe potuto manifestare problemi mentali nella crescita, facendo insospettire la loro relazione incestuosa. E Jin Guangyao parla di ciò con distacco e freddezza, come se la cosa non lo riguardi neppure, come se non sia nulla di sconvolgente. La cosa più spaventosa per lui, non è l'aver sposato una parente e la conseguente morte del loro figlio, ma la possibilità di perdere la posizione che tanto faticosamente ha conquistato.
La moglie si gira e gli tira due ceffoni, che lui incassa senza fiatare.
"Per mantenere questa posizione, cosa non faresti?"
"A-Su, davvero non vuoi dirmelo? - Ecco che Jin Guangyao assume un'aria davvero inquietante da tizio psicopatico, come se in cuor suo avesse preso una grave decisione, poi tutto d'un tratto si fa sorridente - Forza, finiamo in fretta. Abbiamo gli ospiti di cui occuparci."
GLI OSPITI.
Questa battuta è divertente e da brividi allo stesso tempo.
"In una situazione del genere, ti preoccupi ancora degli ospiti?"
Eh. L'ho detto che non è normale. Va bene che ognuno ha le sue priorità, ma non ti sembra di esagerare un po'?
Quando la moglie si volta e fa per allontanarsi, Jin Guangyao le blocca il corpo per mezzo di un incantesimo, e la porta nella sua stanza segreta nascosta dietro uno specchio. Una stanza che pare la stanza delle torture: ci stanno degli inquietanti aggeggi in giro, e un tavolo che ha tutta l'aria di essere teatro di morte.
Jin Guangyao intende tenere rinchiusa la moglie finché non sarà disposta a rivelargli l'identità della persona della lettera. Ma anche se dovesse dirglielo, non sono sicura che la lascerebbe andare, ormai la donna rappresenta un pericolo per lui, ormai sa la verità e potrebbe dirla a chiunque. A questo punto è ovvio che alla poveretta non rimane molto da vivere.
L'omino di carta/Wuxian segue i due all'interno della stanza, seguendo le mosse di Jin Guangyao senza farsi vedere. Nella stanza vede due cose: 1) un documento su cui è segnato il nome di una proprietà a Yunmeng. 2) Dietro una tenda, trova niente poco di meno che la testa di Nie Mingjue. Wuxian non perde tempo, con l'omino si attacca alla testa entrando dentro Nie Mingjue, ed Empatia ha inizio.
Prima di continuare, vorrei dire che ho davvero mal sopportato l'attrice della moglie durante tutta la scena. Non mi aveva convinto molto la prima volta, ora è stato pure peggio. L'ho trovata decisamente poco realistica. Non una vera lacrima è scesa dal suo viso. Quei momenti in cui avrebbe dovuto essere disperata e disgustata, o non lo è stata abbastanza, oppure l'ho vista finta, come se avessi l'impressione che stesse recitando. E non mi è piaciuta nemmeno la voce della doppiatrice, si vedeva che era doppiata, era come se la voce scelta per lei non c'entrasse niente con il personaggio che stavo vedendo.
Unico neo di questa serie per quanto riguarda la recitazione, perché con gli altri attori siamo ad altissimi livelli.
Nie Mingjue e Jin Guangyao.
Ora Wuxian può vedere tutto quello che è successo attraverso gli occhi di Nie Mingjue. La prima scena che vede ha luogo un imprecisato numero di anni fa, quando Meng Yao era ancora un ragazzo che lavorava per il Clan Nie.
Un giorno, mentre è in procinto di portare l'acqua ai suoi compagni, sente questi parlare male di lui alle sue spalle. Deriso, umiliato, Meng Yao si mette a mangiare da solo nel bosco, e qui non posso fare a meno di dispiacermi un po' per lui. Nie Mingjue lo raggiunge, sorpreso che non stia mangiando insieme a tutti gli altri, così lo porta con sé alla grotta e senza farsi vedere ascolta i discorsi dei suoi soldati.
Ridono di Meng Yao, si prendono gioco di lui, affermano che dovrebbe stare al suo posto e che se è stato buttato giù dalla Torre della Carpa Dorata dal padre se l'è cercata. Lo additano continuamente come "figlio di una prostituta", arrivando anche a burlarsi della madre.
Nie Mingjue va su tutte le furie, esce fuori e rimprovera aspramente i suoi soldati, e vedendo quanto sia diligente e operoso Meng Yao, lo promuove vice comandante. Vediamo quindi come è nato il rapporto tra Nie Mingjue e Jin Guangyao, il primo che ha preso sotto la sua ala protettiva il secondo, gli ha dato fiducia e lo ha valorizzato. E Jin Guangyao ci si aspetta che sia grato per tutto questo. No?
Ma abbiamo già capito quanto sia ambizioso questo personaggio, disposto davvero a tutto pur di arrivare dove vuole e raggiungere i suoi obiettivi. Con Nie Mingjue, i guai cominciano quando uccide il suo capo delle guardie, cercando poi di salvarsi accampando scuse, ma abbiamo tutti visto come il capo delle guardie lo avesse beccato mentre parlava con Xue Yang. Viene quindi chiarito di come Xue Yang e Jin Guangyao fossero già in combutta ai quei tempi, quindi Jin Guangyao stava già tradendo la fiducia di Nie Mingjue.
Nie Mingjue comincia a nutrire dei forti dubbi su di lui, e la situazione peggiora quando si infiltra nel palazzo Wen per uccidere il Capo, ai tempi della guerra. Nella sala si ritrova davanti proprio Meng Yao, scoprendo che è diventato un fidato consigliere del Capo Wen. Davanti ai suoi occhi, Meng Yao uccide a sangue freddo e senza alcuna esitazione, alcuni soldati Nie perché hanno osato insultarlo, e inoltre si prende gioco di lui.
Successivamente, Nie Mingjue è sul punto di ucciderlo ma, 1) Meng Yao si difende affermando di non aver avuto scelta, doveva dimostrare la propria lealtà al Capo Wen, 2) Lan Xichen prende le sue difese, affermando che in quei mesi è stato lui a passare informazioni agli alleati, e che era solamente una spia.
Nie Mingjue lo risparmia, ma ormai non vede più di buon occhio Meng Yao, è diventato troppo sospettoso, al contrario di Lan Xichen che invece crede a ogni singola parola che esce dalla sua bocca come fosse oro colato.
In seguito Jin Guangyao e Lan Xichen suonano insieme per Nie Mingjue per calmare il suo spirito. Ho amato questa scena. Finita la melodia, Jin Guangyao alza gli occhi verso Nie Mingjue e se ne esce con un sorrisetto inquietantissimo mentre nessuno lo sta guardando, poi, quando Nie Mingjue lo guarda, riacquista in un secondo il suo viso docile, servizievole e sorridente, come se fosse l'angelo più innocente caduto dal cielo.
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Ed ecco che con Lan Xichen gioca la parte del ragazzo tanto bravo e modesto. Gli fa i complimenti per la sua musica, non si esalta quando è l'altro a farglieli. Con tutta la naturalezza di questo mondo, si fa insegnare la melodia Purificazione del Cuore, adatta a calmare il cuore e lo spirito. Continuano a suonare insieme per Nie Mingjue, e Jin Guangyao comincia a suonare per lui anche da solo, e la cosa va avanti forse per mesi. La cosa che risalta subito all'occhio è che Jin Guangyao sembra ben felice e soddisfatto di poter suonare per Nie Mingjue, e la cosa non promette bene.
Una sera, Nie Mingjue si presenta da Jin Guangyao tutto incazzato, e lo chiama a parlare fuori, con Lan Xichen che rimane fermo come un fesso perché non capisce cosa sta succedendo.
La scena dello scontro verbale tra Nie Mingjue e Jin Guangyao è molto interessante per due motivi. Il primo, è che in questo modo ci mostrano e ci spiegano meglio il personaggio di Jin Guangyao con i suoi punti di vista e le sue ragioni, e questa è una cosa che apprezzo molto. Bisogna dare atto alla serie di essere piuttosto equilibrata nel raccontare la storia: non si concentra solamente sui due protagonisti, tutti hanno i loro spazi in cui poter raccontare la propria storia. Trovo molto giusto e interessante esplorare le motivazioni di ognuno, perché un tal personaggio è diventato così, perché ha fatto quella cosa ecc...
Il secondo motivo che rende la scena interessante è perché viene messo a nudo questo: nessuno dei due è privo di colpe.
Ricordiamocelo sempre che qua dentro nessuno è un santo.
Dunque, Nie Mingjue è furioso perché Xue Yang non è stato giustiziato come avrebbe dovuto, ma è stato rinchiuso in cella. Jin Guangyao si difende dicendo che quelli sono gli ordini di suo padre e che non può andargli contro, e che Xue Yang può essere punito anche così.
Ammetto che, vista la sua bravura nel recitare, a volte è difficile capire quando Jin Guangyao è sincero e quando sta mentendo. Sono davvero gli ordini di suo padre, o Xue Yang è tenuto in vita anche per volere di Jin Guangyao? Questi afferma che non ci sono prove della colpevolezza di Xue Yang per lo sterminio del Clan Chang, e qui vorrei ridergli in faccia.
I casi sono due. O crede davvero nell'innocenza di Xue Yang, ma sarebbe davvero stupido da parte sua e Jin Guangyao è tutto tranne che stupido. Oppure, e punto su questa possibilità, sa che è colpevole e cerca di salvarsi facendo ciò che sa fare meglio: pararsi il culo.
Credo di averlo già detto in precedenza, ma lo ribadisco: Jin Guangyao dovrebbe ricevere un premio come il personaggio più paraculo mai esistito.
Non è mai colpa sua. Sono sempre gli altri o le circostanze che lo costringono a fare qualcosa. La scusa che usa più spesso è: "non avevo scelta." L'ha usata con la moglie, l'ha usata con Nie Mingjue nella sala del trono, e la usa anche adesso. Tesoro, a volte nella vita c'è solo una cosa da fare: prendersi le proprie responsabilità. Ed è una cosa che Jin Guangyao non sa fare.
Quello che invece Nie Mingjue non sa fare, è rendersi conto dell'estremo pericolo a cui sta andando incontro affrontando in modo così diretto il suo nemico. Ma devo ammettere che non è un completo cretino, infatti capisce subito che Jin Guangyao sta tenendo in vita il criminale perché questi possiede un pezzo di Metallo Yin, da cui sicuramente vuole trarre vantaggi.
E qui Jin Guangyao fa un discorso molto interessante:
"Ti consideri un uomo tanto retto e giusto, che non ricorre a certi stratagemmi. Bene. Sei nobile di nascita, e hai un elevato livello di coltivazione. Ma io? Posso dire lo stesso? Innanzitutto, non ho un'elevata coltivazione spirituale, nessuno me l'ha mai insegnata. In secondo luogo, non ho delle origini nobili. Credi che la mia posizione nel Clan Jin sia sicura? Mio padre non mi permetterà mai di succedergli."
"Quindi fai tutto questo per mantenere la tua posizione?"
"Certo! Ma ho sempre voluto chiederti una cosa. Le vite cadute per mano tua sono molte di più di quelle cadute per mano mia. Ho ucciso qualche cultore in una situazione disperata, perché continui a rimproverarmelo?"
Risposta di Nie Mingjue: Tutti quelli che io ho ucciso lo meritavano. Non ho mai ucciso nessuno per soddisfazione personale o per scalare il potere.
Wow Nie Mingjue. Sei Dio? Come fai a essere sicuro che tutti quelli che hai ucciso lo meritavano? Sei infallibile? Non hai sbagliato nemmeno una volta?
"Capisco cosa vuoi dire. Dici che li hai uccisi tutti per giustizia? Permettimi che ti chieda questo. Come fai a giudicare quando qualcuno deve morire? I tuoi metodi di giudizio sono sempre corretti? Se ne uccido uno per salvarne cento, sono perdonato o devo essere punito? Per raggiungere certi obiettivi, alcuni sacrifici sono necessari."
"Perché non sacrifichi te stesso allora? Sei più prezioso degli altri? Sei diverso da tutti gli altri?"
"Sì! Certo che sono diverso!" (Beh, almeno è onesto Lol)
Riflessioni random:
Non credo che la scena in cui Nie Mingjue sente i soldati parlare male di Meng Yao sia un piano messo in piedi da quest'ultimo. Le voci su di lui ci sono sempre state e questo lo abbiamo visto, è dall'inizio della storia che viene etichettato come "figlio di una prostituta" e deriso per questo. Credo che quella scena fosse reale, e penso che Meng Yao abbia approfittato della situazione favorevole venutasi a creare al Clan Nie.
Capisco il discorso di Jin Guangyao quando dice di non avere nobili origini al contrario di Nie Mingjue, la cui posizione e reputazione sono sempre state sicure. Tuttavia niente può giustificare i suoi crimini. Ma è un discorso che ci serve per capire le ragioni del personaggio.
La mia parte preferita: il discorso sull'uccidere gli altri. Meng Yao ha ucciso alcuni cultori Nie nella sala del trono davanti al Capo Wen, e Nie Mingjue non gliel'ha mai perdonato. Meng Yao è un grandissimo paraculo, lo sappiamo. Facendo il doppiogioco, si sarebbe salvato la pelle in qualunque modo fosse finita la guerra, ma per quanto mi riguarda penso che abbia messo a nudo l'arroganza e l'ipocrisia di Nie Mingjue, che afferma di aver sempre ucciso in modo assolutamente giusto. Ora, capisco quando dice di non aver mai ucciso per potere o per soddisfazione personale, so che genere di persona è, e so cosa vuol dire. Ma non è infallibile. Non è perfetto. Non può essere sempre giusto e corretto. Nessuno di noi lo è, siamo esseri umani quindi siamo portati a sbagliare. Il discorso "tutti quelli morti per mano mia lo meritavano" lo trovo incredibilmente arrogante e ipocrita. Molto valida la domanda di Jin Guangyao: innanzitutto, come fai a decidere se una persona deve morire? E come fai a essere sicuro di aver sempre ucciso in modo giusto?
Ma soprattutto, Nie Mingjue...
Io non dimentico che ai tempi tu eri uno di quelli più infervorati contro i sopravvissuti Wen, e non dimentico che non hai alzato un solo dito per salvarli. Per te potevano anche morire tutti!!
BASTARDO.
Anche se per un attimo ho amato Jin Guangyao... NON ME LO SCORDO IL BAGNO DI SANGUE DEI PRIGIONIERI WEN NELLA SALA DEL TRONO. Pure tu, muto.
A questo punto Nie Mingjue tira un calcio a Jin Guangyao e lo fa volare giù dalle scale. Questo non si scompone. Si rialza con tutta calma, si aggiusta il copricapo, e se ne esce con il suo sorrisetto inquietante. Poi comincia a risalire le scale, senza alcuna fretta, mentre Nie Mingjue comincia a sentirsi male.
"Non ti sei nemmeno accorto che la Purificazione del Cuore che sono io e quella di Er-ge sono diverse."
MUAHAHAHAHAHAHAHAHA.
Scusate, dovevo.
Jin Guangyao sa di aver raggiunto il suo scopo: negli ultimi mesi ha "avvelenato" il cuore di Nie Mingjue facendolo piano piano sprofondare nel risentimento, mandandolo fuori di testa. Sa che per lui non c'è più via d'uscita, quindi si prende la soddisfazione personale di dirgli la verità, ovvero che gliel'ha messa nel culo (scusate, dovevo pt.2).
E la sua faccia da Genio del Male è impagabile.
Ma la parte assolutamente epica arriva adesso: Nie Mingjue impazzisce, comincia ad avere delle visioni di Jin Guangyao che gli ride in faccia, cerca di ucciderlo ma invano, comincia a uscirgli sangue dagli occhi e si dimena a destra e a sinistra. Jin Guangyao si gode lo spettacolo, per poi cambiare repentinamente espressione all'arrivo improvviso di Nie Huaisang. Da malvagio genio del male, si fa tutto addolorato in un secondo, chiama disperato e trattiene Nie Huaisang fingendo dolore e disperazione.
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UN APPLAUSO, PREGO.
Se c'è una cosa su Jin Guangyao che bisogna dire, è che ha saputo giocare in modo semplicemente magnifico.
Più tardi, Jin Guangyao si raduna col suo amichetto Xue Yang. Questi si aggira attorno al tavolo dove hanno legato Nie Mingjue ormai ridotto a burattino d'ombra, e afferma di non poterlo controllare essendo in possesso solo di metà copia del Sigillo della Tigre.
ALLORA NIE MINGJUE AVEVA RAGIONE: ERI IN COMBUTTA CON XUE YANG PER AVERE IL POTERE DEL SIGILLO DELLA TIGRE.
Tu e le tue scuse.
Quindi, siccome il corpo di Nie Mingjue a questo punto è completamente inutile, Jin Guangyao ordina di ucciderlo, e Xue Yang obbedisce molto volentieri: con un bel sorriso gli stacca la testa dal collo in un sol colpo.
Rip Nie Mingjue.
Suicidarsi.
Jin Guangyao riesce a beccare l'omino di carta di Wuxian e tenta di colpirlo. Nel processo, l'omino sguaina la spada di Wuxian riuscendo a scappare, ma facendo quindi capire a Jin Guangyao chi è il proprietario dell'arma.
Wuxian ritorna in sé, salta su dicendo che bisogna andare immediatamente nella stanza privata di Jin Guangyao, che ha messo sotto chiave la moglie e tiene nascosta la testa di Nie Mingjue.
Ora.
Che cosa fai una volta che ti presenti davanti alla sua stanza?
Con quale scusa gli chiedi di aprirla?
Jin Guangyao ha appena visto il tuo omino di carta, sa che qualcuno lo sta spiando. Intelligente e furbo com'è, credi davvero di trovare tutte le prove che cerchi in quella stanza?
Che cosa fai se riesce a nascondere le prove in tempo?
Come giustifichi il fatto di essere voluto entrare a tutti i costi nella sua stanza segreta?
Che figura pensi di fare davanti agli altri quando non vedranno nemmeno uno straccio di prova contro Jin Guangyao?
Ti trovi nel SUO palazzo circondato dalle SUE guardie, come pensi di cavartela se le cose si mettono male?
Ma tutto ciò per Wuxian non è assolutamente un problema. Lui va, sereno e spedito. E LAN ZHAN CHE GLI VA DIETRO SENZA FARE DOMANDE.
Lan Zhan almeno tu.........
Senza pensare un solo secondo a una qualche strategia, i due si precipitano verso le stanze di Jin Guangyao, mettendo al tappeto tutte le guardie sul loro cammino (al diavolo la discrezione, proprio). Lan Xichen si unisce a loro, deciso ad andare in fondo alla faccenda. Quando arrivano davanti alla stanza, Jin Ling si mette in mezzo, contrariato all'idea che i tre vogliano fare irruzione nella camera personale di suo zio. Wuxian si mette a sbraitare (wtf?!😂) chiedendo al Capo Jin di aprire la porta. Jin Guangyao fa la sua comparsa col suo sorriso tutto innocente, avanza verso di loro e fa:
"Non vi abbiamo intrattenuto a sufficienza stamattina e volete che un altro banchetto sia tenuto qui nelle mie stanze?" (LOL)
In effetti è alquanto insolito presentarsi nel cuore delle notte davanti alla sua camera da letto e pretendere di entrare, senza peraltro spiegare i motivi...
Lan Xichen gli chiede di aprire la stanza segreta e di mostrargliela, Jin Guangyao prova a rifiutare ma l'altro insiste, con decisione: "Aprila." E Wuxian che sorride soddisfatto (TRA POCO SORRIDERAI DI MENO, COGLIONE).
Tra la piccola folla che ormai si è radunata, arriva anche Su She, quel tizio che si è staccato dal Clan Lan per creare il suo Clan (ha fatto copia incolla in pratica), e si mette a criticare la poca educazione del Clan Lan, che si vanta sempre di essere così virtuoso, e io mi chiedo cosa diavolo vuole questo. Lan Zhan condivide il mio pensiero e lo fulmina con lo sguardo, mentre Wuxian lo mette al posto suo.
(Non ho davvero capito questa uscita del tizio Su)
Senza mostrare la minima ansia o preoccupazione, Jin Guangyao apre le porte facendo accedere Wuxian, Lan Zhan, Lan Xichen, Su She e Jin Ling nella stanza del tesoro attraverso lo specchio. Quando entrano, è evidente che tutti gli oggetti di tortura, il tavolo e la testa incriminata siano spariti, e dentro di me penso: "e ora Wuxian, che fai?"
Jin Guangyao invita tutti a dare pure un'occhiata in giro. La moglie è ancora presente, con l'aria imbambolata, e Jin Guangyao spiega che ogni tanto viene nella stanza per dare uno sguardo. Dietro la tenda dove poco fa stava la testa di Nie Mingjue, ora è risposto un pugnale dall'energia risentita molto potente, appartenuto al Capo Wen.
All'improvviso, Qin Su afferra il pugnale... e si uccide.
Rip.
Jin Guangyao sta di certo esultando internamente, è riuscito a spingere alla morte la moglie piena di vergogna, ma deve mantenere le apparenze: si accascia con la moglie, la stringe, la chiama disperato. Lan Xichen si accerta della morte della donna, poi porge le sue condoglianze, mentre gli altri presenti sono completamente triggherati da questo plot twist.
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A questo punto Jin Guangyao è semplicemente un genio.
"Cosa diamine sta succedendo qui? Perché A-Su si sarebbe uccisa improvvisamente? E perché mi avete chiesto di aprire la stanza del tesoro?"
Silenzio imbarazzante.
Arrivano Jiang Cheng e Nie Huaisang. Lan Xichen spiega la situazione, racconta della spada trovata dai discepoli alla residenza Mo, di come fosse potente il risentimento dello spirito, di come Lan Zhan abbia trovato il padrone dello spirito della sciabola alla Città di Yi. Anche se mancante della testa, la sua arma spirituale si è rivelata ed è stata riconosciuta come Baxia, la sciabola di Nie Mingjue.
Nie Huaisang casca a terra privo di sensi, mentre Jin Guangyao finge confusione e disperazione più totali:
"Smembrato dopo la morte? Il suo corpo e la sua testa separati? Chi avrebbe potuto commettere un atto di tale follia? - alzandosi, guarda i presenti - Quindi è per questo che siete venuti a cercare? Volevate che aprissi la sala del tesoro perché sospettavate che la testa fosse nel mio palazzo? Come facevate a sapere che la stanza del tesoro era nella mia camera da letto? E come avete stabilito che io avessi la testa di Da-ge?"
QUESTE SONO OTTIME DOMANDE.
Avete cercato di mettergliela nel culo? Bene, ora è lui che la mette nel culo a voi.
Wuxian si fa tutto spaesato: "Cosa dovrei fare? Come dovrei dirgli che ho visto la testa di Nie Mingjue? Come parlare del fatto che mi sono intrufolato nella stanza segreta? E quale spiegazione dovrei dare sulla lettera distrutta?"
MAGARI DOVEVI PENSARCI PRIMA WUXIAN.
Eppure proprio tu, più di tutti gli altri, dovresti sapere quanto sanno essere furbi e subdoli i Jin. Il passato non ti ha insegnato niente? Ma anche il semplice buonsenso avrebbe dovuto dirti di stare più attento.
Jin Guangyao e Su She cominciano a puntare il dito contro Wuxian/Signor Mo. Avanzano dei sospetti, trovano strano di come un individuo dalla condotta così immorale verso la Signora Jin sia entrato nelle grazie del virtuoso Lan Wangji.
"Per favore spiegati. All'improvviso, A-Su si è uccisa. Sei coinvolto?"
Jin Guangyao estrae la spada e fa per attaccarlo, seguito da Su She, ma Lan Zhan più veloce di un lampo li ferma entrambi, parandosi davanti a Wuxian per proteggerlo (best husband ever).
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Incalzato da un secondo attacco di Su She, Wuxian si ritrova a estrarre la sua spada per difendersi, sconvolgendo tutti i presenti.
Bene. Ti sei smascherato.
Jin Guangyao è veloce a recitare: "Patriarca di Yiling? Sei davvero il Patriarca di Yiling! Non sapevo che il Patriarca di Yiling fosse tornato in questo mondo. Ci hai onorato della tua presenza. Mi scuso per non averti accolto prima."
LO PRENDE PURE PER IL CULO. MI DISPIACE, MA QUI JIN GUANGYAO VA AMATO.
Jin Ling estrae la spada, ma è completamente spaesato. Era convinto che quell'uomo fosse il signor Mo, è stato con lui alla Città di Yi, ci ha quasi fatto amicizia, e ora scopre tutto a un tratto che si tratta di Wei Wuxian, ovvero l'assassino dei suoi genitori. Immagino che sia in confusione in questo momento, anche io lo sarei. E se quello è davvero Wei Wuxian, mi sentirei tradita e ingannata, e proverei una grande rabbia verso di lui.
Jin Guangyao ha il completo controllo della situazione, ormai ribaltata completamente a suo favore.
"A-Ling, vieni qui! State tutti indietro. È riuscito a estrarre la sua spada. È certamente il Patriarca di Yiling, Wei Wuxian. Il modo più semplice per provarlo è fargli togliere la maschera."
Jin Ling ricorda di come le frustate di Zidian non lo abbiano riconosciuto, quindi forse non è davvero Wei Wuxian. Credo che Jin Ling stia sperando con tutto il cuore che quello sia un errore e che quell'uomo non sia Wei Wuxian, sarebbe una verità molto dolorosa per lui. Ma Jin Guangyao riesce ancora a capovolgere la frittata:
"Mi ricordo che quella volta è apparso qualcos'altro sul Monte Dafan. Non è forse stato lui a chiamare il Generale Fantasma Wen Ning?"
Ehmmm. Perché nessuno dei presenti si chiede perché Wen Ning sia ANCORA VIVO, quando i Jin avevano giurato e spergiurato di averlo ridotto in cenere???
Lan Xichen? No, niente. Non sembra nemmeno accorgersene.
.....
A questo punto Jin Guangyao finisce col dare il colpo di grazia a Wuxian raccontando che una volta il signor Mo lesse un manoscritto del Patriarca di Yiling sul Sacrificio del Corpo. E parlando della spada, spiega che dopo Wei Wuxian si gettò dal dirupo nella Città Senza Notte, la sua spada si sigillò automaticamente, e così è rimasta per gli ultimi sedici anni. E ora, guarda caso, quest'uomo è riuscito a estrarla, quando nessun altro potrebbe.
A Lan Zhan e Wuxian non rimane altro da fare che scappare, mentre Jin Guangyao si ferma un attimo per instillare veleno nelle orecchie di Jin Ling:
"Il Patriarca di Yiling è riuscito a ingannare tutti noi. Non mi stupisco che tu abbia trattato l'assassino dei tuoi genitori come un amico."
Fingendo dispiacere e comprensione per suo nipote, in realtà non fa altro che caricarlo di vergogna e rancore, facendolo sentire uno stupido che ha stretto amicizia con l'uomo che è stato la disgrazia della sua famiglia. Personalmente mi sentirei una scema, e sarei anche molto arrabbiata. La voglia di fargliela pagare viene naturale.
E di nuovo, bravo Jin Guangyao.
I due villain principali di questa serie fanno cose orribili e crudeli, ma quello che apprezzo è la possibilità che ci hanno dato di vedere anche il loro punto di vista. Non per giustificarli, ma per capirli.
Per quanto riguarda Jin Guangyao, è uno splendido genio del male. È spregevole, ma merita tanti complimenti. Intelligente, furbo, scaltro, bravissimo nel parlare e a rigirare le cose in suo favore. Sa quando può permettersi di attaccare e quando è meglio fare un passo indietro e fare buon viso a cattivo gioco.
Partito assolutamente da zero, è stato deriso e umiliato per tutta la vita a causa delle origini di sua madre, ma ha saputo sfruttare in modo geniale ogni occasione fruttuosa che ha incontrato sul suo cammino. Ha capito che l'impulsività e la rabbia non gli sarebbero valse a nulla, quindi ha imparato a giocare d'astuzia. Indossando una maschera sorridente, innocente e disponibile, ha aspettato pazientemente per anni per raggiungere i suoi obiettivi.
Ha sempre desiderato ricevere l'approvazione del padre. Se non poteva avere un amore sconfinato da parte sua, quantomeno avrebbe gradito un briciolo di rispetto, che invece non è mai arrivato, né per lui né per sua madre. Il padre gli ha negato tutto: l'amore, l'approvazione, il rispetto, la comprensione. Solo perché figlio di una prostituta, l'ha sempre trattato come una pezza da piedi. Non importa quanto Jin Guangyao si sforzasse di essere diligente e in gamba, nessuno sforzo è mai stato ricompensato.
Il desiderio di essere riconosciuto/amato/accettato/rispettato, si è tramutato in un'autentica ambizione egoista e crudele, ambizione in nome della quale si è spinto a fare davvero qualsiasi cosa.
Compreso che non sarebbe mai stato nominato erede del Clan nemmeno se fosse cascato il mondo, ha deciso di prendersi quella posizione da solo, con le sue forze, la sua determinazione, pazienza e intelligenza.
È un ottimo attore, veloce e abilissimo nel capovolgere le cose a suo favore quando si trova in difficoltà. Ha giocato sapientemente per anni, circondandosi di amici e alleati lasciando Wuxian a morire nella sua solitudine. Ha recitato la parte del ragazzo servizievole e virtuoso ingannando il mondo della coltivazione per anni. Ha avvelenato lo spirito di Nie Mingjue portandolo a una rabbiosa pazzia senza che nessuno si sia accorto di nulla.
E ora, davanti a tutti, ha finto dolore per la morte della moglie, ha finto confusione e indignazione riguardo Nie Mingjue, ha suscitato solo pena agli occhi di Lan Xichen, ha colto al volo l'opportunità e ha scaricato tutta l'attenzione su Wuxian, smascherandolo e instillando veleno nel giovane e malleabile nipote.
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La cosa bella è che le sue malefatte non sono ancora finite, ma posso già dire che Jin Guangyao è un fottuto genio che potrebbe giocare al gioco del trono di Game of thrones e sarebbe uno degli ultimi a rimanere in piedi.
Complimenti sentiti anche all'attore per l'ottima recitazione, l'ho apprezzato davvero tanto e l'ho trovato semplicemente perfetto per il ruolo. E, parere personale, penso che abbia dato quel tocco in più rispetto al personaggio della novel.
Da qui al finale, le puntate saranno una più bella dell'altra. Non vedo l'ora di rivederle e di commentarle (fremo per il 46 AAAAAAHHHH). Questo era un commento per lo più su Jin Guangyao e mi fermo qui, anche se interrompo l'analisi nel bel mezzo della scena. Scusate, ma Wuxian e Lan Zhan che esplodono in tutta la loro bellezza meritano un commento a parte (cercherò di non perdere la mia già vacillante sanità mentale).
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