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#lavorare
gregor-samsung · 5 days
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«Vede, a me non piace né comandare né essere comandato. A me piace lavorare da solo, così è come se sotto al lavoro finito ci mettessi la mia firma; ma lei capisce bene che un lavoro come quello non era per un uomo solo. Così ci siamo dati da fare: dopo quella gran tormenta che le ho raccontato era tornata un po' di calma e non si andava tanto male, ma a colpi veniva giù la nebbia. Per capire ognuno che tipo era ci ho messo un po' di tempo, perché non siamo mica fatti tutti uguali: specie poi coi forestieri. L'ortodosso era forte come un toro. Aveva la barba fin sotto gli occhi e i capelli lunghi fin qui, però lavorava preciso e si vedeva subito che era del mestiere. Solo che non bisognava interromperlo, se no perdeva il filo, cascava dalle nuvole e doveva ricominciare tutto dal principio. Di Staso è venuto fuori che era figlio di un barese e di una tedesca, e difatti si vedeva che era un po' incrociato; quando parlava facevo più fatica a capirlo che se fosse stato un americano d'America, ma per fortuna parlava poco. Era uno di quelli che dicono sempre di sì e poi fanno alla sua maniera: insomma bisognava starci attenti, e il suo guaio era che pativa il freddo, così tutti i momenti si fermava, si metteva a ballare magari anche in cima al traliccio, che mi faceva venire la pelle di gallina, e si metteva le mani sotto le ascelle. Il pellerossa era una sagoma: l'ingegnere mi ha raccontato che era di una tribù di cacciatori, e che invece di stare nella loro riserva a fare tutti quei gesti per i turisti, avevano accettato in blocco di trasferirsi nelle città per fare la pulizia delle facciate dei grattacieli; lui aveva ventidue anni, ma quel mestiere lo facevano già suo padre e suo nonno. Non è che sia la stessa cosa, per fare il montatore ci va un po' più di cervello, ma lui cervello ne aveva.
Però aveva delle abitudini strane, non guardava mai negli occhi, non muoveva mai la faccia e sembrava tutto d'un pezzo, anche se poi sul montaggio era svelto come un gatto. Anche lui parlava poco: era grazioso come il mal di pancia, e a fargli osservazione rispondeva; dava anche dei nomi ma per fortuna solo nel dialetto della sua tribù, così si poteva far finta di non capire e non nascevano questioni. Mi resta da dire del regolare, ma quello ho da capirlo ancora adesso. Era proprio un po' intiero, ci metteva tempo a capire le cose, ma aveva volontà e stava attento: perché lo sapeva, che non era tanto furbo, e cercava di farsi forza e di non sbagliare, e difatti in proporzione sbagliava abbastanza poco, appunto, non capivo come facesse a sbagliare così poco. Mi faceva pena perché gli altri gli ridevano dietro, e mi faceva tenerezza come un bambino, anche se aveva quasi quarant'anni e non era tanto bello da vedere. Sa, il vantaggio del nostro lavoro è che c'è posto anche per gente come quella, e che sul lavoro imparano quelle cose che non hanno imparato a scuola; solo che con loro ci va un po' più di pazienza.»
Primo Levi, La chiave a stella, Einaudi (Supercoralli Nuova serie); prima edizione 1978.
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Qualcuno fermi la mia immaginazione
(stavolta in ambito lavoro dei miei sogni)
perché sognare di trasformare un bar sull'orlo del fallimento nel locale più ricco di attività e divertimento della città è veramente un'utopia ...
Ho troppe idee creative per una città così "morta" come la mia (al di là del periodo estivo) e per un'epoca in cui rischierei di investire inutilmente in un progetto che non interesserebbe a nessuno visto che non implicherebbe nulla di virtuale.
Ma soprattutto nessuna persona sana di mente affiderebbe la sua attività alle idee folli di una ragazzina comparsa dal nulla 😂
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a-dreamer95 · 2 months
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Ogni giorno faccio azioni ripetitive perché ho dei bisogni che devo soddisfare: mangiare, bere, dormire. E mi tocca lavorare per soddisfare questi miei bisogni, ed allora mi chiedo che senso abbia tutto questo. E di nuovo mi sveglio, e la routine inizia e mi chiedo ancora il senso. Assurdo che per sopravvivere io debba lavorare ogni santissimo giorno della mia esistenza. Quindi lavorare è obbligatorio, quindi lavorare è essenziale, anche se non mi va.
Ogni giorno mi sveglio con il peso dei bisogni che mi costringono ad agire: mangiare per nutrire il corpo, bere per dissetare la sete, dormire per ricaricare le energie consumate dalla giornata precedente.
Eppure, anche se queste azioni sono vitali per la mia sopravvivenza, non posso fare a meno di interrogarmi sul significato dietro a questo inesorabile, incessante e implacabile susseguirsi di eventi.
Lavorare è diventato un altro tassello inevitabile nella mia routine quotidiana. È un'attività necessaria per soddisfare quei bisogni primari che mi costringono ad alzarmi ogni mattina. Ma mentre mi trovo immersa nelle mie mansioni quotidiane, mi assale un senso di smarrimento. Che senso ha tutto questo? Perché devo spendere gran parte della mia vita in un lavoro che spesso mi appare come un peso, un obbligo da sopportare piuttosto che una fonte di soddisfazione?
E così, mentre la giornata scorre e le ore si susseguono, mi ritrovo costantemente a domandarmi se c'è un vero scopo dietro a tutto ciò. È assurdo che la mia esistenza sia così strettamente legata alla necessità di lavorare per sopravvivere. Ma forse è proprio questa la triste realtà della condizione umana: una costante lotta per soddisfare i bisogni più basilari, una corsa senza fine verso un obiettivo che spesso sembra sfuggire alla nostra comprensione.
Eppure, nonostante tutto, so che il lavoro è essenziale per la mia esistenza. È attraverso di esso che posso garantire il cibo sul tavolo, il tetto sopra la testa, le cure necessarie in caso di malattia. Anche se a volte può sembrare un peso insostenibile, devo accettare che il lavoro è una parte inevitabile della vita. E così, giorno dopo giorno, mi sveglio e affronto la mia routine con rassegnazione, consapevole che il lavoro è ciò che mi permette di continuare ad esistere in questo mondo.
Mi accorgo che forse il senso sta proprio nel fatto di ripetere le stesse azioni che sembrano sempre uguali ma che cambiano ogni giorno, io cambio ogni giorno fino a che le rughe non solcheranno interamente il mio viso, ancora puro ed innocente. Fino alla mia morte. 💔
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ecleptica · 2 months
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comunque se qualcuno ha un lavoro da propormi su Roma valuto un po’ di tutto che ho voglia di impegnarmi in qualcosa di diverso!
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unaragazzadadifesa · 1 year
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Vivere è già di per sé lavorare.
Avere un impiego è una lavoro in più.
- Serena P. (unaragazzadadifesa)
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gonetoosoon · 11 months
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Fare questo lavoro fa uscire la parte più vera di me. Quella vulnerabile, quella dolce, quella indifesa. Attenzione, questa non è una nota positiva.
Se una persona dovesse conoscermi in una serata a caso e poi dovesse rivedermi a lavoro non mi riconoscerebbe probabilmente.
Io amo il mio lavoro, io piango a lavoro, io mi diverto a lavoro, io sono dolce a lavoro, io sono severa a lavoro, io rido a lavoro, io non sono rancorosa a lavoro, io non odio a lavoro. Tutte cose che nella vita reale non sono, eppure è così.
È come se ci fossero due me, poi però rifletto e mi rendo conto che la vera me è proprio quella che sono a lavoro, con i miei bambini e tra i miei libri.
E inizia anche a piacermi, la vera me.
Nonostante sia dolce, vulnerabile e quindi facile da abbattere.
Mi piace, mi piaccio.
-gonetoosoon
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ech0sb0nes · 1 year
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Non sopporto l'incompetenza sui posti di lavoro.
Non sopporto chi lavora solo per soldi e probabilmente odia il suo lavoro.
Non sopporto chi si dà in cambio di promozioni sul lavoro.
Non sopporto gli imprenditori che vivono per il lavoro.
Non sopporto chi si vanta del suo lavoro.
Non sopporto chi mente pur di mantenersi il lavoro.
Non sopporto alcun collega estremamente socievole che mina la mia libertà e strafottenza nei suoi riguardi al di fuori del lavoro.
Non sopporto le cene col personale al di fuori dell'orario di lavoro.
Non sopporto i clienti che ti costringono ad orari extra (che non verranno pagati) sul lavoro.
Non sopporto quando il datore fa contratti convenienti solo a lui, sottopagando il tuo lavoro.
Non sopporto che le donne guadagnino meno dell'uomo per lo stesso ruolo nello stesso lavoro.
Non sopporto chi davanti a ciò chiude un occhio e a volte due, mandando a t*oie il mondo del lavoro.
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mywords-myworld · 1 year
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Ultimi giorni dell'ultimo mese del 2022.
Che cosa ho fatto quest'anno?
Sicuramente ho lavorato. Tante ore, tanti giorni. E per altrettanto tempo mi sono sentita stanca e stressata. Ho messo da parte un po' di soldi ma avrei voluto fare di più onestamente.
Ho preso un sacco di treni, sono stata a Padova e Treviso un sacco di volte. La maggior parte delle volte è stato bello, soprattutto Padova. Soprattutto per le persone con cui uscivo (ma anche le città in sé sono belle, lo devo ammettere). Vorrei conoscere meglio Padova, e scoprire tutto ciò che ho dato per scontato di Treviso.
Sono stata a Bassano del Grappa per la prima volta.
Mi sono tinta con l'henné per la prima volta (e conto di rifarlo presto).
Sono entrata in un gruppo BDSM, ho partecipato ad un play party (troppa confusione, ma istruttivo), sto conoscendo gente nell'ambiente.
Ho fatto l'undercut. Speriamo bene.
#Serie TV viste: poche. Sto cercando di recuperare il possibile in questi ultimi giorni aka finire tutto ciò che è rimasto indietro:
-Sex Education 3 [✓]
-Feel Good 2 [✓]
-The Mandalorian [ ]
-Euphoria [ ]
-Wednesday [✓]
Gloria mi ha fatto anche iniziare "A League of Their Own", non so se riusciremo a finirlo entro il 31 ma I regret nothing 'cuz it's really beautiful e poi sarebbe un ottimo modo di iniziare il 2023.
#Anime visti: abbastanza, considerando che ho iniziato anche cose più lunghe tipo HxH. Cruncyroll it's a bitch perché ti mette gli episodi gratuiti fino ad un tot e poi devi pagare, ergo ho in ballo 2/3 cose che non riesco a finire (ma a sto giro non è colpa mia). Pazienza.
#Libri letti: pochi, ma interessanti. Non quelli della lista, ma ci sto lavorando. È difficile trovarli, e poi da giugno a ottobre praticamente lavoravo e basta quindi non avrei potuto leggere neanche volendo.
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dinonfissatoaffetto · 2 years
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L'uomo è come una bestia, che vorrebbe far niente.
- Cesare Pavese
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rebekah-22 · 2 years
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La cosa peggiore non è la solitudine in sé.
Ma le varie cose che si sovrappongono ad essa.
Non avere un lavoro, quindi non avere soldi, niente casa e quindi niente Indipendenza.
Sarebbe bello essere soli ma avere un bel lavoro con un buono stipendio, ma senza pretendere troppo eh.
Una piccola casetta in affitto dove vivere da sola per cazzi miei o magari con un animaletto.
Il mio sogno è questo, in realtà il mio sogno sarebbe tutto ciò però nel paese che più amo. Ma non avrei le possibilità.
La vita mi ha punita abbastanza, non posso lavorare con la mia invalidità e comunque non c'è lavoro.
Sforzi o meno che posso fare comunque non trovo lavoro.
Alla fine sarà sempre così, rimarrò comunque sola, ma senza NIENTE.
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iamkikuxa · 2 years
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È più di un lavoro, significa salvare vite ♥️🚑
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ecleptica · 2 years
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Paraa
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È stato il Cristianesimo a valorizzare il lavoro manuale
Il cattolico santifica il lavoro e si santifica con il lavoro. Questo il messaggio nella festa di San Giuseppe patrono dei lavoratori.
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sara88880 · 20 days
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Si ritorna al lavoro, dove si sta male 🤣
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iparchidivertimento · 26 days
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Assunzioni immediate a Leolandia
Leolandia, il primo parco a tema della Lombardia, specializzato nell’accoglienza delle famiglie con bambini, è alla ricerca di nuovo personale da impiegare già da aprile, in vista del lungo ponte di fine mese e dell’imminente stagione estiva. La ricerca coinvolge tra 50 e 100 operatrici e operatori: tra le posizioni più richieste, assistenza alle attrazioni, addetti alla ristorazione e alla…
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