Tumgik
#La bomba in testa
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Buongiorno ☕
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abr · 4 months
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Mercoledì scorso, durante la sessione del World economic forum a Davos, il discorso del Presidente argentino Javier Milei ha fatto scoppiare una bomba a livello mondiale al punto di essere commentato in mezzo mondo e tradotto da molte testate giornalistiche. E così quello che molti media avevano dipinto alla stregua di un matto (soprattutto nella nostra cara Italia) improvvisamente si è trasformato in una via di mezzo tra un nuovo Churchill e Adenauer (...).
L’exploit del discorso di Davos: (é stato) osannato da tanti presenti che si sono complimentati con lui (...). Ma che cos’ha colpito così tanto la gente e soprattutto fatto arrabbiare in maniera clamorosa i grandi capi del Wef?
Semplice: per la prima volta un Presidente di una nazione si è rivolto al mondo intero (...) senza mezzi termini o frasi diplomatiche (...). In pratica Milei ha scoperto quell’acqua calda che molti continuano a negare, esaltando il modello capitalista come l’unico in grado nel corso del tempo, di cambiare radicalmente la condizione umana dando un benessere e un progresso nella società stessa davvero unico (...).
La parte che ha fatto più arrabbiare i leader del Wef ed entusiasmato molti è stata quando Milei ha detto (...): “Ora, per capire cosa siamo qui a difendere (...) è il rispetto illimitato del progetto di vita degli altri, basato sul principio di non aggressione, sulla difesa del diritto alla vita, alla libertà e alla proprietà degli individui, le cui istituzioni fondamentali sono la proprietà privata, i mercati liberi dall’intervento statale, la libera concorrenza, la divisione del lavoro e la cooperazione sociale. Dove si può avere successo solo servendo il prossimo con beni di migliore qualità a un prezzo migliore”.
E più avanti ha sostenuto che “i socialisti, visti gli innegabili progressi del mondo libero, i socialisti sono stati costretti a cambiare la loro agenda. Si sono lasciati alle spalle la lotta di classe (...) per rimpiazzarla con altri presunti conflitti sociali che sono ugualmente dannosi … come quello dell’uomo contro la natura.
Sostengono che gli esseri umani nuocciono al pianeta che deve essere protetto a tutti i costi, addirittura sostenendo un meccanismo di controllo della popolazione o la tragedia dell’aborto. Purtroppo queste idee dannose hanno permeato fortemente la nostra società (...). Hanno raggiunto questo risultato grazie all’appropriazione dei media, della cultura, delle università e anche delle organizzazioni internazionali (come il Wef, ndr). (...).
Fortunatamente siamo sempre più numerosi a osare alzare la voce perché vediamo che, se non combattiamo queste idee a testa alta, l’unico destino possibile è che avremo sempre più Stato, più regolamentazione, più socialismo, più povertà, meno libertà e, di conseguenza, un tenore di vita peggiore”.
(...) Purtroppo l’attuale Ue, già immersa nelle sue scandalose regole ambientali che decimeranno la classe media nel giro di pochi anni, attraverso un falso progressismo Radical-Chic Ztl sta portando avanti molte delle cose criticate dal Presidente argentino. (...)
Au point, grade Milei, il resto solo chiacchiere, distintivi, appeasement o nostagie canaglia, via https://www.ilsussidiario.net/news/diario-argentina-le-bordate-di-milei-a-davos-e-alle-linee-guida-dellue/2650140/
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falcemartello · 11 months
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ATTENZIONE !?!
A seguire:
E' MORTO PERCHE'
* e' scivolato sulle foglie secche e ha battuto la testa
* ha preso il tetano pungendosi con un riccio di castagne e non aveva fatto l'antitetanica
* diceva che i fichi si possono mangiare con la buccia, ma lo ha fatto con un fico d'India
* coma etilico alla festa dell'uva
* il melograno gli è esploso nello stomaco come una bomba a grappolo
* gli è venuto un colpo quando ha visto la zucca di Halloween illuminata
* in autunno c'è la festa dei morti ed è sempre stato un uomo coerente
* se avesse fatto anche l'antinfluenzale si sarebbe salvato
* non ha retto il troppo freddo dopo il troppo caldo: era sensibile agli sbalzi termici
* il karma. l'autunno scorso mi aveva messo il diserbante sulla pianta di more
* ha fatto esplodere una noce a martellate e un frammento del guscio gli è entrato in un occhio arrivando al cervello
* era un uomo dal sangue freddo: non ha retto il cambiamento climatico
* stava cuocendo delle salsicce sulla griglia in giardino. Le esalazioni
* gli è venuto un infarto quando l'IT-ALERT si è messo a suonare
* la gente ha sempre sofferto di morte improvvisa in autunno anche negli anni scorsi. E pure nei secoli scorsi.
➡️ 🌐 t.me/ArsenaleKappa 🅰️ 💥💥
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kon-igi · 8 months
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SOPRACCIGLIA E BARBA ROSSA
Questa è una storia su di me... a tratti noiosa e/o delirante, autocelebrativa e antipatica per taluni, commovente e sincera per altri.
Nel video che si trova fissato in alto nel mio tumblr, invito chi mi conosce da poco (oppure da molto ma superficialmente) a non confondere persona, personaggio e professionista.
Intendiamoci, non esistono tre Kon-igi schizoidi che in ogni momento non sai con quale interagisci ma di sicuro in questi spazi è molto facile che un muro scrostato e vecchio io ve lo intonachi con stucco veneziano e magari ci allestisca pure una mostra di arte contemporanea con giochi di luci meravigliose... ma comunque rimane un muro vecchio e scrostato, sull'imbellimento fantasioso del quale non ho mai mentito o promesso comodati d'uso a contratto capestro.
Mi piace citare cultura pop, video cringe, videogiochi, giochi di ruolo oppure anime e manga che abbiamo visto o letto in tre...
Ma sono nato nel 1972 e quindi sono mediamente vecchio, anche se non di merda (spero).
Nonostante tutto, difficilmente mi vedrete interagire con persone della mia età che non siano quei quattro famigerati gatti qua su tumblr, che per fortuna hanno resistito dal diventare quei vecchi di merda di cui è popolato il mondo reale e con cui faccio una miserabile fatica anche solo a prendeci assieme un caffè alla macchinetta a base di calcio&figa.
Mi autoelogio nel definirmi uno invecchiato bene... perlomeno nella testa e nel cuore (il corpo vabbe').
Ho imparato a frenare il mio paternalismo, il mio man(kind)splaining e la mia sindrome del salvatore, tenendo a bada anche una certa impiccionaggine nel voler sapere le cose degli altri per condividere ed essere d'aiuto.
Ma come state giusto ora sperimentando, perdo il prezioso dono della sintesi quando devo parlare di cose radicate ben dietro il personaggio, nella parte più profonda della mia persona.
In un post di qualche mese fa, quello in cui raccontavo in tono scherzoso del ricovero di Figlia Piccola, ho preso in prestito da uno dei miei anime preferiti (Le Bizzarre Avventure di Jojo) il concetto di STAND - una sorta di potente proiezione delle nostre energie psichiche dotata di poteri particolari - e l'ho usato come allegoria della sua enorme forza d'animo nel non farsi piegare dal dolore, fisico e psichico.
Continuiamo questo sciocco gioco metaforico e fate cortesemente finta di rimanere stupiti e sconvolti positivamente dalla descrizione del mio Stand e dei suoi poteri...
HEART ON JOHN
Se non lo sapevate ora ve lo dico, la pronuncia in giapponese è molto simile a quella del nome del famosissimo cantante e pianista inglese, a cui ho sottratto il titolo di una delle sue canzoni più famose per definire il suo attacco speciale
ROCKET MAN
Ma prima di dirvi quali sono le caratteristiche di Rocket Man, mi preme spiegarvi il titolo del post, frutto del mio citazionismo colto (ma manco per il cazzo).
Nella mitica serie 'Scrubs', a un certo punto JD si mette assieme a una collega psichiatra e la sua amica e collega Elliot, una bomba a mano emotiva, si mette di mezzo e bulleggia questa dottoressa, affermando che questa può dirle qualsiasi cosa che tanto lei è una donna equilibrata e forte... la camera inquadra la psichiatra che sorride e sussurra a Elliot 'SOPRACCIGLIA', con JD che controbatte 'Ma cosa c'è di male nella parola sopracc...' se non che la camera ritorna un attimo dopo su Elliot singhiozzante e disperata col mascara colato.
Barbarossa, invece, si riferisce a una delle scene per me più toccanti della serie 'Sherlock', quando il protagonista viene ferito quasi a morte da una certa persona (no spoiler per chi si fosse appena svegliato da un coma di 13 anni) e nel suo palazzo mentale rivive episodi del suo passato per cercare di trovare un modo per salvarsi, tra cui l'incontro col suo setter Barbarossa, l'unico essere vivente con cui da bambino abbia mai interagito con amore.
Ecco cosa fa Rocket Man.
Di chiunque entri nel suo raggio d'azione io posso vedere sia le sopracciglia che la barba rossa.
Di chiunque.
Di tutti.
Venite pure avanti con la vostra faccia di cazzo, con le vostre pretenziose idee di merda, con le vostre lamentele autocentriche di persone sfortunate o di individui speciali a cui tutto è dovuto, la cui unica dote è sparare cazzate con un potentissimo filtro instagram che sembra quasi riuscire a cancellare la stupida vacuità.
Il primo pugno manda in frantumi la vostra scintillante armatura di fasulla perfezione, il secondo vi riporta indietro all'ultima persona che vi ha detto di no, il terzo a quando anni prima il mondo vi sembrava pieno di promesse e luce e così via finché davanti a me non ho il bambino piangente a cui è stato negato un gesto di amore.
E quando l'ultimo pugno sembra poter cancellare ogni cosa, io invece vi abbraccio fortissimo e vi riporto indietro al presente, in mezzo ai frammenti di ciò che non volevate essere ma che siete stati costretti a diventare per non sentire il dolore.
Vi piace il potere del mio Stand?
Non l'ho scelto io e nella vita reale ovviamente non ci sono pugni, solo la mia consapevolezza di tutte le vostre sopracciglia e la mia scelta di voler arrivare fino a Barbarossa, accanto al quale giace in solitudine il bambino piangente che era stato felice quell'ultima volta.
Magari non vi sembrerà ma io a quel vostro bambino ci arrivo sempre.
E se suona come una promessa infatti lo è.
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taerae-verse · 2 months
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E sto come una bomba
e, sì, come una bomba
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ma mica in senso buono
nel senso che domani esplodo, oh
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e vita paranoia
e cuore in salamoia
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mentre la testa vola
e a volte però non riatterra, ah
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diceriadelluntore · 9 months
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Storia Di Musica #291 - Deacon Blue, Raintown, 1987
Lo spunto per le storie settembrine me lo ha dato un aneddoto simpatico sugli Steely Dan, protagonisti dell'ultima storia di Agosto. Una delle loro canzoni più famose, Deacon Blues, da Aja (il loro capolavoro del 1977) fece un viaggio emozionale fino in Scozia, dove un giovane ragazzo si appassionava alla musica, soprattutto a quel pop così sofisticato, pieno di stratificazioni sonore, piccoli gioielli musicali incastonati nelle melodie, e immensa classe esecutiva. Ricky Ross si chiama quel giovane ragazzo, che dopo che a Dundee viene licenziato da professore precario delle scuole secondarie, si trasferisce a Glasgow, dove decidere di mettere su un gruppo. Prima trova il batterista, Dougie Vipond, poi un bravissimo pianista, James Prime, un chitarrista, Graeme Kelling, e una corista, Carol Moore. Le prime esibizioni sono incoraggianti, ma la Moore decide di mettersi da parte. Ross si ricorda che aveva sentito ad un provino, improvvisato in Bath Street, una ragazza che lascia il suo indirizzo, ma non il suo numero di telefono. E la storia vuole che fu lo stesso Ross ad arrivare sulla Great Western Road di Glasgow per chiedere a Lorraine McIntosh di unirsi al gruppo. E c'è la ciliegina sulla torna: durante uno delle prime serata acclamati dal pubblico, Dougie Vipond leggermente brillo incontrò Ewen Vernal, bassista, nel bagno di un locale e gli chiese di unirsi al gruppo. Il nome per la band è quello che Ross ha in testa da anni: Deacon Blue, e siamo nel 1985. Glasgow in quegli anni è una città in piena trasformazione sociale, anche con profonde fratture socio economiche (per farsi un'idea, suggerisco i romanzi di Douglas Stuart) ma dal punto di vista musicale sarà la capitale scozzese della musica. Tanto che un giornalista del Glasgow Herald, John Williamson, decise di produrre una cassetta in allegato alle pagine culturali del giornale con tutte le promesse della musica cittadina di quel periodo: ci sono futuri gruppi e artisti molto famosi come i Wet Wet Wet, Kevin McDermott, Hue and Cry e i Deacon Blue, che contribuiscono con Take The Saints Away.
Dopo questa esperienza, sono pronti ad andare in studio, insieme a Jon Kelly, capo ingegnere del suono agli Air Studios di Londra. Ross ha in mente una sorta di concept album su Glasgow, che ne racconti le sfumature più varie. Raintown, pubblicato nel 1987, si presenta con una meravigliosa foto in bianco e nero di Oscar Marziaroli, italo scozzese futuro acclamato fotografo, che ferma una città avvolta nella perenne pioggerellina con sullo sfondo uno dei simboli della città, la Finnieston Crane, una gigantesca gru portuale, ormai non operativa, simbolo dell'industriosità degli abitanti, proprio all'imbocco del porto cittadino. Dal punto di vista musicale, seppur si parte dall'idea di pop sofisticato del mitico duo da cui prendono il nome, i Deacon Blue mischiano il lirismo vocale e le atmosfere uniche di Van Morrison, un canto-racconto degno del primo Springsteen e un'eleganza che ha una sua totale particolarità. Il disco ha un andamento ondeggiante tra brani calmi e riflessivi e quelli più incalzanti: l'inizio è davvero suggestivo, con Born In The Storm che come una nebbia si dirada e sfuma in Raintown, canzone che è profondamente legata all'esperienza di Ross, con versi che dicono "Waiting for the phone to ring to make me all I am.\You're in the suburbs waiting for somewhere to go\I'm down here working on some dumb show\In a raintown" che raccontano l'inizio di tutta la storia. Ross scrive del rapporto con il business musicale nella bella Ragman e nell'altrettanto suggestiva Loaded, scritta di getto come un flusso di coscienza su una base improvvisata dagli altri componenti della band su una cassetta super 8, ed è capace di dipingere affreschi musicali persino drammatici in abiti delicati e affascinanti. He Looks Like Spencer Tracy Now è ispirata ad un pensiero, a che vita avesse fatto l'uomo che sganciò la bomba atomica su Hiroshima: tra incontri particolari ("he may have been with Oppenheimer, shaken Einstein's hand\Did we have to drop the bomb? You bet, to save this land\He was only taking pictures around the critical mass\While the troops on Tinian island sang 'Follow the bouncing ball') e cosa potrebbe essere oggi (He may have been a nationalist, a physicist or a pacifist (...) Well, I have seen that movie of Dr. Jeckyll and Mr. Hyde\And I know he looks like Spencer Tracy Now). When Will You (Make My Telephone Ring) ha ai cori il famoso gruppo R&B londinese dei Londonbeat. Alto livello è anche Chocolate Girl, che racconta di un tipo anaffettivo, un certo Alan, ricco e spendaccione, "He calls her the chocolate girl\Cause he thinks she melts when he touches her\She knows she's the chocolate girl\Cause she's broken up and swallowed\And wrapped in bits of silver". Ma il capoavoro è Dignity: ritratto di quello spirito scozzese della dignità del lavoro, racconta la storia di un impiegato comunale, probabilmente uno che lavora sulle strade, e che non perde il sorriso nemmeno quando è preso in giro dal ragazzini e che ha un sogno, comprare un gommone, un dinghy, che vuole chiamare Dignity, con cui "I'll sail her up the west coast\Through villages and towns\I'll be on my holidays\They'll be doing their rounds\They'll ask me how I got her I'll say, "I saved my money"\They'll say, "Isn't she pretty? That ship called Dignity". In Love's Great Fears, liricissima e tutta giocata sul duetto Ross - McIntosh, che diventeranno marito e moglie poco tempo dopo, c'è Chris Rea alla chitarra.
Il disco, per le qualità musicali, per la scelta azzeccata dei singoli e per la sua atmosfera sofisticata, che quasi inventerà un genere, ha un successo clamoroso: arriva fino al numero 14 nella classifica dei dischi più venduti, rimane in classifica un anno e mezzo e vende oltre un milione di copie. La band continuerà a scrivere belle cose, e il successivo When The World Knows Your Name del 1989 arriva persino al numero 1 in UK e contiene la loro canzone più famosa, Real Gone Kid, facendo divenire sogno il successo che un ragazzo scozzese aveva immaginato sentendo una canzone, Deacon Blues, che parla di nerds and losers, secondo le famose parole di commento di Donald Fagen. Dedicherò il mese di settembre a gruppi scozzese degli anni '80, che è un periodo storico e una zona geografica che ha regalato cosine niente affatto male alla storia della musica.
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gcorvetti · 10 months
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Questa è bella.
Il ristorante dove lavoro si trova alla fine della piazza e la finestra, l'unica che c'è, da sulla strada (siamo sotto il livello stradale), ad un certo punto nel tardo pomeriggio sentiamo vari mezzi di soccorso arrivare a sirene spiegate, polizia, vigili del fuoco e ambulanza, io guardo la cameriera e le chiedo se è successo qualcosa, visto che loro salgono in superficie dove ci sono i tavoli, lei dice non saprei ma ti dico dopo. Torna dopo quindici minuti e ci dice che hanno chiuso la strada e non si capisce perché, le dico guarda sui social di solito le persone sono più veloci dei giornalisti, lei dice già fatto per ora niente. Torna dopo qualche minuto e sul telefono mi fa vedere che alla fermata del bus tra la piazza e i centri commerciali, fermata che onestamente è inutile non ci vedo mai nessuno, sull'asfalto davanti al marciapiede c'è un borsone tipo quelli per la palestra, e le dico "E allora?", lei subito "Ma ci potrebbe essere una bomba!" 😂😂😂
Al che le dico "Ma usa la testa, secondo te un terrorista metterebbe una bomba in un posto dove non c'è nessuno?" Al che lei fa una faccia come per dire "In effetti!!!" e va via. Ma si può essere così stupidi? Non lei per carità, anche se..., ma tutti, tutti quelli che hanno innescato questo falso allarme comprese le forze dell'ordine che dovrebbero tutelare non hanno avuto un minimo di cervello e pensato che poteva essere caduto da qualche bus o qualcuno l'ha dimenticato, infatti nel borsone c'erano vestiti, ci sono diversi senza tetto in città sarà di uno di loro. Mi ricorda molto lo spettacolo di Albanese Psyco party e lo sketch della valigia che introduce il ministro della paura, vi posto il video che è esilarante
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Cambiando discorso, ieri è morta la Murgia mi dispiace anche perché siamo/eravamo coetanei, poi perché socializzare il dolore aiuta la gente comune ad empatizzare e comprare i tuoi libri in modo da finanziarti il funerale, no no mi dispiace, come quando disse, lei Michela Murgia, che Franco Battiato era un finto intellettuale e che i suoi testi non significano niente, questo dopo la morte di Franco, perché se lo avesse detto quando era vivo avrebbe sicuramente scatenato la risata del compositore e magari un commento sarcastico che avrebbe distrutto la scrittrice, in compenso in difesa di Battiato che non poteva replicare perché morto, ci penso Sgarbi che prese le sue difese e rispose a modo suo. Sarò onesto come sempre non ho mai letto niente di lei, non ho sentito mai nessuno dire che i suoi libri sono fantastici e non sono perbenista, mi dispiace per la morte di una persona, ma farsi pubblicità dicendo cazzate sui morti come fece lei non è corretto, vedi Michela chi di spada ferisce di spada perisce. Se qualcuno pensa che sia offensivo il fatto che nonostante la sua morte non me ne fotta un cazzo può anche bloccarmi e tanti saluti.
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intotheclash · 6 months
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“Che c'è, Pietro, non sai cosa dire?”
“No.” Risposi con una vocetta appena udibile. Davvero non sapevo cosa cazzo dire. Guardai anche mia sorella, in cerca di una qualche illuminazione, di un appiglio qualsiasi, mi sarei aggrappato a tutto, pur di uscire indenne da quella pericolosa e niente affatto chiara situazione, ma lei rispose picche. Si voltò verso il televisore e mi lasciò solo contro tutti. Non voleva immischiarsi e non si sarebbe immischiata. Se se la prendevano con me, avrebbero lasciato in pace lei; la legge della giungla. Schifosa di un'egoista! Ma, alla prima occasione, me l'avrebbe pagata. Come si suona si balla.
“Allora, visto che non sai cosa dire,” Iniziò mio padre, “Lo faccio io per te. Ti racconto la mia parte di storia, quella che ho dovuto ascoltare stasera, prima di cena. Dopodiché sarai tu a raccontare la tua e bada bene di raccontarla tutta. E soprattutto precisa. Se mi accorgo che mi stai fregando, o soltanto me lo fai pensare, ti darò una di quelle strigliate che te la ricorderai finché campi. E potrai anche dire addio ai tuoi amici per tutta l'estate, visto che non ti farò più uscire di casa. Ci siamo intesi?” Dovetti acconsentire. Non è che fossi poi tanto d'accordo, ma cosa potevo farci? Avevo solo tredici anni. Comandava lui! Lui prendeva le decisioni e io le subivo. Non avevo alternativa. Per quanto riguarda il dove volesse andare a parare era ancora buio totale. Dovevo pazientare.
“Stasera, prima di venire a cena,” Iniziò, “mi sono incontrato al bar con Mario, il papà del tuo amico Sergio, abbiamo deciso di giocarci l'aperitivo a scopa. Una partita secca, chi perde paga, naturalmente. Consuetudine, lo facciano sempre. Ad un certo punto entra nel bar quella gran testa di cazzo dell'avvocato Terenzi…”
Quel cognome mi scoppiò in testa come una bomba a mano. Ora si che era tutto chiaro. Riuscivo a vedere solo disgrazie. Pensai al sangue che zampillava dal naso di Alberto Maria, il figlio dell'avvocato, pensai… Oh no! Peloroscio! Sembrava che si fosse ripreso, che stesse meglio quando lo avevamo lasciato al campo. Invece… Invece doveva essere morto, porco cane! Ecco perché mio padre era incazzato nero! Era finita! Sarei stato sbattuto in prigione per tutta la mia miserabile vita.  Probabilmente anche i carabinieri sapevano già tutto e stavano venendo a prendermi. Forse i miei amici li avevano già rinchiusi. Ero disperato, avevo voglia di piangere. Gli occhi mi si arrossarono e iniziò a tremarmi il labbro inferiore. Era finita! Il vecchio se ne accorse, fece un mezzo sorriso di vittoria e proseguì: “Vedo che non sei del tutto stupido, che stai iniziando a riflettere. Ma non è ancora il tuo turno di parlare, prima devo finire io. Dicevo: entra nel bar l'avvocato Terenzi. Un fatto strano, perché quel figlio di una puzzola è tirchio come un genovese di origini ebraiche e, là dentro, non ci mette mai piede, neanche per un caffè. La cosa ancor più strana, però, è stata che, appena entrato, si è diretto deciso verso il nostro tavolo. Sputava fiamme come un drago. Prima ci ha vomitato addosso una catasta di insulti, almeno dal tono sembravano insulti,  le parole non si capivano bene, quel borioso idiota parla una lingua che solo lui capisce. Ed è stata la sua fortuna, altrimenti sarei tornato a casa con una collana fatta con i suoi denti. Ma quando ha deciso di farsi capire, si è fatto capire bene e ci ha raccontato una storia. Una storia che tu dovresti conoscere bene e che, tra poco, sarai costretto anche tu a raccontare. L'avvocato ha detto che, giù al campo sportivo, tu e i tuoi amici siete saltati addosso a quel bastardo del suo adorato figliolo, lo avete caricato di botte e, non contenti, gli avete pure fregato il pallone. Adesso sta all'ospedale di Civita Castellana con il naso rotto e tutto gonfio. Un bel lavoro, non c'è che dire. Ha detto anche vi denuncerà tutti e a noi ci toccherà pagare una barca di soldi. Il Bastardo!”
Le lacrime trovarono finalmente la strada e sciamarono fuori. Un torrente di montagna dopo mesi di pioggia intensa. Portava con se un sacco di detriti, paura, rabbia, ma anche sollievo. A pensarci bene, soprattutto sollievo. Peloroscio non era morto e, per la seconda ed ultima volta nella mia vita, ne fui felice. Ero scampato di nuovo alla prigione. Subito dopo venne la rabbia. Ci mise un attimo a prendere il sopravvento.
“Non è vero!” Urlai “E’ un bugiardo! Bugiardo lui e bugiardo suo figlio! Il pallone era mio. Quello che mi hai regalato tu, quello di cuoio. Noi stavamo già giocando, poi è arrivato il figlio dell'avvocato, insieme a Peloroscio e a Ringhio, mi hanno gettato in terra e mi hanno fregato il pallone. Il mio pallone, non il suo!
"Se le cose stanno in questo modo, allora avete fatto bene a suonargliele. Domani mi sente quel lurido verme! Erano pure in tre i figli di bagascia. E tutti più grandi di voi.” Vidi lo sguardo del mio vecchio e capii che stava rispolverando l'idea della collana fatta con i denti dell'avvocato Terenzi. La cosa non mi dispiaceva affatto.
“Veramente, papà, non siamo stati noi a dargliele…”
“Ascolta, stronzetto, ho detto niente bugie! Cosa vorresti farmi credere? Che si sono picchiati tra di loro? Che il naso a quel prepotente figlio di prepotenti lo hanno rotto i suoi compari?”
“Non dico bugie! E non ho detto neanche questo! Il naso all'avvocatino lo ha rotto Pietro il Maremmano. E le ha suonate anche ai suoi amici. Anzi, solo a Peloroscio, perché Ringhio se l'è fatta sotto ed è rimasto paralizzato dalla paura.” Dissi tutto d'un fiato.
Mio padre non ci stava capendo più un cazzo. Guardò prima me, poi mia madre, che lo mise al corrente su chi fosse questo Maremmano, che lui non aveva mai sentito nominare, né aveva idea di chi fosse figlio, o dove abitasse. Volse ancora una volta lo sguardo verso di me e, con una calma che proprio non gli riconoscevo, disse: “Ascolta, piccolo, raccontami di nuovo tutto daccapo, senza tralasciare nulla. Poi deciderò il da farsi.” Ed io raccontai. Daccapo. Con dovizia di particolari. Dalla mattina. Raccontai delle biciclette, del pranzo, della partita e infine dello scontro. Il vecchio non mi interruppe mai. Si limitò a seguire il racconto, accompagnandolo con cenni di approvazione, o di disapprovazione, a seconda dell'evolversi degli eventi. Alla fine ero stremato. Stremato ma sollevato. Mi sentivo stranamente leggero. La paura era scomparsa. Mi sentivo bene.
La risata di mio padre piombò giù dalla cima del monte, come una valanga, con lo stesso frastuono e la stessa forza dirompente. Dapprima, io, mia madre e mia sorella, restammo pietrificati, poi ci lasciammo contagiare e fu risata liberatoria per tutta la famiglia. Non capivo bene cosa ci fosse tanto da ridere, ma me ne guardai bene dal protestare; poi era bello ridere tutti insieme. Non riuscivamo più a smettere e papà era quello che rideva più forte. Come suo solito, rideva e piangeva e menava delle manate sul tavolo e sulle mie spalle, facendomi anche male, ma non protestai.
“Certo che questo ragazzino deve essere un bel fenomeno!” Disse quando si fu calmato, “Hai detto che ha la tua stessa età, vero?”
“Si.”
“E ha lisciato il pelo a tre ragazzi più grandi di lui?”
“Si.”
“Davvero un bel fenomeno. Solo mi sfugge una cosa: nel frattempo, tu e quegli altri stronzetti dei tuoi amici, cosa facevate? Non gli avete dato una mano? Anche se, da quanto ho capito, non è che ce ne fosse bisogno. Casomai potevate darla a quegli altri tre perdigiorno!” E giù un'altra mitragliata di risate.
“No.” Risposi molto timidamente.
“No? E perché no? Se le avesse buscate?” Era di nuovo serio.
“Perché avevamo paura! Lui non è di qui. Lui non sa come vanno le cose. Quelli erano più grandi e quelli grandi si approfittano sempre dei piccoli. Guai a protestare. Non era la prima volta che ci fregavano il pallone. Lo fanno sempre. E se ti azzardi a protestare, giù botte.”
Aveva capito. Fece segno di si con la testa. Sicuramente anche quando era un ragazzino lui funzionava così. “Capisco, ci sono passato anch'io. E’ così che va il mondo, perdio! Pesce grosso mangia quello piccolo. E’ una legge di natura. Non ci sono santi. O, forse, no, sembra che il meccanismo si sia inceppato. Credo sia un buon segno.” Sentenziò. Si alzò dalla sedia, si infilò una camicia a quadri sopra la canottiera d'ordinanza, mi fece l'occhiolino e: “Infilati una maglietta pulita e andiamo.” Disse.
“Dove?” Chiesi. La paura stava tornando a farsi sotto. Non ero mai uscito con lui dopo cena.
“Voglio conoscere questo fenomeno del tuo amico. Subito.”
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t-annhauser · 2 years
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Tutto questo male avrà un prezzo
Prima ci terrorizzano con una pandemia globale che ti perseguitano anche solo se ti gratti il naso (due anni di novax, sìvax, novax, sìvax, novax, sìvax, i negozi chiusi, le casse integrazioni, la DAD, ecc. ecc.), finita quella hanno attaccato con la bomba atomica, con il caro energia e le bollette triplicate del trecento per cento, e che siamo in recessione tecnica, ma niente di preoccupante, che non è mica colpa di nessuno, è tutta colpa di Putin, ecc. ecc. e adesso, ops, si chiedono come mai la gente si ostina a votare i populisti, nonostante Damiano dei Måneskin abbia pubblicamente manifestato il suo sostegno alle donne iraniane. Se votano i populisti non è solo perché li prendono per la pancia (come se la sinistra li prendesse solo per il cervello, sì, buonasera), ci sarà pure qualche motivo di malcontento, una qual piccola vena di risentimento che vuol trovare sfogo in qualche modo, che non sia solo attaccarsi con la testa ai Van Gogh e gettare la zuppa di pomodoro nell'apposito riquadro. Ma davvero il pensiero alternativo alle destre crede di convincerci con queste bambinate, avanti popolo alla riscossa con la parrucca rosa? Lo facevano già i Pet Shop Boys nel metaverso degli anni ottanta, roba seria, mica quel Second Life da fighette di Zucchenberg. Convincerci di cosa, che il bene è questo raccattare lavoretti per tirare a campare nell'attesa che arrivi il sol dell'avvenire in monopattino elettrico? Non siamo tutti londinesi, tutti milanesi, fuori dal circo della transizione ecologica e della maggioranza Ursula si comincia a viver male, e tutto questo male ha un prezzo.
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tma-traduzioni · 4 months
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TMAGP003 - Mettere radici
[Episodio precedente] [Indice TMAGP]
[Un computer dell’O.I.A.R. inizia a registrare]
[Qualcuno scrive velocemente su una tastiera, poi un invio deciso]
[Suono di un errore]
[Un agonizzante lamento di frustrazione]
COLIN
(a denti stretti) Ma dai.
ALICE
Che cosa sarebbe di preciso un errore .jmj? Che vuol dire?
COLIN
Niente. È solo una scusa del sistema per rovinarmi la giornata, ecco che cos'è.
ALICE
Potrei provare un altro computer–?
[Colin continua a scrivere mentre parla]
COLIN
No. Lo sta facendo apposta e cambiare computer lo incoraggerà. Non c’è niente di sbagliato, è solo che non accetta i comandi.
ALICE
Cioè – (una risatina divertita) mood, ma comunque…
[Colin pigia altri tasti]
[Errore]
[Colpisce il lato del monitor, forte, più volte]
ALICE
Devo chiamare Lena prima che tu spacchi Freddie? Questa è quasi un’aggressione.
COLIN
(Distratto per la concentrazione) A me o al computer? E cosa potrebbe fare Lena di preciso?
ALICE
Non so. Potrebbe essere utile avere un’altra testimone per quando la situazione degnera in omicidio.
[Tasti. Errore.]
COLIN
E che testimone. Non saprebbe riconoscere un comando DOS nemmeno se le mordesse il culo. Senti, hai messo mano alla directory o qualcosa del genere?
ALICE
Certo che no! Perché dovrei mettermi a litigare con Freddie? Quello è il tuo lavoro.
[Colin scrive ancora]
COLIN
(implorando) Dai funziona, ti prego!
[Pigia invio con l’attenzione con cui si disinnesca una bomba]
[Errore]
COLIN
Bastardo! (scrive) Dimmi solo quale è l’errore! Ti serve qualcosa? Devo prendere un disco di avvio? Ti serve un cavolo di massaggio? COSA?
[Alice ridacchia]
[Tasti. Poi di nuovo errore.]
ALICE
Vuoi fare una telefonata a un amico? Magari al dipartimento di informatica?
[Una sedia con le rotelle viene spostata]
COLIN
Non sono amici amici miei, nemmeno tuoi. Ti seppelliscono di scartoffie solo per sostituire un tappetino per il mouse - lo sai. 
[Colin s’infila sotto la scrivania]
Conosco questo sistema meglio di chiunque altro ancora in vita e ciò nonostante non capisco come funziona! Quindi posso garantirti che nessuno di quegli idioti non sa nemmeno da dove iniziare con questa fumante pila di me-
ALICE
(al computer) È tutto okay, Freddie-piccino. (Lo accarezza) Andrà tutto bene, tesorino.
COLIN
Non provarci con il computer mentre ci sto lavorando.
ALICE
Hey, non sono io quella a pecora…
COLIN
(riemerge da sotto la scrivania) Sono serio. Non dargli una personalità. Non dovresti nemmeno chiamarlo “Freddie.”
ALICE
Uh-huh. Perché FR3-D1 è così facile da dire.
COLIN
Fare amicizia con questo stramaledetto programma che prova ad annientarsi ogni volta che apro una finestra non è “carino”. Già è abbastanza difficile dedicare ogni secondo della mia vita a impedire che questo intricato casino sporchi il letto senza che tu ti incazzi.
ALICE
Oh andiamo, non è poi così male. 
COLIN
Hai almeno idea di che cosa succederebbe se questo coso alla fine riuscisse ad estinguersi?
ALICE
(tono piatto) …Andremmo a casa prima?
[Colin fa un suono irritato]
[Scrive]
ALICE
Forse ha solo bisogno di un po’ di incoraggiamento.
COLIN
O forse solo ha solo bisogno di un bel calcio nelle p-
[Dei rumori indistinti diventano un audio]
VOCE DEL COMPUTER (NORRIS)
Caso: Omicidio Data: …
COLIN
Grazie a Dio!
[Colin schiaccia la barra dello spazio per metterlo in pausa]
[La registrazione si interrompe]
ALICE
Hey, l’hai aggiustato! Ed eccccccco Freddie!
COLIN
Hai sbagliato film.
ALICE
Meh, sappiamo entrambi che Robert Englund sarebbe stato più bravo. Complimenti, Colin, sei una star.
[Si sposta e gli dà un colpetto sulla schiena]
Devo processare delle montagne di roba stasera, quindi fallo partire, io vado a mettere su il bollitore! Vuoi niente?
COLIN
Uno scotch doppio.
ALICE
Vada per del caffè vecchio di due giorni.
COLIN
(con la testa tra le mani) Eurgh.
[Colin schiaccia di nuovo la barra spaziatrice con aggressività]
[Passi mentre si allontana]
[Il computer inizia a parlare da solo]
VOCE DEL COMPUTER (NORRIS)
….zero- tre, zero-quattro, duemilanove. 8:45 a.m.
[Norris come l’altra volta sembra umano ma ha una cadenza robotica]
Racocolta: Deposito CID del Kent.
Oggetto: Diario del Dr. Samuel Webber, età 46 anni. Rilasciato da Harriot Manning, counselor specializzato nell’elaborazione del lutto. Ritrovato all’interno di una ventiquattrore nera danneggiata dall’acqua, parzialmente sotterrato, attraversato da delle radici ammuffite.
Ulteriori contenuti: Uno smartphone danneggiato dall’acqua. Un portafoglio con la carta di identità del Dr.Webber e la sua carta di credito. Le chiavi del n.13 di Marigold Drive con un portachiavi d’oro. Parti delle cartelle mediche di Gerald Andrews - età 37 anni, al n.12 di Castlehill Avenue - e Maddie Webber - età 39 anni, deceduta.
Caso: 1201/19
Numero di serie: 72003210
Raccolto da: Agente Speciale Caroline Jennings, 2911
Diretto a: Deposito Prove Sud-Est – Lewisham
Seguono passaggi del diario di interesse:
Data: 07-12-09. 10:03 p.m.
[La voce di Norris si fa completamente umana non appena inizia a leggere dal diario]
La giornata di oggi è stata da manicomio. Avevo pianificato tutto, tutto quanto! E poi un attacco di panico mi ha soffocato lasciandomi senza determinazione. È stato così umiliante! Mi sono sentito come se il terreno si sarebbe aperto sotto i miei piedi con tutti che mi fissavano, solo per alzare gli occhi al cielo davanti alla mia “isteria,” per usare le parole dei paramedici. Loro non capiscono. Ero quasi sul punto di essere preso… Ma è fatta. Ora devo soltanto sparire.
Non posso tornare a casa. Per lo meno non per qualche giorno. E dovrò evitare i soliti posti finché non si saranno nuovamente scordati di me. Non dovrebbe essere difficile, che sarà mai un altro dottore stressato. Solamente un uomo grigio in mezzo alla folla, mai degno di nota finché non necessario.
Un uomo nella metro continuava a fissarmi. Sembrava che stesse cercando di connettere i puntini… sono paranoico, lo so, a starmene sdraiato in mezzo ai fiori di campo in un giardino dimenticato. Il fango mi ha rovinato le scarpe.
Non ho molto nella valigetta. Comunque, fare un elenco aiuta a mantenere l’ordine:
Fascicoli su “gli amanti sventurati”
Il turno di lunedì mattina - spero che l’operazione della signora Mrs. Campbell’s sia andata bene
Nove caramelle Werther’s Originals (perché a un certo punto sono diventato un vecchietto senza rendermene conto)
Penne, blocchetti per le ricette
Tessera Oyster – sempre valida
23 sterline e 22 in contante– pensavo fossero 24, ma una delle monete era un euro consumato. Non sono certo del tasso di cambio…
Questo diario, ovviamente. Molte grazie, counselor - è più probabile che lo usi come esca per il fuoco che per “esprimere i miei sentimenti”
E il mio telefono. Batteria al 43%, 1 tacca… Possono rintracciare le SIM, no? Dovrei probabilmente distruggerla. Meglio rimanere isolato che essere beccato.
È quasi mezzanotte. (Perché non è più buio?) Non mi sono portato dietro un pranzo, non pensavo che mi sarebbe servito. Non pensavo che sarei riuscito ad arrivare a questo punto. Mi chiedo per quanto dovrò rimanermene qui prima che smettano di cercare. Probabilmente dovrei mangiare una Werther’s. Solo una però. Cristo, mi sono ridotto a dover razionare le caramelle.
Devo trovare un posto asciutto. (Per quale motivo ho mai scelto di nascondermi qui?) Potrei provare in un ostello? Dovrei mostrare un documento? Potrei mentire, usare un nome finto.
Potrei essere Gerald Andrews. Sono certo che a Maddie sarebbe piaciuto molto.
Adesso ricordo. Era per il gelsomino. Quel profumo nella pioggerella sottile mi ha attirato. Me la ricorda così tanto.
[Una musica molto leggera inizia a crescere]
Maddie amava il profumo del gelsomino. Avrebbe adorato questo posto, nascosto tra i brutti vicoli di mattoni.
Mi avrebbe fatto delle domande sulle piante, e io le avrei risposto che non sapevo. Non sapevo nemmeno che i giardini potessero fiorire così tardi.
Non stavo ragionando quando mi sono fatto strada oltre il cancello. Stavo solo seguendo il mio naso verso i ricordi di tempi più felici, suppongo. L’odore è molto più pungente qui dentro di quanto non lo fosse da fuori, e quasi eccessivamente dolce-quasi-marcio vicino alle piante. Maddie avrebbe saputo che cosa è. Ma è buio e silenzioso, questa è la cosa più importante.
Sembra che nessuno si prenda cura del giardino, cosa che mi va benissimo. Cresce selvatico attorno alle rovine di una qualche chiesa distrutta dalle bombe. È bello vedere la natura che guarisce delle vecchie ferite.
Mi sono graffiato le mani e la faccia lottando per farmi strada tra i cespugli sotto uno dei vecchi archi. Ho freddo ma ne vale la pena; qui non mi troverà nessuno.
C’è un tale silenzio. Il fitto fogliame soffoca il rumore della città in un sussurro. Posso a malapena sentire le sirene. Dubito che siano per me, ma rimango comunque fermo.
Non ho molta scelta; dove altro potrei andare? Non posso andare a casa, quello è il primo luogo che controlleranno. Tra l’altro lì ci sono troppi ricordi, e - (inspira) ci sono i vicini… Sempre a ficcanasare con i loro volantini sulla sicurezza del vicinato.
Lista di altri possibili nascondigli:
Il terreno dello Zio T. Sicuro, ma a circa 9 miglia - troppo lontano. Le uova fresche di giornata sono un plus, ma non esattamente di proprietà. Tra l’altro, il gallo potrebbe essere un problema.
La cantina dell’ospedale. Sarebbe stata la soluzione migliore, ma arrivare lì senza essere visto è un problema eccetera, e non sarebbe facile trovare del cibo. Di sicuro sarebbe stata più calda e asciutta, con il boiler acceso tutto il giorno.
Sono più al sicuro qui nel mio piccolo santuario. Sudicio e dolorante, ma al sicuro.
Suppongo ci sia un’altra possibilità.
Il magazzino.
Ho sempre una chiave. Il mio nome non è più sul contratto, ed è riparato e asciutto, ma… Maddie ha messo lì tutte le sue cose dopo che se n'è andata. Non so se ce la faccio ad essere circondato da tutta quella storia, anche se sarebbe più comodo.
Non riesco a dormire. Questo fastidio mi sta uccidendo! Lo sento anche se standomene sdraiato a terra ho perso la sensibilità per il freddo. Deve essere una reazione allergica a qualcosa. L’irritazione si estende per tutto il lato sinistro. Proverò a cercare un posto migliore con la luce.
Credo di aver sentito qualcuno che mi chiamava per nome. Niente torce però, nessun movimento, solo la voce. Sembrava Maddie. Le mie mani non la smettono di tremare.
La mezzanotte è passata da un pezzo. Dovrebbe - essere buio pesto, ma riesco ancora a distinguere delle sagome grigie nell’ombra. La voce mi sta ancora chiamando. Devo rimanere immobile anche se il mio cuore sta battendo all’impazzata. Mi sa che dei rami si sono spezzati, ma non so dove.
Manca poco alla mattina, ma la sento ancora là fuori, che si muove nel giardino. Per poco non rispondevo mentre sonnecchiavo.
Il mio cellulare è morto. Proprio la mia fortuna. Riesco a vederci abbastanza per scrivere, quindi dovrebbe mancare poco all’alba… Dio solo sa se mi serve del calore.
L’irritazione sta peggiorando e i graffi finiranno per infettarsi se non li pulisco. Ne ho controllato uno sul mio avambraccio e sembra che stia secretando qualcosa pieno di filamenti semitrasparenti e a spirale. Sottili come capelli, le radici sono venute via facilmente quando ho tirato con uno strappo che ho sentito sia fisicamente che come rumore. Non ho mai visto niente di simile prima d’ora, ma d’altronde la dermatologia non è mai stata il mio forte. 
Se avessi gli strumenti giusti, sarebbe molto più facile. Devo trovare un bisturi e uno specchio. Ho pulito i graffi alla meno peggio, ma adesso quando mi muovo ho delle fitte all’addome.
Condizioni attuali:
Sento il sapore dell’anice.
Mi sta colando il naso. Muco normale, grazie a dio.
L’irritazione si è diffusa su tutta la mia schiena adesso, e se mi muovo, riesco a sentire la zona irrigidita che si apre e gocciola come una crosta.
Mi sento molto stanco. Probabilmente l'ipotermia. Brutto segno.
Le mie unghie sono nere per il terreno, anche se non mi ricordo di aver scavato…
I graffi stanno tutti gocciolando adesso.
Fatico a non ricadere in sogni vividi.
Devo alzarmi, uscire di qui per trovare delle cure. Per lo meno devo rischiare in una farmacia. Ne ho vista una a qualche strada di distanza. Non sono di questa zona, quindi dubito che mi riconosceranno. Ho ancora il mio blocchetto delle ricette con me, ma usare i miei stessi fogli sarebbe incredibilmente stupido.
Questo luogo è di gran lunga più grande di quanto non avessi pensato.  Ho seguito le betulle e le chiome lungo quel sentiero di ghiaia vicino al muro. Bordato di muschio. C’è una fitta parete di boscaglia che schiaccia la recinzione. Lo so, io - me lo ricordo. Non riesco più a sentire il traffico adesso. È difficile continuare a muoversi.
Non riesco a trovare un ingresso. Mi sono rassegnato a farmi strada a forza nei cespugli ingarbugliati come prima. È stato molto doloroso, ma ce l’ho fatta. Solo per scoprire che il giardino continua dall’altra parte. Sembra lo stesso. Credo anche che Maddie sia sempre lì.
Gelsomino ovunque. L’odore mi punge dove mi tocca, ma - questo non ha senso. Mi chiedo se sia psicosomatico? Una coscienza sporca abbinata alla polmonite…
Sono di nuovo tra la vegetazione bassa. Non sono sicuro di essermi mai alzato. Non ricordo di esserci tornato - i miei piedi sono gonfi.
C’è qualcosa di molto sbagliato. Devo andare alla farmacia ora o mai più. Sono riuscito a infilare a forza i piedi nelle scarpe con qualche puntura, ma… fatico a stare in piedi. 
Maddie ha ragione, però. I dottori sono i peggiori pazienti. Siamo sempre ad auto-diagnosticarci, e la vediamo sempre nera. Si è offerta di andare e prendermi le medicine. È sempre stata gentile.
Cercherò di mantenermi caldo e dormire finché non spunta il sole. Desidero così tanto vederlo di nuovo.questa notte sembra infinita. Voglio sentire nuovamente il calore.
Ho così tanta paura. Grazie a dio c’è Maddie. Devo trattarla meglio. Tornerà presto con le medicine.
Aggiornamento delle condizioni:
Bocca secca e gola gonfia. Adesso sento il sapore di anice bruciato.
Le dita sulla mano sinistra sono quasi immobili. La destra non è messa molto meglio. (fa scattare la penna) Non so per quanto ancora riuscirò a scrivere.
Il dolore all’addome è passato e le perdite sono pressoché finite, ma mi fa male la schiena.
Ho senza dubbio un’infezione. Nei graffi stanno germogliando qualche sorta di polipi e anche toccandoli molto delicatamente sembra di picchiare un nervo scoperto.
Puzzo di gelsomino. O almeno credo.
Devo solo riposare, e questo posto è abbastanza sicuro. Maddie però non è ancora tornata. Spero stia bene. Mi manca la sua risata. E quel sorriso.
Mi preoccupo quando esce da sola. Potrebbe parlare con chiunque, come Gerald. Non mi è mai piaciuto lui. Dovrei dedicarle più tempo; sono troppo impegnato e lavoro fin troppo. Arrivo a casa e - vado diretto a dormire! Devo fare attenzione o finiremo per allontanarci. Non so cosa potrei fare se pensassi di averla persa.
Ma qui non sono solo. Sono coperto di insetti. Sembra piacergli mangiare dalle mie ferite, quindi glielo lascio fare. Tra l’altro grattano il prurito.
Il braccio destro adesso è del tutto insensibile e la pelle si sta aprendo fino all’osso. Ho rimosso le falangi - tirandole via come il nocciolo da una pesa. Le ho piantate in profondità. Le mosche hanno assalito la ferita, e presto ci saranno le larve a mangiare solamente la carne morta, lasciando quella viva. La natura è così meravigliosa, così efficiente; niente nel giardino viene sprecato.
Posso vedere che le mie ossa sono avvolte dagli stessi strani filamenti sottili delle ferite. È una cosa così affascinante da osservare. Dovrei scrivere un articolo. Ovviamente se l’infezione dovesse raggiungere il midollo ci potrebbero essere delle complicazioni. Potrei prendere delle contromisure più drastiche, ma mi servirebbe qualcosa con cui tagliare. Qualcosa di duro e pesante. Una roccia forse? Potrei? Dovrei?
Non saprei per quanto ho dormito. Sempre niente sole.
Maddie, sei tu?
Hai ragione. Dovrei rimanere.
È tornata da me! Solo un sussurro ma è proprio lei! Sapevo che non mi avrebbe mai abbandonato. Dice che c’è un punto dove posso sedermi al sole e sentire il vento sul volto. Cosa farei senza di lei?
Abbiamo deciso di non asportare più niente di me mentre la mia condizione è in fase di sviluppo. A Maddie non sembra prudente, adesso che il vomito è passato. È stata una situazione delicata per un po’ di tempo, ma credo di aver espulso la maggior parte del marcio, e creato abbastanza spazio per crescere.
Monitoneremo il progresso, ovviamente con un rigido regime di aria fresca, luce del sole e riposo. (Sorridendo) I polipi dovrebbero fiorire tra poco.
Aggiornamento delle condizioni:
Ho acquisito un bel po’ di peso e la mia pelle sta venendo via bene, come un pomodoro cotto.
Le gambe saranno presto non reattive. Devo rendere definitiva la mia posizione prima di allora, ma ci sono moltissime variabili da prendere in considerazione. Maddie mi sta dando consigli.
Le radici si sono liberate del peso della mia carne, e questa si stacca dalle ossa e cade nel terreno.
Niente afidi o altri parassiti. Sono piuttosto sano.
(Con gioia) Le nubi si sono finalmente aperte e i cieli azzurri sono così luminosi, quasi accecanti! Siamo benedetti con una tale raggiante gioia di calore e amore, seduti insieme nel nostro giardino. Il pensiero di tutti quegli anni alle mie spalle, a faticare nel buio, ignorando il nutrimento per mè stesso e gli altri, così riservato… Ma non più. Ho così tanto tempo adesso, qui nella luce. Ma - stranamente, nel profondo del mio animo, sotto le radici, c’è qualcosa che ancora trema di paura.
Non capisco perché. Il sole è luminoso, le mie radici sono profonde, e la brezza e fresca e pulita. (La voce rallenta, diventando più robotica) Credo che rimarrò qui per un bel po’.
[Il computer si spegne con un bip e dei rumori]
[I rumori della CCTV per una nuova registrazione]
[La macchinetta del caffè si avvia]
[Sam fa un piccolo sospiro]
[Versa il caffè]
ALICE
Versane anche agli altri, se non ti dispiace.
SAM
Certo.
[Continua a versare]
[Sam sospira di nuovo, un po’ frustrato]
ALICE
Già. Non ho sentito tutto, ma è sembrato divertente.
SAM
Com’è che lo devo classificare? Dubito ci sia un codice per “giardino-pasrassita-che-gli-sussurra-all’orecchio-con-la-voce-della-donna-che-ha-palesemente-ucciso-e-poi-ti-trasforma-tipo-in-albero.” 
ALICE
“Infezione” comma“arborea”? Incrociato con “colpa” se sei ispirato.
SAM
(divertito) Ovviamente.
[Sam versa il caffè]
[Passi quando lo serve]
ALICE
Alla salute.
[Bevono]
SAM
(Notando la sua espressione) …Cosa?
ALICE
Stavo solo pensando. Ti dispiacerebbe farmi un favore?
SAM
Dipende.
ALICE
Niente di osceno -
SAM
Oh bene.
ALICE
– è solo…
Ti dispiacerebbe chiamare il dipartimento informatico per conto mio?
SAM
Pensavo che Colin fosse riuscito ad aggiustarti il computer.
ALICE
L’ha fatto, con tanto di ramanzina, e onestamente sono piuttosto stufa di doverci rimettere ogni volta che Freddie fa le bizze. Sappiamo tutti che il sistema è un casino, Colin ce l’ha detto tipo un miliardo di volte, ma è lui che quello che mette sempre mano al sistema, e, beh…
SAM
Pensi che sia lui a causare i problemi?
ALICE
È solo che ho iniziato a chiederme se ha idea di cosa sta facendo con tutto quel - groviglio di codici. Chiederei io al dipartimento ma, se Colin dovesse beccarmi, darà di matto!
SAM
(sarcastico) Oh giusto, ma io e lui adesso siamo così vicini proprio dopo il tuo scherzetto la mia prima sera.
ALICE
Ahhh, ma tu sei nuovo.  Puoi sempre appellarti all’ignoranza! Per l’amor del cielo quella sì che è una scusa credibile. Sei praticamente un puledrino appena nato che gira per la stalla sulle sue zampette a grissino.
SAM
Beh, grazie mille.
ALICE
(punzecchiando) Non c’è di che.
SAM
Guarda, Alice – in questo momento l’unica cosa che voglio è alzare un polverone, mi sembra che ci sia già troppa tensione così com’è.
ALICE
Sto solo dicendo che è Colin ad armeggiare sempre con questo sistema, e non ho mai visto della supervisione. 
Se tu fai delle domande ai piani alti su questa situazione, con gli occhioni da Bambi e così innocente,  potrebbe partire un campanello d’allarme! Potrebbero anche venire giù e fare un aggiornamento o un reboot, o che ne so.
SAM
Hmmmmmm. La tua argomentazione non è niente male…
ALICE
Grazie.
SAM
Ma è comunque un no, temo.
[Una pausa]
ALICE
(scherzando) Ti sei fatto una potente nemica stanotte.
SAM
(bevendo) Ho più paura che Colin mi faccia mangiare a forza la mia tastiera.
[Passi di Gwen che entra]
ALICE
(ridacchia) Onesto.
GWEN
Alice il 27 sei a lavoro? Ho un impegno, e sai com’è Lena.
ALICE
(grandiosa e snob) Buona sera, Gwendolyn!
GWEN
Devi fare così ogni singola volta?
ALICE
(normale) Va bene. Di quale “impegno” si tratta?
GWEN
Proprio non ti riguarda. Dimmi solo, sei a lavoro o no?
ALICE
Vedi, adesso proprio devo saperlo. Tu che ne pensi, Sam?
SAM
Non ho intenzione di farmi trascinare in questa discussione.
GWEN
Alice, non ho tempo per queste cose. È facile: sì o no.
ALICE
Non sarebbe un vero peccato se non potrai andare solo perché ti sei rifiutata di dirmelo. Sarebbe davvero infantile, non è vero, Sam?
SAM
Bastaaa.
GWEN
(trattenendosi) Si tratta di una cena con degli amici, se davvero devi saperlo. Tutto qua.
ALICE
Fammi indovinare. (Con un accento da alta borghesia) Abiti meravigliosi, champagne, bagni nel sangue dei poveri – quel genere di cosa?
GWEN
(con voce ferma, neutra) Sai che abbiamo lo stesso stipendio, Alice. Una vecchia amica è appena diventata partner nel suo studio legale. Vuole festeggiare.
ALICE
Proprio non stai nella pelle.
GWEN
Oh, non vedo l’ora di chiacchierare con loro e raccontargli che lavoro sempre nella stessa latrina in cui ero la scorsa volta che me lo hanno chiesto.
ALICE
Oh andiamo, non è così male.
GWEN
Sei a lavoro o no? Il 27, sì o no?
ALICE
(tono piatto) Va bene. Sì, quella notte sono a lavoro. Sono a lavoro ogni singola notte. Sono nata qua sotto e qua morirò. Felice?
GWEN
(sospirando) Chi di noi lo è?
SAM
Accidenti.
[La registrazione della CCTV s’interrompe]
[Traduzione di: Victoria]
[Episodio successivo]
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mynameis-gloria · 1 year
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Oggi un sabato in cui mi sono tenuta occupata nonostante il tempo instabile e il mio umore che viaggia a braccetto quando fuori è così grigio e soprattutto DANNATAMENTE freddo. Mattina appresso a mamma perché la mia auto era dal meccanico e nel mentre ne abbiamo approfittato per fare spesa e commissioni. Dopo pranzo non mi sono fermata un secondo, avevo in mente di fare due dolci e così ho fatto, i biscotti "unotiralaltro" della scorsa settimana all'avena e poi una ricettina nuova: un plumcake al cioccolato senza uova, olio, burro e lattosio. Sì praticamente senza quasi nulla, ma vi posso assicurare che è venuto una bomba anche se il mio stomaco dovrà attendere domani per la vera degustazione. E come sempre devo metterci del mio, quindi l'ho rivisitato aggiungendo dei pezzetti di cioccolato fondente...Mmmm già immagino la fetta pucciata nel caffè domattina. Mentre ero alle prese tra fornelli, recipienti, farina e mani impiastricciate, il cielo è diventato improvvisamente azzurro, così che una volta infornato, sono sgattaiolata fuori casa, quasi correndo, per approfittarne di questo caldo e fare la mia camminata.
Tornata in tempo per sentire quel dolce profumo invadere la casa e spegnere il forno, di corsa a lavarmi, scegliere come prepararmi per domani, passare del tempo tra risate e semplici momenti con fratello e mamma, che non accadono così spesso e solo alle sei, finalmente, sedermi qualche minuto sul divano e rilassarmi un attimo. La giornata è volata e sono stata contenta di come si sia svolta, anche se freneticamente, soprattutto perché vuol dire che manca sempre meno a domani ed io non vedo l'ora, anche se non so bene cosa aspettarmi ma sento che mi regalerà moltissimi stimoli ed emozioni. La testa non ha pensato troppo e in questi giorni è proprio ciò di cui ho bisogno.
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an09 · 2 years
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27/05/2022
Ciao amore mio, innanzitutto buon compleanno, sono qui sul tuo letto a pensare alle parole adatte per poter rendere il tuo compleanno speciale, ma non riesco a trovarne molte all’altezza della persona meravigliosa che sei. Sei entrato nella mia vita come una bomba, sei entrato e sei rimasto dentro incastrato, sei esploso dentro di me, hai dato fuoco alla mia anima e te la sei portato con te. Sono fiera di te e ti amo, si ti amo perché sei il particolare più bello della mia vita, perché mi hai presa per quello che sono e non mi hai più lasciata andare. Ricordi quante notti a mangiare la pizza sul lungomare o al nostro panorama? Ricordi quante volte abbiamo iniziato a vedere l'alba insieme perdendoci in discorsi più grandi di noi? Quante volte siamo andati in giro senza motivo, senza avere una meta solo per guardarci e parlare in continuazione. Ricordi? Oggi io sono fiera e felice di avere un UOMO come te al mio fianco con quel musino dolce che ogni mattina mi sveglia con un milione di baci. Il tuo affetto, la tua presenza, i tuoi abbracci, i tuoi sorrisi, le nostre parole sgrammaticate, il tuo arrabbiarti per gelosia, il tuo modo di guardarmi, il tuo modo di starmi accanto, la tua sensibilità, i tuoi traumi, il tuo odiare la forchetta grande, il tuo rompere le scatole perché ti tocco i capelli, il tuo modo di ragionare,il tuo offenderti perché vuoi fare le cose insieme a me ed uguali a me, il tuo essere iper attivo, il tuo lanciarmi la brioche sulla testa la mattina, i tuoi occhi appena apro gli occhi quando mi sveglio, la tua testa che mi stupra ogni giorno e non mi fa più ragionare.. queste cose hanno fatto si che entrassero dentro di me per curare le mie ferite ed io le amo da morire. Spero che tu sia felice che sono con te e soprattutto spero di sposarti un giorno, di creare tutto quello che vogliamo insieme. Non mi stancherò mai di te. Se potessi regalarti qualcosa oggi sceglierei una cosa che non è materiale, qualcosa che non si può toccare ma la puoi sentire. Ne prenderei in quantità industriale e te la sbatterei in faccia.. ti regalerei la felicità. Tu non hai idea di quanto vorrei vederti felice, realizzato con una vita tranquilla e normale perché le tue vittorie automaticamente diventano le mie. Ti auguro tanto, ti auguro di prenderti le tue rivincite, ti auguro di essere un vincente “come dici sempre tu”, ti auguro di essere migliore di tutti ogni giorno, ti auguro il meglio con me, ti auguro di far stare bene tutti le persone che ami, ti auguro il sorriso, ti auguro un cuore più grande, ti auguro tanti pianti di felicità perché sono i più belli, te lo meriti amore mio. Goditi tutto quello puoi e fallo sempre con il sorriso e di me stanne sereno perché io voglio morire affianco a te te lo dirò per sempre. Ti prometto di farti stare bene ti amo con tutto il mio cuore. Buon compleanno principe mio🤍 la tua lorsetta🤍
Tumblr media
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Ci sono dei giorni in cui mi sento minuscola, brutta, non meritevole di niente. Ci sono dei momenti in cui mi guardo intorno e tutti mi sembrano meglio di me. Sono tutte più belle, più intelligenti, più brave, più simpatiche. E io mi vedo inetta, piccola, inadeguata, brutta, incapace.
Questi giorni non li controllo, e sono sempre troppi. E rischio di rovinare le cose belle che mi succedono quando mi ritrovo in questi momenti qui.
Faccio a botte con la mia testa da sempre, a volte penso di aver fatto passi avanti, altre mi butto cosi tanto odio addosso che non mi riconosco.
Rischio di rovinare rapporti perché non riesco a fidarmi perché la falla sono io. Sono io quella inadeguata, sono io che a volte sembro una bomba a orologeria. E fatico cosi tanto a credere di poter meritare amore, a credere di valere abbastanza.
È faticoso e vorrei solo rifugiarmi sotto le coperte, nascondermi dal mondo e da me stessa.
Invece devo fare finta di nulla e giustificare la mancanza di espressione sul mio volto e le poche parole che riesco a dire, con un banalissimo "ho mal di testa".
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lubweird · 1 year
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Guarda "La bomba in testa - Fabrizio De Andrè" su YouTube
youtube
Chissà cosa si prova a liberare
La fiducia nelle proprie tentazioni
Allontanare gli intrusi dalle nostre emozioni
Allontanarli in tempo e prima di trovarti solo
Con la paura di non tornare al lavoro
Rischiare libertà strada per strada
Scordarsi le rotaie verso casa
Io ne valgo la pena
Per arrivare ad incontrar la gente
Senza dovermi fingere innocente
Mi sforzo di ripetermi con loro
E più l'idea va al di là del vetro
Più mi lasciano indietro
Per il coraggio insieme, non so le regole del gioco
Senza la mia paura mi fido poco
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grlbts · 1 year
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quando mamma mi dice che mi sono fatto troppo secco in realtà vuol dire che sto invecchiando. le guanciotte che tutti volevamo pizzicarmi da bimbo non torneranno più, o almeno così credo io, comunque sia per tagliare la testa al toro e non litigare si farà un tentativo: domani mattina prendo la bomba alla crema
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danilacobain · 1 year
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Selvatica - 53. Bisogni contrastanti
Era felice di aver ricevuto un messaggio da parte di Corinna, era stata molto dura per lui non sentirla e non vederla. Ma almeno sapeva che sarebbe stata bene, che non le sarebbe potuto accadere più niente di brutto.
Aveva sistemato tutta la storia con Antonio, anche se non ancora come voleva lui, sapeva che quel farabutto non l'avrebbe mai più toccata e presto, se fosse andato tutto secondo i suoi piani, lo avrebbe tolto dalla circolazione per un bel po'.
Voleva rivederla ma allo stesso tempo sentiva ancora il bisogno di starle lontano. Gli aveva mandato uno strano indirizzo e Ante aveva intuito subito di cosa si trattasse. Ne ebbe la conferma quando con l'automobile imboccò un vialetto di ghiaia che si apriva in un parcheggio circondato da alberi che facevano da cornice a un edificio dal colore verde acqua.
La vide subito, seduta su una panchina. Il volto chino sul cellulare e le gambe che non riuscivano a stare ferme. Era agitata quanto lui in quel momento. Ante prese un bel respiro e scese.
Corinna lo vide arrivare e si alzò per andargli incontro. Aveva un bel sorriso dipinto sul volto, ma il viso era pallido e sembrava deperita. Facendosi più vicino poté notare le profonde occhiaie scure e un impalpabile velo di tristezza. Restava comunque la creatura più bella che avesse mai visto e gli faceva battere forte il cuore.
Anche lui sorrise. «Come stai?»
«Bene.» Corinna infilò la mano in tasca e tirò fuori la carta di credito che lui le aveva lasciato in ospedale. «Tieni, questa non mi serve.»
Ante la prese e la ripose nel portafogli. «Come mai siamo qui?»
Il suo sorriso divenne nervoso. «Voglio farti conoscere una persona.»
Ante divenne serio. «Tua madre?»
Corinna lo fissò. «Sì. Però prima di entrare ti devo dire una cosa.»
«Devi dirmi che è malata?»
Corinna evidentemente non si aspettava quella domanda. Non si aspettava che lui reagisse così, e Ante non voleva ferirla o essere brusco ma i sentimenti che aveva provato quando lo aveva scoperto stavano venendo tutti a galla e gli risultava impossibile controllarsi.
Lei abbassò la testa, non riuscendo a reggere lo sguardo severo di Ante. «Sì. Da quanto tempo lo sai?»
«Da quando ho saputo anche tutto il resto. Come mai mi hai tenuto nascosto anche questo? Ti vergogni di avere una madre malata?»
Il suo volto divenne improvvisamente serio. «No. Non dirlo neanche per scherzo. Ho sbagliato a non dirtelo subito, ma all'inizio non volevo che te ne andassi come avevano fatto tutti gli altri.»
Corinna ci aveva sempre tenuto a sottolineare la sua forza e la sua indipendenza e ora Ante riusciva a capirla anche meglio. In quel momento era proprio bella mentre gli esponeva con decisione il suo punto di vista e, sebbene lui non lo condividesse, non poté trattenere un moto di amore e orgoglio che venne fuori attraverso un sorriso. Si affrettò a tornare serio e riuscì a trattenere il proprio corpo che desiderava stringersi a quello della ragazza. Quei segreti non erano stupidaggini, quei segreti li avevano portati a una rottura definitiva, quei segreti bruciavano ancora dentro di lui.
«Non so quello che hanno fatto gli altri e neanche voglio saperlo.» In realtà avrebbe voluto ucciderli tutti per aver ferito il cuore di quella ragazza così speciale per lui. Infilò le mani nelle tasche della tuta per nascondere il nervosismo che cresceva di minuto in minuto. Rabbia, amore, delusione, desiderio, tutti insieme nella sua testa, pronti a esplodere come una bomba a orologeria. «Però ti ho dimostrato che con te facevo sul serio. Ti ho portato a casa mia, in Croazia, ti ho presentato ai miei genitori. Meritavo più sincerità da parte tua.»
Lei si toccò nervosamente le mani. «Hai ragione, e non smetterò mai di chiederti scusa per questo. Senti, Ante, se non ti va di entrare non è un problema. Almeno adesso non ho più nessun segreto con te.»
Ante rimase a fissarla pochi secondi, poi annuì. «Certo che voglio entrare.»
Lei gli sorrise. «Grazie.»
Fu un momento molto intimo e delicato. Corinna aveva le lacrime agli occhi ma non pianse mai. La signora che doveva essere sua madre, una donna che da giovane era sicuramente stata bella come sua figlia, non la riconobbe. La guardava come fosse un'estranea e chiedeva informazioni su qualcosa, un posto che Ante non aveva mai sentito.
Ante aveva il cuore gonfio di tristezza. Avrebbe tanto voluto poter dire a sé stesso che gli era passato tutto e che era pronto a perdonare Corinna, a non lasciarla mai più sola, ma non era così.
L'incontro durò pochissimo, forse meno di una decina di minuti, troppo penoso per Corinna e straziante per Ante, che in quei minuti aveva provato a mettersi nei panni della ragazza e aveva capito. Aveva capito tutti i suoi timori e tutte le sue paure. Aveva capito il perché di quella voglia continua di apparire forte, di essere decisa e determinata a fare tutto da sola. Ma non era riuscito a capire come avesse potuto non fidarsi di lui.
Erano state troppe le bugie e tutte molto gravi. Si era sentito come se lei non avesse avuto fiducia in lui, come se lei avesse sempre pensato alla propria vita in maniera separata da lui, mentre Ante, da quando l'aveva conosciuta, aveva cominciato a pensare alla loro vita. A qualcosa da costruire insieme giorno per giorno, a un percorso che li vedeva intrecciati e pronti a condividere tutto.
Fuori, lei provò a sorridere. «Perché stasera non stiamo insieme? Potremmo parlare con calma di tutto quello che è successo in questi ultimi giorni.»
Ante guardò verso l'auto e più in lontananza. «Corinna, non credo sia una buona idea.»
Una flebile speranza si accese nello sguardo di Corinna. «In realtà c'è anche un'altra cosa che ti devo dire.»
Il cuore di Ante tremò e i pensieri girarono veloci nella testa. «Cosa?»
«Sono stata da Antonio oggi e...»
«Come?» Ma perché continuava a comportarsi come una sconsiderata? Si era impegnato in tutti i modi per risolvere la faccenda e lei continuava a tornare da quel criminale. «Corinna...»
«Aspetta, fammi finire! Ero andata lì per dirgli di lasciarti in pace, ma...»
Ante scoppiò a ridere, un riso nervoso. «Mi volevi proteggere?» disse in tono sarcastico.
Corinna si intristì. «Non era una questione che riguardava te, soprattutto adesso che non stiamo più insieme. Comunque, non so cosa sia successo, mi ha detto che non vuole più vedermi.» Sorrise di nuovo e questa volta lo fece anche Ante, sollevato. Corinna esitò un attimo, guardandolo in modo strano. «Sono libera, capisci? Niente più minacce, niente più ricatti.»
Ante annullò tutte le distanze e l'abbracciò. Più stretta che poteva, posandole un bacio sui capelli. Corinna si irrigidì. Si tirò indietro, allontanandosi di qualche passo. Piantò gli occhi nei suoi.
«Dimmi la verità, c'entri qualcosa tu?»
Ante non rispose. Non aveva bisogno di dirle niente, lei lo aveva già capito. Osservò tutte le emozioni che passavano dal suo volto, in un primo momento incredulo, poi arrabbiato, poi speranzoso.
Si morse il labbro. «Cosa vuol dire questo? Sei pronto a perdonarmi? Possiamo... possiamo ricominciare? Io ti prometto che ti restituirò tutto, piano piano.»
Sembrava un fiume uscito dagli argini. Ante scosse la testa. «Non sono pronto a perdonarti. Voglio solo che tu sia libera di vivere la vita che desideri.»
Corinna provò ad allungare una mano verso di lui, che rimase immobile. «Ante, io desidero stare con te.»
«Non è vero. E poi in questo momento io provo ancora troppo rancore nei tuoi confronti.»
Corinna strinse i denti e sbuffò. «E adesso io che dovrei fare? Non vedi in che posizione mi hai messo? Non voglio essere in debito con te!»
«Corinna, non devi sentirti in debito con me. Lo avrei fatto per chiunque.»
Lei si passò le mani tra i capelli e sospirò. «Ti odio.» Si incamminò veloce verso l'uscita.
«Corinna, aspetta! Aspetta.» Ante le sorrise, cercando di stemperare la tensione. «Ho una cosa per te.»
La ragazza sollevò le sopracciglia, con fare sarcastico. «Che cosa?»
«Il mio regalo di Pasqua.»
«Non lo voglio.» Si voltò, per poi tornare a girarsi e guardarlo dritto negli occhi. Quelli di lei erano lucidi. «Non ho mai voluto niente da te. Volevo solo te.» Un ultimo istante in cui le loro emozioni si scontrarono attraverso i loro sguardi, simili e potenti. «Addio.»
Ante cercò di mandare via il nodo che gli si era formato in gola. La vide allontanarsi, a ogni passo un pezzo del suo cuore si frantumava. In macchina, poggiata sul seggiolino c'era una busta con dentro una chiave. Aveva fatto una cospicua donazione per ottenerla, un accesso illimitato anche nei giorni di inaccessibilità al pubblico.
Era la chiave della Vigna di Leonardo.
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