Tumgik
#sprovvedutezza
gregor-samsung · 2 years
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Tutti noi ricordiamo casi in cui si ebbe sfortunatamente a che fare con un individuo che si procurò un guadagno causando a noi una perdita: eravamo incocciati in un bandito. Possiamo ricordare anche casi in cui un individuo realizzò un'azione il cui risultato fu una perdita per lui ed un guadagno per noi: avevamo avuto a che fare con uno sprovveduto*. Possiamo ricordare anche casi in cui un individuo realizzò un'azione dalla quale entrambe le parti trassero vantaggio: si trattava di una persona intelligente. Tali casi accadono di continuo. Ma riflettendoci bene bisogna ammettere che questi non rappresentano la totalità degli eventi che caratterizzano la nostra vita di tutti i giorni. La nostra vita è anche punteggiata da vicende in cui noi si incorre in perdite di denaro, tempo, energia, appetito, tranquillità e buonumore a causa delle improbabili azioni di qualche assurda creatura che capita nei momenti più impensabili e sconvenienti a provocarci danni, frustrazioni e difficoltà, senza aver assolutamente nulla da guadagnare da quello che compie. Nessuno sa, capisce o può spiegare perché quella assurda creatura fa quello che fa. Infatti non c'è spiegazione – o meglio – c'è una sola spiegazione: la persona in questione è stupida. *Si noti la precisazione «un individuo realizzò un'azione». Il fatto che fu lui a iniziare l'azione è decisivo per stabilire che è uno sprovveduto. Se fossi stato io ad intraprendere l'azione che determinò il mio guadagno e la sua perdita, la conclusione sarebbe diversa: in questo caso io sarei stato un bandito (NdA).
Carlo M. Cipolla, Le leggi fondamentali della stupidità umana.
Original version in english HERE
NOTA: L’autore stese questo breve saggio ("che gli eruditi settecenteschi avrebbero chiamato «una spiritosa invenzione»”) in lingua inglese mentre era professore di economia alla UC Berkeley e lo pubblicò nel 1976 in edizione ristretta riservata ai soli amici. Come un suo altro scritto informale (Il ruolo delle spezie (e del pepe in particolare) nello sviluppo economico del Medioevo, distribuito in una ristretta cerchia nel 1973) anche questo pamphlet conobbe una rapida diffusione per mezzo di copie xerografiche e manoscritte. Il fenomeno assunse però proporzioni tali che, pur avendo rifiutato a lungo una traduzione in lingua italiana ritenendo che lo spirito del testo potesse essere colto solo in lingua inglese, Cipolla acconsentì nel 1988 ad una revisione e pubblicazione dei due saggi satirici in lingua italiana da parte della casa editrice Il Mulino. Da questa versione, intitolata Allegro ma non troppo, sono poi state tratte le ulteriori edizioni in altre lingue, compresa quella inglese.
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susieporta · 1 year
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Plutone in Aquario * I Prossimi 20 anni della tua Vita
E se ti dicessi che l'entrata ultima della Luna in Aquario (dal latino Aquarius) ha aperto le porte ad un Cambio di Guardia e ad un passaggio del testimone,
Dove lo Riconosceresti nella tua Realtà?
Vi sono orari che sono come tanti altri,
e passaggi che passano quasi inosservati, ma
vi sono momenti come questi, dove è veramente molto importante comprendere verso quali nuove storie stiamo andando, e come interpretare le scelte che andiamo a fare giorno dopo giorno.
Il Nero sarebbe Nero in assenza di Bianco?
e la nostra Storia potrebbe essere raccontata allo stesso modo se non vi fossero termini di paragone?
andiamo bene, andiamo male
siamo nel giusto, siamo nello sbagliato ma sempre rispetto ad un altro elemento, ad un altro termine di paragone che entra nel Quadro a dare un senso alla nostra esistenza ed un posizionamento a ciò che vorremmo fosse e che non sempre è.
In Questo Momento - e fino al 23 marzo prossimo, siamo in una fase nella quale dobbiamo scegliere su quale Linea della Creazione attestarci:
Quanto Spazio diamo a noi Stessi?
Quando Grande è la nostra Stessa Presenza?
Vibriamo al ritmo dei nostri più Grandi Sogni?
o CI STIAMO ACCONTENTANDO?
Molti aspetti astrologici in IX° e X° Casa battono il tempo su un tamburo che chiede una scelta e nuove e molteplici RESPONSABILITA'.
In chi vuol crescere vi è una scelta da compiere, un viaggio da intraprendere, e nulla di quello che ha funzionato fino ad un grado precedente può essere ad oggi utilizzato - sperando in un successo, va cambiata qui la marcia ma alle volte anche l'intero veicolo attraverso cui nell'esistenza si va viaggiando, veicolo emotivo, di pensieri, di strumentazioni e conoscenze e ancora altro.
Il Piacere qui si scopre Cammin Facendo, e come successivo passo ad un SALTO NEL VUOTO, e bada bene non nel senso di sprovvedutezza o follia, no!
Come salto ben programmato, osservato, e di cui sentiamo la CHIARA SCELTA, e presenza nel nostro campo, non vi è scelta nella chiarezza, solo un'azione delineata, lavoro qui sulla fiducia, ma anche sul rafforzare le ossa, la presenza, la capacità di sostenere un'esistenza la cui memoria va cambiando volto.
Se vuoi comprendere su quali linee si baseranno i prossimi venti anni, su quali prime tre linee in queste settimane (fino al 23 marzo) è fondamentale per te lavorare, scrivimi qui:
+39 3713151988, gratuitamente riceverai - scrivendo entro le 00:00 un primo sguardo astrologico, bada bene però e questo te lo consiglio da Amico, che sia io o chiunque altro, se hai un astrologo di fiducia VAI perché le scelte di questo periodo influenzeranno la tua vita da qui al 2044...
Hai la possibilità ora di rinascere... la Domanda è...
Ne sei in GRADO?
Joele Schiavone,
Astrologia - Numerologia - Tarocchi di Marsiglia - Creazione - Pranic Energy Healing
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moonyvali · 2 years
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A quanto pare la Russia ha deciso di far tenere a breve i referenda per l'annessione delle repubbliche di Lugansk e Donetsk, referenda dall'esito del tutto scontato, che sanciranno la trasformazione delle due province in territorio russo.
Simultaneamente la Duma russa ha introdotto una serie di norme prodromiche alla legge marziale.
Questo significa quasi certamente che la Russia ha deciso di cambiare il livello dello scontro, passando da "operazione speciale" a "guerra", con connessa mobilitazione.
Finora la Russia aveva messo in campo una quantità molto ridotta di truppe (sembra intorno al 15%), contando sulla propria superiorità tecnologica per mettere termine con successo all'operazione e liberare definitivamente i territori russofoni contesi.
La controoffensiva ucraina delle scorse settimane ha visto però l'impiego oltre che del meglio dell'esercito ucraino, già in mobilitazione totale da mesi, anche del meglio dell'armamento Nato, il che ha colmato la differenza tecnologica tra i due eserciti.
A questo punto, anche se il successo della controoffensiva è stato molto limitato, è chiaro che la Russia non può più combattere "a mezzo servizio", ma deve impegnarsi sul serio se vuole raggiungere gli obiettivi annunciati, cioè la messa in sicurezza delle popolazioni russofone. Questo compito peraltro è diventato più complesso perché gli armamenti Nato hanno una gittata molto superiore a quelli precedentemente disponibili, il che richiede per "mettere in sicurezza" i russi la creazione di una estesa buffer zone al di là del Donbass.
Questa nuova situazione è certamente un problema per Putin, che sperava chiaramente di poter ottenere i suoi risultati facendo percepire sul fronte interno disagi minimi. Se confermata, la mobilitazione, anche parziale, farà passare il conflitto ad un livello superiore e drammatico.
Come detto da tutti quelli che ragionavano sin dall'inizio, la Russia non è nelle condizioni politiche per "cedere" o "arretrare".
Quello che sta accadendo è già alle sue porte di casa e un cedimento significherebbe un rischio per la tenuta stessa del paese.
Dunque la dirigenza russa ha davanti solo un'alternativa, ed è vincere, ottenendo gli obiettivi annunciati. Gli armamenti occidentali hanno ottenuto il primo risultato che gli USA desideravano, cioè hanno fatto sanguinare l'orso russo. Ma il secondo obiettivo americano, cioè il collasso e lo smembramento della Russia (obiettivo reso esplicito da diversi Think Tank governativi) non può essere tentato senza condurre ad un conflitto totale, anche nucleare.
La situazione perciò, proprio come paventato da tempo, è ora la seguente: o la Russia, attraverso la mobilitazione ottiene i risultati desiderati e travolge l'esercito ucraino, già duramente provato, oppure si profila lo spettro di una guerra totale, che è un altro nome per la Terza Guerra Mondiale.
Chi pensa che il problema sia Putin non ha ancora capito che Putin qui è il moderato, e che dietro di sé ha da tempo generali e consiglieri che premono per andare ad uno scontro senza guanti (lo stesso ex premier Medvedev non perde occasione per spingere per un'azione più radicale). Il giorno, altamente implausibile, in cui Putin fosse sostituito dall'interno, sarebbe per fare posto a qualcuno di assai più pericoloso, qualcuno che promette di usare tutto il potenziale militare russo, senza remore.
Il dilettantismo, il pressapochismo, la sprovvedutezza delle dirigenze europee, che, dopo aver svuotato gli arsenali, stanno per devastare i propri paesi con la penuria energetica è angosciante.
Gente che non capisce che siamo noi europei la prima linea sia nella guerra energetica, sia in una guerra militare, e che non siamo nelle condizioni di sopravvivere né all'una né all'altra non dovrebbe gestire neppure un condominio.
Purtroppo questa è gente abituata a pensare che l'ordine dei problemi di cui preoccuparsi sono se la brioscia nei caffè di Bruxelles è abbastanza fragrante o se i loro bimbi giocano con balocchi equi e solidali.
La rapidità con cui tutto si schianterà coglierà di sorpresa anche loro. E mentre metteranno in salvo le proprie famiglie verso un buen retiro in Florida manifesteranno certo tutta la loro costernazione.
"Chi mai avrebbe potuto pensarlo?"
Andrea Zhok
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yeslaencina · 3 years
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Ma il sogno è
il mondo mio
tu sai che oggi lascerei la mia realtà.
Capisci me,
si, tu lo sai,
che solo per me il sogno è il mondo mio.
Un destino è un campo di grano
povero triste dolore profano
tutto tra noi è, ma non è per me, lo sai.
Il sogno mio
è vero ormai
e mi dà il senso, oramai, e tu lo sai
Un amico, sai cosa te ne fai
inutile, fuggevole,
tutto bravo è, ma non è per me, lo sai.
Il sogno mio
è vero ormai
e mi da il senso, oramai, tu lo sai.
Il sogno è
il mondo mio
tu sai che oggi lascerei la mia realtà.
Capisci me,
si, tu lo sai...
* * *
Chanson de Bianca / 2
Giuditta del Vecchio
Testo:
Un amico, sai cosa te ne fai
inutile, fuggevole, tutto bravo è
ma non è per me e tu lo sai.
Ma il sogno è
il mondo mio
tu sai che oggi morirei per onestà.
Ascolti me,
si, tu lo sai,
che solo il sogno è per me la realtà.
Un amico, sai cosa te ne fai
inutile, fuggevole,
tutto bravo è, ma non è per me, lo sai.
Il sogno mio
è vero ormai
e sveglia il tempo e sveglia il canto e tu lo sai...
* * *
Immagino non sia sfuggito a nessuno di voi che la Chanson de Bianca altro non è in realtà se non una bizzarra, sebbene suggestiva, rivisitazione di Pensieri e Parole di Battisti e Mogol.
Eppure, ed ecco il primo mistero, ancora nei credits del film non si fa alcun cenno a nessuno dei due nomi. Come autore della musica figura invece François Dompierre, prolifico autore canadese di colonne sonore, mentre autore del testo sarebbe tale Jersy Kowal, di cui non ho trovato traccia altrove al di fuori dei confini di questo film.
Premesso che l'arrangiamento musicale del pezzo è indubbiamente pregevole (mentre il testo mi appare, nella sua stesura, piuttosto caotico), la domanda che in me sorge spontanea a questo punto è: com'è possibile che non sia apparentemente insorto, in una situazione del genere, nessun problema di violazione di copyright o nessuna accusa di plagio?
L'altro enigma riguarda poi i presunti interpreti della Chanson: Sylvie Legault e Federico Troiani. Anche qui la situazione è tutt'altro che chiara.
Per quanto riguarda il primo dei due nomi - e premesso che il brano sembra sia stato in realtà cantato effettivamente da Giuditta del Vecchio - Sylvie Legault è un'attrice di cinema e di teatro d'improvvisazione canadese tuttora vivente, e sembra non entrarci niente (almeno secondo Wikipedia e IMDB) con Léolo.
Federico Troiani risulta essere invece un musicista e cantautore italiano attivo tra gli inizi degli anni '70 e i primi anni '80. Ma anche nel suo caso, nessuna delle pagine che lo riguardano e che ho consultato, cita una sua eventuale partecipazione al film come interprete di questa canzone.
Voi ci capite qualcosa? Io, per il momento, mi arrendo.
* * *
Note e crediti
Le informazioni biografiche sui vari personaggi citati sono tratte da Wikipedia.
La lista dei titoli della soundtrack di Léolo proviene dal blog World of soundtrack
Commenti
MikiMoz7 marzo 2014 16:04
Sei andato a pescare un film assurdissimo, a tratti surreale... !
Sì, lei è in Snack Bar Budapest e in effetti non si trovano molte notizie su questa attrice. Inoltre sembra essere sparita da molto tempo...
A me Battisti non piace per nulla, ma è curiosa questa cosa qui che riporti... Guarda, per risolvere qualche mistero del genere, puoi rivolgerti a Nocturno (rivista o forum) ;)
Moz-
RISPONDI
Ivano Landi7 marzo 2014 16:36
Io invece adoro Battisti, Miki, ma solo l'ultimo periodo, quello con Pasquale Panella al posto di Mogol. Considero i 5 dischi (più l'inedito "Gabbianone") della coppia Battisti/Panella il vertice assoluto della musica leggera italiana.
Venendo al film, il tuo suggerimento su Nocturno è buono, ma ti confesso che a me più che risolverli nei misteri piace sguazzarci ;) Sono però contento quando nelle mie peregrinazioni mi imbatto in un indizio, anche minimo, che va ad accumularsi agli altri in mio possesso :)
MikiMoz7 marzo 2014 23:52
Sì, ti capisco perfettamente.
Anche io ho qualche mistero legato a ricordi... spesso ne ho parlato sul blog e tra un po' ne riparlerò, sperando che possiate aiutarmi!
In ogni caso, mi ero perso la tua risposta al post precedente, ho letto ora :)
Moz-
Ivano Landi8 marzo 2014 07:37
Uhmm... sembra interessante. Aspetto i post e spero di poterti essere utile, se sono cose pertinenti ai miei campi d'indagine :) Per me i ricordi sono fondamentali e uno dei miei motti è il milleriano (nel senso di Henry Miller): "Ricordati di ricordare".
Marco Lazzara12 marzo 2014 22:49
No, questo film non lo conoscevo proprio.
Ci sarà un secondo post in cui cercherai di svelare il mistero dietro la colonna sonora?
RISPONDI
Ivano Landi13 marzo 2014 10:15
Pare che oltre ai grandi misteri classici - UFO, Loch Ness ecc. - esista tutta una selva di mini-misteri ugualmente senza apparente soluzione.
Con Chanson de Bianca anche setacciando internet non si arriva da nessuna parte. Proprio come era successo per Come little children nel mio post precedente.
Forse bisognerebbe adottare per entrambe i casi la soluzione proposta da MikiMoz, cioè chiedere a Nocturno. Ma almeno per il momento preferisco dedicare il mio tempo a occuparmi di nuovi argomenti.
Chuck16 aprile 2015 19:28
Congratulazioni per un buon articolo simile. Solo una piccola osservazione: la canzone 6 ha il nome sbagliato. Il suo nome è "Sabahiya", ed è eseguita da Banga (Tanta-Suaag). Saluti! Fonte: http://en.wikipedia.org/wiki/Passion_–_Sources
RISPONDI
Ivano Landi17 aprile 2015 07:52
Grazie delle congratulazioni e benvenuto nel mio blog. E anche della precisazione. Avevo preso la lista pubblicata in questo post da un sito specializzato in colonne sonore e può darsi ci siano anche altri errori... chissà.
Un saluto e ancora grazie!
Kuku30 novembre 2018 15:08
I misteri legato a questo film sono piuttosto impenetrabili!
E' veramente strano che della Del Vecchio sia sparita ogni traccia, com'è possibile?
Il nome Leolo mi sembra davvero evocativo. Ma è un diminutivo siciliano? Anche se non c'entra per nulla, il suono mi fa venire in mente Mr. Trololo!
RISPONDI
Ivano Landi30 novembre 2018 19:52
Davvero pazzesca la situazione di questo film, Kukuviza... tutte le strade che intrapresi all'epoca per cercare di venirne a capo finivano in un vicolo cieco. Chissà se oggi, a quasi cinque anni di distanza, qualcosa è cambiato.
Sul nome Léolo, non ricordo se è chiaramente specificato nel film, ma credo che il giovane protagonista lo ritenga appunto un nome siciliano.
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Aracne, le tarantate e un falso mito
LA STORIA DI GINEVRA, UNA TARANTATA BRINDISINA DI FINE SETTECENTO, CONFUSA CON IL MITO DI ARACNE
  di Gianfranco Mele
  Come noto, il mito di Aracne raccontato da Ovidio ne Le Metamorfosi narra della sfida tra Athena ed Aracne sull’arte della tessitura. E’ proprio Aracne a lanciare la sfida, e ne pagherà le tragiche conseguenze: non solo ha osato sfidare la dea, ma la rabbia che suscita in Athena è nel fatto che le sue tele si mostrano addirittura superiori a quelle della dea stessa. L’ira che la fanciulla provocherà in Athena sarà tale da costringerla al tentativo di suicidarsi: non poteva reggere difatti il peso della rabbia divina. Ma la dea fermerà il tentativo di suicidio di Aracne e la trasformerà in ragno.[1]
Tavola di Gustavo Dorè per illustrare il mito di Aracne celebrato da Dante (Purgatorio, XII, 43-45); immagine tratta da http://www.worldofdante.org/pop_up_query.php?dbid=I301&show=more.
  L’unica versione del mito alternativa a quella che ci racconta Ovidio, è quella che ci perviene dalla lettura di alcuni frammenti di un’opera di Nicandro, la Theriaca, nei commenti inseriti da uno scoliaste che secondo alcuni sarebbe da identificare in Teofilo Zenodoteo. In tale versione, si narra dell’incesto tra Aracne e suo fratello Falance; Athena punisce per questo motivo i due fratelli, trasformandoli in ragni.
Sul web (e non solo sul web, ma addirittura in alcuni scritti, accademici e non, di studiosi del tarantismo) circola una terza versione senza fonte alcuna (in alcuni casi viene addirittura riportata, con duplice errore, come la storia raccontata da Ovidio): narra (copio e incollo da uno dei tanti siti che riportano tale versione, a loro volta copiandosi e incollando a catena) di “una giovane ragazza, Arakne, la quale fu sedotta da un marinaio che, dopo la prima notte d’amore, partì e da allora ella visse in attesa del ritorno del suo amore. Una mattina la ragazza vide una barca avvicinarsi alla costa e fece il segnale convenuto con il suo marinaio. Dalla nave giunse la risposta: era tornato. Ma a pochi metri dal porto la barca fu affondata da Zeus, il quale voleva la fanciulla per sé, così coloro che erano a bordo perirono affogati. Arakne vide morire il suo amore dopo anni di attesa e si uccise. Così, alla morte della giovane, Zeus s’infuriò e la rimandò in terra per restituirle il torto ricevuto, non come ragazza ma come tarantola”.
In molti di questi siti, tale versione giunge ad essere l’unica citata, o, come si è detto, addirittura ad essere attribuita ad Ovidio e spacciata per quella del poeta latino.
La ritrovo in un blog dedicato alla pizzica, la ritrovo sulla pagina ufficiale del gruppo Zimbaria,[2] su pagine gestite da cultori e musicisti di pizzica, su tesine di laurea pubblicate online, su un lavoro di una docente dell’ Università di Bologna apparso su una rivista specializzata,[3] sulla pagina Wikipedia dedicata alla “pizzica”,[4] e su una innumerevole serie di pagine e blog aventi per oggetto pizzica e tarantismo.[5] Mi chiedo da dove mai la abbiano pescata tutti costoro, visto che nessuno ne indica fonti. Successivamente, noto (e ne trovo conforto) che la questione non è sfuggita ad Armando Polito, che in un suo articolo apparso qualche anno fa su questo sito web di Fondazione Terra d’Otranto, si accorge di questa incredibile confusione e sostituzione.[6]
Una singolare contorsione esplicativa e interpretativa la compie Annarita Zazzaroni, che scrive: “Il tarantismo pugliese è, infatti, legato anche a una vera e propria riscrittura del mito di Aracne: alcuni fanno risalire la nascita della taranta alla trasformazione in ragno di una fanciulla, Arakne, che fu sedotta da un marinaio e abbandonata dopo una notte d’amore. Per anni Arakne attese il ritorno del suo amato ma, quando questo avvenne, la nave del ragazzo affondò durante l’attracco. Arakne era folle di dolore per aver perso per sempre l’uomo che amava. Fu così che Zeus la trasformò in taranta, perché potesse vendicarsi perpetuamente delle sofferenze subite.“ [7]
Ma da quando in qua, e perchè, “il tarantismo pugliese” avrebbe riscritto il mito di Aracne? Da dove origina dunque questa versione, che avrebbe l’aria di una sorta di leggenda metropolitana (o internettiana), se non fosse che la storia è così singolare e avvincente da pensare (come poi di fatto risulta) che è stata presa in prestito da altre fonti[8] (che però non sono, come vedremo, così antiche)?
La risposta sta in un incredibile scambio della paternità e delle origini del racconto, che ci viene trasmesso attraverso gli scritti di un autore francese ottocentesco, Antoine-Laurent Castellan,[9] e che nella sua versione originale non parla affatto di Aracne (né del relativo mito) ma riferisce di una storia, appresa durante un suo viaggio a Brindisi, che ha come protagonisti una ragazza di nome Ginevra e un marinaio di origini albanesi. La storia è perfettamente identica a quella raccontata nel web (e là spacciata come “la storia di Arakne”): racconta dell’ incontro e dell’amore tra la fanciulla e il marinaio, della ripartenza del marinaio, della attesa della ragazza per il ritorno del suo amato, della barca che finalmente un giorno si avvicina alla costa mentre la fanciulla attende, racconta del segnale, del tragico affondamento poco prima che la barca possa approdare, della disperazione della fanciulla che da quel momento “si trasforma in ragno” (o meglio, diviene tarantata)! Ma (“piccoli” e unici particolari discordanti): la fanciulla non si chiama Arakne, ad affondare la barca non è “Zeus” ma una galea (altrimenti detta “galera”) barbarica, e la tragedia si snoda in Brindisi alla fine del Settecento. Castellan la riporta come un fatto realmente accaduto, e da lui appreso in seguito ad una casuale occasione in cui egli assiste come spettatore alla danza di una tarantata.
l’ opera di Castellan
tavole di Castellan inserite nel testo Lettres sur l’Italie. Fabbricati di Brindisi
  Questa tarantata, è proprio lei, Ginevra, quella fanciulla che aveva perso il suo amore in quella straziante tragedia. E’ la gente del posto a raccontare a Castellan la storia, e a spiegargli come la ragazza sia diventata tarantata a seguito del trauma subito per la perdita del suo amore. O meglio, e per la precisione: nessun ragno aveva mai morso Ginevra, ma le era stato lasciato credere che così fosse stato. Il trauma per la perdita del suo innamorato era stato così forte che Ginevra aveva rimosso il penoso ricordo dell’accadimento, portandosi però addosso un malessere che aveva rielaborato attribuendolo al morso del ragno. Era stata lasciata volutamente in quella convinzione, per non farle riaffiorare il terribile ricordo, e per non farle perdere la speranza di poter guarire.
Nel classico stile del rimescolamento orale (che oltre che di epoche remote è tipico anche dell’epoca del web), la storia diventa “il Mito di Arakne”, e viene infilato persino un Zeus nel racconto, a “sostegno” della derivazione antica e mitologica del racconto.
Una possibile matrice della confusione e del rimescolamento può essere nel fatto che il Castellan nel suo scritto utilizza il termine araigne (che in italiano è ragno: ciò è stato forse sufficiente a scambiare quell’ araigne per la Aracne – altrimenti detta Aragne – mitologica). Il resto, lo han fatto la sprovvedutezza di chi ha fatto circolare a ripetizione la storia confondendo epoche, personaggi e fonti, e, di sicuro, quell’alone poetico e leggendario che caratterizza l’avvincente, struggente e bellissimo racconto di Castellan.[10]
tavole di Castellan inserite nel testo Lettres sur l’Italie. Colonna di Brindisi
  A seguire, trascrivo integralmente il racconto del Castellan traducendolo in italiano (l’opera in lingua originale è consultabile e scaricabile anche attraverso Google books). Premessa: Il Castellan approda in Italia nell’agosto del 1797, e si ferma prima a Otranto, poi a Brindisi. A Brindisi, accade che:
“Mentre passavamo sulla banchina del molo, siamo stati fermati dalla folla, che si accalcava sulla porta di una casa dove si sentiva della musica. Ci siamo fatti spazio, e anche noi siamo invitati ad entrare in una stanza bassa che era servita per diversi anni, e ancora lo era oggi, da scenario e ambiente per la cura del morso della tarantola. Le pareti di questa ampia stanza erano adornate con ghirlande di foglie, mazzi di fiori e rami di vite carichi dei loro frutti, piccoli specchi e nastri di ogni colore erano là sospesi; molta gente era seduta intorno all’appartamento, e l’orchestra occupava uno degli angoli, ed era composta da un violino, un basso, una chitarra e un tamburello. C’era una donna che ballava: aveva solo venticinque anni ma ne dimostrava quaranta; i suoi lineamenti regolari, ma alterati da eccessiva smodatezza, i suoi occhi scuri, il suo aspetto triste e abbattuto, contrastavano con la sua ricercata e variegata decorazione di nastri e pizzi d’oro e d’argento; le trecce dei suoi capelli erano sparpagliate e un velo di garza bianca le cadeva sulle spalle; danzava senza lasciare la terra, con nonchalance, girando costantemente su se stessa e molto lentamente; le sue mani reggevano le estremità di un fazzoletto di seta che faceva oscillare sopra la sua testa, e alcune volte lo gettava indietro: in questo stato, ci offriva assolutamente la posa di quelle baccanti che vediamo su bassorilievi antichi.
L’aria che si suonava in quel momento era languida, trascinata sulle cadenze, e si ripeteva da capo a sazietà. Poi il motivo è cambiato senza interruzioni; questo era meno lento, e ad un certo punto divenne più vivace, precipitoso e saltellante. Questi brani musicali formavano una successione di rondò, o ciò che chiamiamo pot-pouri. Si passava alternativamente dall’uno all’altro; finalmente si tornava al primo, per dare un po ‘di riposo alla ballerina, e permetterle di rallentare i suoi passi, ma senza farla mai smettere di ballare; lei seguiva sempre il movimento della musica; e come quel movimento si animava, si muoveva e diventava più vivace; ma il sorriso non rinasceva sulle sue labbra scolorite, la tristezza era sempre stampata sul suo sguardo, talvolta rivolto verso il soffitto, di solito verso il suolo, oppure a volte muoveva gli occhi a caso fissando il vuoto, anche se abbiamo cercato di distrarla con ogni mezzo. Le offrirono fiori e frutti; li tenne per un momento tra le mani e li gettò in seguito; furono anche presentati fazzoletti di seta di diversi colori; lei li scambiava con il suo, li agitava in aria per qualche istante, li rendeva, prendeva gli altri. Diverse donne là presenti hanno successivamente ballato con lei in modo da attirare la sua attenzione, e cercavano di ispirarle allegria ma senza successo. Sembrava sottoporsi a quell’esercizio contro voglia ma spinta da una sorta di forza irresistibile, e ciò dovette stancarla molto; il sudore scorreva dalla sua fronte; il suo petto era ansante, e ci hanno detto che questo stato sarebbe terminato con una sospensione totale delle facoltà; che poi era necessario portarla a letto; che il giorno dopo si sarebbe svegliata ricominciando a a ballare, e che lo stesso rimedio sarebbe stato impiegato nei giorni successivi, fino a quando non le avrebbe dato sollievo.
Questo spettacolo aveva qualcosa di doloroso; e mi ha colpito ancor più fortemente quando ho appreso la storia di questa interessante paziente. Non era stata punta dalla tarantola, sebbene ne fosse convinta; e veniva lasciata nella sua errata convinzione solo per nascondere e per non far dimenticare la vera causa del suo stato, e per non privarla di ogni speranza di cura. Ecco l’origine dell’alienazione di Ginevra; questo è, credo, il nome della malata. All’età di vent’anni, pur non essendo la ragazza più carina fra quelle della sua età, si faceva notare per avere una fisionomia provocante e molto espressiva; la sua bocca era rosea e attraente; i suoi occhi neri erano pieni di fuoco; la sua altezza aveva più duttilità e abbandono della grazia; il suo carattere, per quanto buono e sensibile, era particolare; spesso gioiva fino al delirio, si abbandonava quindi a una tristezza vaga e senza motivo; esagerata in tutti i suoi sentimenti, favoriva l’amicizia per le sue compagne fino all’eroismo, e la sua indifferenza verso gli uomini era simile al disprezzo: quindi doveva esser prevedibile che che se avesse amato un uomo una volta, ciò sarebbe accaduto con veemenza e per tutta la vita. All’età di vent’anni, la sua ora non era ancora arrivata, ma squillò troppo presto per la sua disgrazia. Un giorno stava camminando assorta nei suoi pensieri malinconici sulla spiaggia deserta di Patrica; l’aria era stata rinfrescata da una tempesta e il mare, che era ancora agitato, ondeggiava sulla spiaggia. Un brigantino (piccolo veliero n.d.r.) a metà frantumato era appena approdato: aveva a bordo un uomo. Partito dal porto di Durazzo per stendere le reti, verso il centro del canale una raffica di vento aveva strappato la vela; il suo timone si era rotto tra le sue mani e, in balìa delle onde, la sua barca era stata lanciata sulle rive dell’Italia. Sopraffatto dalla stanchezza, morente di bisogno, deplorava la sua disgrazia, così la ragazza gli andò incontro in aiuto, gli offrì una mano e si offrì di portarlo a casa di sua madre, che esercitò verso di lui con slancio i doveri dell’ospitalità.
Questo albanese era giovane; era infelice; sembrava ragionevole e grato; Ginevra credette di essersi abbandonata al piacere puro e disinteressato che la carità fornisce, mentre in realtà l’amore si era già insinuato nel suo cuore nelle vesti di pietà. Tuttavia, il giovane albanese, combattuto dal desiderio di rivedere il suo paese, e dal tenero interesse che lo lega alla sua benefattrice, finalmente parla della sua partenza. A questa parola, come una striscia di luce colpisce Ginevra facendo chiarezza sui suoi sentimenti; riconosce in essa l’amore, per l’angoscia che l’idea di una separazione, lontana dal suo pensiero, inizia a sentire; onesta, ma appassionata, non ha più il controllo di nascondere la sua confusione e lascia persino sfuggire tutta la violenza dei suoi sentimenti; ma esige da questo straniero che adora, il sacrificio dei legami indissolubili con il suo paese d’origine. Senza esitazione, lui acconsente. Quindi lei stessa favorisce la sua partenza dall’Italia, dove non può stabilirsi senza consultare la sua famiglia. Il giorno del suo ritorno è fissato, e Ginevra deve aspettarlo sulla costa, proprio nel punto in cui gli ha salvato la vita.
Fedele alla sua parola, lei va là ben prima dell’ora stabilita; lei conta gli istanti; fluiscono con una lentezza disperata. Intanto, il sole è già al tramonto: preoccupata, cammina sulla riva, gli occhi rivolti verso il mare: lei interroga le onde; il minimo soffio di vento, la minima nube le fa temere una nuova tempesta. Il giorno sta cadendo, il suo cuore è schiacciato e il crepuscolo, di cui la natura si ricopre, oscura, disturba le sue idee; infine, scopre un punto nero all’orizzonte: avanza; è una barca: si precipita alla sommità di una roccia e scuote un velo cremisi, il segnale concordato. Immediatamente lo stesso segno è attaccato all’estremità dell’albero; lei non può più dubitarne, questa barca le porta il suo amante.
Infatti, l’ albanese si era imbarcato, felice, in una barca a remi decorata con tutti gli attributi della gioia. Gli alberi erano decorati e le vele erano di un bianco brillante. Alcuni musicisti, seduti sulla panca di poppa, suonavano con accenti felici; e la sua famiglia, che l’albanese stava lasciando per stabilirsi nel paese di sua moglie, volle affidare a Ginevra la cura della felicità del figlio, il deposito della sua modesta fortuna e il mobilio necessario per la giovane famiglia.
La barca avanza come in trionfo verso le coste dell’Italia, già il suono degli strumenti raggiunge l’orecchio di Ginevra, tocca la superficie delle onde, calma le sue ansie e porta nel suo cuore speranza e sicurezza. L’imbarcazione si sta avvicinando: l’amore rende i suoi occhi più penetranti; lei distingue, riconosce suo marito che tende le braccia; lei pensa di sentirlo, e questa illusione rapisce una risposta.
Ma improvvisamente un suono sinistro fa cessare le belle melodie; una galera barbarica esce da dietro una roccia sporgente, che la aveva nascosta alla vista degli occhi di tutti. I suoi numerosi remi salgono a ritmo, cadono tutti in una volta e le danno un movimento rapido. Come l’avvoltoio, si libra sopra l’aria e si dirige verso la sua preda. A questa vista, non meno inaspettata che fatale, Ginevra cade in un cupo torpore; il terrore incatena le sue facoltà, i suoi occhi solo conservano un residuo di vita, seguono i movimenti contrari delle due barche.
La fragile barca sta fuggendo, e grida di paura e dolore sono sostituite agli accenti gioiosi. Il giovane e coraggioso albanese esorta i suoi compagni ad una resistenza che risulterà vana: le ombre della notte avvolgono questa scena di desolazione e la nascondono agli occhi della sfortunata Ginevra, che cade impotente sulla riva.
Molto tempo dopo, Ginevra esce come da un sonno profondo: apre gli occhi; ma la luminosità del giorno li fa chiudere subito. Non può muovere le sue membra, irrigidita dal freddo del mattino. Eppure le sue idee, dapprima confuse, le raccontano la scena del giorno prima; poi, disorientata, fa risuonare la costa con la sua disperazione; lei esamina l’estensione del canale; nessun imbarcazione solca la superficie; non c’è più felicità o speranza per lei; i suoi sensi si alterano, la sua mente si smarrisce e lei precipita nel mare dalla cima della roccia.
I pescatori la videro, si affrettarono a venire in suo aiuto e la portarono a casa di sua madre. Questo atto di disperazione fu seguito da una lunga apatia e da uno sconvolgimento che degenerò in alienazione della mente. Ginevra aveva dimenticato la causa delle sue pene; lei attribuiva le sue condizioni al pungiglione della tarantola. Questa idea è stata mantenuta, facendole sperare che l’esercizio della danza e gli accordi della musica, che ha veramente placato l’agitazione dei suoi sensi, la abbia finalmente guarita da questa mania malinconica.”
  [1] Ovidio, Metamorfosi, IV
[2]    http://www.zimbaria.it/la-pizzica/
[3]    Annarita Zazzaroni, Il ragno che danza. Il mito di Aracne nel tarantismo pugliese, In “Amaltea: Revista di Mitocrìtica”, 2010 (vol. 2), pp. 169-183.
[4]    Nella attuale e più recente versione (magari alla prossima sarà omessa) di Wikipedia alla voce “Pizzica” è riportato un ennesimo copia-incolla della versione che circola sul web e della quale ho preso a caso da altro sito la parte riportata in corsivo in questo scritto.
[5]    Per citarne solo alcune: http://www.affaritaliani.it/culturaspettacoli/pizzica_tarantismo150609.html ; http://www.artcaroli.it/opere/arakne/ ; https://www.youreporter.it/foto_la_pizzica_e_le_antiche_origini_del_tarantismo/ ; http://www.storienapoli.it/2014/12/06/il-tamburello-e-la-tarantella/ ; http://pugliaierieoggi.altervista.org/index.php?option=com_content&view=article&id=14:il-salento&catid=2:territorio&Itemid=20 ; https://pizzica.wordpress.com/ ; https://vivereinsalento.weebly.com/blog/archives/02-2018 ; http://enosud.it/corso-di-pizzica-pizzica/ ; https://sites.google.com/a/student.unife.it/taranta/un-p-di-storia ; http://www.briziomontinaro.it/node/156
[6]    Armando Polito, Aspettando la Notte della Taranta (¼): Aracne, Fondazione Terra d’Otranto, luglio 2014, http://www.fondazioneterradotranto.it/tag/aracne/
[7]    Annarita Zazzaroni, op. cit., pag. 170
[8]    Una laureanda in Lettere dell’ Università di Torino si accorge delle convergenze tra il racconto fornito dalla Zazzaroni e l’opera del Castellan, ma prendendo per buona e originale la versione (senza fonti) del mito con la storia di Zeus, Arakne e il marinaio, non riesce a far derivare quest’ultima da una storpiatura della storia raccontata dal Castellan. Così, finisce con il validare e conferire ancor più valore alla versione-fake: Vanessa Elena Cerutti, La danza del ragno e la sua evoluzione. La tradizione ritrovata e reinterpretata, Tesi di Laurea, Università degli Studio di Torino, pp. 49-51
[9]            Antoine Laurent Castellan, Lettres sur l’ Italie, faisant suite aux lettres sur la Morée, l’ Hellespont et Costantinople, Tomo I, Parigi, 1819, Lettre IX, pp. 83-91
[10]  Talmente suggestivo ed evocativo, che si presta bene ad essere “pensato” in chiave mitologica o leggendaria, o a far ipotizzare (come qualcuno ha fatto) che non sia autentico ma frutto della fantasia dell’autore o della sua trasposizione o adattamento di altre leggende. Sono andato frettolosamente alla ricerca di similitudini: per alcuni versi può far tornare in mente la storia di Odisseo e Nausicaa, o l’ antichissima storia egiziana del “marinaio naufragato”, o ancora, e forse con più elementi in comune, una storia ambientata in Liguria nel medioevo intitolata “Il picco spaccato” (viene raccontata nel 1847 da Pietro Giuria – nella raccolta Tradizioni Italiane per la prima volta raccolte in ciascuna provincia dell’Italia – che la presenta come un racconto tipico della tradizione dei luoghi). Ciascuna di queste storie contiene però varianti fondamentali da discostarsi notevolmente rispetto a quella raccontata dal Castellan.
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crazy-so-na-sega · 3 years
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il potere della stupidità
Non è difficile comprendere come il potere politico o economico o burocratico accresca il potenziale nocivo di una persona stupida. Ma dobbiamo ancora spiegare e capire cosa essenzialmente renda pericolosa una persona stupida; in altre parole in cosa consista il potere della stupidità. Essenzialmente gli stupidi sono pericolosi e funesti perché le persone ragionevoli trovano difficile immaginare e capire un comportamento stupido. Una persona intelligente può capire la logica di un bandito. Le azioni di un bandito seguono un modello di razionalità: razionalità perversa, se si vuole, ma sempre razionalità. Il bandito vuole un “più” sul suo conto. Dato che non è abbastanza intelligente per escogitare metodi per ottenere un “più” per sé  procurando allo stesso tempo un “più” anche ad altri, egli otterrà il suo “più” causando un “meno” al suo prossimo. Tutto ciò non è giusto, ma è razionale e se si è razionali lo si può prevedere. Si possono insomma prevedere le azioni di un bandito, le sue sporche manovre e le sue deplorevoli aspirazioni e spesso si possono approntare le difese opportune. Con una persona stupida tutto ciò è assolutamente impossibile. Come è implicito nella Terza Legge Fondamentale*, una creatura stupida vi perseguiterà senza ragione, senza un piano preciso, nei tempi e nei luoghi più improbabili e più impensabili. Non vi è alcun modo razionale pre prevedere se, quando, come e perché, una persona stupida porterà avanti il suo attacco. Di fronte ad un individuo stupido, si è completamente alla sua mercé. Poiché le azioni di una persona stupida non sono conformi alle regole della razionalità, ne consegue che:
a) generalmente si viene colti di sorpresa dall’attacco. b) anche quando si acquista consapevolezza dell’attacco non si riesce ad organizzare una difesa razionale, perché l’attacco, in se stesso, è sprovvisto di una qualsiasi struttura razionale, come cercare di sparare ad un oggetto capace dei più improbabili ed inimmaginabili movimenti. Questo è ciò che Dickens e Schiller avevano in mente quando l’uno affermò che “con la stupidità e la buona digestione l’uomo può affrontare molte cose” e l’altro che “contro la stupidità gli stessi Dei combattono invano”. Occorre tener conto anche di un’altra circostanza. La persona intelligente sa di essere intelligente. Il bandito è cosciente di essere un bandito. Lo sprovveduto è penosamente pervaso dal senso della propria sprovvedutezza. Al contrario di tutti questi personaggi, lo stupido non sa di essere stupido. Ciò contribuisce e potentemente a dare maggiore forza, incidenza ed efficacia alla sua azione devastatrice. Lo stupido non è inibito da quel sentimento che gli anglosassoni chiamano self-consciousness. Col sorriso sulle labbra, come se compisse la cosa più naturale del mondo lo stupido comparirà improvvisamente a scatafasciare i tuoi piani, distruggere la tua pace, complicarti la vita ed il lavoro, farti perdere denaro, tempo, buonumore, appetito, produttività - e tutto questo senza malizia, senza rimorso, e senza ragione. Stupidamente. 
* [ Una persona stupida è quella che causa un danno ad un’altra persona o gruppo di persone senza nel contempo realizzare alcun vantaggio per sé od addirittura subendo una perdita].
Carlo M. Cipolla ( Allegro ma non troppo) 
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libera nos Domine ;-)  
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klimt7 · 6 years
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A proposito
di “FEMMINICIDI”.
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Leggendo dei tanti episodi di “femminicidio” anche recentissimi, mi è ritornata in mente una discussione singolare. Una discussione fra amici  avuta qualche anno fa. 
Mi son ricordato di come arrivai a dire, a un certo punto:  “A pensarci bene, tante  persone, per certi versi, sono analfabete complete. Sono persone dimezzate. Soffrono, sono malate senza saperlo. Affette da un analfabetismo del “sentire”. Parti intere, mai nate.
Persone menomate. Un moncherino nero al posto del cuore.
Tu nasci, cresci, ti mandano a scuola, ti riempiono la testa di notizie, nozioni, saperi, specializzazioni. Un bagaglio di dati, informazioni. Concetti che crescono a dismisura. 
Ti dicono pure che devi essere tecnico: professionalità e bravura. Sapere poco e quel poco, alla perfezione.
Io dico che non é questa la vera educazione, non è formazione. E’ riempire un contenitore vuoto, con materiale che non c’entra nulla con il contenitore. E la persona rimane sconosciuta a se stessa!
La scuola cosí diventa strumentale
”Deve preparare al lavoro, alla professione!” mi rispondono alcuni.
Eh no..– ribatto io –deve preparare la vera nascita, dell’uomo.
Testardo insisto, che la scuola é ben altro: é sbocciare, camminare, uscire dai propri limiti. Navigare dentro e fuori di sé…conoscere tutte le capacità dell’uomo, scoprire, primo di tutto il sentimento, indagare l’universo dell’intero sentire.
Quando ne parlammo, io specialmente, mi riferivo a tutto ciò che riguarda l’amore, l’entrare in relazione, l’essere persone collegate ad altre persone.
L’ imparare a interagire. E parlavo e parlavo… mi scaldavo, sostenendo che la condivisione é il cemento che unisce ogni costruzione. Quella sociale prima di tutto.
E chiedevo apposta: ma a noi, chi ci insegna mai l’amore? E come una provocazione :
"Dov’è mai nella vita di una persona, l’ora di "educazione sentimentale”? L’ora di affetto. La materia “Condivisione”?
Il voto di condotta, certo, va bene, ma quello di introspezione? E il compito in classe in “Forme di comunicazione"?
E il laboratorio del “sentire”?
Lo dicevo mosso dalla sensazione di una totale impreparazione. Una sprovvedutezza che affligge progressivamente ogni strato della popolazione.
Oggi però non scherzo o forse scherzando, sono davvero serio. 
Oggi non  rido  più.
Oggi che leggo di tutti questi episodi… raggelato, mi fermo.
Mi sento sconfitto. 
Sconfitto del tutto, nel sapere d’avere avuto ragione. Ed é amarissimo capire d’aver visto giusto, d’aver colto il punto.
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pleaseanotherbook · 4 years
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Consenso di Saskia Vogel
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Giusto o sbagliato, io non lo sapevo. Nel piacere eravamo solo corpi, e il corpo era tutto quello che avevamo: questa prospettiva non era priva di contraddizioni.
“Consenso” di Saskia Vogel edito in Italia da una delle mie case editrici preferite, Safarà Editore, è arrivato da me durante questa quarantena infinita e mi ha subito colpito per le tematiche. È un libro difficile, che investiga la storia di Echo da tanti punti di vista differenti e non lascia niente al caso, ma ogni tassello scopre un nuovo aspetto della sua personalità.
Dopo la sparizione del padre, disperso nell’oceano al largo della costa di Los Angeles, Echo si inabissa lentamente in uno stato di paralisi emotiva: priva di punti di riferimento e disorientata dalla freddezza e dall’instabilità della madre, dopo il fallimento di un’improbabile carriera di attrice Echo cerca di trovare conforto nell’unico modo che conosce: perdendosi nella vita di estranei. Quando nella sua vita irrompe una dominatrice di nome Orly, Echo intraprende un percorso che la porterà a sperimentare un’inedita possibilità di relazione con il mondo e con se stessa, al cui interno la potenza dei sentimenti sopiti troverà un nuovo, prorompente spazio in cui esistere.
Adoro le storie di donne, storie che si intrecciano ad altre storie e che rendono le vicende sempre più complesse. Storie che sembrano seguire percorsi già tracciati e invece finiscono per immergersi in punti che non avresti mai immaginato. Non ero molto sicura di cosa mi sarei trovata davanti quando ho iniziato la lettura di “Consenso”. È di certo un libro contraddittorio, difficile da digerire, che non nasconde dietro un dito la sua natura provocatoria. Saskia Vogel introduce il lettore in una storia che è come un labirinto, molto presto non si sa più qual è l’uscita. Echo ha sempre combattuto con la sua natura ambigua, le sue idee feroci, la sua voglia di emergere come attrice in un mondo che cerca solo compromessi di dubbio gusto. Echo non è piena di talento, non studia, non brilla, è affascinante, con una gran faccia tosta e la capacità di essere un camaleonte in ogni situazione sociale. Si arrabatta finché la giovinezza e la sprovvedutezza glielo consentono, poi deve trovare altri modi per rimanere in un mondo che la affascina e che sembra fin troppo semplice. Echo è un’equilibrista in un’esistenza senza legami troppo forti, abbastanza serena da continuare ad andare avanti alla ricerca di una strada sicura. Ma la scomparsa del padre mette in discussione tutto, quelle che sembravano le sue certezze, il suo modo di vivere, la sua stessa natura. Deve accettare il fallimento, la mancanza di ambizione, la necessità di cambiare rotta. Ma il dolore scava crepe troppo profonde da sanare in un lampo. Echo si lascia andare ai ricordi, alle confessioni, si crogiola in un comportamento che non lascia scampo a situazioni pericolose che non sempre sa gestire con scioltezza. La svolta vera nella sua vita arriva dall’incontro con Orly che la introduce in un mondo che non si aspettava di trovare. Orly infatti è una dominatrice, una donna realizzata che sa quello che vuole e sa perfettamente come raggiungere i suoi scopi. Echo quindi si ritrova a fare i conti con se stessa, con la sua vita, con le sue emozioni, con i suoi desideri, con la sua sessualità. In un certo senso è tutto collegato, in modi che non sono sempre prevedibili in partenza, la vita è un fiume in piena che travolge e non si può predire. Le nostre radici, le nostre convinzioni, i nostri valori fanno la differenza. Dare un nome alle cose che ci vivono dentro è forse il primo passo per una consapevolezza nuova, per accettare di non arrendersi alle prime difficoltà.
 Il particolare da non dimenticare? Una scogliera…
 È una storia complessa, che sfugge dalle definizioni e descrive un momento, un quadro, una scoperta e una rivelazione e una presa di coscienza, in un modo talmente diretto e allo stesso tempo schivo che è impossibile chiudere il libro e non avere tantissime altre domande.
Buona lettura guys!
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italiaefriends · 5 years
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I&f Comunica
"Alla Fiera dell'Est"
di Riccardo Rescio
Imbonitori, maghi, ventitori di fumo, impostori, ciarlatani, in verità ci sono sempre stati, non solo in bella mostra alla Fiera dell’Est, ma diffusi un po’ in ogni dove, con buona approssimazione possiamo anche supporre che continueranno ad esserci, l’auspicabile speranza, è quella che in futuro c’è ne possano essere sempre meno. Purtroppo, nonostante, la sempre maggiore informazione, la migliorata conoscenza e la propria o altrui esperienza, continua a sussistere diffusamente una sorta di ingenua credulità, una avventata sprovvedutezza generale e trasversale, a qualsiasi tipologia catalogante, a cui ognuno di noi possa in qualche modo appartenere. Una ingenuità che porta qualcuno ancora a scambiare lucciole per lanterne, o ancorcor peggio, a essere convinti di vedere nell’azzurro del cielo, bellissimi aquiloni colorati, quelli che sono soltanto asini che volano.
Persino su Linkedin, Social che è luogo di incontri di professionalità per antonomasia, si assiste al gratuito dissertare di improvvisati affabulatori, che declamano assurde teorie, indicano inattuabili ricette, suggeriscono sconcertanti comportamenti, sempre finalizzati al raggiungimento di fantasmagorici successi per gli altri e cospicui ritorni per loro stessi. Novelli Guru, Primari delle evoluzione della psiche, Ingegneri di megalitiche strutture, Architetti di avvenieristiche solutizioni, da applicare al modo di pensare e di agire. Oracoli del terzo millennio, che usano la tecnologia, come gli stregoni usavano interpretare gli eventi per condizionare le menti di tutta la tribù e persino di quella del Capo. Moderni Stregoni, che dell’altrui debolezza fanno la propria forza, Pastori con stuoli di decine di migliaia di followers, che assecondando e avallano aberranti teorie di una falsa emancipazione sociale. Ciarlatani spesso molto seguiti, che ogni tanto vengono anche accompagnati nelle patrie galere.
Finché ci saranno forme di supporto, appoggio e consenso verso teorie, atteggiamenti e azioni a dir poco fuori dalla logica di un civile confronto, i nostri novelli profeti del nulla, continueranno a imbonire e aggirare la buona fede delle persone, fino a quando la legge non interromperà il loro poco edificante fare.
“Il Consenso è una cosa seria”
di Riccardo Rescio
https://wp.me/p9uCdY-ee
Credit https://images.app.goo.gl/DZ3Z4Jbh6LhaAyfXA
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gregor-samsung · 3 years
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“ Essenzialmente gli stupidi sono pericolosi e funesti perché le persone ragionevoli trovano difficile immaginare e capire un comportamento stupido. Una persona intelligente può capire la logica di un bandito. Le azioni del bandito seguono un modello di razionalità: razionalità perversa, se si vuole, ma sempre razionalità. Il bandito vuole un «più» sul suo conto. Dato che non è abbastanza intelligente per escogitare metodi con cui ottenere un «più» per sé procurando allo stesso tempo un «più» anche ad altri, egli otterrà il suo «più» causando un «meno» al suo prossimo. Tutto ciò non è giusto, ma è razionale e se si è razionali lo si può prevedere. Si possono insomma prevedere le azioni di un bandito, le sue sporche manovre e le sue deplorevoli aspirazioni e spesso si possono approntare le difese opportune. Con una persona stupida tutto ciò è assolutamente impossibile. Come è implicito nella Terza Legge Fondamentale [«Una persona stupida è una persona che causa un danno ad un'altra persona o gruppo di persone senza nel contempo realizzare alcun vantaggio per sé od addirittura subendo una perdita»], una creatura stupida vi perseguiterà senza ragione, senza un piano preciso, nei tempi e nei luoghi più improbabili e più impensabili. Non vi è alcun modo razionale per prevedere se, quando, come e perché, una creatura stupida porterà avanti il suo attacco. Di fronte ad un individuo stupido, si è completamente alla sua mercé. Poiché le azioni di una persona stupida non sono conformi alle regole della razionalità, ne consegue che: a) generalmente si viene colti di sorpresa dall'attacco; b) anche quando si acquista consapevolezza dell'attacco, non si riesce ad organizzare una difesa razionale, perché l'attacco, in se stesso, è sprovvisto di una qualsiasi struttura razionale. Il fatto che l'attività ed i movimenti di una creatura stupida siano assolutamente erratici ed irrazionali, non solo rende la difesa problematica, ma rende anche estremamente difficile qualunque contrattacco – come cercare di sparare ad un oggetto capace dei più improbabili ed inimmaginabili movimenti. Questo è ciò che Dickens e Schiller avevano in mente quando l'uno affermò che «con la stupidità e la buona digestione l'uomo può affrontare molte cose» e l'altro che «contro la stupidità gli stessi Dei combattono invano». Occorre tener conto anche di un'altra circostanza. La persona intelligente sa di essere intelligente. Il bandito è cosciente di essere un bandito. Lo sprovveduto è penosamente pervaso dal senso della propria sprovvedutezza. Al contrario di tutti questi personaggi, lo stupido non sa di essere stupido. Ciò contribuisce potentemente a dare maggior forza, incidenza ed efficacia alla sua azione devastatrice. Lo stupido non è inibito da quel sentimento che gli anglosassoni chiamano self-consciousness. Col sorriso sulle labbra, come se compisse la cosa più naturale del mondo lo stupido comparirà improvvisamente a scatafasciare i tuoi piani, distruggere la tua pace, complicarti la vita ed il lavoro, farti perdere denaro, tempo, buonumore, appetito, produttività – e tutto questo senza malizia, senza rimorso, e senza ragione. Stupidamente. “
Carlo M. Cipolla, Le leggi fondamentali della stupidità umana.
Original version in english HERE
NOTA: L’autore stese questo breve saggio ("che gli eruditi settecenteschi avrebbero chiamato «una spiritosa invenzione»”) in lingua inglese mentre era professore di economia alla UC Berkeley e lo pubblicò nel 1976 in edizione ristretta riservata ai soli amici. Come un suo altro scritto informale (Il ruolo delle spezie (e del pepe in particolare) nello sviluppo economico del Medioevo, distribuito in una ristretta cerchia nel 1973) anche questo pamphlet conobbe una rapida diffusione per mezzo di copie xerografiche e manoscritte. Il fenomeno assunse però proporzioni tali che, pur avendo rifiutato a lungo una traduzione in lingua italiana ritenendo che lo spirito del testo potesse essere colto solo in lingua inglese, Cipolla acconsentì nel 1988 ad una revisione e pubblicazione dei due saggi satirici in lingua italiana da parte della casa editrice Il Mulino. Da questa versione, intitolata Allegro ma non troppo, sono poi state tratte le ulteriori edizioni in altre lingue, compresa quella inglese.
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allnews24 · 7 years
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Truffa 93enne a Pietrapertosa Denunciato un casertano
Truffa 93enne a Pietrapertosa Denunciato un casertano
Con l’ormai nota «truffa del finto avvocato», nello scorso mese di ottobre, a Pietrapertosa (Potenza), era riuscito a farsi consegnare da un anziano di 93 anni 2.700 euro: un 37enne ambulante della provincia di Caserta, è stato scoperto e denunciato dai Carabinieri. «Approfittando del suo stato di sprovvedutezza», l’ambulante “aveva chiesto all’anziano dei soldi per un risarcimento danni…
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italiaefriends · 5 years
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Italia&friends Comunica
"Alla Fiera dell'Est" di Riccardo Rescio
Imbonitori, maghi, ventitori di fumo, impostori, ciarlatani, in verità ci sono sempre stati, non solo in bella mostra alla Fiera dell’Est, ma diffusi un po’ in ogni dove, con buona approssimazione possiamo anche supporre che continueranno ad esserci, l’auspicabile speranza, è quella che in futuro c’è ne possano essere sempre meno. Purtroppo, nonostante, la sempre maggiore informazione, la migliorata conoscenza e la propria o altrui esperienza, continua a sussistere diffusamente una sorta di ingenua credulità, una avventata sprovvedutezza generale e trasversale, a qualsiasi tipologia catalogante, a cui ognuno di noi possa in qualche modo appartenere. Una ingenuità che porta qualcuno ancora a scambiare lucciole per lanterne, o ancorcor peggio, a essere convinti di vedere nell’azzurro del cielo, bellissimi aquiloni colorati, quelli che sono soltanto asini che volano.
Persino su Linkedin, Social che è luogo di incontri di professionalità per antonomasia, si assiste al gratuito dissertare di improvvisati affabulatori, che declamano assurde teorie, indicano inattuabili ricette, suggeriscono sconcertanti comportamenti, sempre finalizzati al raggiungimento di fantasmagorici successi per gli altri e cospicui ritorni per loro stessi. Novelli Guru, Primari delle evoluzione della psiche, Ingegneri di megalitiche strutture, Architetti di avvenieristiche solutizioni, da applicare al modo di pensare e di agire. Oracoli del terzo millennio, che usano la tecnologia, come gli stregoni usavano interpretare gli eventi per condizionare le menti di tutta la tribù e persino di quella del Capo. Moderni Stregoni, che dell’altrui debolezza fanno la propria forza, Pastori con stuoli di decine di migliaia di followers, che assecondando e avallano aberranti teorie di una falsa emancipazione sociale. Ciarlatani spesso molto seguiti, che ogni tanto vengono anche accompagnati nelle patrie galere.
Finché ci saranno forme di supporto, appoggio e consenso verso teorie, atteggiamenti e azioni a dir poco fuori dalla logica di un civile confronto, i nostri novelli profeti del nulla, continueranno a imbonire e aggirare la buona fede delle persone, fino a quando la legge non interromperà il loro poco edificante fare.
“Il Consenso è una cosa seria”
di Riccardo Rescio
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allnews24 · 7 years
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A Pietrapertosa, nel potentino, scopertoun finto avvocato dopo la truffa ad un anziano
A Pietrapertosa, nel potentino, scopertoun finto avvocato dopo la truffa ad un anziano
A Pietrapertosa, era riuscito a farsi consegnare 2.700 euro
Con l’ormai nota “truffa del finto avvocato”, nello scorso mese di ottobre, a Pietrapertosa (Potenza), era riuscito a farsi consegnare da un anziano di 93 anni 2.700 euro: un 37enne ambulante della provincia di Caserta, è stato scoperto e denunciato dai Carabinieri.
“Approfittando del suo stato di sprovvedutezza”, l’ambulante…
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