Tumgik
#Esodo giuliano-dalmata
viendiletto · 3 months
Text
Bibliografia
A. Colella, L’esodo dalle terre adriatiche – Rilevazioni statistiche, Opera per l’Assistenza ai Profughi Giuliani e Dalmati, 1958
A. Santin, Al tramonto. Ricordi autobiografici di un vescovo, 1978
L. Vivoda, L’esodo da Pola - agonia e morte di una città italiana, Nuova LitoEffe, 1989
S. Cella, La liberazione negata. L’azione del Comitato di Liberazione Nazionale dell’Istria, Tipografia Del Bianco, 1990
R. Pupo, Venezia Giulia 1945. Immagini e problemi, Editrice Goriziana, 1992
S. Cella, Dal plebiscito negato all’esodo, ANVGD Gorizia, 1993
G. Perselli, I Censimenti della popolazione dell’Istria, con Fiume e Trieste, e di alcune città della Dalmazia tra il 1850 e il 1936, 1993
E. Bettiza, Esilio, Mondadori, 1996
R. Pupo, Violenza politica tra guerra e dopoguerra: foibe, deportazioni ed esodo delle popolazioni istriane e dalmate (1943-1956), in «Annali/Museo storico italiano della guerra», 1997
N. Milani, A. M. Mori, Bora. Istria, il vento dell’esilio, Marsilio, 1998
G. Nemec, Un paese perfetto. Storia e memoria di una comunità in esilio: Grisignana d’Istria (1930-1960), LEG Edizioni, 1998
F. Rocchi, L’esodo dei 350mila Giuliani Fiumani e Dalmati, Difesa Adriatica, 1998
F. Salimbeni, Le foibe, un problema storico, Unione degli Istriani, 1998
L. Vivoda, Campo profughi giuliani Caserma Ugo Botti, Istria Europa, 1998
N. Luxardo, Dietro gli scogli di Zara, Editrice Goriziana, 1999
A. Petacco, L’esodo, Mondadori, 1999
R. Spazzali, Epurazione di frontiera: le ambigue sanzioni contro il fascismo nella Venezia Giulia 1945-1948, LEG Edizioni, 2000
G. Rumici, Fratelli d’Istria: 1945-2000, italiani divisi, Ugo Mursia, 2001
M. Brugna, Memoria negata. Crescere in un centro raccolta profughi per esuli giuliani, Condaghes, 2002
G. Oliva, Foibe. Le stragi negate degli italiani della Venezia Giulia e dell’Istria, Mondadori, 2002
G. Rumici, Infoibati (1943-1945): i nomi, i luoghi, i testimoni, i documenti, Ugo Mursia, 2002
R. Pupo, R. Spazzali, Foibe, Mondadori, 2003
R. Marsetič, I bombardamenti alleati su Pola 1944-1945, 2004
E. Ratzenberger, Via Volta 2. Un’infanzia a Fiume, Edizioni Biografiche, 2005
G. Crainz, Il dolore e l’esilio. L’Istria e le memorie divise d’Europa, Donzelli, 2005
E. Miletto, Con il mare negli occhi. Storia, luoghi e memorie dell’esodo istriano a Torino, Franco Angeli, 2005
G. Paiano, La memoria degli Italiani di Buie d’Istria, 2005
M. Cattaruzza, L’Italia e il confine orientale, Il Mulino, 2007
L. Giuricin, La memoria di Goli Otok - Isola Calva, 2007
E. Miletto, Istria allo specchio. Storia e voci di una terra di confine, Franco Angeli, 2007
E. Rover, Cronache istriane di un esule, L. G. Ambrosini & C. Tipografia Editrice, 2008
G. Rumici, O. Mileta Mattiuz, Chiudere il cerchio. Memorie giuliano-dalmate. Primo volume: dall’inizio del Novecento al Secondo conflitto mondiale, ANVGD Gorizia - Mailing List HISTRIA, 2008
P. Sardos Albertini, Il rumore del silenzio: la storia dimenticata dell’Adriatico orientale, 2008
S. Tazzer, Tito e i rimasti. La difesa dell’identità italiana in Istria, Fiume e Dalmazia, Libreria Editrice Goriziana, 2008
R. Turcinovich Giuricin, La giustizia secondo Maria. Pola 1947: la donna che sparò al generale brigadiere Robert W. De Winton, Del Bianco Editore, 2008
L. Vivoda, Quel lungo viaggio verso l’esilio, Istria Europa, 2008
G. Rumici, M. Cuzzi, R. Spazzali, Istria, Quarnero, Dalmazia: storia di una regione contesa dal 1796 alla fine del XX secolo, LEG Edizioni, 2009
E. Miletto, Arrivare da lontano. L’esodo istriano, fiumano e dalmata nel biellese, nel Vercellese e in Valsesia, Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea nelle province di Biella e Vercelli “Cino Moscatelli”, 2010
G. Rumici, O. Mileta Mattiuz, Chiudere il cerchio. Memorie giuliano-dalmate. Secondo volume: il Secondo conflitto mondiale, ANVGD Gorizia - Mailing List HISTRIA, 2010
G. Oliva, Esuli. Dalle foibe ai campi profughi: la tragedia degli italiani di Istria, Fiume, Dalmazia, Mondadori, 2011
G. Nemec, Nascita di una minoranza. Istria 1947-1965: storia e memoria degli italiani rimasti nell’area istro-quarnerina, 2012
G. Rumici, O. Mileta Mattiuz, Chiudere il cerchio. Memorie giuliano-dalmate. Terzo volume: L’immediato dopoguerra, ANVGD Gorizia - Mailing List HISTRIA, 2012
L. Vivoda, In Istria prima dell’Esodo. Autobiografia di un esule da Pola, Istria Europa, 2012
V. Facchinetti, Protagonisti senza protagonismo. La storia nella memoria di giuliani, istriani, fiumani e dalmati nel mondo, La Mongolfiera, 2014
V. Petaros Jeromela, 11 luglio 1920: l’incidente di Spalato e le scelte politico-militari, 2014
R. Turcinovich Giuricin, … e dopo semo andadi via, Edizioni Laguna – ANVGD Gorizia, 2014
F. Molinari, Istria contesa. La guerra, le foibe, l’esodo, Ugo Mursia, 2015
G. Nemec, Dopo venuti a Trieste. Storie di esuli giuliano-dalmati attraverso un manicomio di confine 1945-1970, Alpha & Beta, 2015
A. Cuk, Cuori senza frontiere: il cinema del confine orientale, 2016
E. Varutti, Italiani d’Istria, Fiume e Dalmazia esuli in Friuli 1943-1960, 2017
O. Moscarda Oblak, Il “Potere Popolare” in Istria. 1945-1953, 2017
A. Cuk, La città dolente, Alcione Editore, 2020
R. Turcinovich Giuricin, R. Poletti, Tutto ciò che vidi. Parla Maria Pasquinelli. 1943-1945 fosse comuni, foibe, mare, Oltre Edizioni, 2020
R. Pupo, Adriatico amarissimo. Una lunga storia di violenza, Laterza, 2021
G. La Perna, Pola Istria Fiume 1943-1945. L’agonia di un lembo d’Italia e la tragedia delle foibe, Ugo Mursia, 2022
R. Pupo, Il lungo esodo: Istria : le persecuzioni, le foibe, l’esilio, Rizzoli, 2022
R. Spazzali, Pola. Città perduta. L’agonia, l’esodo (1945-47), Ares, 2022
R. Turcinovich Giuricin, Esuli due volte: dalle proprie case, dalla propria patria, Oltre Edizioni, 2022
E. Dionis Bernobi, Una vita appesa a un filo, 2023
R. Spazzali, Il disonore delle armi: Settembre 1943: l’armistizio e la mancata difesa della frontiera orientale italiana, Ares, 2023
E. Varutti, La patria perduta. Vita quotidiana e testimonianze sul Centro di Raccolta Profughi giuliano-dalmati di Laterina (1946-1963), Aska Edizioni, 2023
Documenti e articoli
Le vittime di nazionalità italiana a Fiume e dintorni (1939-1947) – Zrtve talijanske nacionalnosti u rijeci i okolici (1939-1947)
Mappa ed elenco delle foibe
Grido dell’Istria, n° 20, 21 e 41
Arnaldo Harzarich, l’angelo delle foibe
Documentari, incontri e lezioni
Adriatico amarissimo. La stagione delle fiamme e la stagione delle stragi
Conferenze del giovedì dell’ANVGD di Milano
Da quella volta non l’ho rivista più. Incontro con Raoul Pupo
Esodo. L’Italia dimenticata
Esodo. La memoria tradita
Istria: il ricordo che brucia (1, 2)
Le Foibe
Le foibe, l’esodo e la catastrofe dell’italianità adriatica
Il tempo del ricordo. Le foibe e l’esodo istriano-giuliano-dalmata
Vergarolla
Filmati storici
Martiri italiani. Le foibe del Carso (1946)
L’esodo da Pola. La salma di Nazario Sauro a Venezia (1947)
L’esodo degli italiani da Pola (1947)
Pola addio (1947)
Pola, una città che muore (1947)
Le condizioni dei profughi giuliani accolti a Roma (1948)
Fertilia (1949)
Piccoli profughi giuliani (1951)
A Sappada con i piccoli profughi giuliani (1952)
Siti utili
Archivio de L’Arena di Pola
Associazione Dalmati Italiani nel Mondo – Libero Comune di Zara in Esilio
Associazione delle Comunità Istriane
Associazione Fiumani Italiani nel Mondo – Libero Comune di Fiume in Esilio
Associazione Giuliani nel Mondo
Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia
Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia – Comitato Provinciale di Bologna
Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia – Comitato Provinciale di Udine
Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia – Comitato Provinciale di Venezia
Associazione Triestini e Goriziani in Roma
Centro di Documentazione Multimediale della Cultura Giuliana, Istriana, Fiumana e Dalmata
Centro di ricerche storiche Rovigno
Circolo di Cultura Istroveneta “Istria”
Comitato 10 Febbraio
Comunità di Lussinpiccolo
Coordinamento Adriatico
Deputazione di Storia Patria
Elio Varutti
FederEsuli
Fondazione Giorgio Perlasca – Le Foibe e l’Esodo
Fondazione Rustia-Traine
Istituto Regionale per la Cultura Istriano-fiumano-dalmata
L’Arena di Pola – Libero Comune di Pola in Esilio
Lega Nazionale
Mailing List Histria
Società Dalmata di Storia Patria
Società di Studi Fiumani
Unione degli Istriani – Libera Provincia dell’Istria in Esilio
Unione Italiana
Università Popolare di Trieste
Romanzi d’autori istro-quarnerini e dalmati
P. A. Quarantotti Gambini, La rosa rossa (1937)
E. Bettiza, Il fantasma di Trieste (1958)
F. Tomizza, Materada (1960)
F. Tomizza, La ragazza di Petrovia (1963)
F. Tomizza, Il bosco di acacie (1963)
P. A. Quarantotti Gambini, I giochi di Norma (1964)
P. A. Quarantotti Gambini, Le redini bianche (1967)
F. Tomizza, L’albero dei sogni (1969)
F. Tomizza, La torre capovolta (1971)
F. Tomizza, La quinta stagione (1975)
F. Tomizza, La miglior vita (1977)
F. Tomizza, Il male viene dal Nord (1984)
L. Zanini, Martin Muma (1990)
N. Milani, Una valigia di cartone (1991)
E. Bettiza, Esilio (1996)
M. Madieri, Verde acqua. La Radura (1998)
G. Fiorentin, Chi ha paura dell’uomo nero? (2000)
F. Tomizza, La visitatrice (2000)
F. Tomizza, Il sogno dalmata (2001)
E. Bettiza, Il libro perduto (2005)
F. Molinari, L’isola del Muto. Storia del pescatore dalmata che parlava ai gabbiani (2006)
A. M. Mori, Nata in Istria (2006)
N. Milani, Racconti di guerra (2008)
L. Toth, La casa di calle San Zorzi (2008)
L. Zanini, Martin Muma (2008)
R. Turcinovich Giuricin, S. De Franceschi, Una raffica all’improvviso, navigando lungo le coste dell’Istria e Quarnero (2011)
L. Toth, Spiridione Lascarich – Alfiere della Serenissima (2011)
A. M. Mori, L’anima altrove (2012)
E. Bettiza, La distrazione (2013)
N. Milani, La bacchetta del direttore (2013)
N. Milani, Lo spiraglio (2017)
L. Toth, Il disertore dalmata (2018)
N. Milani, Di sole, di vento e di mare (2019)
N. Milani, Cronaca delle Baracche (2021)
E. Mestrovich, A Fiume, un’estate (2022)
R. Turcinovich Giuricin, Di questo mar che è il mondo… (2023)
Pellicole cinematografiche e spettacoli teatrali
La città dolente (1949)
Cuori senza frontiere (1950)
Magazzino 18 (2013)
Red Land Rosso Istria (2018)
La rosa dell’Istria (2024)
29 notes · View notes
rosateparole · 7 months
Text
La cesura semiotica è la castrazione dei polesani. Mormoravano mille non più mille. Il lunedì mio fratello Gianni non va più alla scuola italiana, ma a quella croata. Decreto. Il mercoledì l’osteria non è più di nonna, ma dello Stato. Decreto. Il martedì la mia casa non si trova più in via Piave, ma in via Katalinića Jeretova. Decreto. Quanti colpi di mano contro la memoria, tutto rinominato, tutto ribattezzato. La gente non sa pronunciare le parole delle nuove insegne dei negozi, ma tutti zitti, altrimenti si rischia la tiritera che tuttavia ci accompagnerà tutta la vita, di essere la quinta colonna dell’irredentismo, di essere fascisti.
Nelida Milani, Di sole, di vento e di mare
6 notes · View notes
iannozzigiuseppe · 1 year
Text
“Eredità colpevole” di Diego Zandel: “Il Giorno del Ricordo è la celebrazione di una pagina di storia nazionale, e non di una qualche parte politica”. Intervista all'Autore
Diego Zandel Intervista all’Autore di Eredità colpevole Il Giorno del Ricordo delle Foibe e dell’Esodo giuliano-dalmata è la celebrazione di una pagina di storia nazionale, e non di una qualche parte politica. di Giuseppe Iannozzi 1. Diego Zandel, “Eredità colpevole” (Voland Edizioni) è il tuo ultimo lavoro pubblicato, un romanzo che vede protagonista Guido Lednaz, giornalista e scrittore. In…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
lospeakerscorner · 2 months
Text
Foibe, il treno del Ricordo
Al binario 14 della stazione  di Napoli Centrale domenica arriverà il Treno del Ricordo 2024 in memoria dell’eccidio delle Foibe CITTÀ METROPOLITANA DI NAPOLI – Al binario 14 della stazione di Napoli Centrale domenica 25 febbraio alle ore 11 arriverà il Treno del Ricordo 2024, il progetto promosso dal Ministro per lo Sport e i Giovani, Andrea Abodi, per ricordare le vittime delle foibe e…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
ilgiornaledelriccio · 2 months
Text
Presidio contro il revisionismo storico della Giornata del Ricordo sulle foibe - 10 febbraio, Museo della Liberazione.
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
pietroalviti · 3 months
Text
Giorno del Ricordo, il quadro storiografico di quei terribili anni dalle foibe all'esodo
Il 10 febbraio in Italia si celebra il “giorno del ricordo”, dedicato alle vittime delle foibe e alle decine di migliaia di esuli costretti a lasciare l’Istria e la Dalmazia alla fine della seconda guerra mondiale. Un dramma che il professor Raoul Pupo racconta con Paolo Mieli a “Passato e Presente”, Orrore, paura, scontri ideologici e delicati equilibri geopolitici sono alla base di un…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
umbriasud · 1 year
Text
Vittime delle foibe: a Terni celebrazione all'Obelisco
“La Repubblica riconosce il 10 febbraio quale ‘Giorno del Ricordo’ al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”. Con queste parole la legge 92 del 30 marzo 2004 istituisce il Ricordo di uno degli…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
lamilanomagazine · 3 months
Text
Aosta, doppio appuntamento per celebrare il “Giorno del Ricordo”
Tumblr media
Aosta, doppio appuntamento per celebrare il “Giorno del Ricordo” In occasione del “Giorno del Ricordo” solennità istituita nel 2004 che il 10 febbraio di ogni anno riporta alla memoria i massacri delle foibe e l’esodo giuliano dalmata, l’Amministrazione comunale insieme alla Fondation Émile Chanoux, e con la collaborazione dell’Associazione Nazionale Venezia-Giulia-Dalmazia, organizza due eventi per la giornata di martedì 6 febbraio. Il primo, dal titolo “La bambina con la valigia: tra memoria e identità”, è in programma alle ore 18 nel Salone Ducale dell’Hôtel de Ville. Dopo il saluto istituzionale del sindaco Gianni Nuti e le introduzioni di Anna Fosson, rappresentante del comitato scientifico della Fondation Chanoux, e di Elettra Crocetti per l’ANVGD, dialogheranno sul tema dell’esodo avvenuto alla fine del secondo conflitto mondiale l’esule giuliana Egea Haffner e la giornalista Fabiola Megna. A seguire, alle ore 20,45, la sala conferenze della BCC Valdostana di viale Garibaldi accoglierà l’evento “Foibe ed esodo giuliano-dalmata: tra storia e memoria” che sarà introdotto dagli interventi del presidente del Consiglio comunale, Luca Tonino, e dell’assessore regionale ai Beni e alle Attività culturali, Sistema educativo e Politiche per le relazioni intergenerazionali, Jean-Pierre Guichardaz. La serata si svilupperà attraverso un dialogo tra lo storico Gianni Oliva, lo storico nonché presidente del comitato scientifico della Fondation Chanoux, Alessandro Celi, e il presidente nazionale dell’ANVGD, Renzo Codarin.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
0 notes
mariodavidmascia · 1 year
Photo
Tumblr media
IL GIORNO DEL RICORDO Oggi sono stato delegato dal Sindaco Marco Bucci a partecipare in rappresentanza del Comune di Genova alla cerimonia in memoria dei martiri delle foibe, che si è tenuta presso il cippo dedicato alle vittime istriane fiumane e dalmate alla presenza dell'associazione genovese ANVGD (Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia) presieduta da Fabio Nardi. Il 10 febbraio è il Giorno del Ricordo dei massacri delle foibe e dell’esodo giuliano dalmata. La giornata è stata istituita nel 2004 con lo scopo di “conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”: tra i 5mila e i 10mila italiani rimasero vittime delle foibe in Istria e Dalmazia, durante e subito dopo la seconda guerra mondiale, tra il 1943 e il 1947. Agli eccidi fece seguito l’esodo giuliano dalmata, l’emigrazione forzata della maggioranza dei cittadini di etnia e di lingua italiana in Istria e nel Quarnaro, esodo che si concluse solo nel 1960: tra i 250mila e i 350mila Italiani furono costretti a lasciare le loro case. (presso Cimitero Monumentale di Staglieno) https://www.instagram.com/p/Coe9jj7oZhq/?igshid=NGJjMDIxMWI=
0 notes
italian-malmostoso · 6 years
Link
Ora, per quanto mi riguarda, Forza Nuova, Casa Pound, ecc. hanno le stesse idee sulla democrazia degli anarco-insurrezionalisti, dei nostalgici duri e puri del comunismo stalinista e dei seguaci della Juche nordcoreana e del chavismo venezuelano.
Tutti vogliono, alla fine della fiera, impedire di esprimere il proprio pensiero, con le buone (e più spesso con le cattive), a chi la pensa in modo diverso da loro,
Per il caso specifico, durante la seconda guerra mondiale e l’occupazione italiana della Dalmazia e Slovenia, è vero che porcherie infami le fecero tutti, esercito italiano e partigiani titini, nonchè ustascia croati e cetnici serbi.
Le foibe, però, altro non furono che un esempio perfetto di pulizia etnica e le vittime, quasi tutte civili, andrebbero ricordate comunque con rispetto. Ahahah, rispetto da parte dei manifestanti “antifascisti”?
P.s.: la parola “antifascismo” andrebbe usata con moderazione ed equilibrio, altrimenti diventa una parola vuota ed inutile, il cui unico significato, ormai, è quello di contraddistinguere una sola parte politica.
30 notes · View notes
viendiletto · 3 months
Text
Nel ricordo di Marinella… Una scelta di volontariato
“Mi aggiravo tra la folla, attratta da quella moltitudine vociante, dalle bandiere e dai labari delle nostre città istriane, fiumane e dalmate. Era il 1997, si ricordavano nella piazza principale di Trieste i 50 anni dall’esodo, anche i miei cinquant’anni essendo nata nel 1947. Ma il mio pensiero era fisso su mio padre. Vedi – gli dicevo col cuore gonfio – finalmente parlano di noi. Ma lui era mancato qualche tempo prima senza smettere di sentirsi fuori dal coro, un alieno…” 
Fu così che, durante quell’esperienza pubblica, Fioretta Filippaz, nata a Cuberton, esule a Trieste dal 1956, si rese conto di sapere ben poco della propria storia e del destino di tanta gente che come lei era stata costretta all’esodo dall’Istria.
Decise così di fare la volontaria?
“Quel ’97 fu per me uno spartiacque importante, i miei genitori non c’erano più ma le domande che avrei voluto rivolgere a loro, erano veramente tante. Allora presi informazioni e mi ritrovai all’IRCI che allora aveva sede in P.zza Ponterosso, nell’ufficio di Arturo Vigini, con lui c’era anche la figlia Chiara. Mi presentai e dissi che avrei voluto rendermi utile, partecipare dopo tanto silenzio. Non cercavo un lavoro di concetto, mi bastava anche semplicemente imbustare e affrancare gli inviti per le numerose iniziative dell’ente o per spedire la rivista Tempi&Cultura. Così ho cominciato”.
Una “volontaria”, oggi una del gruppo che segue l’attività dell’IRCI in via Torino, accoglie i visitatori delle mostre che si succedono numerose durante l’anno a cura di Piero Delbello e con il supporto del presidente Franco Degrassi, raccontando un esodo per immagini, attraverso i suoi personaggi, a volte famosi, a volte sconosciuti…
“Viene sempre tanta gente, chiede informazioni, racconta la propria storia, queste sale diventano un contenitore di tante vicende mai emerse, di tante storie familiari mai portate alla luce. Molti arrivano con fotografie, locandine, documenti per il museo. Per noi volontari è una responsabilità, ma anche un profondo desiderio di condivisione. Vede, questo documento alle mie spalle nell’ambito della mostra ‘Come ravamo’ è quello della mia famiglia, è lo storico dell’anagrafe dal quale hanno cancellato Marinella…”.
Chi è Marinella? È una delle storie emblematiche dell’esodo, quella di una bambina che non ce l’ha fatta, in quell’inverno polare del ’56. Aveva appena un anno e una polmonite se la portò via, “morta di freddo” sentenziarono i medici dell’ospedale che non furono in grado di salvarla.
“Ero già grandicella e Marinella me la portavo in braccio, le davo il biberon, la cambiavo, me ne occupavo per alleviare il lavoro di mia madre che doveva pensare a tutta la famiglia, al marito e ai cinque figli. I suoi occhi erano per me, con i sorrisi e i primi borbottii, una gioia infinita: non sono mai riuscita a dimenticarla, a farmene una ragione”.
Tumblr media
Per quanti anni siete vissuti in quella baracca?
“I miei genitori dodici anni, finché io e mio fratello non siamo riusciti a terminare le scuole nel collegio dove eravamo stati trasferiti per poter avere un’istruzione e migliori condizioni di vita”.
Vita?
“Quando la famiglia vive separata tutto è molto duro. Mio padre a Cuberton era un bravo contadino, da esule poté fare il manovale, la qualifica di profugo non era servita a nulla. Aveva sperato di entrare in fabbrica, ma nessuno ci aiutò. Ricordo che spesso diceva con convinzione, non sembrava neanche un lamento ma una semplice constatazione: ‘noi ne vol, proprio noi ne vol’ e così continuò per anni sentendosi fuori luogo, forse sconfitto. Quando ebbi diciannove anni, ci diedero una casa comunale, una sessantina di metri per la nostra famiglia numerosa, ma era comunque un miglioramento. Andai a lavorare alla Modiano”.
In che veste?
“Alle macchine per la stampa, ci ho lavorato fino alla pensione. All’inizio vista con sospetto, la nostra presenza di esuli a Trieste veniva ancora considerata un peso, ma noi istriani siamo lavoratori, disciplinati, vivaci, con il tempo mi sono conquistata le simpatie delle persone che hanno saputo apprezzare il mio impegno”.
E la famiglia?
“Mi sono sposata a 25 anni, per qualcuno era quasi tardi, per me anche troppo presto, vista la tragedia che avevamo vissuto in famiglia, non mi sentivo pronta”.
Non era solo per Marinella?
“Soprattutto per lei il cui sguardo non ho mai smesso di cercare, ma anche per tutto ciò che avevo visto al campo di Padriciano: la gente si lasciava morire, di disperazione, per mancanza di qualsiasi prospettiva, in quelle baracche dove non si poteva accendere un fuoco per scaldarsi. La mia casa era rimasta a Cuberton. Ci sono tornata per andare al cimitero. L’ho vista da lontano, diroccata, non ho avuto il coraggio di avvicinarmi”.
Nessuna assistenza psicologica in tutti questi anni?
“Nessuna. E ce ne sarebbe stato bisogno”.
Che cosa ha rappresentato il Giorno del ricordo?
“La possibilità di parlare, andando nelle scuole, fornendo testimonianza sui giornali, le televisioni. Gli italiani hanno iniziato a conoscere squarci della nostra vicenda. Ogni anno mi invitano a Cremona, in Umbria, nel Veneto, con le docenti è scattata un’amicizia importante. Dopo che Simone Cristicchi ha raccontato di Marinella nel suo spettacolo Magazzino 18, l’interesse è diventato maggiore, mi chiedono di raccontare. Lo faccio per i miei genitori, per restituire dignità a tanta gente, per rivivere il ricordo di Marinella, doloroso, ma necessario. I ragazzi delle scuole mi hanno omaggiato dei loro lavori di gruppo che custodisco gelosamente. È incredibile con quanta pietas abbiano saputo raccontare le nostre vicende, anche quelle più difficili. Mi fanno tante domande”.
E Padriciano?
“Ho accolto le scolaresche per tanti anni insieme a Romano Manzutto, finché l’associazionismo ha deciso di formare dei giovani perché raccontassero la nostra storia”.
In maniera più asettica?
“Certo hanno avuto modo di studiare, approfondire, possono rispondere a tante domande, non certo a quelle sull’esperienza diretta che rimane di chi l’ha vissuta veramente, ormai non siamo tantissimi, il tempo decide per noi”.
Dal campo di Padriciano molti partirono per gli altri continenti…
“Avevamo considerato anche questa ipotesi, ma cinque figli piccoli a carico erano una condizione che non favoriva il giudizio dell’emigrazione. Mio padre era una persona di grande cuore, certo avrebbe fatto fortuna, ma era convinto che nessuno avesse compreso che non eravamo venuti via se non perché fosse impossibile rimanere. Questa sensazione non lo abbandonava mai e forse gli toglieva la forza di tentare altre strade. Non ne abbiamo mai parlato successivamente. Ma mi accorsi del suo dolore quando giunti al cimitero di Cuberton, al momento di decidere di andare a mangiare qualcosa insieme, mi pregò di riportarlo velocemente oltre confine. La paura non li aveva ancora abbandonati e non l’avrebbe mai fatto fino alla fine”.
Di cosa avevano paura?
“Di restare e di tornare. In Istria tutto era cambiato e quindi non ritrovavano più la loro dimensione, c’era stata la dittatura che aveva spaventato tutti. In Italia avevano dovuto imparare a vivere il quotidiano, in Istria pagavano le tasse e basta, non erano abituati ad andare per uffici, fare domande, ottenere il riconoscimento dei propri diritti. Quando Marinella morì nessuno venne a manifestare la propria solidarietà, non fecero che cancellare il suo nome dal nostro stato di famiglia”.
Quale spiegazione riesce a darsi oggi?
“Lo dico spesso e l’ho anche scritto: fummo accolti con fastidio e indifferenza, eravamo un corpo estraneo che tentava di inserirsi in un tessuto sociale che non voleva intrusioni”. Dire che la storia si ripete è anche troppo ovvio.
Intervista di Rosanna Turcinovich Giuricin a Fioretta Filippaz per La Voce del Popolo, 5 gennaio 2020
27 notes · View notes
rosateparole · 10 months
Text
Ci sono delle verità che si avvertono dentro il corpo, come il bisogno di mangiare o di bere. Quella dell’odio contro gli italiani non solo è una storia lunga, ma quasi una tradizione che cova sotto le ceneri e tende a rinnovarsi periodicamente. È una delle questioni che attraversano la storia della mia piccola penisola come un fiume carsico. Sono come muri contro cui si va a battere la testa continuamente, senza rimedio. Qualcosa di sempre uguale a se stesso ritorna continuamente, un conflitto insolubile finché l’italiano non si estinguerà, così com’è successo in Dalmazia, un archetipo che sembra trovarsi da sempre nell’immaginazione dello slavo. Ogni volta che la folla si riuniva in occasione di qualche ricorrenza, discorsi antitaliani provocavano l’eccitazione collettiva. Chi vuol guadagnar punti in Istria, basta che pronunci parole nauseanti e disgustose nei riguardi degli italiani, gli «occupatori» dell’Istria.
I vecchi non si scompongono troppo. La loro vita è stata abbastanza lunga da conoscere la legge invisibile che regola l’isteria dei vincitori e l’angoscia dei perdenti, sanno che la stessa prosa era esibita dal fascismo contro gli slavi. L’ora storica serviva – finalmente – a far repulisti di un popolo sull’altro. Cambia solo il gallo di turno che canta. Ora il gallo di turno era il contadino slavo che aveva sempre invidiato la borghesia italiana delle città, alla quale inconfessatamente avrebbe voluto somigliare. Passata la grande ubriacatura del siamo-tutti-uguali, lo slavo ce l’ha fatta, vive in città ed è uguale alla borghesia italiana che ha cacciato via cinquant’anni fa.
Quando la Vittoria portò circa cinquecentomila slavi sotto la sovranità italiana, i provvedimenti contro le scuole e contro l’uso della loro lingua non si fecero attendere. Ora che sono avanzati i croati e hanno la loro sovranità, fanno altrettanto.
Stuparich rivolse nel ‘21 una domanda provocatoria all’Italia prefascista: «Ci sono o no, nella Venezia Giulia, degli slavi che vivono in case costruite dai loro padri slavi? Che per lunga tradizione amino, pensino e preghino in slavo? Nessuno lo può negare. È lecito invadere le case, i campi, le chiese di questi slavi e imporre loro, con la rivoltella in pugno, di non amare, di non pensare e di non pregare in slavo?».
La stessa domanda la si può formulare oggi sostituendo al sostantivo «slavi» il sostantivo «italiani». Senza rivoltella in pugno, beninteso. Eleganti decreti e leggi ammazzano più persone in un colpo senza spargimento di sangue.
Anna Maria Mori & Nelida Milani, Bora. Istria, il vento dell’esilio
7 notes · View notes
iannozzigiuseppe · 1 year
Text
Diego Zandel. Intervista all'Autore di "Eredità colpevole" (Voland): "Il Giorno del Ricordo è la celebrazione di una pagina di storia nazionale, e non di una qualche parte politica"
Diego Zandel Intervista all’Autore di Eredità colpevole Il Giorno del Ricordo delle Foibe e dell’Esodo giuliano-dalmata è la celebrazione di una pagina di storia nazionale, e non di una qualche parte politica. di Giuseppe Iannozzi 1. Diego Zandel, “Eredità colpevole” (Voland Edizioni) è il tuo ultimo lavoro pubblicato, un romanzo che vede protagonista Guido Lednaz, giornalista e scrittore. In…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
magnuswesterberg · 3 years
Text
Femtusen kanoner, tjugofemtusen maskingevär, tretusen minkastare och ettusensjuhundra flygplan
Den 12 september 1919 erövrar en italiensk poet med en egen armé på två tusen soldater en stad i Kroatien. Inte ett enda skott behöver avlossas.    Poeten i fråga är den för tiden berömde poeten Gabriele d’Annunzio och han kommer att stanna kvar i staden Fiume med sina soldater i fem hundra dagar och motsätter sig därifrån stormakternas intressen. Inför en förbluffad omvärld – som fortfarande var skakad av fasorna och förlusterna i liv och byggnader som de två alliansblocken låtit sina folk utstå under första världskriget – skapades i Fiume en ny nation, olik allt som tidigare funnits. Nationen tillägnades musiken och innehöll flera för tiden progressiva inslag som lika rösträtt för alla samt accepterande av homosexuellas rätt att älska vem de vill. Vissa uttolkare av denna tid vill gå så långt som att hävda att det var här, under dessa fem hundra dagar i staden Fiume, som 68-rörelsen började med efterföljande små och stora revolutioner mot allt vad traditioner, historia och konventioner heter. Intagandet av Fiume skedde som sagt helt fredligt, och d’Annunzios anhängare drömde om ett nytt sätt att organisera samhället.
Tumblr media
Proclamazione della Reggenza italiana del Carnaro a Fiume.
   Första världskriget hade slutat i november året innan och ockupationen av Fiume var som en föraning om de territoriella begär som fanns uppdämda i Italien, även kallat irredentism. Det handlade under denna tid om ej definierade gränsdragningar som skulle komma att fastställas senare, i det andra Rapallofördraget, då Italien faktiskt fick flera av de landområden som de gjort anspråk på under belägringen av Fiume. Det var områden i Europa som hade en hög andel italiensktalande familjer. Den 12 november 1920, enades Italien och Jugoslavien om hur gränsen länderna emellan skulle dras. Fiume blev till sist italienskt, och det kan mycket väl d’Annunzios ockupation av Fiume ha bidragit till. Dock, efter andra världskriget lämnades hela Istrien och även Fiume över till Jugoslavien och Tito. Tusentals italienare kastades ned och dödades därefter i de lodräta grottor som kallas ”foibe”. Övriga italienare fördrevs i det som kallas ”Esodo giuliano dalmata” under vilken uppskattningvis 250-350 000 italienare fördrevs från det tidigare italienska områdena i nuvarande Kroatien.    Ockupationen av Fiume blev ett märkvärdigt avsnitt av mellankrigstiden, grundad i en tvist mellan italienare, serber, kroater och slovener. Staden Fiume, Rijeka som den heter på kroatiska, hade 1919 runt etthundratrettiotusen invånare och de som talade italienska i staden uppgick till cirka tjugoniotusen. Ockupationen började alltså i september 1919 och utgjordes av omväxlande händelser, inklusive tillkännagivandet av den italienska författningen Carnaro. När rebellerna öppet motsatte sig il Trattato di Rapallo/Rapallofördraget anföll den italienska regeringen till sist staden med våld under julen 1920. Kriget som just avslutats året innan ockupationen av Fiume, med sjuttio miljoner inkallade, kallades vid tiden för La grande guerra/det stora kriget och få kunde ana att ännu ett krig skulle komma under samma sekel. Västfronten under första Världskriget var så fruktansvärt lång att den sträckte sig genom hela Västeuropa: från engelska kanalen ända ned till Schweiz.    Efter kriget var det tämligen oklart vem som hade vunnit och vad segern bestod av. Vem vann? Bara under sista timmarna på morgonen och förmiddagen den 11 november 1918 stupade uppemot fyratusen tyska soldater innan kriget avbröts framåt lunch. En annan uppgift anger att elva tusen soldater totalt stupade och skadades under förmiddagen; det var som ett fruktansvärt tråkigt jobb som var över, ett företag och företagsidé som man arbetat för gick i konkurs. Klockan 05.00 den elfte november 1918 undertecknade de franska, brittiska, amerikanska och tyska företrädarna vapenstilleståndsavtalet som avslutade striderna. Under krigets sista tre månader hade Frankrike, England och Ryssland tagit 363 000 tyska krigsfångar. Enligt vapenstilleståndet skulle kriget officiellt ta slut klockan elva samma dag. Soldaterna blev plötsligt lediga, reste sig och lämnade sina lergropar längs fronten där de ätit, sovit, skitit, rökt toback och skjutit i månader och till och med under flera år för vissa. Tyskland ansågs vara mest skyldig till kriget och fick därför betala ett krigsskadestånd som omvänt blev en energirik mylla för att skapa ytterligare ett världskrig.    Efter överenskommelsen mellan segermakterna i Versailles dömdes Tyskland, förutom att avstå land, att betala skadestånd till Frankrike, USA och Storbritannien. Tyskland fick omedelbart lämna ifrån sig nästan ofattbara mängder krigsmateriel: femtusen kanoner, tjugofemtusen maskingevär, tretusen minkastare, ettusensjuhundra flygplan och härutöver civilt gods som femtusen lokomotiv, hundrafemtiotusen järnvägsvagnar och femtusen lastbilar. För att sätta press på Tyskland att verkligen betala hela det hela det tilldömda krigsskadeståndet ockuperade Frankrike ända fram i januari 1923 Ruhrområdet. Förnedringen var total för Tyskland. Frankrike kan inte ha förstått vad de hade att göra med, att Tyskland redan då var en enastående nation med en övermänsklig förmåga borsta av sig det förflutna och lika snabbt som att vända blad i en Balzacroman, resa sig och hämnas. Eftersom tyska marken år 1922 blev fullständigt värdelöst var det omöjligt för Tyskland att köpa valutor eller guld. I november 1923 var en US Dollar värd fyratrillionertvåhundratiomiljarderfemhundramiljoner, 4,210,500,000,000 tyska marks. Då Tyskland inte förmådde betala ersättningen till Frankrike i tid, ockuperade som sagt franska och belgiska trupper Ruhr i januari 1923. Ja, ni läste rätt 1923. Ersättningar skulle fortsätta att betalas i bland annat i form av kol.    Ytterligare ett resultat av första världskriget blev att de fyra stora imperierna: tyska, ryska, österrikisk-ungerska och det ottomanska imperiet försvann från världspolitiken. Få tänker i dag på att områden som i dag är Palestina och Syrien ända från 1516 och fram till första världskriget varit ottomanska områden, och lugnt kan väl ingen i dag hävda att det är i dessa trakter.
0 notes
lucasmasala86 · 4 years
Photo
Tumblr media
Ecomuseo su esodo giuliano-dalmata Leggi la notizia su Ansa Ecomuseo su esodo giuliano-dalmata
0 notes
pietroalviti · 3 months
Text
10 febbraio, Giorno del Ricordo, i punti fermi del presidente Mattarella sulla tragedia dei territori giuliano dalmati, lugubre geografia dell'orrore
In quelle martoriate ma vivacissime terre di confine, che da secoli ospitavano popoli, lingue, culture, alternando fecondi  periodi di convivenza a momenti di contrasto e di scontri, il secolo scorso ha riservato la tragica e peculiare sorte di vedere affiancati, a pochi chilometri di distanza – in una lugubre geografia dell’orrore – due simboli della catastrofe dei totalitarismi, del razzismo e…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes