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#Canzone del padre
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Vuoi davvero lasciare ai tuoi occhi
solo i sogni che non fanno svegliare?
Sì, Vostro Onore, ma li voglio più grandi...
Fabrizio De André - La canzone del padre (1973)
💔 19 Marzo, Festa del papà.
🔊 Audio ON
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naivesilver · 6 months
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@dinneratgrannys OUAT Appreciation Week Day 4 - Lyric/Song: OUAT Characters + Fabrizio De André Lyrics
(As requested by @mossmx, fuck you 💕)
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kon-igi · 4 months
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CHIAMA I RICORDI COL LORO NOME
Nel 2019, la mia compagna, le mie figlie e io decidemmo di intraprendere un percorso che alla fine ci avrebbe portato a diventare la famiglia affidataria di un minore e questo implicava un sacco di incontri, singoli e di gruppo, con cui assistenti sociali e operatori valutavano la nostra capacità di accudimento e contemporaneamente ci informavano e ci formavano su cosa significasse prendersi cura di un minore in modo continuativo ma parallelamente alla famiglia biologica, con la quale dovevamo rimanere sempre in contatto.
(anticipo che poi la cosa finì in un nulla di fatto perché poco dopo scoppiò il caso Bibbiano - 30 km in linea d'aria da Parma - e per precauzione/paura tutti gli affidi subirono un arresto. E poi arrivò il Covid)
La mia riflessione nasce alla lontana da un video che youtube mi ha suggerito questa mattina presto - è poco importante ai fini della storia ma è questo - che mi ha ricordato una caratteristica della mia infanzia...
Difficilmente riuscivo a essere felice per le cose che rendevano felici gli altri e quella vecchia canzone - che è considerato l'Inno del Carnevale di Viareggio, mio luogo di nascita e dei primi 20 anni di vita - ne è l'esempio emblematico, direi quasi sinestesico.
Tutti i viareggini la conoscono e la cantano nel periodo più divertente e frenetico della città ma io la associo a un'allegria dalla quale ero sovente escluso, odore di zucchero filato che non mangiavo e domeniche che significavano solo che l'indomani sarei tornato a scuola, preso in giro dai compagni e snobbato dalla maestra.
Vabbe'... first world problem in confronto ad altri vissuti (in fondo ero amato e accudito) però l'effetto a distanza di anni è ancora questo.
Tornando al quasi presente, una sera le assistenti sociali chiesero al nostro gruppo di futuri genitori affidatari di rievocare a turno prima un ricordo triste e poi uno felice.
E in quel momento ebbi la rivelazione che la quasi totalità dei presenti voleva dare amore a un bambino o a una bambina non propri perché sapeva in prima persona cosa significasse vivere senza quell'amore: gli episodi raccontati a turno non era tristi, erano terribili... violenza, abbandono, soprusi, povertà e ingiustizie impensabili nei confronti di bambino piccolo e, ovviamente, quando arrivò il nostro turno (la mia compagna non ne voleva sapere di aprire bocca) mi sentivo così fortunato e quasi un impostore che, in modo che voleva essere catartico e autoironico, raccontai di quando la maestra in terza o in quarta elementare chiamò un prete che davanti a tutta la classe mi schizzò di acqua santa perché - a detta della vecchia carampana - sicuramente ero indiavolato.
Ribadisco che la cosa voleva essere intesa come un modo per riderci su e detendere l'atmosfera pesante che il racconto dei vissuti terribili aveva fatto calare sul gruppo ma mentre sto mimando con una risatina il gesto del prete con l'aspersorio, mi accorgo che tutti i presenti hanno sgranato gli occhi e hanno dilatato le narici, nella più classica delle espressioni che indicano un sentimento infraintendibile...
La furia dell'indignazione.
Cioè... tu a 10 anni hai visto tua madre pestata a sangue da tuo padre e fatta tacere con un coltello alla gola ed empatizzi con me che ti sto raccontando una stronzata buona per uno sketch su Italia Uno?
Mi sono sentito uno stronzo, soprattutto quando la furia ha lasciato il posto a gesti e parole DI CONFORTO per quello che, evidentemente, sembrava loro una prevaricazione esistenziale orribile (cioè, lo era ma, per cortesia... senso delle proporzioni, signori della giuria).
Mi sono quindi rimesso a sedere, incassando il supporto con un certo qual senso di vergogna, finché poi non è arrivato il momento della condivisione dei momenti felici.
Silenzio di tomba.
Nessuno parlava.
Nessuno riusciva a ricordare qualcosa che lo avesse reso felice.
Con un nodo in gola - perché avevo capito che razza di vita avevano avuto le persone attorno a me - mi rendo conto che io ne avevo MIGLIAIA di momenti felici da condividere ma che ognuno di essi sarebbe stato una spina che avrei conficcato nel loro cuore con le mie stesse mani.
E allora mi alzo e rievoco ad alta voce il ricordo felice per me più antico, quello che ancora ora, a distanza di decenni, rimane saldo e vivido nella parte più profonda del mio cuore...
-Le palle di Natale con la lucina rossa dentro. Quando ero piccolo, durante le vacanze di Natale aspettavo che mio papà e mia mamma andassero a letto e poi mi alzavo per andare a guardare l'albero... non i regali sotto, proprio l'albero. Era finto, di plastica bianca spennachiosa, ma mia mamma avvolgeva sempre intorno alla base una striscia decorativa verde a formare una ghirlanda e mio padre stendeva tutto attorno ai rami un filo con delle palle che, una volta attaccate alla presa elettrica, si illuminavano di rosso. Io mi alzavo di nascosto e nel caldo silenzio della notte guardavo le luci intermittenti dipingere gli angoli del divano e del tavolo, con un sottile ronzio che andava e veniva. Ero al caldo, ero protetto, voluto e amato. Se allungo le mani posso ancora tastare quel ronzio rosso che riempe la silenziosa distanza tra me e l'albero e niente potrà mai rendere quella sensazione di calda pienezza meno potente od offuscarne la completezza. Quello era l'amore che mi veniva dato e che a nessuno sarebbe mai dovuto mancare.
A un certo punto sento una mano che mi si poggia sul braccio (avevo chiuso gli occhi per rievocare il ricordo) e accanto a me c'è la mia compagna che sorride, triste e piena di amore allo stesso tempo.
E attorno a me tutti stanno piangendo in silenzio, esattamente quello che col mio ricordo semplice volevo evitare e che invece doveva aver toccato lo stesso luogo profondo del loro cuore.
E in mezzo alle lacrime (che figuriamoci se a quel punto il sottoscritto frignone è riuscito a trattenere) cominciano a scavare tra i ricordi e a tirarli fuori... il cucciolo che si lasciava accarezzare attraverso il cancello della vicina, il primo sorso dalla bottiglietta di vetro di cedrata, la polvere di un campetto da calcio che si appiccicava sulla pelle sudata, l'odore della cantina, il giradischi a pile...
E nulla. Non so più cosa dire e nemmeno cosa volessi dire.
Forse che sembriamo così piccoli, malmessi e fragili ma che se qualcuno ci picchietta sulla testa e sul cuore siamo capaci di riempire il mondo di cose terribili e meravigliose.
Decidere quali ricordare e quali stendere davanti a noi è una scelta che spetta non a chi picchietta ma a chi permette che essi fluiscano da quella parte profonda di sé a riempire lo spazio tra noi e il domani.
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libero-de-mente · 6 months
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Vorrei tornare a crederci.
Vorrei poter riassaporare la magia del Natale.
Come quando ero piccino e credevo a Babbo Natale, alla bontà dell'uomo e al candore della neve.
Come quando erano piccini i miei figli e mi fecero diventare Babbo Natale, credere nella loro bontà e al silenzio ovattato della neve.
Come quando stanco di sentire della crudeltà dell'uomo verso chiunque, senti la voglia di tornare a credere nella magia di una notte. Che per molti è speciale davvero.
Perché sei un bambino affamato e riceverai una razione più generosa di cibo.
Perché sei un ragazzino, che rivedrà seduti allo stesso tavolo mamma e papà che non si parlano più.
Perché sei povero e all'addiaccio e per una notte sentirai il calore umano scaldarti il cuore.
Perché sei in difficoltà economica e la tredicesima ti aiuterà a pagare qualcosina in più.
Vorrei trovare conforto, vorrei dare conforto.
La magia è lo scambiarsi buone azioni e non solo darle o riceverle.
Una carezza a un cuore freddo, un abbraccio a un'anima persa e protezione a chi sente paura. I doni migliori.
Vorrei esprime un desiderio, grande.
Che gli occhi di chi ha paura non debbano mai vederlo il terrore.
Che nessuno debba più sentire i timpani saltare per un'esplosione fragorosa, oppure il corpo trafitto dalle lame o, ancora, mani che si stringono troppo forte attorno al collo.
Ho bisogno di credere in questo Natale, anche se non sono più un bambino e padre di ragazzi ora consapevoli.
Perché sono un uomo diverso, che sa riconoscere il valore di coloro che sono ritenuti inferiori o ultimi per retaggi di un passato buio.
Aspetto questo Natale, cercando di tramutarlo in forza interiore e non respingerlo come negli anni passati.
E mentre lo aspetto, il ritornello di una canzone di qualche anno fa riecheggia come in un loop nel mio cervello: "immensamente Giulia..."
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angelap3 · 2 months
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4 aprile 1951
Nasce a Roma Francesco De Gregori, il Principe dei cantautori. Molti di noi sono cresciuti con la sua musica che, fatto rarissimo, si è trasmessa anche alle generazioni più giovani.
Era un frequentatore del Folkstudio, locale capitolino dove capitava di veder suonare gente come Bob Dylan, ovviamente ancora ben lontani dalla notorietà.
Il primo a portare in scena le canzoni di Francesco sarebbe stato il fratello Luigi, cui è spettato l’onore di presentare al piccolo pubblico presente Buonanotte Nina.
Il successo insperato spinge Luigi a fare pressioni sul fratello perché vinca le sue titubanze e si esibisca in pubblico.
Più che la musica Francesco respira sin da piccolo l’aria della cultura.
Con il padre bibliotecario e la mamma insegnante di lettere il giovane De Gregori sembra più intenzionato alla lettura e alla scrittura che alla musica. Poi il colpo di genio: fonde le due cose al ritmo del folk e del rock e diventa unico.
L’incontro con la chitarra avvenne solo all’età di quindici anni e sembra che la prima canzone eseguita (con discreto successo) fosse Il ragazzo della via Gluck di Adriano Celentano.
Eppure la carriera musicale non era la prima scelta di Francesco De Gregori che tentò prima la sorte come attore partecipando a un casting per un film di Fellini.
Le doti non erano male ma l’aspetto estetico non era quello ricercato. L’appuntamento con il grande schermo è solo rimandato al 2003, quando partecipa al primo film da regista di Franco Battiato, Perdutoamor.
È spesso definito cantautore e poeta, sebbene egli preferisca essere identificato semplicemente come "artista".
È inoltre uno tra gli artisti con il maggior numero di riconoscimenti da parte del Club Tenco, con sei Targhe Tenco e un Premio Le parole della musica.
Nel 2022 è diventato protagonista di un grande tour italiano con il suo amico Antonello Venditti, l’artista con cui aveva iniziato la carriera.
Buon compleanno Francesco ❤️
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arreton · 2 months
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Vedevo le cause del mio crollo depressivo nel fatto che erano stati quelli precedenti degli anni pesanti e dunque non ne reggevo più il peso: corretto ma non del tutto. Il fatto è che ho iniziato a stare seriamente male quando tutto intorno a me stava iniziando ad andare meglio, perché? Me lo chiedevo anche allora. Perché mi sono scontrata con il senso del futuro che una vita sana ti dà, senso del futuro che non riuscivo nemmeno ad immaginare: ero abituata troppo al mondo depresso e senza speranza che mi circondava. Il problema non era solo culturale, non era solo il paese, ma era anche e soprattutto la mia famiglia. È da qualche tempo che dico che mi porto dietro i traumi dei miei e li sto vivendo io al posto loro, ma pensavo che erano le loro paure, i loro timori, invece no: mi porto dietro i lutti e la depressione che non hanno mai affrontato. Loro non sono depressi no, perché lo sono io al posto loro. Vivo io la depressione di mio padre al posto suo, vivo io il disturbo d'ansia di mia madre al posto suo. Non so, a dirlo così sembra quasi fantascienza e francamente è pure doloroso da far spuntare le lacrime; ma adesso mi sembra tutto così chiaro e cristallino che mi lascia sconcertata e mi chiedo: com'è possibile? Mi chiedo come un figlio può essere così tanto una prolunga dei propri genitori. Mi viene in mente allora la scena della Creazione: Eva che viene creata dalla costola di Adamo. Io sono Eva, Adamo sono i miei genitori. Nel crearmi hanno preso tutta la loro malattia e l'hanno installata in me, sono la loro merda psichica, il loro dolore, la loro rabbia. Mi viene in mente la frase di una canzone "chi sono io senza di noi?" e ho voglia di vomitare perché a parte vedermi una prolunga dei miei non riesco a vedere altro. Cristo. La mia fortuna è essermene andata via. Mi torna in mente sempre quella domanda che mi fece lo psicologo: qual era l'atto più coraggioso che io avessi mai fatto? Essermene andata da casa mia. Mai risposta fu più vera e me ne rendo conto profondamente solo dopo due anni dall'averla pronunciata.
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diceriadelluntore · 10 months
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Storia di Musica #287 - Tool, Lateralus, 2001
Ho scelto di dedicare la serie di album di Agosto ad un pensiero che nella musica popolare (nel senso più puro del termine) spesso non è il primo sentimento che passa per la testa dell’ascoltatore. Sto parlando di album “impegnativi”, che capisco benissimo che come concetto è qualcosa di aleatorio, ma che nella mia idea di scelte questa volta vogliono rappresentare un certo stato dell’arte dal punto di vista tecnico musicale, e spero che da queste scelte ne possa scaturire un bel dibattito al riguardo. Il primo di oggi ci porta negli Stati Uniti ad inizio anni ’80. Maynard James Keenan nato a Ravenna (quella in Ohio) e che era compagno di corso all’Università di Grand Rapids con il padre di una mia pen friend americana, è un tipo dai mille interessi, fa due anni a West Point, la prestigiosa accademia militare americana. Li con il termine tool si intende un cadetto che segue senza nessuna esitazione qualsiasi tipo di ordine dai superiori, che spesso li usavano anche per episodi di nonnismo. Scelse Tool come nome della band che fondò nel 1990 per il principio che avrebbe fatto sempre e solo quello che gli piaceva. Inizia così il percorso di una delle più incredibili realtà musicali degli ultimi anni, capaci di rinnovare e sperimentare almeno tre generi: l’heavy metal, il progressive e la musica sperimentale. Insieme al chitarrista Adam Jones (che è anche un grande esperto di effetti visuali e scenici, e ha lavorato in pellicole come Jurassic Park), dal bassista Paul D'Amour (prima) e in seguito dal britannico Justin Chancellor (dal 1995) e dal batterista Danny Carey (quest’ultimo uno dei più incredibili e bravi batteristi di tutti i tempi) pubblica Undertow nel 1993, che pur rimanendo in un solco heavy metal elettrico ha già degli spunti interessanti, si prendano come riferimento le adesso iconiche Prison Sex e la lunghissima Disgustipated. Nel 1996 l’album della consacrazione. Ænima è infatti un disco tutto giocato sul concetto della catarsi junghiana (ascoltate la lunga Third Eye o andatevi a rileggervi la storia che riguarda questo disco) ma che ha ancora momenti di puro e durissimo hard rock (la seminale Stinkfist) e rock progressive del ventunesimo secolo (H., Forty Six & 2). Per problemi con la casa discografica passeranno oltre 5 anni per il lavoro successivo. Keenan tra l’altro non si perde d’animo ed inizia il suo progetto parallelo degli A Perfect Circle, dove cura più la sua anima heavy metal, ottenendo tra l’altro grande successo. Nel 2001, dopo aver per mesi parlato di un album intitolato Systema Encéphale, il 15 maggio esce Lateralus. Il titolo è un riferimento sia al muscolo vasto laterale (Vastus Lateralis che ci permette di piegare le gambe) sia al pensiero laterale, definizione dello psicologo Edward De Bono, che individua soluzioni non di logica sequenziale, risolvendo il problema non partendo dalle considerazioni che sembrano più ovvie, ma cercando punti di vista alternativi per trovare la soluzione. Le fotografie interne fanno capire ancora più a fondo il percorso musicale di questo album: un viaggio nella mente umana, nelle sue passioni, nelle più profonde fratture, in cerca di risposte, anche di tipo politico, religioso, spirituale con il chiaro intento di arrivare alla perfezione, quindi ad un incontro con la divinità. Musicalmente è come proiettare i Van Der Graaf Generator o i King Crimson, scontratisi con il grunge e la musica industriale, negli anni 2000. Ne esce fuori un capolavoro assoluto, dalle infinite sfaccettature musicali.
The Grudge parla del mito di Saturno che divora i suoi figli, ed è una scalata strumentale incredibile, spezzata da un urlo di Keenan che supera i 20 secondi, citando anche La Lettera Scarlatta, romanzo del 1850 di Nathalien Hawthorne. The Patient inizia lenta e sognante ma poi finisce in una contorsione ipnotica. Schism, uno dei capolavori del disco (e Grammy per la miglior canzone metal del 2002, sebbene sia una costrizione bella e buona definirla tale), cambia il ritmo per 47 volte, inizia con un tempo di 12/8, poi passa prima a 7/8 e poi a 5/8, e parlando di scismi religiosi, effettua musicalmente uno scisma metrico (che geni…). Ticks & Leeches è uno dei più incredibili brani di batteria, grazie anche alla maestria diabolica di Carey, un gigante dello strumento, e che è rabbiosa e allucinata nel canto di Keenan, che dedica la canzone a tutti coloro gli hanno succhiato il sangue dalle vene. Mantra è uno di quei giochi musicali per cui sono famosi: è la registrazione lavorata come si deve dei miagolii di uno dei suoi gatti siamesi (i primi ascolti ipotizzavano fosse una donna che in trance dicesse I Love You). Parabol\Parabola sono due brani che si fondono in uno, con una natura da cantata funebre tibetana, mistica e struggente ed una seconda di rock maestoso. La triade finale che è da considerarsi come una super suite in tre parti è formata dalle splendide Reflection, Triad e da Faaip de Oiad (che in lingua enochiana, la lingua degli angeli, significa Visione di Dio) che sono lunghe, ipnotiche e dimostrano la maestria assoluta di questi musicisti (i duelli ritmici basso batteria, la chitarra affilata come una lama di Jones, un fenomeno). Menzione speciale però ha Lateralus, una canzone che ha affascinato i fan sul significato ma soprattutto per la sua struttura: Keenan canta parole le cui sillabe seguono la successione di Fibonacci (1,1,3,5,8…), per una musica ed un testo che non seguono un andamento lineare, ma a spirale (la canzone finisce con i versi Spiral out, keep going…). La copertina, realizzata da Alex Grey, è composta da strati trasparenti con la figura di un busto umano, e man mano che si sfogliano le pagine si penetra al suo interno così da vedere in successione i muscoli, lo scheletro, gli organi ed infine, voltata la penultima pagina, si trova la chiave di accesso al mondo spirituale, nell'ultimo strato è nascosta nel cervello la parola "GOD". Quella che ho postato all'inizio è la prima ristampa europea del 2003, molto più bella della prima in assoluto, che per dovere di cronaca posto adesso:
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La copertina Digitale è ancora più bella, e da collezione è il picture disc olografico per l’edizione celebrativa del 2005. Dopo altri 5 anni ritorneranno con 10.000 days, che è molto meno fantasioso e mistico, ma che mantiene un ottimo livello generale. Ne passeranno addirittura 13, quando nel 2019 uscirà Fear Inoculum (da cui dovete andare ad ascoltare 7empest che racchiude un po’ l’essenza della musica Tool) la cui title track da 10 minuti e 21 secondi è citata nel Guinness dei primati per la canzone più lunga mai entrata nella classifica di Billboard. Tutta questa carne al fuoco tra musiche elaborate, testi dalle mille citazioni e dai mille simbolismi, le grafiche dark e potentissime dei dischi (tra l’altro, per riallacciarci alle storie di Luglio, le prime copie di Undertow furono censurate per le foto di donne nude che c’erano a corredo dell’album), sono facili da spiegare le tentazioni dei più maliziosi alle immancabili allusioni magiche ed occulte; resta il fatto che sono uno dei più grandi e riusciti tentativi di modernizzare la musica contemporanea degli ultimi 30 anni. E come sempre possono piacere o meno, ma resta la novità stilistica dei linguaggi e soprattutto della musica. Ascoltateli. Ne vale la pena.
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unwinthehart · 4 months
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antod0 · 4 months
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È finalmente giunta al termine questa sbronza collettiva chiamata festival della canzone italiana, o san remo per i più pratici, e come tutte le cose successe dopo il COVID, ne siamo usciti peggiori, per tanti motivi(attenzione elenco alla Robespierre degli Offlaga disco pax):
- lo sdoganamento dei tratti tossici dei napoletani, fomentato da social come tik Tok (sono pugliese, quindi sciò razzisti)
- il regno del terrore del democristiano Fiorello ( speriamo finalmente giunto al termine)
- la musica pop dance che la fa' da padrona, ma in quale cazzo di direzione stiamo andando?
- la totale mancanza di band sul palco ( al netto dei Negramaro)
- persone costrette a ritrattare le loro posizioni (per quale motivo poi?) Salvo poi accorgersene e tentare di avere una strada (ciao dargen)
-mara Venier conciata come una sionista
-ghali costretto a fare da capo popolo (propaganda direbbe "la sinistra riparta da ghali", io invece dico "la sinistra si allontani da propaganda).
- Angelina mango che vince con una canzone di merda, suonata su una musica di merda, che non è una cumbia.
- Angelina mango che stupra una canzone del padre
- Angelina mango che non era mango perché non se la cagava nessuno
- il fantasanremo, quando la farsa diventa reale e si trasforma in banalità
- il televoto che ancora una volta dimostra che la democrazia è sopravvalutata e che i 5stelle hanno fatto solo danni
- Loredana berte' che non sa cantare
- i ricchi e poveri strafatti di cocaina
- big mama che non sa cantare e allora si butta suo messaggi sociali
- tutti voi , che fino a 10 fa non lo guardavate san remo
- e no, non è un elogio alla "prima era meglio", perché hanno vinto Scanu, carta, Povia , marrone......
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spettriedemoni · 4 months
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Osservazioni sparse su Sanremo 2024
Ha vinto Angelina Mango, ci speravo ma non me l’aspettavo. Ero seriamente convinto che avrebbe vinto Geolier, vista la fan base.
Su Geolier dico subito che non lo conoscevo, tuttavia non capisco le polemiche sul fatto che canti in napoletano. Seriamente, nessuno ricorda che Davide Van De Sfroos ha cantato pure lui in dialetto?
Quanto alla sua musica, può non piacere e ci sta ma quello che davvero mi ha dato fastidio è stato vederlo fischiato nella serata cover e non solo. Posso capire che ti sta antipatico il sistema del televoto, che per esempio la cover di Ghali meritava forse di più ma fischiare l’artista perché non sei d’accordo col sistema mi pare un gesto molto antipatico e irrispettoso per l’artista. Di peggio ci sono le battute sullo stereotipo napoletano.
Ghali mi è piaciuto se non altro perché almeno rispetto a Dargen D’Amico è stato un bel po’ più coraggioso. E poi ha fatto un bel dito medio ai legaioli e a Salvini nella serata cover. Penso avrebbe meritato molto di più.
Ha vinto una storytelling come si dice oggi, Annalisa per dire non è stata da meno ma non aveva la stessa storytelling appassionante. Al massimo le hanno chiesto se era incinta e non era granché, diciamocelo. Viceversa Angelina aveva l’eredità del padre prematuramente scomparso, praticamente era Adonis Creed che sale sul ring con il peso del padre Apollo sulle spalle. Dire però che ha vinto solo per questo è ingeneroso e sminuisce la sua bravura e la sua tecnica. Forse non sarà la canzone che vincerà l’Eurovision ma meritava comunque la vittoria, a mio modesto parere.
Un’ultima cosa: mi hanno fatto schifo i fischi a Geolier e la merda che gli hanno buttato addosso ma come in tanti hanno perculato Ultimo a suo tempo per non aver vinto nonostante il voto popolare plebiscitario, oggi non lamentatevi se è successo lo stesso al vostro beniamino. Certo dare della raccomandata (o peggio) ad Angelina vi qualifica per quello che siete. Poi fate voi.
Sanremo resta uno splendido spettacolo in un brutto spettacolo, polarizzato come tutto il “Bel Paese” e in fondo dimostra che ne è lo specchio fedele.
Adesso sì va all’Eurovision e ci si rivede l’anno prossimo.
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ambreiiigns · 4 months
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oh sweetie canta la canzone del padre :(
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sofysta · 1 year
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"Purple Rain"
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I only wanted to one time to see you laughing
I only wanted to see you laughing in the purple rain
[ La grande collaboratrice dell'artista, Lisa Coleman, dichiarò poi che la pioggia simboleggia la purificazione e il viola l'alba, cioè un nuovo inizio. Prima di suonare il brano nel film, Prince afferma poi: «Vorrei dedicare questa a mio padre» e dunque la canzone parla anche del saper crescere, del saper maturare]
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sabinesybill · 8 months
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non penso di aver mai riso così tanto come a leggere "suo figlio non farà come il Trota" 😭😭😭
Ti prego continua con questo AU perchè tutto quello che dici è oro puro
Ahahahahah glad to hear it, questi sono i riferimenti culturali che ci piacciono. Ironicamente non ho più sentito parlare tanto di lui, Trota che fine hai fatto? Come sta andando con la laurea comprata con i punti del conad?
Sicuro continuerò!! Un'idea che avevo da tempo era che cantanti italiani ascoltano e mi sono soffermata sui Green kids però magari questa cosa la estenderò ai Blacks ✨
Allora:
Aemond ascolta de André dall'età di tredici anni e ne ha fatto la sua personalità, anche quando lo prendevano in giro o bullizzavano per questa cosa, lui si faceva grande e dava importanza dicendo "eh sì ma io so anche le canzoni in ligure". Per un periodo sapeva più il dialetto ligure che napoletano, cue altre prese in giro.
A 17 anni si è innamorato de "Il bombarolo" e ha passato una forte fase anarchica. "Valzer per un amore" lo fa diventare nostalgico per un tempo e una relazione mai passata, e anche "Canzone dell'amore perduto". "Inverno" lo fa piangere a singhiozzo così come "Preghiera in Gennaio".
Ha dedicato non ironicamente "Carlo Martello ritorna dalla guerra" ad Aegon (questo perché io costantemente penso a quali canzoni di de André associare ai personaggi e questa è la canzone di Aegon, nessuno può cambiare la mia mente).
La cosa più vicina alla religione che contempla è l'album la Buona Novella, Alicent è contenta così. A win is a win.
Helaena ovviamente è fan di Franco Battiato, suo padre spirituale e penso che lei avrebbe amato conversare con lui perché sarebbe stato uno dei pochi sulla sua lunghezza d'onda. I mean, secondo me sarebbe stato bellissimo parlare con una persona del genere su concetti come anima, universo e tutto il resto.
Helaena ha stampato un santino con la faccia di Battiato e l'ha nascosto in camera di Alicent, lei ancora non l'ha trovato. Urlerà molto quando succederà. Conosce le canzoni back to back, ritornelli inclusi e conosce tutte le reference che sembrano buttate a caso (monaci vestiti da bonzi alla corte degli imperatori a quanto pare è basato su fatti storici, io stupita dalla sua cultura!!)
E anche le cose che non hanno apparentemente spiegazione? Helaena annuisce e ha capito. Lei sa, basta.
Canzone preferita di de André: "Un matto". Non la ascolta spesso però perché la deprime. Ovviamente dopo tutto quel tempo a Bolo, Dalla è d'obbligo e sa di casa. Ama le luminarie con le sue canzoni ♥️
Aegon è un grandissimo eclettico, come anche i fratelli ma lui all'ennesima potenza. Ama Liberato ofc, dedica le canzoni alla povera sfortunata di turno. Però ai concerti la parte preferita è quando Liberato inizia "do re mi fa..." Alicent scandalizzata quando ha visto il video.
Gli piace anche Vasco e Zucchero - gli piace anche de André ma non lo ammetterà davanti ad Aemond. Ascolta anche i trapper del momento per darsi un tono con i suoi amici. Alicent scuote la testa perché non ha ascoltato musica classica di continuo durante la gravidanza per farlo uscire così.
Fannissimo dei Rolling Stones e dei Queen, grande desiderio viaggiare nel tempo e vedere Freddie Mercury dal vivo. (Lo comprendo.) E anche di Lady Gaga, ma non lo ammetterà mai ad Helaena che è stata la prima monster in casa.
Daeron,,, Daeron è complesso. Lui ha avuto un sacco di influenze dai fratelli ma è anche un grandissimo nerd e ama i Beatles, da piccolo lo ascoltava cantando in un falso inglese e saltando sul letto. Fa un'ottima imitazione di Massimo Ranieri. Ovviamente ascolta i Måneskin e ha modellato il suo look su di loro. Ha una crush per Mengoni. I suoi album preferiti di Taylor Swift sono Midnights e Lover.
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mucillo · 5 days
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Eugenio Bennato - Mon père et ma mère - 2017
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..E non si può vivere senza amare
ma si può vivere senza padrone
e da mio padre e da mia madre
che ho imparato questa canzone ..
..E c'è una favola del potere
e c'è una favola popolare
e da mio padre e da mia madre
me la son fatta raccontare ..
(Queste parole sono l'eredità che mi hanno lasciato i miei genitori )
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blogitalianissimo · 17 days
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rispondo all'anon della canzone della mango
lungi da me essere sua fan, ma mi pare che lei abbia detto in un'intervista che la "noia" nella sua canzone è in realtá un'allegoria per la depressione provata in seguito alla morte del padre quando lei era appena adolescente
Ngl non sembra sinceramente, e non sto dicendo che non sia quello il significato, ma diciamo che non è così evidente, però non mi ci sono mai soffermata sul serio su questa canzone, perciò il mio "non sembra" è veramente superficiale
Però vbb mi sa che qua bisogna prendersela con Madame, se non erro il testo è suo
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diceriadelluntore · 4 months
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Storia di Musica #311 - Weezer, Weezer (The Blue Album), 1994
Nella classifica di artisti che hanno intitolato i loro lavori con il proprio nome, vincono a mani basse per quantità: in 17 anni di carriere ne hanno pubblicati 6 (che poi spiegherò come si distinguono). E questa decisione rientra nel loro modo alternativo e irriverente di fare musica, in un momento di passaggio che grazie a loro diviene quasi spartiacque. Rivers Cuomo è un ragazzo a cui piace tanto fare musica: ha 18 anni quando fonda il primo gruppo, gli Avant Gard, che era anche un modo per trovare nuovi amici dopo essersi trasferito da Los Angeles al Connecticut. Dopo un po', Cuomo incontra il batterista Patrick Wilson, che gli presenta il suo amico Matt Sharp, anch'egli musicista. Si trasferiscono a Santa Monica dove Sharp incita Cuomo a scrivere, e proprio in questo periodo, siamo a fine 1991, nascono le prime idee che confluiranno nella loro prima band insieme: Weezer (dal nomignolo che il padre di Cuomo gli aveva dato da ragazzino) insieme a Jason Cropper, che va alla chitarra. Il primo concerto come Weezer è a supporto della band di un giovane attore cantante destinato al successo mondiale, i Dogstar di Keanu Reeves. Diventano ben presto un gruppo con la nomea di grandi live, e se ne accorge anche Todd Sullivan, che li segnala alla Geffen che dopo aver ascoltato dei demo li mette sotto contratto nel 1993. C'è solo un problema: il loro stile, un power pop con echi punk, irriverenti e testi molto ironici era un bel po' diverso dal nichilismo grunge imperante. La Geffen li mette sotto le cure di Rick Ocasek, ex membro de The Car, una delle band più importanti della scena New Wave Americana, che li porta agli Electric Lady Studios, di New York, il leggendario studio di registrazione fondato da Eddie Kramer per Jimi Hendrix. Ocasek ha una intuizione geniale: decide di far cantare Sharp come coro di Cuomo, secondo un particolare stile a cappella (che negli Stati Uniti ha il nome curioso di barbeshop style), un'ottava più alto, così da riuscire meglio a integrare il suono di basso e chitarra, straniando ma allo stesso tempo enfatizzando la caratteristica "simaptica" della loro musica sin dagli esordii. Nel Frattempo licenziano Cooper, sostituito da Brian Bell, e registrano una quindicina di canzoni, di cui 10 faranno parte del loro primo lavoro. Che intitolano Weezer, uscito il 10 maggio del 1994 perchè, disse Cuomo, non "ci veniva niente di meglio da proporre". Verrà ricordato come The Blue Album per la copertina perchè succederà qualcosa in seguito che lo renderà "difficile" da ricordare come "Weezer". Cinque settimane prima, come una bomba atomica, era arrivata la notizia del suicidio di Kurt Cobain, e questo disco segna il passaggio, straniante e traumatico, da un'estetica all'altra.
Se ne volete una prova, il primo singolo, e successivamente canzone mito, era titolata semplicemente Undone, ma siccome è stata una delle prime scritte da cuomo e portata sul palco sin dai primi concerti, i primi fan la iniziarono a chiamare come The Sweater Song, perchè appunto parla di un maglione: If you want to destroy my sweater\Hold this thread as I walk away (Undone - The Sweather Song in verità è una metafora di tristezza rispetto al rapporto con le altre persone spesso prevaricatrici). Un muro di chitarra, echi di punk, i coretti che a volte sembrano quasi fuori posto, una musica che verrà definita "emo" ma che si rifà anche al periodo d'oro del rock. Come non citare in questo senso Buddy Holly, canzone diventata famosissima anche grazie al meraviglioso video di Spike Jonze (che vincerà decine di premi per il mondo) in cui la band è trasportata sul palco del Drive In di Arnold di Happy Days a cantare "Ooh-wee-hoo, I look just like Buddy Holly\Oh-oh, and you're Mary Tyler Moore"; Buddy Holly è stato uno dei primi grandi cantanti del rock, tragicamente scomparso in un incidente aereo, insieme a Ritchie Valens, quello che scrisse La Bamba e ai The Big Bopper (a questo tragico incidente Don Mclean scriverà American Pie, "the day the music died"); Mary Tyler Moore è stata invece una attrice di cinema teatro e Tv tra le più famose degli anni '60 e '70 negli Stati Uniti. Il disco è ricco di canzoni stupende: Say It Ain't So (altro classico), nato nella testa di Cuomo quando si "autoconvinse" che il matrimonio dei suoi stava finendo per colpa dell'alcool, My Name In Jonas, ariosa e fresca, dedicata al fratello di Cuomo non risarcito dall'assicurazione dopo un incidente in auto, Only In Dreams, su un ragazzo che non riesce a dischiararsi alla ragazza che adora e così continua a vivere la loro storia d'amore "solo nei sogni". Manifesto del loro modo scanzonato e irriverente di fare musica è In The Garage: I've got an electric guitar\I play my stupid songs\I write these stupid words\And I love every one\Waiting there for me, yes, I do\I do\In the garage, I feel safe\No one cares about my ways\In the garage where I belong\No one hears me sing this song.
Il disco all'inizio è abbastanza incompreso, ma con il passare del tempo acquista sempre più rilevanza sia commerciale (venderà quasi 10 milioni di copie) che critica, stabilmente nelle liste dei dischi più importanti degli ultimi 30 anni. Sharp lascia dopo il secondo disco, Pinkerton (che mostra una evoluzione musicale ma perde un po' di slancio ironico rispetto all'esordio) dedicandosi ad un progetto particolare, i Rentals, con cui suona musica molto retrò dal gusto a volte kitsch. I Weezer lo rimpiazzano con Mikey Welsch. Ci metteranno 4 anni per ritornare ai dischi, con un nuovo album Weezer, conosciuto come The Green Album, perchè in una foto simile a quella del Blue c'è uno sfondo verde, e così succederà con Weezer (The Red Album, nel 2008), Weezer (The White Album 2016), Weezer (The Teal Album, 2019) e Weezer (The Black Album, 2019, dove almeno hanno delle tute orribili di latex su sfondo gotico di luci viola). Anche per questo vanno ricordati.
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