Tumgik
#scritturacreativa
Oltre la percezione
Stavo attraversando la barriera temporale. Se il tempo lo si può guadare con moto proprio e volontario, liberandosi dalle rapide perenni dei secondi che si gettano nel passato, io lo stavo percorrendo, senza freni né limiti, espulso dal suo flusso monocorde. Non so come lo compresi: ne possedevo una spontanea consapevolezza che non ammetteva dubbi. Il gorgo che roteava dentro di me era ripido, sottraeva il fiato, sbriciolava i pensieri. Poi la mareggiata di percezioni sensibili mi travolse. Rumori, odori, sapori, aderenze, colori. Tutti di un calibro inimmaginabile, incontenibile per i miei recettori finiti. La luce fluida, densa, fumosa, impermeabile, che non si lasciava attraversare dallo sguardo, mi avvolse. Era una luce che urlava, i suoi acuti erano opprimenti, le sue dita di acciaio ti stringevano l’anima. La luce era fredda, priva di calore, e le sue volute erano cangianti, in profondità i colori ristagnavano imprigionati tra le pieghe, come in camere dalle pareti sbarrate e imbottite. Colori estremi, tutti, senza ordine, fusi uno nell’altro, e poi di nuovo indipendenti, nitidi, senza sfumature, senza la razionalizzazione imposta dalla spettrografia, ribelli alla pacifica convivenza nella luce bianca. Colori estremi. Nessun artista avrebbe mai potuto riprodurli, nessuna suggestione paesaggistica, nessuna incarnazione della natura poteva avvicinarsi a quella disperata perfezione.
I colori. I colori vibravano svincolati da ogni contenuto, isolati nel fattore cromatico, divinità primordiali prigioniere nei recessi di un culto estinto, non più figli obbedienti della luce, i colori come uno spasmo verso la vita, un lamento di esistenza mancata. Fui immerso nei colori. E assieme ai colori i suoni, gli odori, i sapori, le aderenze, l’idea stessa di sensibilità, l’anima priva del corpo, rumori, note musicali scappate disordinatamente da un pianoforte, staccate dal pentagramma, dall’ordine musicale, dall’armonia dell’universo, rumori e note vibravano assoluti, né mano umana avrebbe potuto trascriverli su carta e ripeterne le melodie antiespressive, né orecchio aveva mai udito il loro forsennato infuriare. Il suono selvaggio, il richiamo brado di animali indomabili, le percussioni ottuse dei pensieri dell’uomo contro la paratia della stiva, contro l’insufficienza del cosmo, l’esplosione di stelle traboccanti miliardi di anni e materia fibrillante.
E il tatto, l’aderenza completa del corpo, l’appartenenza, la fusione con la luce densa, era dentro di me, mi attraversava, una compenetrazione tra le membra, come disgregarsi in infinite particelle infinitesimali e ognuna di esse abbracciava una particella di luce, si avvinghiava a lei e poi tornava a ricollocarsi al suo posto per dare vita al mio corpo ricostruito, intatto, invaso dalla luce densa, cangiante che pulsava dentro di me con i suoi colori, i suoni, gli odori, i sapori.
Furono istanti intensi, ma non provavo ancora orrore. Assistevo a uno spettacolo inenarrabile, come mai avrei immaginato possibile, un trionfo di elementi incontaminati, puri, che si avvolgevano, si contorcevano, stridevano l’uno con l’altro in una contrazione disperata verso la vita, la creazione, l’incarnazione nell’essere, la codificazione della materia. Ne percepivo la sofferenza diffusa, più che sofferenza era un fremito: quegli elementi primari erano intrappolati nell’assenza della vita, ma non ne soffrivano coscientemente, come animali nati in gabbia, che non conoscendo la libertà non comprendono la propria prigionia e fremono nello spazio angusto che hanno a disposizione. Conobbi l’esaltazione dei sensi, il loro pulsare fino all’ultimo stadio, oltre i vincoli della vita e della morte, del tempo, della distanza. Il vortice iniziale nel quale sentivo di precipitare si attenuò, ora galleggiavo sospeso in un alone di fumo scuro, come se fossi stato avvolto da un anticorpo prodotto dall’immenso organismo all’interno del quale ero un estraneo. La mancanza di direzioni, non un suolo su cui poggiare i piedi, un soffitto da sentire sopra la testa, rettilinei d’aria in cui infilare le braccia, mi rendeva impossibile definire la posizione del mio corpo. Ero ancora in piedi o ero svenuto, sdraiato a terra esanime, mentre il mio spirito si dissociava in una emulsione onirica; sarei mai tornato alla realtà. Ma esisteva una realtà che potesse definirsi tale in contrapposizione alla quale potevo riconoscere l’irrealtà o il sogno, l’incubo o le allucinazioni, l’assurdo o il metafisico.
Il flusso costante di particelle che mi attraversava non era spiacevole, la paura si attenuava prevaricata da una curiosità inappagata da una lenta assuefazione a stimolazioni nuove. Poi all’improvviso, quando già cominciavo a ritenere un’esperienza piacevole l’immersione nel primordio, divenne morbo contagioso, ferita infetta e maleodorante. Non mutarono i colori nel loro aggrovigliarsi confuso, non mutarono le cascate di suoni e note che rutilavano nella densa foschia violacea, ma cambiò improvviso il mio modo di sentirli, la compressione del mio spirito nel ricevere quelle sollecitazioni.
Muffa, fuliggini, putrefazione, rigagnoli di sangue scuro, il suono cupo del distacco, il sapore della malattia. Le grida dei colori, disperate, la luce che urlava i suoi acuti opprimenti di orrore. La luce era gelida, priva di calore, le sue volute erano cangianti, in profondità i colori erano imprigionati tra le pieghe, come in camere dalle pareti sbarrate e imbottite contro cui scagliavano esasperati la propria impotenza. L’immersione in un fluido di non vita, nella brodaglia indifferente divenne soffocante, mi rivoltai, cercai di nuotare per sottrarmi, per tornare alla vita, lontano dalle tenebre del pensiero, dove era sottratto anche il riparo dell’oscurità.
Poi mentre l’esasperazione iniziò a bruciarmi nella testa, dal fondo limaccioso di quella palude di sensazioni perverse, emersero due mani ruvide, rinsecchite ad artiglio che si diressero verso di me…
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karenlojelo · 1 year
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IL MESTIERE DI SCRIVERE (2) Oriana Fallaci a tal proposito una volta invece ha detto: “Molti intellettuali credono che essere intellettuali significhi enunciare ideologie, o elaborarle, manipolarle, e poi sposarle per interpretare la vita secondo formule e verità assolute. Questo senza curarsi della realtà, dell’uomo, di loro stessi, cioè senza voler ammettere che essi stessi non sono fatti solo di cervello: hanno anche un cuore o qualcosa che assomiglia a un cuore, e un intestino e uno sfintere, quindi sentimenti e bisogni estranei all’intelligenza, non controllabili dall’intelligenza. Questi intellettuali non sono intelligenti, sono stupidi, e in ultima analisi non sono neanche intellettuali ma sacerdoti di una ideologia.” Aveva ragione Socrate a mio avviso: “saggio è colui che sa di non sapere”, nessuno di noi è in grado di scriver il libro perfetto, semplicemente perché non esiste, come non esiste una verità assoluta, tutto è assolutamente soggettivo, soggetto a gusti, mode, realtà sociali esistenti, stati d’animo e via discorrendo. Sicuramente però la dove c’è la propria verità, il proprio cuore molte persone possono ritrovarcisi. Ho selezionato alcune tra quelle che ritengo le più belle citazioni di Marcel Proust e a questo proposito ce n’è qualcuna che calza a pennello: Il libro essenziale, il solo libro vero, un grande scrittore non deve, nel senso corrente, inventarlo, poiché esiste già in ciascuno di noi, ma tradurlo. Il dovere e il compito di uno scrittore sono quelli di un traduttore. (da Il tempo ritrovato) Non si riceve la saggezza, bisogna scoprirla da sé, dopo un tragitto che nessuno può fare per noi, nè può risparmiarci, perché essa è una visuale sulle cose. (da Alla ricerca del tempo perduto) Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L’opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso. (da Il tempo ritrovato)#karenlojelo #ioscrivo #scrivere #writing #scrittura #scritturacreativa #marcelproust #iltemporitrovato #citazioni #quotes (presso Every Where) https://www.instagram.com/p/CqZ0rKBoZzp/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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faultylens · 1 year
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Vene in superficie
di fluidi lenti che respirano sottovoce // #haiku #anomaliapoetica #versi #vedostorie #verbigerazione #flussodicoscienza #poesia #poetry #scritturacreativa #esercizioletterario #versiliberi #wabisabi #mononoaware #karumi #shiori #libereassociazioni #raccontoperimmagini (presso Grezzana (VR)) https://www.instagram.com/p/CoNmunHN3BR/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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gimiplay · 1 year
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Una favola festosa per un sabato di fine feste: "Il forno che si credeva un grande chef". Della serie "Le favole dell'abbandono" - rubrica Parole di Stagione all'interno di @artinmovimento.magazine - dove gli abbandonati non sono solo i protagonisti delle favole ma anche dei nostri marciapiedi. . #scritturacreativa #favola #favole #scrivere #magazine #riciclo #italy #fashion #riciclocreativo #teatro #photography #handmade #scrittore #dream #instagram #pensieri #madeinitaly #paroledistagione #fiabe #parole #editorial #art #fiaba #libri #style #recycle #italianblogger #bambini #photographer #giannimicheli https://www.instagram.com/p/CnHmL63tiDP/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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ildesiarpiuforte · 2 years
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Romeo e Giulietta
Prima d'un gesto affrettato conviene / Accertar che l'amato sia morto per bene.
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my-camilla-stuff · 2 years
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Oggi stavo riordinando la Liberia. Tra gli scaffali pieni di polvere, un solo libro aveva catturato la mia attenzione. Il mio libro dalla copertina blu. Una prima edizione. Consumato dalle tante volte che ho passato a leggerlo. Ormai quella storia la conoscevo a memoria. Eppure non mi stancava mai. Il libro apre la sua narrazione in una fredda notte di dicembre. Stava piovendo. In una macchina, la sola con i vetri appannati a quell’ora, c’erano due ragazzi che stavano parlando. Portavano avanti gli stessi discorsi. Quelli lasciati sempre un po in sospeso. Accompagnati da parole non chiare. Sentimenti filtrati. Spesso percepiti come inadeguati. Il tutto incorniciato dalla paura. Dannata paura che fa mancare l’aria sotto i piedi e distrugge ogni cose. C’era però qualcosa in quella macchina che stava sfuggendo a tutti e due. C’era magia. Dopo quella sera, lei si ammalò. Un virus contratto in qualche luogo che aveva frequentato nelle ultime 48h. Era la prassi di quel tempo. Stavano però tutti been. Tutti, tranne quel ragazzo con cui aveva passato la sua ultima serata. Si dovettero chiudere in casa finché tutto non si fosse normalizzato. Trovarono così riparo nel loro mondo. Troppo piccolo per farci entrare altre persone. Ma allo stesso tempo pericoloso. Quel mondo li stava aiutando ad evadere dalle loro case. In quel mondo si potevano toccare. Si potevano guardare. Fu questa la cura. Nient’altro! Tra loro c’era equilibrio ed armonia. Quello che in fondo tutti cercano. Non sempre le giornate che passavano erano felici. Ma è anche da quell’inquietudine che filtrava la luce. Erano diventate due anime che si erano fermate, contrastando il movimento della terra intorno al sole. Quello due anime che continuavano a tenersi a debita distanza, erano arrivate ad addomesticarsi. Ma come succede sempre in ogni storia che si rispetti, c’è sempre l’antagonista a movimentare la storia. Il loro mondo era perfetto, ma non reale. Si era creato per circostanza . Per sopravvivenza. Sappiamo tutti hindi come va a finire il libro. Non starò qui a chiarire altri particolari. Capite pero, anche perché sia il mio preferito. Oggi, ho finalmente deciso di riporlo, nello stesso modo in cui ho fatto con gli altri. Ho deciso che lo farò riempire di polvere ed abbandonarlo alla sua realtà: quella di essere un semplice libro, che narra una semplice storia. È però un bel ricordo. È stato letto durante uno dei periodi più felici della mia vita. Ma credo che basti cosi. È passato così tanto tempo da allora. Con tutta la forza che avevo, lo spinsi all interno del suo ripiano e continuai quella che era un’abituale giornata di pulizia.
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lastronzaomofoba · 7 days
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I pianeti ci rendono social? Articolo acchiappa like.
Ciao mio caro amico virtuale, fatto di uno e zeri, sono qui un po’ annoiata con un pungente mal di schiena e ho appena preso un antinfiammatorio per un leggero e vertiginoso mal di testa.
Tutto questo mentre la gatta è seduta con il culo sulla testa del bassotto e telepaticamente esclama: PA-TE-TI-CA!
Candy Candy mi spiccia casa, in confronto sono il risultato di decenni di anime per adulti riadattati e censurati dalle reti private in modo da farli passare per programmi per bambini.
Il drama è dentro noi: orfani, matrigne, principesse cadute in disgrazia, tutte con un animaletto con cui parlare.
Io non faccio eccezione: parlo a gatta e bassotti, come se fossero dei dannati delinquenti preadolescenziali, sul filo del <c so bell o mo tjnà mnà jun mbacc>. L’ultima volta che ho fatto una battuta del genere un disagiato del twitter mi ha fatto la morale sul fatto che certe cose non si dicono nemmeno per scherzare.
Va benissimo il politicamente corretto, ma se non avete umorismo, invece di fare i sapienti sui social, rimanete su WhatsApp a inviare immagini della vergine tutta infiorettata con scritto buongiorno a te e che lo spirito possa divampare tra le tue mani.
Sento scemare il mal di testa e mi sto chiedendo se vale ancora la pena scrivere questo SARCASTICO articolo. Sono alle prese con un romanzo di John Grisham dal titolo “Il testamento. Lo sto adorando, naturalmente non farò una disamina anche perché, questo libro è stato pubblicato a fine anni 90, ma se a qualcuno piacesse il genere narrativa giuridica glielo consiglio, si legge una bellezza. Nel frattempo mi è arrivato anche “La sposa gitana” Google, me lo indica come thriller, e chi sono io per contestarlo?
Posso solo dire che gli spagnoli scrivono divinamente.
Ora vi svelerò il vero e unico motivo di questo anomalo articolo, ieri ho visto un video che parlava del periodo giusto a livello astrologico per pubblicare su i social e avere visibilità, visto che vengo ignorata come un’inutile sasso, vediamo se astrologicamente la fanciulla esperta nel settore ci ha azzeccato, userò la Domificazione Whole Sign lei consiglia al posto della Domificazione Placidus che al contrario del primo, le case possono avere grandezze diverse in base alle coordinate di nascita e iniziare in un punto qualsiasi di un segno e terminare in un altro. Sono ascendente sagittario e la mia dodicesima casa cadrebbe interamente nel sagittario ma: con la Domificazione Whole Sign la mia dodicesima andrebbe così a finire nello scorpione e quindi la luna starebbe transitando nell’ottava in leone per entrare tra un’oretta nella nona in vergine. Questa Whole Sign dovrebbe essere un po’ più simile alla domificazione vedica, non fate domande, se siete curiosi andate a cercarvi le nozioni nel web.
Quindi mio dolce amico virtuale fatto sempre di uno e zeri, che in fondo sarei io stessa, questo racconto si conclude qui, alla prossima.
Passo e chiudo
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vorticimagazine · 2 months
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"Percorsi...": la rivista della sezione "Scogna" di Aism
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Amici di Vortici.it, oggi vogliamo presentarvi un progetto tutto da sfogliare! Si tratta di "Percorsi...": la rivista della sezione "Scogna" di Aism a cura degli utenti del Centro Diurno della Sezione Provinciale "Giuseppina Scogna" dell'AISM, con sede nel parco di Villa Sabucchi a Pescara. La collaborazione fra utenti, volontari e operatori del centro diurno, che accoglie persone affette da Sclerosi Multipla, ha portato alla realizzazione di una rivista che pubblica un numero ogni anno dal 2013, dietro la direzione della giornalista Annapaola Di Ienno. Fra le pagine dei numeri di Percorsi... gli utenti del centro si cimentano in attività di scrittura giornalistica e non, dando libero sfogo alla loro creatività e ai loro interessi. Noi, incuriositi da questa produzione, abbiamo voluto intervistare la direttrice della rivista, Annapaola Di Ienno, che ci ha svelato tutto ciò che accade nella redazione di Percorsi... e anche di più! Buona lettura.   Percorsi... è una rivista “speciale”. Come è nata e cosa ti ha spinto a realizzarla? Percorsi... è nata 11 anni fa del tutto casualmente: io ho incontrato il centro diurno per un servizio associativo che dovevano fare a me, ho visto dei ragazzi impegnati in diverse attività e sono stati gli operatori stessi a chiedermi di cosa mi occupassi. Io gli ho detto mi occupavo di giornalismo, ero già iscritta all'Ordine dei Giornalisti, e loro mi hanno proposto di realizzare la rivista come esperimento. Io in realtà, all'inizio, ero un po' restia perché non sapevo nulla della Sclerosi Multipla e delle conseguenze che potesse portare, poi c'era anche il fatto che non sapevo se gli utenti avrebbero gradito un'attività del genere. Da lì abbiamo fatto delle settimane di sperimentazione, ci siamo conosciuti e poi tutto è proseguito. Da quale ispirazione viene questo titolo? L'ispirazione per il titolo mi è arrivata dal percorso stesso che avevo proposto agli utenti del centro. Dissi proprio: "Perché non non la chiamiamo Percorsi questa rivista?". Loro mi hanno chiesto il perché volessi intitolarla così e io ho risposto che secondo me avremmo fatto un vero percorso. Non avrei mai pensato che sarebbe durato 11 anni, quindi figuriamoci come potevo stare quando, dopo averlo proposto, ho avuto la loro fiducia e loro hanno accettato ad occhi chiusi! Lavorare a questa rivista significa collaborare con gli utenti del centro diurno e con i volontari. Che apporto da Percorsi alla vita dei suoi collaboratori? Partecipano in maniera felice a questa iniziativa? Utenti, collaboratori e operatori lavorano in perfetta sinergia e l'apporto che dà la rivista, a detta degli operatori, è molto positivo perché è un'attività che gli utenti ritengono interessante e stimolante. Sì, stimolante, perché dà la possibilità di esprimersi nella maniera più completa possibile, tenendo conto delle loro possibilità. Ricordo che le prime volte diversi utenti mi dicevano "non sono in grado di scrivere" oppure "non ho l'istruzione adatta, sei sicura che ce la faccio?", io ho sempre risposto loro che chiunque ha delle potenzialità e che potevano essere espresse in questa rivista. Ognuno di loro viene aiutato dai volontari del servizio civile e dagli operatori a tirar fuori le sue potenzialità, mentre io mi limito a coordinare il loro lavoro e a seguirli in tutto il percorso che fanno. Vi svelo una cosa: tutte le bozze che mi vengono proposte io le revisiono insieme all'autore dell'articolo stesso, e questo crea un rapporto di maggiore complicità, perché la revisione viene fatta a quattro mani. Non è sempre facile capire cosa l'autore del pezzo voglia dire, per cui bisogna lavorarci sopra; a volte subentra anche la stanchezza fisica e quindi bisogna prima tirarli un po' su e poi proseguire. Tempo fa avevo espresso la volontà di assentarmi per un periodo di tempo e per questo la rivista ha rischiato di essere esclusa dalle attività del centro. La loro reazione è stata una sorta di ribellione: se non ci fosse più stata la rivista, loro non avrebbero più frequentato il centro di lunedì! E questo ha messo in allarme un pochino tutti, me compresa, che allora mi sono dovuta rimboccare le maniche e continuare a trovare del tempo per loro. Poi, piano piano, siamo cresciuti in maniera esponenziale, quindi posso dire che loro sono estremamente felici di quello che fanno. Cosa ha portato questa rivista nella tua di vita? Che dire, io sono contenta di questa attività, perché per me è arricchente. Mi dà la possibilità di dimostrare a me stessa che, nonostante le difficoltà, se si hanno delle potenzialità queste possono essere sfruttate al massimo. Per me è una lezione di vita per tanti motivi. Si può dire che la lettura dei numeri di Percorsi... è un vero e proprio viaggio attraverso articoli e sezioni diversi fra loro: come vengono decisi i temi da affrontare? Che spirito c’è nelle riunioni di redazione? In ogni numero di Percorsi... c'è un viaggio che noi affrontiamo, e il bello è che non sappiamo fin dall'inizio come sarà questo viaggio. Gli argomenti vengono proposti innanzitutto con la massima libertà di espressione. Ognuno di loro, rimanendo colpito da una data cosa, scrive un suo pensiero al riguardo e insieme a tutta la redazione si approva oppure si danno degli spunti ulteriori per approfondire. Non avrei mai pensato di approfondire dei temi scientifici, eppure nel numero 11 è successo. Allo stesso modo non avrei pensato minimamente che sarebbe nato uno spazio riservato alla poesia con relativo commento. Per esempio c'è un utente che mi dice sempre di essere arrabbiato e mi propone degli argomenti che lo toccano particolarmente: ultimamente si è dedicato al cambiamento climatico, portando un pezzo che lui stesso ha definito "un papiro di considerazioni e di osservazioni", che lo hanno portato anche a ricercare delle notizie scientifiche. Chi se lo sarebbe mai aspettato? Molto spesso davanti alle patologie che ci sono non si parla mai delle potenzialità. Lo spirito che c'è nelle riunioni di redazione è di alta collaborazione, tanto è vero che per il numero che stiamo preparando – il dodicesimo – stiamo cercando di creare un'ulteriore sinergia tra chi scrive e gli utenti che ascoltano, così se chi scrive si trova in difficoltà gli altri cercano di fargliela superare. La scorsa settimana un utente non riusciva a individuare il titolo per il suo pezzo, invece di suggerirglielo io, come nei numeri precedenti, sono stati gli altri utenti a fornire un ventaglio di proposte e, tra quelle, io mi sono occupata di scegliere la più consona. Anche questo ha portato ad avere una sinergia maggiore tra tutti noi, operatori compresi, perché, tra l'altro, senza di loro la rivista non si realizzerebbe, diciamoci la verità. Tanto spazio viene dato alla scrittura creativa. Perché questa scelta? La scrittura creativa è un'attività nata in maniera indipendente dalla rivista, ma mi sono resa conto che i lavori che gli utenti presentavano durante questa attività erano talmente validi, che alcuni ho deciso di pubblicarli con il permesso delle operatrici ovviamente perché mi sembrava giusto far emergere un altro lato degli utenti stessi. Mentre nel giornalismo ci sono delle regole che vanno rispettate, la scrittura creativa è un pochino più libera, ciò che conta sono le idee ed eventualmente i sogni, che uno ha dentro di sé ed esprime su un foglio. Potete trovare nelle pagine dedicate alla scrittura creativa, per esempio, anche un viaggio in mongolfiera ben descritto, cosa che in un giornalino di sezione non si dovrebbe proporre, però io l'ho proposto. Mi sembrava un'attività che in qualche modo doveva essere pubblicizzata anche nella rivista di sezione, perché fa parte delle attività del Centro Diurno. Annapaola, puoi dare ai lettori di Vortici.it un’anticipazione di ciò che sarà nel prossimo numero? Il dodicesimo numero è in lavorazione da un po' di tempo. Di solito appena esce il nuovo numero a dicembre – dallo scorso anno abbiamo scelto di pubblicare a Natale –, subito dopo gli utenti pensano già al numero successivo, perché sono talmente entusiasti del lavoro che hanno fatto che, giustamente, mi chiedono di pensare già al successivo. Anche se abbiamo un anno davanti non è semplice organizzare tutto e spesso i temi non sono così facili da trovare. Quest'anno però stiamo andando più spediti, nel senso che abbiamo già un'idea di come impostare il numero, ma non posso dare nessuna anticipazione concreta perché non so ancora come lo realizzeremo. Attualmente, ai lettori di Vortici.it posso solo dire che si parlerà di attualità, di autonomia e di disabilità, che riguarda l'utente in primis, e soprattutto si parlerà del ruolo che hanno i anche i volontari, che aiutano queste persone nelle attività che svolgono quotidianamente. Read the full article
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gloria-ma · 2 months
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Un gruppo di lettura per scrivere – GDLCreativa
GDL Creativa: il primo gruppo di lettura che unisce la lettura alla scrittura creativa vi dà il benvenuto! L’idea di unire la lettura e la scrittura non è certo una novità, ma dopo la MasterClass di lettura creativa che ho regalato a Natale (c’è la registrazione un po’ sotto), ho iniziato a pensare in che modo potessi unire queste arti, questi mestieri complementari con l’obiettivo di trarre il…
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enkeynetwork · 4 months
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memistories · 1 month
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Come scrivere romance di A. Maio
Introduzione Chi scrive d’amore, non può fare a meno di vivere d’amore. Quello vero, che non lascia spazio a nulla di negativo, seppur dovesse subire ingiustizie. Il manuale di Alexandra Maio mette al primo posto questo concetto, seppur lo si trovi sbirciando attentamente tra le righe. Bisogna essere cauti e gentili per andare a scovarlo, altrimenti non si fa trovare e potrebbe risultare una…
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La prigionia delle idee
I silenzi imposti,
gli assensi estorti,
le illusioni eradicate
dalle deformità diffuse,
definiscono normalità
il privilegio,
svuotano l’essenza,
ormai scardinato simulacro
dell'essere,
ipostasi
dello spessore del nulla.
Ma un fruscio di libertà
distrae
dalla mediocrità
di patetici artigiani
della simulazione.
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kommunic8 · 7 months
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🎙️ Scopri l'origine della frase famosa! 📚Sai da dove proviene l'incipit "Era una notte buia e tempestosa"? 🌧️ TRASCRIZIONE [ENG translation below] Se dico "era una notte buia e tempestosa", tutti riconosceranno l'incipit dell'eterno romanzo scritto da Snoopy, il brachetto di Schulz, dei Peanuts, che infatti sta sempre sul tettuccio della sua cuccia e quando immagina di essere uno scrittore, inizia sempre con la stessa frase: "Era una notte buia e tempestosa". Quello che forse non tutt* sanno è che questa frase è veramente l'incipit di un romanzo che esiste realmente, è in inglese "it was a dark and stormy night", ebbene, questo è l'incipit del romanzo 'Paul Clifford' del 1830, sono andate a cercarselo dell'autore Edward Bulwer-Lytton, mai sentito in vita mia, mai sentito parlare di questo romanzo, però tutti conoscono 'era una notte buia e tempestosa', appunto perché il più famoso brachetto del mondo, Snoopy, la usa sempre come frase dell'inizio del suo romanzo. È una frase poi, che è stata parodiata e derisa ed è considerata l'archetipo di un certo tipo di scrittura, un certo tipo di stile romanzesco melodrammatico che a quanto pare, sempre facendo le mie ricerche, si chiama, 'purple prose' prosa viola, non chiedetemi perché, non lo so. È una frase però che rimane impressa perché è molto diretta, però allo stesso tempo è evocativa, crea tutto un'atmosfera, come quel famoso brandy che creava l'atmosfera. Oltre che da Peanuts con Snoopy, la frase 'era una notte buia e tempestosa' la troviamo anche in un altro grandissimo classico 'La guida degli autostoppisti nella galassia', The hitchhiker's guide to the galaxy, di Douglas Adams, che scrive "Era una notte buia e tempestosa. La pioggia batteva contro le finestre, il vento ululava fuori. In breve era la notte perfetta per un omicidio". No, non lo conosco a memoria, me la sono cercata prima e lo stavo semplicemente leggendo. Quindi no, questo perché per dirvi che a volte le cose che noi diamo per scontate, pensiamo che siano nate così dal niente, invece hanno dietro una storia e magari chissà, a leggerlo, il romanzo di quel signore, come si chiamava il romanzo di quel signore... Paul Clifford, immagino sia il nome di uno dei personaggi di questo romanzo, magari è pure interessante. Certo che però, se tutto il romanzo va avanti a colpi di notti buie e tempeste tempestose, uso di aggettivi così smodato e avverbi, avverbi più che aggettivi, sono sempre gli avverbi quelli che rovinano tutto, eh, magari è una lettura un po' pesante per la sensibilità moderna di noi lettrici degli avanzati anni 2000. TRANSLATION Ep. 641 Notte. Buia. Tempestosa..mp3 If I say "it was a dark and stormy night," everyone will recognize the incipit of the eternal novel written by Snoopy, Schulz's Peanuts beagle, who in fact always stands on the roof of its doghouse and when imagines to be a writer, always begins with the same sentence, "It was a dark and stormy night." What perhaps not everybody knows is that this sentence is really the opening line of a novel that really exists, it is in English 'it was a dark and stormy night', well, this is the opening line of the novel 'Paul Clifford' from 1830, I went to look it up, by the author Edward Bulwer-Lytton, never heard in my life, never heard of this novel, however, everyone knows 'it was a dark and stormy night,' precisely because the world's most famous beagle, Snoopy, always uses it as the opening line of its novel. It is a phrase that has been parodied and mocked and is considered the archetype of a certain kind of writing, a certain kind of melodramatic novelistic style that apparently, again doing my research, is called, 'purple prose' don't ask me why, I don't know. It is a phrase, however, that sticks because it is very direct, yet at the same time it is evocative, it creates a whole atmosphere, like that famous brandy that created the atmosphere. In addition to Peanuts with Snoopy, the phrase 'it was a dark and stormy night' is also found in another great classic 'The Hitchhiker's Guide to the Galaxy,' by Douglas Adams, who writes "It was a dark and stormy night. The rain beat against the windows, the wind howled outside. In short, it was the perfect night for a murder." No, I don't know it by heart, I looked it up earlier and was simply reading it. So anyway, this is because to tell you that sometimes the things that we take for granted, we think that they came out of nowhere like that, instead they have a story behind them and maybe who knows, to read it, that gentleman's novel, what was the name of that gentleman's novel ... Paul Clifford, I guess that's the name of one of the characters in this novel, maybe it's interesting as well. Of course, though, if the whole novel goes on and on with dark nights and stormy storms, such inordinate use of adjectives and adverbs, adverbs more than adjectives, it's always the adverbs that ruin everything, eh, maybe it's a little heavy reading for the modern sensibilities of us readers of the advanced 2000s.
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unpoquestoequello · 7 months
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LETTERING IV - SCRIVIAMO!!
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Historica edizioni, in collaborazione con Cultora, ha annunciato l’apertura del concorso letterario “Racconti umbri 2023”. Questa iniziativa mira a scoprire e promuovere alcuni dei migliori talenti della letteratura contemporanea italiana, con un’attenzione speciale alla regione Umbria. Il concorso è aperto a tutti, indipendentemente dalla nazionalità, purché siano nati, residenti o domiciliati in Umbria. Gli aspiranti scrittori sono invitati a inviare racconti inediti in lingua italiana. È possibile partecipare con testi già premiati in altri concorsi, a condizione che siano inediti e scritti in italiano. Gli interessati devono inviare i loro racconti entro il 9 ottobre 2023 in formato Word, includendo […]
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karenlojelo · 1 year
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IL MESTIERE DI SCRIVERE (1)Un libro di Cesare Pavese si intitolava il mestiere di vivere, purtroppo non c’è una scuola dove lo si impari davvero, e vivere la vita è il miglior surrogato di scuola a nostra disposizione. Non ne esiste nessuna nemmeno per il mestiere di scrivere secondo me, ufficialmente sì, si può imparare la grammatica, la forma, si può studiare ciò che altri hanno scritto, ma, non è detto che ciò insegni noi come si fa. “Il mestiere di scrivere” secondo me è un’attitudine, un’arte, un’ispirazione, saper elaborare i nostri ricordi, sentimenti e sensazioni, è saper osservare, vivere nel presente ogni raggio di luce e la sua discesa, ogni sorriso sconosciuto incrociato sulla nostra strada, cogliere le lacrime di una donna su un autobus, elaborare tutto questo donandogli una curva di leggera poesia, innalzandolo a opera d’arte, questo per me è scrivere…è sentire, elaborare e saper riportare con le migliori parole a nostra disposizione… “Preferisco pensare alla scrittura come ad una testimonianza delicata, un gesto di affetto nei riguardi di una memoria che se ne va e muore anzitempo. Una esperienza che ti fa cambiare l’angolo dello sguardo, un arricchimento di prospettive. Accompagnata forse da un infantile desiderio di seduzione. Ma fuori dei canoni, dentro le allegre invenzioni di una mente inquieta.” Diceva Dacia Maraini. Ho una cosa in comune con lei, aveva scelto Sabaudia per scrivere come me, le terre del Circeo…sarà la Maga Circe che ci ispira o questo mare che ispirò anche Omero…perché ogni vita vissuta è una piccola Odissea…se si è disposti a mettersi in gioco e rischiare avremo molte più cose da raccontare. Poi qualcuno una volta mi disse che per scrivere devi avere qualcosa da dire, decidere di dirlo, e poi lasciarlo uscire, quindi in fondo è anche un atto di coraggio. “Il tempo è una scusa. Quando si ama una cosa il tempo lo si trova.” Disse sempre Dacia Maraini.#karenlojelo #ioscrivo #scrivere #writer #scrittura #scritturacreativa #scrittrice #riflessioni #quotes #cesarepavese #daciamaraini #citazioni (presso Every Where) https://www.instagram.com/p/CqZs_N-IZRY/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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