Tumgik
#carlo fossi
dozydawn · 1 year
Text
Tumblr media Tumblr media
Nicole Bobek kneels on the ice following her free skate at the World Figure Skating Championships, 1997. Her coach Carlo Fassi died of a heart attack three days earlier.
147 notes · View notes
Text
Tumblr media
"Il vero male del mondo" disse Carlo al fantasma di Umberto Eco "è uno e uno soltanto: l'ignoranza!".
"In realtà è la semi-ignoranza" chiosò il professore.
"Che intendi dire?"
"Intendo dire che una sana e completa ignoranza non crea danni.
Ad esempio, quando ero in vita e vivevo nella mia casa di Milano, non ne sapevo nulla di impianti elettrici ed ero completamente privo di nozioni sull'argomento.
Perciò, consapevole della cosa, mi affidavo completamente al mio elettricista.
Questo perché l'ignoranza totale è accompagnata anche dal timoroso rispetto dell'argomento ignorato, e di conseguenza dall'umiltà.
Se invece avessi letto al tempo due o tre manuali e, convinto di aver assimilato il sapere, mi fossi messo in testa di farmi l'impianto elettrico da solo, probabilmente avrei dato fuoco alla mia biblioteca di inestimabile valore."
"Quindi mi stai dicendo che una conoscenza approssimativa è più dannosa rispetto a una totale ignoranza?"
"Esattamente, soprattutto se associata ad un'altra caratteristica molto comune."
"Sarebbe?"
"La coglionaggine."
Umberto Eco
7 notes · View notes
canesenzafissadimora · 7 months
Text
"Pensavo ti fossi dimenticato di me" disse.
"Ci ho provato..."
Tumblr media
Carlos Ruiz Zafòn
10 notes · View notes
alonewolfr · 7 months
Text
Tumblr media
Pensavo ti fossi dimenticato di me.
Ci ho provato.
|| Carlos Ruiz Zafòn
7 notes · View notes
kirliancamera1 · 9 months
Text
youtube
Black and white editing of the original official video published by Out Of Line, 2013.
Music by Elena Alice Fossi and Angelo Bergamini / Lyrics by Elena Alice Fossi. Taken from the album "Black Summer Choirs". Mixed by John Fryer. 🔥🖤🔥
Video direction Carlo Roberti for Solobuio Roma / B&W version by AARB
KIRLIAN CAMERA booking/info ⬇⬇⬇ [email protected] (info + booking + merch) [email protected] (info + booking + merch) [email protected] (info + merch + booking) ⬇⬇⬇ https://instagram.com/kirlian_camera (now official) https://facebook.com/kirliancamera.official
https://kirliancameramerch.bandcamp.com (official merch)
10 notes · View notes
aitan · 14 days
Text
Mi sono deciso a vedere la serie Netflix "Briganti", ma già dalla sigla ricevo il primo shock e mi assale la nostalgia per la sceneggiato RAI di Anton Giulio Majano "L'eredità della priora". Un capolavoro del 1979 che si è intrecciato in molti modi con la mia vita. Ma non è di questo che voglio parlarvi.
Quello che voglio sottolineare è che tutte e due le serie si sono avvalse per la sigla della canzone "Brigante se more" dei Musicanova, ma, inspiegabilmente, in questa nuova versione ascoltiamo l'ultima strofa del brano, cantata dall'onnipresente Raiz, con una parola assurdamente modificata.
Omme se nasce brigante se more
Ma fino all'urdemo avimma sparà
E se murimmo menate nu ciore
È 'na *preghiera* pe' 'sta libertà
(È' na *preghiera* pe' 'sta libertà)
Ebbene, laddove nell'originale si diceva "jastemma" (bestemmia), qui si dice "preghiera".
Ma perché? E perché Eugenio Bennato ha concesso questa melensa modifica?
Mi chiedo se Carlo d'Angiò, coautore del brano, morto otto anni fa, sarebbe stato d'accordo.
Aggiungo che tutta la colonna sonora dell'Eredità della priora era di Eugenio Bennato e Carlo d'Angiò e fu raccolta in un album bellissimo dei Musicanova che ha fatto la storia della musica neo-popolare meridionale. Io conservo ancora il vinile come un cimelio stropicciato e graffiato dal tempo e sono andato a rileggermi il testo per vedere se per caso non fossi io a ricordare male.
Ricordavo bene e continuo a provare fastidio per questa parola edulcorata, ribaltata, stravolta.
Di certo questo condizionerà la mia visione dei Briganti di casa Netflix.
2 notes · View notes
gregor-samsung · 2 years
Text
Tutti noi ricordiamo casi in cui si ebbe sfortunatamente a che fare con un individuo che si procurò un guadagno causando a noi una perdita: eravamo incocciati in un bandito. Possiamo ricordare anche casi in cui un individuo realizzò un'azione il cui risultato fu una perdita per lui ed un guadagno per noi: avevamo avuto a che fare con uno sprovveduto*. Possiamo ricordare anche casi in cui un individuo realizzò un'azione dalla quale entrambe le parti trassero vantaggio: si trattava di una persona intelligente. Tali casi accadono di continuo. Ma riflettendoci bene bisogna ammettere che questi non rappresentano la totalità degli eventi che caratterizzano la nostra vita di tutti i giorni. La nostra vita è anche punteggiata da vicende in cui noi si incorre in perdite di denaro, tempo, energia, appetito, tranquillità e buonumore a causa delle improbabili azioni di qualche assurda creatura che capita nei momenti più impensabili e sconvenienti a provocarci danni, frustrazioni e difficoltà, senza aver assolutamente nulla da guadagnare da quello che compie. Nessuno sa, capisce o può spiegare perché quella assurda creatura fa quello che fa. Infatti non c'è spiegazione – o meglio – c'è una sola spiegazione: la persona in questione è stupida. *Si noti la precisazione «un individuo realizzò un'azione». Il fatto che fu lui a iniziare l'azione è decisivo per stabilire che è uno sprovveduto. Se fossi stato io ad intraprendere l'azione che determinò il mio guadagno e la sua perdita, la conclusione sarebbe diversa: in questo caso io sarei stato un bandito (NdA).
Carlo M. Cipolla, Le leggi fondamentali della stupidità umana.
Original version in english HERE
NOTA: L’autore stese questo breve saggio ("che gli eruditi settecenteschi avrebbero chiamato «una spiritosa invenzione»”) in lingua inglese mentre era professore di economia alla UC Berkeley e lo pubblicò nel 1976 in edizione ristretta riservata ai soli amici. Come un suo altro scritto informale (Il ruolo delle spezie (e del pepe in particolare) nello sviluppo economico del Medioevo, distribuito in una ristretta cerchia nel 1973) anche questo pamphlet conobbe una rapida diffusione per mezzo di copie xerografiche e manoscritte. Il fenomeno assunse però proporzioni tali che, pur avendo rifiutato a lungo una traduzione in lingua italiana ritenendo che lo spirito del testo potesse essere colto solo in lingua inglese, Cipolla acconsentì nel 1988 ad una revisione e pubblicazione dei due saggi satirici in lingua italiana da parte della casa editrice Il Mulino. Da questa versione, intitolata Allegro ma non troppo, sono poi state tratte le ulteriori edizioni in altre lingue, compresa quella inglese.
12 notes · View notes
pizzakaijuisekai · 1 month
Text
La Lucertola che si leccava i baffi
Ore 11:30
Deve essere brutto avere a che fare SOLO con me. Non ti guardo quasi mai in faccia, ascolto per metà, vivo in miei loop autistici che spesso non lasciano spazio all'esterno.
Certo, all'inizio con Alfredo non è stato così. Ma piano piano, mentre le cose si allentavano, rompevano, distruggevano, il mio autismo è cresciuto, le mie difese si sono alzate ed io sono diventata come ora.
Da soli o con me, cambia poco. Ma mi chiedo se questo possa valere un po' per chiunque.
Solo che gli altri fanno finta, si trascinano, amano il conflitto e ci sguazzano. Se non sentono la propria voce, forse, stanno male.
Ormai a me parlare dà fastidio.
Non sono nemmeno più in grado di FINGERE di avere relazioni. Quando incontro qualcuno (tipo Valeria, ieri) sento la mia faccia tirarsi, con questi sorrisi fintissimi che secondo me pure dal di fuori mi sgamano. Riesco a fingere, circa, ma non riesco ad avere nessun interesse di dialogo. Tutto è diventato funzionale ad un dovere sociale, il piacere, se c'è mai stato, è stato cancellato.
A volte mi viene in mente Carlo, forse l'unico con cui avrei ancora qualcosa da dire, se non altro perché siamo sempre stati simili sia come carattere che come reazioni. Tutti gli altri (TUTTI) mi si sono smontati in mano mentre li frequentavo, alcuni al punto di diventarmi intollerabili. Con Carlo semplicemente non ci si poteva più frequentare, per infinite ragioni. Mi chiedo spesso come sarebbe la mia vita se fossi riuscita a contornarmi di persone reali con cui relazionarmi. Tante, dico. Invece con questa mia fissa della monogamia seriale (il mondo in una sola persona, finché questa non poteva più bastare e mica per colpa sua... nessuno ha un tale potere di assorbimento) ho chiuso fuori anche chi, magari, avrebbe avuto qualcosa da dire. O avrebbe condiviso il silenzio.
Ma da che io mi ricordo ho solo collezionato rapporti, mi sono sempre sforzata di incontrare gente, era tutto come guardare i film o giocare o vedere anime. Oggi sono uscita con Paolo, quindi domani con Andrea, dopodomani con Salcazzo. Collezionismo umano vuoto.
Avvenimenti che ogni tanto mi vengono in mente, senza ragione, e che mi hanno colpito più del dovuto:
Quella volta che sono andata in cantina col coltello in mano, con la lama rivolta verso di me come ci teneva tanto mio padre, sono caduta dalle scale e non sono morta per non so quale riflesso miracoloso.
Quella volta che eravamo in una città (Torino?) ed ero piccola (mia sorella non c'era) ed ho attraversato la strada e tra un po' un tizio mi prende sotto. E per "tra un po'" intendo che ho saltato la macchina, sento ancora la mano sul cofano. Il tizio non si ferma, i miei genitori non dicono nemmeno bah.
Quando sono andata a Londra e tra un po' mi rapiscono. E per "tra un po'" intendo che bastava un "Ok, grazie" invece di dire "no". Ed io dico no perché dico sempre no, non per intelligenza. Mi hanno derubato, ma non rapito. Questa poteva andare proprio male.
Il film di Tarkovski, alla fine, era una chiavica.
Stamattina mi sono allenata tantissimo e poi ho fatto una super colazione con la marmellata. Domani si torna a rompersi le palle coi video, oggi minimo di pausa.
Ore 16:24
Sonnolenza post pranzo.
"Se hai intenzione di ucciderti, non ti occorre una ragione, non nel senso consueto del termine; come, nel caso contrario, se vuoi restare vivo, non è necessaria nessuna ragione verbale, coerente, formale, qualcosa a cui aggrapparti."
- Dal terzo volume della Trilogia di Valis, Dick
Quello che non capisco di chi crede in Dio, è come faccia a credere anche ad una scienza qualsiasi. Perché qualcuno dovrebbe cercare di dare una logica scientifica alla realtà che Dio ha creato? Se anche trovassimo dei calcoli che spiegassero qualsiasi cosa, quei calcoli non sono creati da Dio stesso? e quindi sono un'imitazione della verità, un qualcosa che lui voleva che trovassimo, ma che non è per forza vero? Se Dio c'è, le regole dell'universo (del movimento, per esempio) esistono come no. Se domani Dio lo vuole, tutto ciò che conosciamo diviene il contrario. E delle nostre regole ce ne possiamo sbattere. Se esistono delle regole e noi non impazziamo è solo perché Dio ha pietà di noi, sa come siamo fatti e non ha intenzione di creare ogni giorno una realtà differente. Solo per questo ci svegliamo nel nostro letto ogni giorno: perché lui vuole così.
Io non credo in Dio, ma se ci credessi crederei anche meno a tutto ciò che mi raccontano. Che già non credo ad un cazzo.
Siamo arrivati ad uno stato di solitudine sempre più palpabile. Mentre scrivo Alfredo è giù. A pranzo ho mangiato quasi da sola perché lui è arrivato a metà pranzo perché si stava preparando il secondo. Gli ho parlato di qualche minchiata ma mi sono resa conto che non gliene fregava un granché o comunque non aveva nulla da dirmi. Tanto vale scrivere qui sopra.
Credo che stasera non cenerò. Mi sono convinta che non ha senso per me continuare in questa direzione. Ma non mi dilungherò oltre.
Dopo pranzo ho osservato questa lucertola mangiare un pezzo di bistecca lasciata dai gatti.
0 notes
vashthewitch · 2 months
Text
arianna mi somiglia in una maniera inquietante, ha ragione emma quando lo dice. stare con lei in questi giorni, mentre sto guarendo, dopo che ho sofferto dolore fisico puro - quello che non ha niente da insegnare - mi sta facendo bene. mi sento raddoppiato. o almeno, sarei raddoppiato se fossi intero, ma non lo sono. sono invece dimezzato, e arianna mi sostanzia di qualcosa che mi manca. mi risarcisce, perché mi ricorda. non è bello usare gli altri come specchi, ma se gli altri vengono a noi come specchi noi cosa ci possiamo fare? milano è un miraggio lontano. non ho voglia di tornarci, non ho fretta di farlo. mi rendo conto di come mi riesce a distrarre, di quanto mi toglie. eppure la soluzione non è forlì. non per me almeno. A secret third thing è sempre quello il punto.
questa sera abbiamo letto i tarocchi. devo dire una lettura senza spirito, ma con un suo senso. il senso degli ingranaggi e degli orologi. carlo imprime sempre questo peso alle cose che tocca. le mie carte erano l’appeso la temperanza è il matto, a cui poi si è aggiunta la forza. lo scrivo per non dimenticarlo.
0 notes
giancarlonicoli · 7 months
Text
16 ott 2023 12:02
“CIAO CARLO, ECCOMI! VIVO A MIAMI PER AMORE”. DOPO L'APPELLO DI CARLO VERDONE, SI FA VIVA NATASHA HOVEY, L'ATTRICE 16ENNE DI "ACQUA E SAPONE" CHE ORA FA “LA GATTARA” IN FLORIDA: "MIAMI È PIENA DI GATTI. COSÌ CON ALTRI VOLONTARI CI OCCUPIAMO DEL LORO SOSTENTAMENTO" – "ACQUA E SAPONE? IL FILM HA UN UMORISMO CHE IN FRANCIA NON È COSÌ IMMEDIATO" - LA BATTUTA STRACULT DELLA SORA LELLA NEL FILM A VERDONE: “NUN CE PENSA' TROPPO ALLA BAMBINA” – VIDEO -
Estratto dell’articolo di Laura Martellini per corriere.it
«Sono stupita da tanto clamore. Mi hanno chiamato amici dall’Italia per avvertirmi dell’appello di Carlo Verdone che si chiedeva sui social dove fossi. Eccomi, vivo a Miami e sono la sua Sandy!»: a parlare dall'America con il Corriere della Sera è Natasha Hovey, l'attrice protagonista di «Acqua e sapone» che il regista ha ricordato un giorno fa a 40 anni dall'uscita, domandandosi con nostalgia: «Emanavi dolcezza e grazia, la luminosità del tuo viso non poteva non incantare. Dove sei ora, Natasha?».
Casa a Miami
La risposta arriva da una bella villetta con salottino esterno di Miami dove Natasha Hovey, 56 anni, vive oggi con suo marito di professione medico reumatologo e il figlio David, 24 enne. «Dopo Acqua e Sapone e Compagni di scuola, girati con Carlo, e altri lavori per la Rai, alcuni sceneggiati, mi sono trasferita in Francia per amore di mio marito, con cui ho costruito la famiglia che ancora oggi è tutto per me. I miei si sono separati, volevo una vita diversa. Una storia che fosse per sempre. Così sono volata a Parigi e ho sposato il mio compagno, nel 1999, trovandomi a vivere una specie di transfert: il sentimento che avevo per il cinema si è trasformato in un amore assoluto verso mio marito, parigino, e il nostro ragazzo». 
(...)
Nessun rimpianto
Senza nessun rimpianto: «A volte ho provato con David a rivedere i film con me ragazzina protagonista, ma una pellicola come Acqua e sapone ha un umorismo che in Francia non è così immediato. Siamo diversi. Mio figlio poi parla poco l'italiano. Nostalgia? Quando sono più malinconica succede che pensi alla carriera che avrei potuto fare e a cui ho rinunciato, vedo tante mie colleghe d'allora che oggi sono attrici affermate. Ma quando mi sento bene sono felice del successo che ho avuto e penso, oh my God, la ragazzina di quei film ha dato forma alla donna che sono oggi».
Quanti ricordi
Come andò con Verdone? Lei era una ragazzina di appena 15 anni (16 compiuti sul set), lui un regista già affermato. «Io mai avrei pensato di poter lavorare nel cinema.  Avevo difficoltà a comunicare, ero piuttosto riservata. Mia madre, di origine olandese, per avere un ricordo dei miei 13 anni mi portò un giorno a fare qualche scatto in bianco e nero da un fotografo, che le consigliò di proporre il mio volto alla pubblicità. Così feci qualche spot, ma rimanendo muta: da una réclame per un prodotto contro la forfora mi scartarono perché dovevo dire una frase, ma non riuscii a proferire una parola! Mamma per sbloccarmi mi iscrisse a una scuola di recitazione, e piano piano mi sciolsi.
Quando feci il primo provino per Carlo Verdone ero già capace di recitare qualche battuta. Alla prima selezione gli diedi una mia foto in cui comparivo truccatissima per una rivista di abiti da sposa e fu in quel momento che scattò in lui la molla: incarnavo la perfetta donna-bambina. Mi disse poi di aver scritto la sceneggiatura tenendo davanti a sé quell'immagine.
Quando mi presentai al secondo casting mi prese. Aveva già visto centinaia di ragazze anche nel nord Italia. In comune io e lui avevamo anche la scuola: il Nazareno, a Roma». La famosa scena del bacio? «Guardi, del set mi ricordo soprattutto le grandi risate. Si scherzava sempre. E in quell'occasione c'erano attorno a noi decine di tecnici e operatori. Mia mamma sempre presente. Oggi non so se sarebbe possibile girare un film di quel genere. Ma non c'era malizia, in Acqua e Sapone. Solo tanta tenerezza».
Con le sorelle nella «sua» America
Natasha si è strasferita dunque da qualche anno in America con la sua famiglia: «Una mia sorella vive accanto a me, l'altra in Oregon. Mio padre era di Boston, e io ho la doppia nazionalità. Con la mia famiglia però abbiamo scelto di vivere a Miami perché è  più vicina al nostro spirito latino.  Mi trovo bene, anche se è un posto de matti!» azzarda in romanesco.
La sua giornata? «La città è piena di gatti, molti dei quali non sterilizzati, che vivono in condizioni di estrema necessità. Non hanno da mangiare, non un riparo. Così con altri volontari ci occupiamo del loro sostentamento. Io stessa ne ho sei: alcuni vanno e vengono dal salottino esterno della casa allestito su misura per loro. Ci sono anche due orsetti lavatori, e qualche opossum. E mio figlio, ovviamente: come tutti i genitori pensavamo per lui a un futuro di medico o avvocato, e invece è diventato film producer. Si vede che era destino..».
Ritorno in Italia
L'Italia?  Dimenticata? «Torno due tre volte l'anno, anche perché mia mamma la adora è si è stabilita a sud di Napoli. La prossima volta andrò a trovare anche Carlo. Intanto può stare sicuro che lo contatterò, privatamente. Dai social mi tengo alla larga: non ne ho bisogno. Se inizi a usarli non smetti più, come con il computer. Va bene così. Ma mi domando: come mai tutta questa attenzione per questo intervento così carino e elegante di Carlo a proposito di un film uscito 40 anni fa? Forse le persone hanno bisogno di leggerezza, con quel che succede nel mondo...Di serenità e di evasione».
0 notes
lanuovaalleanza · 7 months
Text
LA MIA ESPERIENZA COME LEADER DELLA DESTRA MORSANESE - PARTE 14 - FINE
Dopo le dimissioni, mi telefonò il reggente la Federazione Provinciale di ALLEANZA NAZIONALE, AVV. Aldo Sam, pregandomi di rimanere in carica fino al ballottaggio per le elezioni del Presidente della Provincia. Ubbidii ed organizzai il servizio dei rappresentanti di lista ai seggi, per controllare lo svolgimento regolare del ballottaggio. Il candidato Presidente del Centrodestra, Elio De Anna, venne eletto per soli 174 voti.
A fine giugno 1999, scrissi, e distribuii nei bar, un volantino dove RINGRAZIAVO chi mi aveva votato e chi mi aveva aiutato nei 2 anni di referente comunale di Alleanza Nazionale (in primo luogo quel galantuomo del dottor Andrea Bauto, che mi ha insegnato moltissimo a livello di economia e finanza). Scrissi che avevo cercato di trasformare la Destra Morsanese in un moderno normale Partito Conservatore, ma che avevo fallito e che mi ritiravo a vita privata.
Seppi che prima cercarono di sostituirmi con Carlo Uaran, ma essendosi Uaran bruciato con la sua idea folle di introdurre uno stipendio per gli amministratori della Casa di Riposo, ripiegarono sull'attuale assessore comunale Giuliano Biasin.
Nei 2 anni successivi mi gettai a capofitto nel lavoro: andavo la domenica a Messa a Madonna di Rosa, per dire quanto ormai ero fuori dalla vita morsanese.
A fine aprile 2001, una sera in cui la Zanet organizzò un incontro elettorale, in vista delle elezioni politiche del 13 maggio 2001, con l'onorevole Manlio Contento, presso la gelateria <La Rotonda> di Morsano andai a prendere un gelato con la signora Nella Salzano, per ascoltare ciò che dicevano.
Nessuno aveva pensato di invitarmi (nonostante mi fossi congedato in buoni rapporti). Nessuno della Maggioranza comunale mi rivolse un saluto e fui ignorato, come fossi un alieno. Nonostante questo atteggiamento di freddezza, indifferenza ed ingratitudine, 2 settimane dopo votai per il CentroDestra alle elezioni politiche.
FINE
#AnalisiBergsoniana #LeTempsRetrouvé #iltemporitrovato
0 notes
agrpress-blog · 7 months
Text
In una serata carica di solidarietà e determinazione, migliaia di persone si sono riunite sotto l'imponente Arco di Tito a Roma, rispondendo all'appello del quotidiano "Il Foglio" per una fiaccolata dedicata a sostenere Israele. L'evento è stato inaugurato con un appassionato discorso del direttore del giornale, Claudio Cerasa, che ha sottolineato l'importanza di sostenere lo Stato ebraico, particolarmente in un momento segnato dagli attacchi del gruppo Hamas. [envira-link id="18252"]GUARDA LA GALLERY [/envira-link] La manifestazione ha visto una partecipazione straordinaria, con numerosi cartelli esposti, tra cui alcuni recanti lo slogan "Hamas=Isis" e "La libertà dell’Occidente si difende sotto le mura di Israele". Antonio Tajani, vicepremier e ministro degli Esteri, è intervenuto con un discorso carico di determinazione, annunciando che "poco fa c’è stato l’ultimo voto alla Camera e al Senato, tutti hanno condannato senza esitazione il vile attacco a ragazzi, ragazze, bambini che volevano vivere. C’è un solo responsabile di quello che sta accadendo ed è Hamas. Il killer vuole che non ci sia pace, vuole che nessun Paese arabo dialoghi con Israele, vuole che gli accordi di Abramo saltino in aria perché evidentemente questo fa comodo a qualcun altro in nome di una teocrazia che tante vittime ha fatto anche tra concittadini. Sono scene inaccettabili quelle che abbiamo visto già a Teheran dove i terroristi festeggiavano perché avevano fatto quella strage". Il ministro ha anche sottolineato che "Io ho rispetto di tutti i combattenti, ma chi vilipende un cadavere, chi se la prende con donne, bambini e disarmati non è un combattente ma un vile". Nel corso della serata, Tajani ha annunciato l'impegno a fare tutto il possibile per liberare gli ostaggi a Gaza e ha dichiarato di recarsi in Egitto il giorno successivo per cercare soluzioni e aprire corridoi umanitari, nonostante le sfide che ciò comporta. Ha concluso le sue parole affermando che "noi ce la metteremo tutta". A rappresentare il governo di Giorgia Meloni, che ha aderito all'appello "Noi siamo Israele" del quotidiano fondato da Giuliano Ferrara, c'era anche il Ministro della Giustizia Carlo Nordio, che ha affermato: "Se fossi stato un privato cittadino sarei venuto comunque a questa fiaccolata. In qualità di ministro della Giustizia vengo con uno spirito più importante, perché la giustizia è da sempre presente nella storia di Israele". Questa fiaccolata è stata un momento significativo di solidarietà e sostegno a Israele in un momento cruciale, evidenziando l'importanza di mantenere un fronte unito per difendere la pace e la giustizia in una regione tormentata dai conflitti.
0 notes
Text
"Il vero male del mondo" disse Carlo al fantasma di Umberto Eco "è uno e uno soltanto: l'ignoranza!".
"In realtà è la semi-ignoranza" chiosò il professore.
"Che intendi dire?"
"Intendo dire che una sana e completa ignoranza non crea danni.
Ad esempio, quando ero in vita e vivevo nella mia casa di Milano, non ne sapevo nulla di impianti elettrici ed ero completamente privo di nozioni sull'argomento.
Perciò, consapevole della cosa, mi affidavo completamente al mio elettricista.
Questo perché l'ignoranza totale è accompagnata anche dal timoroso rispetto dell'argomento ignorato, e di conseguenza dall'umiltà.
Se invece avessi letto al tempo due o tre manuali e, convinto di aver assimilato il sapere, mi fossi messo in testa di farmi l'impianto elettrico da solo, probabilmente avrei dato fuoco alla mia biblioteca di inestimabile valore."
"Quindi mi stai dicendo che una conoscenza approssimativa è più dannosa rispetto a una totale ignoranza?"
"Esattamente, soprattutto se associata ad un'altra caratteristica molto comune."
"Sarebbe?"
"La coglionaggine."
14 notes · View notes
alonewolfr · 2 months
Text
Tumblr media
Pensavo ti fossi dimenticato di me.
Ci ho provato.
|| Carlos Ruiz Zafòn
0 notes
kirliancamera1 · 1 year
Photo
Tumblr media
Kirlian Camera leaders Elena Alice Fossi & Angelo Bergamini sitting down below a black-red rose ((which is supposed to have a deeply important esoteric meaning)...). Angelo is turning the pages of a book dedicated to Admiral Carlo Bergamini. Carlo B. was the commander-in-chief of the Italian naval forces during both world wars. A great historical figure. Angelo is supposed to be his great-grandson, although this is never stated, so he'd be an Italian nobleman from a fallen aristocratic family. But it's well known that Angelo doesn’t like to talk and doesn’t flaunt his identity to the four winds... all the more reason why he has now definitively stepped out of the spotlight, devoting himself to music in the studio with his great friend Alice. The fact is that today Kirlian Camera are bigger than ever, even managing to place the last album in the top zones of the official German top 100 charts (Media Control / MTV)  in spite of the decidedly anti-commercial sound and in spite of a certain defamatory campaign against them (they refused to vaccinate and promote activities in favour of the journalist Julian Assange/Wikileaks and against NATO)! More unique than rare in today's music scene.. in which even the vaguest residue of a real alternative to the system has been lost! We feel huge respect for these two REAL ARTISTS! Maybe they realy are aliens...?!? Someone who knows them well has even hazarded such an hypothesis... 👽👽
7 notes · View notes
Text
Gli eroi in bianconero: Carlo PAROLA
La sua consacrazione definitiva avvenne quando la famiglia Panini decise di utilizzare una fotografia di Carletto che effettua in perfetto stile una rovesciata, come simbolo del proprio album di figurine. Per tutti i bambini italiani, Parola diventò quello della rovesciata. «In bicicletta andavo veramente forte in salita, peccato che non fossi altrettanto bravo in discesa. Ma a rendermi prudente…
View On WordPress
0 notes