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#storie vere
volevoimparareavolare · 9 months
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Tutti noi abbiamo rotto regole
per qualcuno
che alla fine
ha rotto noi
-tradotta
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ilblogdellestorie · 5 months
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Il 25 novembre tre bambine di dodici, dieci e otto anni hanno preso il telefono, chiamato la polizia, scritto “help” sopra un foglio bianco e con il cartello in mano si sono messe sul balcone a urlare: «Venite qui, venite qui». Il 25 novembre, a Reggio Calabria, lontane dalle manifestazioni, tre bambine di dodici, dieci e otto anni hanno salvato la vita della loro mamma, ma, soprattutto, si sono salvate da sole. Il marito della donna e padre delle bambine, in stato di alterazione psicofisica, stava massacrando la moglie a pugni in testa perché pare che lei non avesse pulito la cenere che lui aveva volutamente buttato a terra. […] Mentre la madre raccontava le violenze agli agenti le bambine facevano ai poliziotti il “signal for help”: mano aperta, poi pollice chiuso, poi mano chiusa.
A cosa servono i giornali, i social, la televisione, la scuola? A questo. I giornali, i social, la televisione, la scuola esistono affinché delle bambine imparino a fare il signal for help e possano salvarsi la vita. Il corso della propria storia si può cambiare, si può non essere condannate a sopravvivere alla propria infelicità pregando di essere ancora vive domani.
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massimoognibene · 2 days
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Io mi infatuai di lui; lui di me, no.
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lavitafattapuntino · 5 months
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Oggi è un altro giorno, un altro giorno in cui già a pensarti, illumini questa giornata.
Immagino proprio uno scenario, lo scenario di vederti, esattamente davanti ai miei occhi, di notte, vedere i tuoi capelli illuminati dalla luce della luna, quel rosso simile al fuoco che brucia il mio cuore pensandoti.
Quel tuo sorriso, che mi fa capire che il mondo può starsene anche lì dov'è adesso, perché ho già trovato il mio mondo, la mia vita, il mio universo.
Lavitafattapuntino
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Kafka e la bambola viaggiatrice
Un anno prima della sua morte, Franz Kafka visse un’esperienza insolita. (aveva 40 anni - 1883-1924 -). Passeggiando per il parco di Berlino incontrò una bambina che piangeva sconsolata perché aveva perso la sua bambola preferita. Kafka si offrì di aiutarla a cercare la bambola e le diede appuntamento per il giorno seguente nello stesso posto.
Il giorno dopo, non riuscendo a trovare la bambola, Kafka diede alla bambina una lettera "scritta" dalla bambola che diceva: “Per favore non piangere, sono partita in viaggio per vedere il mondo, ti riscriverò raccontandoti le mie avventure…”, così cominciava la lettera.
Così iniziò una storia che proseguì fino alla fine della vita di Kafka.
Durante i loro incontri Kafka leggeva le lettere della bambola accuratamente scritte con avventure e conversazioni che la bambina trovava adorabili.
Infine, Kafka le riportò la bambola (ne comprò una) che quindi era tornata a Berlino.
"Non assomiglia affatto alla mia bambola!", disse la bambina.
Kafka le consegnò un'altra lettera in cui la bambola scriveva: "Sai i miei viaggi, mi hanno cambiata!". La bambina abbracciò così la nuova bambola e la portò tutta felice a casa.
Un anno dopo Kafka morì.
Molti anni dopo, la bambina oramai adulta, trovò una letterina dentro la bambola. Nella minuscola lettera firmata da Kafka c‘era scritto:
"Tutto ciò che ami probabilmente andrà perduto, ma alla fine l'amore tornerà in un altro modo." ❤
(Da “Kafka e la bambola viaggiatrice”)
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plazanina · 11 months
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Una traccia di me..
Scrivere un Autobiografia e come un Autoanalisi. Penso che curi che faccia bene. Questa ormai é la terza volta che cerco di concretizzare e mettere in piedi questa opera. Voglio mettere nero su bianco quello che è stato il mio percorso, questo lungo e tortuoso cammino, non ho la speranza di avere le risposte che cerco ma, nemmeno le più importati per me, quelle che non ho capito. Cercherò di trasmettere alle persone che leggeranno questa mia vita al sopra di ogni regola, senza regole per meglio dire cosa si prova, ho cosa ho provato e provo tutt’ora.
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mccek · 2 years
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La verità è che io, ai funerali 'nce vado
Perché penso che Dio, ormai ce ha abbandonato
E non ce entro dentro un luogo consacrato
Me sento fuori luogo a far parte del teatro
Frate', però pe' te me ce so precipitato,
E penso solo a si t'avessi aiutato
Sapessi quanto c'ho pensato e ripensato
Quante volte ho iniziato a scrive e poi me so fermato
Perché co' te so stato popo un regazzino viziato
E non ho visto oltre a ciò che m'hai mostrato
Da te ho imparato che dietro ogni sorriso stampato
C'è la decenza de chi nasconde un urlo disperato
Ma a quei tempi pure io, ero così cecato
Da pensa' che sorridevi perché eri fortunato
Poi t'ho beccato sdraiato a San Lorenzo ner degrado
Ho pensato che era un po' esagerato
Nonostante tutto quello che ho già visto in passato
Me chiedo come ho fatto a nun avello notato
E non è stata quella merda là ad avette ammazzato
Semo stati noi frate' a non avette fermato
A nun avette aiutato (…)
L’abc del rap italiano #12
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editoremannarinonew · 5 months
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metissagesanguemisto · 7 months
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"Hand us over the Mic" ospita Gennet Casoni
  Siamo ormai fagocitati in un forma bulimica di stimoli social. Lo so. Ma, se è vero che il percorso personale di ciascuno non può essere spiegato, altrettanto vero è il fatto che lo sforzo della comprensione dell’altro deve sempre arrivare da chi legge e da chi ascolta. E’ necessario sperimentare, toccare con mano, vibrare con gli occhi o le orecchie.   Abbiamo un disperato bisogno di persone…
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ilblogdellestorie · 5 months
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Alle 16 e 37 del 12 dicembre del 1969, un giorno freddo e nebbioso, una bomba esplode nella Banca nazionale dell'Agricoltura in piazza Fontana a Milano, dove erano in corso le contrattazioni del mercato agricolo e del bestiame, causando 17 morti e oltre 80 feriti. Sono passati 54 anni da quella strage, che ha segnato l’inizio della “strategia della tensione” in Italia: un attentato di cui esiste – dopo anni di processi – una verità storica, ma senza che siano mai state accertate le responsabilità personali di esecutori, mandanti e depistatori. Proprio dal cratere scavato dall'esplosivo di Piazza Fontana prende il titolo il podcast e la serie di Flavio Tranquillo "Il Buco nero: storia critica delle strategie della paura", un viaggio dentro stragi, terrorismo e violenza politica del primo mezzo secolo del dopoguerra.
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massimoognibene · 1 year
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"Ieri all'oratorio prima abbiamo giocato a calcio, poi a Henry Potter", ha detto nipote di dieci anni. "All'oratorio organizzano belle cose, a parte il catechismo", gli ho risposto. Nipote ha riso, suo padre no. Mio fratello inizia a preoccuparmi.
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lavitafattapuntino · 5 months
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Ricordati soltanto che non devi essere perfetto, la perfezione si raggiunge commettendo sbagli e migliorando sempre, nulla di più.
Non c'è bisogno di riuscire a fare tutto giusto al primo tentativo basta non mollare, e vedrai che gli altri ti vedranno già perfetto così come sei ora.
Lavitafattapuntino
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DONNE MESTRUAZIONI E LAGER
Una donna, magari una ragazza, viene deportata, magari ad Auschwitz, e improvvisamente, una volta uscita dal treno, tra le ansie e la disperazione pensa: “E come farò col ciclo?”.
Dell’olocausto ormai conosciamo tutto, specialmente i dettagli delle giornate nei lager, questo ovviamente grazie alle testimonianze dei coraggiosi sopravvissuti.
Ma di un elemento così reale, così ovvio, eppure così problematico in quelle circostanze, come le mestruazioni, non sappiamo assolutamente nulla.
Il ciclo nei campi di concentramento era un problema, un motivo di vergogna per le donne, che ogni mese dovevano escogitare stratagemmi per non subire umiliazioni, per cercare di contenere il flusso. Non ci si poteva lavare, la biancheria scarseggiava, il sangue rimaneva addosso, simbolo della disumanizzazione, ma anche, per alcune, salvezza.
Per molte donne quel flusso era una certezza, la certezza di non essere stuprate dalle guardie, che rifiutavano con disgusto di rapportarsi con le vittime, appena scoperto in che momento del mese fossero.
Per altre quel flusso era un sollievo: sapere di non essere incorse in una gravidanza in seguito ad uno stupro, perché le gravidanze nei lager erano una faccenda decisamente problematica.
Spesso e volentieri le mestruazioni scomparivano come conseguenza delle fatiche, delle paure e della malnutrizione, umiliando ulteriormente le detenute, che temevano di essere divenute sterili.
Articolo di Angela Guardascione per La Testata - Testa l'informazione
[Ph dal libro Ravensbrück il campo delle donne di Christian Bernadac]
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plazanina · 10 months
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Tutti noi abbiamo nella mente quel dolce ritmo che ci trascina dove le emozioni hanno un'anima.
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bluebutter-art · 10 months
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My designs for The Captive Prince Trilogy book covers and its short stories!!
This has been months in the making, and thus making it the longest project I’ve ever worked on! I’m so excited it’s finally out in the world.
Please be sure to click and see each image because tumblr as per usual has dropped the quality quite significantly.
EDIT: You can now find the HD images to print or use as personal book cover here
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