Tumgik
#Corleonesi
gregor-samsung · 11 months
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“ Il metodo Falcone
«Nemico numero uno della mafia», l'etichetta gli resterà attaccata per sempre. Circondato da un alone leggendario di combattente senza macchia e senza paura, il giudice Giovanni Falcone, cinquantadue anni, ne ha trascorsi undici nell'ufficio bunker del Palazzo di Giustizia di Palermo a far la guerra a Cosa Nostra. Queste pagine ne costituiscono la testimonianza. Non si tratta né di un testamento né di un tentativo di tenere la lezione e ancor meno di atteggiarsi a eroe. «Non sono Robin Hood,» commenta in tono scherzoso «né un kamikaze e tantomeno un trappista. Sono semplicemente un servitore dello Stato in terra infidelium». Si tratta dunque piuttosto di un momento di riflessione, del tentativo di fare un bilancio nell'intervallo tra vecchi e nuovi incarichi: il 13 marzo 1991 il giudice Giovanni Falcone è stato nominato direttore degli Affari penali del ministero di Grazia e Giustizia a Roma.
Lontano da Palermo.
La partenza dal capoluogo siciliano, il distacco da una vita che si alternava tra auto blindate, dall'atmosfera soffocante del Palazzo di Giustizia, dalle lunghe notti a leggere e rileggere le deposizioni dei pentiti dietro le pesanti tende di una stanza superprotetta, dai tragitti tortuosi con la scorta delle auto della polizia a sirene spiegate sono forse stati una specie di sollievo. Ma Falcone non si fa illusioni, non dimentica il mancato attentato del 21 giugno 1989. cinquanta candelotti di tritolo nascosti tra gli scogli a venti metri dalla casa dove trascorre le vacanze: «È vero, non mi hanno ancora fatto fuori… ma il mio conto con Cosa Nostra resta aperto. Lo salderò solo con la mia morte, naturale o meno». Tommaso Buscetta, il superpentito della mafia, lo aveva messo in guardia fin dall'inizio delle sue confessioni: «Prima cercheranno di uccidere me, ma poi verrà il suo turno. Fino a quando ci riusciranno!».
Roma è soltanto in apparenza una sede più tranquilla di Palermo; ormai da tempo i grandi boss mafiosi l'hanno eletta a loro domicilio. La feroce «famiglia» palermitana di Santa Maria di Gesù vi ha installato antenne potenti. Senza contare la rete creata dal cosiddetto «cassiere» Pippo Calò, con il suo contorno di mafiosi, gangster e uomini politici. Le ragioni per le quali Falcone ha scelto Roma come nuova sede di lavoro sono diverse: nella capitale di Cosa Nostra non poteva più disporre dei mezzi necessari alle sue inchieste e il frazionamento delle istruttorie aveva paralizzato i giudici del pool anti-mafia. Era diventato il simbolo o l'alibi di una battaglia disorganizzata. Conscio di non essere più in grado di inventare nuove strategie, l'uomo del maxiprocesso, che aveva trascinato in tribunale i grandi capimafia, non poteva rassegnarsi a rimanere inerte. Ha scelto di andarsene. Le informazioni da lui raccolte possono essere utilizzate con profitto anche lontano da Palermo. Certo, non dovrà più svolgere personalmente le indagini, dovrà invece creare condizioni tali per cui le indagini future possano essere portate a termine più rapidamente e in modo più incisivo, dando vita a stabili strutture di coordinamento tra i diversi magistrati. Il clima nel capoluogo siciliano è cambiato: è spenta l'euforia degli anni 1984-87, finita la fioritura dei pentiti, lontano il tempo del pool antimafia, dei processi contro la Cupola istruiti magistralmente. In questa città impenetrabile e misteriosa, dove il bene e il male si esprimono in modo ugualmente eccessivo, si respira un senso di stanchezza, il desiderio di ritornare alla normalità. Mafiosi regolarmente condannati sono tornati in libertà per questioni procedurali, alcune facce fin troppo note ricompaiono nei ristoranti più alla moda. Le forze dell'ordine non hanno più lo smalto di un tempo. I pool di magistrati sono ormai svuotati di potere, il fronte ha smobilitato. Cosa Nostra dal canto suo ha rinunciato all'apparente immobilità. La pax mafiosa seguita alle pesanti condanne del maxiprocesso, da un lato, e al dominio dittatoriale dei «Corleonesi» sull'organizzazione, dall'altro, non è più salda come prima. Si moltiplicano i segnali di un progetto di rivincita delle «famiglie» palermitane per riconquistare l'egemonia perduta nel 1982 a favore della «famiglia» di Corleone, i cui capi, latitanti, si chiamano Salvatore Riina, Bernardo Provenzano e Luciano Leggio, quest'ultimo in carcere. La mafia sta attraversando una fase critica: deve riacquistare credibilità interna e rifarsi una immagine di facciata, in quanto entrambe gravemente compromesse. «Abbiamo poco tempo per sfruttare le conoscenze acquisite,» ripete instancabilmente Falcone «poco tempo per riprendere il lavoro di gruppo e riaffermare la nostra professionalità. Dopodiché, tutto sarà dimenticato, di nuovo scenderà la nebbia. Perché le informazioni invecchiano e i metodi di lotta devono essere continuamente aggiornati.». “
Giovanni Falcone in collaborazione con Marcelle Padovani, Cose Di Cosa Nostra, Collana Saggi italiani, Milano, Rizzoli. Prima edizione: 13 novembre 1991.
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adrianomaini · 1 year
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Il 1979, l'anno che porterà la Sicilia a fermarsi dalla sua estenuante fuga dalla realtà
La mafia non ha mai risparmiato alcun individuo, si è formata e si è incuneata all’interno della Sicilia senza abbandonare nessuno, anzi, accogliendo come figli tutti i siciliani. L’omertà era il denominatore comune, il costume che i siciliani – quasi convintamente e fieramente – indossavano, abbandonando la ragione e rinchiudendola in un sonno profondo. La mente del siciliano era ipnotizzata,…
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bagnabraghe · 1 year
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Il 1979, l'anno che porterà la Sicilia a fermarsi dalla sua estenuante fuga dalla realtà
La mafia non ha mai risparmiato alcun individuo, si è formata e si è incuneata all’interno della Sicilia senza abbandonare nessuno, anzi, accogliendo come figli tutti i siciliani. L’omertà era il denominatore comune, il costume che i siciliani – quasi convintamente e fieramente – indossavano, abbandonando la ragione e rinchiudendola in un sonno profondo. La mente del siciliano era ipnotizzata,…
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straightened-out · 1 year
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Salvatore Riina aka “Toto” was an Italian mobster and chief of the Sicilian Mafia, known for a ruthless murder campaign that reached a peak in the early 1990s with the assassinations of Antimafia Commission prosecutors Giovanni Falcone and Paolo Borsellino, resulting in widespread public outcry and a major crackdown by the authorities. Nicknamed “the Beast” because of his cruelty, Riina was an unrepentant criminal who not only assassinated his criminal rivals on an unprecedented scale in the 1980s and 90s, but also targeted the prosecutors, journalists, and judges who sought to stand in his way. Riina died on 17 November 2017, one day after his 87th birthday, while in a medically induced coma after two operations in the prison unit of the Maggiore Hospital in Parma. The specific cause of death was not revealed. At the time of his death, he was still considered to be the head of the Cosa Nostra according to a magistrate. Riina was refused a public funeral by the church and Archbishop Michele Pennisi; he was privately buried in his hometown of Corleone. #totoriina #salvatoreriina #giovannifalcone #parma #corleonesi #corleon #mafia #italy #sicily #sicillian #cosanostra #boss #bossofbosses #omerta #organizedcrime #straightenedout (at Scottsdale, Arizona) https://www.instagram.com/p/CpQcWouverw/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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maladi777 · 2 years
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playitagin · 11 months
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1992 – Capaci bombing
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Italy's most prominent anti-mafia judge Giovanni Falcone, his wife and three body guards are killed by the Corleonesi clan with a half-ton bomb near Capaci, Sicily.
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His friend and colleague Paolo Borsellino will be assassinated less than two months later, making 1992 a turning point in the history of Italian Mafia prosecutions.
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crazy-so-na-sega · 1 month
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Il distacco cognitivo rispetto alla realtà si fa sempre più massiccio; lo schema Buoni-Cattivi resta dominante e non lascia scampo ai neuroni in nessun campo. Se le oligarchie sono ai ferri corti nel ridisegnare la mappa delle spartizioni mondiali, la sceneggiata dei “blocchi” tiene banco indisturbata, ma è assurda, tanto i presunti blocchi sono intrecciati tra di loro. Tutti dipendono in misura diversa dagli altri e non esistono in nessun campo delle spartizioni nette e dei fronti contrapposti. Le sceneggiate per le plebi servono, appunto, alle plebi. Questo vale per l’Ucraìna, per i BRICS e per Gaza. Tanto per fare qualche esempio alla rinfusa. Per quelli del Blocco B (stracciomondismo anti occidentale) Israele deve essere attaccata a parole e i palestinesi difesi a parole. Per quelli del Blocco A (occidentalismo anti povero) Israele dev’essere giustificata e al massimo censurata, ma la Palestina dev’essere garantita solo con qualche formuletta dialettica.
Poi andiamo a verifica. Nel Blocco B troviamo tanto la Russia quanto alcuni paesi degli Accordi di Abramo, ovvero i maggiori esportatori in Israele, nonché suoi alleati strategici. Israele del resto si è sempre rifiutata di armare l’Ucraìna e ha anche inviato dei volontari tra le truppe russe. L’Unione Europea ha invece aumentato gli aiuti a Gaza. Siamo noi italiani a portarli, e adesso è partita una macrospedizione coordinata tra Francia e Giordania che, sicuramente vanta il più occidentalista dei governi mediorientali. Il segretario di Stato americano, Blinken, che è israelita, ha iniziato un tour per coordinare gli aiuti a Gaza. Il che non significa che lo schema vada rovesciato. Non è che l’immaginario Blocco A sia più vicino ai palestinesi (o meglio meno lontano da loro) di quanto lo sia l’inesistente Blocco B. È tutta una pagliacciata in cui s’intrecciano interessi al contempo comuni e divergenti tra le varie oligarchie. Le quali su una cosa concordano: i loro fatti non collimano mai con le loro dichiarazioni.
Anche l’alleanza contro i pirati yemeniti houti nel Mar Rosso è composita e, per la prima volta da tanto tempo, annovera insieme gli alleati della guerra mondiale: Italia, Germania e Giappone. Era già accaduto una quarantina di anni fa con l’opposizione al blocco all’Iran voluto dagli americani. È un groviglio difficile da districare e mi rendo conto che sia complicato prendere posizioni che non siano viscerali e non partano da un qualcosa di positivo ma dalla presunzione di scegliere, tra le varie schifezze, il “male assoluto” contro cui illudersi di ergersi, tifando per un altro bandito. Un po’ come se nella guerra tra palermitani e corleonesi ci si fosse schierati pretendendo che il clan considerato meno peggio stesse facendo la lotta alla Mafia.
Hamas, come l’Isis e tutta la galassia dei terroristi islamisti, non è compatta ed ha vari clan e capi che si combattono tra loro. Tra qualche tempo scopriremo quale componente si era accordata con Tel Aviv per scatenare, con il massacro del 7 ottobre, la macelleria di massa su Gaza (Hamasrael…). Lo scopriremo perché sarà quella che assumerà il comando della Palestina ridimensionata, così come ci renderemo conto di quanto avranno inciso in tutta questa tragedia concordata a tavolino i giacimenti di gas sottomarino e l’ipotetica apertura del Canale Ben Gurion (cui i blocchi alterni di Suez e del Mar Rosso sono provvidenziali). Si vedrà come si svilupperanno gli Accordi di Abramo e se riuscirà la mossa di impedire il ravvicinamento tra Arabia Saudita e Iran.
In qualche modo proprio l’Iran è nell’occhio del ciclone. Ma non è un motivo sufficiente per simpatizzare per un regime imperialista che pretende di parlare nel nome di un dio. L’attentato sulla tomba di Suleimani non deve farci dimenticare di che personaggio stiamo parlando. Coordinava i suoi nell’Iraq invaso, smembrato, occupato e retto da un governo fantoccio messo insieme da Teheran e dagli americani. Per quasi mezzo secolo l’Iran ha svolto una politica che ha favorito gli interessi americani nell’area e ha combattuto tutti i governi socialnazionali e filoeuropei. Provò ad invadere l’Iraq nel 1980 per impedire la realizzazione del nucleare iracheno con tecnologia francese e aiuto italiano. La stessa Siria partecipò fin dal 1977, con un attentato a Baghdad, all’offensiva israelo-americana contro l’Iraq e l’Europa. E se gli ayatollah stanno a Teheran lo debbono proprio alla necessità israelo-americana di allora, di cui (Irangate docet) furono consapevoli esecutori.
Comprendo che assistere a una serie di macellerie perpetrate per conto di oligarchie criminali non sia piacevole e si vorrebbe che qualcosa cambi. Ma se ciò accadrà, prescinderà dai gangsters. Non ce n’è uno che sia meglio degli altri, così come non ce n’è nessuno che una volta o l’altra non svolga una funzione positiva da qualche parte. Perfino la Russia e l’Iran sono riusciti a farlo in Siria, il che è davvero tutto dire visto che per il resto sono anche peggio degli americani! Quel che è certo è che non si può stare con nessuno dei banditi. Ed è ormai così evidente, almeno per l’inconscio, che neppure l’individuazione del Nemico da cui identificarsi per contrapposizione sta facendo l’unanimità in nessuno dei conflitti, e questo non per effetto di propaganda ma per rifiuto istintivo di accodarsi a una qualche bestia idrofoba e bugiarda. Dobbiamo crescere noi. Crescere spiritualmente, esistenzialmente, concettualmente: dobbiamo farlo in Europa e per la Civiltà. Solo questo conta, solo questo è. La lotta tra gli imitatori goffi dei titani – comunque nemici dell’Olimpo – non può essere la nostra.
-Gabriele Adinolfi
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storiesbyjes2g · 1 year
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To the 2.5 people out there who still care about my other story on WordPress (Delicious Dishes & Dreams), I’m slooooooowly getting it together and getting back into the story. But before we dive back into it, I’ve got a few extras for ya. Enjoy!
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marcoleopa · 9 months
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Schifa(ni) pres.reg. Sicilia
CHI È RENATO SCHIFANI, GOVERNATORE DELLA SICILIA
di Ninni Caronia
“Politico di lungo corso, se andiamo a guardare il suo curriculum troviamo un bel po di roba, e non tutta di buona qualita.
Nel 1979 fa parte della Sicula Brokers, e i suoi soci si chiamano Benny D'Agostino e Nino Mandalà, capocosca di Villabate, condannati entrambi successivamente per Associazione Mafiosa.
Nel 1983 è avvocato di Giovanni Bontate, fratello di Stefano, il "principe di Villagrazia", ai vertici di Cosa Nostra, assassinato dai corleonesi nel corso della guerra di mafia degli anni 80.
Nel 2009 Gaspare Spatuzza, il pentito doc che ha consentito di scoprire chi fossero i veri responsabili della strage di via D'Amelio, lo accusa di aver frequentato Filippo Graviano, boss di Brancaccio.
Nel 2011 il pentito Stefano Lo Verso, uno degli autisti di Provenzano, accusa Schifani, Cuffaro e Saverio Romano di essere nelle mani della mafia.
Nel 2015 viene assolto dal reato di Concorso Esterno in associazione mafiosa.
Due anni di investigazioni e poi l'archiviazione: «Sono emerse talune relazioni con personaggi inseriti nell’ambiente mafioso o vicini a detto ambiente nel periodo in cui lo Schifani era attivamente impegnato nella sua attività di avvocato» che però “non assumono un livello probatorio minimo per sostenere un’accusa in giudizio tanto più che, a prescindere dalla consapevolezza dell’indagato dell’effettiva caratura mafiosa dei suoi interlocutori, tali condotte si collocano per lo più in un periodo ormai lontano nel tempo fatti per i quali opererebbe, in ogni caso, la prescrizione”.
I rapporti c’erano ma troppo lontani nel tempo: l'inizio degli Anni Novanta, appena prima della fondazione di Forza Italia.
Il profilo del personaggio è questo, né più né meno.
“Se n'è accorto persino il vecchio Totò Riina.
In uno dei suoi sproloqui nel carcere di Opera intercettati da una microspia, il capo dei capi ha manifestato la sua stima: «Renato Schifani è una mente». E se l'ha detto lui, significherà pur qualcosa o no?” Cfr Attilio Bolzoni, 14/08/2022 dal quotidiano ‘Domani’.
Nel 2015 il pentito Carmelo D'Amico accusa Schifani e l'ex ministro dell'interno Angelino Alfano di essere stati messi in politica dalla mafia.
Dulcis in fundo: nel 2003 Renato Schifani accusa Rita Borsellino e Maria Falcone di avere "offeso la memoria dei loro eroici fratelli".
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curiositasmundi · 7 months
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[...]
I due magistrati, Falcone e Borsellino, segnavano una profonda differenza tra la mafia palermitana e quella trapanese: la prima, dicevano, era quella militare, la seconda quella economica. La prima è stata più facile da colpire, ma non è sconfitta e non finisce nelle tombe come i boss; la seconda ancora primeggia nonostante arresti, condanne e decine di provvedimenti di confisca, che nel trapanese superano il cinque miliardi di euro. A Trapani la mafia economica è rimasta nelle mani di Matteo Messina Denaro, sin da prima di quel 1993, anno dell’inizio della sua latitanza, cominciata, col padre, il padrino del Belìce, don Ciccio Messina Denaro, nella canonica di una chiesa di Calatafimi, dove un sacerdote si prendeva anche cura dei beni archeologici frutto degli atti predatori dell’anziano don Ciccio Messina Denaro.
[...]
Qui la mafia non è la Cosa nostra dei viddani, ma la mafia dei borghesi. Esempi? Il medico Melchiorre Allegra, specialista in malattie infettive e boss, in epoca fascista finì arrestato e confessò l’esistenza dell’organizzazione mafiosa. Oppure l’imprenditore trapanese Totò Minore, uomo d’onore che viveva con il rispetto di una intera città, presidente della squadra di calcio, tra i protagonisti del sacco edilizio della città e contrario alla presenza nel suo territorio delle raffineria di droga dei corleonesi di Riina, che per questo volle la sua morte nel novembre 1982. E sempre imprenditori con buone frequentazioni sono stati gli ultimi accertati capi, Vincenzo Virga e Francesco Pace, tutt’altro che viddani.
Questa mafia ha sempre avuto una precisa capacità della sommersione che funziona ancora oggi. È tanto legata alla massoneria da averne assorbito anche le caratteristiche organizzative. Mafiosi affiliati alla massoneria ne esistono tanti, ma il più importante fu il mazarese Mariano Agate tra gli iscritti alla loggia segreta C creata all’interno del circolo culturale capeggiato da un professore di filosofia, Gianni Grimaudo. Un circolo ben frequentato, anche da magistrati e giudici, pronti a colpire il lavoro onesto di loro colleghi, alcuni dei quali uccisi da Cosa nostra, come Gian Giacomo Ciaccio Montalto.
Non c’è indagine ancora oggi condotta dalla procura di Trapani che non si imbatta in personaggi della massoneria. In Tribunale è in corso il processo denominato Artemisia, imputati di aver creato una loggia segreta un pugno di politici di Castelvetrano, capeggiati da un ex deputato Giovanni Lo Sciuto, amico di gioventù di Messina Denaro. E ci sono inchieste che oggi dimostrano come la magistratura continui ad avere un ventre molle che permette pericolose infiltrazioni: non si spara più, ma ancora oggi finiscono nell’occhio del ciclone i magistrati che lavorano correttamente e non i traditori o i corvi. Inoltre partendo da Trapani e girando per la Sicilia, fermandosi a Capaci, dove la resistenza a Cosa nostra non pare essere quella che appare, è ancora oggi facile imbattersi in investigatori preparati finiti sotto accusa proprio le loro qualità. Come accadde al Bellodi uscito dalla penna di Leonardo Sciascia.
[...]
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brookstonalmanac · 11 months
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Events 5.23
1430 – Joan of Arc is captured at the Siege of Compiègne by troops from the Burgundian faction. 1498 – Girolamo Savonarola is burned at the stake in Florence, Italy. 1533 – The marriage of King Henry VIII to Catherine of Aragon is declared null and void. 1568 – Dutch rebels led by Louis of Nassau, defeat Jean de Ligne, Duke of Arenberg, and his loyalist troops in the Battle of Heiligerlee, opening the Eighty Years' War. 1609 – Official ratification of the Second Virginia Charter takes place. 1618 – The Second Defenestration of Prague precipitates the Thirty Years' War. 1706 – John Churchill, 1st Duke of Marlborough, defeats a French army under Marshal François de Neufville, duc de Villeroy at the Battle of Ramillies. 1788 – South Carolina ratifies the United States Constitution as the eighth American state. 1793 – Battle of Famars during the Flanders Campaign of the War of the First Coalition. 1829 – Accordion patent granted to Cyrill Demian in Vienna, Austrian Empire. 1844 – Báb: A merchant of Shiraz announces that he is a Prophet and founds a religious movement. He is considered to be a forerunner of the Baháʼí Faith. 1846 – Mexican–American War: President Mariano Paredes of Mexico unofficially declares war on the United States. 1863 – The General German Workers' Association, a precursor of the modern Social Democratic Party of Germany, is founded in Leipzig, Kingdom of Saxony. 1873 – The Canadian Parliament establishes the North-West Mounted Police, the forerunner of the Royal Canadian Mounted Police. 1900 – American Civil War: Sergeant William Harvey Carney is awarded the Medal of Honor for his heroism in the Assault on the Battery Wagner in 1863. 1905 – Sultan Abdul Hamid II publicly announces the creation of the Ullah millet for the Aromanians of the empire, which had been established one day earlier. For this reason, the Aromanian National Day is usually celebrated on May 23, although some do so on May 22 instead. 1907 – The unicameral Parliament of Finland gathers for its first plenary session. 1911 – The New York Public Library is dedicated. 1915 – World War I: Italy joins the Allies, fulfilling its part of the Treaty of London. 1932 – In Brazil, four students are shot and killed during a manifestation against the Brazilian dictator Getúlio Vargas, which resulted in the outbreak of the Constitutionalist Revolution several weeks later. 1934 – American bank robbers Bonnie and Clyde are ambushed by police and killed in Bienville Parish, Louisiana. 1934 – The Auto-Lite strike culminates in the "Battle of Toledo", a five-day melée between 1,300 troops of the Ohio National Guard and 6,000 picketers. 1939 – The U.S. Navy submarine USS Squalus sinks off the coast of New Hampshire during a test dive, causing the death of 24 sailors and two civilian technicians. The remaining 32 sailors and one civilian naval architect are rescued the following day. 1945 – World War II: Heinrich Himmler, head of the Schutzstaffel, commits suicide while in Allied custody. 1945 – World War II: Germany's Flensburg Government under Karl Dönitz is dissolved when its members are arrested by British forces. 1948 – Thomas C. Wasson, the US Consul-General, is assassinated in Jerusalem, Israel. 1949 – Cold War: The Western occupying powers approve the Basic Law and establish a new German state, the Federal Republic of Germany. 1951 – Tibetans sign the Seventeen Point Agreement with China. 1960 – A tsunami caused by an earthquake in Chile the previous day kills 61 people in Hilo, Hawaii. 1971 – Seventy-eight people are killed when Aviogenex Flight 130 crashes on approach to Rijeka Airport in present-day Rijeka, Croatia (then the Socialist Federal Republic of Yugoslavia). 1971 – The Intercontinental Hotel in Bucharest opens, becoming the second-tallest building in the city. 1992 – Italy's most prominent anti-mafia judge Giovanni Falcone, his wife and three body guards are killed by the Corleonesi clan with a half-ton bomb near Capaci, Sicily. His friend and colleague Paolo Borsellino will be assassinated less than two months later, making 1992 a turning point in the history of Italian Mafia prosecutions. 1995 – The first version of the Java programming language is released. 1998 – The Good Friday Agreement is accepted in a referendum in Northern Ireland with roughly 75% voting yes. 2002 – The "55 parties" clause of the Kyoto Protocol is reached after its ratification by Iceland. 2006 – Alaskan stratovolcano Mount Cleveland erupts. 2008 – The International Court of Justice (ICJ) awards Middle Rocks to Malaysia and Pedra Branca (Pulau Batu Puteh) to Singapore, ending a 29-year territorial dispute between the two countries. 2013 – A freeway bridge carrying Interstate 5 over the Skagit River collapses in Mount Vernon, Washington. 2014 – Seven people, including the perpetrator, are killed and another 14 injured in a killing spree near the campus of University of California, Santa Barbara. 2015 – At least 30 people are killed as a result of floods and tornadoes in Texas, Oklahoma, and northern Mexico. 2016 – Two suicide bombings, conducted by the Islamic State of Iraq and Syria, kill at least 45 potential army recruits in Aden, Yemen. 2016 – Eight bombings are carried out by the Islamic State of Iraq and Syria in Jableh and Tartus, coastline cities in Syria. One hundred eighty-four people are killed and at least 200 people injured. 2017 – Philippine President Rodrigo Duterte declares martial law in Mindanao, following the Maute's attack in Marawi. 2021 – A cable car falls from a mountain near Lake Maggiore in northern Italy, killing 14 people. 2021 – Ryanair Flight 4978 is forced to land by Belarusian authorities to detain dissident journalist Roman Protasevich. 2022 – Anthony Albanese of the Australian Labor Party is sworn in as the 31st Prime Minister of Australia after winning the 2022 Australian federal election, ending 9 years of conservative rule.
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noisynutcrusade · 11 months
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Italy marks 31 years since murder of anti-mafia judge Giovanni Falcone
Capaci bombing took place on this day 31 years ago. Italy marks the 31st anniversary of the murder of the anti-mafia judge John Falcone who was assassinated by the Corleonesi mafia in a bombing in Sicily on May 23, 1992. The explosion, known as the Capable of bombingtook place on the A29 motorway near Palermo airport as Falcone was on his way home after returning from Rome. The devastating blast…
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exploreworldwithme · 1 year
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Leggio the head of mafia | Stealing wheat with a mule | Dana Truppiana
Luciano Leggio was an Italian criminal and leading figure of the Sicilian Mafia. He was the head of the Corleonesi, the Mafia faction that originated in the town of Corleone.
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Letizia Battaglia la fotografa di Palermo
Letizia Battaglia fotografa della mafia è una giusta definizione? Attraverso i suoi scatti, Letizia Battaglia ha senza dubbio testimoniato in molti momenti questo aspetto della vita di Palermo ma non è stato l'unico. Il suo occhio era rivolto alla città con i suoi mille volti, con le sue molte contraddizioni. La fotografia è stata per lei una missione, un modo per raccontare la sua terra in anni molto difficili. Unica donna tra tanti uomini Quando inizia la sua carriera di fotografa è il 1969: Letizia ha 34 anni e collabora con il quotidiano palermitano "L'Ora" ed è l'unica collega donna tra tanti uomini. Dopo una breve permanenza a Milano, torna nella sua città dove con il suo obiettivo testimonia momenti cruciali della vita della sua città. I suoi scatti fanno il giro del mondo e le guadagnano nel 1985 il Premio Eugene Smith a New York, ex aequo con la fotografa americana Donna Ferrato. Nel 1999 le viene invece tributato il premio "Mother Johnson Achievement for Life". Espone non solo in Italia, ma anche in Francia, Gran Bretagna, Svizzera, Brasile, America e Canada e in alcuni paesi dell'est Europa. Negli anni Ottanta da vita al "Laboratorio d'If" uno spazio di formazione per fotografi e fotoreporter. Letizia Battaglia fotografa di Palermo Ci sono immagini che dopo decenni sono ancora impresse nella nostra memoria. Una di queste è senza dubbio quella che ritrae Piersanti Mattarella esanime tra le braccia del fratello Sergio. L'allora presidente della Regione Sicilia fu assassinato da Cosa Nostra il 6 gennaio del 1980 e Letizia Battaglia fu la prima fotoreporter ad accorrere sul luogo del delitto. Pochi mesi prima aveva immortalato un altro dei delitti eccellenti di quel periodo: quello del giudice Cesare Terranova avvenuto, appunto, il 25 settembre 1979. La foto ritrae il giudice alla guida di una Fiat 131 con i vetri dei finestrini rotti. Per Letizia Battaglia la fotografia era uno strumento di lotta civile. Immortalare ciò che la mafia stava compiendo in quegli anni era come una missione. Con le sue foto testimoniò, ad esempio, l'ascesa del clan dei Corleonesi mentre gli scatti che ritrassero Giulio Andreotti insieme agli imprenditori Ignazio e Antonino Salvo presso l'hotel Zagarella furono ammessi agli atti durante il processo al politico democristiano. Palermo non era solo mafia. Era una città che viveva una realtà molto più complessa. Il suo impegno costante la porterà a ritrarre questa complessità andando a sbirciare negli angoli più nascosti, a scovare i volti delle persone comuni. Eppure saranno due fatti di mafia a segnare la fine della sua carriera di fotografa: i delitti Falcone e Borsellino avvenuti rispettivamente a maggio e a luglio del 1992. Diverse fonti raccontano che Letizia fosse stanca di confrontarsi ancora con la violenza. L'impegno politico L'impegno politico fu un'altra parte importante della vita di Letizia Battaglia. Nel 1979 figura tra i fondatori del Centro di Documentazione "Giuseppe Impastato". Negli anni Ottanta e Novanta ha ricoperto diversi incarichi politici: consigliera comunale con i Verdi, assessore comunale a Palermo nella giunta Orlando, deputata all'Assemblea regionale siciliana con La Rete e vice presidente della Commissione Cultura nell'XI legislatura. Lo scorso anno, il 13 aprile, una lunga malattia l'ha portata via. Via dalla sua Palermo che ha ritratto con amore e dolore. In copertina foto di F. Heiberger da Pixabay Read the full article
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straightened-out · 1 year
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Giovanni "John" Gambino was an Italian-born American mobster. Born in Palermo, Sicily, he became a made member of the Gambino crime family in 1975 and a capodecina or captain, and head of the crime family's Sicilian faction, appointed by family boss John Gotti in 1986, according to Mafia turncoat Sammy Gravano. Together with his younger brothers Rosario (Sal) and Giuseppe (Joseph) he formed a faction in the crime family known as the Cherry Hill Gambinos for their base of operation in the New Jersey town of that name. Although they were distant cousins of family boss Carlo Gambino, they did not owe him allegiance. They were Sicilian Mafiosi, men from Palermo, whose father had brought the family to New York in 1964. The Gambino brothers ran the Cafe Valentino on 18th Avenue in Bensonhurst, Brooklyn. The Gambinos hailed from the Passo di Rigano neighbourhood in Palermo, just as the Inzerillo clan, headed by Salvatore Inzerillo. Together the Inzerillo-Gambino Mafia clan formed a transatlantic Mafia family, based in Palermo and New York. The Inzerillo clan had been on the verge of total extermination by Totò Riina and the Corleonesi during the Second Mafia War in Sicily when in 1981 the family boss Salvatore Inzerillo was killed. With the intervention of the Gambino crime family in New York, a deal was worked out that allowed the surviving Inzerillos to take refuge in the US, with the agreement that none of them, or their offspring, could ever return to Sicily. On November 16, 2017, Gambino died of natural causes in New York. #johngambino #giovannigambino #cherryhill #cherryhillgambinos #gambinofamily #gambinofamily👑 #gambinocrimefamily #johngotti #carlogambino #totoriina #inzerillo #palermo #mafioso #manofhonor #organizedcrime #mafia #straightenedout #sammygravano #italian #italy #italianmafia (at Cherry Hill, New Jersey) https://www.instagram.com/p/CqGWfv6PqAd/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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cico-channel · 1 year
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CORLEONESI GUERRA DI MAFIA TOTO' RIINA E BERNARDO PROVENZANO IL SANGUE...
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