Tumgik
#George Stanca
dinonfissatoaffetto · 12 days
Text
Conrad usava il monocolo e non gli piaceva la poesia. Ma l'autore che detestava di piú era Dostoevskij. Lo odiava in quanto russo, in quanto pazzo e in quanto confuso, e la sola menzione del suo nome gli provocava attacchi di furia. Era un divoratore di libri, con Flaubert e Maupassant in testa ai suoi prediletti, e gli piaceva tanto la prosa che, molto prima di chiedere in matrimonio quella che sarebbe stata sua moglie (vale a dire, quando ancora non c'era molta confidenza fra loro), una sera comparve con un pacco di fogli e propose alla giovane di leggergli ad alta voce alcune pagine, appartenenti al suo secondo romanzo. Jessie George obbedí, piena d'emozione e timore, ma il nervosismo di Conrad non aiutava: «Salta questo», le diceva. «Questo non ha importanza; comincia tre righe dopo; volta pagina, volta pagina». Oppure, addirittura, la riprendeva per la sua dizione: «Parla chiaramente; se sei stanca, dillo; non ti mangiare le parole. Voi inglesi siete tutti uguali, fate lo stesso suono per tutte le lettere». La cosa curiosa della vicenda è che l' esigente Conrad fino alla fine dei suoi giorni ebbe un fortissimo accento straniero in quella lingua che, da scrittore, era giunto a dominare meglio di chiunque altro a lui contemporaneo.
- Javier Marias, Vite scritte
4 notes · View notes
vaginosibatterica · 2 years
Text
Sono arrivata all'ultima puntata di Seinfeld.
È una serie tv comica, le gag sono simili a quelle di Friends ma i protagonisti non hanno speranza di evoluzione, è il punto intero della serie: non si sposano né si trasferiscono né risolvono (🤷🎣), la paura dei cani.
Finisce così: i quattro protagonisti subiscono un processo perché sono rimasti impassibili durante una rapina.
Addirittura invece di infilarsi un mantello da superman in una cabina telefonica ed intervenire, si sono messi a canzonare la vittima del furto sciorinando battute sui ciccioni.
Durante il processo sfilano tutti i personaggi-cameo delle passate nove stagioni, che testimoniano in un modo o nell'altro quanto gretti egoisti e superficiali siano sempre stati Elaine, George e compagnia bella.
Una tipa dice "Eh voi ve ne state sempre al bar, a ridere di tutto...".
Non che facciano davvero nulla di grave (oddio, George risparmia sulle partecipazioni di nozze e la fidanzata muore intossicata dalla colla dietro i francobolli) per lo più sono dipettucci come staccare la corrente al vicino che è partito in vacanza dimenticando di disimpostare la sveglia che perciò suona puntuale alle 5am, o mollare qualcuno perché è calvo.
Prendono cinque o sei anni di carcere, ci sono le tute arancioni e le sbarre.
A parte questo, io come sto? Il mio alito puzza fisso terribilmente, magari sto marcendo dall'interno. Tra un'ora ho una cena con i miei "suoceri". Mi sento stanca senza motivo, come ho detto. Volevo aggiungere che oggi ho già mangiato 250 grammi di trofie col pesto, ma voglio togliere di mezzo l'ipotesi che io sia stata fiaccata da tutto quel sollevare e abbassare la forchetta.
#r
3 notes · View notes
Se greve nebbia nelle selve pende, oltre passando tu non esitare: parla alle pallide ombre e non tremare: già strisciano ad un soffio in alto lente. Quando erba e solco sul cammino impietri, curvi la brina i vertici dormenti, origlierai il rammarico dei venti che piangono con gli aridi deserti. Sempre desta così la fronte stanca tu non cadrai dal ciglio nell'abisso, se il fioco lume della meta manca e su te l'astro solitario fisso.
Stefan George, Poesie, dalla raccolta L’anno dell’anima, trad. it. di Leone Traverso, Le lettere, 1990
0 notes
radioclasic · 1 year
Text
A murit criticul de teatru George Banu
Criticul de teatru George Banu a murit, la vârsta de 79 de ani. Anunţul a fost făcut sâmbătă de directorul Teatrului Naţional “Radu Stanca” din Sibiu, Constantin Chiriac, pe pagina sa de Facebook. “Dragii mei, domnul George Banu a plecat la Cel Senin! Cale albă şi lumină, prieten drag! Nu pot vorbi mai mult!”, a scris Constantin Chiriac. Reputatul teatrolog, George Banu, stabilit la Paris din…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
corallorosso · 3 years
Photo
Tumblr media Tumblr media
Ferragosto 2021: la grande festa sul Titanic Il Ferragosto 2021 è attraversato da una scia di stanca euforia isterica, una sindrome che sta colpendo vari strati della popolazione, trasversalmente; una coazione a ripetere i soliti comportamenti, le abitudini di sempre nel periodo della festa d’agosto, tra i proclami entusiasti di ripresa, rimbalzo del Pil, e sordi apparentemente ai richiami degli oscuri presagi che da più parti arrivano. Come gli zombie di George Romero fuori al grande centro commerciale, accalcati ai vetri per entrare, senza sapere il perché, ma con una memoria semiotica del proprio agire. Eppure non si coglie alcuna gioia in molte di queste manifestazioni: nella folla che si accalca per gli aperitivi nelle località balneari, nella lotta per accaparrarsi la propria porzioni di spiaggia, misurando il metro di distanza dal vicino, nei ristoranti fotografando il proprio greenpass assieme alle pietanze, nei ragazzi ammassati in improbabili serate in discoteca per ascoltare due pezzi in playback del super ospite pagato a peso d’oro, con il suo tormentone del momento. E subito dopo le polemiche ad orologeria sui social per il mancato rispetto delle norme anticovid. È come se questa strana malia identificasse tutto ciò come una sorta di ultimo Ferragosto. Anche quest’anno si è puntato tutto, emotivamente, su quest’estate, come un’enorme bolla in cui isolarsi e stordirsi, sapendo che tutto quello che si è letto in questi mesi in chiave puramente numerica e di sigle (Pil, debito pubblico, prima tranch dl Pnrr) si trasformerà nei prossimi mesi in questioni pratiche per tutti i cittadini. (...) Ci si appresta a riaprire le scuole, vaccinati o meno, non si sa come e per quanto, a tornare negli uffici, scaglionati, part time, nelle fabbriche; e poi a riattivare rapidamente il ciclo delle filiere, a strappare foreste e risucchiare petrolio, a infestare l’atmosfera e cementificare i suoli. A ripristinare insomma quelle nostre attitudini devastatrici, come specie, che sono anche tra le concause della pandemia col quale conviviamo da quasi due anni. Si tornerà al punto di partenza: solo più malconci e incolleriti. A guidare le nostre sorti, in giro per il pianeta, poiché la questione non è solo del nostro piccolo giardino, commissioni e comitati, agenzie, organi, consulenze, commissari, una pletora che neanche la fantasia burocratica del Saramago di Tutti i nomi avrebbe mai osato immaginare. Ma si tratta in prevalenza degli stessi che hanno agito e gestito il prima, economisti e manager, finanzieri e lobbisti, affaristi e faccendieri. Si preferisce mettere in quarantena mezzo mondo, invece di risanare la catena alimentare. Meglio trovare un vaccino che riconvertire un apparato produttivo. Non sembra possibile fare diversamente. Troppo costoso sacrificare profitti e fatturati: la competizione economica globalizzata non lo permette. E allora facciamo finta di nulla, godiamoci il mare, dimenticando tutto. Anche i corpi che galleggiano in fondo a questo stesso mare, ormai a migliaia. D’altronde sono parte dello stesso problema: eccedenza umana . By Alexandro Sabetti
4 notes · View notes
jurnaldeoltenia · 4 years
Text
Proiectia Speciala „Intre Chin si Amin” la Cinema Patria
Proiectia Speciala „Intre Chin si Amin” la Cinema Patria
La 70 de ani de la debutul „Experimentului Pitești”, unul dintre cele mai odioase programe de reeducare din blocul comunist, a apărut și primul film românesc pe această temă. „Între chin și amin” ar trebui probabil difuzat la orele de istorie din clasa a 12-a. Filmul este o poveste tulburătoare de viață, petrecută într-una din cele mai crunte perioade din istoria modernă – reeducarea din…
View On WordPress
0 notes
dobrescufan · 5 years
Text
George Stanca
Ziaristul și scriitorul George Stanca a murit luni 04.02.2019, la ora 15:00, a confirmat pentru Libertatea soția acestuia. Publicistul era internat la Spitalul “Sfânta Maria”  Cunoscutul ziarist avea 71 ani.Dumnezeu sa il ierte !
George Stanca s-a născut pe 7 mai 1947 în Buftea, județul Ilfov. A absolvit Liceul Doamna Stanca din București, apoi a urmat cursurile Institutului de Construcții…
View On WordPress
0 notes
De o zi frumoasă de toamnă au avut parte locuitorii din comuna Spineni când au sărbătorit cea de-a treia ediție zilei localității. Primarul Dan Serpău, viceprimarul Ichim Ene și consilierii locali ai primăriei Spineni, au pregătit și de această dată mai multe surprize frumoase menite să marcheze această sărbătoare. Evenimentul a debutat cu un recital de excepție al Formației Star Show ( foto) de la Pitești, sub conducerea interpretului de muzică populară Bogdan Oncioiu- toți absolvenți de Conservator. Un program artistic deosebit și antrenant l-au avut Andreea Ilie și Isabella Coman, două soliste de muzică ușoară, membre ale aceleiași formații. Fetele au abordat melodiile de succes ale anilor 90, spre deliciul nu numai a tinerilor dar și a celor de vârstat a doua.
 Poetul George  Stanca- Cetățean de Onoare al localității Spineni Momentul cel mai important al sărbătoririi celei de-a treia ediție a localității Spineni a fost conferirea Titlului de Cetățean de Onoare poetului și jurnalistului George Stanca, originar după tată din această localitate. Născut la 7 mai 1947, în Buftea, județul Ilfov, n-a uitat niciodată originile paterne și vine deseori la evenimentele culturale organizate în localitățile din județul Olt. ,, Mă simt mândru că sunt oltean de-al vostru! Mă simt mândru că sunt  la fel de sărac ca și voi!” a glumit poetul, onorat de surpriza primită din partea Primăriei și Consiliului Local Spineni.
De asemenea, o Diplomă de Excelență a primit și fostul primar al localității Izbiceni, Mircea Velica, prieten apropiat al poetului George Stanca, dar și al edilului din Spineni, Dan Șărpău. Acesta a promis sprijin fermierilor din zonă, cu material săditor, care doresc să înființeze solarii în primăvara viitoare. În acest context, Velica a invitat la Izbiceni, pe primarul Dan Sărpău împreună cu zece fermieri, pentru a vedea, în toată splendoarea, cea de-a doua producție de tomate în solarii.
,, Mulțumesc pentru invitația făcut domnului primar Dan Șărpău, dar și prietenului meu George Stanca, pe care îl felicit pentru distincția primită. Fac invitația, pe această cale, domnului primar să vină la sfârșitul lui septembrie, împreună cu zece tineri fermieri la Izbiceni, să vadă cultura a doua din solariile noastre, pe o suprafață de 400 de hectare. Cei zece fermieri care vor veni la Izbiceni și care vor să cultive legume în anul viitor în solar, eu le voi asigura  gratuit materialul săditor, adică răsaduri de roșii și ardei, inclusiv asistența tehnică ce însemnă substanțele pentru combaterea bolilor și dăunătorilor. Rămâne să stabilim o zi când să veniți la Izbiceni. Din experiența pe care am avut0o în cele patru mandate de primar, a demonstrat că aceste schimburi de experiență poate să ducă numai la lucruri bune. ” a conchis Velica, înnoind invitația pentru a vizita solariile de la Izbiceni.
O altă surpriză a primarului Dănuț Șărpău pentru consătenii săi a fost premierea celor două cupluri care au împlinit 50 de ani de căsătorie, respectiv Marin și Maria Stănculescu. De asemenea,au mai fost premiate cu diplome și  un premiu în bani a  celor cinci cupluri care, în acest an și-au unit destinele. Este vorba de Lucian și Vali Viorica Mircea, Marinel Laurențiu și Dana Ionela Lungu, Ilie și Mariana Vlad, Gabi Iulian și Ioana Maria Puiu, și, ultimul cuplu Gabriel și Anca Alexandra Mihai.
Printr-un  moment deosebit de emoționant au trecut și părinții a șase copii care s-au născut pe parcursul acestui an.  dar și celor șase nou-născuți în decursul anului. Aceștia sunt: Denis Constantin Luță, Sofia Maria Oprea, Alice Ane Marie Florea, Radu Florin Belghiru, Cătălina Evelyn Lungu și Davit Ionuț Ene.
După ce au fost  cu toții felicitați de către autoritățile locale, programul artistic a continuat cu evoluția  Ansamblului Călușul de la Scornicești, condus de instructorul Nelu Ene și a solistei Iasmina Cojocaru.
Sărbătoarea localității s-a încheiat cu evoluția membrilor Formației Music Band din Pitești, Irinel Bican și Costin Zăvoianu, iar locuitorii Spineniului au petrecut până noaptea, târziu.
Parteneri media Grupul de presă VGTV,  prezentator Georgiana Raicu.
Mai multe amănunte la VGtv Olt. Redactor Georgiana Raicu, op. imag.editare și montaj, ing. Viorel Raicu, VGtv Olt http://www.vgtvolt.cabanova.com
Ziua localității Spineni-o sărbătoare specială cu oameni minunați De o zi frumoasă de toamnă au avut parte locuitorii din comuna Spineni când au sărbătorit cea de-a treia ediție zilei localității.
0 notes
rudyroth79 · 7 years
Text
Știri: Zilele Culturii Izbicene: Festivalul-Concurs Național de Poezie ”Până la capăt și înapoi – Ion Stratan” (27 mai 2017, Izbiceni, Olt, România)
Știri: Zilele Culturii Izbicene: Festivalul-Concurs Național de Poezie ”Până la capăt și înapoi – Ion Stratan” (27 mai 2017, Izbiceni, Olt, România)
Primăria Izbiceni, Centrul Cultural ”Tudor Gheorghe” Izbiceni în colaborare cu Centrul Județean pentru Conservarea și Promovarea Culturii Tradiționale Olt organizează prima ediţie Festivalului-Concurs Naţional de Poezie ”Ion Stratan”, manifestare care îşi propune să stimuleze creaţia literară a tuturor celor care au debutat editorial sau nu au debutat editorial (nu au poezii proprii publicate în…
View On WordPress
0 notes
pangeanews · 5 years
Text
“L’italiano prosciugaticcio di certi romanzi contemporanei mi lascia perplesso, noi siamo gente folle, è con il Barocco che abbiamo fatto il cu*o al mondo”: dialogo eccentrico con Fabrizio Patriarca
Fabrizio Patriarca, solida formazione letteraria e filosofica, è quanto di più lontano dalla schiera di ominicchi, delusi dal burosauro accademico, che accusano il sistema e i prosivendoli insensibili al talento per giustificare la propria frustrazione. Eppure era sulla buona strada, dopo laurea, specializzazione e dottorato, due opere di critica letteraria, Leopardi e l’invenzione della moda, del 2008 e Seminario Montale, del 2011, usciti entrambi per Gaffi. Classe ’72, non fa parte della generazione degli apocalittici, marginali che amano definirsi emarginati e che odiano Lagioia e Cognetti solo perché loro hanno raggiunto fama e ricchezza.  Fabrizio percorre orgoglioso la propria strada. Si sbatte, apre partita iva, approfitta del regime forfettario e sfodera nel 2016 un romanzo che fa discutere, Tokio Transit, per 66thand2nd. Chi lo legge non rimane indifferente: o lo odia, o lo saluta per la libertà e il caustico realismo che nulla concede all’aurea mediocritas. Tutto è eccessivo, enfatico, spericolato. Poi, il 7 febbraio 2019, quando Annamaria Franzoni, contemporanea Medea, ritrova la libertà, Minimum Fax pubblica L’amore per nessuno, che sulla figura della Medea Pop Annamaria Franzoni costruisce l’ossessione del protagonista e la chiave d’innesco della trama. Non avevo alternative: l’ho incontrato.
Mi sono divertito: il tuo è un libro spassoso, scorre via senza momenti di stanca, ottimo per l’autobus o la metro. Personalmente mi è bastato un volo d’aereo e l’attesa al gate. Eppure. Mi chiedo, e ti chiedo: ma com’è possibile? Il fatto è che L’Amore per nessuno non fa nulla per rispettare le regole del romanzo, seppure esplicitamente le citi continuamente, da Campbell-Vogler alle regole della buona sceneggiatura. Il plot scimmiotta eventi scatenanti e viaggi dell’eroe, ma depotenzia ogni possibile escamotage narrativo, lo svuota. Si tratta in realtà di un gigantesco collage di elzeviri, erudito, pieno di citazioni pop: digressioni, pezzi di costume, gossip. Come sei riuscito a farmi sorbire d’un fiato dodici capitoli (più l’epilogo) di un blob che tu stesso riconosci essere costituito da genuine seghe mentali? Parlaci dei tuoi segreti.
Sono cresciuto all’università in mezzo a falangi di fanatici heideggeriani, leggevo Walter Benjamin di nascosto, come un ladro, nel discreto cono d’ombra di un paio di cattedre compiacenti (Estetica, Mario Perniola; Letterature Comparate, Rosalma Salina Borello) – trattenevo frammenti di pensiero: l’arte può supporre la natura degli esseri umani ma non la loro attenzione. Rovesciando fruttuosamente il concetto per i miei lerci scopi: il romanzo suppone tutta una serie di regole – alcune codificate, altre ancora da codificare – ma non necessariamente la loro osservanza, e siamo al punto. Frequento il romanzo perché mi sembra resistere come forma libera, nonostante sia stretto d’assedio dai militanti dello schema, i maledetti “plottisti”. La buona architettura, in narrativa, non è una faccenda che puoi delegare solo agli intrecci, o alla funzionalità della singola pagina, altrimenti il barbuto George R. R. Martin l’avrebbe sempre vinta sul baffuto V. L. G. E. Marcel Proust. Credo insomma che la forma romanzo sia ancora abbastanza accogliente da permettere una sana biodiversità degli scrittori. Le analisi alla Campbell-Vogler sono entusiasmanti, perché ti svelano un arco, e sono senz’altro efficaci, finché non diventano manualistica. La manualistica al massimo produce replicazione dello schema, variazioni sullo schema, qualche saltuaria e apertamente intenzionale rottura dello schema. Agli estremi delle concezioni-circa-la-letteratura hai il mistico, che proclama il suo fervore per il Sacro-Fuoco-Dell’Arte, e il sacerdote, che celebra le Lettere da un’altana storico-critica, quando non da un pulpito. Preferisco il mistico, che tutto sommato è innocuo, perché mosso da una Fede. Il sacerdote tende a fare Chiesa. Dunque sarei tentato di suggellare il tutto con una massima da arti marziali: quando sei padrone della tecnica puoi dimenticartela o buttarla via. Non è così. Mi sembra che si scrivano romanzi “alla ricerca” della propria tecnica – così come si scrive inseguendo l’ispirazione, non in-seguito-a. Bruce Lee, Jeet Kune Do: nessuna via come via, nessuno stile come stile. Ora penso alle scuole di scrittura, ai loro saldi precetti, alla diffusione di forme narrative come il serial-tv (che non a caso è la chimera al centro della mia storia): il serial, in particolare, è visto da molti scrittori come punto di riferimento contemporaneo, il competitor. Mi domando perché non i videogame. Se guardi bene la narrativa si è sempre messa in competizione. Col cinema, prima, con la televisione, più tardi. Ogni volta ha finito per riscoprire sé stessa – in una dimensione che riusciva a includere alcuni meccanismi mutuati dai linguaggi dei competitor, ma prendendo in definitiva strade autonome. Se insomma vuoi leggere il mio romanzo come un inno all’autonomia della narrativa rispetto al mondo dei media non mi offendo. L’aspetto blob potremmo riferirlo agli albori del romanzo: la satira menippea, le “anatomie” da cui viene fuori un Don Chisciotte, il gusto di mescidare l’alto e il basso, prosa e versi (Satyricon), realismo e grottesco (ancora Cervantes: la grotta di Montesinos, che poi è il luogo dove veramente si libera lo spirito romanzesco moderno).
Il pezzo forte del tuo repertorio è il linguaggio. Non nego di aver consultato spesso i dizionari on line per la gretta curiosità di conoscere parole nuove. Ma non si tratta solo di esattezza: il tuo stile è acrobatico, densissimo di figure metriche e di suono, sintattiche e semantiche, salti mortali di metonimie e metafore. Anche qui, esattamente l’opposto di quanto suggerito dai manuali di buona scrittura, per lo più costruiti sul modello della letteratura americana. Ci sono modelli propriamente tuoi?
Esistono modelli straordinari, soprattutto nel romanzo americano, ma considerarli come l’esclusiva della letteratura mi sembra possa nuocere alla letteratura stessa, nel senso che non le rende un buon servizio, né riguardo alle possibilità (parolaccia) poietiche, né tantomeno dal punto di vista storico. Posso godermi entrambi, Hemingway e Nabokov, senza sentirmi condizionato da nessuno dei due (anche visti i mezzi che al confronto risulteranno sempre poverissimi). Forse conviene l’onestà di giocare il gioco che sappiamo giocare meglio, stare nella luce giusta. La domanda è se questa, che declina, sia luce di raccordo o di cesura. Visto? Ho fatto due endecasillabi. Il problema è che l’italiano non è una lingua nata per il romanzo: è fatta per la lirica, per i versi, per i poemi – la lingua dell’amore. Una lingua fantastica che dà il massimo quando deve gonfiare una misura stabilita – un’ottava, un paragrafo, un capitolo. A me l’italiano prosciugaticcio di certi romanzi contemporanei che viene osannato perché richiamerebbe il “nitore” di alcuni modelli americani – sempre gli stessi – lascia sempre un po’ perplesso: ci vedo un abbandono della “strada folle” di dantesca memoria. Noi italiani siamo gente dantescamente folle. Il Barocco, disciplina in cui rompiamo il culo al mondo, ci ha insegnato che non esiste solo il nitore di “sottrazione”, ma pure un nitore fatto di aggiunte e superfetazioni, di enfietà, flogosi, metastasi. Viva Stefano D’Arrigo e Gesualdo Bufalino! Ovviamente, oggi come oggi, non puoi seguire un’ideale espressionista da “nipotino di Gadda”, perché il mercato ti castiga. Per me ho risolto intellettualizzando variamente l’espressionismo, verso forme fredde – come già in Tokyo transit – che trovo particolarmente adatte a rappresentare il mondo dei miei personaggi dalle emozioni desertizzate. Nel realismo intellettualistico della mia prosa – così lo chiama il mio editor – c’è tutto il mio amore per gli anaffettivi – un amore evidentemente mal riposto.
Non è facile scrivere di sesso, soprattutto nell’era del porno universalmente accessibile. Eppure ti cimenti con disinvoltura. La tua prosa è satura di odori e liquidi corporei. Lo sfondo è maschilista e misogino. Direi: senza autocensure, libero. Non ti fermi di fronte agli stereotipi, al gratuitamente scurrile, neppure di fronte al compiacimento del dettaglio per scatenare lo scandalo (o i pruriti, che abbisognano di subitaneo sollievo). Usi senza parsimonia anche l’indicibile parola con la “n”.
Il sesso è sempre un banco di prova per lo scrittore, e non mi riferisco alla solita metaforizzazione su cui senti spendere tante parole in giro, quando appunto si parla di sesso e scrittura. Idiozie come «entrare nel profondo della carne» o ancora peggio «la scrittura che si fa corpo stesso». Il sesso è difficile perché ormai è organizzato e diviso in una serie di linguaggi autonomi che la gente conosce a puntino: codificati, stratificati, acquisiti al bagaglio dei singoli linguaggi. Quando senti “il capezzolo turgido” o “il membro muschiato” sai già di essere in una certa enciclopedia culturale – quella della rivista hard-core o del giornaletto da edicola: è un linguaggio definito, sai come funziona e puoi prevederlo, dietro alla “patta che sembra scoppiare” c’è sempre un “glande tumido” in agguato, che finirà per soffocare qualche sventurata. Poi esistono altre enciclopedie culturali, dove il sesso è ugualmente collocato a una precisa altezza di registro: il sesso televisivo, quello cinematografico, il porno-amateur online ecc. A me piace giocare con questi linguaggi ormai acquisiti, farli confliggere con le orbite mentali dei miei personaggi, evaderli, talvolta, irriderli, sempre.
Che posto ha nel tuo universo il politicamente corretto?
Il che?
L’amore per nessuno parla in modo dichiarato, fin dal titolo, di alessitimia. Il tuo protagonista Riccardo è un campione di analfabetismo emotivo, sembra concepito direttamente dalle pagine dell’ICD 10. Su questo piccolo insight si costruisce tutto il resto. Il cinismo, l’incapacità di relazioni empatiche, la superficialità consapevole, la falsità un po’ snob sono le matrici di un’intera generazione, cresciuta con la tata TV. Esiste dunque un profondo trattato di analisi psico socio cazzica sotto alle tue storielle di narcisi, maniaci, famiglie disfunzionali e relazioni evitanti? Un ritratto impietoso della bistrattata generazione X? Oppure ancora mi stai fregando, e non c’è alcun progetto simile?
Più che all’analisi psico socio cazzica inclino, in genere, al cazzeggio psico socio anal, ma è chiaro che parliamo di punti di vista. Nei romanzi è importante mettere i fatti, questo lo sai bene – le analisi stanno nel calderone delle idee ed è meglio che non agiscano direttamente sulla pagina. Ovvio però che dietro al racconto puoi sistemare a piacimento una sociologia sarcasmo-pamphlet, un j’accuse rivolto al cinismo del mondo televisivo, un pianto per mia madre ecc. Tutto lecito, per carità. La questione che mi preme è un’altra, e te la sottopongo rivoltando la domanda: può darsi un ritratto, un vero ritratto, che non sia impietoso?
Hai ragione, «ritratto impietoso» è fastidioso come «innumerevoli costellazioni». Meglio sarebbe trovare un contrario per «accondiscendente» o ancor meglio per «auto assolutorio». Tokyo Transit dopo poche pagine dichiarava esplicitamente la propria poetica: «Dalla solitudine ci aspettiamo tonnellate di enfasi, è giusto. Enfasi e la dovuta porzione di disincanto». Anche in L’amore per nessuno enfasi e disincanto ci sono, inoculate a dosi massicce. Allora è a solitudine la colpa che dobbiamo espiare, o da cui ci dobbiamo assolvere?
Sì, l’enfasi della solitudine, attesa nella solitudine è una convinzione che mi porto dietro dal romanzo precedente – anche come enfasi linguistica naturalmente. È bello che alcune condizioni particolari passino da un libro all’altro, un po’ come le coblas capfinidas delle canzoni medievali, che si richiamano di stanza in stanza attraverso termini chiave. La solitudine è stata, fino a questo libro, un orizzonte fondamentale, perché mi permetteva di far viaggiare in simultanea il panorama interno e il panorama esterno. Espiazione-assoluzione mi sembrano altresì una coppia notevole, almeno come funzioni propulsive in un romanzo, e sono contento che tu abbia voluto sottolinearle: entrambe richiedono un “percorso”, rispetto al quale i miei personaggi, che desiderano molto, sono sempre riottosi. Non è – credo – una banale meccanica del “tutto subito”, è proprio mancanza di strumenti, quelli “umani” diciamo così, quelli che Vittorio Sereni vedeva «avvinti alla catena / della necessità». Come vedi c’è un enjambement tra «catena» e «necessità»: dire le cose negandone il fondamento, affermare con la semantica mentre spezziamo con la metrica – che grande lezione!
Non sembra proprio che ti interessi l’immortalità. Il tuo romanzo è irrimediabilmente radicato nell’attualità, annacquata se vogliamo da ruffiani EasterEgg anni ottanta. Penso che possa risultate assolutamente incomprensibile da chi non frequenta la cultura pop italiana della contemporaneità. Ma chi è il lettore perfetto de L’amore per nessuno?
La prima volta che mi hanno messo in bocca un’ostrica non sapevo assolutamente cosa fosse, ero un bambino. Il sapore mi ha lasciato perplesso, però ne ho mangiate altre tre-quattro, senza troppe conseguenze, e anzi con una certa gioia dell’inatteso. Siamo sicuri che il punto sia la comprensibilità? Forse è la digeribilità, o l’apporto calorico. O, perché no, il semplice gusto. Martin Amis ha scritto che gli scrittori «competono per l’Universale», per questo sono destinati a odiarsi tra loro, a cercare la rissa. In questa allegra competizione fra tagliagole entrano a viva forza i lettori, che come diceva Debenedetti sono dei veri e propri strozzini: ti concedono il loro tempo, a patto di esigere un tasso di interesse altissimo. Il mio lettore ideale – quello che tu chiami perfetto per il mio libro – è uno abbastanza stanco di prestare il proprio tempo a un romanzo e ancora abbastanza in credito da permettersi di passare del tempo con un romanzo.
Scrivi in modo talmente intelligente e scopertamente arrogante da risultare antipatico. Ti chiedo tre ragioni, nonostante questo, per cui vale la pena leggere il tuo libro.
Con questa domanda mi hai messo in un cul-de-sac dialettico. Qualsiasi risposta mi sforzi di pensare verrà recepita non “nonostante”, ma in ordine ai tuoi argomenti. Colpa mia, ho peccato di leggerezza. Presentarmi con un coltello a uno scontro a fuoco. È comunque dimostrato che in generale i romanzi sopra le trecento pagine a) distruggono la massa grassa a beneficio del core addominale, b) potenziano la libido del soggetto leggente; c) sterminano le spore terrapiattiste e arredano vivacemente il paesaggio urbano quando deposti e disposti in simmetrie goffrate. Il mio in particolare impedisce l’uptake della dopamina nei neurotrasmettitori, prolungando la caratteristica sensazione di euforia, ed è un ottimo presidio contro il traduttese.
Non credo di aver capito proprio tutto, ma devo ammettere che sei convincente.
Simone Cerlini
L'articolo “L’italiano prosciugaticcio di certi romanzi contemporanei mi lascia perplesso, noi siamo gente folle, è con il Barocco che abbiamo fatto il cu*o al mondo”: dialogo eccentrico con Fabrizio Patriarca proviene da Pangea.
from pangea.news http://bit.ly/2JBpQbU
1 note · View note
Text
Tante Stupide Regole
 "Stai perdendo colpi in una maniera disgustosa, fratello." "Sta' zitto George. Qui nessuno sta perdendo niente." "Veramente tu stai perdendo. Se non colpi, almeno questa scommessa" Le parole finali sfumarono insieme alla risata carica che era rimasta fino a quel momento legata alla bocca di George, e che si liberò dalle sue labbra. 
"Puoi ammettere la tua sconfitta e basta, per favore? Mi metti tristezza." "Guarda che manca ancora un turno, non hai ancora vinto." "Vedi che comunque ne ho vinte due su tre: vuol dire che teoricamente ho già vinto." Un elegante dito medio fu la risposta di Fred. Niente da dire: sempre elegante ed efficace."Facciamo che le prime due sono nulle, allora. Chi vince questa, vince tutto. Però sappi che ti sto facendo la carità." " 'Fanculo"E Fred se ne andò, lasciandosi dietro le risate di George. 
All'Ordine erano giornate noiose: gli adulti non li lasciavano partecipare alle riunioni, Hermione sorrideva a Ron, Ron non capiva perché, Hermione si arrabbiava perché Ron non capiva e Ron continuava a non capire; Molly moriva d'ansia e cucinava, cucinava e moriva d'ansia; Sirius faceva il misterioso cercando comunque di essere simpatico e Arthur era sempre indaffarato, insomma: sempre la stessa cosa.Per interi giorni; e neanche l'arrivo di Harry aveva scosso più di tanto le cose. O meglio, non abbastanza per i gemelli. Così, un bel giorno, Fred e George Weasly decisero che era ora di reindirizzare la loro energia creativa da qualche altra parte che non fosse origliare e di fare qualcosa di costruttivo... e con costruttivo ovviamente si intende distruttivo. Ovviamente. Una sfida: tre turni. Chi avrebbe destato più stupore e sconvolgimento avrebbe vinto. Cosa? La stupenda sensazione di aver vinto, logico. Non sono i tempi giusti per essere schizzinosi.Peccato però che evidentemente Fred aveva avuto tempi migliori: il suo estro era probabilmente ancora sepolto sotto l'accumulo di noia che avevano subìto in quei giorni, e aveva perso le prime due sfide. Aveva ammesso tra sé e sé che non aveva dato il meglio, il fratello lo aveva decisamente superato:  aveva sbriciolato il loro Torrone Sanguinolento in ogni piatto prima di cena, facendo sanguinare a dismisura il naso a tutte le persone a tavola, classico, banale in confronto allo stato di disagio in cui George aveva fatto sprofondare tutte le persone in casa  per interi giorni somministrando il filtro  No-Pupù-No-Pipì. Per non parlare della seconda manche, per cui aveva pensato di aver avuto un'idea geniale: sostituire ogni  bacchetta presente in casa con  Bacchette Trabocchetto, che si trasformano in polli di gomma o mutande quando si agitano; peccato che George avesse pensato a qualcosa di ancora più divertente, facendo esplodere davanti a Ron un Detonatore Abbindolante, creazione fresca di brevetto, creando quindi un gran casino, per poi fare un incantesimo insonorizzante su tutto l'ambiente circostante e facendo credere a Ron di essere diventato sordo per il forte rumore, cosa che ha fatto particolarmente effetto perché ancora non avevano fatto vedere a nessuno la loro nuova invenzione. In sua difesa però Fred poteva dire che George aveva scelto un bersaglio facile, quindi una vittoria facile. Insomma, Ron fa ridere anche senza aiuti esterni. Dopo la conversazione con il gemello, un frustrato e leggermente incazzato Fred si stava dirigendo in cucina, in cerca di qualcosa da mettere nello stomaco - Più stupidi di quelli che dicono che 'i soldi non fanno la felicità' sono quelli che sono convinti che 'il cibo non è un rimedio per tutto'- quando, lui e il suo brillante e diplomatico pensiero, furono bloccati da una porta che sbatteva e da un Ron che, altrettanto frustrato e incazzato, ma soprattutto confuso, usciva dalla stanza di Hermione e Ginny. "Ma chi la capisce a quella." Disse, un po' a se stesso, un po' abbastanza forte in  modo che anche la riccia potesse sentirlo."Problemi in Parad... Purgatorio, fratellino?" "Vaffanculo, Fred" Evidentemente era diventata una moda finire le conversazioni così. Poco importava comunque, perché Fred conosceva il fratello, e sapeva che tra tutte le qualità che possedeva, l'osservazione non era presente, quindi aveva il forte sospetto che la colpa di quella presunta litigata non fosse della Granger. Un'idea stava iniziando a farsi strada nella rossissima testa del ragazzo, e per quanto labile ancora potesse essere, era decisamente abbastanza per far si che sulle labbra di Fred si dipingesse un ghigno.
 "Tutto ciò è completamente senza senso." Hermione neanche alzò lo sguardo dalla pergamena che stava scrivendo quando sentì la proposta di Fred. Quella notte non aveva dormito, pensando e ripensando a qualcosa che fosse abbastanza per farlo vincere, l'unica cosa che sapeva era che doveva c'entrare la Granger. Non si capacitava di non averci pensato prima, era ovvio che sarebbe dovuta essere lei il soggetto di qualunque cosa avrebbe fatto: era la più integerrima, seria e, adulti esclusi, la più abile. Dopo lui e il fratello, chiaro. Praticamente qualsiasi cosa fatta fare da lei sarebbe stata sconvolgente abbastanza. Però doveva superarsi, quella ragazza, in un modo o nell'altro, attirava l'attenzione di tutti. Be', tranne di quel cretino di Ron, ovviamen-- Quando Morfeo riuscì a catturare Fred, quella notte, il gemello aveva un sorriso soddisfatto stampato sul viso. Eccola che era arrivata: l'idea della vittoria. La mattina dopo, quando era andato da Hermione per esporle il suo brillante piano, non si sorpreso della risposta della riccia, anche se non la capiva: avrebbero finto di stare insieme, non per tanto, un periodo limitato che però doveva essere lungo abbastanza da far credere che sia vero. Lui ci avrebbe guadagnato la vittoria schiacciante, lei attenzione e reazioni da quell'imbecille di suo fratello, che sembrava essere cieco, oltre che stupido.  "E io non ho bisogno di attenzioni da Ron, per di più" disse, sempre senza degnare d'uno sguardo Fred. "Che ci perdi, Granger? Va bene: tu non hai bisogno di attenzioni, no? Mettiamo pure che creda a questa penosissima bugia," fece una pausa per vedere se avesse reagito. Niente. "non vuoi comunque vedere la casa che impazzisce? Potrebbe ridefinire la parola 'divertente' "  Finalmente alzò lo sguardo, gli occhi nocciola impassibili.  "Sinceramente? No, non mi va. Questo posto è stato già abbastanza vittima di voi due." Finì la frase con l'attenzione di nuovo spostata sul quello che stava facendo prima che arrivasse Fred, e avrebbe continuato se la sua piuma non avesse trovato la strada sbarrata dalla grande mano di Fred che aveva sbattuto sul tavolo di legno scuro e che andava a coprire parte della pergamena. "Senti, Granger, ora mi ascolti. E mi guardi." Si piegò per avvicinarsi di più  alla sua altezza, molto ridotta dato che era seduta, al contrario di Fred ."Ti ascolto e ti guardo, ma è comunque un no." "Tu lo vuoi fare, in realtà. Non ti stanca il fatto che tutti pensino a te come 'quella che fa le cose giuste'? A meno che tu non sia veramente solo quello, e non sia realmente capace di uscire dai tuoi schemi. In quel caso, scusa per il disturbo, ho sbagl-" "Quello che posso o non  posso fare lo decido io. Se voglio fare le cose per bene o voglio essere qualcuno di cui ci si può fidare, lo decido io. Non sono schemi pre impostati nella mia testa dai quali non posso uscire, va bene?" "E allora decidi qualcosa di diverso, per una volta. Interrompermi mentre parlavo non è stato né educato né gentile, ma scommetto che ti ha dato più soddisfazioni che lasciarmi finire la frase." Hermione stette in silenzio per qualche secondo, valutando i pro e i contro. Cosa strana: non riusciva a vedere tanti contro quanti ne avrebbe voluti. "E va bene, ma sappi che penso comunque che sia una cosa senza senso." "Proprio per questo è divertente, no?" Fred tolse la mano dalla pergamena con i muscoli del viso che si distendevano, e mentre si allontanava, si sentì dire nella sua direzione: "Faresti proprio di tutto per vincere, eh?" "Di tutto, Granger. E comunque," continuò la frase andandosene, dando le spalle ad Hermione "la gente si fiderebbe di te anche se decidessi di investire tutti i tuoi risparmi in un allevamento di gnomi da giardino per usare la loro saliva per creare dei cosmetici."Anche non sapendo esattamente perché, dopo che se ne fu andato, le sue parole gli rimbalzarono in testa. Non riuscì più a finire quella pergamena.
 Valutò molto se dirlo a Ginny, il loro rapporto si era intensificato molto nell'ultimo anno, poteva dire senza problemi che fosse la sua migliore amica. Il che, anche se può sembrare stupido, era decisamente un sollievo: avere due migliori amici maschi poteva essere davvero stressante: con Ginny invece era diverso, molto più facile; meno spontaneo, forse, all'inizio, ma dopo un po' le cose avevano iniziato a funzionare da sole. Fatto sta che, se le fosse piaciuto un ragazzo, non l'avrebbe mai e poi mai detto ad Harry e Ron - anche perché quest'ultimo se ne sarebbe uscito con: "Ah, allora ti piacciono i ragazzi!"- ma l'avrebbe sicuramente detto a Ginny, ragion per cui sarebbe strano se si mettesse con Fred, così, di punto in bianco, senza aver detto nulla prima all'amica. Con questo pensiero uscì in giardino, dove Ginny si stava allenando con la scopa, per iniziare a parlarle di Fred, così che non sospettasse niente quando, qualche giorno dopo, li avrebbe visti insieme. Non le avrebbe detto la verità per il semplice fatto che il fratello aveva ragione: era divertente. Anche se non l'avrebbe ammesso. La scopa sfrecciava veloce in mezzo al cielo annuvolato, ma Ginny non era come Harry: lui si estraniava dal mondo appena salito in sella, Ginny no, era sempre attenta a quello che accadeva fuori dal suo campo d'azione, quindi appena Hermione arrivò nel giardino, lei la vide e atterrò scendendo dalla scopa. "Non so come fai, Gin, io non potrei mai." Hermione odiava il Quiddich. Lo odiava. "Lo so. Ma io non riuscirei mai a stare con Ron e Harry tutto il tempo che ci stai tu, quindi siamo pari" "Certo, come no. Tu che non riusciresti a stare con Harry o con tuo fratello? O ancora, con Harry?" Ginny non fu irritata dal sarcasmo che aveva colorato la voce della riccia, aveva ragione: era praticamente innamorata di Harry, ed Hermione lo sapeva benissimo."Insieme, ho detto che non riuscire a stare con loro due insieme." Hermione si mise a sedere a terra a gambe incrociate con un movimento fluido e Ginny la seguì a ruota, stendendosi. I fili d'erba si intrecciavano con i capelli rossi della ragazza; se Hermione avesse avuto una macchina fotografica in quel momento l'avrebbe usata, i colori complementari  -verde e rosso- creavano quasi un'opera d'arte. "Gin, ti devo parlare" "Dimmi tutto" gli occhi chiusi, aveva un'espressione beata. "Penso... penso mi piaccia tuo fratello Fred" Hermione si dovette concentrare davvero molto per non ridere né sorridere, così come per avere un tono un po' timido, un po' imbarazzato; il fatto che Ginny non la potesse vedere rendeva tutto più facile. Era molto soddisfatta di sé.Attese la risposta dell'amica, già pregustandosi la sua espressione sorpresa ."Lo so." Disse, calmissima. Non aveva nemmeno aperto gli occhi.Hermione, allibita, rimase in silenzio. Non ci credeva.Praticamente il suo silenzio obbligò Ginny ad aprire gli occhi e tirarsi su con il busto; le braccia tese all'indietro, si poggiava sul terreno con le mani. Guardò per un po' Hermione, aspettando che dicesse qualcosa, ma dopo qualche secondo capì che se voleva che la conversazione proseguisse avrebbe dovuto ricominciare a parlare lei, perché non avrebbe avuto il supporto dell'amica. "Andiamo Herm, era scontato. Se il tuo intento era quello di nasconderlo, hai fallito." Hermione ancora non riusciva a capire cosa le dicesse il cervello: all'affermazione di Ginny un po' non riusciva a ribattere formulando un pensiero logico, senza capire perché, un po' le veniva da ridere. A me non piace Fred,  pensava,  Gin si è bevuta il cervello, forse?  "Cosa intendi con 'era scontato', scusa?" "Che si vedeva da lontano, per chi ti conosce. A scuola lo sgridi di continuo per i suoi scherzi, probabilmente in sala comune passi più tempo con lui che con me" A Ginny scappò un risolino. "Lo sgrido perché è sbagliato quello che fa!" Hermione stava iniziando a infervorarsi, per qualche motivo. Credeva sinceramente che quello che facessero lui e George fosse sbagliato. "Ma dai, Herm. Da quando hai conosciuto nel primo anno Harry e Ron hai infranto tipo un milione di regole, e poi stai tutto il giorno, tutti i giorni, a lamentarti per qualche caramella che fa vomitare?" "Le regole che ho, che abbiamo infranto... erano per una buona causa! E poi erano Harry e Ron che mi trascinavano." "Ti do una notizia: non avrebbero mai infranto nessuna regola se non fosse stato per te, probabilmente. Alla prima prova avrebbero capito di non saper usare nemmeno un' Alohomora e se ne sarebbero tornati a dormire nei loro bei letti a baldacchino. Loro facevano quel che facevano perché c'eri tu. probabilmente Harry Potter è Harry Potter anche grazie a te. Quindi non venirmi a dire che era solo per le regole. E poi, guarda un po', sgridavi praticamente solo Fred, mai George." "Non mi sembra proprio che sia una ragione valida dire di aver capito quello che provo, scusa Gin." Hermione si stava arrabbiando. Era solo uno scherzo, non sapeva perché se la stesse prendendo tanto, alla fine sapeva che tutto quello che stava dicendo l'amica era falso. "Ma infatti mica è solo per questo. Ci conosci da tanto ormai, Herm. Noi ti consideriamo di famiglia, tu ci consideri una famiglia. Tutti noi siamo come fratelli per te, e ci tratti come fratelli, sei spontanea qui. Poco ci manca che inizi a chiamare mia madre 'mamma'. Ma con Fred è diverso: non lo tratti come tratti noi, non sei così spontanea con lui. E' come se volessi mantenere le distanze. All'inizio pensavo che fosse perché lui ha un carattere troppo ribelle, anche più di George, quindi ti trovassi male con lui, poi con il tempo iniziato a credere che forse potesse essere perché tu non volevi vederlo come un fratello, e non volevi che lui ti vedesse come una sorella" Che sciocchezza. "Be', ti sbagliavi" sbottò Hermione. "Sarà," Ginny alzò le spalle "ma comunque avevo ragione sull'insieme, no? Ti piace mio fratello, questo è l'importante." Lanciò un'occhiata di traverso ad Hermione, con un sorriso beffardo "E speriamo che questa volta sia il fratello giusto. Ti piacciono i rossi, per caso?" Questa volta riuscì a strappare una risata all'amica. "Scema." 
Non potevano iniziare a fingere di stare insieme così, dal nulla. Hermione pensava e ripensava mentre aiutava la signora Weasly a cucinare: le aveva regalato un libro di ricette babbane quell'estate e lei si stava divertendo tantissimo, aveva veramente apprezzato il suo regalo, solo che non riusciva a starci dietro da sola, perché non per tutte le tecniche esisteva un incantesimo, ma Hermione era ben felice di cucinare con lei. Avremo bisogno di dettare delle regole, rifletteva, Non possiamo andare così, all'avventura. Così iniziò a farsi una lista mentale di possibile regole, punti, strategie d'azione e tante altre cose che già sapeva che Fred non avrebbe ascoltato. Era così persa nel suo mood da o-perfetto-o-niente che non sentì la Signora Weasly che le parlava, se ne accorse solo quando sentì la mano della donna posarsi sulla sua spalla. "Tesoro, sembri molto sovrappensiero ultimamente. Tutto bene?" "Sì, sì, non ti preoccupare" ma intanto stava pensando a dove avrebbe potuto parlare con Fred senza che nessuno si intromettesse, cosa difficile in un posto come quello. Mentre stava articolando una risposta migliore da darle, un pimpante Fred- ma d'altronde era sempre pimpante- entrò nella stanza. Hermione fece finta di niente, come aveva sempre fatto, e continuò quello che stava facendo. "E' solo che ho avuto un po' di cose per la testa, ma nien--" Fred la interruppe "Mamma, smettila di stressare Hermione, anzi, te la rubo un attimo" e così, come niente fosse, fece il giro del tavolo e la prese per mano, portandola via nella stanza accanto, dove Hermione si divincolò dalla stretta con un'espressione esterrefatta. "Ma che cavolo stai facendo? Sei impazzito?" Sussurrava per non farsi sentire da nessun altro. Fred con tutta la tranquillità del mondo si buttò a sedere sul divano. "In che senso? Ho preso per mano la mia ragazza, ovvio. Non mi sembra strano." "Non avevamo deciso di iniziare!" "Ah no? Io è da quando hai detto sì che ho iniziato, veramente." Fred rise. Con un sospiro, Hermione si avvicinò al divano e si sedette su bracciolo. Erano l'uno affianco all'altro, alla stessa altezza, visto che lei era più bassa di lui; quindi Fred si girò nella sua direzione per poterla guardare negli occhi. "Dobbiamo avere delle regole." "Che palle." "Muoviti e non fare il bambino. La vuoi vincere o no questa sfida?" "E va bene, iniziamo, allora" come se anche solo la parola 'regole' lo avesse sfinito, Fred si buttò all'indietro, steso sul divano. "Bene. Inizio io: niente di eccessivo davanti ad Arthur e Molly, non sarebbe credibile" "Io che non sono eccessivo non sarebbe credibile, dai." "Niente di eccessivo. Punto. Tocca a te." "Non ti posso chiamare Hermione, troppo impersonale. Quel cretino di mio fratello ti chiama 'Mione e non siete assolutamente niente, voi due. Figurati se io, come fidanzato, ti posso chiamare Hermione" "Io e Ronald siamo migliori amici, veramente." "Sì vabbè, hai capito. Herm no, troppo banale. 'Mione assolutamente no."  Un paio di secondi di silenzio. "Che ne dici di Jean?" "Jean?" "Sì, è il tuo secondo nome, no?" "Sì. Ma come fai a saperlo?" "Perché non dovrei? Vabbè, comunque: va bene per te?" "Sì, sì." Era rimasta un attimo destabilizzata da una cosa banale come quella, ma si riprese in fretta. "Ora tocca a me. Non enfatizzare troppo la cosa, non inventarti storie strane su come ci siamo messi insieme e non esagerare." "Difficile, ma fattibile. Tu non cambiare troppo atteggiamento."  La sua voce assunse una sfumatura di scherno. "Ho capito che vuoi provare le tue doti attoriali e che anche tu sai mentire, ma vedi di controllarti" "Tranquillo, non avevo intenzione di dirti 'Ti amo' ogni minuto e affibbiarti nomignoli carini.  Mio turno: non estenuare troppo Harry e Ron. Harry si sentirà male per non averlo capito, intuito o non avermi chiesto niente, non voglio farlo sentire in colpa." "Non mi stai veramente chiedendo di lasciare in pace quei due. Devo fargliela pesare. Devo." "Sii gentile. O meglio, per usare una lingua che puoi capire: non fare lo stronzo." "Non ti prometto niente. Sai di chiedermi troppo." Fred si alzò con uno scatto, rimettendosi dritto con il busto e trovandosi faccia a faccia con Hermione "Tocca a me: anche quando saremo soli, e succederà più spesso di prima, ovviamente, dovremo fingere" Buttò un occhiata all'orologio sulla parete "Tra cinque minuti ci sarà la cena, e George ci vedrà. Non potrai mai essere sicura di avere davanti me o lui, e anche se ovviamente capirà che è finto ed è un modo per vincere, non voglio dargli la soddisfazione di coglierci in fragrante." Hermione riusciva solo ad avere uno sguardo scettico e a fare no con la testa. "In più, in questa casa non siamo mai soli: i muri hanno letteralmente le orecchie. Ci potrebbero essere orecchie oblunghe ovunque, George non sarà l'unico che sospetterà qualcosa." Il movimento della testa di Hermione da destra verso sinistra e viceversa si fermò: Fred aveva ragione sull'ultimo punto, suo malgrado. "Va bene, semplicemente non dovremo parlare della finzione. Non ci sarà bisogno d'altro." "Non sai proprio divertirti, eh?" Un sorriso malandrino comparve sulle labbra di Fred."Andiamo a cena, che è meglio" Hermione ignorò completamente l'affermazione del fidanzato.
 Essere a cena coi Weasly o in uno stadio è circa la stessa cosa, solo con più cibo, meno scope e un po' più confusione. Per questo Hermione era abbastanza tranquilla, le interazioni fra lei e Fred non si sarebbero notate troppo. Per questo, quando lui le chiese: "Mi passi il piatto, Jean?" e ne approfittò per sfiorarle la mano un po' troppo a lungo quando lei glielo porse, non si aspettava che metà della tavola si fermasse a guardare la scena con facce allibite e sconvolte. "Che c'è?" Chiese Fred, facendo finta di non capire. Tutti stavano zitti, e il silenzio della metà tavola che li stava ascoltando attirò anche l'altra metà. Allora Fred fece come se avesse avuto un'illuminazione.  "AH! Capito. Io e Jean stiamo insieme." Lo disse con nonchalance unica. "Jean?" Ron non capiva niente, era a bocca aperta come un pesce lesso. "E' il secondo nome di Hermione" rispose Harry, anche lui senza parole. Allora, le frasi fatte spesso hanno un po' di verità, ma tanta tanta bugia; forse una delle poche che è quasi totalmente vera è che 'Il corpo è una macchina perfetta'. Ogni cosa ha un significato, ogni cosa risponde a qualcosa ed è la conseguenza e causa di qualcos'altro. Questa introduzione assolutamente indesiderata è per spiegarvi cosa succede al nostro corpo quando si trova in una situazione di pericolo: il cuore, per un breve attimo, rallenta a dismisura, per poterci dare la freddezza necessaria per capire cosa fare con lucidità, dopo di che, passato questo secondo brevissimo, pompa sangue a più non posso e accelera, così da permettere di aver più energia per reagire e l'adrenalina inizia a scorrere a fiumi. Evidentemente per le persone presenti a tavola, la notizia di Hermione e Fred fidanzati doveva essere pericolosa quanto un gruppo di dissennatori con carenze d'affetto, visto che avevano reagito proprio così: due secondi di silenzio, assoluta immobilità, poi un'esplosione di voci, domante, persone che si strozzavano o sputavano la burrobirra e il succo di zucca che stavano bevendo. Unica voce fuori dal coro: un divertito George che aveva schioccato la lingua e che con un sorriso incredulo faceva 'no' con la testa. Hermione non sapeva cosa fare, aveva immaginato che ci sarebbe stato caos, ma non così tanto, l'unica cosa che riusciva a fare era guardare di traverso Fred che si stava già divertendo un po' troppo per i suoi gusti .Grazie a Dio, Ginny venne in suo soccorso.  "Sì, va bene. Stanno insieme, ora possiamo tornare a mangiare e a far finta che non vi abbia sconvolto la vita, okay?" E almeno lei tornò tranquilla a mangiare il suo purè, portando Sirius a farsi i fatti suoi, così come Arthur e George, che continuava a ridere sotto i baffi. "Be', ora che avete finito, quasi tutti" e Fred lanciò una finta occhiataccia a Harry, Ron e sua madre "di blaterare, ora io mi alzerei da tavola. Jean, vieni con me?" "No, ti raggiungo dopo. Penso di dover parlare con Harry e Ron" e li guardò."Direi" dissero in coro i due.    Hermione Granger, componente a tutti gli effetti di quello che chiamavano The Golden Trio, non si era mai sentita così a disagio con i suoi migliori amici. La cosa terribile era che non sapeva perché. Sarebbe dovuta essere divertita, tutto quello che lei e Fred stavano facendo era finto, non aveva nascosto niente a quei due in realtà. Era seduta sul letto di Harry a gambe incrociate e guardava gli amici con aria quasi colpevole. Harry era seduto sul davanzale della finestra, mentre Ron era in piedi, braccia incrociate, che la fissava. "Allora? Che è questa storia con mio fratello?" Il tono che usò sorprese Hermione, era pieno d'astio. Pensava di volere questo, una reazione forte, ma il suo modo di parlare la irritò a tal punto da prendersela come se veramente ci fosse qualcosa tra lei e Fred, e lui stesse insultando la loro storia. "Questa storia è, letteralmente, una storia. Pensavo che l’avessi capito da "Jean e io stiamo insieme"." Poche volte nella sua vita aveva usato un tono tanto acido."Herm..." iniziò Harry, che fino a quel momento era rimasto zitto "perché non ce lo hai detto prima?""Tu eri così impegnato e preoccupato... e a lui certo non potevo dirlo" buttò un'occhiataccia a Ron."Ah! Ora magari è colpa mia, no?" "No, Ronald. Non è colpa tua, semplicemente perché tu non c'entri assolutamente niente con questa storia!" Hermione si stupì della verità di quell'affermazione che aveva appena pronunciato, e sperò non si percepisse sul suo viso."Ron, dalle tregua, mica ha commesso un crimine.""Mah, sembra molto simile a me!" Ron era assurdo, Hermione non capiva, davvero. Però fu sollevata quando, tutto stizzito, se ne andò dalla camera sbattendo la porta, lasciando dietro di lui un Harry che andava a sedersi vicino ad Hermione dicendole che va tutto bene, ma che la prossima volte avrebbe potuto parlarne con lui. Scendendo le scale quasi inciampò su uno scalino, facendo uscire dalla bocca un'imprecazione tale che se Molly l'avesse sentito lo avrebbe tenuto senza cibo per due giorni, ma non gli interessava. Che stupida che era stata Hermione! Sicuramente tra lei e suo fratello non sarebbe durata. Arrivato in cucina si incrociò con l'unica persona che non avrebbe voluto vedere."Fratellino, stai andando su? Già che ci sei, mi chiami Jean?""Chiamatela da solo a quella là" e se ne andò.Fred neanche provava a trattenere le risate, in quell'ora e mezza si era già divertito più che in tutta l'estate. La cosa avrebbe dovuto farlo riflettere, ma evitava di pensarci, si godeva il momento. Sirius, dopo cena, quando Hermione e quegli altri due erano andati a chiarirsi -Chiarirsi di poi, che? Saranno fatti suoi con chi esce- Sirius si era avvicinato e gli aveva dato una bella pacca sulla spalla con un sorriso, come a dire "Ben fatto", sua madre gli aveva fatto una predica infinita su come avrebbe dovuto trattarla e Ginny, pur non avendo detto niente, aveva una minaccia scritta a lettere cubitali negli occhi, del tipo "attento a non farmela soffrire". Fred quasi si aspettava di veder arrivare il padre con un discorso sull'importanza di usare le precauzioni, ma fortunatamente non successe, Mentre saliva le scale per andare a chiamare Hermione rifletteva sul fatto che la ragazza non si sarebbe mai esposta più di tanto, quindi sarebbe toccato a lui prendere in mano la situazione se avesse voluto rendere il tutto veramente interessante. Il pensiero lo fece sorridere in modo strano. Quando entrò nella camera trovò particolare il fastidio che sentì quando vide Hermione e Harry abbracciati sul letto che ridevano per qualcosa che lui non poteva capire, ma un po' lo attribuì al fatto che aveva paura che stessero ridendo perché Hermione magari Hermione gli aveva raccontato qualcosa, un po' aveva semplicemente ignorato la sensazione."Jean, vieni? Harry, te la rubo.""Arrivo subito." Sussurrò qualcosa all'orecchio di Harry, che scoppiò a ridere, poi lo raggiunse sul ciglio della porta, quanti furono lontani dalla stanza, chiese: "Che gli stavi dicendo?" Fred poteva giurare che il tono con il quale aveva proferito quelle parole non era programmato."Niente di che, stavamo scherzando""Ah. Va bene. Comunque, com'è andata? Io sono praticamente morto dalle risate, ma ho visto Ron piuttosto incazzato, eh?" Forse era un po' troppo soddisfatto."Lasciamo perdere, come se dovessi dar conto a lui delle mie decisioni. E' stato assurdo, non sapevo se ridere o piangere.""Ridere, decisamente ridere" e quasi come se quelle parole fossero state per lui un ordine, scoppio in una risata piena. "George è riuscito a dirmi soltanto: "Sei una merda", sa di non poter fare niente a questo punto.""Non gongolare troppo" Hermione si strofinò gli occhi con le mani "Devo finire ancora una pergamena e sto morendo di sonno, vado in camera mia. Tanto so che Ginny non mi farà dormire 'sta notte. Buona notte." E si avviò verso camera sua, quando si sentì tirare la mano all'indietro, e Fred, sporgendosi, le diede un bacio sulla guancia, per poi sussurrarle all'orecchio: "Anche quando siamo soli, ricordi?" E poi, più ad tu vieni voce: "Buona notte, Jean."Allora Hermione poté veramente andare in camera, ma certo non senza una sensazione strana. Quella notte, fra George che lo prendeva in giro e diceva che stava giocando sporco e il rumore dei suoi pensieri, Fred non dormì un gran che. Il fatto era che lui non è mai stato uno che si nascondeva dietro armature, al contrario è sempre stato onesto con se stesso e con gli altri. I primi anni di scuola lui e George erano molto bravi, poi avevano deciso che impiegare il tempo sui libri non faceva al caso loro, quindi hanno cambiato modo di fare seguendo la loro vocazione. Erano così da quando avevano undici anni. Volevano qualcosa, se lo prendevano. Non mentivano, non si nascondevano -Gazza permettendo- facevano quel che volevano in tutta sicurezza. Ecco, la parola giusta è sicurezza. Fred è sempre stato sicuro di sé. Non riuscirebbe neanche se volesse a ricordare un episodio in cui si è vergognato di qualcosa che gli piaceva, che voleva, desiderava o provava. Per questo, la notte in cui aveva dato uno stupido e innocuo bacio sulla guancia della Granger -ma che tanto innocuo non era stato, visto che gli aveva fatto aprire una finestra sulla propria mente- capì che si era accorto tardi di quello che voleva, senza conoscere però il motivo di questo strano ritardo. Decise, quindi, che era arrivato il momento di prendersi quello che veramente desiderava. Quando in fine si addormentò, tardi e mal volentieri, lo fece pensando che non vedeva l'ora che il sole sorgesse per iniziare a smettere di giocare e cominciare a cercare, e riuscire, ad ottenere quello che voleva.Il gallo cantò presto, troppo presto, inverosimilmente presto. E con gallo ovviamente si intende la signora Weasly, che alle sei in punto passò per tutte le camere a aprire le finestre e buttare tutti giù dal letto, perché era la giornata dedicata alla disinfestazione degli gnomi da giardino, che erano troppi e troppo dispettosi perché Molly se ne potesse occupare da sola. In più, quella sera ci sarebbe stata una grande cena a casa, sarebbero venuti tanti ospiti: Lupin, Tonks, Moody e altri Auror, si parlava anche del fatto che forse sarebbe venuto Silente; quindi Molly Weasly ovviamente doveva iniziare a cucinare dalle sei di mattina. Quando furono tutti a fare colazione, Fred, che si era prontamente seduto vicino ad Hermione, dopo aver guardato per un po' sua madre che già correva da una pentola all'altra, le sussurrò: "Li farà mangiare così tanto che se Tu-Sai-Chi ci dovesse attaccare non riuscirebbero neanche ad alzarsi dalla sedia" Hermione scoppiò in una piccola risata sincera, che fece bene sia a lei che a Fred... forse un po' di più a Fred. "Allora, oltre a inseguire gnomi malefici, abbiamo qualche programma per oggi?""Sta sera c'è la cena, e saremo occupati fino a tari con la disinfestazione.""Dai, Jean, veramente non vuoi provare a scappare dalla tortura di 'sta sera?""Assolutamente no! C'è Lupin, e forse anche Silente. Non me la voglio perdere""Va bene, va bene" Fred avvicinò il viso talmente tanto a quello di Hermione che lei pensava stesse per baciarla, e le prese un colpo, ma invece si mise solo a parlare."Però sta sera ti siedi vicino a me. Sono quasi cinque anni che stai in mezzo a quei due, non ti sei stancata?" Tutto in Hermione diceva di allontanarsi e di ristabilire una safe zone, tutto tranne la pancia. Quella a teneva ancorata in quella posizione, anzi, suo malgrado, la spingeva ancora più avanti. "Io, in mezzo a quei due, ci sto benissimo" "Credimi, non sai cosa si prova a stare vicino a qualcuno che non ti vuole toccare solo come se fossi una sorella. Non sai cosa ti perdi." la voce era diventata un sussurro. Gli altri vedevano solo lei e Fred molto vicini, niente che non ci si aspettasse da una coppia, ma Hermione aveva appena sentito qualcosa che non sapeva come interpretare, o peggio, che non sapeva come voler interpretare. Per la prima volta da quando lo conosceva, non seppe tenere testa a Fred, si allontanò leggermente rossa sulle gote e ricominciò a fare colazione, come se ignorare l'affermazione fosse un modo per affrontare la situazione. Dopo quasi un minuto in cui le mangiava e Fred la guardava soddisfatto, lei disse: "Per 'sta sera poi vediamo."Be', meglio di niente, pensò Fred. Per chi non lo sapesse: dare la caccia agli gnomi da giardino è veramente estenuante, soprattutto se in giro ci sono dei tipi come Fred e George che, invece di facilitare il lavoro, lo peggiorano. Per questo, quando finirono, si sentirono un grandissimo peso sulle spalle che li lasciava, alleggerendoli. Finirono circa verso le 18:30, così ebbero tutto il tempo di lavarsi, vestirsi e rilassarsi prima della cena. Una volta che furono tutti puliti e sistemati, si riunirono per un po' nel soggiorno, chi a leggere, chi a chiacchierare e chi a sonicchiare. Hermione aveva sempre pensato che l'abitudine di tutte, o quasi, le famiglie babbane di ritrovarsi prima o dopo la cena, fosse merito della televisione che forniva un pretesto per stare tutti insieme per un po', ma da quando viveva la vita quotidiana del mondo magico aveva capito che la tv non c'entrava niente, probabilmente era un bisogno umano, visto che anche senza niente di simile loro si ritrovavano tutte le sere.Hermione si era seduta sul divano con un libro in mano, era un volume scolastico  dell'anno precedente, e lo stava leggendo quando Fred si buttò sul posto a fianco a lei. Si era appena finito di fare la doccia, sapeva di fresco, di bosco."Che fai?""Ripasso. L'anno prossimo ci saranno i G.U.F.O e possono chiedere qualcosa di tutti e cinque ci anni."Aveva mai notato l'odore di Harry o Ron?"Ah, i G.U.F.O! Io e George ne abbiamo presi una manciata a testa, lo stretto necessario. G.U.F.O. a parte, quello è stato un anno grandioso." Fred si allontanò da Hermione, e lei non capì perché, ma lo fece solo per potersi stendere e poggiare la sua testa sul grembo della ragazza.Ad Hermione mancò un battito. Piano, come se ne avesse paura, cominciò ad accarezzargli i capelli, morbidi e lisci, e a farli passare tra le sue dita. Appena la sua mano gli tocco la testa, sulle labbra di Fred si dipinse un sorriso che neanche lui si aspettava."Be', io ne voglio più di una manciata" Hermione ricominciò a parlare perché la situazione stava degenerando. Ma non smise di giocare con i capelli di Fred.Si guardò intorno e capì che il suo complice aveva decisamente vinto. La casa era ancora sconvolta dopo due giorni di piccole effusioni e dimostrazioni, e lei era felice per Fred, aveva avuto un'idea effettivamente geniale.Fermò le sue mani in mezzo a quella piccola foresta rossa solo quando, dopo che qualcuno andò ad aprire alla porta, entrò Tonks che, vedendoli, esclamò: "Ma guarda un po'!" quasi gridando e con un sorriso a trentadue denti.No, la discrezione non era mai stata il suo forte.  Hermione non aveva mai bevuto. Non veramente, comunque. Aveva assaggiato un paio di birre, un bicchiere di vino a tavola ogni tanto, ma non aveva mai bevuto. Aveva smesso di vivere nella società babbana quando aveva undici anni, e ci tornava solo per le vacanze. Nel mondo magico non c'era tutta questa sorta di pressione sui giovani per quanto riguardava il bere, non era severamente proibito proprio perché non era considerato figo o 'un rituale' dai giovani. Quindi, semplicemente, non era abituata a bere. C'era però un'occasione in cui tutti potevano concedersi qualche bicchiere senza che nessuno se ne accorgesse: le cene o i pranzi grandi a casa Weasly. E ogni volta che c'era l'opportunità, i figli Weasly la coglievano e si divertivano un po'. In queste occasioni, anche Hermione si lasciava un po' andare, ma vuoi per una cosa, vuoi per l'altra, quella sera si lasciò andare un po' troppo. C'è da dire, però, che 'un po' troppo' non è un'unità di misura precisa, visto che per Hermione corrisponde ad appena due bicchieri e mezzo di vino. Così, se di solito era piacevole averla un po' brilla, perché più rilassata e allegra, quella sera era arrivata già alla fase in cui si capisce chiaramente che hai alzato leggermente troppo il gomito, e che forse dovevi fermarti prima. Fred quindi decise di prenderla e portarla via, tra i suoi mugugni e risatine, nell'altra stanza. Normalmente, di solito, quel compito sarebbe toccato ad Harry o Ginny, in alcune occasione -per la felicità di lei- ad Harry e Ginny insieme; però quella volta i due si guardarono, poi guardarono Fred, e decisero che era compito suo.Oneri e onori per chi si prende Hermione Jean Granger..La accompagnò sul divano, quello che era praticamente diventato il loro divano, e si mise accanto a lei, che farfugliava cose sconnesse tra loro. Fece sorridere Fred."Che regola stupida che hai scelto""Come?""Hai scelto una regola stupida!" Strascicava le parole, come se dovessero stare al passo coi suoi pensieri, o viceversa."Quale regola?""Quella del fingere anche se non c'è nessuno" abbassò la voce per sussurrare, poi scoppiò a ridere del suo stesso tono "E' ovvio che so quando sei tu o quando è George.""Ah sì?" la voce di Fred era intrisa di un sorriso così evidente da essere ridicolo, se non fosse stata ubriaca, si sarebbe trattenuto."Ma sì, ovvio. Ho sempre capito quando eri tu che stavi davanti a me, non so perché." E questa volta toccò a lei stendersi sul divano con la testa sul grembo di Fred. "E' tipo qualcosa nella pancia.""Dovrei farti bere più spesso, sai?" Fred attese una risposta che non arrivò, quando abbassò lo sguardo, vide che si era addormentata. Avrebbe potuto metterle un cuscino sotto la testa e tornare a tavola, ma restò lì, con la sua fronte schiacciata sul suo ventre, ad accarezzarle la schiena. La mattina dopo, Ginny le raccontò che Fred dopo mezz'oretta che l'aveva portata in salotto, l'aveva chiamata per aiutarlo a portarla in camera, e da lì l'aveva lasciata nelle mani di Ginny."Non ricordo niente" disse mentre si stiracchiava, non era ancora del tutto sveglia. Si ributtò all'indietro sul cuscino, stanca ancora prima che la giornata cominciasse."Ci credo. Eri divertente, però.""Ah sì, certo. Posso solo immaginare"Hermione Granger decise che non voleva neanche provare a ricordare quello che era successo, per una volta, la frase 'beata ignoranza', le calzava a pennello."Dai, scendiamo a fare colazione""No. Voglio restare qui." E si mise un cuscino sulla faccia."Muoviti, vieni." Allora Ginny si avvicinò a lei e la tirò su con forza per un braccio, fino a farla alzare. "Credimi, non hai fatto niente di che ieri, straparlavi e basta.""Per quello che ne sai tu. Sono stata mezz'ora sola con Fred""E allora? State insieme, non avrai fatto nulla di strano.""Già." Fu il commento laconico di Hermione. La giornata passò in fretta, senza particolari avvenimenti, almeno fino al tardo pomeriggio. Come già detto, prima di cena tutti si riunivano in salotto per stare insieme, e in quel momento Fred fece qualcosa che fece davvero arrabbiare Hermione. Erano sul loro divano, quando Fred, mentre prendeva un cuscino che si trovava affianco di Hermione, nel tirarlo versi di sé, le schioccò un bacio sul collo. Molly si girò verso di loro scandalizzata. Anche se non era niente di grave, per la Signora Weasly rasentava il socialmente accettabile. Non disse niente, ma divenne un po' rossa su tutto il viso. Ecco: questo intendeva Hermione per “Non esagerare davanti ai tuoi genitori”. Fred non era minimamente preoccupato, anzi. Era molto soddisfatto. Il perché, Hermione non lo capiva. Lei, dal canto suo, non era fisicamene in grado di identificare quello che era successo nel suo stomaco nel momento del bacio.Quando ebbero finito, Fred era tornato in camera sua insieme a George e, seduti a terra, stavano discutendo davanti a delle carte sparse sul pavimento, dei progetti. C'erano numeri, proporzioni, bozze e disegni. Parlavano di prezzi, prove e, Hermione fu certa di averlo sentito, cavie. Erano così presi che non si accorsero di quando entrò; appena attirò l’attenzione su di sé con un colpo di tosse, George si alzò e uscì dalla stanza, dicendole sulla soglia: “Non cedere troppo facilmente, dagli filo da torcere” con un sorriso a mezza bocca. Lasciò Hermione sinceramente confusa, ma non capiva mai veramente i gemelli, quindi lasciò stare. Fred, vedendo Hermione entrare e George uscire, si alzò e andò verso la finestra, dove si appoggiò con la schiena."Ti mancavo?""Ti devo parlare. Ora, non dirmi che sono pesante" Fred stava sorridendo in modo bizzarro, facendo 'no' con la testa."Non dire no. Abbiamo stabilito delle regole per un motivo. Prima hai propr-" Fred si mise dritto e raggiunse Hermione al centro della stanza, lei aveva interrotto la sua ramanzina per cercare di capire cosa stesse succedendo, fallendo. La risposta non tardò ad arrivare, perché Fred si abbassò all sua altezza, e con i capelli leggermente lunghi che le solleticavano la fronte, unì le sue labbra con le proprie, baciandola lentamente, in attesa di un riscontro da parte di lei. Quando si alzò leggermente in punta di piedi per rispondere al bacio, Fred si poté ritenere soddisfatto."Cosa sei venuta a dirmi? Ma ti avverto, al momento non sono psicologicamente in grado di ricevere critiche" "Allora le tengo per dopo." Un sorriso sincero sbocciò, colorando il viso di Hermione. Sapeva che non gli avrebbe detto niete, dopo. Aveva imparato a essere un po' più flessibile con Fred. Tutti avrebbero imparato qualcosa da quella singolare storia. Quando andarono a cena, pochi minuti dopo, alla fin fine l'unica cosa che contava veramente era il pensiero di George, che era convinto, dopo tutto, che lui la sfida l'aveva vinta. FINE
Grazie per essere arrivati fin qui! Se vi è piaciuta, fatemelo sapere, se non vi è piaciuta, lo stesso. Si può e si deve sempre migliorare! Ciao e, spero, alla prossima! _Circe
4 notes · View notes
corallorosso · 4 years
Photo
Tumblr media
Le ‘volgari trasgressioni’ del Pride, spiegate ai vari Di Battista d’Italia First Pride was a Riot: La notte del 27 giugno 1969, un commando di poliziotti armati fino ai denti fece irruzione allo Stonewall Inn, un bar del Greenwich Village di New York e conosciuto ritrovo per omosessuali. Era un periodo molto particolare per la comunità gay newyorkese: i fermenti iniziati nel ’68 con le manifestazioni contro la guerra nel Vietnam e le rivendicazioni della comunità afroamericana (Martin Luther King era stato ucciso solo l’anno prima, il 4 aprile del 1968) avevano dato inizio a tanti focolai di protesta soprattutto contro la violenza della polizia, che era solita adescare uomini gay nei bar per poi arrestarli per atti osceni; inoltre, una settimana prima era morta per un’overdose Judy Garland, attrice che fu una delle prime gay icon di Hollywood. Il suo funerale si celebrò a New York proprio la mattina del 27 giugno e si stima vi presero parte 12.000 appartenenti alla comunità Lgbt. (...) Era quindi una comunità a lutto quella che si trovava allo Stonewall quella notte. A lutto e arrabbiata, stanca di essere invisibile, di vedere la polizia soffocare la loro libertà con manganelli e manette. Così la retata fu la classica goccia che fece traboccare il vaso. (...) Stonewall, e la settimana di scontri che ne derivò, fu l’inizio di un movimento, di una comunità che alzava la testa e si ribellava contro la discriminazione e la violenza delle forze armate. ‘First Pride was a riot’, il primo Pride fu una rivolta, è uno slogan scelto nel 2020, per rispondere a chi sostiene che la rabbia che attraversa gli Stati Uniti in queste settimane dopo la morte di George Floyd non debba trasformarsi in ribellione. (...) La ‘carnevalata’: Le ‘volgari provocazioni’ sono un altro modo, più aggressivo e reazionario, per dire carnevalata, l’aggettivo più comune tra gli ‘indignati’ per definire i Pride. Ciò che sfugge a questi difensori della morale e del buon costume è che ‘carnevalata’ è l’aggettivo perfetto per parlare del Pride. Il carnevale è letteralmente il giorno in cui si invertono i ruoli, in cui ‘il folle può essere re’. Le strade delle città del mondo, nel mese del Pride, si colorano di milioni di ‘folli’, che con la loro presenza fisica, con i loro corpi che vivono, respirano, ballano e amano, stanno mandando un messaggio semplice eppure potentissimo: noi esistiamo. E, come Marsha P. Johnson urlava, ‘abbiamo dei diritti’. Diritti che vanno al di là di come vestiamo e di chi amiamo, diritti universali e umani. Il Pride (non il ‘Gay Pride’, caro Di Battista, ma Pride è basta) è l’orgoglio di tutti. Orgoglio non di essere omosessuali, ma di essere umani. Umani che portano i tacchi e le parrucche come la giacca e la cravatta, che tengono per mano altri uomini e altre donne, che desiderano, che amano, che hanno ambizioni, che sbagliano e che soffrono. Come tutti. È per questo che non esiste un ‘etero pride’, perché non stiamo più parlando esclusivamente di orientamento sessuale, ma di libertà umana. E anche perché nessuno, in tutta la storia dell’umanità, è mai stato discriminato per essere eterosessuale. La morale: Ciò che il Pride rappresenta è la meraviglia della diversità, opposta al conformismo morale della società. Parte dall’assunto che per non essere più invisibili bisogna creare qualcosa di dirompente, un simbolo che rompa gli schemi. ‘We’re here, we’re queer. Get used to it’ è uno degli slogan dei moti di Stonewall: “Siamo qui, siamo queer. Abituatevi’. La ‘queerness’, letteralmente la ‘stranezza’, è uno dei tanti insulti che erano riservati alla comunità Lgbt, rivendicati e usati come bandiera da chi ha scelto di non vergognarsi più di essere semplicemente sé stessi. Imporre la morale, come vorrebbero di vari Di Battista italiani, è la quintessenza dell’omofobia e della sessuofobia, della paura che senza delle ‘regole’ il mondo potrebbe precipitare nell’anarchia. Senza capire che le uniche regole che valgono sono quelle del rispetto, dell’uguaglianza e della libertà di tutti e per tutti gli esseri umani, al di là dell’apparenza. (...) le persone Lgbt italiane vivono in un paese in cui non è sicuro tenere per mano i loro partner, indossare abiti di un certo tipo, esplicitare la propria omosessualità sul luogo di lavoro, abitare insieme ai propri compagni per paura di reazioni violente, senza contare la totale assenza giuridica in cui vivono le persone trans. Non si tratta di casi isolati, ma di violazioni sistematiche dei diritti umani. Ed è per questo che i Pride e anche la comunità Lgbt dovrebbero riscoprire la propria anima politica, tornando alle proprie radici. Dimenticare la propria storia, dimenticare che senza quelle donne e quegli uomini che, in tacchi e parrucca, hanno piantato i semi della libertà, significa correre il rischio di diventare indifferenti. E significa, soprattutto, dare per scontati i nostri diritti, pensare che mai più nessuno potrà portarceli via. Significa dimenticare che la lotta non è ancora finita.
10 notes · View notes
entheosedizioni · 4 years
Text
Sono cambiate le Piccole donne?
Tumblr media
Piccole donne, il libro di Louise May Alcott ( un’interessante biografia qui) scritto nel 1868, è un romanzo (insieme al seguito del 1869 Piccole donne crescono) che ha avuto un successo straordinario. Un libro letto da milioni e milioni di bambine di tutto il mondo. Trama semplice, ma onesta Il romanzo Piccole donne parla di quattro giovani ragazze di famiglia medio borghese che si scontrano con piccoli grandi problemi. Dubito che qualcuno non conosca la trama, ma non si sa mai. È il libro che si consiglia alle bambine. Il libro delle fanciulle per eccellenza, possiamo dire. Le bimbe non sono certo più quelle di fine ‘800 o di fine ‘900. Sono cambiate, e tanto. Ma ancora oggi si consiglia questo libro, come romanzo di formazione.
Tumblr media
Da bambina volevo essere Jo! Il 90% delle bimbe, ne sono sicura, leggendo il libro o vedendo i vari film, avrebbe voluto essere Jo, la secondogenita delle sorelle March. Perché? Ma perché Jo rappresenta l’anticonformismo, la lotta contro le regole predeterminate, un femminismo antesignano! Ma le bambine danno tutte queste chiavi di lettura al romanzo? Forse no: o forse inconsciamente lo fanno. Jo è allegra e vitale, ricca di idee e sa fin da piccolissima che vuole diventare scrittrice. Sicuramente un bel personaggio che, probabilmente, rispecchia l’autrice.
Tumblr media
In effetti, ad analizzare bene il libro c’è un’altra figura simpatica che risalta sopra tutte le sorelle: Amy March! Andiamo per ordine: abbiamo la maggiore Meg, la bellissima, super conformista, che non ha grandi doti, né aspettative. Meg vuole sposarsi: per amore, intendiamoci. La primogenita delle sorelle March sogna l’amore e il suo sogno verrà esaudito perché si sposerà prestissimo con un onesto e brav’uomo. Di Jo abbiamo già parlato. Che dire di Beth? Dubito che qualcuno abbia mai sognato di essere come la povera malata. Eppure Beth è dolcissima: ha una grande capacità di ascolto e di comprensione. Senza scordarci che lei è una musicista. Forse il fatto che Louise May Alcott l’abbia fatta morire (spero di non aver fatto spoiler a nessuno) giovanissima non aiuta propriamente a identificarsi in lei: altrimenti penso sarebbe stata davvero un’ottima candidata. Ma arriviamo alla peperina Amy: inizialmente nel primo libro la quartogenita è una bimba viziata, graziosissima, ma anche molto dispettosa. Non buona/buonista come le sue sorelle. Anzi, come giustamente si è a quell’età, piuttosto egoista. Ma ha un grande talento artistico: è sveglia, è civettuola. Piacerà alla “terribile” zia March che le regalerà il viaggio in Europa da sempre promesso a Jo e sposerà il bel Laurie, il vicino di casa da sempre innamorato di Jo che, incontrando Amy proprio in Europa, ne resterà incantato. Qui ci sarebbero mille digressioni da fare: perché Amy potrebbe anche diventare antipatica. Ma come? Dopo tutti gli anni di noiosa lettura fatti alla zia March da parte di Jo perché è Amy a partire? Perché Amy sposa Laurie che tutti immaginavamo sposato con Jo? Domande inutili: la storia non cambia. Due parole su Orgoglio e pregiudizio di Jane Austen Quattro sorelle in Piccole donne in età da marito, quattro sorelle in Orgoglio e pregiudizio. La Austen che scrisse il libro nel 1813 probabilmente influenzò la May Alcott (anche se tra gli autori preferiti dall’americana compaiono Goethe e le sorelle Brontë). Nell’immaginario collettivo il libro dell’inglese Jane Austen è un classico per tutti. Piccole donne, che pure tratta temi importanti, resta un classico per l’infanzia. Ultimissima curiosità, entrambe le scrittrici, che tanto parlarono di matrimoni per tutti, rimasero nubili!
Tumblr media
Perché il libro ha avuto tanto successo? Intanto il romanzo ha avuto fortuna appena uscito: un classico americano con buoni sentimenti in cui si parla anche della guerra di Secessione, dello sviluppo dell’età adolescenziale, dell’amore e del matrimonio. Di sicuro se ancora oggi è tanto letto, ma soprattutto così famoso, è anche grazie alle varie trasposizioni cinematografiche e filmiche. Il primo film è addirittura del 1918 con Katharine Hepburne nel ruolo di Jo March. Il secondo indimenticabile film è del 1949 con Liz Taylor nella parte di una viziatissima Amy e Janet Leigh in quello di Meg March con la regia di George Cukor. Nel 1994, una bella svolta del racconto viene data dal film con Susan Sarandon nella parte della mamma, Wynona Rider in quella di Jo March e la giovanissima Kirsten Dunst nel ruolo di Amy. Svolta perché la chiave di questo film è molto femminista: l’emancipazione femminile ben sviluppata. Se, leggendo un romanzo, i film ci deludono sempre, trovo che le versioni cinematografiche di Piccole donne siano molto frizzanti e vivaci, assolutamente non deludenti in rapporto al romanzo. Attesa l’uscita della nuova versione di Piccole donne con Emma Watson (memorabile Hermione Granger di Harry Potter) – qui ne parlano su La Repubblica – che, sicuramente, darà una nuova interpretazione ammiccando ai giorni nostri. No, non credo vedremo le protagoniste farsi i selfie!
Tumblr media
Probabilmente questo è un classico per l’infanzia che non stanca perché ci piacciono i film in costume, perché ci piace la famiglia, perché (ebbene sì) anche oggi ci piace un po’ sognare e vedere emergere i buoni sentimenti. Roberta Jannetti Read the full article
0 notes
annalisalanci · 4 years
Text
Teatro Trame. A Est! (Eastward Ho!)
Teatro Trame
A Est! (Eastward Ho!)
Tumblr media
Commedia in prosa in cinque atti di Ben Jonson, George Chapman e John Martson. Rappresentata nel settembre 1605, venne pubblicata a Londra nel 1605.
ATTO I. Nella bottega dell'orafo Touchstone entra a servizio malvolentieri il cadetto Quicksilver. Touchstone, persona semplice e senza tante pretese, si fida dell'altro apprendista, il modesto Golding, spingendolo senza successo a mire più ambiziose. A Golding Touchstone destina la mano di sua figlia Mildred, parca e misurata, mentre, spinto da sua moglie, acconsente alle nozze tra l'altra sua figlia Gertrude, frivola e boriosa, col vagheggino Sir Petronel Flash, assegnandole in dote della terra ereditata dalla nonna. ATTO II. Con grande sfarzo si celebrano le nozze tra Gertrude e Sir Petronel, durante le quali Quicksilver si ubriaca in modo così vistoso che Touchstone lo caccia. Quicksilver, felice di aver riacquistato la libertà, grazie alla quale potrà soddisfare le sue ambizoni, si rifugia presso l'usuraio Security, che, tramite lui, vuole impossessarsi della terra ricevuta in dote da Gertrude. Sir Petronel, infatti, è uno spiantato - contro di lui è stato spiccato un mandato di cattura per debiti - che, non volendo deludere le manie di grandezza della moglie, cade facilmente vittima di spregiudicati affaristi come Quicksilver, che gli fa investire tutto quanto possiede un cargo diretto in Virginia e che affibbia a Gertrude come damigella la propria mantenuta Sindefy, vantandone nobili natali. ATTO III. Gertrude, decisa a dimenticare le sue origini borghesi, scaccia malamente da casa il padre, la sorella e il cognato venuti a salutarla prima della sua partenza per la tenuta di campagna di Sir Petronel, dove le terrà compagnia la madre, stanca dell'eccessiva semplicità del marito. Prima di mettersi in viaggio, comunque, Gertrude firma l'atto di cessione della propria dote, per ricavarne il necessario per far partire il eargo verso la Virginia. Per quanto sia stato annunciato mare in tempesta, si decide di partire comunque, dopo una festa a base di abbondanti libagioni. Con Sir Petronel s'imbarca la moglie dell'usuraio, Winifred. ATTO IV. Il cargo non va molto lontano e una furiosa tempesta ne riversa alla spicciolata i passeggeri sulle rive del Tamigi. Touchstone ha però ben altre ragioni di dolersi: Gertrude, insieme alla madre, è infatti tornata con le pive nel sacco, essendosi scoperto quanto fasulla, per non dire inesistente, sia la fortuna di Sir Petronel. Touchstone scaccia la figlia, ma riaccoglie la moglie ed è consolato al vedere l'onesto Golding nominato membro del consiglio municipale. Appena ricevuta la nomina, Golding fa arrestare Sir Petronel e Quicksilver, che vengono accusati da Touchstone rispettivamente di appropriazione di dote e di frode e sbattuti in prigione. ATTO V. Gertrude è ormai ridotta alla più nera indigenza: vive insieme a Sindefy in una locanda e ha già impegnato tutti i valori, ma l'orgoglio la porta a trattare in malo modo la madre, recatasi a consigliarle di farsi ospitare dalla sorella Mildred. Goldring, non vedendo come venire a capo dell'ostinazione di Touchstone da un lato, che respinge le suppliche di Quicksilver e Sir Petronel, e di Gertrude dall'altro, si fa incarcerare in incognito per obbligare Touchstone è così costretto a recarsi al carcere, dove Quicksilver gli legge una sua composizione significativamente intitolata <<Pentimento>>, con la quale raggiunge lo scopo che si è prefisso. Anche Gertrude si pente e Quicksilver convola a nozze con Sindefy, grazie alla dote fornitagli da Security come rinascimento di tutto il denaro da lui guadagnato illegalmente.
0 notes
romana73 · 4 years
Text
REYLO FANFIC: YIN E YAN. 3 PARTE
AUTRICE : Romana73
TEMPO : Un anno dopo Star Wars. Episodio VIII. Gli Ultimi Jedi
TEMA E FANDOM : Star Wars
RATING : Esplicito
TITOLO : Yin e Yan
CATEGORIE : M/F
COPPIE: Kylo Ren/Ben Solo e Rey
PERSONAGGI: Rey, Kylo Ren/Ben Solo, Anakin Skywalker (nominato), BB – 8, Cavalieri di Ren, Chewbacca, Darth Vader (nominato), Finn, Generale Hux, Han Solo (nominato), Leia Organa, Luke Skywalker, Poe Dameron, Rose Tico, ragazzini di Canto Bright, Snoke (nominato), combattenti vari della Resistenza e Primo Ordine
AVVERTENZE: I personaggi, il mondo e le storie di Star Wars NON SONO MIEI E NON MI APPARTENGONO IN ALCUN MODO, ma sono di creazione e proprietà di George Lucas, Lucasfilm, Disney, J.J. Abrams e Rian Johnson e degli attori che interpretano i personaggi di Star Wars e le loro storie. Io NON SONO IN NESSUN MODO LEGATA A QUESTE PERSONE E CASE CINEMATOGRAFICHE. NON CONOSCO NESSUNA DI LORO e NON SONO IN NESSUN MODO IN CONTATTO CON LORO
AVVERTENZE 2 : violenza, anche a livello di linguaggio. L'idea di partenza di questa storia deriva da un leaks da me letto lo scorso anno e che ha colpito la mia fantasia
Il CAPITOLO I lo trovate QUA : https://romana73.tumblr.com/post/189784149806/reylo-fanfiction-yin-e-yan
Il CAPITOLO II lo trovate QUA : https://romana73.tumblr.com/post/189950233441/reylo-fanfic-yin-e-yang-2-parte
Tumblr media
CAP. III
Rey ricordava di aver attaccato Kylo con tutte le forze, animata da una sorda rabbia che, fino ad allora, non sapeva di provare. A volte la vista le si annebbiava, mentre nella sua mente vorticavano le immagini degli allenamenti che lei aveva spiato nella testa del ragazzo, quando avevano unito le mani su Anch – To, e ora il suo corpo ripeteva in modo diligente e preciso. Ciò nonostante, Kylo schivava i suoi colpi con calma, destrezza e precisione. Un paio di volte, Rey aveva bloccato la spada laser di Kylo sollevando una mano e usando la Forza, ma lui le aveva ritorto la mossa contro di lei, bloccando la sua spada laser. Lo scontro era proseguito in quel modo, finché un forte dolore un aveva inondato il cervello di Rey gettandola a terra, in preda a lancinanti spasmi. Rotolandosi, con la testa tra le mani, la giovane aveva fatto in tempo a notare che Kylo era nelle medesime condizioni, poi qualcuno l'aveva sollevata tra le braccia portandola via. La ragazza aveva visto altri suoi compagni gettarsi su Kylo, immobilizzarlo e legargli i polsi con manette anti – Forza.
- Dove le avete prese? - Lei aveva blaterato, prima di svenire.
Rey si era svegliata il giorno seguente, stesa nel letto del suo alloggio. Sollevandosi a sedere, si era guardata intorno, finché i suoi occhi non erano caduti sul vassoio coperto da un tovagliolo bianco, poggiato sul comodino accanto al letto. Alzando il panno, Rey aveva trovato diverse pietanze, una bottiglia d'acqua e un bicchiere con accanto delle pillole. La giovane aveva scosso la testa infastidita. Si sentiva intontita e non le piaceva. Portandosi una mano alla testa, Rey aveva inspirato profondamente, fino a calmarsi e concentrarsi. Le immagini dello scontro dell'ultima notte si erano infiltrate tra le coltri nebulose in cui pareva galleggiare il suo cervello, fino a diventare sempre più chiare. Kylo Ren! L'avevano catturato! In che modo erano riusciti? L'avevano davvero preso? Rey aveva espanso i sensi, sussultando nel percepire il chiaro e puro dolore di Leia. Gli occhi le si erano riempiti di lacrime. Rey aveva poggiato una mano al petto, mentre il respiro diventava affannoso. Ingoiando veloce le pillole sul vassoio e aprendo l'acqua, per attaccarsi alla bottiglia, trangugiando abbastanza liquide per buttarle giù, Rey era balzata fuori dal letto precipitandosi alla porta del Generale Organa. - Leia! - Rey era corsa dentro la camera, gettandosi al collo della donna, seduta al tavolo della sua stanza, gli occhi chiusi, una mano appoggiata contro la fronte. Leia aveva fatto appena in tempo a sollevare la testa, aprire gli occhi e girarsi dalla parte in cui la ragazza era entrata, prima di ritrovarsela tra le braccia. La donna aveva stretto forte Rey. -…è vero? Lui…lui è qua? - La giovane aveva chiesto esitanti. La principessa aveva annuito, silenziosa e mesta. Accovacciandosi davanti a lei, Rey aveva preso le mani della donna tra le proprie, guardandola comprensiva. -Dov'è lui adesso? - La ragazza aveva chiesto in tono dolce. - Nella cella anti – Forza, sotto di noi. Non ha voluto vedermi – Leia aveva sospirato con aria stanca. -Va bene. Vorrà incontrare me – stringendo ancora una volta le mani di Leia, la giovane si era alzata in piedi, avviandosi all'uscita. A un passo dalla porta, la Rey si era fermata, girandosi verso Leia. -Da quando abbiamo strumenti anti – Forza?- Aveva domandata, accigliandosi pensierosa. Leia aveva scrollato le spalle. -Le manette non lo so. Quanto alla cella anti - Forza…Luke l'aveva costruita anni fa, per sicurezza. L'Imperatore e nostro padre erano morti, ma nessuno ci assicurava che non ci fossero sopravvissuti oppure cellule impazzite…senza contare che qualche giovane Jedi poteva sempre cadere nel Lato Oscuro…- la voce di Leia si era incrinata, mentre aveva abbassato gli occhi lucidi sulle mani che teneva strette in grembo. Quello era successo a Ben Solo, figlio di Leia e suo marito Han Solo, meglio conosciuto come Kylo Ren, nome che lui aveva scelto per se, simbolo del suo aver rinnegato la propria famiglia e passato. Rey aveva annuito, sorridendo con dolcezza, cercando di alleviare il malessere di Leia, indovinando i pensieri della donna. - Si riposi, Generale Organa. Penserò io al resto- Rey aveva portato una mano tesa alla tempia, sbattendo i tacchi prima di uscire. Leia aveva reagito alla burla con un debole sorriso. La ragazza era appena uscita dalla stanza, quando un lancinante dolore l'aveva indotta ad accovacciarsi a terra, distorcendo la bocca in una smorfia sofferente, senza riuscire a emettere un suono. Rey aveva portato entrambe le mani al petto, chiudendo gli occhi e stringendo le palpebre. Qualcuno stava torturando Kylo Ren e Leia non doveva saperlo. La donna era troppo provata e Rey temeva che non avrebbe retto a ciò. Non appena il dolore era passato, Rey era corsa nelle prigioni sotterranee. Lui era nella prima cella. Rey aveva sgranato gli occhi inorridita, nel vedere la scena che le era apparsa davanti. C3PO correva da un lato all'altro della cella agitato, scuotendo la testa e mormorando cosa avevano fatto. Immobile, R2 – D2 girava la testa a destra e sinistra, seguendo i movimenti di C3PO. Poe e Finn erano in piedi di fronte a Kylo, appeso per le braccia al soffitto grazie a un paio di lunghe e massicce catene. I polsi del ragazzo erano stretti in spessi e stretti anelli in ferro, la sua testa penzolava sul lato sinistro, i lunghi e mossi capelli neri gli coprivano metà volto, come una nera ala di un corvo, gli occhi erano chiusi, la pelle brillava di sudore. Gli occhi di Rey si erano spostati sul petto del neo Leader Supremo, nel punto dove anche lei aveva provato dolore. La giovane aveva sussultato. Una profondo taglio diagonale squarciava la maglia e la pelle dell'uomo. Rivoli di sangue correvano lungo il suo ventre, finendo per imbrattare i pantaloni in pelle nera e gocciolando sul pavimento sotto di lui. Rey aveva sentito il proprio respiro diventare affannoso, mentre si guardava freneticamente intorno. I suoi occhi si erano posati su Finn, che stringeva in mano una lunga lama insanguinata. Rey aveva teso una mano verso la serratura della cella, cercando di farla saltare con la Forza. Non solo non era accaduto niente, ma una specie di scossa elettrica invisibile le aveva colpito il palmo, facendola ritirare e urlare. Tali movimenti avevano attirato l'attenzione dei due compagni d'avventura. Finn e Poe girarono entrambi la testa verso di lei. - R-Rey…- aveva balbettato Finn, sgranando gli occhi e stringendo ancora di più la lama che teneva in mano. Rey aveva notato che la camicia di lino beige indossata dall'uomo era macchiata da schizzi di sangue, il suo amico respirava affannosamente e le sue pupille erano dilatate. Poe non era in condizioni migliori e l'aveva fissata come se le fosse spuntato un corno al centro della fronte. - Cosa ci fai qua? - Aveva chiesto Poe, genuinamente sorpreso di vederla nelle prigioni. -Fatemi entrare! - Aveva ruggito Rey. - Adesso! - Aveva aggiunto, socchiudendo gli occhi e fissandoli, cercando di influenzarli. - Sei impazzita? Stavi davvero cercando di manipolarci? Ti ricordo che questa zona è anti – Forza!- Poe aveva esclamato in tono scandalizzato, sbattendo le palpebre, non appena si era accorto delle intenzioni di lei. La bocca del pilota si era spalancata all'inverosimile, negli occhi era passato un lampo di timore, quando un improvviso pensiero l'aveva colpito - lo stavi facendo per LUI? - Poe aveva indicato Kylo con il pollice, fissandola. R2-D2 era accorso da Rey, aprendo la porta della cella. La giovane era entrata dentro come un ciclone. In silenzio, aveva fatto correre gli occhi sulla figura appesa di Kylo. Piantando i piedi in terra, Rey si era girata verso Finn e Poe. -Siete voi a essere pazzi! Da quando torturiamo le persone? Noi dobbiamo essere migliori di loro! - Aveva tuonato la giovane. -Non puoi biasimarci! Kylo ha fatto del male a tutti noi! Poe è stato torturato, io ferito gravemente, tu…- Finn reagì animatamente, gesticolando furioso. -Per fortuna non sei sensibile alla Forza, altrimenti… - aveva mormorato Rey, sorpresa dall'animosità dell'amico. Le vene del collo di Finn si erano gonfiate, il viso era rosso, gli occhi fuori dalle orbite. Rey aveva sentito una fitta al cuore nel vedere il ragazzo, di solito dolce e allegro, stravolto da rabbia e odio. Questo anche era colpa di Kylo, della sua decisione di non porre fine alla guerra e al Primo Ordine. -...altrimenti sarebbe già caduto nel Lato Oscuro… - in tono tono cavernoso e sarcastico, Kylo aveva terminato la sua frase. Poe si era mosso minaccioso verso di lui. -Taci, maledetto!- Aveva urlato il pilota. Rey gli si era parata davanti, bloccandolo. - Basta! Vuole solo provocare! Tornate sopra, ci penso io – aveva affermato, in tono deciso. La ragazza aveva socchiuso la bocca, con espressione sorpresa nel vedere i due uomini non muoversi di un millimetro, fissandola con aria sospettosa. - Kylo ha detto che tu l'hai aiutato a uccidere Snoke e che sei diventata sua alleata…- Poe le aveva spiegato, rispondendo alla sua muta domanda. -Per questo l'ho colpito. So che non dovevo farlo, mi spiace, ma sono stanco delle sue bugie! Specie quando riguardano te. Io credevo volesse solo infangarti, ma ora lo stai difendendo… - Finn aveva parlato con ardore, spegnendosi sul finale, quasi deluso dal comportamento di Rey. La ragazza aveva barcollato un attimo nel sentire che Kylo aveva svelato parte della verità in modo così facile, con molta probabilità per ferire i suoi amici e minare il suo rapporto con loro. Rey poteva sentire le labbra di Kylo piegarsi in un sorriso soddisfatto e maligno. Gli occhi della giovane si erano riempiti di lacrime, ma lei le aveva ricacciate giù. Sospirando, Rey si era imposta di rilassarsi -Io sto difendendo voi…noi – si era corretta, scuotendo la testa. -Non mi piace vedervi in queste condizioni. Voi non siete così. Non permettetegli di vincere, vi prego! - Rey aveva preso le mani di Finn tra le proprie. Kylo aveva emesso un suono simile a un ringhio. Poe aveva sospirato, cedendo. -Va bene, come vuoi, ma se lui fa qualcosa…- aveva avvisato il pilota, lanciando una veloce occhiata minacciosa a Kylo Ren. - Non preoccuparti. Poe… il Generale Organa non sta bene – Rey l'aveva informato, spiando con la coda dell'occhio la reazione di Kylo. il Leader Supremo si era ammutolito e incupito. -R2 -D2 vai con lui. Leia può aver bisogno di te. Finn – Rey aveva preso l'amico per un braccio, fermandolo. Il ragazzo aveva voltato la faccia sudata verso di lei, fissandola con espressione seria. - Calmati e riposati – Rey aveva stretto leggera il braccio dell'amico, che annuendo, era uscito dalla cella. -…e io, signorina Rey? Cosa devo fare io?- C3PO era intervenuto. Rey aveva sorriso bonaria. - Vieni qua, aiutami a tirarlo giù – Rey si era sollevata sulle punte dei piedi, armeggiando fino a liberare un polso di Kylo Ren da un anello di ferro, mentre C3PO aveva pensato all'altro. Kylo era caduto a peso morto su di lei. Rey aveva barcollato, sentendo le ginocchia piegarsi sotto il peso dell'uomo, ma appellandosi alla Forza, era riuscita a mantenere l'equilibrio, sorreggendo lui. -Sembra che tu abbia nascosto varie cose ai tuoi amici…questo anche è un abitudine da Jedi, sai?- Kylo aveva sussurrato al suo orecchio. Rey si era morsa il labbro inferiore, trattenendosi dall'urlare. C3PO era corso ad aiutarla, prendendo Kylo per un braccio e passandolo intorno al suo collo robotico. Rey aveva fatto lo stesso con l'altro arto, trasportando Kylo in un angolo e lasciandolo andare in malo modo su un vecchio materasso ammuffito, che serviva come letto improvvisato. In fondo quella era una prigione, non la stanza di un hotel. -La colpa di tutto ciò è tua, potevi porre fine alla guerra, ma non l'hai fatto – Rey aveva sibillato tra i denti, con occhi lampeggianti. Kylo aveva sghignazzato amaro. - Certo, al solito. Tu non hai colpe, vero? Potevi uccidermi. Sarebbe stato facile, ero svenuto… sapevi la scelta che avevo appena compiuto, ma non l'hai fatto. Ti sei fatta prendere dal sentimentalismo…Luke, il grande eroe e maestro Jedi, mi avrebbe fatto fuori senza neppure pensarci. Hai detto ai tuoi amici che mi hai risparmiato la vita? Io credo che avrebbero qualcosa da ridire in proposito… - Kylo aveva parlato in tono tagliente, sebbene indebolito. Il respiro di Rey era diventato affannoso e, questa volta, lei non era riuscita a trattenere le lacrime che, contro la sua volontà, avevano iniziato a correre libere lungo le gote. La ragazza si era alzata correndo via. Il sangue di Kylo aveva iniziato a bollire per la furia, mentre seguiva la sottile a agile figura della ragazza con gli occhi. Per un attimo la sua attenzione era stata attirata da altro. Un ombra fugace e veloce, come una illusione visiva. Kylo aveva ispezionato il luogo facendo ballare gli occhi tra le palpebre socchiuse, ma gli era risultato difficile focalizzarsi ferito in quel modo, nonostante il trucco che gli permetteva di aggirare la barriera della cella. Kylo non era sicuro che la sua difficoltà dipendesse solo dalla ferita che Finn gli aveva inflitto. Sentiva ancora il suo sangue bollire ed era alquanto agitato, stato inusuale per lui. Kylo decise di lasciar perdere per il momento. Il ragazzo si era girato su un fianco, cadendo in una specie di dormiveglia finché, attraverso la Forza, non aveva sentito Rey tornare da lui. La giovane sembrava essersi calmata. I suoi sensi erano limpidi e lui non aveva avuto difficoltà a comunicare mentalmente con lei. Kylo era rimasto sorpreso quando lei aveva iniziato a medicarlo in silenzio, finché Rey non aveva lanciato la bomba - Cosa ci fai qua? Perché ti sei fatto catturare…Kylo? -
0 notes
stiri-noi · 5 years
Text
George Maior, reacţie rapidă după un tweet al lui Elon Musk despre deschiderea unei reprezentanţe TESLA în România
0 notes