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#la prima stagione era proprio tutta un'altra cosa
lonelysmile · 1 year
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il successo di mare fuori è stato anche la sua rovina
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realnews20 · 15 hours
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Il Mugello per Pecco Bagnaia rimane per il momento un suo feudo inattaccabile. Dopo le vittorie nel 2022 e della doppietta nel 2023 (gare del sabato e della domenica), ecco che arriva anche l'affermazione nella gara sprint di oggi. Una partenza perfetta dalla seconda casella della griglia brucia al via il suo rivale Jorge Martin scattato dalla pole position prende la testa della corsa e non la molla fino alla bandiera a scacchi. Una vero e proprio dominio accompagnato dal tifo speciale di un pubblico speciale come solo quello italiano, e in particolare del Mugello sa essere. Perché se fino a qualche anno fa le colline dell'autodromo del Mugello erano le inevitabilmente colorate del giallo di Valentino Rossi (oggi presente in circuito per dispensare gli ultimi consigli ai sui ragazzi della VR46 Riders academy), adesso il colore predominante è senza dubbio il rosso Ducati. Non per niente la casa di Borgo Panigale quest'anno ha raddoppiato le tribune, aggiungendo a quella storica del Correntaio, una parte di quella centrale davanti ai box. ''Vincere di nuovo qui è davvero incredibile e poi davanti a questo pubblico. Io li amo! Mi sono goduto ogni giro - ha raccontato Bagnaia -. La moto funziona perfettamente domani sarà dura, ma concludere una gara sprint è sempre positivo. La motivazione qui è molto alta perché il pubblico è fantastico e poi ascoltare l'inno cantato così da tutti (a cappella, ndr) è una cosa che mi ha emozionato molto". Per approfondire Agenzia ANSA MotoGp, Capirossi: 'Il Mondiale a Martin, Bagnaia o Marquez' - Notizie - Ansa.it Il responsabile della sicurezza promuove i lavori al Mugello (ANSA)  "Onestamente non mi piace quando vengono fischiati i piloti - ha proseguito il campione del mondo -, non l'ho sopportato su di me a Barcellona, così come qui contro i miei avversari perché penso che sia irrispettoso, ma purtroppo non posso gestirla io questa cosa, spero solo che migliori". Bagnaia però è consapevole di essere solo a metà dell'opera: "Domani partirò quinto - ha ricordato il piemontese, penalizzato di tre posizioni in griglia nel gp domenicale per aver ostacolato ieri Alex Marquez - ma se faccio una partenza come quella di oggi, posso arrivare in testa alla prima staccata. E poi dovrebbe fare un po' più fresco, quindi per le gomme vedremo domani. Potremmo forse cambiare qualcosa per la gara, ma aspettiamo di vedere il meteo". Un altro felice del risultato è sicuramente Marc Marquez (Ducati Gresini), giunto secondo: "Avevamo il ritmo per vincere ma Pecco era imprendibile e non c'era tempo per recuperare. È un circuito che non ho mai digerito del tutto, ma con la Ducati è tutta un'altra storia. Siamo riusciti a competere con le Ducati 2024, che hanno comunque qualcosa in più. Forse abbiamo sbagliato qualcosa nella partenza, ma siamo felici oggi". Intanto il suo giovane connazionale Pedro Acosta (Ktm-Gasgas) ha festeggiato sul gradino più basso del podio la sua promozione nel team ufficiale per la prossima stagione. Il vero deluso di giornata è sicuramente Jorge Martin (Ducati Pramac), leader del campionato, caduto a quattro giri dalla fine: "Non sono preoccupato mi basta un weekend perfetto per recuperare, meglio essere scivolato oggi che ero già in difficoltà, piuttosto che un'altra volta". Bagnaia ha recuperato nei suoi confronti in classifica, riducendo lo svantaggio a 27 lunghezze, con Marquez terzo e staccato dal piemontese di soli cinque punti. In gara, nessuno farà sconti. Riproduzione riservata © Copyright ANSA [ad_2] Sorgente ↣ : [ad_1]
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bergamorisvegliata · 4 months
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I LUOGHI DELL'ANIMA
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Una cascata fuori dalla porta di casa?
Sì! Se la cascata si trova in un piccolo borgo della Ciociaria, per l'esattezza in provincia di Frosinone e per la precisione a Isola del Liri.
Ma vediamo alcune note tratte dal sito
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Isola del Liri (anche nota come Lisëra in dialetto) è un comune italiano che appartiene alla provincia di Frosinone e conta circa 11.800 abitanti distribuiti all'interno di una superficie di 16,01 chilometri quadrati. Il centro cittadino sorge proprio all'interno di una piccola isola formata dal fiume Liri, in un tratto in cui si biforca in due bracci all'altezza dal Castello Bomcompagni - Viscogliosi, formando due salti di nome Cascata grande e Cascata del Valcatoio: entrambe sono alte circa 27 metri, ma il salto della seconda non è perfettamente verticale, visto che segue un piano inclinato con una pendenza del 17%. Dal punto di vista climatico Isola del Liri presenta temperature tendenzialmente calde e non difformi a quelle del resto della sua zona di appartenenza, con precipitazioni concentrate soprattutto durante la stagione invernale: il mese più freddo dell'anno è gennaio, durante il quale si registra una media di 5.5 °C, mentre il più caldo è luglio, durante il quale si registra una media di 22.5 °C. La storia di Isola del Liri è, come è facile intuire, strettamente legata a quella della vicinissima Roma e, volendo stringere il tiro, innanzitutto a quella dei due municipi romani vicini di Arpinum
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e Sora, che un tempo si spartivano il suo territorio comunale. Non a caso per anni la località è stata nota anche come "Isola di Sora" (o "Isola presso Sora") ed avrebbe ottenuto il suo toponimo attuale soltanto nel 1869. Con la caduta dell'Impero la città cadde prima sotto il dominio bizantino, quindi sotto quello longobardo, per poi venire nuovamente accorpata alla contea di Sora nel Principato di Capua. Gli anni del cosiddetto Ancien Régime sono anni di grande sviluppo per Isola del Liri, che deve molto all'opera della famiglia Boncompagni e a quella dei nobili del Ducato di Sora. Proprio in questi anni il comune sarebbe poi stato teatro di un noto eccidio compiuto dall'esercito rivoluzionario nella Chiesa di San Lorenzo Martire nel maggio del 1799.
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Il successivo XIX secolo è quello dello sviluppo industriale e della nascita di diversi cantieri nella vicina Valle del Liri, con particolare predilezione per la fabbricazione e la lavorazione della carta e non a caso nel Novecento il centro era uno dei pochi della zona a disporre di energia elettrica. Uno sviluppo che, come è facile intuire, sarebbe stato bruscamente fermato dalla Prima guerra mondiale, ma che poi invece avrebbe attraversato la seconda senza particolari intoppi nonostante alcuni drammatici bombardamenti da parte degli alleati. La stabilità economica di Isola del Liri ha attraversato gli anni del boom e ancora oggi rende la località un caso più unico che raro di cittadina della provincia di Frosinone con un elevato tasso di benessere, un sistema locale organizzato ed un'istruzione media particolarmente significativa. Non a caso dunque, nonostante le sue piccole dimensioni, ha dato i natali a diverse personalità arrivate ad eccellere nel proprio campo di competenza: dall'astronomo Federico Zuccari a Giustiniano Nicolucci, fondatore dell'antropologia italiana; dalla poetessa Gianna Sarra al regista Daniele Costantini,
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passando per Bruno Magliocchetti, politico locale, ex sindaco e senatore della Repubblica. Isola del Liri dista circa 23 chilometri dal suo capoluogo di provincia Frosinone, a cui è collegata principalmente dalla Strada Regionale SR214 Maria e Isola Casamari; un'altra importante arteria locale è la Strada Statale 82 della Valle del Liri, che da Sora sale attraversando tutta la valle ed arrivando fino ad Avezzano in Abruzzo. Detto ciò Isola del Liri è servita a livello ferroviario dalla stazione Avezzano - Roccasecca,
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mentre per prendere un volo è necessario muoversi fino all’aeroporto di Ciampino o all’aeroporto di Fiumicino: il primo dista circa 100 chilometri dal centro abitato, il secondo circa 130.
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lamilanomagazine · 1 year
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Da Marsala a Rai 2: i Trikke e Due Cabaret protagonisti con i loro sketch che fanno ridere tutta l'Italia
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Da Marsala a Rai 2: i Trikke e Due Cabaret protagonisti con i loro sketch che fanno ridere tutta l'Italia. "Anche quelli di Endemol Shine si sono accorti di noi". Il duo comico siciliano, protagonista su Rai 2 in "E Viva il VideoBox", si prepara ad andare in giro per tutta l'estate con gli spettacoli live! I loro volti sono diventati virali sui social da circa due anni. Gli occhioni azzurri, la voce particolare e l'ingenua comicità "telefonica" di Enzo... Il pizzetto furbetto, le espressioni facciali che "nascondono" sempre qualcosa di Nicola... Enzo Amato Màs con suo cumpàre Nicola Anastasi, in arte i "Trikke e Due Cabaret", di gavetta - dalle radio private alle sagre di paese - ne hanno fatta davvero tanta e, finalmente, dopo il lockdown, anche attraverso i social, sono diventati famosi in tutto il territorio nazionale e non solo. I marsalesi Enzo e Nicola sono stati tra i protagonisti della scorsa stagione estiva isolana. Hanno "abbracciato" il loro pubblico nelle piazze e negli eventi live. Il gruppo comico siciliano Trikke e Due ripartirà con il tour di spettacoli, in giro per la Sicilia e non solo, anche quest'estate che è ormai alle porte. Oggi il loro spettacolo si è tanto "italianizzato", il dialetto stretto marsalese è diventato una sorta di italiano rivisto, e la gente si diverte e ride tanto. Per loro il 2022 è stato un anno importante anche per il debutto a Sicilia Cabaret Off, su Antenna Sicilia con i "Padri Tifosi". In autunno e in inverno hanno finalmente riportato nei teatri al chiuso il cabaret, la corrida e le manifestazioni di arte varia. Dopo l'estate arriverà, finalmente, una commedia teatrale tutta loro, scritta da uno degli autori di Sicilia Cabaret (Lorenzo Pasqua) e "cucita" sul loro genere. Enzo & Nicola: "E' incredibile come alcuni social (TikTok, Reel di Facebook, Shorts di YouTube...) facciano arrivare la nostra semplice comicità oltre la Sicilia, in Italia ormai nei telefonini girano i nostri video con regolarità giornaliera. Nel 2022 oltre 300 milioni di persone hanno visto le nostre video-scenette divertenti. Ci scrivono dalla Germania, dalla Svizzera, dall'Inghilterra e anche dal Canada. E' davvero incredibile tutto ciò. Tra l'altro i commenti sul social sono quasi tutti positivi, perché la gente ha bisogno di ridere e sorridere sull'attualità e ci ringrazia con tanto affetto e amore". Continuano i Trikke e Due: "L'estate scorsa, grazie a questa inattesa popolarità, abbiamo fatto degli spettacoli in Puglia, in Calabria e a Pantelleria. Sono arrivate anche proposte dall'Emilia Romagna (ci piacerebbe regalare uno spettacolo alla popolazione dopo l'alluvione dei giorni scorsi), dalla Lombardia, dal Piemonte e dalla Liguria, ma la nostra agenda era già piena tra luglio e settembre. Oggi un milione di persone seguono i nostri video ogni giorno. Ma noi non vediamo l'ora di regalare sane risate a tutti in presenza, nelle piazze e nei teatri all'aperto. E' questo il nostro vero mondo, il live! I social network, è risaputo, sono diventati un palcoscenico: se sei una persona creativa, divertente, originale e spigliata possono renderti virale e famoso per il popolo del web in pochissimo tempo. Ed è proprio quello che è accaduto a noi. Ma gli spettacoli dal vivo sono tutta un'altra cosa. Anche quelli di Endemol Shine si sono accorti di noi. Ma è presto per parlarne. Ci saranno belle novità e sorprese nei prossimi mesi". Il duo comico è stato protagonista su Rai 2 in "E Viva il VideoBox". Il programma va in onda tutte le mattine dopo le ore 8.00 e, a sorpresa, i due marsalesi avranno un loro spazio per alcune puntate. I due si erano recati presso gli studi per registrare un piccolo sketch ed invece la registrazione è durata molto di più. Il video verrà diviso su più puntate e trasmesso in tv nei prossimi giorni. Così ci raccontano la loro prima "avventura" televisiva nazionale: "La nostra prima esperienza sulla Rai! Bisognava preparare un pezzo da un minuto e mezzo. In 90 secondi, in pratica, dovevamo dire tutto. Ed invece arrivando in redazione, non solo ci hanno riconosciuto tutti ma abbiamo fatto selfie con tutto lo staff e gli autori del programma mattutino di Rai 2. E ci hanno fatto registrare almeno 10 minuti di sketch. Ci hanno promesso che saranno spalmati in più puntate. Il primo è andato già in onda. Poi abbiamo registrato anche fuori, per le strade di Roma, sempre con loro. Siamo felici. Questo è un programma voluto da Fiorello. Rosario lo guarda sempre tutto (ci hanno detto) e poi pesca i vari personaggi per 'Viva Rai2'". Il duo comico, per concludere, lancia anche un messaggio importante: "Alle persone che ci incontrano, e soprattutto ai giovani, che ci fanno i complimenti per questi piccoli ma continui traguardi che i Trikke e Due stanno raggiungendo diciamo: nessuno ti regala niente, niente si ottiene subito. La tenacia, la perseveranza, il lavoro, l'applicazione sono il motore e il cuore di ogni obiettivo, di ogni sogno, di ogni traguardo. La fretta, lo sconforto e il restare fermi e legati al passato non aiutano di certo. Le altre 'armi' da mettere in pratica sono l'umiltà, il non sentirsi mai 'arrivati', la sincerità verso chi ti segue e il rispetto. Sembra strano ma anche la gentilezza, l'educazione e la non volgarità sono le basi per costruire un sogno e far diventare il tuo sogno il tuo lavoro. Ci è capitato spesso di vedere 'promossi' personaggi/colleghi che sono l'opposto di questo elenco fatto fin qui: arroganza, prepotenza, cattiveria, volgarità, maleducazione... Ci siamo anche 'depressi' quando vedevamo che l'arroganza apriva le porte e la nostra abnegazione e il nostro altruismo ce le chiudeva. Ma, poi, alla lunga... La passione è tutto".... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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sandnerd · 2 years
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L'attacco dei giganti - Ep 87 - L'alba dell'umanità
Dopo una meritatissima pausa dagli schermi, non che l'avesse voluto ma per cause di forza maggiore, il magico mondo dell'attacco dei giganti torna a farci sognare, o a fare incubi, a seconda dei casi. Per tutti quelli che chiedevano risposte troppo pigri per leggere il manga, eccovi accontentati, non lamentatevi per tutte queste risposte schiaffate sul muso una dopo l'altra, l'avete voluto voi. Con questo episodio chiudiamo la seconda parte della quarta stagione, e si parla di una terza parte invece di un film conclusivo, vedremo come andrà a finire. Intanto partiamo con l'episodio.
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I nostri eroi sono sulla nave che si porta dietro il velivolo della discordia, destinazione l'hangar degli Azumabito dove poterlo mettere in funzione e sorvolare il continete per trovare Eren e fargli la festa. E' proprio a lui che Mikasa pensa mentre cammina sul ponte della nave, chiedendosi se quello che ha visto in lui è sempre stato la realtà o si è immaginata un Eren che con la persona vera non ha niente a che vedere. Mi sta piacendo Mikasa in questi discorsi, l'abbiamo sempre considerata una macchina da guerra incapace di pensare ma, ancora una volta, l'Attacco dei giganti ci mostra la complessità dell'animo umano. Da una nave ad un'altra, torniamo nel passato a quando i nostri eroi, di cui ancora faceva parte anche Eren, hanno scoperto dell'umanità oltre le mura ed hanno organizzato una ricognizione a Marley, aiutati dagli Azumabito. In realtà non doveva esserci adesso questa parte, bensì molto prima, subito dopo la rivelazione di come Ymir ricevette i poteri del gigante 2000 anni fa, ma nell'anime hanno deciso di giocare coi tempi e mettere tutte le rivelazioni a questo punto, non è male come cambiamento, anche perchè ci ha permesso di goderci l'azione tutta di seguito senza interruzioni ed ora che stiamo riprendendo fiato non fa male guardare il passato. I nostri eroi sono sbalorditi davanti a tutta questa umanità che nemmeno pensavano esistesse, tutto è nuovo per loro, gli edifici, i mezzi di trasporto, il vestiario, il cibo, le automobili, che scambiano per cavalli o mucche e per le quali Hange ha un debole a quanto pare.
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Quelli sani di mente tipo Armin o Levi guardano dall'altra parte e tentano di far finta di non conoscere quegli invasati che corrono dietro alle automobili per nutrirle con delle carote. Ed un siparietto imbarazzantissimo con un pagliaccio che scambia Levi per un bambino e tenta di dargli un lecca lecca. Che l'unica fobia di Levi siano i pagliacci? Come dargli torto in effetti. Chi è l'unico che si estrania e sembra avere il morto in vacanza? Avete indovinato, Eren. Persino davanti ad un cono gelato ha la mandibola fino a terra e mormora sulla vastità delle popolazioni al di fuori delle mura. Un po' di vita però, eccheppalle che sei. Nel tentativo di salvare un marmocchio che per necessità aveva preso i soldi di Sasha (a quanti è mancata Sasha? anche a me T.T), i nostri eroi sono costretti a fuggire, e non possono fare altro, perchè la brava gente di Marley comincia a parlare di tagliare mani, appendere il bambino chissà dove, farlo analizzare per vedere se ha il sangue dei demoni eldiani, che schifo gli eldiani, perchè non muoiono tutti, bla bla bla. Sì, decisamente fuggire è la cosa migliore. Raggiungiamo la residenza degli Azumabito, dove la signora Kiyomi ci spiega che avere sangue eldiano durante l'impero di Eldia era motivo di orgoglio e chiunque lo avesse era bene in alto nella scala sociale. Ciò si è naturalmente ribaltato al crollo dell'impero, e da allora chiunque abbia sangue eldiano è perseguitato o peggio. Le possibilità per Paradis di stabilire amicizie con le altre nazioni non sono molto alte. L'alternativa è allearsi con Zeke e con l'eutanasia che vuole iniziare lui, usando Historia ed i suoi figli, e questo non si fa, ne abbiamo già parlato, non si usa la gente per i propri scopi. La via quindi è quella dell'amicizia e della pace, srotolate le bandiere arcobaleno. Ci sarebbe, nel continente, un'associazione, che Hange chiama l'Associazione per la Protezione del Popolo di Ymir, l'APPY (shala-la). Per il momento possiamo riporre le speranze in questa associazione dal nome bizzarro, potrebbero parlare in favore di tutti gli eldiani, dentro e fuori le mura, alla conferenza internazionale che il giorno dopo si svolgerà in città. I nostri eroi sono in ogni caso pronti a portare avanti il loro ideale di pace.
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Mikasa si accorge che Eren è sparito, come al solito, e lo ritrova a guardare un villaggio, il villaggio del marmocchio che aveva preso i soldi di Sasha. Eren dice che queste persone hanno perso tutto nelle guerre passate ed ora non hanno nulla, come era successo a loro nella prima puntata quando la loro vita cambiò per sempre. Poi cambia discorso e chiede a Mikasa che cosa è lui per lei e perchè si preoccupa così tanto per lui. E' perchè è la sua famiglia? Perchè l'ha salvata da piccola? Tutti quelli che li shippano in questo momento sono con le orecchie tese e sul bordo della sedia, ma Mikasa delude le vostre aspettative purtroppo, e le sfugge che lo considera la sua famiglia, prima di essere interrotta da uno del villaggio che gli ha portato due bicchieri di quello che sembra tè. Dall'altra parte arrivano Jean, Connie e Sasha, che stavano cercando anche loro Eren. Ottimo tempismo, come dice anche lui. E tutti a far baldoria nelle tende degli amici del villaggio, a finire le loro scorte di alcolici, cantare e ballare e crollare a terra. E lo so che è un contesto allegro, ma in questa scena ero quasi alle lacrime, perchè vederli tutti così allegri, sia loro sia la gente di Marley che li ha accolti senza conoscerli, tutti a far festa come se si conoscessero da sempre, ignari del futuro tragico che li aspetta...Impossibile rimanere indifferenti. Ecco perchè presentare il passato adesso, ora che Eren marcia coi colossali verso queste città, ha un impatto molto più forte rispetto al manga, dove ci viene narrato il passato prima che Eren si muova da Paradis. Ma torniamo a noi. La conferenza internazionale ha luogo, e il monologo del rappresentante dell'APPY viene accolto con 92 minuti di applausi, peccato però che in detto monologo dica di lasciare stare gli eldiani del continente e di concentrarsi sui demoni dell'isola, perchè sono loro il vero nemico. Bel discorso, presidente. E' a questo punto che Eren lascia i suoi compagni e non si fa più vedere, ed in seguito invierà loro delle lettere in cui dirà di essersi alleato con Zeke.
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La voce narrante cambia e diventa quella di Eren, vediamo il passato coi suoi occhi e vediamo il momento in cui Yelena è venuta a parlare con lui per convincerlo ad unirsi al piano per l'eutanasia. Successivamente si snodano diversi dialoghi contemporaneamente, tra Eren e Floch, o Historia, o Zeke, e viene fuori il suo piano, cioè quello di seguire Zeke solo apparentemente, e di discostarsi dal piano della Gendarmeria, che vuole trasformare Historia in gigante per divorare Zeke; il piano di Eren è, come lui stesso dice a Floch e Historia, quello di distruggere il mondo, di spezzare la ruota, per dirla con le parole della brava Daenerys, e sa bene che così facendo anche persone innocenti moriranno, come successe a sua madre, ma per lui l'unico modo di interrompere questo ciclo di popoli che si odiano l'un l'altro è questo, fare tabula rasa e ricominciare tutto daccapo. Che bravo dittatore saresti stato Eren. Il dialogo con Zeke verte su un altro argomento, Mikasa. Eren parla delle sue emicranie a Zeke, chiedendo se sia un sintomo dovuto al suo stato di Ackermann e di come questo la influenzi a considerare Eren il suo padrone e a proteggerlo, ma Zeke gli dice che non s'è mai sentito di questa teoria e gli dice solo che lei è invaghita di lui ed è per questo che per lui farebbe pazzie. E ci voleva tanto? Grazie, Zeke, io mi ero arresa al fatto che Eren avesse ciocchi di legno nel cervello e non avrebbe riconosciuto una cotta nemmeno se si fosse spogliata e gli si fosse gettata nuda al collo, sarebbe stato lì a calcolare se questa cotta vuole trasformarsi in gigante per combattere o meno. E bravo Eren, bricconcello, hai creato una bella teoria del tutto falsa con cui prendere per i fondelli tutti quanti e spezzare il cuore di Mikasa, per farti considerare nemico ed alleato di Zeke. Ma anche sapendo dell'infatuazione di Mikasa il piano di Eren non cambia, intanto perchè gli rimangono solo 4 anni di vita, e poi perchè quello che sta facendo e dal quale non sa se tornerà più, lo sta facendo per vederli tutti felici, non solo Mikasa, ma anche tutti i suoi compagni, e queste frasi le dice mentre vediamo con quanta determinazione, tra le trincee di Marley, si taglia una gamba con un pugnale e si schiaccia l'occhio col proiettile di un fucile. Tutto si può dire di Eren, ma non che non ha coraggio, io arrivo alle lacrime anche solo con l'epilatore elettrico.
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Ed arriviamo al presente, non venite più a lamentarvi che non avete risposte perchè è stato estenuante rivangare il passato ed in maniera così dolorosa, letteralmente e fisicamente. Il boato della terra avanza, ed una flotta composta da tutte le navi da guerra di tutte le nazioni esistenti prova a porsi tra i giganti in arrivo e la costa. Inutile dire che dopo aver fatto a pezzi i primi colossali non possono far niente contro il popolo di giganti che si stagliano all'orizzonte inghiottendo qualsiasi cosa con il loro vapore. Infatti con una tranquillità invidiabile i giganti fanno saltare in aria tutte le navi ed escono dall'acqua senza venire minimamente rallentati dalle palle di cannone sparate da terra. Quei poveretti dei soldati provano a scappare, ma rimangono paralizzati dalla paura non appena vedono l'esercito dei colossali e l'immensa forma scheletrica che sovrasta tutto, la forma del gigante d'attacco, intenzionato a distruggere qualsiasi forma di vita si trovi davanti. Finisce qui la seconda parte della quarta stagione, e finisce su una nota altissima, in pieno movimento, da una parte Eren che è in procinto di sterminare l'umanità fuori dalle mura, con un potere ed un esercito immensi dalla sua, dall'altra i nostri eroi, che, non sanno bene nemmeno loro come, tentano di fare il possibile per fermarlo. Davide e Golia. Che dire di questo episodio, ancora una volta alzo le mani, è tutto perfetto, le scene, il montaggio, le sequenze che si susseguono e si mescolano trovando un accordo perfetto, le musiche di sottofondo, le emozioni, i ricordi, il passato e quanto ha influenzato il presente ed il futuro in maniera irreversibile. Ed aver visto i personaggi del passato, rivedere il corso degli eventi con i loro occhi, è come se ci avessero offerto un riassunto veloce della storia, un riassunto stavolta senza lacune perchè abbiamo visto anche i dialoghi che prima non ci avevano ancora mostrato. Non importa aver letto il manga, ogni episodio è una scoperta ed un'emozione indescrivibile, consiglio davvero a chi ancora è dubbioso ad avvicinarsi a questa storia, non sarà deluso. Che dire, restiamo, ancora una volta, col fiato sospeso fino al prossimo episodio, nel 2023. La gara di apnea inizia ora, via! -sand
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alepagni · 3 years
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Città sommerse
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18/06/2021
La strada a sterro si spinge dritta e sicura in mezzo al nulla apparente di canali in secca e campi strinati dal sole. Sono le diciotto e diciassette, stando ai metadati del cellulare che accompagnano lo scatto. È il sette giugno e da poco è passato un acquazzone violento che mi ha sorpreso a pochi chilometri da Siena e mi ha accompagnato per buona parte del viaggio.
Sul fondo una fila compatta di alberi dalla chioma rigogliosa e una macchia fitta di arbusti sfonda i margini del visibile, come il lato lungo di un gigantesco caravanserraglio, una Fata Morgana alla fine di una giornata di cammino allucinato.
Le nuvole sembrano correre precipitosamente altrove spinte da una brezza rigenerante, ma è un'altra illusione fotografica: l'aria è un cencio sudicio e bagnato, spinto a forza in gola. La pioggia ha rivoltato la terra cavandone fuori gli umori stantii.
Alle mie spalle (non troppo distante), la foto non lo mostra ma c'è il Lago della Gherardesca, mesto rimasuglio di quello che un tempo era il vasto bacino del Lago di Bientina (noto anche come Lago di Sesto), uno dei più estesi della Toscana fino alla bonifica dell'Ottocento. Oggi la palude che ha preso il suo posto rivive, a cavallo fra autunno e inverno, il suo tanto decantato passato, quando l'acqua piovana si accumula per così tanti giorni da ribaltare in terra il cielo ogni volta che il sole scende dietro al Monte Serra.
L'ho sempre percepito come un posto strano il Padule di Bientina, feroce per certi versi, poco addomesticabile, eppure segnato ovunque da un brulicare nervoso di esistenze.
Secondo una leggenda locale, le acque del lago, per secoli, avrebbero celato l'antica città di Sextum, affondata con tutti i suoi abitanti dalla consueta suscettibilità di dei vendicativi e permalosi che non ne approvavano lo stile di vita. Solo una coppia di anziani dalla condotta ineccepibile sarebbe stata risparmiata insieme alla propria casa, rimasta all'asciutto nel punto del padule conosciuto poi come l'Isola. Qui una struttura architettonica diversa dall'abitazione dei due anziani graziati, con un suo potenziale suggestivo, vagamente marziale e indubbiamente decadente, sopravvissuta come un relitto spiaggiato alla mattanza del tempo, ha acceso per anni le mie macabre fantasie e ha accolto come uno scrigno tutte le paure che il me di allora coccolava e nutriva come una colonia di cuccioli.
Per tutta la vita è qua intorno che ho tentato invano di ambientare le storie più nere che non sono mai riuscito realmente a scrivere o a portare a compimento. Abbozzi, idee vaghe appuntate su fogli volanti o dentro quaderni-scoglio destinati alle profondità di scatoloni (con i libri dell'università e delle superiori) ammassati in soffitta. Ma nella mia testa eccitata il posto era questo, alberi lugubri, carcasse, rifiuti e distese desolate, pochi altri luoghi si portavano dietro la stessa inquietante aura. Credo dipenda dalla mole di cosa passate per questo acquitrino: rovine di epoca etrusca e romana che mercanti e pescatori scorgevano a pelo d'acqua mitizzandole; zone di pesca e caccia contese energicamente fra gli abitanti delle diverse sponde; storie presunte, terribili (che un amico o un conoscente, a volte un parente, giuravano di aver sentito da fonte attendibile), di persone affette da nanismo o transessuali trovate carbonizzate in una delle tante cascine abbandonate di cui si sono perse le tracce, forse demolita, forse mai esistita o digerita per sempre dalla vegetazione.
Quando ero ragazzino la Bientinese, la lunga e gommosa coda d'asfalto che congiunge l'estrema periferia della provincia di Lucca con la fronte di quella pisana, si riempiva la sera di auto che procedevano a passo d'uomo. I conducenti si fermavano a ogni piazzola per confrontare i prezzi delle ragazze africane con le tariffe di quelle dell'Est Europa, o formavano un carosello di andate e ritorni strombazzante e meschino al bivio per Orentano, dove i giovani brasiliani (che la gente di paese ci aveva insegnato a chiamare viados), ogni notte si forzavano a cantare e ridere, nonostante il pubblico sgradevole e animale. Ricordo i pastori a riposare sotto l'ombra degli alberi che costeggiano a intermittenza il Canale Imperiale, parallelo alla carreggiata. Il porchettaro con il suo furgone, fermo davanti alla zona di lancio della Folgore ad attendere paziente, occhi al cielo, l'atterraggio della brigata di paracadutisti di turno, affamata dall'adrenalina del lancio.
Ma più di tutto, ricordo un giorno di cielo coperto in cui mi avventurai da solo con un vecchio Phantom Malaguti lungo un tragitto stretto e sassoso, lasciandomi alle spalle incubi e racconti dell'orrore, molta spazzatura, sportelli di frigorifero, lamiere corrose e bruciate, schermi sfondati di vecchi televisori. Allora non esisteva ancora True Detective (forse Pizzolatto neppure aveva ancora buttato giù la trama di Galveston), penso alla prima stagione, quella con Matthew McConaughey e Woody Harrelson, quell'immaginario, l'ambientazione, le suggestioni, sono la cosa più vicina oggi alla sensazione che allora mi lasciava il Padule fra stomaco e palato, con le ovvie debite differenze. C'era Lynch nel mio immaginario mentre attraversavo quelle strade e quei campi, se restiamo in tema di serie tv, ma Twin Peaks era un altro genere di fascinazione, un altro luogo interiore maledetto, più complesso e stratificato, che avrei compreso solo molti anni dopo.
Provai a capire dove portava quel sentiero, se la strada a un certo punto sarebbe finita, costringendomi a ritornare sui miei passi. Era autunno e già scorgevo a poche decine di metri davanti a me il pavimento lastricato d'acqua che segnava la fine del mio percorso.
Appena prima, circondato da un mausoleo di foglie e rami intricati (o almeno questo è il ricordo che mi porto dietro), spiccava un elemento che, per qualche ragione, cozzava con il paesaggio: una cosa come una vela sporca o un vecchio stendardo, ma solida, fatta per durare. Quando mi trovai davanti alla lapide, un cippo commemorativo privato in mezzo a un deserto di fango, canneti e prati umidi, provai il cortocircuito che danno certe storie impossibili da non raccontare.
La lapide era un segno, lasciato molti anni fa (credo ormai più di sessanta) a imperitura memoria da due genitori distrutti per la morte assurda del figlio che viveva con loro dentro a quel nulla (da qualche parte, sicuramente non troppo distante da quel “promemoria”) ed è rimasto ucciso (se non ricordo male) su una spiaggia della Versilia durante una gita scolastica o di piacere, dalla scarica istantanea e irreversibile di un fulmine.
Strano quello che mi solleticò la pancia, strano lo sguardo antico del ragazzo nel ritratto in bianco e nero fissato sulla pietra, il senso definitivo di pace intorno, il cielo che subito dopo cominciò a borbottare, la fretta di tornare a casa, di non trattenermi oltre.
Non ho mai dimenticato quel giorno, ma non sono più stato lì.
Un paio di settimane fa sono tornato al mio paese e prima di qualsiasi impegno, prima di vedere qualcuno, ho sentito il bisogno di camminare un po', respirare cose andate, persone che non ci sono più. È stato quasi automatico, una sorta di sonnambulismo consapevole, un'ipnosi semi-pianificata, ritrovare questo luogo dell'anima al contrario, il Lago di Bientina, il mio tenero abnorme giardino dell'incubo, e imboccare sentieri che nella migliore delle ipotesi non portano a niente e nella peggiore non portano a niente di buono. Perché qui proprio non puoi sentirti a tuo agio, eppure questo posto ti chiama.
La fotografia qua sopra mostra una strada che forse conduce a quella lapide, ammesso che sia il percorso giusto, ammesso che non sia stata distrutta o che ci sia ancora, ammesso e non concesso che sia effettivamente esistita.
Alessandro Pagni
Ascolto: Karate, There Are Ghosts
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veronica-nardi · 4 years
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High and Low The Movie + The Red Rain
Party time
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Di base, questi due film di High and Low (a quanto pare la serie più longeva di tutta l'Asia), mi sono piaciuti. Hanno certe difficoltà, le loro problematiche, ma mi sono piaciuti.
Innanzitutto una cosa: sono molto offesa che in The Movie il personaggio di Hyuga sia stato relegato in pochissime scene, quando la sua tamarraggine meritava di brillare in tutto il suo splendore.
@dilebe06 Questa gif è tutta per te:
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A parte questo, veniamo alle cose serie. Colui che brilla davvero è senza ombra di dubbio Kohaku, il "villain" di questo primo film.
Penso che sia uno dei personaggi più interessanti e scritti meglio di questa serie, e mi è davvero piaciuto il suo tragico percorso, pieno di rabbia e sensi di colpa. In questo l'ho trovato molto umano.
Lo scontro tra lui, Tsukumo, Cobra e Yamato è semplicemente straziante e mi è piaciuto un sacco, anche se ancora mi chiedo com'è possibile che nessuno di loro sia morto dopo essersi menati in quel modo.
La pecca che trovo in questa scena è la ripetizione delle stesse dinamiche usate tra Cobra, Yamato e Noboru nella prima stagione. Però devo anche dire che Kohaku non è mai stato un villain vero e proprio, era solo un uomo molto arrabbiato che aveva perso la strada, quindi capisco se alla fine non è rimasto nel lato oscuro.
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Comunque trovo BELLISSIMO il concetto di aver creato l'Unione del Sannoh per dare agli amici un posto in cui tornare tutte le volte che lo vorranno.
Non mi sarei mai aspettata tutta questa emotività e introspezione in High and Low: alla fine le botte sono solamente un ripiego e un intratteninento per raccontare le vicende di questi poveri disgraziati e tutti i valori in cui credono, come la famiglia e l'amicizia.
Ho ADORATO il mega rissone che occupa quasi metà del film. Mi ha pompato parecchio e me lo sono goduta come una bambina davanti alle caramelle.
Mi è piaciuto come i vari personaggi si aiutano e si parano il culo a vicenda, anche tra gruppi diversi, dimostrando ancora una volta il rispetto che scorre tra le varie bande, o forse hanno finalmente capito che per sconfiggere davvero i cattivi bisogna combattere insieme e aiutarsi a vicenda.
(Peccato che questo sia un film e non una serie quindi non posso usare questa scena come miglior scena d'azione nel quiz finale. @dilebe06 E ORA COME FACCIO??? 😭😭😭).
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Ma siccome nulla è perfetto, ho un paio di appunti da fare riguardo questa mega rissa: prima di tutto, la versione femminile asiatica di Leopardi, tizia di nome Sara, qualcuno può spiegarmi come sia possibile che per tutto il tempo non viene colpita nemmeno una volta??? Può essere brava a combattere quanto vuoi, ma questo è sicuramente assurdo. L'altra cosa che ho trovato ridicola è stata l'assenza di morti. Trovo davvero improbabile che dopo una rissa del genere nessuno ci abbia lasciato le penne.
Un'altra cosa che non mi è piaciuta del film, sono stati i villain. Li ho trovati abbastanza insulsi e privi di una psicologia profonda e interessante.
Riguardo The Red Rain invece, dunque, ho apprezzato tantissimo l'idea di partenza, ovvero dare spazio ai fratelli Amamiya creando una storia tutta per loro con tanto di background.
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Ovviamente si tratta di una storia tragica perché ormai High and Low sembra diventata un'opera scritta dalla penna di Shakespeare. Ma è una cosa che mi piace, perché io da questa serie mi sarei aspettata solo botte e inseguimenti.
"Indipendentemente da quello che dicono gli altri, noi tre siamo veri fratelli."
Non è la prima volta che High and Low affronta questo discorso, avevo già visto come Smoky e Lala si considerassero fratello e sorella benché non avessero lo stesso sangue, ed è un concetto davvero bello che mi piace un sacco.
Quella tra questi tre fratelli è l'ennesima bella bromance che vedo quest'anno (My Country sta mangiando la polvere): tre ragazzi cresciuti insieme come una famiglia al di là dei legami di sangue.
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Entrambi i film sono guidati dalla voglia di vendetta, ma laddove Kohaku vuole distruggere lo SWORD per poi colpire i veri cattivi (i piani geniali), qui Takeru si infiltra tra i cattivi per colpirli dall'interno (piano più intelligente ma suicida).
E quando alla fine Masaki e Hiroto fanno facilmente il culo a tutti i cattivi mettendoli tutti a tappeto senza alcuna difficoltà (Bud Spencer e Terence Hill levatevi), non ho potuto fare a meno di chiedermi perché non lo avessero fatto prima. È vero che non sapevano chi fossero i responsabili, ma quando ho visto questi due fare fuori tutti in due minuti contati dopo che il fratello si è fatto il mazzo tanto per mesi, mi è venuto un po' da ridere.
Riguardo alla mancata vendetta finale, ho sulle prime dato la colpa al buonismo, ma trovo molto buona la spiegazione di @dilebe06: secondo il modo di pensare giapponese essere sconfitti è un'umiliazione talmente grande che è peggio della morte. Una mentalità poetica e affascinante, e anche da puro medioevo.
In generale, Masaki e Hiroto sono una coppietta di fratelli niente male: menano bene (sono invincibili) e sanno anche essere divertenti.
I film sono piuttosto godibili e sono da vedere assolutamente dopo le prime due stagioni.
The Movie: 7.6
The Red Rain: 7.3
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app-teatrodipisa · 4 years
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IL LIBRO LIBeRO — Irene Bendinelli
Salpammo all'alba.
Eravamo uno sparuto gruppo di curiosi spiriti all'avventura, fermamente intenti a emulare le leggendarie imprese del multiforme eroe Ulisse. Il cielo sopra di noi conservava ancora il respiro lento delle ultime luci stellate della notte, mentre stralci dorati di un nuovo giorno si preparavano a indicarci la rotta.
Eravamo privilegiati spettatori di uno scenario mai visto prima: maestoso, bellissimo, come tante rose tee da poco sbocciate in una meraviglia di colori! Il nostro giardino fiorito era lievitato, sollevato da schiumose onde del Mare-Oceano-Mari.
Cavalcammo, come intrepidi indiani nelle vaste praterie americane, verso spazi aperti, immensi, nell'infinità delle acque salate. Nessuno ci avrebbe potuti fermare! Eravamo più forti di mille eroi della mitologia greca, più coraggiosi di tutti i soldati del mondo riuniti in battaglia e più liberi di centomila palloncini sospesi nell'aere.
Il vento a favore ci guidava come un caro padre che prende il figlio per mano e lo conduce verso i sentieri della sua vita futura. Sostenuti dalla forza di Eolo, ci sentivamo padroni dell'universo, dei mari, delle terre, dell'aria e della miriade di stelle lassù.
Continuava a navigare fiera e sicura la nostra imbarcazione in legno, con tre gonfie vele bianche issate: erano tre morbide nuvole di ovatta, calate sulla linea dell'orizzonte. Intanto gli spruzzi d'acqua e sale ci rinfrescavano, permettevano di farci sentire sui volti tutta la carica esplosiva dell'estate e sancivano l'unione tra noi marinai e le creature marine. Ci sentivamo anche noi come dei pesciolini.
– Esploratori seguaci di Nemo, sgargiante bandiera a strisce bianche e arancioni, all'arrembaggio! Il tesoro dell'isola è già nostro!
Niccolò era completamente assorto in quell'avvincente lettura, che non si era distratto neanche da suoni e suonetti provenienti dal telefono mobile. A capofitto tra quelle pagine sfogliate con vivo interesse, aveva la possibilità di diventare un ottimo marinaio a bordo del vascello Poseidone.
– Agli ordini, capitano! - rispose la ciurma al completo, mentre il Mare-Oceano-Mari riempiva l'anima.
La direzione era quella giusta, puntando ancora per diverse miglia a Nord. La freschezza di quell'acqua salata, sempre più chiara e limpida, ci rinfrescava anche i pensieri, che viaggiavano leggeri leggeri, sorretti da quelle tre gonfie vele bianche.
Da marinaio semplice avevo ancora tanto da imparare, ma la passione e la curiosità non mi mancavano certamente, così controllare la nave, svolgere la regolare manutenzione e talvolta provvedere alla distribuzione del cibo nella cambusa erano attività che non mi spaventavano minimamente. In tutto questo, non perdevo mai di vista il nostro saggio ed esperto capitano Hogart, pronto a guidarci nell'impresa e a risolvere qualsiasi genere di situazione: gli imprevisti, per lui, erano semplicemente nodi di velluto da sciogliere grazie a piccole mani dalle dita elastiche.
Niccolò interruppe la lettura e si osservò le mani. Anche le sue, come quelle descritte nel romanzo, erano mani piccole, con dita peraltro elastiche, proprio perché lui era ancora un bambino. Sarebbe voluto entrare in quella storia, Niccolò, far parte di quella ciurma, aiutare il capitano Hogart a sciogliere i nodi degli imprevisti e dimostrare agli altri marinai, a se stesso, ma soprattutto ad alcuni suoi compagni di classe che aveva coraggio da vendere, anche se a scuola appariva spesso introverso. Le sue, erano ancora mani misurate per impugnare le penne e le matite, morbide per proteggere un cucciolo di gatto e delicate per assemblare in mille diverse costruzioni i mattoncini Lego. Sarebbero diventate capaci, però, non troppo tardi, di ammainare le vele, manovrare il timone, sfidare la forza dei venti e utilizzare tutti gli attrezzi del mestiere marinaresco.
Il sole, intanto, si preparava a troneggiare nel centro della volta celeste. Splendido splendente si sarebbe fatto alto, una palla infuocata, luccicando ininterrottamente sulle creste lievi di quella meraviglia che era il Mare-Oceano-Mari. E l'acqua si sarebbe ancor di più riscaldata e la vita a bordo del vascello Poseidone si sarebbe illusa di stare pigramente in vacanza.
Uno stormo di gabbiani, saziato dall'abbondanza di pesci, decollò veloce dalla superficie azzurra screziata di bianco ai chiari riflessi sconfinati del cielo, diretto verso una mèta ben precisa, per vivere una nuova stagione in un'altra terra.
Un'isola accogliente stava aspettando anche i nostri marinai.
Si delineò di lato alla loro vista un curvilineo profilo di un timido scoglio, col capo di poco alzato e ricoperto da una rigogliosa vegetazione. Mentre la distanza dal veliero all'isola si riduceva, mentre si annullava la presenza di uomini e animali nei paraggi, ardeva il desiderio di approdarvi, la frenesia di corrervi a piedi nudi e di scoprirne il fatidico tesoro. Pirati e galeotti si erano sfidati, su altri mari e in altre epoche, per appropriarsi di gemme e monete in quantità; temerari cercatori d'oro si erano spinti per secoli oltre quelle acque, per nobilitare ogni volta di più le loro imprese; sognatori di altri tempi – e forse anche di questi – erano cresciuti con il sale della fantasia e la speranzosa convinzione di far rotta all'isola di Utopia.
Poche erano le carte nautiche che segnalavano la presenza di quell'isola, a differenza di molte che la ignoravano completamente, indicando al suo posto una qualsiasi corrente acquatica. Ma poiché il mistero si infittisce se un'antica pergamena polverosa viene scovata per caso in una rimessa, trovano invece il loro senso la curiosa esplorazione, l'audace avventura e l'entusiasmo della partenza.
Il capitano Hogart, da vero capitano, fu il primo a scendere dall'imbarcazione, per assicurarsi che su quella terra, emersa dai fondali marini, non si nascondessero insidie. Soltanto pappagalli dai grandi becchi gialli e dalle ampie piume variopinte, appesi sulle legnose fronde di contorte mangrovie, intonarono un acuto saluto di benvenuto.
“Ci siamo!” pensò Niccolò. “Vediamo ora cosa succede.”
I marinai, con la gioia che sarebbe esplosa nei loro petti se non fosse stata contenuta dalle divise a righe bianche e blu, seguirono fedelmente il loro capitano. Parevano una fila ordinata di formiche in processione, caute e silenziose, ma ancor più attente e curiose, alla ricerca di cibo, di briciole di pane. L'ultimo della ciurma, col viso florido e raggiante per la fierezza del compito assegnatogli, issò sulla sponda orientale della riva l'alta bandiera del Poseidone: un tridente grigio rivolto in su, sostenuto dalla possente mano destra del dio Nettuno, protettore di tutti i mari e della loro piccola compagnia.
– Ricordate il richiamo dell'eroe Ulisse ai suoi compagni di viaggio! Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza! – rimbombò così potentemente la voce di Hogart, da far volare via in un istante tutti i pappagalli che li avevano accolti.
“La conoscenza, la conoscenza!” pensai.
Da tre mesi della mia vita mi trovavo a bordo di una nave, che già consideravo come una seconda casa, io che da piccolo non volevo più uscire dalla vasca durante il bagnetto e che giocavo a ore sulle pozzanghere come fossero laghi da attraversare. Avevo imparato tanto finora: ogni uscita in mare aperto era una sfida con me stesso e con la natura, ogni gesto da compiere un esempio di solidarietà verso gli altri, ogni nubifragio una prova da superare per crescere, ogni porto raggiunto una sicurezza da custodire con affetto.
Mentre tali pensieri mi rimbalzavano nella mente, i miei piedi marciavano allineati a quelli degli altri marinai alla scoperta di quell'isola. L'aria era talmente intrisa di un silenzio paradisiaco, che si riuscivano a percepire i respiri affannati e i battiti accelerati dei nostri cuori.
Li avvertiva anche Niccolò quei respiri e quei battiti, che filtravano da quei luoghi fantastici alla cameretta reale del bambino, grazie alle pagine ingiallite di quel romanzo, appartenuto da generazioni alla sua famiglia.
L'isola, con una superficie grande quanto mille uomini in cerchio, odorava di essenze rare, di dolci profumi fruttati e di fresche fragranze floreali. Il lungo viaggio assolato sul Mare-Oceano-Mari trovava il suo meritato riposo all'ombra di nodose mangrovie, di maestose palme verdeggianti e di piante dai fiori tropicali mai visti prima, che infondevano pace e serenità.
Quell'isola era tutta per loro, per quei prodi marinai!
La costa orientale era contornata da un'innumerevole varietà di conchiglie, alghe, ricci e legnetti, adagiati su basse dune sabbiose, mentre la zona a Ovest era battuta da forti venti impetuosi, che si infrangevano su dure e ripide falesie, come se due stagioni naturali si contendessero il controllo di quella dispersa roccaforte.
Nel mezzo stavano loro, i coraggiosi marinai, in equilibrio tra estate e inverno, tra caldo e freddo, nel protetto spazio centrale dove terra, roccia, fiori e frutti convivevano in armonia. Non c'erano tracce di tesori, di bauli, di gemme e di ori, ai quali la ciurma non pensava già più, felice com'era di starsene lì tranquilla e beata. Nel cuore di quell'isola svanivano i rancori e le paure, le ansie e i  problemi, sostituiti dalla calma quiete delle anime, dalle perfette solitudini ritrovate e dall' intramontabile desiderio di libertà mai sopito. Altre isole avrebbero raggiunto, altre avventure avrebbero vissuto, altre storie avrebbero raccontato, ma quella era l'isola alla quale non avrebbero più rinunciato, l'isola del Poseidone, dove ognuno si sentiva libero. Come vento libero.
Niccolò sentì entrare, dalla finestra aperta della camera, un soffio d'aria fresca. Era l'imbrunire di una sera alla fine di aprile, era la briosa brezza di quell'isola, sostenuta e tramandata dall'eco esplosivo della letteratura che aveva trasformato le pagine del libro in onde di libertà, amata libertà.
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emmalynthewriter · 4 years
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Dalle immagini alle parole #1
Per mesi non ho pubblicato nulla su questo blog, che ora rischiava di cadere in disuso come il primo, che fra l’altro ho eliminato, ma non voglio che questo faccia la stessa fine, perciò mi sono inventata questa rubrica, con il titolo che leggete sopra. Ogni volta che potrò, sceglierò un’immagine dal web, e partendo da quella, scriverò una piccola storia. A voi la prima, e con essa, l’ardua sentenza.
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                                                Dalla selva al cuore
Le piogge estive erano sempre difficili da prevedere, e i due fratelli Nugget e Noodles non potevano che confermarlo. Ormai erano passati tre giorni, e anche in quella stagione non vedevano altro che gocce di fredda, freddissima acqua cadere da un cielo pieno di nuvole grigie e pesanti. Del tutto inconsueto per quel periodo solitamente caldo, ma ormai quasi non importava. Lento, il tempo scorreva senza sosta, e zampettando fra l'erba e le foglie nella foresta, non riuscivano a calmarsi. Silenziosi, non si lamentavano, nè si rivolgevano la parola, ma fra un passo e l'altro, pensavano. Com'era successo? Perchè? E soprattutto, come avevano potuto? Non lo sapevano, forse non l'avrebbero davvero mai capito, ma nonostante tutto, almeno uno di loro non riusciva a smettere di pensarci. Nervoso, Nugget non accennava a smettere di muoversi, e facendo saettare lo sguardo in tutte le direzioni, si guardava costantemente intorno, preoccupato. Fra un passo e l'altro, annusava alternativamente l'aria e il terreno, ma per pura sfortuna, non riuscì a trovare nè sentire nulla. Non le impronte del suo passato, non quelle delle sue zampe, nè il caratteristico profumo di Melody, la sua vecchia padroncina. Piccola e tenera, aveva circa nove anni, e solo poco tempo prima, aveva commesso uno stupidissimo errore, che agli occhi del piccolo roditore appariva come un tradimento. Non era passato molto tempo, e lo ricordava ancora. Insieme, lui e sua sorella stavano giocando ognuno nella propria gabbietta, al sicuro sulla scrivania nela cameretta della bambina, e all'improvviso, l'avevano sentita entrare. Felici, le si erano avvicinati per salutarla, e squittendo dolcemente, non avevano fatto altro che chiedere attenzioni. Fra i due, Nugget era quello che in genere insisteva di più, arrivando a volte a lottare con la sorella per le attenzioni della bambina, anche se giocosamente e senza mai il vero desiderio di farle male. Sorridendo ogni volta, la piccola Melody lo accontentava, e aprendo la gabbia, lo teneva letteralmente in mano, accarezzandolo lentamente. Affatto gelosa, la sorella gli concedeva quei piccoli momenti di gloria, sicura che la padroncina non l'avrebbe certo dimenticata. Era strano, e ingenua com'era, la cricetina tendeva a non pensarci, o almeno a provare, ma nonostante tutto quella parola, anzi, quel verbo, continuava a riverberarle nella mente. Poco più piccola del fratello, sembrava divertirsi, ma pur non confessandolo ad alta voce, anche lei pensava al passato, al prima, a quello che accadeva a casa con la loro bambina. Lenta, arrancava dietro al fratello, e con lo sguardo fisso in avanti, non osava chiudere gli occhietti scuri. Era strano a dirsi, forse perfino esagerato, ma l'unico spazio verde che lei e il fratello avessero mai visitato era il giardino della casa di Melody, non certo quella dannata foresta, e per quanto ne sapeva, chiudere gli occhi o distrarsi, anche per un solo secondo, avrebbe potuto significare guai. Non sapeva di che genere, ovvio, ma non voleva nemmeno pensarci. Tutt'altro che tranquilla, si affrettò per raggiungere il fratello, e senza volerlo, gli sfiorò una zampa. Lo conosceva, gli voleva bene, e doveva ammettere che vederlo in quel modo, preda dei nervi e della rabbia, spezzava il suo giovane cuoricino. "Nugget, dai, torneremo a casa, ne sono sicura." Provò a dirgli, restando positiva nonostante la situazione. Più giovane del fratello anche se solo di pochi minuti, poteva apparire ingenua, e consapevole, lei stessa non tardava a negarla, ma forse era proprio quel tratto di personalità a non farle perdere la speranza. "Taci, Noodles, sei troppo piccola per capirlo." Sbottò lui in risposta, più teso di prima. "Nugget! Come ti permetti!" replicò lei, ferita. Alle sue parole seguì un silenzio tale da renderli sordi, e senza dire altro, lei decise di allontanarsi. Non aveva fatto niente, tentava solo di conservare l'ottimismo senza farsi accecare dalle emozioni negative, ma nonostante questo, ecco che la realtà le si ritorceva contro, colpendola in pieno e ricordandole che la sua positività, seppur ammirevole e alle volte perfino contagiosa non aveva lo stesso effetto su chiunque le stesse intorno, e che forse era davvero troppo piccola per capire. Triste, zampettò verso una quercia nella speranza di trovare riparo dalla pioggia sotto la sua chioma, e quando si rese conto di avere le zampine dolenti e il pelo fradicio, fece del suo meglio per arrampicarsi, infilandosi a fatica nella cavità di quel tronco, forse scavata da uno scoiattolo o da qualche altro animale. Rimasta sola, pianse tutte le sue lacrime, lontana dall'unico suo simile che fino ad allora avesse avuto accanto, e non le costava ammetterlo, che davvero la capisse. Fu quindi questione di attimi, e a sua volta solo sotto la pioggia battente, Nugget capì. Che stava facendo? Era quello il modo di trattare la sua sorellina? Erano diversi, e lui era più grande, ma questo non gli dava il diritto di comportarsi a quel modo. "Noodles?" chiamò, sinceramente dispiaciuto. In attesa di una risposta, si avvicinò all'albero che aveva scalato, e muto come un pesce, la seguì nei suoi passi. "Noodles, mi dispiace. Avevi ragione, possiamo davvero tornare a casa. Andremo da Melody, proprio come volevi, va bene?" tentò, impegnandosi in quella scalata e alzando la voce per farsi sentire. Scivolando nel silenzio, non attese che di sentire la voce della sorella, ma da parte sua, nessuna risposta. "Noodles?" provò ancora il povero criceto, preoccupato come mai prima d'allora. Parlando con sè stesso, si maledisse più volte per la sua innata mancanza di tatto e autocontrollo, e tremante per il freddo, sentì un brivido corrergli lungo tutta la schiena. Spaventato, non seppe cosa pensare, e voltandosi per un solo attimo, si convinse che la colpa era stata del vento. Poco dopo, oltre il lugubre sibilo di quest'ultimo, una voce.  "Non devi parlarmi. Era la sorella, che rintanata in un angolo di quella cavità, ora si rifiutava di guardarlo. "Ho dettto che mi dispiace, davvero." Insistette lui, serio e sincero sia con lei che con sè stesso. Aveva ragione, era stata ferita, e ora gli toccava scusarsi, ma dentro di sè, nel suo piccolo, piccolissimo cuore, anche Nugget conosceva la verità. Il passato ormai andato gli aveva lasciato ferite ancora aperte, e in preda al dolore aveva deciso di sfogarsi su di lei, ma se quello era un errore, starle vicino non lo era affatto, e anzi, era la cosa giusta. Mosso a compassione, le sorrise appena, e zampettando fino ad arrivarle accanto, le strinse piano una zampina. "Hai freddo?" le chiese, notando che tremava. "E che t'importa?" rispose subito lei, acida. "Avremo anche litigato, ma sarai sempre la mia sorellina. Ti voglio bene, e te ne vorrò per sempre, mi credi?" replicò lui, allargando quel sorriso e terminando quel discorso con una domanda, che solo per un attimo, lo distrasse da una lacrima sfuggita ai suoi occhi e prossima a rotolargli sul muso. "Ti credo, fratellone." In tre parole, l'unica risposta che la piccola riuscì a dare, e attimi dopo, solo la quiete. Stanchi e infreddoliti, i fratellini si addormentarono l'uno accanto all'altra senza smettere di stringersi la zampa, e ore dopo, al mattino, una buona stella decise di sorridere ad entrambi. Sempre attento e preoccupato per la sorella, Nugget fu il primo a svegliarsi, e strofinandosi gli occhietti ancora cisposi, non vide altro che un'immagine distorta, e poi, seppur colto dall'insicurezza, sorrise. Non riusciva a crederci, ma davanti a lui c'era un'altra bambina, un'altra piccola umana sorridente, dall'animo buono e gentile. Non la conosceva, non poteva dirlo con certezza, ma nonostante tutto, e forse anche grazie all'idea degli umani che i ricordi della sua Melody e le parole della sorellina gli avevano regalato, decise di fidarsi. "Ciao, piccini. Voi che ci fate qui?" chiese la bambina, sorridendo debolmente e muovendo una manina come per salutarli. Sorpreso, Nugget non seppe cosa dire, e indietreggiando, sfiorò con una zampa la sorella, scuotendola leggermente. Ridestandosi dal torpore in cui era caduta, anche Noodles scoprì la piccola umana, e incuriosita, si avvicinò per annusarla. "Sei Melody?" chiese, squittendo più volte. Divertita, la bambina non capì, ma in compenso ridacchiò e le accarezzò la testa, e parlandole con il solo uso dello sguardo, il fratello la incoraggiò a farsi avanti. "Avevi ragione. Andremo davvero a casa." Le fece capire, finalmente fiducioso. Annuendo, Noodles mosse qualche passo verso la piccola umana, e in un attimo, si ritrovò a vedere il mondo da un'altra prospettiva. Aiutata da un altro umano molto più grande, l'aveva sollevata, e Noodles riuscì a capirlo solo quando al duro legno si sostituirono due morbide mani. Cauta, fece attenzione a non farle del male con le unghiette, e squittendo ancora, spostò lo sguardo verso il fratello rimasto indietro. "Che sbadata, papà, guarda. Ce n'è un altro. Posso prendere anche lui?" chiese la bimba al padre, speranzosa. "Certo, tesoro, ma solo loro, intesi?" concesse il padre, regalando alla figlia un sorriso lieve ma sincero. "Va bene, solo loro." Gli fece eco la bambina, per poi ricambiare quel sorriso e camminargli accanto. Fra un passo della piccola e l'altro, i due fratellini si strinsero l'uno all'altra, e per tutta la durata di un viaggio verso il verde ignoto di un nuovo giardino, non smisero mai di sorridere, sicuri di essere passati dalla selva al cuore di una bimba.  
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useless-rambling · 2 years
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il tuo favorite anon è tornato! /joking
tra parentesi, quando metto una sbarra e una parola dopo tipo joking, serious etc sto usando un tone indicator, non so se sai cos'è.
un'altra cosa che mi ha fatto incazzare un sacco è stato come il bigottismo dei personaggi non è mai evidenziato e corretto.
tipo il primo esempio che mi viene in mente è Matteo che
1 ha detto che "essere finocchi non è normale" e a parte un breve intervento di Dante che non era neanche un rimprovero, nessuno gli dice nulla
2 si è dichiarato d'accordo con la filosofia di Rousseau proprio perché misogino
3 ha dato la colpa a Monica per il Revenge porn???!!!! e le ragazze si sono "indignate" ma è finita lì e tutta la classe ha continuato a essergli amica
se non altro ottima rappresentazione del maschio bianco etero cis italiano, proprio accuratissima/serious
poi c'è Chicca che ha detto a Luna di dimagrire ( "ma quando dimagrisci se ti mangi tutti sti panini" o una roba del genere)e okay, sono amiche e magari non l'ha fatto con cattive intenzioni, ma Luna ci sta male e questa cosa è accentuata dal fatto che il ragazzo che le piace, Matteo, scopa proprio con Chicca.
parlando sempre di Chicca, è la stessa che se ne è uscita con "ma che amica sei se non ci hai detto che Simone è gay" e né Laura né Monica né Luna dicono nulla.. certo Chicca perché la gente ti deve assolutamente dire una cosa privata come la propria sessualità, sisi. / sarcasm
poi c'è Monica invece che fa bodyshaming su De Angelis e Angelo e Laura che la "rimprovera" ridendo però, stile ragazza etero che rimprovera il suo ragazzo omofobo mentre ride alle sue battute..
e Luna non difende mai Angelo, anzi invece di dire alle sue amiche di smetterla quando confessa di avere una cotta per lui non è tipo "è il mio ragazzo e siete state stronze con lui e dovreste smetterla" ma tipo "lo so che è grasso e brutto e orripilante, però nonostante tutto mi sono innamorata di lui🥺🥺"
la Rai che inserisce un personaggio grasso come love interest solamente per avere altri personaggi magri che lo prendono in giro e non vengono mai corretti e praticamente avere quelle subdole insinuazioni tipo "si è grasso e dunque orripilante ma anche le persone grasse meritano un po' di amore poverine". che ridere onestamente, come se le persone grasse non potessero mai essere desiderabili ma solo oggetto di scherno e/o pietà.
una persona grassa ha anche detto che è seccante che l'unica ragazza meno magra delle altre ovvero Luna, sia stata messa con un ragazzo grasso.
Ho già parlato dell'outing ma sinceramente sono incazzata, sono più gli outing che i coming out per quanto riguarda Simone.
lui l'ha detto solo a Laura, sua madre, Pin e Manuel (diciamo) eppure lo sanno anche Anita, sua nonna, Chicca, Monica, Luna e Dante.
e lui non sa nulla di tutto questo, la narrativa incoraggia questa cosa. spero nella prossima stagione Simone lo scoprirà e farà un cazziatone a suo padre e/o Laura perché non è giusto che la passino liscia.
e gli etero cis che giustificano Laura perché non l'ha fatto apposta sono insopportabili sinceramente. non importa, sempre outing è, non riescono a capire quanto una cosa del genere sia devastante.
e questo non piacerà a molti, ma anche Manuel cazzo?? che fa quella battutina tipo "voi donne" ad Alice mentre ci prova con lei per la prima volta e dice "non ho né casa né donna" dopo che Chicca giustamente non vuole stare con lui dopo che lui l'ha tradita la fottuta sera del suo compleanno.. io odio Matteo, ma Chicca ha fatto bene ad andare avanti e il fatto che Manuel la vede come sua proprietà da sfruttare quando vuole mi fa incazzare.
se nella prossima stagione qualcuno non fa un callout a Matteo e Manuel per la loro omofobia e misoginia (ma anche a tutti i personaggi in generale) e non abbiamo più background su personaggi come Luna e Monica sparo fiamme.
e si, sono livida per la storia del cambiamento di stile di Monica e ogni volta che la vedo con una felpa ho voglia di strapparmi i capelli.
Ehi anon, eccomi di ritorno da un (breve) periodo di latitanza lontano dai social!
La questione Luna + dimagrire è stata inserita del tutto ad minchiam canis. Tra l'altro l'attrice che la interpreta è magrissima quindi quale fine avevano intenzione di raggiungere con quella battuta fine a sé stessa???? Un po' come la storyline di 1.2 secondi sulla gravidanza che ha avuto come unico scopo quello di fare outing a Simone che - a meno che non abbiano tagliato delle scene successive ad esso - è del tutto buttato lì a caso like???? A che pro?
Per quanto riguarda gli altri punti (validissimi) che hai espresso, si spiegano con la palese disinformazione di chi si è occupato di sceneggiatura ecc. Cioè, queste sono le stesse persone che parlano di amicizia tra un etero e un gay/ del bullo che intima alla vittima di lasciarsi tutto alle spalle/ del cellulare infilato nel bicchiere di aranciata come punizione al revenge porn come qualcosa di pioneristico e all'avanguardia in Anno Domini 2021 lol
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Tulipani di seta nera: annunciati i 16 documentari in concorso
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Annunciati i 16 documentari in concorso della sezione dedicata al cinema del reale diretta da Mimmo Calopresti nell’ambito della XIV edizione del Festival Internazionale Film Corto Tulipani di Seta Nera. Le altre due sezioni sono dedicate a Cortometraggi e a #SocialClip rispettivamente seguite da Paola Tassone e Grazia Di Michele. I documentari selezionati concorreranno al Premio Sorriso Anac scelto dal pubblico e saranno visibili sul sito https://anackino.it/tsn-2021-sorriso-anac/ dal 30 aprile fino al 31 maggio.  La premiazione avverrà durante l’edizione 2021 del festival che si svolgerà dal 3 al 6 giugno a Roma al Cinema Giulio Cesare. Il Festival ha l’obiettivo di promuovere il lavoro di giovani autori che attraverso le immagini declinino la diversità nelle sue numerose accezioni, valorizzandone i molteplici aspetti, affinché siano spunto di riflessione per un sempre proficuo dibattito volto al sociale. Essere il festival della transizione ecologica e sociale è la mission dell’edizione 2021 che vuole dar voce attraverso i propri autori alla fragilità delle persone e dei luoghi nello spirito del Next Generation EU. Far leva sulle nuove generazioni e creare una comunità sensibile e attenta all’integrazione, che impari a sostenere i più deboli e a rispettare l'ambiente è l’obiettivo di questa peculiare edizione del festival. Alla conferenza trasmessa in streaming dalla sede ANAC con Mimmo Calopresti hanno preso parte il direttore di RAI Documentari Duilio Giammaria, il presidente ANAC Francesco Ranieri Martinotti, insieme a Paola Tassone e Diego Righini rispettivamente direttore artistico e presidente del Festival. Hanno partecipato anche Amir Zuccalà Responsabile Progetti ENS e Fabio Sebastiani giornalista e conduttore di Radio ANMIL. Come ha dichiarato Mimmo Calopresti: “Un vero e proprio festival internazionale del documentario con sedici opere in concorso provenienti da tutto il mondo. Per questa edizione del festival la grande novità della collaborazione con la piattaforma Anackino consentirà a queste opere di essere viste da un ampio pubblico e competere per il ‘Premio Sorriso Anac’ deciso proprio dal pubblico. Una kermesse online che farà il punto sulla situazione dei documentari come opera cinematografica, dopo un anno di lockdown e pandemia”. “Il documentario sta vivendo oggi una vera e propria golden age, come dimostrano gli ingenti investimenti delle grandi piattaforme internazionali e lo spazio sempre maggiore dedicato a questo genere dai broadcaster in tutta Europa”, ha dichiarato Duilio Giammaria, Direttore di RAI Documentari. “La chiave di questo crescente successo è semplice: il documentario riesce a portare il mondo a casa dello spettatore e a stimolare la riflessione e il dibattito, offrendo una nuova chiave interpretativa e andando incontro al desiderio di conoscenza che si sta diffondendo sempre più anche in Italia. Attraverso il documentario, infatti, rivivono personaggi, eventi, fatti di cronaca, i momenti epocali della storia del nostro Paese così come i principali avvenimenti internazionali, con un linguaggio nuovo capace di appassionare e far discutere fasce sempre più ampie di telespettatori”. Per Paola Tassone “Il Festival Tulipani di Seta Nera nasce per sensibilizzare lo spettatore sui temi sociali e da quest'anno mette al centro anche la transizione ecologica. Con la sezione Documentari desideriamo avvicinare i giovani a questi temi e attraverso il cinema del reale darne vetrina per supportarne la filiera e i giovani talenti. Mettere in piedi un festival in tutti i suoi aspetti” - spiega – “è un'operazione oggigiorno più che mai complicata, ma la ripartenza del paese deve e sottolineo deve iniziare dalla cultura e, in particolare, dal cinema. Noi andiamo avanti con tenacia e dal 3 al 6 giugno prende il via la kermesse con tante straordinarie novità”. Per Diego Righini: “La sezione documentari del nostro Festival non spinge solo le coscienze a ragionare, ma ci pone davanti ai temi reali della discriminazione e dell'inquinamento ai quali le istituzioni non hanno ancora posto soluzione, questa è l'analisi del Paese per il Next Generation EU sul quale è impegnato il Governo Draghi in questi giorni”. Francesco Ranieri Martinotti ha concluso dicendo che: "La collaborazione tra l'Associazione Nazionale Autori Cinematografici e i Tulipani di Seta Nera è stato un fatto quasi naturale. L'ANAC nel suo DNA ha sempre avuto la missione di difendere e rafforzare il cinema indipendente, più fragile dal punto di vista commerciale, ma forte per quanto riguarda i contenuti, i linguaggi e l'innovazione. La stessa missione che vede il Festival Tulipani di Seta Nera in prima linea da anni nella promozione del cinema che affronta i temi della fragilità e si impegna ad abbattere le barriere della diseguaglianza." 16 i documentari in concorso scelti fra 50 arrivati da tutto il mondo a testimoniare l’importanza crescente di un festival che non volge lo sguardo solo all’Italia ma anche al resto del mondo. Tra i tanti paesi da cui sono arrivati documentari troviamo anche Francia, Spagna, Svizzera, Argentina, Sri Lanka, Libano, Marocco, Kenya e Usa. Tra i temi affrontati nei lavori in concorso: le disuguaglianze sociali e la solidarietà, l’ambiente, la cultura della memoria, il razzismo, l’immigrazione, l’omofobia, la povertà, gli stereotipi di genere e la disabilità. Questi i titoli che concorrono per il Premio Sorriso Anac scelto dal pubblico: Briganti di Bruno e Fabrizio Urso. L’abbandono, spesso colpevole, da parte delle istituzioni e il degrado che accoglie e ospita delinquenza e criminalità, hanno fatto di Librino, un quartiere alla periferia di Catania, un non-luogo con caratteristiche simili alle periferie di molte città europee. Librino è una sorta di quartiere satellite, un buco nero che rischia di risucchiare i suoi abitanti. Con molte difficoltà i Briganti aiutano i ragazzi del quartiere a trovare la loro strada sfuggendo al destino della delinquenza. Chjanu Chjanu di Aldo Albanese e Martina Raschillà. Armando, artigiano dei "panari", cesti realizzati con materiali naturali, è un ecologista inconsapevole. Con la moglie Caterina, ricamatrice e donna d'altri tempi, vive in un piccolo paese dell'entroterra calabrese. Le loro testimonianze sono una finestra su un passato in cui l'uomo ha vissuto in armonia con la natura. Al centro del documentario una critica sociale, culturale ed economica all'attuale sistema consumistico. Deshdentau - L'ultimo Tabarkino di Andrea Belcastro. Paolo ha novantun anni e vive a Carloforte in Sardegna. Nel raccontare la sua vita al nipote lo fa come se portasse con se l’esistenza del mondo. Eppure, Carloforte è la sua unica realtà, la sua isola: là dove tutto è cominciato e dove tutto finirà. Sulla sua pelle, come lungo le dure coste dell’isola, il vento e il mare scavano solchi che divengono indelebili ricordi: la pesca nelle tonnare, la guerra, la fame, un amore levatogli tragicamente. Lì Paolo attende di lasciare per sempre la sua isola. Fighting Souls di Stratos Cotugno. Il 25 maggio 2020 a Minneapolis, George Perry Floyd Jr. è brutalmente assassinato da un agente di polizia. La sua morte sancisce l'ennesimo atto di disuguaglianza nei confronti della comunità afroamericana. Da Londra a Los Angeles, nel bel mezzo della pandemia, migliaia di persone scendono in strada per unirsi al coro di “Black Lives Matter”. Eco di una lotta più viva che mai. Harrag di Smail Beldjelalia. Dopo molti fallimenti, Mohamed, un giovane trentenne algerino, perde la fiducia nel suo Paese e decide di attraversare il Mediterraneo per iniziare a vivere da immigrato irregolare in Francia. Hasta Ahora Y Siempre di Carmen Baffi. Al centro del documentario una serie di interviste inedite per non dimenticare e tenere viva la memoria sui fatti della dittatura argentina degli anni Settanta e Ottanta. Il racconto di persone che hanno vissuto sulla propria pelle quegli anni di terrore. Il Direttore di Maurizio Orlandi racconta la storia di Albo Orlandi nato a Gavorrano, nella Maremma toscana, dove faceva il Segretario del direttore nelle miniere di pirite della Montecatini poi Montedison. Nel 1969, venne trasferito alla Farmitalia di Settimo Torinese, come Direttore del personale. Erano gli anni delle aspre lotte politiche e sociali che sfociarono in seguito nella stagione del Terrorismo e delle Brigate Rosse. Persona rigida, intransigente e coerente con il ruolo di Direttore, gestiva i rapporti con il Consiglio di fabbrica, nelle dure vertenze sindacali, e decideva licenziamenti e cassa integrazione. Poi nel 1978 all’improvviso, le dimissioni. Nella sua vita, però, c’era anche un'altra storia. Albo Orlandi era stato un antifascista, partigiano combattente nella Resistenza a Firenze. Il Direttore è la storia di un personaggio e di un'epoca storica. Ma, è anche il racconto di un figlio che parte dal bisogno di ricucire una cesura, quel pezzo mancante nella storia di suo padre e della sua famiglia. Libertà di Savino Carbone. Bari 2019. Cosa significa essere liberi? Due migranti omosessuali riflettono sulla loro condizione di richiedenti asilo in Italia, dopo aver lasciato il Senegal e la Nigeria per sfuggire alle persecuzioni contro la comunità LGBT. Nei due paesi, infatti, l’omosessualità è un reato punito con il carcere e, dove vige la Shari’a, la lapidazione. Mentre i due vivono in una sorta di limbo permamente, in Italia si avvertono gli effetti delle dure politiche migratorie e gli effetti dei decreti sicurezza. Niños Maya  di Veronica Succi. Lo stile di vita dei bambini Maya in Guatemala, la loro condizione, il lavoro sin dai 4 anni di età, l’incesto, la povertà e le disabilità fisiche. Ma allo stesso tempo la meravigliosa cultura in cui crescono: la cultura Maya. Ricca di valori e spiritualità e di un diverso senso della vita. Niños Maya è uno sguardo materno e necessario che osserva la realtà dei bambini Maya per migliorare le condizioni dell’infanzia nel mondo. Re - Vita Tra Le Note di Lucio Zannella e Michele Morsello Angileri è un documentario che racconta le storie di vita reali di 8 artisti con 8 stili diversi ma con una sola passione comune: "la musica". Al centro il tema del pregiudizio sulla figura degli artisti di strada e in particolare verso i musicisti. Serendip di Marco Napoli. Dopo mesi passati a raccogliere le risorse necessarie, Andrea parte per lo Sri Lanka, dove raggiunge Antonio, già impegnato sul posto nell'organizzazione della consegna del materiale scolastico ai bambini di Ambewela. Superate con successo le fasi iniziali, i ragazzi di Take Me Back entrano in contatto con voci, volti ed idee fino a farsi testimoni di storie e spettatori di un luogo lontano, che urla diversità, cambiamento e possibilità. Quello che i due amici non potevano prevedere, era quanto il viaggio stesso sarebbe diventato il loro cammino, permettendogli di riportare a casa molto più della sensazione di aver fatto qualcosa di grande. Sisterhood di Domiziana De Fulvio racconta la storia di tre squadre di basket femminile che giocano nei campi di strada a Beirut (Campo di Shatila), a Roma e a New York. Racconti in soggettiva e riprese dei corpi in gioco mostrano come le protagoniste, con o senza il velo, nere o bianche, di quindici o quaranta anni, mettono quotidianamente in campo un’accesa e vitale sfida a stereotipi e discriminazioni di genere e sociali, riprendendosi lo sport Solidarity Crime. The Borders Of Democracy di Nicolas Braguinsky Cascini e Juan P. Aris Escarcena racconta la storia di persone che sono state criminalizzate per essere state solidali con i migranti. Inizialmente sono stati criminalizzati i migranti, poi chi si è mostrato solidale con loro. Chi sarà il prossimo? La democrazia è in pericolo, non resteremo indifferenti. Thunder's Five Milano di Jacopo Benini racconta la storia della squadra di baseball per non vedenti (BXC) più titolata d’Italia. Nata da un’idea del GSD Non Vedenti Milano ONLUS nel 1999, sotto la guida di ex-atleti di serie A del Milano Baseball 1946, nel giro di poco si afferma come punto di riferimento per il movimento AIBXC (Associazione Italiana Baseball per non vedenti). Attraverso le testimonianze dei diretti protagonisti, ripercorriamo vittorie, aneddoti e momenti salienti della carriera sportiva degli ultimi vent’anni. Scopriamo il segreto del successo dei Thunder’s: enorme senso di appartenenza fondata sull’amicizia, impegno e divertimento. Under The Water di Davide Lupinetti, attraverso gli occhi di Barack, il documentario racconta una giornata a Korogocho, uno dei bassifondi più grandi e più poveri di Nairobi in Kenya ma anche uno degli slum più poveri del Terzo Mondo. "Under the Water" descrive la storia di tre bambini che vivono a Korogocho. Vuoto A Perdere di Alfio D'Agata. In un luogo inaspettato e insolito il nostro occhio cinematografico si è fermato per raccontare la storia di una comunità di trans... Pachino, una delle tre punte della Sicilia diventa il set naturale per raccontare incredibili storie di vita vissuta, ben oltre ogni pregiudizio, immaginazione e idea comune. "Vuoto a perdere" è il senso del vivere, quasi filosofico, che i nostri protagonisti, ognuno a modo loro, ci trasmette.Il Festival Tulipani di Seta Nera, in linea con la maggior parte dei festival nazionali e internazionali, migrati per necessità su piattaforma digitale, ha previsto un prezzo simbolico di 5 euro per l’accredito che consentirà la visione simultanea dell’intera selezione dei film che darà la possibilità di esprimere il proprio voto per l’assegnazione del Premo Sorriso Anac.Con il supporto di: Ministero della Cultura, Regione Lazio e Enit. Infine Partners istituzionali del Festival - i Ministeri dell'Istruzione, della Transizione Ecologica, delle Disabilità, Rai Cinema, Rai per il Sociale, ANAC, ASVIS, ENS, INAIL, ENIT, ANMIL, Roma Lazio Film Commission e Fondazione UNIVERDE. Sponsor tecnici: Anackino, Gruppo Diddi, Antica Norcineria Lattanzi Franco, CONFIPE, Autonoleggio Sferrazza luxury minivan & minibus. Read the full article
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Salve. Scrivo qui perché vorrei rimanere anonima in ogni caso, ma se la faccenda si fa lunga (da scrivere) e ostica (da ricevere) allora tenterò per una fanmail. Il fatto è che ho bisogno di un parere estraneo e coscienzioso al tempo stesso, che non giudichi la situazione in sé e mi possa aiutare. Non so quanto tu ne sappia o voglia sapere sui sessuomani, ma si dà il caso che il mio ragazzo lo sia. E fin qui niente di anormale per me, sono parecchio sessualmente attiva pure io e questa sua cosa>
non mi ha mai dato problemi. Fino a poche settimane fa. Perché lui ha deciso di smettere di masturbarsi. Perché lo faceva troppo, a sua detta, veramente troppo. Quando era a casa da solo anche per cinque o sei ore di fila, appena poteva, non tanto per la conclusione per l'atto in sé (quindi tardava di proposito l'orgasmo). Che abbia deciso di limitarsi penso sia un gesto responsabile e lodevole nella sua situazione, ma non credo gli faccia bene.Ora è perennemente su di giri (per non usare altri>termini), pensa a quello in continuazione, ne fa voce sempre (almeno con me), ce l'ho sempre addosso (in maniera positiva) e quando scopiamo (ora ho usato "gli altri termini") non è mai soddisfatto, non gli si abbassa neanche l'erezione e ricomincerebbe da capo. Dice di essere migliorato, che prima dopo il rapporto andava a masturbarsi per poi chiedere un altro rapporto, ma secondo me la totale assenza di masturbazione non lo rende per niente quieto. A parte il fatto che con lui ora non si può>dire fare baciare mettersi proporre nulla che pensa subito a quello e parte in quarta. E' come non averlo in casa, è su un altro pianeta. A volte si offende o si arrabbia se lo rifiuto (e fidati che lo rifiuto solo quando non è il momento/il suo costante pensarci mi nausea a tal punto da non averne voglia). E poi è molto agitato, come un cane in gabbia; dice che è anche la stagione, gli ormoni, che per stare tranquillo dovrebbe fare qualcosa ogni dodici ore. Solo che io magari sono stanca, o mi>sento brutta, o devo fare cose, o vorrei parlare seriamente con lui di un impegno (non siamo ancora riusciti ad organizzarci le vacanze, pensa un po'!), o ho il ciclo ("l'abbiamo già fatto col ciclo, perché stavolta no?" come se lo avessi castrato a sangue "perché forse è noiosa tutta la tiritera per non sporcare tutta casa e non sono rilassata?!"). Lui in compenso anche se è stanco morto tenta sempre il colpaccio, quando prima magari crollava, gli bastavano due coccole, era attratto da un film>/videogioco. E mi ha confessato che l'aver smesso di masturbarsi ha reso lo scopare molto più bello e intenso, lo prende come una sorta di preparazione, "richiamo di forze ed energie" per rendere la cosa ancora più superlativa (mi viene quasi da dire che ora la sua "masturbazione sono io", solo che non posso esserci con la stessa frequenza che era solito avere lui). E mi domando: non è che questa "sensazione bellissimissima" che lui brama pazientemente non sia un'altra forma di dipendenza>(sessuale ovviamente)? Perché ti assicuro che non sta bene, da quando ha deciso di smettere, e lo sa benissimo anche lui, eppure non capisco come possa continuare a non farlo, visto e considerato anche il fatto che il suo essere voglioso spesso e volentieri è molto fastidioso per me (e lui sa anche questo). Quindi non sarebbe neanche sano provare la via della "disintossicazione da masturbazione" perché a quanto pare ne sbuca fuori un'altra. Insomma, come comportarmi? Io non posso proprio>fisicamente soddisfarlo due volte al giorno, e non credo neanche questo possa bastargli a questo punto, ed avendo tutto il week end a disposizione perché io lavoro sarebbe anche stupido proporgli di "masturbarsi un pochetto", un tossicodipendente come lui fa in fretta a scivolare nelle cinque ore di fila! Però so solo che così non va e lui è spaventato dal fatto che io possa spaventarmi/stufarmi, ma io semplicemente non so che fare. Illuminami!                So che questa mia risposta arriva in un ritardospaventoso, ma ho dovuto fare due conti con me stessa, mi dispiace scrivertiqueste righe soltanto adesso, spero che il tutto si sia un po' sbloccato.Non so quanto tu di concreto possa fare, se non quello di convincerlo a farsiaiutare, magari andando da uno psicologo esperto in tematiche legate alla sferasessuale: sarà lui, poi, concordando il tutto con il tuo ragazzo, a valutarel'esigenza di altri invii, se non può prendere in carico il suo problema.Anche perché bisogna prendere in considerazione da quanto tempo va avantiquesta dinamica, se nel tempo il tutto sia peggiorato o sia rimasto stabile, sec'è qualche fattore scatenante che ha esacerbato il suo modo di porsi o meno,le sue precedenti relazioni, i suoi rapporti affettivi, come vive lasessualità, eventuali disturbi concomitanti, se si possono escludere o menocause fisiologiche......non so se rendo.E tu di certo non puoi continuare ad assecondarlo, anche perché sei un essereumano con una tua volontà, non puoi fare ciò che non vuoi, perché non sarebbeamore e non è così che lo aiuteresti.Prova a parlargli, a dirgli come ti senti, prova a fargli esternare i suoisentimenti e magari offriti per accompagnarlo da uno psicologo a spiegare la situazione.Non lasciarlo solo, ci vuole pazienza, ma, progressivamente, vedrai cheriuscirà a capire cosa lo induce a voler sempre dar sfogo ai suoi istintisessuali.
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sandnerd · 3 years
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SAO Alicization: War of Underworld - Ep. 5 - La vigilia della guerra
IN ITALIA L’ANIME E’ DISPONIBILE GRATUITAMENTE SULLA PIATTAFORMA VVVVID! SUPPORTIAMOLA! -----> https://www.vvvvid.it/show/892/sword-art-online-alicization-war-of-underworld/1005/541195/la-vigilia-della-guerra
Riprendiamo dall'ultima scena dello scorso episodio, con Alice che se ne va a zonzo in groppa al suo drago insieme a nonno Kirito. Ha finalmente deciso di sloggiare e di far riposare quella povera creatura, ed arriva al campo d'addestramento delle truppe umane. Il cavaliere suo sottoposto dai capelli viola, per capirci quello che si era proposto di uccidere Kirito per non farle fare più la badante, le corre incontro con gli occhi a cuoricino, ma cambia subito espressione non appena vede che lei in braccio porta nonno Kirito. Comunque complimenti Alice che si carica Kirito come se fosse un bimbetto, potere alle donne. 
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Alice fa l'Aragorn della situazione, dice ad Eldrie che ha visto un botto di soldati dall'altra parte del cancello e gli chiede quanti soldati ci siano nell'esercito umano; quello le risponde che sono più o meno quattro gatti. Bene. Ed Alice stupita gli chiede che fine abbiano fatto i 31 cavalieri integratori visto che il loro unico lavoro è difendere l'impero degli uomini, non saranno al bar come al solito! Sinceramente mi aspettavo che Eldrie le facesse il gesto dell'ombrello e le dicesse che sono stati quei simpaticoni di Kirito e Eugeo a mettere fuori gioco i cavalieri, ma fortunatamente hanno usato un'altra scusa per evitare che la colpa dell'invasione delle forze oscure fosse tutta di quel dinamico duo del cavolo. A quanto pare Chudelkin, pace all'anima sua, prima di fare ciao ciao con la manina aveva cominciato la terapia di ricalibrazione di dieci cavalieri, il collaudo mensile per continuare a tenerli buoni buoni senza memoria, mentre dei 21 rimasti alcuni sono a pattugliare lì, altri sono a difendere là, insomma, ad addestrare i soldati sono seriamente rimasti in quattro. Eldrie però non ce la fa proprio a concentrarsi sulle cose importanti e continua a lagnarsi di Kirito e che per Alice sarà un problema proteggerlo durante la guerra, ammazziamolo qui e ora fidati, così termina pure la serie visto che lui è il protagonista, e non dobbiamo combattere proprio. Arriva il cavaliere Bercoulli a interrompere le lagne, sempre in vestaglia, ma questo un'armatura mai? L'omone investagliato fa un trucco di magia, e tenta di colpire Kirito con un dardo mentale ma questo si difende con un altro dardo mentale. Bercoulli mette a tacere Eldrie in tal modo, perchè così dimostra che Kirito non è un peso morto e c'è da qualche parte e ritornerà in se di sicuro, ma per ora bisogna aspettare. Alice si abbraccia quindi a nonno Kirito, ed Eldrie rosica...l'abbiamo capito che ti piace Alice, ora però piantala che tanto lei non ti vuole. 
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Alice porta armi e bagagli nella tenda, e riflette sulla situazione, e cioè che nonostante sappia di essere un'anima dentro un corpo artificiale (come può saperlo? si riferisce al lavoro fatto dalla RATH o alla Somma defunta che le ha tolto la memoria? non ho capito sinceramente), con la forza della sua mente potrebbe infrangere la barriera che blocca Kirito, lui lo ha sempre fatto, ha sempre lasciato libero sfogo alle sue emozioni, forse anche lei dovrebbe, e si avvicina a baciarlo, ma viene interrotta da Ronye e Tiese che le hanno portato da mangiare, le due apprendiste che sono state salvate dal dinamico duo poco tempo prima. Io sinceramente mi immaginavo che sarebbe sbucata Asuna in quel momento, e le avrebbe mollato un ceffone così forte da farla diventare calva. Ma forse sarebbe stato troppo demenziale per la situazione, anche perchè segue momento molto triste in cui le apprendiste vedono Kirito immobile e la spada di Eugeo spezzata, e raccontano ad Alice che i due le hanno salvate da una violenza e sono stati imprigionati per questo, e loro non fanno che colpevolizzarsi, anche della violenza stessa, quanta attualità eh? Alice però le consola dicendo che non importa il passato e le ferite subite, siamo noi a stabilire com’è fatta la nostra anima e se essa sia pura o no, ed a dimostrazione di ciò ripensa a come faceva Kirito, libera le proprie emozioni e si accende come un'apparizione mariana e torna con gli abiti della piccola Alice, e spiega alle due ragazze che anche lei ha commesso un crimine da piccola, ha osato sfiorare con un dito il dark territory, ma ora ha imparato ad essere forte e a combattere per se stessa. 
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Bel discorso tutto sommato, un pò cringe ma questa è la normalità. Bello anche che Tiese toccando la spada di ghiaccio abbia sentito la voce di Eugeo che le diceva di non piangere, tenero lui, pace all'anima sua. Il cringe torna potente subito dopo, perchè Alice incontra la cavaliera lucente, Fanatio, che si è ripresa del tutto, e che le chiede se sappia dov'è Kirito perchè vuole ringraziarlo per non essersi trattenuto durante il loro scontro della scorsa stagione solo perchè era donna; ha così tanta voglia di ringraziarlo che si è pure truccata e magari, chi lo sa, potrebbe fare qualcosa di più che ringraziarlo. Ad Alice partono i 5 minuti e le due stanno per darsele di santa ragione ma fortunatamente vengono interrotte perchè sta iniziando il consiglio di guerra. Ma ehi, calme tutte che Kirito è felicemente fidanzato e la suddetta fidanzata sta pure arrivando! Mi sento teletrasportata nella prima stagione, dove Kirito aveva un harem di ragazze tutte infoiate male per lui, qui in 30 secondi Alice ha provato  baciarlo, le attendenti hanno detto che amavano lui e Eugeo, e Fanatio ha fatto allusioni non tanto velate, ma che è?? 
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Comunque il consiglio di guerra inizia, e sostanzialmente si è deciso di combattere proprio davanti al cancello separatore, perchè in quel canyon le poche migliaia di soldati umani hanno una mezza chance di sopravvivere. C'è solo un problema, le arti magiche non possono essere usate perchè la gola è così profonda che l'energia del sole non arriva a terra, e la cosa sarebbe un problema per gli umani quanto per i nemici. Il piano è di usare catalizzatori per l'energia ed usare quel poco che arriva, ma Alice osserva che nel corso degli anni deve comunque essersi accumulata una enorme riserva di energia, chi mai è capace di esaurirla prima della battaglia e fare in modo da mettere in difficoltà anche le truppe oscure? Fanatio le risponde candidamente che può farlo lei, perchè lei è fortissima, altissima, levissima e tuttissima. E tutti accettano questo piano strampalato, nessuno si domanda come cavolo faccia Fanatio a sapere un accidenti della forza di Alice, nessuno si chiede perchè abbia tutta questa forza, niente di niente. Autori, ho capito che certe cose devono esserci per far quadrare la trama però così mi sento presa per imbecille. Già comunque era senza senso che due ragazzetti sterminassero tutta la Chiesa Assiomatica solo perchè uno dei due è il protagonista, non dovrei più chiedermi niente ormai. 
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Alice saluta quindi Kirito dicendogli che quando magari lei, stremata sul campo di battaglia, urlerà il suo nome, può anche vedere di svegliarsi eh? che sta pagliacciata del nonno ha anche un pò rotto, ho capito che la pensione di questi tempi è una leggenda, ma c'è un limite a tutto. Poi saluta anche Eldrie, che fa la solita scenata del "e nun me lassà", e io come faccio senza la sua guida, mastro! mostro! (cit.) Ma Alice lo interrompe, lo ringrazia del supporto ricevuto, gli ordina di continuare a vivere, tante care cose ed un salutone a casa! 
Ed arriviamo al campo di battaglia, ci hanno risparmiato la marcia, e l'ending fa da sottofondo al portone che finalmente si squarcia del tutto ed illumina da una parte tutte le truppe oscure, compreso quel farabutto assassino di bambini di Miller, e dall'altra parte i cavalieri e le truppe umane, con Alice in groppa a quel povero drago che non ha fatto neanche in tempo a riposarsi che deve lavorare di nuovo, chiamate il sindacato. Quindi nella prossima puntata vedremo questa fatidica guerra se tutto va bene! Sono proprio curiosa, a presto! -sand-
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Caro Michele
Caro Michele, prima del tuo gesto avrei voluto parlarti, come ho fatto con tanti altri.  Non sono un profeta, nè mi credo tale, ma avrei avuto piacere di dirti che molto di ciò che dici, che è molto simile a quello che i giornali dicono,  è falso e molto più complesso  ripsetto a come sembra. Vedi io ti capisco, anche io sono nato in una cas adove c'erano "certi valori", dove se non lavori non sei considerato una persona adulta perché non stai producendo qualcosa di concreto che è subito valutabile, e solo molti anni dopo, attraverso la mi passioneper la scrittura, ho scoperto che ci possono servire anni di allenamento senza retribuzione per riuscire ad imprare un'arte che poi può darti da mangiare. Al contrario però di questa e molte alte storie di successo non immediato c'è in circolazione l'idea che  l'abnegazione nel lavoro è tutto ciò che ti serve per non finire per strada, cioè che  se non riesci a trovare lavoro o non riesci nel tuo lavoro, o sbagli è perchè non ti sforzi abbanzanza, eppure da quando ho iniziato ad analizzare le curve di offerta del lavoro basandomi su modelli concreti fatti di post  in cui si offrono posti di lavoro, ho capito che esistono dei picchi assolutamente fuori mediain tre periodi dell'anno, pe ril resto del tempo non c'è quasi nulla, perciò se quando ci sono i picchi non riesci a trovare lavoro per il resto del tempo è inutile martoriarsi perchè tanto le probabilità di trovarlo sono bassissime. Ad esempio se io mi rompo una gamba a maggio, quando si fanno i casting per la stagione estiva non posso stare  a martoriarmi il torace fino a settembre perchè non ho trovato lavoro, se riesco nonostante le basse probabilità è meglio, in caso contrario m'inventerò qualcosa o semplicemente aspetterò mantenendomi nelle migliori condizioni possibili, senza imperativi morali che non servono in nessun modo a migliorare la situazione. Ci sono migliaia di motivi per cui questi valori di abnegazione stanno scomparendo, in primis che sono inutili, che non aiutano a tenere in considerazione la complessità del reale, sono inutili e spesso protano all'infelicità, per questo vanno uccisi. Non ora, non domani. Adesso. Vedi Michele, se io ti dicessi che tutti i no che hai incontrato, tutti i rifiuti che hai ricevuto durante i colloqui di lavoro erano imput che servivano a spostare il tiro, scrivere curriculum migliori, fare cose diverse, vendersi in modo diverso. In tre anni che ho passato a trovare lavoro per gli altri online di gente che non sapeva come vendere la propria arte ne ho vista tanta,e sono sicuro che ne vedrò ancora. Vedi Michele hai fatto un grande errore, hai creduto che ti fosse dovuto un mondo migliore: sicuramente era possibile, ma non possiamo farci niente, e dobbiamo lavorare con quello che abbiamo, perchè tutto ciò che significa avere fuori da casa, significa che è stato guadagnato col lavoro. Ecco Michele riguardo i valori da uccidere vorrei che tu stessi pensando alla miglior a apologia dell'impresa che tu possa pensare, proprio ad una cosa che dici " mamma mia, voglio diventare libero professionista" ecco adesso chiediti "Come?" ti diranno che non ci sono sitruzioni e ti diranno di provare e fare esperimenti.  Ecco questa è un'altra balla: esistono casistiche e decine di pagine di formers per inventare un'impresa, anche sono da grafico, ceto si sono in inglese, ma il punto  che se tu credi all'immediatezza non vedrai mai la ua azienda riuscire perché per vincere devi prima fallire, e per fallire bisogna costruire qualcosa hce possa essere abbastanza solido da resistere ai normali urti del businness e poi deveve essere rotto, e ricostruito meglio di prima. Ricordo sempre che il tipo che inventò la mozzarella tagliata sopra le pizze surgelate indistriali fllì tre volte in vita sua, l'utima mandò a casa senza cassa integrazione 75 operai, 75 persone che come te per 4 anni non videro uno stipendio e camparono col lavori saltuari, con le pensioni die genitori o gli stipendi della moglie. Poi il tipo delle mozzarelle ebbe un'idea e ne riassunse 75 insieme ad altri 75. Siamo un paes ehc eha un disperato bisogno d'impresa e dei valori dell'impressa, ma per fare questo è necessario rima creare i valori per crescere: il momento più grande per chi è imprenditore è quando si soffre e non si sa come arrivare a fine mese, e le persone che ti sono a fianco in quei momenti sono quelle che vorrai sempre per tutta la vita al tuo fianco, perchè hanno dimostrato coi FATTI di riuscire a sopportare insieme il dolore. In questo paese poi qundo ci si arricchisce ognuno se ne aprofitta, crede che la montagna di soldi sia una gigantesca botta di culo eppure nessuno trova mai il coraggio di affontare  questo vuoto iniziale di difficoltà per arrivare ad avere qualcosa di meglio.
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lunanera2019 · 5 years
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Luna Nera
Faremo tardi lo so - pensò Marco - guardando insistentemente l'orologio al suo polso.
Eva, la sua compagna, era rinchiusa ormai da tre quarti d'ora nel bagno e non accennava ad uscire.
Erano stati invitati da Gianluca, un amico di vecchia data, nella villa al mare per il tradizionale evento conosciuto come "LA CENA", e a Marco, per sua natura puntuale e rigoroso, non piaceva affatto far tardi agli appuntamenti, meno che mai a quello in particolare.
L'evento veniva organizzato ogni anno, nella prima notte di luna nera, dopo il solstizio d'estate e raccoglieva, a detta di Gianluca, un qualche potere magico, capace di liberare le fantasie erotiche più sfrenate, dalle proprie inibizioni. A onor del vero a concorrere al successo di quegli incontri venivano versati fiumi di buon vino accompagnati da una buona dose di superalcolici. “La cena”, era diventata nel tempo una ricorrenza che sanciva l'inizio della stagione estiva all'insegna della trasgressione, diventando, nel corso degli anni, sempre più intrigante.
Chissà cosa avrebbe riservato il padrone di casa quest’anno…
L’anno precedente Eva e Marco, sposati da diversi anni e genitori da poco tempo, si erano ritrovati a dover fare i conti con una vita sessuale, si appagata, ma non piena, come quella spinta dettata dalle loro pulsioni per la quale dovevano sacrificare parte della loro vita sessuale ai loro doveri di genitori. Così in uno dei giochi organizzati l’anno precedente da Gianluca, con la complicità anche di qualche bicchiere di buon vino, si erano lasciati sfuggire davanti al padrone di casa che in linea di principio non erano affatto contrari ad allargare, la loro alcova ad una persona terza, senza specificarne in quell’occasione il sesso.
Parlate ipoeticamente oppure….chiese Gianluca incuriosito.
Chissà, rispose Marco, forse.
A dire il vero Eva e Marco non erano proprio così disinibiti come avevano cercato di farsi passare in quadro intrigante che ora Gianluca aveva dipinto nella sua mente. I loro erano più pensieri e sogni erotici a tre mai messi effettivamente in pratica. Eva, parlando con Marco, aveva scoperto che l’idea di potersi destreggiare tra due membri maschili, l’eccitava non poco, e confidandosi con Marco aveva manifestato quella sua propensione. Marco, ancor prima che la sua gelosia potesse imporre dei veti, aveva immaginato la situazione eccitante nella sua mente e solo dopo, aver realizzato la scena, aveva posto dei paletti. Solo lui avrebbe penetrato Eva.
Solo in quel caso avrebbe acconsentito l'ingresso nel loro rapporto di un'altra figura maschile, ma fino a quel punto era rimasta appunto solo un'idea. Marco aveva da sempre notato l'interesse di Gianluca nei confronti di Eva e in qualche occasione ci aveva anche scherzato su con lei,
Secondo me, aveva detto Marco una volta, glielo fai venire duro, e sotto sotto vorrebbe che gli facessi una bella spagnola. Eva consapevole che il suo seno era l'invidia di molte sue amiche aveva risposto sorridendo provocando Marco, si certo, mi piacerebbe anche fargli un bel pompino. Marco la guardò quasi non credendo alle sue parole, poi capì che stava scherzando e si mise a ridere. Quasi ci avevo creduto. Entrambi sapevano che non era facile far diventare reali i loro desideri. Il giorno che sarebbe accaduto sarebbero cambiate svariate cose. La cosa rimase comunque lì sospesa nei rispettivi pensieri, pronta se ce ne fosse stata occasione ad essere liberata.
La porta del bagno finalmente si apri. Eva usci completamente nuda. Il segno del costume sulla prima abbronzatura estiva metteva in risalto ancor di più il suo splendido seno. Bastò quello per far scordare a Marco tutti i pensieri, e preso d una repentina voglia di lei, tirò giù la zip e decongestionò il suo sesso già bello dritto.
Tra loro c'era molto di più di attrazione fisica, si erano ripromessi di non perdersi niente, di vivere ogni istante come fosse l'ultimo.
Il bambino era stato sistemato a casa di un’amica che gli avrebbe fatto da baby sitter.
Eva lo guardò e disse: faremo tardi…, più per avere conferma del reale desiderio di Marco che del tempo che correva.
Eva non disdegnava quella pratica riteneva Marco il suo complice ideale, quello a cui non nascondeva la parte più spudorata di lei.
Non importa rispose Marco lasciandosi vincere dal suo istinto, chiamerò Gianluca e gli dirò che abbiamo avuto un contrattempo, ora ho voglia delle tue labbra.
Eva si abbasso su di lui e incominciò a leccargli tutta l'asta fino all'altezza delle sue palle, poi risali e incominciò ad avvolgere con le sue labbra la sua verga, affondando sempre di più con movimenti lunghi e prolungati aiutandosi con la mano che saliva e scendeva, e poi ancora frustate della lingua sullo scalino del glande. Marco, poteva resistere poco a quella capacità di Eva le trattenne il capo e le riversò dentro tutto il suo piacere.
Ora scopami disse Eva lasciando da parte ogni pudore ripulendosi. Fammi essere la tua troia.
Marco la prese di forza e gli infilò la sua verga ancora dura assestando qualche bel colpo senza incontrare alcuna resistenza nel sesso di lei. Al più dalla posizione dominante gli dava gioia impartire ancor più piacere sfiorando il clitoride di Eva con le sue dita.
Spingi! Esortava lei incattivendosi con lui e assecondando con le sue mani i glutei tondi e sodi di Marco verso il suo pube.
Dai! Forza! Incitava Eva. Fottimi. Voglio il tuo cazzo, lo voglio tutto e lo voglio dentro.
Una cosa che a Marco era sempre piaciuta di Eva era quando lei perdeva ogni controllo e diventava un'altra persona, anzi no, quella che lei era, forse inconsciamente, ciò che desiderava essere ai suoi occhi. Sapeva di poter contare su di lui, sulla sua lealtà.
Così Marco spingeva e spingeva, grondando sudore mentre Eva ormai prossima alle sue sublimi contrazioni si abbandonava totalmente a quell'asta che la invadeva senza sosta.
Godette e per un istante interminabile entrambi rimasero fermi l’uno sull'altra.
Lo squillò del telefonino di Marco, interruppe quel silenzio. Era Gianluca.
Cazzo, esclamò Marco. Il tempo era trascorso velocemente e seppur non era tipo da sveltine maledì di essere ripiombando nelle grinfie del tempo. - Ciao Gianlù, rispose affannato, abbiamo avuto un contrattempo. Arriviamo un po' in ritardo aggiunse quasi giustificandosi. Il che doveva aver messo in guardia Gianluca su cosa stessere effettivamente facendo quei due.
- Certo immagino Marco, disse Gianluca, immagino che ne sia valsa la pena, immagino, immagino.
Cosa scusa?
Tu e Eva che..., lascia perdere. Vi ho chiamato per avvertirvi che abbiamo posticipato la cena di un'ora, mi hanno avvisato solo ora che il catering ha sovrapposto un po' di appuntamenti, insomma si sono incasinati e sono in ritardo, quindi finisci pure con comodo, ma poi vi voglio in splendida forma.
Ma, ma..
Ti capisco Marco, non si può resistere ad Eva. Ci vediamo dopo, ciao. Chiuse la comunicazione senza lasciar tempo di replicare.. A Gianluca avevano attribuito svariate storie, alcune grossolanamente romanzate, altre semplicemente improbabili. In ogni caso era una persona che non aveva problemi relazionali con il gentil sesso, semplicemente nessuna delle persone con cui era stato era la persona giusta per lui.
Marco si distese affianco a Eva. Abbiamo ancora un'ora disse abbracciandola. A lei quei momenti piacevano tanto. Il respiro e lo sguardo di lui dopo averlo fatto.
Il vialetto che conduceva alla villa di Gianluca, nel complesso che dominava il promontorio che si affacciava al mare, era un sentiero illuminato da una serie interminabile di luci che emergevano da siepi di essenza mediterranee che separavano i vari lotti confinanti. Marco ed Eva avevano appena visto andare via da dietro la villa, il veicolo del catering. Alla fine del vialetto li attendeva Gianluca con l'aperitivo della casa. Accanto a lui una bionda dal fisico mozzafiato e con un decolté da fare invidia anche a quello di Eva. - Ciao Marco, ciao Eva, benvenuti. Temevo che ci avreste abbandonati per cose molto più intriganti. Vi ricordate di mia sorella Hannah, è venuta a trovarmi.
- Ci dipingi come assatanati di sesso rispose Marco tendendo la mano alla sorella di Gianluca.
- Fortunatamente c'è chi può e chi invece non decide di mettere la testa a posto vero caro fratello?
- Ahhh, sorrise Gianluca, io ce l'ho a posto. Seguite Hannah, lei vi accompagnerà ai vostri posti, io devo fare una chiamata, sto attendendo un’altra persona.
Il patio antistante la villa era stato imbandito con ogni sorta di antipasti di terra e di mare disposte su un unica tavolata a sedie contrapposte che prevedeva almeno una decina di invitati. Ma l’accesso alla tavola sarebbe avvenuto solo al termine dei giochi, quindi non prima di due orette buone. Marco si era lasciato sfuggire qualche occhiata sul davanzale di Hannah che ciondolava allegramente dentro un vestito color acqua di mare che minacciava di non poterne più di trattenere dentro quelle forme.
Marco si senti strattonare da Eva, «non fare l'ingordo». - Ancora non ho assaggiato niente. Rispose Marco
Mi hai capito. Non mi riferivo al cibo. - Sbirciavo solamente, cerco di giustificarsi Marco
- Ecco, fai solo quello. Replicò piccata Eva
Poco dopo riapparve alle loro spalle anche Gianluca, camicia aperta sul petto accompagnato da una ragazza dal fisico asciutto e dall'assenza di seno in abito bianco al limite della trasparenza avvinghiata al braccio di Gianluca come una cozza.
Buonasera nuovamente a tutti, vi presento Hellen.
Gianluca prese un calice e lo innalzò sopra la sua testa per l’ennesimo brindisi dove in quel cielo senza stelle ondeggiavano solo alcune lucciole.
Facciamo un brindisi alla "CENA"
Ognuno di voi ha sotto della postazione con scritto il proprio nome troverà un numero, ad esso corrisponde un percorso che dovrete o potrete seguire, il percorso lo troverete come ormai consuetudine aprendo il vostro menu. Che la serata incominci e buona trasgressione a tutti.
Le frequentazioni di Gianluca lo avevano messo in una posizione di vantaggio, conoscendo probabilmente le attese e le aspettative per la serate unendole alle segrete passioni di ciascuno di loro.
Marco e Eva non avevano ancora fatto caso al fatto che per quella cena erano di fatto l'unica coppia già costituita. Sarebbero stati separati?
- Che numero hai Eva? Chiese Marco.
- 3 rispose Eva, e tu?
- 10. Entrambi siamo nel percorso blu disse Marco consultando il menù. Se non altro stiamo insieme…
Hellen 1, si sarebbe unita nel percorso verde al 7 assegnato a Hannah.
Le trame incominciavano a delinearsi.
Il percorso assegnato a Marco e ad Eva prevedeva la zona con piscina. Seguirono il nastro blu fino ad arrivare nella zona appartata. Con loro sorpresa trovarono la piscina già occupata.
Gianluca.
Completamente nudo. Galleggiava all'interno della piscina.
Mentre i giochi d'acqua proiettavano sulle pareti le onde e le luci rendevano l'effetto dell'acqua che svaporava quasi un paesaggio surreale.
Vi domanderete qual è il gioco? Disse Gianluca scuotendo il capo e creando sulla superficie dell'acqua tante onde concentriche che andavano a morire l'una sull'altra. Vi ho osservato, vi ammiro, e in un certo senso ammiro la vostra riservatezza.
Marco e Eva si guardarono cercando di capire dove sarebbe andato a parare tutto quel discorso.
- Non guardatemi così, lo sapete voi e lo so io. Non siete una copia tradizionale disse Gianluca uscendo dall'acqua e prendendosi un accappatoio. L'acqua è fantastica. potete farvi un tuffo se volete. E non ditemi che non avete il costume, qui, oggi non servirebbe.
- Scusa Gianluca, senza offesa, mi dici cosa stai architettando? Chiese Marco.
- Suvvia, non dirmi che non ci hai mai pensato.
- Cosa. Cosa dovrei aver pensato?
- A Eva, a renderla completa, a farla sbocciare. A trasgredire ed essere finalmente ciò che siete da tempo, una coppia in cerca di nuove sensazioni.
Sbocciare? Completa? Non funziona così Gianluca. Lo faremo quando siamo pronti con chi riterremmo idoneo. Nessuna imposizione, quando verrà verrà.
- Sedetevi. Starete più comodi, sento un po’ di irritazione e non ve ne è bisogno. Più pensate a quel momento, più gli date forza. Io non sono qui per farvi pressioni. Mi piace Eva, mi piace il suo meraviglioso ed abbondante seno. Mi piace come state insieme, come vi muovete, come condividete le cose. Come vi guardate. In un certo senso vi sento. Vi immagino mentre fate l'amore. Come prendi Eva con vigore e la fai tua, magari è lei che te lo chiede e ti eccita.
- Fermo Gianluca, mi sento a disagio. Disse Eva.
Marco le trattenne un polso. Quasi a bloccare ogni sua ulteriore reazione.
Eva se vuoi puoi fare il tuffo, se vuoi puoi stare insieme Marco e rimaniamo ancora qui a parlare tutta la sera. Oppure se gradite vi lascio soli. Ma non è ciò che mi sto augurando per voi due. Vorrei che vi lasciaste andare un po', ciò che succederà oggi, qui rimarrà nella notte di luna nera. Succederà solo ciò che voi volete che accada.
Avete presente il primo tuffo di ogni stagione estiva. Camminate nell'acqua, l’acqua è sempre fredda la prima volta, il corpo cerca di abituarsi, ma fino a che non vi buttate, non succederà che vi abituerete mai a godere appieno della magia del mare. E come vedere un bel piatto e dire è buono senza mai assaggiarlo.
Marco slacciò la camicia, levò i pantaloni, gli slip e poi tutto il resto e rimase nudo, non sfigurando di certo nei confronti di Gianluca. Un secondo dopo era in acqua. Eva invece era più timida , lasciò scivolare il vestito giù come se fosse seta, rimase in slip ma in pochi passi quell'ondeggiare del seno in aria un istante prima di scomparire per un attimo dentro l'acqua, valeva l'intera serata. - Sei uno spettacolo Eva, disse Gianluca.
Sei uno che piace guardare Gianluca o cosa….disse Marco quasi ad invitare Gianluca a tuffarsi dentro la piscina.
Sono tante cose Marco, sono tante cose disse unendosi a loro. Ti eccita l’idea di cosa farei ora a Eva, e a lei ancor di più. Non puoi nasconderlo. Non potete nasconderlo. Vi piace l’idea che io mi sia soffermato sul seno, che le mie labbra succhiassero i suoi capezzoli fino a farli diventare turgidi dalla voglia. Eva sentì le mani di Marco spingerla verso Gianluca. Senti i sui slip scivolare giù. Rimase in balia delle onde, incapace di capire come si sarebbe comportata in quella situazione. Avvertì la sensazione che Marco alle sue spalle si era immerso e poco dopo sentiva la sua bocca, la sua lingua infrangersi tra le sue grandi labbra. Gianluca salì sul bordo della piscina. La sua magnifica asta svettava dritta di una consistenza unica.
Facendo un po’ il cane in acqua e trascinandosi Marco con se, Eva si avvicinò al padrone di casa. Salì sopra uno dei gradini della piscina ubicati dove Gianluca era emerso eccitato e poggiandosi sulle ginocchia incominciò a segarlo stringendo con forza quell’asta. Si era meravigliata lei stessa della sicurezza dei suoi gesti.
Prendilo in bocca, disse Gianluca.
A Eva quell’idea, l’aveva attraversata dal primo momento, e non esitò un attimo. Ma non se lo infilò totalmente, fece un movimento con le labbra che avvolgevano quell’enorme membro lateralmente. Salì leggermente e reggendosi le due coppe imprigionò il membro nel suo soffice e generoso seno e incominciò ad agitarsi salendo e scendendo saettando la lingua sull’apice del glande. Oh si esclamo Gianluca, sapevo che saresti stata magnifica, continua, non fermarti.
Marco intanto incominciava ad affondare con il suo sesso dentro Eva, piccoli colpetti, non disdegnando di darle ulteriore piacere gingillando con le dita sul clitoride di Eva, la quale presa da quel ritmo passò a quella vocazione che sentiva sua di avere il secondo membro tra le sue fauci, e così lasciando liberi i suoi seni e aiutandosi con la mano e con le labbra succhiava avidamente la lucida cappella di Gianluca. Marco nel vedere quella scena, infoiato, spingeva come un forsennato, colpi secchi e duri, un po’ per la sfrontatezza che aveva avuto ora Eva, un po’ perche le piaceva vedere Eva finalmente totalmente libera di essere se stessa. Eccitato più che mai rilasciò il suo seme copiosamente dentro il sesso di Eva, che assecondava quell’orgasmo con il suo. Non riuscendo a controllare quel piacere e prendendo respiro venne investita dagli schizzi lunghi e abbondanti di Gianluca che sognava evidentemente da tempo realizzare quella fantasia.
Vi ho sognato spesso così riprese il padrone di casa attendendo che Eva concedesse il bis. Ho organizzato tutto questo da un anno.
L’assenza di luna li accompagnò ancora per concedergli il bis, quando dai cespugli Hellen e Hannah emersero nude, volevamo farci una doccia possiamo?
Marco finalmente poteva gustarsi ciò che prima aveva solo intuito.
Gianluca chiese a Hannah mi faresti un piacere?
Certo fratellone..
Gianluca guardò Eva, vorrei non fossi gelosa o non creasse problemi ciò che sto per chiedere a Hannah, forse Eva se lo immaginava, e forse avrebbe rimuginato a lungo quella sera, e quando senti le parole di Gianluca ne ebbe conferma.
- Hannah, ti lasceresti baciare i capezzoli da Marco?
- Non mi piacciono gli uomini tu lo sai
Ma non per questo Eva non riflette, su quanti tabù aveva buttato giù quel giorno. E forse un innocuo bacio sul seno avrebbe veramente suggellato una serata da non dimenticare.
Marco, tuttavia, molto galantemente rispose, grazie Hannah e Gianluca, senza offesa come se fosse ricevuto.
Eva guardò Marco con quegli occhi che solo lei poteva nutrire per l’amore della sua vita. Pensava che sarebbe cambiato qualcosa, invece aveva scoperto di amarlo ancor di più.
A volte ci portiamo dentro paure che temiamo di scoperchiare, e a volte non sono niente di più di una notte di luna nera.
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sargasikara02 · 6 years
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Progetti in corso 2014
Nelle foto Maria Grazia con le suore francescane, padre Vittorino, padre Razzu e Tonino
Carissimi amici di Sar-Gasikara,
sono partito con Tonino e siamo rimasti sempre insieme, anche dopo l'arrivo di Maria Grazia che ci ha raggiunto circa un mese più tardi. A Tananarive, la capitale, ci aspettava la Toyota che la comunità ha messo a nostra disposizione e siamo partiti verso il sud. Dopo una sosta a Ihosy, abbiamo raggiunto la nostra meta: Analavoka e Isifotra. Il primo mese è stato vissuto nella ricerca di focalizzare il da farsi. Sapevamo che il nostro compito era, oltre alla verifica del progetto, contribuire a preparare l'ambiente logistico adatto a noi e ai volontari futuri. Don Francesco e don Emmanuele, i due sacerdoti che hanno sostituito i missionari precedenti, avevano lavorato alacremente per accoglierci dignitosamente e ci sono pure riusciti. Però molti lavori erano rimasti incompiuti. Sempre con la fedele compagnia dell'infaticabile Tonino, ci siamo impegnati per rendere le abitazioni più confacenti alla nostra 'cultura', anche nei particolari non trascurabili come impianti elettrici e idraulici, serramenti e zanzariere, serrature delle porte e delle finestre... Interrottamente all'opera per tutto il tempo che avevamo a disposizione. In attesa di poterci incontrare con i capi villaggio e con i missionari, suore manzelliane e francescane comprese, ci siamo sgranchiti i muscoli e le ossa per sistemare le pompe per l'acqua delle 'classi mandry' (collegi per studenti) tenute dalle suore e dai sacerdoti della nostra missione. Queste benedette pompe non erano molte, anche perché costavano, però si erano moltiplicate, nel senso che dopo la prima riparazione, bisognava rismontarle e riaggiustarle per la seconda, la terza e pure la quarta volta! E fu in seguito a questa 'pomposa' esperienza che nacque la decisione di aggiungere, alle già tante emergenze del nostro progetto, pure la necessità dell'acquisto di un tipo di pompa affidabile e a prova di persone non troppo esperte in meccanica e in tecnica.
Per quanto riguarda specificamente il progetto, inizialmente abbiamo incontrato qualche difficoltà per chiarire le idee ai nuovi missionari responsabili della zona: infatti non erano stati informati adeguatamente, soprattutto perché si sono trovati di fronte una realtà pensata da altri. È nato quasi il sospetto che stessero subendo la cosa. Però, in linea di massima, dopo le prime chiarificazioni, hanno condiviso le proposte e siamo arrivati a un'intesa per il futuro immediato.
La prima difficoltà è nata dal fatto che la gente del posto era partita in quarta a costruire i primi 5 km di pista. Siccome si trattava di raggiungere Sakalalina, l'unico ospedale del territorio, era naturale studiare il tragitto più facile e quindi più economico e veloce. Ma bisognava concordare la cosa prima di incominciare i lavori. I capi interpellati per cambiare rotta e abbandonare la pista già ormai tracciata e per la quale avevano faticato (lavoro tutto manuale) durante due anni, si sono rifiutati di accettare la nuova proposta. È stato a questo punto che abbiamo dovuto mollare il nostro punto di vista per assecondare la loro sensibilità. Essi si erano impegnati di fronte ai loro paesani e per nessuna ragione sarebbero retrocessi dal loro lavoro, perché per i malgasci non c'è niente di peggio che perdere la faccia (afa-baraka). Siamo pervenuti a un compromesso per non mandare all'aria tutta la faccenda: il resto della pista per l'ospedale sarà continuato dal punto di arrivo della strada iniziata. Quindi si procederà, d'amore e d'accordo, con gli altri villaggi interessati al passaggio della carrareccia, cioè da Sakafaseny al fiume Menarahaka.
Non tutti gli ostacoli vengono per frenare. È stato questo fatto che ci ha convinti a condividere le spese per acquistare un mezzo meccanico, che ci faciliterà la prosecuzione dell'opera, con il P. Schenato, un altro missionario che lavora nella missione vicina. Era mia intenzione evitare di usare strumenti meccanici, ma visti gli 'imprevisti' e l'occasione presentatasi, ho colto la palla al balzo e ho pensato di approfittarne. Non è che con questo lasciamo a casa gli operai: tutt'altro, in quanto sarà ancor più necessaria la collaborazione di tutta la gente della zona per accelerare i tempi, anche perché auspico di poter vedere la conclusione di parte del progetto prima della morte di qualcuno di noi...
Nel frattempo ci ha raggiunto Maria Grazia, la terza del nostro gruppo, la cui carica di entusiasmo, nonostante non sia più una ragazzina, avrebbe fatto saltare il Madagascar, se fosse stata una bomba. Si è posta subito all'opera nell'animazione della scuola, degli insegnanti, con proposte suggerite dalla sua lunga esperienza nel settore. A tempo perso, si fa per dire, giacché non aveva proprio tempo da perdere, dava pure una mano, anzi, tutt'e due, in cucina. Ammirevole è stata la sua collaborazione continua con suor Leonarda nel dispensario, dove ogni giorno si presentavano casi di normale 'gravità'... Con il suo arrivo abbiamo potuto iniziare una delle attività base per il nostro progetto. A Isifotra l'animatrice (e non è un modo di dire) si è impegnata a instradare Bernard nella preparazione del vivaio. La serietà dimostrata dal giovanotto, che ha frequentato il corso di allevamento e di agricoltura nella nostra missione di Jangany, ci ha spinti ad assumerlo come responsabile della coltivazione degli alberi e dello zafferano.  Al presente dovremmo essere i primi che stanno sperimentando questo prodotto sconosciuto. In Madagascar si è sempre spacciato per zafferano la curcuma, che ha solo il color giallo in comune con il 'crocus sativus' (zafferano autentico). Abbiamo visto che qui può crescere durante tutto l'anno e stiamo controllandone l'andamento per poterlo coltivare 'modis et formis', nella speranza di riuscire a commerciarlo per aiutare un pò di famiglie, se non sorgeranno difficoltà. Pure in altri centri della missione stiamo verificando lo sviluppo del fiore violetto. Oltre a Bernard, abbiamo deciso di 'sponsorizzare' Meltine con i suoi figli, una mamma senza marito (caso normale da queste parti, ma non solo), che sta lavorando per noi (o per loro, i Malgasci) nel medesimo settore vivaistico, ma ad Analavoka. Anche per lei Maria Grazia è riuscita a trovare del tempo per accompagnarla nel lavoro, che non è il suo forte a motivo della salute sempre cagionevole.
A questo punto mi sembra opportuno informare tutti gli amici dell'associazione su un fatto nuovo non preso in considerazione all'inizio del nostro progetto per quel che riguarda la coltivazione della terra nei vari settori. La nostra proposta di coltivare alberi, come impegno primario, al di là della pista-scorciatoia per l'ospedale di Sakalalina, si è scontrata con un ostacolo non di poco conto. Abbiamo fatto i conti senza l'oste sulla disponibilità del terreno. Tutti sanno che, almeno nella nostra zona, la maggior parte del suolo appartiene al demanio, per cui non sarebbe difficile averne gli ettari necessari per il rimboschimento e la coltivazione da parte delle famiglie. Ma non tutti sanno che tra i Bara, la popolazione più numerosa, originaria della nostra diocesi, a regnare sono i buoi. E non è una battuta questa. La cosa ci è stata chiarita molto bene da coloro che abitano il territorio ma non sono nativi. Come, dopo i dovuti permessi, tu ti arrischi a chiudere qualche zona per difenderla dai famelici buoi, ti vedi il tuo raccolto, o bruciato, o tagliato a colpi di machete. “Questo terreno è il pascolo dei nostri buoi e voi non potete chiuderlo”. Questa è la risposta che si dà a chiunque tenti di consacrare un po' di spazio all'agricoltura.
Per ora, l'unica soluzione a notra portata, è l'impegno dei missionari locali a sensibilizzare le famiglie cristiane del posto affinché comperino o affittino campi per la chiesa e da questa poi vengano distribuiti a coloro i quali, autoctoni o no, intendono collaborare per coltivare quei prodotti che potrebbero in qualche modo attutire la fame che si fa annualmente sentire, specialmente durante la stagione asciutta.
Per incentivare questo impegno, abbiamo pensato di offrire 100 ariary (3 centesimi) per ogni piantina d'albero coltivata. E questo per un periodo di tre anni. Intendiamo dire che verranno sborsati 3 centesimi per ogni anno se le piantine saranno innaffiate, curate e custodite...
E a proposito di innaffiamento è necessario aprire una parentesi chiarificatrice di un'altra emergenza che si dava per risolta ma risolta non è affatto. Nel sud dell'isola, dove lavorano i missionari italiani, in linea di massima non sarebbe difficile trovare l'acqua sufficiente per bere, per cucinare e pure per innaffiare un piccolo appezzamento di terra per mantenere una famiglia decentemente. I Missionari (termine che comprende preti, religiosi, suore e cooperanti di ogni ordine e razza) hanno scavato e fatto scavare pozzi e trovato l'acqua. Tener presente che, da che mondo è mondo, l'acqua non è mai salita da sola. Dopo aver visitato alcune missioni e aver verificato che nell'era del computer la gente del posto non conosce altro sistema per attingere l'acqua se non quello usato dalla samaritana con Gesù: un'anfora di plastica (leggi secchio) con relativa corda per calare 'lo strumento' anche fino a 20 metri di profondità, siamo arrivati alla decisione di diffondere un tipo di pompa professionale, funzionante ad energia umana, adatta anche a bambini di sei o sette anni. Sì, perché è normale vedere trasportare secchi da parte di bambini e di bambine di quell'età. La pompa si chiama 'volanta', proprio perché usa un volano, e viene costruita in Burkina Faso, su brevetto di un ingegnere olandese. Ci siamo decisi di diffonderla in Madagascar, visto che i circa 7.000 esemplari prodotti stanno resistendo da oltre 20 anni e non ce n'è uno di rottamato. Mi sono già attivato per avere il disegno del modello per portare un paio di prototipi laggiù. Trovo che sia l'unico sistema in grado di soddisfare la più importante delle risorse: l'acqua. Solo con una pompa del genere si riuscirà a garantire pure la disinfezione dell'acqua dei pozzi. Il prezzo è attorno ai 1.000 euro per ogni pompa. In tal modo pensiamo di moltiplicare i pozzi, giacché avvilisce vedere gli orti seccare con i pozzi pieni d'acqua che diventa un problema sfruttare, visto che tirar su un secchio di 10 kg da una profondità che varia, quando va bene, dai sette ai 18 metri di profondità non è umano e tanto meno adatto a bambini come sopra ricordato. Il prezzo di un pozzo costa sui 10 euro al metro.
Riusciremo con le nostre risorse a portare l'acqua se non a livello umano almeno a quello del terreno?
Conclusione
Come si suol dire: tutti i salmi finiscono in gloria. Approfitto della presente relazione per ringraziare tutti i collaboratori, i soci sostenitori, i volontari, insomma tutti gli amici che intendono continuare a collaborare con noi. Ciò che abbiamo raggiunto sin qui è frutto dell'impegno di ciascuno. Mentre scrivevo, mi è venuto in mente che probabilmente taluni potrebbero prendersi a cuore anche una sola delle nuove proposte che sono nate in seguito alla prima esperienza. Se conosciamo qualche amico, o collega, o parente che desidera impegnarsi in qualcosa di specifico per il futuro immediato, ecco alcune cifre che potrebbero interessare.
In sintesi
- Emergenza acqua. Scavare un pozzo costa 10 euro al metro. Minimo 10 metri.
- Emergenza pompe acqua. Garanzia 20 anni. Prezzo: 1000 euro.
- Emergenza piante. Davvero si tratta di emergenza. 3 centesimi per pianta per tre anni.
- Adozione di un operaio (con famiglia). 50 euro mensili.
Padre Vittorino Zerbinati
2014
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