Tumgik
#ma in modo un po' strano non so spiegare
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I have this friend who seems to disapprove of everything I do and when we argue I offten don't know who's being irrational and it drives me crazy. And I hate how all of this worsens my anxiety because multiple times a day I'll think things like "I can't tell him this, he'll get upset'' or ''I'll just say no to this other friend/plans because I don't have the energy to fight" and I live with this constant weight on my stomach because I worry he'll be upset and I realise that feeling like this it's soooo wrong but I don't know what to do. And honestly he gets so mean when he's angry and I feel like shit because I let him trat me like shit and I always forgive him, even if he doesn't regret what he said because he thinks he's in the right. He swings between being really nice and super supportive (when I do things he approves of) or being super mean and cold and I hate it I hate it so much. But then he'll be nice and I remember all the good times and I just forgive and forget everything
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3nding · 1 month
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Why are so many young people getting cancer? Perché tanti giovani si stanno ammalando di cancro? Sintesi dell'articolo con spunti personali.
Per prima cosa sgombriamo il campo dall'associazione tra cancri, turbocancri e vaccini ad RNA che personaggi senza scrupoli stanno diffondendo per (cinicamente o incoscientemente, ognuno scelga) instillare dubbi e paure in chi in questo periodo si ritrova ad affrontare una diagnosi di tumore. Vorrei spiegare il mio accanimento su questo aspetto: una reazione molto frequente in chi riceve una diagnosi di tumore è chiedersi perché. Secondo me offrire ad una persona in un momento di grande fragilità una risposta falsa e che lo spinga a colpevolizzarsi (se avessi dato ascolto, se non mi fossi vaccinato, forse oggi non…) è riprovevole. Et de hoc satis.
E' vero che i dati ci dicono che c'è un'aumento di tumori, ed un aumento di tumori che si presentano in modo insolitamente precoce, ma è un fenomeno che si osserva dagli anni '90, i vaccini ad mRNA non c'erano.
Il punto è che il perché questo succeda ancora non si capisce. E non sarà facile capirlo, almeno per un po'.
La premessa è che il cancro, nella nostra cultura scientifica (che poi trova conferma nella nostra esperienza) è sempre stato una malattia statisticamente legata all'età (qui sotto c'è un grafico con l'andamento dell'incidenza di vari tipo di tumore in relazione all'età).
Un primo motivo è che le cause iniziali del cancro sono le mutazioni. Che siano dovute a fattori endogeni (acquisite in modo casuale nel corso della vita) o esogeni (causate dall'esposizione a fattori ambientali come inquinamento, alimenti, fumo, uso di sostanze chimiche…), solo poche di queste mutazioni avranno un'effetto sulla cellula, solo poche delle cellule che portano mutazioni riusciranno ad andare avanti. Per questo le probabilità che si verifichi un evento critico aumenteranno con il passare del tempo.
Ma una mutazione da sola non basta. Perché si abbia un tumore la cellula deve accumulare più mutazioni che compromettano aspetti diversi dei suoi sistemi di controllo. Questo succede, è nella nostra esperienza quotidiana, ma le probabilità che più mutazioni utili si ritrovino nella stessa cellula sono basse, e allora ci vuole ancora più tempo. Possono essere necessari anche decenni. E ancora altro tempo è necessario perché la cellula vada incontro ad ulteriori cambiamenti e deregolazioni che fanno la differenza tra una cellula fuori controllo che sarà eliminata ed un tumore che crescerà, sarà capace di invadere ed infiltrare altri tessuti, crearsi un sistema circolatorio privato e mandare in giro cellule metastatiche.
Per questo i tumori in genere si manifestano coi loro sintomi e si scoprono dopo una certa età. Hanno bisogno di tempo. Per questo, scoprire un tumore del colon ormai intrattabile in una sedicenne, o scoprirne uno con metastasi al fegato in una 32enne, è qualcosa di assolutamente anomalo. Nell'articolo vengono definiti "improbable forms of cancer", tumori improbabili.
Ovviamente tumori infantili ce ne sono, fin troppi. Tumori giovanili pure, ma sono rari, e particolari (spesso con una componente ereditaria), a causa dei meccanismi alla base in genere diversi da quelli dei tumori dell'età adulta ed avanzata (diciamo dai 50 in su). Che però si stanno presentando in aumento ben sotto i 50 (secondo alcuni modelli tra il 2019 ed il 20230 si osserverà un aumento del 30%). Ed anche se la mortalità per cancro globalmente è in calo, questo aumento potrebbe contribuire a riportare su la curva dei decessi nei prossimi anni. Anche perché nei giovani per ora non si fa prevenzione (controlli e screening) per cercare i tumori tipici dell'età più avanzata, quindi spesso questi tumori vengono scoperti in modo tardivo. Ma c'è chi sta già pensando di correre ai ripari ed anticipare di almeno 10 anni alcuni programmi di screening.
Ovviamente oltre a capire che sta succedendo qualcosa di strano, è importante scoprirne le cause. Ma non è facile.
Un primo problema è quello temporale. Anche in un caso veramente semplice da capire, come i tumori alla tiroide in chi da ragazzo (quindi con una tiroide molto attiva) in Ucraina e Bielorussia è stato esposto allo Iodio 131 liberato dalla centrale di Chernobyl, furono necessari comunque diversi anni prima di avere i primi casi. In pratica, anche in condizioni indotte in modo quasi sperimentale, c'è stato un periodo di latenza rispetto agli eventi iniziali. Diamo per scontato quindi che per capire quello che si osserva oggi non ci interessa qualcosa che è successo uno o due anni fa ma dobbiamo andare indietro nel tempo, di qualche decennio. E non sarà facile associare in modo retroattivo qualcosa che non sappiamo cosa sia, ma è successo 30-40 anni fa, ad un fenomeno che vediamo oggi.
L'altro problema è nei numeri. La tendenza è netta ma i numeri non sono tanto grandi da consentire studi solidi, e se per aumentare la numerosità del campione mettiamo insieme individui e malattie che apparentemente hanno in comune solo una diagnosi precoce, rischiamo di non scoprire i fattori discriminanti. Perché i tumori in aumento sono diversi per tipo, per età di insorgenza, per popolazione, e poi un tumore è per definizione una patologia multifattoriale che può rispondere a fattori molto diversi. La cosa più probabile però è che non ci sia una vera e propria pistola fumante da scoprire, ma una serie di fattori che singolarmente o in sinergia determinano questo risultato.
Di ipotesi se ne fanno tante che però possono spiegare alcuni casi ma non altri. Si va dai cambiamenti nell'alimentazione, sia in quantità che in qualità rispetto alle generazioni precedenti, all'obesità in netto aumento nei giovani, al consumo di alcoolici, a cambiamenti nel microbiota (che ha effetti sul sistema immunitario e sempre più correlazioni col cancro, ma che sarà difficile confrontare con quello di chi si è ammalato in età "normale"). Si stanno considerando anche effetti epigenetici dovuti all'esposizione a sostanze chimiche (disruttori endocrini) durante la gravidanza. Per questa ipotesi ci sono dei precedenti ormai ben caratterizzati, ragazze nate da madri che avevano fatto uso di un ormone sintetico (il dietilstillbestrolo) durante la gravidanza sviluppavano con frequenza insolita un tumore genitale raro ed in adolescenza, età decisamente insolita. Solo in seguito si capì che l'ormone disturbava il programma differenziativo di quei tessuti in una fase critica dell'embriogenesi per cui le bambine nascevano con una sorta di predisposizione a quel tumore. Può darsi che quello che vediamo oggi dipenda da qualcosa del genere. Sarebbe molto utile andare a studiare quelle che si chiamano coorti di nascita, ovvero un grande numero di bambini (e le loro madri) seguiti fin da prima di nascere. Di dati e di campioni biologici da analizzare in cui trovare contaminanti che potrebbero avere questo tipo di effetti però purtroppo non ce ne sono molti.
Stanno emergendo anche altri aspetti significativi a livello di popolazione. Il fenomeno sembra riguardare le donne più degli uomini, negli Stati Uniti gli ispanici ed i neri più che i bianchi, ed ancora di più alcune minoranze etniche native dell'Alaska. Ma sicuramente non si tratta di una questione etnica e di polimorfismi, quanto di aspetti socioeconomici. Livello economico, stili di vita, alimentazione, obesità, sicurezza delle abitazioni, accesso a prevenzione e cure precoci sono strettamente correlati tra loro, e possono essere un fattore importante. Lo abbiamo già visto col Covid. Ma è difficile che siano la causa diretta dell'aumento di incidenza del cancro tra i giovani.
E poi c'è il solito problema (ormai ci torniamo sempre più spesso) delle aree grigie, dei dati che non abbiamo perché riguardano quegli ultimi di cui ci importa poco. Come esempio, in Sudafrica i dati sull'incidenza dei tumori sono noti solo per il 16% della popolazione che è coperta da un'assicurazione sanitaria. Degli altri non si sa. Se tra gli altri ci fosse la risposta alle nostre domande, non lo sapremmo.
In sintesi, oggi oltre a farci le domande dobbiamo anche iniziare a raccogliere tutte le informazione possibili in cui, prima o poi, trovare le risposte.
“We never saw this coming. But in 20 years if we don’t have databases to record this, it’s our failure. It’s negligence.” - Ettore Meccia, fb
Più informazioni e link nell'articolo: https://www.nature.com/articles/d41586-024-00720-6
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aurorasword · 1 year
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Ti scriverò una notte in cui mi starai
mancando troppo: ti scriverò che dopo di te
nessuno è più riuscito ad accendermi, e in mezzo alla gente io mi sento distante; rido, scherzo, certo, ma con te era diverso.
Con te non ho mai dovuto fingere, sono sempre stata me stessa, mi sono aperta, non accadeva da tempo ma è stato naturale, come se, già al primo sguardo,avessi capito che il mio posto nel mondo fosse proprio lì, accanto a te.
Ti scriverò che a volte la malinconia mi devasta. Continuo a farmi un sacco di domande, a guardare il cielo scovando segnali tra le nuvole, a sperare di ammirare lo stesso tramonto, anche se distanti magari ritrovandoci per un attimo anche solo col pensiero.
Ti scriverò che certe canzoni io non le riesco più ad ascoltare, che ci sono dei posti in questa città che cerco ancora di evitare, auto come la tua che mi fanno sempre sobbalzare. Ci sono delle foto che non riesco più a vedere, che un po' hanno tutto il mio cuore.
Ti scriverò che ogni tanto sento il tuo profumo ma chi lo indossa non sei tu, e allora mi fa strano, mi dà quasi fastidio.
E poi ci sono parti di me che non riesco più a riconoscere, non lo so, è come se ti fossi portato via quel senso di stupore, di meraviglia che mi sentivo sempre dentro.
E qualche sera una fitta mi attraversa dallo stomaco alla testa, passando per la gola. Un senso di vertigine, non te lo so spiegare.
Un ricordo spunta all'improvviso e il mio mare si inizia ad agitare. Chiudo gli occhi, provo a respirare ma non aiuta, mi sento quasi scomparire. Ti sento accanto ma non ci sei. Non riesco più a pronunciare la parola amore, ci sei dentro tu e nessun altro riesce a scacciarti da lì.
Non credo nei ritorni, lo sai. Ma credo nei posti e credo di avertene riservato uno per tutta la vita. Sai, credo soprattutto in quelle persone che fanno in modo di raggiungersi. Anzi, di non perdersi mai del tutto. Come quando ci si allontana tenendosi le mani, un passo dopo l'altro e restate insieme solo per i mignoli, come per le promesse che fanno i bambini.
Ma noi siamo grandi, dovremmo fermarci un attimo, guardarci dentro e poi capire che, forse, siamo quel pezzo mancante, un cielo di puzzle a cui manca la luna. Forse dovremmo fermarci un attimo, fare un passo indietro,prometterci di restare e poi restare sul serio.
Stringerci le mani, ritrovarci in un abbraccio e perderci soltanto negli occhi dell'altro.
-ti penso (ancora)
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gregor-samsung · 1 year
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“ Samar continuava a parlare con quel suo strano fervore: - Ascolta, tu non ascolti, dobbiamo spiegare che la nostra causa è giusta, bisogna che rendiamo pubbliche le pratiche dei fascisti, gli omicidi, gli stupri, le ruberie, i transfert, le case distrutte. Il cinema di denuncia, è questo il suo ruolo. Rendere di pubblico dominio. Bisogna... - Ma anche noi... Le ho detto che anche noi commettiamo degli errori, che anche noi ammazziamo, anche noi... - Non è vero, quel che dici non è vero. - Giuro che è vero! Damour. Noi a Damour... - Non parlare di Damour! Ti sei dimenticato del quartiere dei mattatoi, di Karantina, di Na'aba, di Tell al-Za'atar? - Compagna, non parlarmi con questo tono! Sta' calma, sto solo dicendo la verità! - No, non è la verità, la verità dev'essere al servizio della rivoluzione, questi sono discorsi che turbano i nostri militanti. - La verità è al servizio della verità. Ascolta. - Ascolta tu. La guerra è guerra. - Lo so, giuro che lo so, si fanno errori in tutte le guerre, la cosa fondamentale è la questione politica, però commettiamo anche noi degli errori. - No, tu la fai troppo grossa, come fa un combattente come te a parlare in questo modo? - Giuro, sorella, io queste cose le, so. Eppure combatto e continuerò a combattere. Sí insomma, tutto questo non c'entra. Però è la verità. Io rimango, dove vuoi che vada? Alla fine di quella conversazione, Samar mi ha consigliato di tornare all'università. Ma che università e università, come faccio a studiare? L'occhio sano non è mica sano, quando leggo per un po' mi diventa rosso e mi piglia un dolore insopportabile, all'università non posso tornare e un altro mestiere non lo so fare. E poi non voglio. Come posso dimenticare? Metà dei miei amici sono morti martiri, come faccio? Li lascio nella tomba e scappo via, come ho fatto con Samíh? No. Si è alzata, il cameriere ha portato il conto. Voleva pagare lei, non gliel'ho permesso. “
Elias Khuri, Facce bianche, traduzione dall'arabo di Elisabetta Bartuli, Einaudi (collana L'Arcipelago n° 126), 2007¹; pp. 185-186.
[1ª Edizione originale: الوجوه البيضاء, (Wujuh al-bayda), editore Dar Al Adab, Beirut, 1981]
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urban-vale · 6 months
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Ti sto studiando in tutte le tue sfaccettature usando solo la mia immaginazione, perché per quanto mi faccia terribilmente arrovellare il cervello, è sempre stata questa tua profonda misteriosità ad attrarmi terribilmente.
Oggi, forse più del solito, mi hai fatta cadere nella consapevolezza un po' più profonda che forse (perché nemmeno io ho più certezze) io sia presa da te più di quanto pensassi.
O meglio, per quanto sentissi di essere tua schiava, ero certa che il mio non fosse un vero e proprio sentimento.
Oggi, per la prima volta, ho provato fisicamente il dubbio che invece si parli proprio di questo. Un sentimento nel vero senso della parola, quella cosa che più si cresce e meno si riesce a nutrire per qualcuno.
Questa mattina, ho sentito qualcosa di diverso, e soprattutto ho visto una persona diversa quando ti sei avvicinato a me; non perché tu fossi cambiato, ma perché mi è giunta per la prima volta davanti agli occhi una consapevolezza che non avevo mai provato con te prima d'ora.
Ho sentito qualcosa di inspiegabile, e ti ho sentito per la prima volta in un certo senso mio. In un modo davvero nuovo per me però. Perché tu sei grande, sei particolare, ed avevo sempre avuto la convinzione nella mia testa che queste due cose mi avrebbero comunque sempre tenuta a un passo di distacco da te.
Ecco, forse è questo che è successo stamattina. Ho sentito che questo distacco fosse più un mio artefatto psicologico che una cosa reale. Come se fino ad ora, sin da quando ti ho conosciuto, mi fossi sempre detta che in ogni caso non avrebbe mai potuto funzionare e non ci sarebbe mai potuto essere qualcosa, tra di noi.
Ecco, oggi penso ancora queste cose puramente convenzionali, ma le penso mentre mi chiedo come potrei dire ai miei affetti che mi sono presa così tanto di te. E prima d'ora non avevo mai pensato di poter arrivare un giorno al punto di doverlo dire al mondo.
Perché con gli altri, il fattore sta solo nell'età, mentre quando sono con te, non esiste più alcun fattore.
È speciale, perché ti sento terribilmente vicino a me. Lontanissimo per la tua misteriosità, ma il divario tra di noi si annulla in un men che non si dica.
Quando siamo io e te, mi sento le farfalle allo stomaco come se fossimo due ragazzini alle medie, e mi sento di poter essere con te davvero come sono normalmente.
Non te lo so spiegare, sai, è tutto molto strano perché non saprei in che altro modo definirlo, ma forse il bello di tutto questo mio stupore sta nel fatto che non mi sarei mai aspettata una cosa del genere con te, e invece adesso guardaci.
Lo spazio tra noi si è completamente annullato, siamo sullo stesso livello, sulla stessa lunghezza d'onda.
Vorrei vederci da fuori, con gli occhi di una persona esterna, vorrei vederci da fuori perché da dentro siamo talmente una cosa sola che non riesco a percepire ciò che di così diverso tra noi magari una persona esterna potrebbe invece vedere.
E questa mattina mi sono anche detta, va bene, che sia quel che sia, la sofferenza che ho passato e che ancora passerò, le mille domande e paranoie, ma ora ho preso coscienza di questo sentimento, e sotto sotto è bello, perché ripeto, mai e poi mai, partendo dai nostri primi incontri, avrei visto un'intesa così pazzesca.
Grazie di avermi stregata con la tua aura. Sto nuotando in una dimensione totalmente diversa, mi sussulta il cuore ogni volta che ci penso.
Che poi io e te, io e te come siamo quando ci vediamo, ma tu l'avresti mai detto?
#streamof(un)conciousness
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poesiatriste · 1 year
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Non lo capisci proprio vero? 🤷����‍♀
Noi due in qualche strano e bizzarro modo siamo legate, è una follia ma devi crederci perché la cartomanzia sarà pure una cazzata ma ciò che sento dentro no.! Non è qualcosa che puoi spiegare, c'eravamo dette "addio" eri stata tu a dirmelo...e siamo riuscite a non sentirci più sul serio? Nah...perché giustamente come una cogliona dovevo farti gli auguri per il tuo compleanno quando so già che per il mio non te ne fregherà nulla e il pensiero di scrivermi almeno due righe nemmeno ti sfiorerà, mi ero promessa di non cercarti mai più, stavolta sarei dovuta essere io quella più forte, avrei dovuto comportarmi da stronza e farti sentire la mia assenza, farti domandare che fine avessi fatto e il perché non ti stavo più scrivendo...ma eccomi qua ancora e ancora a scrivere di lei...
IO NON CE LA FACCIO PIÙ. È UN INFERNO TUTTA QUESTA STORIA,NESSUNO LO CAPISCE, NESSUNO MI AIUTA, NESSUNO HA MAI AFFRONTATO UNA ROBA SIMILE, E FANCULO NON NE POSSO USCIRE. 😭
Mi sono promessa tante di quelle cose che puntualmente mando a puttane ogni volta che le scrivo. È più forte di me. Ci sarà mai una soluzione? Una via d'uscita da tutto questo? 😔
Non saprò mai rispondere a queste domande e l'unica persona che potrebbe aiutarmi al posto di affrontare tutto insieme preferisce scappare come una codarda pensando che la sua fuga possa in qualche modo farmi stare meglio ma non si rende conto che l'allontanamento forzato non fa altro che peggiorare la situazione.
Noi siamo collegate e so che lo percepisci anche tu, lo so cazzo e non mi posso sbagliare, so che dentro di te questa piccola differenza la noti, è evidente che sia così però tra le due tu sei quella che sta cosa non la riesce ancora a capire magari perché prima di riuscire nella sua trasformazione l'anima deve risolvere dei debiti karmici che ti porti o che "ci portiamo" dietro dal passato perché posso essere anch'io non solo tu con delle questioni irrisolte. Ed è per questo che non arriviamo mai ad un punto d'incontro. Ma non puoi fare finta che tutta questa situazione sia apposto e normale.
Ti ricordi quando mi sono comportata da persona stupida e immatura e ti ho fatto delle domande su tellonym? Giustamente pensavi potesse trattarsi di un ragazzo...non volevo in nessun modo illuderti o prendermi gioco di te anzi...il mio intento era ben altro, ho pensato: "magari dietro un anonimo sarebbe stato più facile affrontare sta situazione con lei, magari riesco a farla stare meglio perché le cose che ti dicevo non erano per prenderti in giro. Ma ti saresti sentita meglio se quelle cose te le avessi dette direttamente? Boh io non credo.😔 Dietro un fottuto anonimo o senza cosa cambia?
E in quel momento hai pensato subito a me...hai avuto la sensazione che potessi essere io giusto? Con tutte le persone che potevano essere tu sei arrivata subito a me perché ormai mi conosci, e io conosco te, me lo dicesti era una "sensazione" che avevi. Adesso ti faccio una domanda a cui non riceverò risposta ed è meglio così...
ma te la faccio lo stesso perché almeno qui posso dirti ciò che mi passa per questa fottuta testa...
Perché hai sentito questa sensazione? Da dove ti è venuta? Cosa ti ha portato a pensare che dietro quelle domande potessi esserci io?🤷🏻‍♀
Vedi che è come ti dico io...lo senti anche tu...lo percepisci così come lo percepisco io.
Una "sensazione" forse come la chiami tu ma qualcosa deve pur essere. E io ne sono già consapevole da un bel po' chissà forse dall'inizio, tu ed io siamo collegate e qualsiasi cosa noi dovessimo fare per separarci prima o poi ci ritroveremo sempre l'una accanto all'altra...
Già...il maledetto filo rosso del destino...😅❤
Tu ci credi al destino? Dovresti...perché tra me e te e qualcosa che non puoi spiegare e forse un giorno lo capirai, forse un giorno sarà tutto più facile, per entrambe, magari in un'altra vita chi lo sa, magari in un'altra forma con la reincarnazione in un'altro corpo diverso ma tu ed io ci incontreremo sempre.
Dovresti fidarti un po' di più di quella "sensazione" 🤷🏻‍♀❤
Devi essere tu a capirlo non posso essere io a farlo al tuo posto. Io non posso dirti più niente vita mia.
Ho già fatto fin troppo...ma posso aspettarti questo lo farò per sempre te lo prometto. Anche a costo di morirne. Ma tanto poi in qualche modo saprò come ritornare a te.🥺
-Ci sarà sempre un po' di me in te
-Ci sarà sempre un po' di te in me.💞
Ma noi non siamo soltanto parole di un'altra canzone d'amore.🤞🏼🔐
@occhicastanitristi-blog @cuoregelidoo-blog @delusa-da-tutti
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30 dicembre 2022
La mente umana è spettacolare. Sarà che sto cercando in questi ultimi anni di essere una persona coerente, di far coincidere ciò che dico con ciò che faccio, e quindi so che tipo di lavoro sta dietro questo cambiamento, ma mi sembra che la gente sia solo incoerente. Nessuno fa ciò che dice. Nessuno applica ciò che dice alle cose che fa. Nessuno applica ciò che dice alle cose che dice ad altri. È assurdo. Sarà che lo sto notando solo io ora in maniera più assidua e che il mondo sia sempre andato avanti così e che sono davvero solo una povera naïve. Non si parla di mettersi nei panni degli altri ma sono di avere senso come persona. Le persone piene di incoerenze e double standard. E io mi dico pure di non giudicarle perché io non sono meglio di loro anche se ci sto provando e soprattutto non so come pensano. In generale giudicare non porta a niente se non a pregiudizi but god damn, se non è difficile.
Oggi c’è il sole e io spero di rilassarmi un po’ prima di affrontare il pomeriggio. Questi giorni di feste sono stati mentalmente terribili, tra il pensiero fisso al litigio e al non avere nessuna notizia e questa nebbia che è uscita a caso e ha cominciato ad inondare mattine e sere. La cosa buona è che per lo meno io e mia sorella ci stiamo facendo delle piccole maratone di film come da programma. Ho parlato un po’ con Daniele anche se ci trasciniamo la conversazione per giorni di fila perché fa schifo a rimanere attaccato al cell per rispondere. Ieri mi ha detto una cosa assurda, che si è sorpreso della mia riposta ‘matura’ al fatto del litigio (my brother in christ, una risposta matura sarebbe avere una conversazione decente con ile e spiegare il mio punto di vista ed eventualmente chiedere scusa, non la mia avoidance finché qualcuno non fa qualcosa di peggiore e ci si può dimenticare di quello che non ho detto). Vabbè, sono stata un po’ fredda con lui lo ammetto, era anche fuori orario perché ieri sera (mezzanotte passata) voleva chiedere ad ile il file del 3d (montato sulle curve di livello che nessuno di noi due ha mai visto bc reasons) e l’ho fermato, gli ho detto che domani gli avrei detto come la penso perché avevo troppo sonno per parlare (volevo mettere insieme un discorso per fargli capire che non può scrivere sul gruppo col prof in questo modo e nel nostro gruppo cose del genere, ho bisogno di tempo per organizzare i pensieri) e lui mi risponde in modo strano, e conclude dicendo ‘mi fumo una sigaretta e vado a letto’. (Quest’altro fatto che ogni tanto mi dice quanto poco ha fumato quel giorno o cose simili manco avessi chiesto di smettere poi non l’ho ancora capito).
Stamattina poi quando accendo il pc preferisco continuare ad unire i file e aspettare a scrivergli (l’avrei anche chiamato dato che stavo sola a casa ma alla fine ho fatto meglio a non farlo perché ile mi ha fatto un po’ incazzare) (l’avrei sgridato diventando ipocrita e ho evitato). Kudos per essermi trattenuta dal commettere un omicidio. Ile mi scrive quindi, dopo esserci ignorate a vicenda dal 21 fino ad adesso, un po’ come avrei fatto io, cercando di capire cosa stavo facendo io di lavoro di tesi e come organizzarci il resto. Tutto regolare se non per il fatto che in questo messaggio lunghissimo inserisce un punto in cui dice che Rambo sta unendo i primi primi. Dopo tutto quel casino che ha fatto, dopo tutti quei messaggi che mi ha mandato in privato, dopo che ho pianto e dopo che mi sforzo di mettermi nei suoi panni e prepararmi mentalmente a cercare una soluzione con lui e/o chiedergli scusa, lui che fa? Fa quello che ha ordinato (meno di 24h prima) di fare perché con me ha chiuso e ora me la devo sbattere ‘io e l’amore mio’. Cosa da pazzi. Sotto la voce incoerenza sul vocabolario troverò la sua faccia. E io che gli ho pure risposto prima di Natale al suo ‘che sta da fare a restauro?’ con un elenco dettagliato pensando si spostasse su quello. Il punto successivo del messaggio è capire a che punto stiamo con restauro ‘che ha quanto ho INTUITO state facendo voi’. Lei è una di quelle persone passivo aggressive che mette in caps lock le parole per farti capire che nessuno le ha comunicato niente e che lei deve dare per scontato. Stavo per staccare il bracciolo della poltrona e lanciarlo contro un muro. Con che faccia mi volevo presentare a Daniele dicendo di avere un po’ più di tatto quando scrive e di non incazzarsi. Ho respirato un sacco e le ho detto pacatamente che no, non avevo detto a Rambo che stavo iniziando ad unire i primi piani dal lato piazza perché l’ultima cosa che mi ha scritto sull’argomento era che dovevo farlo io o niente, e che avendomi chiesto di restauro pensavo si fosse spostato su quello. Lei ribatte con un ‘se non parlate… non ci accocchiamo’. Mai inalato tanta aria per calmarmi come stamattina. Da che pulpito viene la predica. Da quale alto piedistallo si è abbassata a dirmi questo. Non sarò vendicativa perché non serve a niente. Non farò polemiche perché non serve a niente. Mi devo ripetere questo mantra fino a febbraio o io alla laurea non ci arrivo. E qui mi saltano tutti i piani di continuare a studiare con loro per l’esame di stato. Sarò di nuovo solo io, always alone, contro un futuro a cui non ho lontanamente neanche pensato. Bello.
Poi mi dice di spostarmi sul gruppo così scrive li a tutti e 4, le dico ok, ci spostiamo a parlare sul gruppo e lei deve sempre fare quella che adesso sta scrivendo e si sta organizzando perché senza di lei questo gruppo va a rotoli (quando ha parlato con me 10 sec prima e con Rambo pure, ma no, ripetiamoci le cose tra noi come se non le sapessimo già). Rambo qua poi esce tutta la sua iniziativa mai toccata fino ad ora (tavole di urbanistica, parlo di voi) per ordinarmi (again) (anzi in terza persona come se non fossi lì a scrivere) che appena finisco questo isolato che sto facendo ‘riprende restauro’. Ho già detto che ho inalato profondamente prima di scrivere e al posto di lanciare oggetti contro il muro? Io scrivo comunque che appena finisco D mi fermo con i primi piani. E ilenia continua, come se non mi stesse facendo uscire fuori di testa, ma non era Daniele che stava facendo restauro? (Di nuovo a scrivere come se non stessimo li) e rispondo io dicendo si, sta facendo questa tot parte. Appena finisce la sua si può fare quest’altro e si va avanti. Sto cercando di non essere petty e pensare a come reagirebbero se io davvero iniziassi a difenderlo contro ogni principio. Ma non lo faccio. Anzi, da persona che sa come vanno le cose, chiedo pure se posso prendermi del lavoro extra (dato che Rambo non può fare due cose contemporaneamente ma io si) e chiedo se sa dirmi quali parti dell’indice del tomo posso iniziare ad abbozzare (era un altro punto del suo messaggio privato iniziale, così vede anche che la ascolto). Mi dice ‘l’indice è quello che abbozzammo sulla base del nulla però’ al che propongo di sentirci oggi pomeriggio per abbozzarne uno più sicuro dato che ora sappiamo che tavole inserire ma risponde inviandomi una foto allora schermo del pc con parte dell’indice inquadrato (non sia mai posso avere questo file, il santo graal faccio prima a trovarlo) e con una sezione cerchiata. E poi dice ‘prima delle 5 non sono a casa’. E poi chiede le registrazioni. E poi vuole sapere dove può trovarle se non le carichiamo su drive. (Ignorando completamente il mio problema più volte ribadito a trasmettere file registrati da iphone a pc) (non riesci mai ad avere ragione tu quando parli con lei) (che dico ragione, non riesci mai a parlare con lei come se fossi una sua eguale). Gli altri fanno sempre casini e lei è sempre quella che rimedia a tutto. Io ci sto provando a rimediare ai miei errori (che al momento sono in realtà dei punti di vista differenti interpretati con una posizione opposta alla loro). Ti sto rispondendo pacatamente nonostante tutto, sto cercando di non giudicarti per come ti approcci alle situazioni. Vorrei solo lo stesso trattamento nei miei confronti. Ma questo non può saperlo se non glielo dico. E non posso dirglielo se non mi sono organizzata un discorso coerente in testa prima. Finiremo per fare l’incontro su teams col prof in queste condizioni. Non riesco a discutere di questo per messaggi o audio, mi sento falsa, non so perché. Ma finché non ci vedremo di persona (aka dopo la befana) questo sarà l’andazzo. Self discipline è l’unica mia green flag al momento.
Dopo scrivo a Daniele, ha letto tutto quanto sul gruppo ma non ha scritto. Lo percepisco bestemmiare a distanza. Se fossi stata da sola contro tutti come sta facendo lui da un po’ non so se avrei retto. Questo è anche uno dei motivi per il quale sto dalla sua parte in questi casi. Del tipo fai quello che vorresti fosse fatto a te kinda situation. Devo caricare il telefono.
Mia madre ha appena detto alla sorella che starà a casa per capodanno perché non vuole lasciare me e mia sorella da sole a casa. Ma si può che nel 2022 ancora non si può passare il capodanno come si vuole in santa pace senza casini a casa propria con i propri siblings a cazzeggiare senza avere questi inutili stigma sociali addosso manco fossero la lama di una ghigliottina? No non si può. Va bene ora basta, mi alzo e vado a lavorare a restauro sul pc.
(Caro forum che spaccia sottotitoli italiani a film asiatici abbastanza introvabili, can u please validate my account so I can download this one subtitle file so I can gift this film to my friend cause he refuses to learn English like the rest of us mere mortals?)
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fraapalm · 2 years
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29-3-18
Il bisogno di scriverti lo sto sentendo ora più che mai perché ho davvero paura ora come ora non so se riesco a sopportare una cosa così grande c’è di te non so nulla di che fantastico infinitamente la parola paura la ripeterò in questo messaggio lettera dichiarazione chiamala come vuoi infinite volte perché é il mio problema principale in questo periodo una cosa non la sai io personalmente quando sto attraversando periodi per me impossibile da passare da sopportare ho bisogno di scrivere per sfogarmi in questi casi estremi scrivo qui sulle note a te e spero sempre che un giorno potrai leggere tutto ciò in poche parole non ci sentivamo da molto le cose a me già sembravano strane e un po’ diverse per non dire cambiate ma leggermente e niente poi ci siamo incontrati si può benissimo dire a faccia a faccia li mi sono bloccata per i primi minuti non capirci più niente li proprio lì dentro a Paolo e fratelli te lo giuro è stato come un blocco dai prenditi questo è stai zitta non so li era proprio come un taglio nuovo sul braccio di un’auto l’esclusionista  una nuova ferita che si apre e io che non so se potevo o posso reggere tutto ciò...questo cambiamento nei miei confronti appunto a pelle lo sentivo non so può sembrare strano ma.... comunque ci sono tue amiche che la paura di perderti me la mettono come qualcuno c’ho l’ansia......quando provi cose toppo forti anche solo a vederlo al ragazzo che ti piace non lo puoi spiegare e una cosa strana che solo tu puoi capire....comunque io non ho smesso neanche un’attimo di pensarti in tutti questi mesi in questo anno anni sei sempre chiuso nel mio cuore scusa se un giorno mi chiederanno di parlare della mia vita è farò il tuo nome ma vorrei in questo momento é sempre che fai parte della mia vita  ti VIGLIO MIO!!!!! Ho paura da morire di rovinare la nostra amicizia mandandoti questi due messaggi chilometrici ma é più forte di me e pure un giorno se le cose andranno meglio o cambieranno mi farò coraggio e quando volterò pagina da capo ti invierò tutto comunque questo é il mio numero se le cose vanno al contrario delle aspettative 3283625100....non so quello che mi aspetta dopo il domani la vita non so come le cose andranno avanti ma se riuscirò un giorno a farmi avanti in questo modo così grande é riuscirai a leggere ciò oppure ti invierò tutto e quindi aprirò così tanto il mio cuore a te sarei la ragazza più felice al mondo quest’altra cosa te la dico non so se ti piaccio o solo se ti capita di pensarmi avvolte o anche solo se ti passo dalla mente qualche volta  o cose simili o cose di questo genere ma mi sono mezza innamorata di te e non so come uscire da sta cosa......a prer mio bellissima te lo ripeto vorrei urlartelo in faccia o sussurrartelo all’orecchio che ti amo e ne sono stra felice di questa cosa non so se un giorno ti chiamerò amo amore o tutte queste cose ma so che i sentimenti nei tuoi confronti sono così forti  che alla fine.......un’altro fatto alcune foto ah ohhh che sei mio e sarai mio e basta non é che dobbiamo fare vedere a tutti alcune cose poi in verità tu mi hai guardata in un modo tutto tuo strano non so come definirlo....
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gloriabourne · 2 years
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Si vabè, è troppo lunga da spiegare e non capiresti comunque, quindi evito di perdere il tempo con chi nega persino delle evidenze che tutti hanno visto e che non ci vuole la zingara per intuirle visto che giusto per esempio, se E è in bagno a farsi i fatti suoi e C entra a fargli le foto, e sfido che mentre lui è in doccia con l'acqua in faccia o con il dentifricio in bocca pensa a farsi fotografare, direi che è evidente che lei che è una piattola, e questa è solo una delle tante evidenze -
Per quanto riguarda il drama io mi riferivo al drama su Ermal solo in casa che non c'è stato, ma solo dei pensiero perché fa un po' strano visto che appunto tutti sappiamo che lei stava sempre appresso a lui in modo ossessivo. Ivece su di lei che sta sempre attaccata a lui anche in bagno ce ne sono stati di drana eccome. Gente che conosco mi hanno raccontato degli episodi di C a cui hanno assistito durante degli eventi pre covid di E che confermano il suo essere una piattola e la sua morbosità
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Allora, fammi capire: non vuoi stare a spiegare perché sarebbe troppo lungo, eppure perdi parte del tuo preziosissimo tempo a preoccuparti della vita sentimentale di Ermal e soprattutto perdi parte del tuo preziosissimo tempo per scrivere a me (quando sai già benissimo quale sia la mia posizione e quali saranno le mie risposte), però non sei dispost* a perdere tempo per spiegare cosa pensi. E già qua mi sembra che stiamo sfiorando il ridicolo.
"non capiresti comunque" lo dici a qualcun altro, magari a qualche tua amichetta che apprezza la tua arroganza, non di certo a me. Prima di tutto perché non mi conosci e quindi non ti permetti di dirmi che non capisco le cose - oltretutto nascondendoti dietro l'anonimo, perché il coraggio di metterci la faccia o almeno il nickname l'hai evidentemente perso per strada insieme all'educazione - e seconda cosa perché io, a differenza tua, so ascoltare le idee degli altri senza dover necessariamente imporre le mie. Quindi fidati che capisco.
Concludo facendoti una rivelazione: una relazione amorosa è solitamente formata da due persone. Questo significa che se Chiara entra in bagno mentre Ermal si fa la doccia e gli fa le foto è perché Ermal glielo permette. Stiamo parlando di un uomo di 40 anni, non di un cucciolo di panda da difendere dai bracconieri! Smettetela di vedere Chiara come l'arpia che l'ha soggiogato ed Ermal come il piccolino indifeso che si lascia sovrastare. In quella relazione sono in due e le cose vengono decise da entrambi. Se Chiara è così "appiccicosa" evidentemente è perché a Ermal non dispiace, altrimenti sarebbe lui stesso ad allontanarla.
Oh, guarda, sono riuscita a spiegarti un concetto senza accusarti di non capire! Come vedi è possibile!
Detto ciò mi auguro che tu smetta di usare il mio profilo come personale valvola di sfogo per creare polemiche inutili, visto che è quello che fai. Lo sanno anche le pietre quale sia la mia posizione sull'argomento, quindi mi pare ovvio che certe ask mandate proprio a me abbiano solo lo scopo di creare polemica. Finiscila per favore. Trovati un altro hobby o semplicemente manda queste ask a qualcun altro.
Grazie, buona serata.
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corneliaharris · 3 years
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Saint Valentine's Day.
« Senti ma » inizia mordicchiandosi un po` il labbro e puntando lo sguardo sui suoi anfibi che calpestano la neve « Ceh secondo te è stato strano stare lì in mezzo agli altri? » le pone così quella domanda ma non la guarda ancora in viso. « Tipo che adesso lo sanno tutti tutti » non si sa bene cosa voglia dire con questo, ma sicuramente vuole sapere cosa ne pensa lei, infatti torna pure a voltare un po` la testolina nella sua direzione per osservarla.
Quel “senti ma” la mette forse un po’ in allerta, gli occhi si posano sul profilo dell’altro e il fatto che non la stia guardando la agita un pochettino ma non dice nulla, lasciando che la domanda le venga posta. « Mh, strano… » ripete piano e poi seguono un paio di secondi di silenzio che si concede per articolare una risposta, evidentemente, con scarsi risultati visto che la prima cosa che dice è un « Non lo so » e ora è lei che distoglie lo sguardo. « Cioè io non so nemmeno cosa siamo » visto che non ne hanno mai parlato « Ma non m’interessa se lo sanno gli altri » su questo pare sicura « Anzi non m’interessa proprio degli altri, cioè che lo sappiano o meno… chissene » e quella è la loro filosofia, no? E torna pure ad alzare lo sguardo, cercando quello di Wes perché alla fine gli interessa solo di lui e infatti, dopo un po’ d’esitazione, chiede « Per te è stato strano? » e la voce esce sporcata da un velo di preoccupazione nonostante faccia di tutto per dissimulare.
Se inizialmente non trova tanto il coraggio di guardarla, alla fine il suo silenzio lo costringe a puntare di nuovo gli occhi sul suo viso per vedere la sua reazione. Resta in silenzio e la lascia parlare, i denti impegnati a mordicchiarsi un po` il labbro nervosamente e la mano che stringe un po` di più la sua. A quel "non so nemmeno cosa siano" rimane zitto, perché neanche lui lo sa e forse per ora neanche ci si è interrogato troppo. Ma sono le parole seguenti di Cornelia a fargli tirare un piccolo sospiro di sollievo, mentre al sentire quel "chissene" sul viso torna a spuntare un sorriso. Ancora non parla ma rallenta i passo, allungando l`altra mano per poggiarla sulla guancia altrui. E non risponde ancora neanche a quell`ultima domanda, preferendo allungarsi un po` con il tocco e avvicinare le labbra alle sue per stamparle un altro bacio decisamente meno sbrigativo e leggero rispetto a quello che le ha dato prima. « Chissene » le soffia sulle labbra, perché se a lei non frega nulla degli altri neanche a lui frega niente.
Parla ma l’altro non risponde e la cosa finisce per agitarla ancora di più e solo il sorriso che si allarga sul viso altrui al suo “chissene” finale ha il potere di farla tornare a respirare mentre imita lui, rallentando il passo. Il bacio non era qualcosa che si aspettava di ricevere ma lo accetta ben contenta con la mancina ancora stretta alla mano di lui e la mano destra che risale fino a poggiarsi sul collo altrui. E quel contatto ha il potere di rilassarla e quell’unica parola soffiata sulle sue labbra finisce per farla sorridere. Chissene rimane la loro filosofia.
« E non lo so che cosa siamo, so solo che ci sto bene con te » rivela allontanandosi un po` e alzando le spalle. « Però non come con gli altri » come con i suoi amici « In modo diverso » aggiunge tornando a mordicchiarsi un po` il labbro. « Però sì un po` è stato strano » alla fine risponde anche a quella domanda che aveva lasciato in sospeso. « Ma non per te, capito? » e questo ci tiene a farglielo capire, tornando a sorriderle. « E` che io ste cose non le ho mai fatte » ammette stringendosi un po` nelle spalle.
Gli rimane vicina e lascia che sia lui ad esprimersi, non lo interrompe perché la nota la difficoltà altrui, che alle fine è anche la sua e solo a quel “però non come gli altri” annuisce appena perché lo capisce, non lo sa spiegare ma sa a cosa l’altro sta facendo riferimento, probabilmente, perché prova lo stesso anche lei. E poi, alla fine, arriva anche la risposta alla sua domanda e la fronte si cruccia appena perché strano non è una bella sensazione e si preoccupa. Muove la testa in cenno d’assenso a quella domanda retorica « Lo so, ha senso » e non è ben chiaro se vuole rassicurarlo o se l’abbia capito davvero. « Nemmeno io le ho mai fatte » perché quel poco che ha avuto prima non è paragonabile « Forse è normale sentirsi strani all’inizio » ipotizza « Se vuoi.. » esita appena, distogliendo lo sguardo « quando siamo con gli altri…non so, ci comportiamo normali » ossia non come oggi « Cioè se preferisci » e nella voce non c’è nessuna inflessione strana, gli sta lasciando la scelta. E ancora non torna a guardarlo ma non ha comunque intenzione di allontanarsi.
Però quando si allontana, rimanendo comunque a pochi centimetri da lei, prova anche a rispondere a quella sua domanda. Con tutta la sincerità del mondo e mostrandogli che forse un po` per lui è stato strano. Cerca però di farle capire che quella sensazione di certo non è dovuta a lei, più che altro all`inesperienza che ha. Perché fino a qualche mese fa non si immaginava neanche minimamente di stare così con lei. « Penso di sì » concorda con lei per quanto riguarda il fatto che quella sensazione di stranezza sia dovuta forse al fatto che nessuno dei due sa bene come comportarsi. Però le parole che seguono gli fanno corrucciare un po` la fronte, gli occhi tutti su di lei mentre nota quell`espressione altrui un po` più preoccupata. « No » risponde subito togliendo la mano dall`intreccio con la sua per portare anch`essa sull`altra guancia di lei. Le alza un po` il viso guardandola più serio adesso. « Che significa normali? » chiede forse un po` stranito. « Non voglio fare così » non vuole comportarsi diversamente quando ci sono gli altri. « Se voglio stare con te o ti voglio baciare, lo voglio fare sempre » fa serio, anche con una certa enfasi. « E` stato strano sì, però abbiamo detto chissene degli altri » le ricorda, perché è stata lei la prima a tirare di nuovo fuori la loro filosofia. « Magari domani già non sarà più strano. Ci facciamo l`abitudine » torna a sorriderle, anche se un po` incerto perché quel cambio di umore altrui ora l`ha messo in allerta e ha paura di aver detto qualcosa di sbagliato.
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Ma la reazione dell’altro la stupisce e le iridi tornano sul suo viso dopo quel “no” pronunciato con una certa sicurezza, le palpebre sbatacchiano e le labbra vengono appena schiuse quando anche l’altra mano si poggia sulla sua guancia. Alza lo sguardo e cerca i suoi occhi ma non risponde a quella domanda, non subito. E le parole seguenti hanno il potere di farla sorridere, senza possibilità di controllare quel sorriso « Anch’io. » mormora ancora un po’ stranita da tutto quel discorso « A me non interessa degli altri » glielo ripete « Solo che non volevo ti sentissi a disagio a causa mia » mormora, tentando di spiegare il comportamento di poco prima « Volevo facilitarti le cose, ecco. » un po’ a disagio nel dire tutto quello ma non per questo meno sicura. E sorride anche lei « Ma se a te non importa e a me nemmeno » e sembra sia così « Allora saremo solo noi » qualsiasi cosa siano « E ci abitueremo » perché tanto chissene degli altri, no? Attenderebbe un minimo cenno di riscontro prima di farsi più vicina e sussurrargli davvero vicina alle sue labbra « E comunque ora voglio fare questo » cosa è abbastanza intuibile ma nel caso Wesley avesse bisogno di un aiutino per capire, lei un attimo dopo lo sta già provando a baciare.
Le mani sono entrambe sulle sue guance a tenerle su il viso così da poterla guardare negli occhi mentre ammette che tutto vorrebbe fare tranne che nascondersi. E solo quando la vede tornare a sorridere, si permette di rilassarsi. « No Coco » scuote un po` la testa utilizzando un tono decisamente più morbido. « Non mi fai stare a disagio » ammette sollevando le sopracciglia quasi a voler sottolineare l`assurdità della cosa. « Tutto il contrario se mai » e qua torna un po` a sorridere avvicinando il viso solo per sfiorarle il nasino con il suo. Ma una conclusione alle loro paranoie adolescenziali la trovano e lui torna a sorridere contento mentre prende ad annuire. « Solo noi va bene » perché l`importante è quello. E l`ultima frase gli fa spuntare un sorrisetto più divertito sulle labbra mentre pronuncia un « Che vuoi fare? » fintamente ingenuo. Ma non c`è tanto da rispondere dato che, mentre Cornelia si avvicina, lui fa lo stesso andandole incontro per accettare più che volentieri quel bacio.
Menomale, un attimo dopo, ci pensa Wesley ad essere chiaro e bastano quelle frasi a far sparire il peso che aveva sul petto, facendole anche nascere un sorrisone più rilassato sulle labbra, che si amplia alle precisazioni successive. « Ci credo » quasi in un sussurro « E scusa se ho detto quella cosa, solo che boh » una pausa piccolissima « non sapevo cosa fosse meglio » e poi sorride a quel dolcissimo naso contro naso « Ed è meglio così… » e quelle parole sono leggermente calcate con la voce « Non sono sicura che avrei saputo comportarmi normale » ridacchiano appena perché vabbè, è ovvio che si siano spinti troppo in là per far finta di nulla. Ma basta poco per scacciare le paturnie che entrambi hanno e dopo tutto quel parlare c’è solo una cosa che vuole fare. E no, non glielo anticipa al finto ingenuo Wesley quali sono le sue intenzioni, va invece incontro al suo viso, inclinando appena la testolina, dando finalmente vita a quel bacio particolarmente sentito, a cui concede tutto il tempo del mondo  mentre le mani sono poggiate sulla nuca altrui in un tocco leggero. E quando, per forza di cose, è costretta a separarsi dal ragazzo mormora ancora troppo vicina alle sue labbra « Ora lo sai cosa volevo fare » e sul viso ha il ghignetto furbo di una che la sa lunga mentre le ciglia sfarfallano e gli sorride. Ma un attimo dopo si fa appena appena più seria, allontanandosi un poco da lui « Cioccolata? » perché è quello che serve dopo una chiacchierata a cuore aperto ma ancora non si allontana da lui, né riprende a camminare.
Sorride a quelle scuse scuotendo la testa e lasciandole una carezzina sulla guancia con il pollice. « Così è normale » decreta alla fine perché ormai è abbastanza palese. Lo sanno loro, anche se faticano a dare un nome a tutto ciò, e lo sanno pure i loro amici. Fa il finto tonto poi quando lei ammette di voler fare una cosa, ma poi è il primo ad andarle incontro in quel bacio a cui dedicano tutto il tempo del mondo. Che è giusto così. Quando si allontanano lui fatica a togliersi il sorrisetto dalle labbra e le parole di lei gli fanno subito sbuffare una risatina. Troppo impegnati con le loro paranoie, si sono pure scordati che prima si stavano dirigendo in qualche locale per prendere qualcosa di caldo. Menomale che Cornelia glielo ricorda. « Assolutamente sì » accetta quindi allontanandosi a sua volta ma solo per tornare ad afferrarle una mano così da riprendere quella camminata verso la strada principale di Hogsmeade.
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mynameis-gloria · 3 years
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Oggi è giovedì, un giovedì caldo e soleggiato e per una volta in questo giovedì mi sono svegliata alle otto e sono a casa. Dovrebbe essere una notizia buona, una di quelle piacevoli e invece non è così
Ieri è stata una delle giornate più stressanti di questo lungo periodo. Ora racconterò tutto e non importa se mi dilungherò, io il dono della sintesi non ce l'ho! (Sorry)
Durante il racconto troverete delle assurdità, cose che a confronto un drago sarebbe più reale, ma purtroppo no è tutto vero e l'Italia è sempre più un posto meraviglioso.
Ieri mio fratello tornato a casa dal lavoro ci comunica che (anche lui ignaro fino a qualche ora prima) è risultato positivo al test di controllo che hanno fatto in azienda. Il giorno prima ha avuto mal di gola (mia mamma aveva chiamato subito la dottoressa dato che è uno dei sintomi segnalati e la dott. Ci aveva comunicato che la "procedura covid" l'avrebbe potuta far partire solo dopo 3 giorni di febbre e con lo stesso sintomo). Direi che il controllo a sorpresa dell'azienda in cui lavora ha accelerato i tempi. Dopo averci comunicato questa notizia c'è stato un attimo di "panico" generale e mille pensieri che hanno iniziato a correre per la testa di tutti noi. Primo pensiero il lavoro! Secondo pensiero papà che è un soggetto a rischio e che da martedì sentiva gli stessi sintomi di mio fratello
Fase 1: chiamare subito la dott. Fase 2: prenotare subito 3 tamponi urgenti (sotto anche suo consiglio per toglierci ogni dubbio) Fase 3: isolare mio fratello, mentre noi alle 14.30 per grazia divina ci rechiamo all'appuntamento.
Facciamo questo terribile tampone che mi è toccato far per prima e chiamarlo fastidioso è falsoooo, perché brucia e gli occhi ti lacrimano e anche se dura secondi questa esperienza ti resta impressa (SHOK BECAUSE) e veniamo informati che l'unico membro familiare negativo è.... rullooooo di tamburi: io.
Già proprio così! Subito la signora dice che dovranno isolarmi e assolutamente pulire tutta la casa con candeggina, disinfettanti, lanciafiamme e bla bla bla (Ringrazio di aver avuto l'idea di andare con due auto)
Ci ritroviamo a casa, sentiamo la dott. cosa dobbiamo fare ora perché automaticamente siamo stati tutti registrati sul portale, nel mentre io continuo a pensare al mio lavoro e ai miei superiori, alle colleghe e al fatto che sono negativa e vipregomandatemialavorochenonvoglicrearecasiniiii ma la doc ci comunica che
1: nessuno può uscire di casa
2: io non posso andare a lavoro
3: i miei genitori conosceranno Emily
4: dobbiamo rifare il tampone per accertamenti perché questo è come se non fosse valido (50 euro a tampone la validità è meglio che la troviate :))) )
Ci richiama dopo qualche ora mentre noi eseguiamo e ribaltiamo la casa, cercando di capire e trovare un modo per tenerci tutti a distanza e avere meno contatti possibili. Salterò tutta questa parte perché is not important
Nella chiamata la doc dice di voler parlare con me perché l'unica diretta interessata (appost!) E mi comunica che mi potrà metter in mutua solo per questi due giorni (giovedì e venerdì, il giorno del secondo tampone ufficiale) dando per scontato che poi è Pasqua e c'è il weekend e si sta tutti a casa felici e contenti e nel frattempo penso "se miao magari" e le dico che no il sabato lavoro e pure a Pasquetta, allora dice che può prolungarmi la mutua massimo fino a lunedì ma non oltre e mi spiega che (qui c'è davvero dell'incredibile) dobbiamo sbrigarci perché il problema per chi è negativo è che l'Inps non accetta la richiesta. SIAMO UN PAESE FANTASTICO
Ricapitolando io voglio andare a lavoro perché sono negativa, non posso e mi è imposto obbligatoriamente dalla legge perché "sono a contatto" con persone positive ma allo stesso tempo loro non mi pagano i giorni a casa perché risulto negativa! Ahhh CHE BELLA LA BUROCRAZIA
Mi dice che devo fare la richiesta di protocollo bla bla bla e che martedì poi in base all'esito del secondo tampone vediamo come proseguire. Riferisco tutte queste informazioni al mio datore di lavoro, e con gran sorpresa, niente urla, imprecazioni, arrabbiature (per questa notizia che si ripercuoterà sul cambio di turni ecc), ma anzi è lui a rassicurarmi e dire di non preoccuparmi perché sì sanno che le procedure sono lunghe e infinite e che ci aggiorniamo ecc ecc...
Insomma ora, che sono davvero quasi arrivata alla fine della storia, devo sperare di risultare negativa anche al secondo tampone anche se ammetto che un po di ansia ce l'ho. Non so cosa può succedere in questi giorni e da ieri sono isolata a mangiare in camera mia, sulla scrivania, comunichiamo tramite chiamate e messaggi, indossiamo per forza la mascherina e non posso utilizzare niente che tocchino loro. Praticamente è una sorta di isolamento al contrario! Dobbiamo fare i turni solo per andare in cucina che è l'unico posto in comune e so che bisogna solo abituarsi e all'inizio è un po strano ma questa situazione per quanto ironicamente e allegramente cerchi di prenderla è davvero pesante. L'unica cosa che mi era rimasta quando tornavo da lavoro era la corsa e poter uscire a passeggiare ed ora dovrò passare il più delle ore di ogni giornata dentro le mura di camera mia. Non so è una sensazione davvero strana e non so bene come spiegare quello che sto provando, anche per la situazione in generale, l'atmosfera che c'è tra la mia famiglia, i pensieri che passano nella teste di ognuno di noi, specialmente di papà e ieri ho visto per un attimo andare tutti in tilt e il panico nei loro sguardi. Ringrazio che per il momento stiano bene se non per un semplice mal di gola e raffreddore ma spero che passi e finisca il più presto possibile perché ora anche quel briciolo di normalità che era rimasto almeno all'interno della nostra casa, è stato spazzato via.
E in tutto questo sono furiosa e allibita ma non stupita da come le cose si svolgano e funzionino male in Italia ed è inutile fingere il contrario, ma non possiamo stupirci se poi i casi aumentano ogni giorno e se passeranno anni prima che finisca questa dannata storia. Basta solo vedere cosa succede e quante cose senza senso ci sono quando uno chiama per dire che ha un sintomo...3 giorni e chi dice che sono per forza tre giorni, ad una persona magari gliene basta uno di febbre! questo è tutto tempo perso che non torna.
Ho finito, davvero. Ora vado a dipingere
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Buon compleanno Giulio,buon compleanno ovunque tu sia.
È così strano pensare che un giorno così brutto sia vicino ad un giorno che invece per molti è così bello e importante.
Ti scrivo come ti scrivo quasi tutti i giorni,oggi un po’ di più come se oggi potessi rispondermi e in qualche assurdo modo,ci spero sempre.
È vero,ci siamo vissuti per poco,il mondo,il destino,qualsiasi cosa sia ci ha dato poco tempo per viverci come io avrei voluto e come spero anche tu avresti voluto ma ringrazio qualsiasi cosa sia,la ringrazio perché nonostante tutto ti ha portato nella mia vita e l’hai resa così bella,quei tuoi abbracci mi hanno fatto così bene che tu non puoi neanche immaginare e te ne sarò per sempre grata.
In ogni caso,ti porto sempre con me,in qualsiasi avventura affronto tu sei sempre lì,la viviamo insieme e questo mi consola e mi da coraggio più di qualsiasi altra cosa,mi fa sorridere sempre.
Io ti penso sempre,in qualsiasi cosa veda,nella musica che ascolto,nel panorama,nei minions e in quella passione per gli origami che alla fine hai trasmesso anche a me e anche se molti non capiranno nel sentire l’acqua del bagno scorrere che era il nostro messaggio in codice per dire “ti sto pensando”.
Anche oggi ti cercherò e aspetterò alla nostra fermata,al nostro incrocio,sotto quel semaforo sempre rosso e aspetterò lì il tuo abbraccio.
Oggi spegnerò per te le candeline anche se avrei preferito un po’ come tutti farlo insieme.
Ti voglio tanto bene ma questo già lo sai.
Ti penso tanto e sai anche questo.
E mi manchi in un modo che non so neanche spiegare.
Fai buon compleanno.
La tua Olly.
I solemnly swear to do so less.. always and how ever with you and for you✨
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ptmwriting · 3 years
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Ho tanti problemi con le persone. Segretamente, penso, tutti mi odiano, è tutta una gentilezza di facciata. Ho paura sempre di dire qualcosa che non va, di disturbare. Ma non è solo questo. Sono io stessa, mi basta un minuto per cambiare idea, vado dall'adorazione totale alla completa indifferenza in un attimo. E' sempre sfiancante, non so mai come finisce un semplice incontro. Con lui tutto questo non c'è mai stato. Con lui è venuto tutto naturale, tutto subito, un sentimento che affiora luminoso, come un rametto che galleggia piano in un lago calmo e intorno c'è il sole e l'acqua splende di riflessi. Non so cosa sto scrivendo. Non so neanche come raccontarlo. Una sera sono uscita con delle amiche. Eravamo in un bar all'aperto, e io mi stavo annoiando da morire. Bevevo il vino a sorsi e sentivo la mia testa farsi sempre più leggera e le dita mi formicolavano e in generale era come se un formicolio molto piacevole, non di quelli fastidiosi, si propagasse da tutte le estremità del mio corpo verso l'interno, sentivo come piccoli brividi di incoscienza attraversarmi tutta. Insomma, ero ubriaca. Non avevo la più pallida idea di cosa stessero dicendo le mie amiche, non le stavo ascoltando da minuti interi, continuavo a sorseggiare vino e a pensare che dovevo smettere di bere perchè altrimenti sarei stata male, ma per qualche motivo assurdo lo trovavo pure buono quel vino, io che di solito non sopporto il gusto, e bevo solo per riuscire a stare seduta in mezzo alla gente. A un certo punto succede che una mia amica mi vede forse un po' sulle mie, e mi dice, accompagnami a prendere un altro bicchiere. Mi alzo e sento la testa girare un pochino, niente di insuperabile, mi sforzo di camminare dritta e sembrare il più normale possibile, e la seguo. Ci appoggiamo con le braccia al bancone, lei mi guarda e si mette a ridere, mi fa, sei stra fuori. Non è vero, rispondo io. In quel momento si avvicina al bancone un gruppo di ragazzi.
Quella sera non avevo neanche voglia di uscire, sono andato soltanto perché era il compleanno di Andrea. Io e lui ci conosciamo da tantissimo, eravamo insieme alle elementari. Avevo deciso, per una volta tanto, che non avrei bevuto. Ultimamente non mi entusiasmava più l'idea di passare tutti i sabati a bere con i miei amici, preferivo starmene a casa per i fatti miei. Avevo ripreso, dopo anni in cui praticamente non avevo aperto una pagina, a leggere Dostoevskij. Quella sera il pensiero dell'Idiota aperto a metà sul pavimento di fianco al mio letto mi tormentava, avrei voluto solo tornare a casa, infilarmi a letto e vivere qualche ora nella Russia dell'Ottocento. Ho infranto i miei buoni propositi praticamente subito, dato che non c'è stato verso di rifiutare neanche un brindisi proposto dagli altri per fare gli auguri al festeggiato. Se non altro, potevo dire di essere sobrio rispetto al solito, e rispetto agli altri. A un certo punto è successo che siamo andati a prendere ancora da bere, e lì c'erano due ragazze appoggiate al bancone che aspettavano di essere servite. Ricordo il momento esatto in cui la visione fugace dei suoi capelli rossi mi ha fatto accellerare il battito. Non avrei saputo spiegarmelo all'epoca.
Ragazze possiamo offirvi da bere? Sento dire da uno di loro. Li avevo visti avvicinarsi con la coda dell'occhio, la mia amica non se n'era accorta invece, quindi si è girata con il sopracciglio alzato. In quel momento mi ha fatto ridere e allo stesso tempo ho pensato che fosse molto bella, vedendola di profilo mentre squadrava il ragazzo che aveva parlato. Vedevo un po' sfuocato, ma tutto sommato mi sentivo ancora abbastanza padrona di me stessa. Avevo solo pensieri un po' lontani dalla norma, ad esempio sentivo il bisogno di allungare le mani per toccare le punte dei capelli della mia amica e arrotolarle sulle mie dita come spaghetti su una forchetta, ma cercavo di controllarmi. A un tratto ero molto divertita, chissà perchè. Intanto lei, dopo averli guardati con quel suo modo un po' altero, aveva detto perchè no? E i ragazzi si erano avvicinati ridacchiando, si capiva che anche loro avevano bevuto un po'. Hanno cominciato a presentarsi prima con lei, il primo che aveva parlato ha detto piacere Giacomo, e lei ha risposto solo piacere, il che mi ha fatto ridere e ho abbassato la testa per non ridere in faccia a Giacomo, che tutto sommato sembrava anche simpatico. Lui diceva, non mi dici come ti chiami?, e lei, Krizia. Krizia?!, fa lui. Lei ha sbuffato, e in quel momento ho sentito una grande comprensione perchè in effetti dovevo riconoscere che ogni volta che qualcuno sentiva il suo nome per la prima volta lo ripeteva, neanche si fosse chiamata, che ne so, Astrighebeldonza, o un nome del genere. Cosa aveva di così strano il nome Krizia? Inoltre era anche molto carino, secondo me. Kri-zia. Kri-zia...kri...zia... piacere Giacomo. Giacomo? ho detto sollevando la testa e riemergendo dalla divisione in sillabe del nome Krizia. Sì Giacomo...faceva lui, guardandomi un po' perplesso. Ah scusami, piacere Margherita. Cosa prendi? mi chiedeva, e io rispondevo, niente grazie io sono a posto, e lui, dai prendi qualcosa, offro io, è il compleanno di Andre...come se questo dovesse spiegare tutto. Chi è Andre? ho detto, e subito uno di loro fa, ciao piacere Andrea, e io ah, molto piacere, Margherita.
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helloitisf · 4 years
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Ciao amica mia,                                                                                                   mi fa un po’ strano scrivere una lettera che so che non leggerai mai, sai in questi giorni sto pensando molto a noi, ai primi incontri, le prime uscite, le prime birre e gli ultimi mesi. Quando ci siamo conosciute io ero al parco che giocavo da sola perché quella che fino a quel momento era stata la mia migliore amica si era trasferita, tu ti sei avvicinata e mi hai detto <ehi vuoi giocare con noi?>, non mi conoscevi ma sapevi che ero triste e volevi fare qualcosa per me,  io ero in seconda elementare e tu che eri in quarta mi sembravi grandissima e io mi sentivo strana perché fino a quel momento non avevo mai avuto amiche più grandi. Gli anni passarono e noi continuammo a vederci in quel parco prima per giocare e poi per parlare, quando io ero in quinta elementare iniziammo ad uscire, tu uscivi già da un paio di anni con i tuoi amici ma io prima non avevo il permesso, mi ricordo che la prima volta che uscimmo un tuo amico mi trattò come una bambina facendomi sentire piccola, non che non lo fossi ma lui non era molto più grande di me, comunque tu hai preso le mie difese senza pensarci due volte e da quel momento né lui né nessun altro ci provò più, li eri tu che comandavi e nessuno poteva dire il contrario. Quella stessa estate andavamo tutte le sere in un bar al mare dove c’era un tuo amico che ci dava delle birre nonostante l’età, una di quelle sere, mi sembra una delle prime io mi sentivo grande mentre bevevo dei sorsi di birra, tu lo hai capito al volo, mi hai guardato e mi hai detto una cosa che mi fa venire i brividi e che non dimenticherò mai <guarda che non sei grande perché bevi una birra, e in fondo meglio così io non voglio essere già grande, noi possiamo divertirci, fare cazzate e sbagliare perché ci sarà sempre qualcuno che ci aiuterà, che ci salverà, per gli adulti non è così loro non possono sognare o sbagliare sono schiacciati dalle responsabilità e non possono godersi ogni momento come stiamo facendo noi ora> appena hai finito di parlare ti sei messa a ridere come a voler cancellare tutto quello che avevi detto perché troppo profondo, ma tu eri così un altalenarsi di frasi che ti facevano sembrare più grande e battute che ti facevano sembrare una bambina di 5 anni. Con il tempo tutto è cambiato, gli ultimi 6 mesi sono stati confusissimi, io non capivo cosa ti succedeva. All'improvviso hai iniziato ad allontanare tutti, litigavi con i tuoi amici per nulla, li insultavi e poi te ne andavi, io ti seguivo per cercare di capire, di calmarti e appena eravamo sole tu cambiavi sorridevi di nuovo e facevi finta di niente, se provavo a tirare fuori l’argomento tu mentivi, come se io non fossi stata presente poco prima e non sapessi la verità, nei tuoi momenti buoni io cercavo di parlarti ma appena dicevo che eri strana, che ti comportavi in modo diverso tu dicevi che non era vero e che avevo troppa immaginazione. Ad un certo punto ci ritrovammo solo io, te e Marco almeno fin quando tu non decidesti di lasciarlo, lo hai fatto di punto in bianco almeno apparentemente e a chiunque ti chiedeste qualcosa dicevi che non volevi continuare la relazione punto, ma non a me, a me dicevi che di lui non importava più da un pezzo, non aveva più senso quella storia e che non era in grado di renderti felice, ma chi ci riusciva più? In quel periodo ci sentivamo al telefono tutte le sere, tutte tranne una. Erano 3 giorni che tua madre era fuori e il giorno dopo sarebbe tornata, tu eri a casa da sola e ogni giorno uscivamo perché lo odiavi ma non quanto passare il tempo a casa di tuo padre, quel giorno però tu mi mandasti un messaggio dicendo che avevi sonno perché la notte non eri riuscita a dormire e che non avevi voglia di uscire, io non ti ho fatto domande pensando mi sarei fatta spiegare il giorno dopo e che era meglio lasciarti stare. Quella sera come al solito ti chiamai ma scattò la segreteria per ben 3 volte ma non preoccupai, pensavo che ti eri solo addormentata e il tuo era un sonno davvero pesante. Il giorno dopo alle 5 del pomeriggio mi chiamò tua madre io risposi tranquilla, non mi sarei mai aspettata quello che mi disse,   <Alice è morta> non ci credevo, le parole non mi uscivano e il mio cervello non elaborava l’informazione e risposi solo <non è vero> la sua voce era distrutta mentre mi diceva  <vorrei anche io che fosse così> non ricordo molto altro di quella conversazione, ma ricordo che mi feci portare subito vicino casa tua e la raggiunsi di corsa, quando suonai tua madre era distrutta e in quel momento capii che era tutto vero, mi spiegò quello che i carabinieri avevano ricostruito, dicevano che avevi smontato un temperino e avevi preso la lama, ti eri seduta sul pavimento del bagno con il telefono vicino e ti eri tagliata le vene, quel giorno piansi fino a svuotarmi, non avevo mai pianto così tanto, dentro sentivo un vuoto come se una parte di me non ci fosse più, come se un pezzo della mia anima mi fosse stato strappato via. Sai sembra che il tempo stia migliorando le cose per tutti, tua madre adesso ha una nuova figlia, lei ha 4 anni lei è sia dolcissima che una piccola peste, tu l’avresti adorata e saresti stata super protettiva con lei, tua madre non le ha mai parlato di te e lei non sa che avrebbe potuto avere una sorellona fantastica, tua madre dice che quando sarà più grande gliene parlerà ma che ora non è il momento. Marco invece ha finalmente iniziato ad uscire con una ragazza, per 5 anni solo iniziare a provare interesse per una ragazza lo faceva sentire in colpa, e anche con lei all'inizio non è stato facile, mi ha detto di averla conosciuta all’università, quella che volevate fare insieme filosofia a Napoli, da come ne parla lei sembra fantastica e sono sicura che saresti felice per lui. Per quanto riguarda me ho nuove amicizie, ho chiuso con tutti quelli che ti conoscevano, non sopportavo i loro sguardi come se fossi solo l’amica della ragazza che si è uccisa, mi davano la colpa di quello che ti era successo ma mai davanti a me, ma a me bastava la colpa che mi davo da sola, ora ho delle amiche che mi stanno accanto sempre e che mi vogliono bene ma nessuno sarà mai come te, non per me. Tu mi manchi da morire ogni giorno e ti penso spesso perché ti volevo, ti voglio e ti vorrò per sempre bene.
-F
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giulia-liddell · 4 years
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Appuntamento
(No, alla fine non mi sono fatta venire in mente un titolo migliore)
Parole: 9007
No beta, we die like men
Fandom: Sanremo RPF
Ship: Anacore
Avvertimenti: sdolcinatezze, panico, catene di conversazioni infinite, disastri vari, verosimiglianza questa sconosciuta, principi disney, pov che cambia come cambia il vento, sicuramente errori grammaticali come se piovesse…
Note autore: Si dice scrivi di quello che conosci, no? Ah ah ah, no. Sempre legata al Cenone AU, però davvero non serve sapere gli incroci familiari da noi stabiliti (anche perché direi che ho spiegato quelli che compaiono)… L’ho più o meno circa molto vagamente collegata all’ultima anacore che ho scritto, ovvero “Cena”… C’è una micro menzione alla cesarotti… E incredibilmente mi sono ricordata di postare una fic senza lasciarla a prendere polvere per giorni… 
Leo era arrivato a casa di Marco per la loro serata di videogiochi poco dopo il suo rientro e la scena che si era trovato davanti quando l’amico gli aveva aperto la porta era a dir poco strana. Intanto Marco non aveva spiccicato una parola, poi dopo averlo fatto entrare era andato a sedersi sul divano per fissare un punto nel vuoto ed infine Leo aveva notato che il tavolo della sala era pieno di tazze e tazzine mezze bevute di liquidi non meglio identificati e di quaderni scarabocchiati. Era chiaro che qualcosa non andava. «Marcolino…? Tutto bene, bro?» Leo si era avvicinato con cautela prima di sedersi accanto all’amico ed azzardare ad appoggiargli una mano sulla spalla. «Benissimo.» aveva sussurrato con un filo di voce. Leo aveva annuito poco convinto «Sì… Se lo dici tu… Ma non mi stai mandando segnali molto rasserenanti, bro.» aveva risposto piegandosi di lato per provare ad incrociare il suo sguardo, senza successo. Anastasio sorrise. Sarebbe stata normalmente una cosa positiva, ma Leo non poté fare a meno di pensare che il suo sorriso appariva un po’ inquietante, come se un robot stesse cercando di imitare le espressioni facciali umane. «Ok, Marcolino mi stai ufficialmente spaventando. È successo qualcosa? Devo chiamare qualcuno? Ehm… Lauro? Cally magari? Rancore?» Leo cercò di parlare con tono calmo, ma non gli riuscì benissimo «NO!» esclamò di botto Anastasio e Leo sobbalzò sul posto preso di sorpresa. «Okay! Okay… Non chiamo nessuno… Ehm… Che dici ti aiuto a mettere un po’ in ordine intanto, tu rilassati e magari dopo mi dici cosa è successo, va bene?» rispose appena sentì che il suo battito cardiaco era tornato più meno alla normalità. Senza attendere la risposta di Marco, Leo si alzò dal divano ed iniziò a raccogliere le varie tazze e tazzine sparse. Alcune erano piene di caffè altre sembravano piene di tè o di qualche tisana, in ogni caso Leo era sollevato di non aver sentito odore di alcol provenire da nessuna delle tazze. Almeno il coma etilico era da escludere come possibilità… Rimaneva la probabile tachicardia da eccessiva caffeina e teina, ma era una cosa più gestibile.
Leo appoggiò le tazze accanto al lavandino e iniziò a pulirle con calma, mentre col il telefono premuto tra una spalla e un orecchio cercava di fare una telefonata. «Ohi, Tecla?» chiese appena sentì che qualcuno aveva risposto «Sì, ciao Leo. Tutto okay? Non sei da Anastasio? Pensavo che ti saresti fatto vivo prima di andar via…» rispose con voce pimpante, ma confusa la ragazza dall’altro capo «Ehm… Sì, sì, sono da Anastasio, ma… Ecco è un po’…» Leo si interruppe per cercare di la parola giusta e buttò lo sguardo verso il divano dove Marco continuava a fissare il vuoto e bisbigliare qualcosa «È un po’ strano… Sai mica se gli è successo qualcosa? Ti ha detto niente? A te o alle ragazze? O hai sentito qualcosa dagli altri?» chiese mordicchiandosi il labbro nervoso. Tecla si fermò un attimo a pensare «Non mi pare di aver sentito niente dagli altri su Anastasio, no… Aspetta un secondo.» disse prima allontanarsi leggermente dal telefono e chiedere a chiunque fosse accanto a lei «Ehi, mio fratello dice che Anastasio si sta comportando in modo strano… Chiede se ne sapete qualcosa o se avete sentito qualcosa in merito.» arrivò una risposta che Leo non fu in grado sentire «Gabri e Lula dicono di no e che neanche Fadi e Matteo ne sanno niente… Magari prova a chiedere a Blu e Fasma? O Lore, Ema e Paolo? O anche Eugenio che magari ha sentito qualcosa da Riccardo? Vuoi che chieda anche a zio Nicola?» rispose Tecla al fratello «No, no, lascia perdere lo zio… Però sì l’idea di sentire un po’ dagli altri è buona, adesso mando messaggi in giro. Grazie, sorellina.» concluse Leo «Di niente, mi dispiace non poterti dare informazioni… Dimmi se migliora o se scopri qualcosa, mi raccomando.» rispose Tecla prima di salutare il fratello. Era genuinamente preoccupata per la situazione di Marco anche se non lo conosceva molto bene, che carina. Leo appoggiò il telefono e finì di lavare le tazze. Incredibile che Anastasio ne avesse così tante.
Dopo aver finito con il lavandino Leo tornò in sala per sistemare ordinatamente i quaderni sparsi in giro, assicurandosi di non guardare cosa ci fosse scritto sopra. In quel momento Marco sembrò ravvivarsi un attimo sentendo il telefono di Leo che squillava. Leo riprese immediatamente il telefono per vedere che aveva una videochiamata in arrivo da Eugenio. Era strano, ma non troppo. «Eugenio? Come mai-» chiese appena rispose alla telefonata ma fu subito interrotto «Ehi Leo, fammi vedere Anastasio un attimo.» Leo girò subito la videocamera senza fare domande per mostrare Marco nella sua posa fissa da ormai venti minuti buoni. Eugenio scoppiò a ridere e Leo girò nuovamente la telecamera «Cos’hai da ridere? Sai cosa è successo?» chiese subito speranzoso. Da fuori l’inquadratura arrivò la voce di Riccardo «È successo che quel cretino di mio cugino ha trovato l’anima gemella!» Eugenio rise ancora e Leo rimase sempre più confuso. Cosa voleva dire che Anastasio aveva trovato l’anima gemella? «Che sta dicendo Riccardo? Credevo avessimo già stabilito che Marco stava andando dietro a Rancore?» chiese Leo mentre Eugenio cercava di non soffocare dal ridere «Sì, sì, certo. Quello che vuole dire Riccardo è che Blu e Fasma hanno parlato con Cally, che ha parlato con Rancore, e poi ha chiamato Lauro ed Edo, che hanno chiamato Levante, che poi ha parlato con Elodie, che ha chiamato Giordana, che a sua volta ha chiamato Enrico, che ha parlato con Elio, che ha parlato con Riccardo che era con me e mi ha detto tutto… Hai capito dove voglio andare a parare?» spiegò Eugenio parlando velocissimo. Leo scosse lievemente la testa mentre socchiudeva gli occhi come per concentrarsi «No.» sussurrò piano «Come no? Gli ha chiesto di uscire! Rancore gli ha chiesto di uscire!» rispose Eugenio ridendo ancora ed esultando, mentre Riccardo prese al volo il telefono prima che cadesse. Leo rimase un attimo immobile a rielaborare le parole di Eugenio «Ah… AH. AH! ODDIO!» disse Leo appena realizzò qual era la situazione «Esatto.» aggiunse Riccardo annuendo gravemente «Ci penso io a lui.» affermò Leo con serietà «Chi c’è con Rancore?» chiese subito. Eugenio scosse la testa «Non lo so, Riki tu lo sai?» chiese voltandosi verso Riccardo «Ehm… Al momento Rancore sarebbe solo… Però credo che Cally stia andando da lui…» rispose subito lui. Leo tirò un sospiro di sollievo «Oh, meno male… Cioè diciamo che ci fidiamo di Cally…» disse sottovoce pensando a quanto Cally avesse la capacità mandare Rancore al manicomio per quanto gli volesse bene. «Ehi!» lo rimproverò Riccardo «Attento a quello che dici di Cally! È omofobia questa, lo sai che Cally è una lesbica.» aggiunse subito cercando di suonare serio. Leo lo guardò con faccia neutrale «Riccardo… Non so come dirtelo, ma… Sono queer ed innamorato del mio migliore amico.» disse con fare teatrale cercando di non ridere. «Giusto, giusto…» rispose Riccardo annuendo «Comunque mi fido di Cally… Cioè può essere un po’… Cally…. Ma sa quando c’è bisogno di serietà. Sono sicuro che gestirà Rancore con delicatezza. Intanto io penso ad Anastasio…» concluse Leo dando un’ultima occhiata all’amico sul divano, sempre immobile come una mummia «Riccardo tratta bene mio cugino come al solito ed Eugenio cerca di fare il bravo, poi vi aggiorno, vi voglio bene, ciao!» salutò mentre Eugenio e Riccardo rispondevano con un coro di “ciao” e qualche bacio mandato con le mani.
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Cally rimase ad aspettare cinque minuti buoni davanti la porta della casa di Rancore prima che lui gli aprisse. Aveva lo sguardo quasi assatanato di qualcuno che è stato sveglio una notte intera per fare qualcosa di altamente stressante ed inutile come riordinare completamente la dispensa della cucina. In realtà Cally si accorse presto che era stato impegnato, probabilmente per tutto il pomeriggio, in un’altra attività assai inutile. Quando seguì Tarek dentro casa, verso la cucina dove stava ritornando, notò una distesa infinita di vassoi pieni di biscotti. «Ho chiesto ad Enrico un paio di ricette…» disse a bassa voce Rancore come se fosse bastato a spiegare il caos che regnava nella sua cucina in quel momento, poi si piegò verso il forno per tirare fuori un’altra teglia piena di biscotti. Cally emise un fischio di sorpresa «Wow… Lo vedo… Vuoi unirti alle girl scout? Niente in contrario eh… Posso?» indicò un biscotto che sembrava al burro su uno dei vassoi, Rancore si limitò ad annuire e lui assaggiò entusiasta «Comunque…» riprese mentre continuava a mangiare «Sai che ho sentito la grande notizia… Mhhh… Buono, ma mi dispiace quelli di Enrico non si battono… Raccontami un po’.» concluse Cally mentre si prendeva un vassoio di biscotti e trascinava Tarek in salotto per sedersi sul divano. «Tu cosa sai? E come fai a saperlo esattamente?» chiese confuso Rancore mentre Cally cercava di offrirgli i suoi stessi biscotti, lui fece un sorriso soddisfatto «Ho le mie fonti… Fasma mi ha detto che Blu ha sentito da te che hai fatto una qualche gaffe e hai chiesto ad Anastasio di uscire, ma ha detto con gli hai spiegato i dettagli… Poi ha detto che sembravi un po’ nel panico, che è strano perché tu sei sempre piuttosto composto, tranne quando ti incazzi, che va beh vorrei anche vedere come fa uno ad incazzarsi e restare composto… Quindi insomma ho pensato di venire a vedere come te la cavavi perché Blu era preoccupatissimo, che sai com’è lui che si preoccupa per tutti… Per quello ti ho chiamato per venire qui… Poi ho chiesto consiglio a Lauro ed Edo perché magari mi sapevano dire come fare… E poi sono venuto qui. Quindi mi vuoi dire che è successo o devo andare a chiederlo ad Anastasio?» rispose Cally sbocconcellando un altro biscotto. «No, ti prego non parlare con Anastasio… Ti dico tutto io, solo dammi un momento.» si affrettò a rispondere Rancore e Cally alzò le mani in segno di resa. Tarek sospirò profondamente ed iniziò a raccontare.
«Allora avevamo deciso di andare a fare un giro perché Anastasio voleva comprare qualcosa da bere per questo pomeriggio, dato che ha invitato Leo a giocare con lui a Rocket League e io dovevo comprare dei libri… Quindi ci siamo detti “perché non andare insieme e fare quattro chiacchere?” e allora ci siamo incontrati davanti al centro commerciale…» Rancore fece subito una pausa come se stesse riflettendo sull’ordine degli eventi e intanto Cally commentò «Oh, ma che carini, andate a fare compere insieme… Però dai che nerd che sei… “Dovevo comprare dei libri”, bel modo di rovinare il romanticismo…» disse mentre continuava a mangiare e Tarek lo fulminò con lo sguardo «Insomma, ci siamo fatti un giro ed abbiamo chiacchierato, di cose normali, di cazzate, ridendo ogni tanto… Ho aiutato Anastasio con la spesa… Lui mi ha aiutato con i libri… E poi ci siamo fermati a prenderci qualcosa al bar… Io non lo so che mi è preso, ma stavo lì a guardarlo parlare ed era… Era Marco, no? Insomma ho avuto la pessima idea di chiedergli della sua vita sentimentale.» continuò a spiegare Rancore e Cally si lasciò sfuggire un esagerato “ouch” continuando a mangiare i biscotti come fossero popcorn «Lo so, lo so… Sono un coglione… Quindi stavo lì zitto e buono mentre lui mi parlava di qualche appuntamento a cui era andato e che non avevano funzionato molto bene e che ad un certo punto aveva iniziato a temere di non essere adatto e per quello aveva smesso di provarci… Che insomma è ovviamente un’enorme cazzata perché se mai sono gli altri a non essere adatti a lui, ma comunque io lo ascoltavo e provavo a non incazzarmi e non pensare a gente che ha avuto il coraggio di trattarlo male o farlo sentire in imbarazzo ad un appuntamento… E intanto lui ha detto che avrebbe anche una cotta per qualcuno, ma che si sente un po’ senza speranza e che se chiedesse un appuntamento verrebbe rifiutato ed a quel punto non ci ho visto più, perché dai come cazzo si fa a rifiutarlo e poi che cazzo di diritto c’hanno gli altri di farlo sentire così, insomma ecchecazzo… Quindi così dal nulla me ne sono uscito con “ti porto fuori… Per un appuntamento… Domani sei libero, no?”. Così, a cazzo… Tra l’altro gli sarò sembrato un cazzo di stalker che ha memorizzato la sua cazzo di agenda o cazzate del genere… E lui insomma se ne sta lì e mi fissa per una cazzo di eternità e sembra che stia pensando ad un cazzo di piano per darsela a gambe… E io sto per mettermi ad urlare cazzo, perché cazzo ho perso il controllo e non avrei dovuto dire una cazzata simile e lui mi fa “Un appuntamento? Io e te? Tipo da soli? Cioè un appuntamento vero?” e io vado in tilt cazzo…» Rancore si bloccò come se stesse rivivendo il momento e Cally ne approfittò per alzarsi «Scusa eh, ho finito i biscotti, prendo un altro vassoio ed arrivo.» disse velocemente sparendo in cucina e ritornando trionfante con un vassoio pieno di quelli che sembravano biscotti allo zenzero.
Si piazzò di nuovo sul divano, riprese a mangiare e fece un cenno a Tarek per dirgli di continuare la storia. «Quini io lì come un cazzo di coglione che gli faccio “Ah sì un appuntamento… Proprio un appuntamento… Io e te… Perché così non avrai solo brutte esperienze, no? Cioè insomma io e te ci conosciamo, quindi andrebbe bene e potresti dire di essere andato ad un appuntamento decente… Cioè sì insomma, vuoi venire a questo appuntamento con me?”, che insomma gli sarò sembrato pure un presuntuoso del cazzo con quel “così non avrai solo brutte esperienze” come se fossi infallibile come un cazzo di principe Disney…» Cally scoppiò a ridere talmente forte che si dovette aggrappare ad una delle spalle di un molto confuso Tarek «Oh, se mi dovevi prendere per il culo potevi evitare di venire, eh? Sono abbastanza bravo a farlo da solo, grazie.» gli disse lui contrariato mentre Cally cercava di calmarsi «No, scusa… È che sei proprio un coglione… Che deficiente… Ah… Tarek ti voglio bene, ma sei proprio un cretino insomma… Ma comunque tutta sta scena perché me la stai a fa’? Che, ti ha detto di no?» riuscì a dire appena fu di nuovo in grado di respirare normalmente. «No, no… Marco ha detto sì… Anzi testuali parole “A-ah. Mh-mh. K. A domani.” con la voce di uno che cerca di parlare senza ossigeno, e poi è scappato via… Mi ha lasciato i soldi per pagare però.» rispose Tarek provocando un’altra grassa risata da parte di Cally «Tarek sei un caso disperato… T’ha detto di sì, no? E di che ti stai preoccupando?» gli chiese tra una risata e l’altra rischiando di rovesciare il suo prezioso vassoio di biscotti. Rancore sospirò profondamente e scattò in piedi per camminare avanti ed indietro davanti al divano «Lo so che mi ha detto sì, ma insomma non è che la situazione fosse proprio ideale e sai che lui è molto buono… Cioè immagino che si sia sentito un po’ messo all’angolo e io, coglione, ho continuato ad insistere e a comportarmi come se fosse stata una richiesta assolutamente normale… Insomma io voglio davvero uscire con lui e gli ho fatto questa cosa orribile di farlo sentire quasi costretto ad accettare… Che poi sì è vero che l’ho proposto per lui perché mi dispiace che abbia avuto delle brutte esperienze, però è stato molto egoistico da parte mia proporlo… Cioè mi sono approfittato della situazione per uscire con lui in pratica, che schifo di amico sono? E poi adesso non so che fare… Dovrei chiedergli di annullare tutto? E poi si chiederebbe perché e come glielo spiegherei? E domani che faccio? Gli ho chiesto un appuntamento con un giorno di anticipo non ho mica organizzato niente, no? E se lo odiasse? E se andasse bene? Voglio dire sarebbe meraviglio se andasse bene, ma per lui sarebbe una cosa platonica e io probabilmente ne morirei se andasse bene e poi si tornasse amici come prima perché in fondo ho proposto la cosa come un favore ad un amico… E poi oltre a quello come mi comporto? Come mi vesto? Cos’è che dice “voglio che questo sembri un vero appuntamento per darti una vera bella esperienza, però non ci tengo davvero in senso romantico lo giuro non è che sono cotto di te da una vita praticamente, non ti preoccupare non ci vedrò assolutamente niente di più in questa situazione”?» Rancore continuava a parlare quasi troppo velocemente perché Cally lo capisse «Oh, oh, oh. Respira. Non siamo ad una gara di freestyle, non mi devi impressionare… Intanto, col cazzo che annulli l’appuntamento, ormai devi vivere con le conseguenze delle tue azioni come un vero uomo. Secondo, chissene frega di che fate? Lo puoi anche portare al parco a mangiare take away e andrebbe bene, il segreto per un buon appuntamento non è l’attività che si fa è la compagnia quindi rilassati se non gli piacesse la tua compagnia avrebbe smesso di parlarti da un pezzo… E poi ti stai davvero preoccupando del “se va bene”? Se va bene dichiari il tuo amore immortale per lui e te lo sposi, che domande… Sul come vestirti, tanto il tuo armadio è all’ottanta per cento nero… Magari evita il cappellino, lo so che è il tuo “trademark”, ma ecco insomma no… Poi boh, truccati, mettiti una camicia che sia stirata e presentati con un regalino… Io personalmente preferisco i fiori, ma credo che tu sappia meglio di me cosa va bene ad Anastasio. E per il resto fai la tua miglior imitazione di un “cazzo di principe Disney”.» gli disse Cally con calma dopo essersi alzato ed averlo afferrato per le spalle nel tentativo di farlo stare fermo. «Adesso ti fai una bella camomilla, magari due, ti prepari la cena e rimandi tutti i pensieri relativi a questa storia dell’appuntamento a domani, okay? Ti dispiace se mi porto via dei biscotti?» aggiunse subito dopo Cally con un gran sorriso «No, certo fa’ pure… Hai ragione… Proverò ad affrontare la cosa con più calma… CAZZO!» Tarek tornò molto in fretta nel panico, Cally interruppe la sua operazione di riempimento di un sacchetto di biscotti «Wow, è durato molto il tuo proposito di prenderla con calma… Cosa c’è adesso?» chiese con tono esageratamente sarcastico mentre Tarek si mise le mani nei capelli «Non ci siamo messi d’accordo sull’orario… L’ho invitato io, quindi è giusto che lo vada a prendere, ma non gli ho dato un orario… Adesso che faccio? Lo chiamo? E come faccio a parlargli? Gli scrivo? E che cavolo scrivo?» Rancore ormai parlava più da solo che a Cally che intervenne subito «Dammi il tuo telefono.» gli disse allungando una mano. Incredibile che dovesse fare tutto lui. Come avrebbe fatto Rancore senza il suo genio? Tarek gli appoggiò riluttante il telefono in mano e Cally si mise a scrivere qualcosa «Aspetta, aspetta che fai?» chiese preoccupato Rancore «Troppo tardi.» rispose lui restituendo il telefono. «Hai scritto ad Anastasio, ma sei pazzo?» cercò di protestare Tarek, ma Cally stava già uscendo dalla porta con un sacchetto pieno di biscotti ed un ultimo tenuto tra le labbra «Beh, qualcuno doveva pur farlo ci si sente domani! Ciao!» rispose prima di chiudere la porta.
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«Oh no, oh no, oh no.» si mise a cantilenare Marco scattando all’improvviso in piedi, mentre Leo si allarmò di nuovo, diamine era appena riuscito a calmarlo. «Cosa c’è adesso, Marcolino?» chiese con pazienza alzandosi in piedi anche lui. Anastasio gli piantò il telefono davanti alla faccia «Guarda! Tarek mi ha scritto!» disse mentre Leo cercava di tirare leggermente indietro la testa per poter leggere «Uhm “Ti vengo a prendere domani alle 19. Ciao! Faccina che sorride e manina che saluta.”. Non mi sembra nulla di negativo… Conferma che non stava scherzando, no? Quindi ottimo, no bro?» lesse Leo con calma «Sì, sì… A-ah. Ottimo. Certo. Tarek mi ha chiesto di uscire per un appuntamento platonico perché gli facevo pena e io devo cercare di non cuocere di più nel mio brodo per tutto il tempo… E non ho idea di come rispondergli. BRO NON SO COME AFFRONTARE QUESTA COSA, AIUTO.» rispose Anastasio continuando a muoversi con fare nervoso e a sbracciarsi rischiando di colpire in piena faccia Leo un paio di volte, che però riuscì a schivare perfettamente i fendenti accidentali dell’amico «Okay dammi il telefono rispondo io per te.» disse Leo con rassegnazione e si fece consegnare il cellulare «Allora un “Okay perfetto! Ti aspetto domani per le 19. Ciao! Faccina che sorride e manina che saluta” dovrebbe andare bene. Ecco fatto. Adesso ti prego, distraiti. Giochiamo un po’ così mi puoi stracciare a Rocket League che io non ci ho mai giocato, ti sentirai meglio fidati. Tutte queste preoccupazioni per l’appuntamento con il tuo principe rimandale a domani. Va bene?» concluse Leo «Va bene.» concordò Anastasio prima di cominciare a preparare la partita.
Quando per Leo fu il momento di andarsene per prima cosa chiamò sua sorella «Ohi, Tecla. Sto tornando a casa. Anastasio sta meglio… Credo che abbia elaborato meglio questa cosa dell’appuntamento, scusa per il migliaio di messaggi spero di non aver dato fastidio a te e alle ragazze…» disse mentre si avviava verso casa, sentì che Tecla sospirò di sollievo «Oh meno male che Marco si è calmato… No, figurati non ci hai dato fastidio, ci fa piacere aver aiutato almeno un pochino… E poi sai che speriamo tutti in quei due.» rispose Tecla con una risatina e poi riprese «Ah Blu ci ha detto che ha sentito da Cally che lui era da Rancore e che si è occupato di lui… Non so come sia andata però perché Blu non è riuscito a parlare con Cally… Ti dispiacerebbe chiamarlo e sentire da lui? Per essere sicuri che anche Tarek stia bene…» aggiunse con tono leggermente preoccupato e Leo sorrise. Quanto era dolce la sua sorellina «Certo, certo, adesso lo chiamo non ti preoccupare… Se non sono già andate via salutami le ragazze e se ti tocca di apparecchiare a sparecchiare ci penso io, mi raccomando… A dopo, ciao!» salutò cercando di rassicurarla e Tecla ricambiò il saluto prima di chiudere la telefonata. Subito Leo selezionò il numero di Cally per chiamare lui, non vedeva l’ora di scambiarsi opinioni «Ciao! Allora eri da Rancore? Come è messo? L’hai mandato tu il messaggio al posto suo vero?» disse prima ancora di assicurarsi che Cally fosse effettivamente in linea «Certo che il messaggio l’ho mandato io, quello lì stava fusissimo… Ha trasformato casa sua in una pasticceria… Che coglione… Ma lo vuoi sapere che ha detto “Ah Anastasio la prenderà come una cosa platonica”? Ah. Che cretino. Ma la cosa che davvero mi ha fatto spaccare è che mentre mi stava raccontando tutto manco fosse ‘na tragedia greca, ha detto che nel suo chiedere l’appuntamento ha detto qualcosa tipo “così avrai un’esperienza positiva una volta tanto” e gli sembrava una frase molto arrogante perché non è che lui sia “infallibile come un principe Disney”! Testuali parole!» gli raccontò subito Cally con entusiasmo cercando di non ridere troppo «Wow! Davvero ha detto la cosa sul non essere un principe Disney? Non ci credo… Certo che per non avere assolutamente idea di quello che passa per la testa dell’altro e per non sapere con che nomignoli li chiamiamo, creano troppe coincidenze… Anche Anastasio ha detto qualcosa tipo “Ah Rancore la prenderà come una cosa platonica”… Io non so più cosa dobbiamo fare con questi due, giuro…» ripose Leo sospirando.
«Senti, ma se li facessimo seguire da Eugenio e Riccardo? Così per essere sicuri che non facciano disastri…» propose Cally con serietà «No, no… Devono farcela da soli… Dobbiamo avere fiducia in loro… Dai stanno andando ad un appuntamento vero, chiamandolo appuntamento e non quell’idiozia del “facciamo finta”, cavolo quando Marco me l’ha raccontato lo volevo uccidere… Gli voglio bene un sacco, ma santo cielo che nervi che mi fa venire a volte…» rispose Leo stringendo i pugni solo al pensiero di quell’occasione mancata per il suo amico «Parla quello… Leo, ti devo ricordare di che casini combini tu?» commentò Cally in tono sarcastico «Senti. Io almeno ci provo, okay. Ci ho provato, tante volte. Non è colpa mia se non se ne rende conto, va bene? E poi che c’entro io, questa intera operazione non riguarda me, o sbaglio?» rispose Leo sulla difensiva e Cally ridacchiò «Ah. Leo… Che caso disperato pure tu… Comunque domani io torno a casa di Rancore per aiutarlo a prepararsi, ti consiglio di fare lo stesso con Anastasio. Ma ti prego, NON dargli consigli su come vestirsi, non hai assolutamente il permesso di rovinare mio cugino… Chiedi a tua sorella al massimo, quando ti dà consigli lei sei sempre vestito più decente… Possibile che tutti i geni buoni li abbia presi Tecla? È pure più furba di te… Mah… Comunque poi ci aggiorniamo tutti, io intanto racconto tutto ai miei cugini, sono certo che Levante e Lauro saranno entusiasti… Secondo me loro avrebbero detto di sì all’idea di farli seguire da Eugenio e Riccardo, avrebbero potuto fare una diretta… Avremmo potuto seguire l’intero sviluppo della vicenda…» concluse Cally e Leo lo rimproverò subito «No, noi non violeremo la loro privacy così, punto… Ce la faranno. Lo so… Va bene prometto di non dare consigli sull’abbigliamento… E dai abbi un po’ di fiducia in Marco, è tuo cugino in fondo…» rispose Leo un po’ sconsolato «Ah. Proprio perché è mio cugino non ho fiducia il lui… Comunque Lauro mi sta riempiendo di messaggi, ti saluto, ciao.» concluse Cally prima di chiudere improvvisamente la telefonata. Leo sospirò ancora una volta. Se Rancore ed Anastasio si erano ridotti in queste condizioni quel giorno, non riusciva ad immaginare come sarebbe stato il giorno dopo.
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Anastasio corse verso la porta appena sentì suonare il campanello e la aprì con un unico straordinariamente fluido movimento «Ehi, sì entra pure…» disse distrattamente a Leo prima di fermarsi di colpo «Oh, ciao Tecla.» salutò la ragazza che ricambio con un sorriso e un gesto della mano «Come mai anche tu qui? Non che non mi faccia piacere averti…» chiese subito il padrone di casa scostandosi per far entrare i due fratelli «Leo mi ha assunta come tua stylist… In cambio ha promesso permettermi di acconciargli i capelli uno di questi giorni.» spiegò Tecla con un altro sorriso ed una risatina «Oh, wow… Voglio assolutamente delle foto dei risultati quando lo farai. E grazie Leo per averla reclutata, non ho la più pallida idea di cosa mettermi… Vi posso offrire qualcosa?» continuò Anastasio da bravo padrone di casa «Di niente bro, in realtà abbiamo noi qualcosa per te, o meglio Tecla ha qualcosa per te.» rispose Leo indicando con fare teatrale la sorella che estrasse dalla borsa alcune bustine di camomilla agitandole davanti al naso di Anastasio «Ottima idea, grazie Tecla! Vado a mettere su dell’acqua.» rispose lui cercando di afferrare le bustine, ma la ragazza tirò indietro il braccio e le passò al fratello «No, no… Ci pensa Leo, tu devi farmi vedere il tuo armadio.» rispose Tecla facendogli l’occhiolino «Giusto, giusto…» commentò lui prima di guidarla verso la sua camera ed aprire il suo armadio.
Tecla rimase ad osservare con calma il guardaroba di Anastasio, osservando soprattutto le opzioni delle sue maglie «Mhhh, intanto noto con piacere che qualche colore nel tuo armadio c’è, meno male… Oh quello è il completo rosso che hai messo a Natale, vero? L’ho visto grazie alla diretta, ti stava molto bene…» commentò «Sono sicura che avrai fatto un figurone con Tarek.» aggiunse con un sorriso dolce ed un occhiolino, Anastasio abbassò lo sguardo imbarazzato «Grazie Tecla, sei molto carina, ma no, non credo che Tarek ci abbia fatto caso… Insomma non ci fai mai caso… Eh… Sono un po’ un caso disperato…» Tecla fece una smorfia di finta impazienza «Allora… Mettiamola così… So che mio fratello si confida con te quando ha bisogno di sostegno per la sua cotta con Fasma, quindi hai presente com’è lui con Fasma?» Anastasio annuì e Tecla continuò «Bene. E hai presente com’è Fasma con lui?» chiese ancora la ragazza alzando le sopracciglia e facendosi avanti per dargli il segnale di rispondere «Palesemente interessato, ma troppo timido per dire qualcosa?» rispose di getto Anastasio e Tecla sorrise «Precisamente. Quindi tu e Tarek come siete secondo te?» rispose lei con tono di incoraggiamento. Anastasio rimase un momento a fissare il vuoto mentre ponderava le parole di Tecla «No, no… Non è assolutamente il caso di me e Tarek… Cioè Tarek non mi vede così… Mi ha invitato in senso platonico e io sto andando nel pallone solo perché vorrei che non fosse così ed ho paura di sbagliare qualcosa, ecco… Non è il nostro caso…» disse alla fine Anastasio dopo averci pensato. Tecla sospirò e scosse la testa divertita «Eh… Come vuoi tu Marco… Ma non escludere completamente la possibilità… Dato che stasera dovete fare questo appuntamento, che è stato sì proposto in forma platonica, ma comunque deve sembrare un appuntamento vero, tu prova a fare più attenzione a come si comporta Tarek… Magari, anche se tu credi che non sia così, hai una chance… Intanto che ci pensi, fammi vedere come ti stanno questi.» disse Tecla, dopo gli allungò un paio di jeans scuri e strappati sul davanti e si voltò di spalle coprendosi gli occhi per dargli privacy.
«Okay. Fatto.» disse Anastasio e subito Tecla si voltò di scatto entusiasta «Oh! Perfetti… Ti stanno perfetti! Allora l’idea che avevo avuto dovrebbe andare bene… Hai una t-shirt bianca? Proprio bianca e basta o al massimo con una scritta sopra o un disegno in nero, niente fantasie o altri colori…» chiese mentre prendeva qualcosa dall’armadio. «Ehm, sì… Ecco…» rispose Anastasio recuperando alcune magliette da un cassetto. Tecla le guardò e gli occhi le si illuminarono gli occhi quando prese in mano una delle ultime. Era una maglietta bianca con una versione stilizzata in bianco e nero di “La grande onda di Kanagawa” «Questa è perfetta! Allora mettiti questa e sopra questa camicia di jeans, non ti azzardare ad abbottonarla, mi raccomando. E infine un paio di scarpe da tennis bianche dovrebbero andare bene…» gli disse Tecla passandogli una camicia in denim recuperata dal suo armadio prima di uscire dalla stanza. «Aspetta! Dici che dovrei farmi la barba?» chiese Anastasio quando ormai la ragazza era già uscita «Assolutamente no!» rispose decisa «Vestiti in fretta che la camomilla è pronta!» aggiunse subito dopo e Anastasio obbedì.
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«E io che speravo di trovarti qualcosa che non fosse nero…» commentò Cally sconsolato dopo aver passato in rassegna l’armadio di Rancore «Io non ho ancora capito perché devi scegliere tu quello che devo mettermi.» rispose Tarek sfregandosi la faccia con una mano «Perché in quanto lesbica ho più stile di te e hai bisogno di tutto l’aiuto possibile per sembrare un vero principe e conquistare mio cugino…» rispose Cally sorridendo soddisfatto «Ma non mi avevi detto di avere delle Henleys! Questo migliora la tua situazione.» aggiunse subito ripescando un paio di maglie dall’armadio «Delle che?» chiese Rancore confuso «E comunque il mio obbiettivo non è “conquistare” Marco… Voglio solo fargli passare una buona serata, perché se lo merita… È una cosa platonica. Devo mettere i miei sentimenti in secondo piano. E la smetterai mai di prendermi per il culo per la cosa del principe? Poi è strano sentirti che cerchi di buttarmi tra le braccia di Anastasio, insomma è tuo cugino…» aggiunse subito mentre Cally sbuffava «Quanto sei noioso… Allora prima di tutto una Henley è questo tipo di maglia a maniche lunghe con tre o quattro bottoni in alto… Seconda cosa, no ovviamente non smetterò mai di prenderti in giro per la storia del principe… Ed infine, proprio perché Marco è mio cugino non mi dispiacerebbe se combinaste qualcosa… Insomma ho la rara occasione di sistemare felicemente ben due persone che fanno parte della mia vita, rende le cose molto più facili.» rispose con calma Cally mentre alzava due maglie modello Henley, entrambe nere che aveva selezionato «C’è qualche differenza tra queste due? Buchi? Strappi? Macchie?» chiese subito e Rancore scosse al testa primi di indicarne una «Quella lì si è un po’ ristretta perché ho sbagliato a lavarla…» disse e Cally gli passò la maglia da lui indicata «Allora metti questa.» commentò secco «Ma ti ho appena detto che si è ristretta!» cercò di protestare mentre Cally risistemava l’altra nell’armadio «Appunto, metterà in risalto i muscoli… Ma devo proprio spiegarti tutto?» commentò Cally facendo l’occhiolino mentre usciva dalla stanza.
«Oh! Perfetto!» esclamò Cally quando Rancore uscì dalla sua camera dopo essersi vestito «Cioè completamente nero… Però almeno il nero ti sta bene… Comunque aggiungi una giacca di pelle e sei a posto.» concluse Cally facendo un segno di approvazione. Tarek si passò una mano dietro al collo «Davvero sicuro che vada bene? Non sembra troppo, vero? Mi hai pure fatto prendere dei fiori… Dovrei farmi la barba magari?» chiese improvvisamente insicuro «Certo che vai bene! Ma non azzardarti a farti la barba. Piuttosto non hai una matita? Metti un po’ di matita.» rispose Cally «Sicuro? Non so se è il caso…» Cally sbuffò «Vuoi essere figo oppure, no? Se continui a dubitare dei miei consigli ti prendo a calci. Vai, prima che mi incazzi.» gli rispose.
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Rancore si presentò a casa di Anastasio puntualissimo. Cioè in anticipo di quasi mezz’ora, ma per fortuna Anastasio era pronto da un pezzo, grazie ad una buona dose di ansia. Era stranamente più calmo del giorno prima però, anche se comunque non voleva dire che era completamente rilassato, anzi. Era terrorizzato.  Leo e Tecla, che erano ancora da lui, lo incoraggiarono ad andare immediatamente «Ho la mia copia delle chiavi, appena ve ne siete andati noi usciamo e chiudiamo casa per te, okay bro?» disse Leo con un sorriso facendo dondolare le chiavi davanti agli occhi dell’amico «Grazie mille bro… E grazie mille anche a te Tecla, sei fantastica.» disse Anastasio prima di correre fuori dalla porta più veloce che mai, sentendo l’ansia che saliva. Rancore che si era appoggiato ad un muro mentre lo aspettava, si mise subito quasi sull’attenti appena lo vide uscire dalla porta. Cazzo. Quanto sta bene. Cazzo. E ha messo l’eyeliner. Oddio ha messo l’eyeliner. E ha dei fiori. Fiori. Ha dei fiori. Che belli! Tulipani rossi. Qualcuno mi ha preso dei fiori. Rancore mi ha preso dei fiori. Tarek mi ha preso dei fiori. Okay, piantala Marco. Pensa platonico. «Ehi.» disse un filo di voce facendo un gesto con la mano. Rancore gli allungo il mazzo di tulipani rossi con un gesto quasi meccanico «Ehi. Ecco… Mi sembrava giusto prenderti qualcosa… Dato che è un appuntamento… Stai molto bene comunque…» disse Tarek leggermente imbarazzato. Non sembrava agitato però. Anastasio era sicuro di star dando l’impressione di essere un coniglio spaventato, mentre Tarek gli sembrava così calmo. Ovviamente per lui non era difficile come per Marco, lui lo vedeva come un incontro platonico, per far un piacere ad un amico. «Certo. Ehm, grazie e wow sono bellissimi e… Molto rossi.» Che cazzo sto dicendo? “Molto rossi”. Ma che cazzo? Okay presto, dì qualcosa, qualsiasi cosa. «Ehm… Che cosa abbiamo in programma?» chiese subito sperando di non aver mostrato troppo imbarazzo. Rancore sorrise con sicurezza e gli fece l’occhiolino «È una sorpresa, no?» rispose dopo aver fatto strada verso la sua macchina ed avergli aperto la portiera. Anastasio si sedette rigido come un pezzo di legno tenendo il bouquet di fiori ben stretto in mano. Senza dire nulla Tarek accese la radio e partì. Marco cercò di fare caso a che strada esattamente stavano facendo, per cercare di capire esattamente che tipo di appuntamento Tarek avesse programmato, ma fu distratto dalla musica della radio e si mise a cantare piano. Rancore ridacchiò un momento prima di unirsi a lui nel loro karaoke improvvisato. Dopo un po’, quando la pubblicità tornò in onda Marco si rese conto che stavano uscendo dalla città «Oh, dove mi stai portando?» chiese divertito, ma anche leggermente preoccupato. Non che non si fidasse di Tarek, anzi, però non avere idea di quale fosse la loro meta lo teneva un po’ sulle spine. «Adesso vedrai, non manca molto promesso… E non ti preoccupare non ho intenzione di rapirti.» rispose Rancore sarcastico con un sorriso. Iniziò a rallentare e svoltò su una strada sterrata. Erano in una zona di campagna, vicini al fiume. «Eccoci.» disse Rancore parcheggiando la macchina e scendendo. Eh? Come “eccoci”? Siamo in mezzo al nulla. Forse mi sono sbagliato. Era tutto uno scherzo adesso mi molla qui. «Qui?» chiese Anastasio cercando di non sembrare troppo spaventato dall’idea di essere abbandonato in mezzo al nulla «Sì, qui. Abbiamo circa un’oretta ancora di luce per mangiare e poi… Sorpresa!» rispose Rancore con voce pimpante. Anastasio non si sentì molto tranquillizzato, mentre Tarek gli appariva così sereno.
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Tarek era nel panico. Questa poteva rivelarsi la decisione peggiore della sua vita. Ma in sua difesa non aveva avuto molto tempo per pensare ad organizzarsi. Anche se era colpa sua che aveva rivolto un invito con un giorno di anticipo. Ormai erano due giorni che si dava del coglione. Almeno aveva come consolazione che se questa fosse stata l’ultima volta che Marco gli avrebbe permesso di vederlo, avrebbe potuto conservare il ricordo di quanto stava bene vestito così. Prese le coperte e le buste dal bagagliaio poi fece strada a Marco verso il punto che aveva scelto. Per incredibile botta di fortuna quel periodo dell’estate era il momento designato al taglio dell’erba e significava che avevano a disposizione un bel prato tagliato di fresco. Tarek stese la coperta più grande e più spessa ed invitò Marco a sedersi. «Allora.» cominciò mentre tirava fuori i contenitori vari dalle buste «Ho cucinato tutta la mattina per questa cosa, quindi sii buono con me ti prego… Sono due torte salate diverse, un po’ di snack vari che ammetto di aver comprato perché non è ancora arrivato il giorno in cui riesco a fare le patatine bene in casa… E una torta dolce al cacao… E da bere ovviamente… Non ti costringerei a bere l’acqua di fiume, giuro. Ho preso anche del vino, ma io non posso berlo perché devo guidare, quindi puoi anche bere direttamente dalla bottiglia o finirtela tutta se ti va, ma preferirei che tu non lo facessi non so quanto possa fare bene.» annunciò mentre disponeva i contenitori delle torte, già perfettamente tagliate e un paio di piatti.
Anastasio rimase fermo un attimo a guardare in rapida successione tutte le cose che aveva appena appoggiato e poi la sua faccia. Ecco perfetto, ho scazzato. Pensa che sia una cazzata o che io sia un coglione. Cazzo. Ho rovinato tutto. Oddio. «Wow.» disse semplicemente Marco con un’intonazione che non permetteva assolutamente a Tarek di capire se fosse contento o schifato dalle sue azioni «Ehm… Io… Ecco… Non so se ti può andare bene…» cercò di giustificarsi, ma Anastasio lo interruppe subito «No, no, no… Questo è già il miglior appuntamento a cui io sia mai andato, scherzi? Mi sei venuto a prendere, mi hai portato dei fiori… Diamine hai pure cucinato per me… E… Wow… Insomma… È davvero… Wow… Non so neanche trovare le parole…» Oh. Oh, okay. Gli piace. Ottimo. Grandioso. Wow. Che bello. Oh, mi sento molto meglio. Rancore prese un respiro profondo e rispose, senza quasi fare attenzione a quello che diceva. «Oh, meno male… Temevo davvero che… Insomma che non ti piacesse… Volevo fare qualcosa di bello… E… Ecco… Ci tengo davvero a questa cosa perché te l’ho chiesto in maniera schifosa ma…» No, non dirlo. Non ci credo che lo sto dicendo. Cazzo, stai zitto. Non rovinare tutto. Oddio. Taci, coglione. «Insomma io volevo chiedertelo davvero, però ho un po’… Sbagliato… Cioè non avrei voluto farlo così… Io non so perché…» non riusciva neanche a costruire una frase decente e sentiva che era sempre più difficile parlare e poi Marco continuava a guardarlo con quegli occhioni spalancati «Tarek? Cosa… Cosa avresti davvero voluto chiedermi?» disse Anastasio guardandolo con gli occhi ancora più spalancati e l’espressione più confusa. Se lo dico adesso rischio di rovinare tutta la serata, cazzo. Però non ce la faccio davvero a non dirlo. Cazzo. «Ecco… Marco… Io volevo davvero chiederti un appuntamento. Un vero appuntamento. Non da amici. Un appuntamento. Tipo romantico.» riuscì a buttare fuori alla fine Tarek e poi si ritrovò quasi a trattenere il respiro mentre aspettava che Marco reagisse in qualche modo. Ormai l’ho detto non posso tornare più indietro. Però mi sta guardando così spaesato. Cazzo, lo sapevo ho rovinato tutto. «Ah.» rispose Anastasio.
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Marco sentiva che il suo cervello aveva appena smesso di funzionare. Quindi questo è un appuntamento. Con Tarek. Sono ad un appuntamento con Tarek. Perché mi ha chiesto di uscire. Tarek mi ha chiesto di uscire. A-ah. Bene. Okay. Fantastico. «Quindi… Questo è un appuntamento. Un vero appuntamento?» aggiunse appena sentì di riuscire a fidarsi della sua voce. Tarek abbassò lo sguardo «Ecco… Se vuoi… Io non avevo intenzione di metterti alle strette così… Possiamo anche fare di nuovo finta, per me va bene, non ti darò più fastidio, promesso.» rispose a bassa voce evitando il suo sguardo. «NO. No, no, no. Mi va bene. Eccome se mi va bene, Tarek.» cominciò a dire Anastasio senza riuscire a trattenersi «Questo è un appuntamento. Punto. Mi va benissimo. Non avrei voluto niente di diverso. Assolutamente no, non provare a rimangiartelo.» quando finì di parlare e si rese conto di cosa aveva appena detto si coprì immediatamente la bocca con le mani ed arrossì. Oh no. Non posso tornare indietro da questa… Cazzo. Che scena pietosa. Rancore si mise a ridacchiare e si buttò all’indietro sulla coperta «Ah, no, certo che non me lo rimangio. Come potrei con così tanto entusiasmo da parte tua? E poi ho ottenuto un appuntamento da Anastasio! Sarei un’idiota a rimangiarmelo!» disse mentre continuava a ridacchiare. Oh, okay. Wow. «Immagino che adesso è meglio se mangiamo, altrimenti finisce il tempo di luce…» aggiunse subito Rancore e Marco riuscì solo ad annuire mentre si preparava per mangiare.
Le torte di Tarek erano ottime. Continuava a sorprendersi di quanto fosse bravo a far sembrare le cose più semplici degne dell’alta cucina. «Mhhhhhh. Dio.» commentò mentre assaporava il primo boccone «Il giorno in cui rifiuterò la tua cucina sarà il giorno in cui mi avranno scambiato con il mio clone malvagio e sarà il segnale per farti capire che non sono io e che lo dovrai uccidere.» aggiunse dopo una piccola pausa e poi si voltò verso Rancore «Davvero ottime, Tarek… Tarek…? Ci sei?» sventolò una mano davanti al volto imbambolato di Rancore che sembrò riprendersi «Eh? Sì, sì, certo… Stavo solo… Ehm, grazie…» balbettò ancora mezzo stordito prima di ricomporsi «Quindi… Ehm… Dato che è ufficialmente un appuntamento… Dovremmo conoscerci un po’ che ne dici?» aggiunse con tono squillante ed un sorriso entusiasta. Marco era confuso. Conoscersi meglio? Loro? «Sì, ma… Come esattamente potremmo conoscerci meglio? So più o meno tutto quello che c’è da sap-» iniziò a chiedere, ma fu subito interrotto «No, tu sai le cose basilari. Come mi chiamo, dove abito, che lavoro faccio… Ma non sono quelle le cose importanti. Le cose importanti sono quelle strane. Quelle che normalmente non chiederesti mai a nessuno, ma che possono dire molto della tua compatibilità con un’altra persona… Per esempio: se potessi viaggiare nel tempo, in che anno andresti e perché?» ribatté Rancore prima di sorridere e continuare a mangiare. Anastasio rimase un momento sorpreso, ma iniziò a riflettere immediatamente sulla domanda «Oh. È un’ottima domanda… Così su due piedi credo il 1999.» rispose e Tarek corrugò la fronte «Un anno in cui eri già nato… Come mai?» chiese incuriosito sporgendosi in avanti «Perché ero troppo piccolo per ricordarmelo… Ed era l’anno prima del nuovo millennio… Chissà che anno che deve essere stato… Che speranze che ci dovevano essere per il futuro e come era diverso il modo di fare e le ansie di massa che ancora non esistevano… Ci pensi, non c’era ancora stato l’attentato delle torri gemelle… L’atteggiamento generale doveva essere davvero molto diverso e poi riesci ad immaginarti i festeggiamenti sfrenati per capodanno? Il capodanno del nuovo millennio! Insomma, me lo immagino come un anno figo, tutto qui…» spiegò Anastasio mentre Rancore lo guardava e lo seguiva con attenzione. «Oh. È… È un’ottima riposta… Adesso mi sento un po’ stupido per la mia…» commentò ma subito Anastasio lo incoraggiò a parlare con un gesto della mano «Ecco… Di getto ho pensato al 1985… Per il concerto del Live Aid…» spiegò Rancore. Marco rimase un attimo senza parole «No, anche io vorrei andare a vedere il Live Aid! Posso cambiare la mia risposta?» esclamò d’impulso facendo scoppiare a ridere Tarek. Cazzo quanto è bello quando ride.
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Tarek continuò a tirare fuori tutte le domande più assurde che gli venivano in mente ed ascoltando le risposte di Marco si scioglieva sempre di più. Lo adoro. Cazzo quanto lo adoro. «Okay, sogno più strano che hai fatto?» chiese ancora mentre ormai erano passati al dolce. Marco fece di nuovo quella cosa. Assaggiò la torta chiudendo gli occhi ed emettendo versi di apprezzamento. Come cazzo fa una persona ad esser così fottutamente adorabile e figa allo stesso tempo? Tarek si passò una mano sulla faccia disperato cercando di nascondere il suo piccolo momento di tilt «Tutto okay?» gli chiese Marco. Quello manco si è accorto di cosa ha fatto. «Sì, sì… Stavo solo… Aspettando la tua risposta…» tentò di dissimulare Rancore e sembrò funzionare «Ah, sì. Hai ragione… Sogno più strano… Uhm… Non so se me ne ricordo uno in particolare… Ah, aspetta uno ce l’ho! Ho sognato che avevo una paperella di gomma gigante come animale domestico… Parlava… Era anche divertente…» rispose Anastasio con uno sguardo trionfante stampato in faccia e Rancore non poté fare a meno di ridere «Wow. Una paperella di gomma parlante… E gigante… Okay, ammetto che è molto strano… Io invece… Uhm, ne ho fatti tanti… Oddio, questo non ti piacerà, ma conta come strano quindi… Una volta ho sognato che tua zia Rita cercava di combinarmi a tutti i costi con Alberto.» rispose Rancore e si godette l’adorabile faccia di confusione di Marco «Mia zia Rit- ASPETTA! Intendi mio cugino Alberto? Mia zia provava a combinarti con Urso? Oddio. Oddio, che schifo. Argh. Ma è orribile!» Anastasio continuava a fare smorfie una più divertente dell’altra «Sì, abbastanza… Soprattutto sapendo quanto non sia assolutamente normale per tua zia fare cose del genere… Però un po’ era divertente… Non ricordo i dettagli, ma praticamente creava delle specie di trappole alla Willy il Coyote per farmi “casualmente” finire tra le sue braccia o cose simili…» continuò a spiegare Rancore trattenendosi dal ridere quando Marco alzò le braccia per fermarlo «No, no, no, fermo ti prego! Non voglio immagini mentali di te tra le braccia di mio cugino! Però, cazzo, adesso sono curioso di sapere come è finito! Dannazione, Tarek!» disse velocemente continuando a fare facce schifate e Rancore scoppiò a ridere «Okay, okay! È finito bene, non preoccuparti. Non ho baciato tuo cugino sotto il vischio o cose simili… Sono stato salvato dai malvagi piani di zia Rita alla fine.» concluse sopprimendo ancora gli ultimi strascichi di risata. Anastasio riuscì a rilassarsi «Oh, meno male… È vero che mi hai avvertito che non mi sarebbe piaciuto, ma cazzo… Comunque “sei stato salvato”? E chi ti avrebbe salvato? Non dirmi un altro dei miei cugini perché giuro che ti picchio.» disse con tono più calmo e Tarek si fece scappare un sorriso soddisfatto «Beh, ovviamente sono stato salvato dall’unico ed il solo principe azzurro… Anastasio, erede al trono delle Terre Rosse, Cavaliere del Sacro Ordine dei Lanciapiatti e scapolo più ambito di tutti i regni.» rispose con tono solenne facendo l’occhiolino. Oddio è arrossito. Marco arrossito. Oddio è adorabile. «Oh. Okay. Bello.» rispose sottovoce.
Quando finirono di mangiare Tarek decise che era arrivato il momento della sua sorpresa. Recuperò da una delle buste il suo mini amplificatore e lo collegò al telefono «Che combini?» chiese Anastasio incuriosito «Beh, ti ho portato in mezzo al nulla, ma non significa che non possiamo fare niente… Quindi solo per questa sera ti sorbirai un dj set privato di Rancore.» Tarek cercò di sembrare sicuro di sé mentre rispondeva ma in realtà temeva che Marco potesse ridere della sua idea… O delle sue scelte musicali… Invece lui fece un sorriso a trentadue denti «Oh, wow.» commentò mentre Tarek faceva partire la playlist che aveva creato apposta per la serata. Non era nemmeno sicuro di come gli fosse venuta in mente l’idea di una “discoteca privata all’aperto” però gli era sembrata una buona trovata. Marco non aveva detto niente di negativo ed aveva subito iniziato a seguire il tempo della musica, con una scioltezza che aveva preso Tarek di sorpresa. Subito si unì anche lui, concedendosi di fare qualche mossa stupida per far ridere Anastasio. Gli sembrò incredibile come un po’ di musica ed il sorriso di Marco riuscissero a calmarlo completamente. Oh, sta andando bene. Che bello. Continuarono a ballare senza imbarazzo per forse un’ora intera, prima che Anastasio si fermasse per un momento e chiedere una pausa «Non hai niente di più tranquillo in playlist? Non so, musica più da karaoke? Credo di non aver mai ballato così tanto nemmeno in discoteca…» commento mentre si sedeva sulla coperta. Tarek sorrise «Ah perché quello lo chiami ballare?» scherzò mentre prendeva il telefono per cambiare traccia «Comunque è buffo che tu mi abbia fatto questa domanda, perché ho un’ottima canzone di chiusura…» aggiunse facendo una pausa drammatica prima di far partire la canzone. Marco si bloccò improvvisamente «Un lento?» chiese incerto quando sentì le prime note. «Ehi, che appuntamento è se non abbiamo un momento per un ballo imbarazzante?» scherzò ancora Tarek a bassa voce porgendo le braccia a Marco per aiutarlo ad alzarsi «Conduco io, tu rilassati.» aggiunse poi in un sussurro aiutandolo a posizionare correttamente le braccia. Non era perfetto. Era più un ciondolare a tempo di musica che altro, ma andava più che bene. Riusciva a sentire che nonostante la rigidità iniziale Marco si stava rilassando sempre di più e poi lo sentì appoggiare la testa contro la sua spalla. Non riesco quasi a crederci. Sta accadendo davvero. Cazzo, spero che non sia un sogno. Quasi istintivamente strinse leggermente più forte Marco, come per assicurarsi che fosse davvero lì.
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Marco era certo di non aver toccato il vino che Rancore aveva portato, eppure era anche certo di essere ubriaco. Non riusciva a capire se quello che stava succedendo era vero, se si trovava veramente dove pensava e se Tarek lo aveva davvero stretto a sé per ballare un lento. Quando la canzone finì per Marco fu come cascare improvvisamente dal cielo. Non sapeva più come parlare o cosa dire. Sentiva che avrebbe dovuto in un qualche modo esprimere quello che stava pensando e provando, ma non sapeva nemmeno esattamente come descriverlo. Tarek gli sorrideva ancora e sembrava così calmo. «Grazie.» fu l’unica parola che riuscì a sussurrare mentre si distanziava leggermente. Rancore corrugò la fronte «Per cosa?» chiese confuso studiando la sua espressione. Marco abbassò lo sguardo ed iniziò giocherellare con l’orlo della maglietta «Grazie, per questo… Per tutto… Per te… Non avrei mai potuto sperare in niente del genere… Io non so nemmeno cosa dire… È bello sentirsi in sintonia con qualcuno, ecco… E quel qualcuno sei tu… Quindi mi piace stare con te.» disse con uno sforzo non indifferente, costringendosi a deglutire forzatamente alla fine. Complimenti. Che discorso meraviglioso, davvero scorrevole. Che idiota che sono. Rancore si passò una mano sul viso sospirando «Cazzo… Sei incredibile… Io… Non riesco davvero a credere di essere così fortunato da trovarmi qui con te in questo momento.» sussurrò e Anastasio si sentì mancare il fiato, ma Tarek riprese a parlare «Io… Spero che tu voglia uscire di nuovo con me.» disse con sincerità e Marco annuì con forza non fidandosi della propria voce. Tarek si lasciò sfuggire un sorriso soddisfatto «Oh. Bene. Grandioso.» disse mentre continuava a sorridere contagiando anche Marco.
Tra di loro cadde un silenzio naturale quando si misero entrambi a sedere avvolti nelle coperte di scorta per ammirare il cielo notturno. Stavano quasi per addormentarsi quando pensarono che fosse meglio tornare a casa e sempre in silenzio, con molta calma, raccolsero tutto il materiale portato da Rancore e riposero tutto in macchina. Quando Marco si sedette di nuovo in macchina, rimettendosi il bouquet di tulipani rossi sulle gambe, appoggiò la testa sul sedile osservando Tarek dalle palpebre semichiuse. Tarek allungò il bracciò destro verso di lui e prese la sua mano delicatezza, stringendola appena.
Arrivò il momento di salutarsi di fronte alla porta di Marco ed improvvisamente tornarono entrambi ad essere nervosi «Non sono sicuro di… Come…» iniziò a balbettare Tarek e Marco scattò in avanti per lasciare un bacio veloce sulla sua guancia e si rifugiò immediatamente dietro il portone dopo aver sussurrato un “buonanotte”.
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«LEO! QUINDI HAI SENTITO?» esclamò Cally al telefono con la voce fin troppo pimpante «Sì, Cally… Marco mi ha appena raccontato tutto… DOBBIAMO ASSOLUTAMENTE FESTAGGIARE! CHIAMA TUTTI! FACCIAMO UN GRUPPO! QUALCUNO DEVE SCRIVERE UNA CANZONE SU QUESTA COSA GIURO!» rispose Leo facendosi prendere subito dall’entusiasmo «Ma Cally, toglimi una curiosità… Hai consigliato tu a Rancore che fiori prendere?» aggiunse subito dopo con più calma. Cally si fece scappare una risatina «Certo che sì.» confermò «Ah. Da quando sai il linguaggio dei fiori?» chiese ancora Leo «Ehi, sono pieno di sorprese… Ci sono tante cose che non sapete di me… Comunque mio cugino non dovrà mai saperlo, chiaro? Se parli mi assicurerò che tu diventi un altro dei miei segreti.» rispose serio Cally «Certo, certo… La mia bocca è cucita.»
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fantasienelcassetto · 4 years
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annoiarsi
(sexting)
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Credo a nessuno piaccia annoiarsi. Poi immagino che ci sia noia e noia, dipende dal perché sei annoiato e da come sei di carattere. Credo.
Quella che io chiamo noia è in realtà una specie di limbo in cui sprofondo a volte, una speciale condizione dello spirito in cui mi annoio, e vorrei fare qualcosa, ma non so cosa, e in tutti i casi anche se lo sapessi non avrei voglia di farla. Magari mi dico ora leggo un po’ oppure adesso guardo un po’ Netflix ma poi alla fin fine non riesco ad alzarmi dal divano, o a smettere di cazzeggiare su Tumblr, o qualsiasi altra cosa sto facendo finta di fare per non fare in realtà assolutamente niente.
Di solito queste serate prendono una piega depressa, malinconica, e me ne sto a contemplare la mia situazione senza fare nulla, in attesa del sonno, che prima o poi arriva se non altro per sfinimento.
Altre volte mi prende sul filosofico, e comincio a interrogarmi sul senso della vita in generale e della mia in particolare, di solito con esiti disastrosi, viaggi mentali di portata interstellare, pessimismi cosmici alternati a momenti di euforia insensata e ingiustificata che partoriscono ottimi propositi per cambiare vita che di solito non sopravvivono fino alla mattina successiva.
Altre volte ancora tutto va alla deriva verso la perversione, se così si può dire, e il sesso diventa il modo per sfuggire alla perdita di senso, anzi diventa il modo per dare un senso alle cose. Non sono il tipo di persona che fa sesso per noia, anzi, è proprio dalla presa di coscienza di una situazione insoddisfacente che nasce l’idea, o per meglio dire la necessità, di fare qualcosa che un senso ce l’abbia.
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Questo tipo di noia però è quasi sempre figlio della solitudine. È raro, se non impossibile, che mi succeda quando c’è una persona fantastica nella mia vita - e io cerco di far entrare nella mia vita solo persone fantastiche per cui se ti propongo di uscire insieme a bere una birra e chiacchierare vuol dire che sei una persona fantastica.
Alla gente normale quando viene voglia di sesso e non ha qualcuno con cui farlo basta aprire Youporn e masturbarsi. Io no, non nel senso che non mi piace masturbarmi o non mi piace Youporn, ma nel senso che ad eccitarmi realmente non è l’aspetto fisico di una ragazza ma il suo carattere, il suo sguardo, il suo modo di fare, il suo modo di essere e soprattutto il suo modo di essere con me. È difficile da spiegare, ma riassumendo a me eccitano le persone, non le tette rifatte.
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Tumblr è un posto strano, è facile da un lato incontrarsi e conoscersi come dall’altro è facile perdersi. In questo flusso di esistenze, di messaggi in bottiglia scritti spesso senza un destinatario preciso, di domande e risposte che non sempre combaciano fra loro, a volte si creano delle piccole isole di pace dove due persone possono anche avvicinarsi un po’, condividere qualcosa, aiutarsi a vicenda, se ne hanno la forza e, soprattutto, la voglia.
Non è così strano in fondo che a volte con queste persone, in queste serate, si finisca per fare sesso in chat. È ovvio che dal vivo è un’altra cosa eccetera eccetera, ma qui il discorso è diverso. Fare sexting è qualcosa che si fa quando ci si trova entrambi in quel tipo di serata, quando si ha voglia di avvicinarsi ma la distanza lo impedisce, quando si ha il bisogno di decidere la direzione in cui deve andare il tempo e non subire il lento e grigio dipanarsi della noia, dell’indecisione, dell’incertezza.
È la rivincita dell’emozione sull’apatia, della trasgressione sulla convenzione, del piacere sull’intorpidimento. È qualcosa che cambia le regole del gioco e rompe uno schema che altrimenti ci condurrebbe come pecore rassegnate su un sentiero fatto di ore grigie, stinte, tutte uguali, in cui vorremmo fare ma non facciamo.
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