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#sepoltura
jacopocioni · 8 months
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Le tombe dei boia.
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Il boia era uno e il mestiere era tramandato di padre in figlio quindi nei tempi si son succeduti molti boia e se il figlio non era generato si nominava un altro boia. Gli assassini della giustizia erano necessari, ma come tutti gli uomini morivano anche loro. Il problema della loro sepoltura non era una sciocchezza perchè, anche se per professione, erano comunque degli assassini e la chiesa si rifiutava di tumularli in terra consacrata e non potevano certo essere gettati in fosse comuni marcando un disprezzo che ne la famiglia nella società poteva tollerare. Si ovviò al problema sotterrandoli in terra non consacrata ma comunque un luogo di rispetto, non all'interno di una chiesa, ma immediatamente nei pressi.
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Fu scelto di tumularli sotto i campanili. Leggendo la storia della Compagnia di Santa Maria della Croce al Tempio potrete farvi un'idea di come si svolgeva una condanna a morte e quali aree di Firenze erano interessate da questo evento luttuoso. Capirete quindi perchè la maggior parte dei boia siano stati sepolti sotto il campanile di Sant'Ambrogio. L'espressione fiorentina: "Solo come un boia", secondo Giovanni Paolo Lomazzo, (pittore del '500), deriva da un'antica rivalità tra Raffaello e Michelangelo. L'aneddoto racconta che Raffaello e Michelangelo si incontrarono per strada, Raffaello in compagnia dei suoi discepoli e Michelangelo da solo. Michelangelo volle puntualizzare il narcisismo di Raffaello e lo salutò dicendo: "Dove te ne vai, Raffaello, così circondato come un proposto?", Raffaello punto sul vivo ebbe la prontezza di spirito e rispose: "E voi, solo come un boia?". Questa espressione è rimasta famosa e si adatta bene al racconto in quanto il boia era solo in vita, disprezzato sia dai signori che dal popolo, ma anche nella morte, relegato a passare l'eternità solo, con i suoi colleghi, sotto alti campanili.
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Jacopo Cioni Read the full article
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francescoandriano · 1 year
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La sepoltura dei morti
Gli umani non sono l'unica specie a seppellire i propri morti; la pratica è stata osservata negli scimpanzé, negli elefanti e persino nei cani.
La sepoltura è un rituale di chiusura. Un percorso di consacrazione della Vita, per il quale si conferisce un certo valore alla vita che non è più, per essere in grado di superare, oltrepassare. Questa proiezione del superamento scandisce un momento importante nella comprensione della vita stessa, che è movimento e trasformazione. Dischiudere la morte, significa capire profondamente la vita.
Oggi, è vero, si è sempre meno capaci di chiudere; e persino la percezione, che salta da una sensazione all'altra non ne è in grado. Senza la negatività di una chiusura si giunge a un'addizione e a un accumulo infiniti dell'Eguale, rendendo tutto provvisorio e incompleto. Essere in grado di chiudere significa anche dare il giusto senso alle cose, senza rischiare una perdita di identità nell'infinito processo di accumulazione.
Bisogna morire, bisogna tramontare, bisogna crepuscolare, per poter rinascere. Bisogna trovare la forza di affrontare la morte: per vivere bisogna essere disposti a morire.
«Laggiù è l'isola dei sepolcri, la silenziosa; laggiù sono anche gli avelli della mia giovinezza. Là voglio portare una corona sempreverde della vita».
Con questa decisione nel cuore attraversai il mare.
(Friedrich Nietzsche. Così parlò Zarathustra, Un libro per tutti e per nessuno. Milano, Adelphi, 1976.)
Nella paura della morte, nella paura del movimento e della danza, nella paura della trasformazione non dimora la vita, ma solo una forma di sopravvivenza. È la presenza della morte che innesca la vita autentica, che spinge la nave in mare aperto, verso l'ignoto. La morte va portata dentro la vita per andare verso il senso più profondo delle cose, verso la trasformazione, verso la trasformazione nell'Altro. Dove ci sono sepolcri ci sono risurrezioni. Bisogna avere la forza di danzare tra i sepolcri.
La danza è un'atto di rottura e chiusura: serve avere delle buone scarpe da ballo per fare una rivoluzione, poiché la rivoluzione arriverà danzando, proprio nei luoghi dove c'è la morte.
Da qui voglio ricominciare.
(Un film bomba sul tema, che consiglio vivamente di recuperare: Gaspar Noé, Enter the void, 2009, Francia, Germania, Italia, Canada, 154' min)
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twistedwhitesnow · 1 year
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Defunti: sepoltura o cremazione? Ecco l'insegnamento della Chiesa
Defunti: sepoltura o cremazione? Ecco l’insegnamento della Chiesa
Dato l’aumento di quanti, battezzati e che si dicono “cattolici-praticanti”, preferiscono la cremazione dei propri defunti, ed anche per la propria, alimentando la grande confusione in materia, e date anche le tante domande di chiarimento che ci avete rivolto, rispondiamo con il Magistero della Chiesa premettendo, senza alcuna confusione che, la cremazione di per sè non è vietata e non è…
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tvserie-film · 1 month
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Title: The Premature Burial (1844) Author: Edgar Allan Poe   Vote: 7/10 Before the beginning of the story there is a long preamble in which some articles on the subject are mentioned at random but which inspires the reader to continue. Interesting story that awakens deep fears in the reader's soul.
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onoranzetriolo · 2 years
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è mancata Rosetta Spinazzola Pascarelli
è mancata Rosetta Spinazzola Pascarelli
Lo annunciano il marito Carlo, i figli Emanuele, Valeria e Viviana, i nipoti Fabio, Chiara e Noemi, la sorella Maddalena unitamente ai parenti. I funerali avranno luogo in Monza, martedì 12 luglio alle ore 9:15 nella Chiesa parrocchiale di Santa Gemma. Al termine della funzione religiosa la cara Rosetta sarà accompagnata al Cimitero di Monza per la sepoltura.
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ifattinews · 2 years
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Quando Fido muore. Come assicurare al nostro animale domestico un degno riposo
Cosa fare quando il nostro cagnolino o il micio di casa ci lascia? Dopo la prima fase del comprensibile dolore che la sua scomparsa ci provoca dobbiamo pensare ad un luogo dove poter riporre il suo corpicino per consegnarlo al riposo eterno. A chi rivolgersi e come procedere se volessimo per lui una sorta di sepoltura alla stregua di un essere umano? …Uno di famiglia Noi italiani siamo un popolo…
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osiris-iii-bc · 5 months
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Papa’s playlists - music headcanons
Sometimes when I listen to music I mentally associate what I’m listening to the Papas, so I thought it would have been fun to imagine a 10 songs playlist for/of each Papa. I have chosen the songs by their personalities, the kind of music they have done and the general vibes I get when I listen to the songs.
Primo:
I see him sitting on his couch by the fire, immersed in his voluminous, rich vestments. He can listen to the heaviest doom metal tune without moving an inch of his body, fully immersed in understanding the lyrics, but 70s rock always brings back his old memories of when he used to throw small parties in his chamber whenever the Beatles or his favorite bands released a new LP.
The Beatles - Come together 
Black Sabbath - Iron Man
Mayhem - Freezing moon
The Rolling Stones - Start me up
Candlemass - Bewitched
Bathory - A fine day to die 
Mercyful fate - Evil
The animals - House of the rising sun
Slayer - Seasons in the Abyss
Diamond Head - Am I Evil?
Secondo:
He has two sides: the old-school metalhead and the devoted enthusiast of good old symphonic music. He prepares himself a cigar and settles at his desk, embracing the darkness like the nocturnal creature he is, to work on papers or perhaps write some lyrics inspired by his favorite arias. In his playlist, you can always find something classy followed by something extremely heavy.
Led Zeppelin - Kashmir
Slayer - South of Heaven
Venom - Don’t burn the witch
Giuseppe Verdi - Dies Irae/Tuba Mirum
Deep Purple - Perfect Strangers
King Diamond - The family ghost
The Doors - Riders on the storm
Guns and Roses - Coma
Bobby Vinton - Blue velvet 
Antonio Vivaldi - Four Seasons
Terzo:
Ah, Terzo. Whether he's completing his nighttime skincare routine, getting dressed for a mass, preparing for a date, or simply relaxing in his chambers with a good wine, he always has a record playing in the background. He's not a headbanger, but he likes to keep the tempo with his hands. He taps his fingers on his thigh to match the drum tempo of most rhythmic songs or moves his hands softly to the sound of the mellower ones, like when he listens to "Barcelona," adjusting his hand movements based on the virtuosity of the voices.
Candlemass - Well of Souls
The struts - Kiss this
Metallica - Until it sleeps
Metallica - For whom the bell tolls
Kreator - People of the lie
Freddie Mercury feat Montserrat Caballe - Barcelona
David Bowie - Starman
Pentagram - Sign of the wolf
Sepoltura - Dead embryonic cells
Mercyful fate - Witches dance 
Copia:
I can totally picture Copia putting on something groovy like "Stuck In The Middle With You" while attempting to cook something, swaying his hips to the rhythm and inevitably either burning whatever is in the pan or creating a mess on the counter by dropping bottles and food.
Alice Cooper - Poison
Iron Maiden - Run to the hills
Steppenwolf - Born to be wild
Dead or Alive - You spin me round 
Black Sabbath - Paranoid
Judas Priest - Painkiller
The Rolling Stones - Sympathy for the devil
Stealers wheel - Stuck in the middle with you 
The Darkness - Love is only a feeling
Bon Jovi - You give love a bad name
Nihil:
An old-school rocker. He would pick you up in his car with Led Zeppelin playing at full volume, take you to a bar where he puts on your favorite song in the jukebox, and by the time you come back from the toilet, he's kissing some random girl right at the bar counter. He would later apologize, claiming he was just drunk and thought that was you… a red flag you'll ignore.
The Doors - Touch me
Led Zeppelin - Whole lotta love
Elton John - Tiny dancer
Ozzy Osburne - Crazy train
Deep Purple - Child in time 
Deep Purple - Hush
Jefferson airplane - White rabbit
Elvis Presley - Suspicious minds
The Rolling Stones -  Paint it black
The Beatles - Helter Skelter
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pwlanier · 5 days
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Bartolomeo Pinelli (Rome 1781-1835)
Roman Customs: The funeral of a virgin
signed and dated 'Pinelli fe. 1817 Roma' and inscribed 'Funerale di una Vergine accompagnata alla Sepoltura costumi di Roma' (on the mount)
black chalk, pen and black ink, watercolour
Christie’s
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viendiletto · 3 months
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Foiba di Basovizza e Monrupino (Trieste) – Oggi monumenti nazionali. Diverse centinaia sono gli infoibati in esse precipitati.
Foiba di Scadaicina sulla strada di Fiume.
Foiba di Podubbo – Non è stato possibile, per difficoltà, il recupero. Il Piccolo del 5.12.1945 riferisce che coloro che si sono calati nella profondità di 190 metri, hanno individuato cinque corpi – tra cui quello di una donna completamente nuda – non identificabili a causa della decomposizione.
Foiba di Drenchia – Secondo Diego De Castro vi sarebbero cadaveri di donne, ragazze e partigiani dell’Osoppo.
Abisso di Semich – “…Un’ispezione del 1944 accertò che i partigiani di Tito, nel settembre precedente, avevano precipitato nell’abisso di Semich (presso Lanischie), profondo 190 metri, un centinaio di sventurati: soldati italiani e civili, uomini e donne, quasi tutti prima seviziati e ancor vivi. Impossibile sapere il numero di quelli che furono gettati a guerra finita, durante l’orrendo 1945 e dopo. Questa è stata fina delle tante Foibe carsiche trovate adatte, con approvazione dei superiori, dai cosiddetti tribunali popolari, per consumare varie nefandezze. La Foiba ingoiò indistintamente chiunque avesse sentimenti italiani, avesse sostenuto cariche o fosse semplicemente oggetto di sospetti e di rancori. Per giorni e giorni la gente aveva sentito urla strazianti provenire dall’abisso, le grida dei rimasti in vita, sia perché trattenuti dagli spuntoni di roccia, sia perché resi folli dalla disperazione. Prolungavano l’atroce agonia con sollievo dell’acqua stillante. Il prato conservò per mesi le impronte degli autocarri arrivati qua, grevi del loro carico umano, imbarcato senza ritorno…” (Testimonianza di Mons. Parentin – da La Voce Giuliana del 16.12.1980).
Foibe di Opicina, di Campagna e di Corgnale – “Vennero infoibate circa duecento persone e tra queste figurano una donna ed un bambino, rei di essere moglie e figlio di un carabiniere …” (G. Holzer 1946).
Foibe di Sesana e Orle – Nel 1946 sono stati recuperati corpi infoibati.
Foiba di Casserova sulla strada di Fiume, tra Obrovo e Golazzo. Ci sono stati precipitati tedeschi, uomini e donne italiani, sloveni, molti ancora vivi, poi, dopo aver gettato benzina e bombe a mano, l’imboccatura veniva fatta saltare. Difficilissimi i recuperi.
Abisso di Semez – Il 7 maggio 1944 vengono individuati resti umani corrispondenti a ottanta – cento persone. Nel 1945 fu ancora “usato”.
Foiba di Gropada – Sono recuperate cinque salme. “Il 12 maggio 1945 furono fatte precipitare nel bosco di Gropada trentaquattro persone, previa svestizione e colpo di rivoltella “alla nuca”. Tra le ultime: Dora Ciok, Rodolfo Zuliani, Alberto Marega, Angelo Bisazzi, Luigi Zerial e Domenico Mari”.
Foiba di Vifia Orizi – Nel mese di maggio del 1945, gli abitanti del circondario videro lunghe file di prigionieri, alcuni dei quali recitavano il Padre Nostro, scortati da partigiani armati di mitra, essere condotte verso la voragine. Le testimonianze sono concordi nell’indicare in circa duecento i prigionieri eliminati.
Foiba di Cernovizza (Pisino) – Secondo voci degli abitanti del circondario le vittime sarebbero un centinaio. L’imboccatura della Foiba, nell’autunno del 1945, è stata fatta franare.
Foiba di Obrovo (Fiume) – È luogo di sepoltura di tanti fiumani, deportati senza ritorno.
Foiba di Raspo – Usata come luogo di genocidio di italiani sia nel 1943 che nel 1945. Imprecisato il numero delle vittime.
Foiba di Brestovizza – Così narra la vicenda di una infoibata il “Giornale di Trieste” in data 14.08.1947. “Gli assassini l’avevano brutalmente malmenata, spezzandole le braccia prima di scaraventarla viva nella Foiba. Per tre giorni, dicono i contadini, si sono sentite le urla della misera che giaceva ferita, in preda al terrore, sul fondo della grotta.”
Foiba di Zavni (Foresta di Tarnova) – Luogo di martirio dei carabinieri di Gorizia e di altre centinaia di sloveni oppositori del regime di Tito.
Foiba di Gargaro o Podgomila (Gorizia) – Vi furono gettate circa ottanta persone.
Capodistria – Le Foibe – Dichiarazioni rese da Leander Cunja, responsabile della Commissione di indagine sulle Foibe del capodistriano, nominata dal Consiglio esecutivo dell’Assemblea comunale di Capodistria: “Nel capodistriano vi sono centosedici cavità, delle ottantuno cavità con entrata verticale abbiamo verificato che diciannove contenevano resti umani. Da dieci cavità sono stati tratti cinquantacinque corpi umani che sono stati inviati all’Istituto di medicina legale di Lubiana. Nella zona si dice che sono finiti in Foiba, provenienti dalla zona di S. Servolo, circa centoventi persone di etnia italiana e slovena, tra cui il parroco di S. Servolo, Placido Sansi. I civili infoibati provenivano dalla terra di S. Dorligo della Valle. I capodistriani, infatti, venivano condotti, per essere deportati ed uccisi, nell’interno, verso Pinguente. Le Foibe del capodistriano sono state usate nel dopoguerra come discariche di varie industrie, tra le quali un salumificio della zona”.
Foiba di Vines – Recuperate dal Maresciallo Harzarich dal 16.10.1943 al 25.10.1943 cinquantuno salme riconosciute. In questa Foiba, sul cui fondo scorre dell’acqua, gli assassinati dopo essere stati torturati, finirono precipitati con una pietra legata con un filo di ferro alle mani. Furono poi lanciate delle bombe a mano nell’interno. Unico superstite, Giovanni Radeticchio, ha raccontato il fatto.
Cava di Bauxite di Gallignana – Recuperate dal 31 novembre 1943 all’8 dicembre 1943 ventitré salme di cui sei riconosciute. Don Angelo Tarticchio nato nel 1907 a Gallesano d’Istria, parroco di Villa di Rovigno. Il 16 settembre 1943 – aveva trentasei anni – fu arrestato dai partigiani comunisti, malmenato ed ingiuriato insieme ad altri trenta dei suoi parrocchiani, e, dopo orribili sevizie, fu buttato nella foiba di Gallignana. Quando fu riesumato lo trovarono completamente nudo, con una corona di spine conficcata sulla testa, i genitali tagliati e messi in bocca.
Foiba di Terli – Recuperate nel novembre del 1943 ventiquattro salme, riconosciute.
Foiba di Treghelizza – Recuperate nel novembre del 1943 due salme, riconosciute.
Foiba di Pucicchi – Recuperate nel novembre del 1943 undici salme di cui quattro riconosciute.
Foiba di Surani – Recuperate nel novembre del 1943 ventisei salme di cui ventuno riconosciute.
Foiba di Cregli – Recuperate nel dicembre del 1943 otto salme, riconosciute.
Foiba di Cernizza – Recuperate nel dicembre del 1943 due salme, riconosciute.
Foiba di Vescovado – Scoperte sei salme di cui una identificata.
Altre foibe da cui non fu possibile eseguire recupero nel periodo 1943 – 1945: Semi – Jurani – Gimino – Barbana – Abisso Bertarelli – Rozzo – Iadruichi.
Foiba di Cocevie a 70 chilometri a sud-ovest da Lubiana
Foiba di San Salvaro
Foiba Bertarelli (Pinguente) – Qui gli abitanti vedevano ogni sera passare colonne di prigionieri ma non ne vedevano mai il ritorno.
Foiba di Gropada
Foiba di San Lorenzo di Basovizza
Foiba di Odolina – Vicino Bacia, sulla strada per Matteria, nel fondo dei Marenzi.
Foiba di Beca – Nei pressi di Cosina.
Foibe di Castelnuovo d’Istria – “Sono state poi riadoperate – continua il rapporto del CLN – le foibe istriane, già usate nell’ottobre del 1943”.
Cava di bauxite di Lindaro
Foiba di Sepec (Rozzo)
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ladyvoyeur86 · 13 days
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“Ci si crede molto più importanti di quel che si è davvero per gli altri.”
“A volte bisogna fare come il metallo, prendere la forma dei colpi che ci dà la vita.”
“Da lei imparavo che il caos vince sempre, ma dargli una forma il più a lungo possibile produce quel che a quasi quarant'anni guardiamo con orgoglio: un figlio o un albero piantato, un libro, un viaggio, una fotografia, una degna sepoltura a chi hai amato.”
“Le nostre origini ci rimangono addosso come una voglia gigante sulla pelle, che puoi coprire con tutti i vestiti che vuoi, ma resta sotto e quando ti spogli la vedi”
“Scherzava quando aveva paura e diventava istrionica nella sofferenza. Certi dolori si sopportano meglio con la teatralità, la festa, la storia dei lutti è fatta di prefiche e lamenti, di canti. Quando il dolore si fa insopportabile si alza la musica, dicevano gli antichi.”
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t-annhauser · 6 months
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Dopo la cerimonia, ci disse: «Dunque, adesso avete un buon lavoro. Comportatevi come si deve e sarete al sicuro per il resto della vostra vita». Al sicuro? Al sicuro potevi trovarti anche in galera. Tre metri quadrati e niente affitto da pagare, niente bollette, niente tasse, niente alimenti per i figli. Niente bollo e assicurazione per la macchina. Niente multe. Niente guida in stato di ebbrezza. Niente soldi persi alle corse. Cure sanitarie gratuite. Cameratismo con quelli che condividevano i tuoi stessi interessi. Chiesa. Bianchi di razza caucasica. Funerale e sepoltura gratis.
Bukowski, Post office
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Da: SGUARDI SULL'ARTE LIBRO QUARTO - di Gianpiero Menniti
IL COLORE OLTRE L'OMBRA
Ancora oggi, Giovanni Francesco Barbieri detto il "Guercino", è considerato un pittore raffinato, iscritto nel catalogo ideale del classicismo seicentesco capace di attenuare la resa reale delle rappresentazioni con la nitidezza vivida dei colori ora sfumati, ora esaltati.
A veder bene, ci si trova innanzi un "maestro" del colore, trattato alla stregua di materia.
Le figure, anche se così ben disposte sulla scena, "carraccesche" o "caravaggesche" che dir si voglia, non hanno corpo ma colore.
Colore cangiante, dotato di mille tonalità, ora acceso ora ridotto a ombra.
Ma sempre lì, in primo piano o sullo sfondo, il colore domina.
Solo un particolare gusto estetico?
Forse.
In tarda età questa passione per il colore gli venne contestata come esilio della rappresentazione veridica che caratterizzò la sua epoca.
Tuttavia, per il pittore di Cento, il rilievo dell'immagine appare concentrato in uno strumento innegabile: l'impatto dei contrasti di luce dati dalla ricerca coloristica.
Come se già fosse presente, in lui, il salto espressionista, il significato dell'intensità cromatica che afferma l'essenza della pittura e reagisce al verismo ottundente dell'immagine sacra.
Questa è fuori dal tempo, oltre ogni ricerca del reale: vive di luce, pregna o tenue, carica o sottile, pesante o lieve.
Se è rappresentabile, solo così può essere mostrata.
È un modo di dipingere che fa omaggio all'ultraterreno.
Distingue.
Anche il mito.
Senza compromessi.
Ricorda all'osservatore la dimenticata differenza.
Anche della pittura rispetto a ogni altra forma d'arte.
- Guercino (1591 - 1666): "Sepoltura e gloria di santa Petronilla", 1623, Pinacoteca Capitolina, Roma
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valentina-lauricella · 9 months
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Stamattina ho accompagnato mia madre alla sepoltura, in un grande cimitero storico; il suo tumulo è sotto un alto sperone roccioso e in vista del mare, tra i cipressi. La cassa aveva quattro cuoricini incisi, uno ad ogni angolo. La corona di fiori era composta da roselline rosa chiaro, lilium gialli e girasoli. Ora che il suo corpo non si trova più in casa, sono meno preoccupata. Ieri è venuto un prete a farle la benedizione. Spero che sia contenta di come l'abbiamo salutata.
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ama-god · 1 year
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Primo Levi
La tregua
La Liberazione di Auschwitz da parte dei soldati dell’Armata Rossa sovietica
27 gennaio 1945
Nei primi giorni del gennaio 1945, sotto la spinta dell’Armata Rossa ormai vicina, i tedeschi avevano evacuato in tutta fretta il bacino minerario slesiano. Mentre altrove, in analoghe condizioni, non avevano esitato a distruggere col fuoco o con le armi i Lager insieme con i loro occupanti, nel distretto di Auschwitz agirono diversamente: ordini superiori (a quanto pare dettati personalmente da Hitler) imponevano di «recuperare», a qualunque costo, ogni uomo abile al lavoro. Perciò tutti i prigionieri sani furono evacuati, in condizioni spaventose, su Buchenwald e su Mauthausen, mentre i malati furono abbandonati a loro stessi. Da vari indizi è lecito dedurre la originaria intenzione tedesca di non lasciare nei campi di concentramento nessun uomo vivo; ma un violento attacco aereo notturno, e la rapidità dell’avanzata russa, indussero i tedeschi a mutare pensiero, e a prendere la fuga lasciando incompiuto il loro dovere e la loro opera. Nell’infermeria del Lager di Buna-Monowitz eravamo rimasti in ottocento. Di questi, circa cinquecento morirono delle loro malattie, di freddo e di fame prima che arrivassero i russi, ed altri duecento, malgrado i soccorsi, nei giorni immediatamente successivi.
La prima pattuglia russa giunse in vista del campo verso il mezzogiorno del 27 gennaio 1945. Fummo Charles ed io i primi a scorgerla: stavamo trasportando alla fossa comune il corpo di Sómogyi, il primo dei morti fra i nostri compagni di camera. Rovesciammo la barella sulla neve corrotta, ché la fossa era ormai piena, ed altra sepoltura non si dava: Charles si tolse il berretto, a salutare i vivi e i morti. Erano quattro giovani soldati a cavallo, che procedevano guardinghi, coi mitragliatori imbracciati, lungo la strada che limitava il campo. Quando giunsero ai reticolati, sostarono a guardare, scambiandosi parole brevi e timide, e volgendo sguardi legati da uno strano imbarazzo sui cadaveri scomposti, sulle baracche sconquassate, e su noi pochi vivi. A noi parevano mirabilmente corporei e reali, sospesi (la strada era piú alta del campo) sui loro enormi cavalli, fra il grigio della neve e il grigio del cielo, immobili sotto le folate di vento umido minaccioso di disgelo. Ci pareva, e cosí era, che il nulla pieno di morte in cui da dieci giorni ci aggiravamo come astri spenti avesse trovato un suo centro solido, un nucleo di condensazione: quattro uomini armati, ma non armati contro di noi; quattro messaggeri di pace, dai visi rozzi e puerili sotto i pesanti caschi di pelo. Non salutavano, non sorridevano; apparivano oppressi, oltre che da pietà, da un confuso ritegno, che sigillava le loro bocche, e avvinceva i loro occhi allo scenario funereo. Era la stessa vergogna a noi ben nota, quella che ci sommergeva dopo le selezioni, ed ogni volta che ci toccava assistere o sottostare a un oltraggio: la vergogna che i tedeschi non conobbero, quella che il giusto prova davanti alla colpa commessa da altrui, e gli rimorde che esista, che sia stata introdotta irrevocabilmente nel mondo delle cose che esistono, e che la sua volontà buona sia stata nulla o scarsa, e non abbia valso a difesa. Così per noi anche l’ora della libertà suonò grave e chiusa, e ci riempì gli animi, ad un tempo, di gioia e di un doloroso senso di pudore, per cui avremmo voluto lavare le nostre coscienze e le nostre memorie della bruttura che vi giaceva: e di pena, perché sentivamo che questo non poteva avvenire, che nulla mai piú sarebbe potuto avvenire di così buono e puro da cancellare il nostro passato, e che i segni dell’offesa sarebbero rimasti in noi per sempre, e nei ricordi di chi vi ha assistito, e nei luoghi ove avvenne, e nei racconti che ne avremmo fatti. Poiché, ed è questo il tremendo privilegio della nostra generazione e del mio popolo, nessuno mai ha potuto meglio di noi cogliere la natura insanabile dell’offesa, che dilaga come un contagio. È stolto pensare che la giustizia umana la estingua. Essa è una inesauribile fonte di male: spezza il corpo e l’anima dei sommersi, li spegne e li rende abietti; risale come infamia sugli oppressori, si perpetua come odio nei superstiti, e pullula in mille modi, contro la stessa volontà di tutti, come sete di vendetta, come cedimento morale, come negazione, come stanchezza, come rinuncia. Queste cose, allora mal distinte, e avvertite dai più solo come una improvvisa ondata di fatica mortale, accompagnarono per noi la gioia della liberazione. Perciò pochi fra noi corsero incontro ai salvatori, pochi caddero in preghiera. Charles ed io sostammo in piedi presso la buca ricolma di membra livide, mentre altri abbattevano il reticolato; poi rientrammo con la barella vuota, a portare la notizia ai compagni. Per tutto il resto della giornata non avvenne nulla, cosa che non ci sorprese ed a cui eravamo da molto tempo avvezzi.
Il comandante sovietico Georgj Elisavetskj ricorda così quel 27 Gennaio 1945
“Ancora oggi, il sangue mi si gela nelle vene quando nomino Auschwitz; Quando sono entrato nella baracca ho visto degli scheletri viventi che giacevano sui letti a castello a tre piani. Come in una nebbia, ho sentito i miei soldati dire: «Siete liberi, compagni!» Ho la sensazione che non capiscano e comincio a parlargli in russo, polacco, tedesco, nei dialetti ucraini. Mi sbottono il giubbotto di pelle e mostro loro le mie medaglie … Poi ricorro allo yiddish. La loro reazione ha dell’incredibile. Pensano che stia provocandoli; poi cominciano a nascondersi. E solamente quando dissi: «Non abbiate paura, sono un colonnello dell’Esercito sovietico e un ebreo. Siamo venuti a liberarvi» […] Finalmente, come se fosse crollata una barriera … ci corsero incontro urlando, si buttarono alle nostre ginocchia, baciarono i risvolti dei nostri cappotti e ci abbracciarono le gambe. E noi non potevamo muoverci; stavamo lì, impalati, mentre lacrime impreviste colavano sulle nostre guance”
29 gennaio 1945 - Telegramma del Generale dell'Armata Rossa Konstatin Vasilevich Krainiukov a Georgij Maksimilianovič Malenkov, membro del Comitato di difesa dell'URSS: "Liberata la regione dei campi di concentramento di Osvenzim (Auschwitz-Birkenau). Orribile campo di morte. A Osvenzim ci sono 5 campi. In 4 erano tenute persone di tutti i paesi d'Europa, il 5° era un carcere. Ogni campo è composto da un terreno enorme,circondato da diverse linee di filo spinato, su cui passa alta tensione elettrica. Dietro si trovano innumerevoli baracche di legno. Tra i sopravvissuti di questo campo di morte ci sono ungheresi, italiani, francesi, cecoslovacchi, greci, romeni, danesi, belgi, iugoslavi. Tutti sono in stato pietoso,ci sono vecchi giovani e bambini, quasi tutti sono seminudi. Ci sono molti cittadini sovietici, da Leningrado, Tula, regione di Kalinin, Mosca, da tutte le regioni dell'ucraina sovietica. Molti sono mutilati, hanno segni di torture, segni di bestialità nazifascista. Dalle prime testimonianze dei prigionieri in questo posto sono state torturate,bruciate,fucilate centinaia di migliaia di persone. Chiedo l'invio della Commissione Speciale Governativa per le indagini sulla bestialità nazifascista."
NELLA FOTOGRAFIA
Soldati dell’Armata Rossa liberano e curano i sopravvissuti di Auschwitz
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