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#giovanni de vecchi
waldires · 21 days
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St. Jerome by Giovanni de Vecchi (1536-1614), oil on panel 62x45 cm
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dance-world · 1 month
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Mario De Martino - photo by Giovanni Vecchi 
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marcogiovenale · 11 months
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gli ambienti del gruppo t (le origini dell'arte interattiva) / enrico salvatori. 2005
Documentario/video-catalogo della mostra che la GNAM di Roma ha dedicato al Gruppo T nel 2005. Nato a Milano nel 1959, il Gruppo T rappresenta un gruppo di artisti – Giovanni Anceschi, Davide Boriani, Gianni Colombo, Gabriele De Vecchi, Grazia Varisco – precursori dell’esplorazione di tematiche legate al cinetismo e alla metamorfosi, caratterizzanti la moderna civiltà. Produzione esecutiva e…
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garadinervi · 1 year
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Vitalità del negativo nell'arte italiana 1960/70, Texts by Achille Bonito Oliva, Giulio Carlo Argan, Alberto Boatto, Maurizio Calvesi, Gillo Dorfles, Filiberto Menna, and Cesare Vivaldi, Centro Di Edizioni, Firenze, 1970 [Exhibition: Palazzo delle Esposizioni, Roma, November, 1970 – January, 1971] [L'Arengario Studio Bibliografico, Gussago (BS)]. Feat. Vincenzo Agnetti, Carlo Alfano, Getulio Alviani, Franco Angeli, Giovanni Anselmo, Alberto Biasi, Alighiero Boetti, Agostino Bonalumi, Davide Boriani, Enrico Castellani, Mario Ceroli, Gianni Colombo, Gabriele De Vecchi, Luciano Fabro, Tano Festa, Giosetta Fioroni, Jannis Kounellis, Francesco Lo Savio, Renato Mambor, Piero Manzoni, Gino Marotta, Manfredo Massironi, Eliseo Mattiacci, Fabio Mauri, Mario Merz, Maurizio Mochetti, Giulio Paolini, Pino Pascali, Vettor Pisani, Michelangelo Pistoletto, Domenico Rotella, Paolo Scheggi, Mario Schifano, Cesare Tacchi, Giuseppe Uncini, Gilberto Zorio
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ciaheyhimm · 5 months
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Hey, can I copy your homework? (Fascist Italy edition)
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So, it's been a while since I posted my last meme. Have this new one, but Fascist Italy edition!
Take this as a joke. Please.
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Name of the protagonists in order of appearance:
I'll help you with it!: Dino Grandi, Giuseppe Bottai, Giovanni Messe
Yeah, sure: Amedeo d'Aosta, Emilio De Bono
Bold of you to assume I did the homework: Italo Balbo, Michele Bianchi, Ettore Muti
Lol nope: Galeazzo Ciano, Alessandro Pavolini, Cesare Maria De Vecchi, Pietro Badoglio
Wait, we had homework??: Achille Starace, Ettore Muti
Read 5:55PM: Benito Mussolini, Alessandro Pavolini, Roberto Farinacci, Rodolfo Graziani
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diceriadelluntore · 1 year
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Storia Di Musica #268 - Pearls Before Swine, The Use Of Ashes, 1970
Dei tre dischi che, finiti per caso uno vicino all’altro sulla mia scrivania mentre spolveravo la mia discoteca, due erano di questa band particolarissima, che delle immagini di opere d’arte rinascimentali ha fatto un suo tratto caratteristico. La band dei Pearl Before Swine si materializza attorno la figura del suo leader fondatore, Tom Rapp: eccentrico, geniale, appassionato, sceglie il nome per la sua band da un passo del Vangelo di Matteo: Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci (pearls before swine ndt), perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi. Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge ed i Profeti (Mt 7,6.12-14). Della sua infanzia, c’è un particolare che mi piace sempre ricordare: da un trafiletto del giornale locale conservato dalla madre, in un concorso canoro per bambini di Rochester, Minnesota, Tom Rapp arriva terzo davanti ad un giovane Robert Zimmerman di Duluth, che arriva 5°, il quale con tutta probabilità è il futuro Bob Dylan. Rapp cresce con l’amore per il folk, l’arrangiamento e gli strumenti musicali particolari, e ama cantare nonostante un sigmatismo della pronuncia, che rende la sua voce ancora più simpatica. Va a studiare in Florida, e nel 1965 fonda il gruppo con i suoi amici di college Wayne Harley (chitarre e mandolino), Roger Crissinger (tastiere) e Lane Lederer (basso) e con la convinzione che “se i Fugs pubblicano dischi, possiamo farlo anche noi”, tanto che mandano un demo alla stessa casa discografica dei Fugs, la ESP di New York. Che rimane ammaliata, e ingaggia i nostri per delle registrazioni con Richard Alderson. Il risultato nel 1967 è One Nation Underground: in copertina, un particolare de Il Giardino Delle Delizie di Hyeronimus Bosch, il disco è un folk acido che se parte dai grandi (Guthrie, Dylan, Joan Baez, Leonard Cohen) ne trasforma le atmosfere, per uno dei dischi più originali degli anni ‘60 statunitensi. Vende addirittura 200 mila copie, ma Rapp dirà che non vedrà mai un soldo. Il secondo disco con la ESP è ancora più bello: Balaklava (1968) ha in copertina Il Trionfo Della Morte di Peter Brueghel il Vecchio, sul retro sette disegni di Jean Cocteau e una frase lapidaria del poeta Victor Santayana: Soltanto i morti hanno visto la fine della guerra. Disco meraviglioso, si apre con la registrazione della voce e della tromba di uno dei 600 sopravvissuti tra i cavalieri inglese della battaglia di Balaklava, durante la Guerra di Crimea (1854). Finito il contratto con la ESP, Rapp si sposa con la naturalista olandese Elisabeth Joosten e firma con la Reprise. Scioglie la band, di cui rimane solo il nome, e si circonda di sessionisti di altissimo livello: Grady Tate, un grande della batteria jazz, Richard Greene, geniale violinista e flautista, Jim Fairs e altri, con cui pubblica These Things Too (1969). In copertina, un Cristo di Giovanni Bellini, atmosfere appena più curate, una sentita e bella cover di I Shall Be Released di Bob Dylan. Rapp va in Olanda con la moglie, e inizia lì a scrivere materiale per un nuovo disco: viaggiano sulla tratta inaugurale della nave Queen Elizabeth II, e vivono per mesi a Utrecht. Ritorna a Nashville, con una nuova schiera di musicisti, tra cui David Briggs e Charlie McCoy che fu uno dei più fidati musicisti di Dylan, persino Elizabeth che canta insieme a lui e registra The Use Of Ashes, che esce nel 1970. Il titolo prende spunto da un verso della canzone di apertura, uno delle perle di Rapp: vedendo la moglie pulire delle vecchie monete con della cenere, Rapp immagina The Jeweller che “ha un negozio all’angolo del viale” e con la cenere i gioielli li “rende brillanti\adora Dio con la cenere”. La canzone rappresenta al meglio lo sguardo sull’umanità minima tanto cara a Rapp, e anche al lavoro artigianale delle cose e verrà ripresa anni dopo dal supergruppo This Mortal Coil per una cover gotica ed elegantissima. C’è uno strumentale per un film, From The Movie Of The Same Name, c’è una Rocket Man, scritta il giorno dell’allunaggio di Neil Armstrong dell’Agosto del 1969, ispirata ad un racconto di Ray Bradbury dallo stesso titolo nella raccolta L’Uomo Illustrato (conosciuta in Italia anche come Il Gioco Dei Pianeti); il brano nasconde un’altra curiosità, se è vero che Bernie Taupin, il braccio destro e paroliere di Elton John, dichiarò di essersi ispirato a questo brano, e non a Bowie, per il brano Rocket Man, singolo di successo del 1972 dall’album Honky Château. Song For A Rose è un altro dipinto metafisico, metafora della delicatezza dell’esistenza e delle sue contraddizioni. Riegal è un duetto vocale marito e moglie dall’atmosfera esotica. God Save The Child è la canzone più “pop”, Margery è, nel solco dei grandi folksinger, un ricordo personale legato ad una donna. Rapp non perde l’occasione per dichiarare la sua idea di mondo: in When The War Began riprende i temi di Balakvala e dichiara senza esitazioni l’inutilità della guerra, ma il colpo di classe è in MS Rigel, ispirata alla storia vera della nave norvegese MS Rigel, affondata dagli aerei britannici il 27 Novembre 1944: trasportava prigionieri di guerra tedeschi, e siccome era scortata da due V-Boat, fu scambiata per una nave che trasportava militari. L’attacco inglese ne causò l’affondamento, e la conseguente morte di 2571 persone, tra prigionieri sovietici, polacchi, serbi, disertori tedeschi, norvegesi e militari tedeschi della nave. In copertina, un particolare di un arazzo probabilmente di fattura fiamminga del XV° secolo, che rappresenta La Caccia All’Unicorno, conservato al Metropolitan Museum di New York. Rapp, che rifiuterà di esibirsi a Woodstock proprio mentre registrava questo disco, continuerà per un paio di anni a suonare e comporre, fino al 1973, quando si ritira dalla scena musicale. Si iscrive all’Università, dove prende una laurea in Economia e nel 1984 in Legge, diventando avvocato civilista. Si trasferisce in Florida dove esercita la professione per anni, fino al 1997, quando un gruppo di artisti cultori dei suoi PBS gli dedica un album tributo, For The Dead In Space: Rapp ha come un sussulto, e pubblica dopo 25 anni dal suo ultimo disco (Sunforest del 1973) un ultimo meraviglioso disco, A Journal Of The Plague Year (1998) un ritorno al folk anni ‘60 con la classe e la genialità di un personaggio tanto singolare quanto misconosciuto, e del suo gruppo meraviglioso, meraviglioso anche per la copertine dei dischi.
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daimonclub · 3 months
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Storia e interpretazioni del Carnevale
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Storia e interpretazioni del Carnevale Storia e interpretazioni del Carnevale. Le date del Carnevale cambiano ogni anno, essendo una festa mobile e sono diverse tra rito ambrosiano e romano. Quest’anno, ovvero il 2024, il periodo del Carnevale inizia il 28 gennaio e finisce il 13 febbraio, cosiddetto Martedì Grasso: la domenica di Carnevale è l’11 febbraio. La quaresima viene dopo il carnevale per ricordarci che siamo polvere e non coriandoli. Franco Lissandrin A carnevale tutto il mondo è giovane, anche i vecchi. A carnevale tutto il mondo è bello, anche i brutti. Nicolaï Evreïnov San Valentino e Carnevale cadono nello stesso mese. Trovo stupido mettere così vicino due feste di maschere. Francesco D’Antonio A Carnevale ogni scherzo vale, ma che sia uno scherzo che sa di sale. Proverbio Odio il Carnevale. Ci provi con una principessa Disney e ti ritrovi a letto con un camionista di Brembate. Anonimo Avete fatto caso che l'ultima domenica di carnevale i cimiteri sono un mortorio? Totò Il termine deriverebbe dal latino "carnem levare" (eliminare la carne), poiché indicava il banchetto che si teneva l'ultimo giorno di Carnevale (Martedì grasso), subito prima del periodo di astinenza e digiuno della Quaresima. In alternativa si è ipotizzato che il termine possa invece aver tratto origine dall'espressione latina carne levamen (avente l'analogo significato di "eliminazione della carne"), oppure dalla parola carnualia ("giochi campagnoli") o ancora dalla locuzione carrus navalis ("nave su ruote", quale esempio di carro carnevalesco) se non addirittura da currus navalis ("corteo navale"), usanza di origine pagana e occasionalmente sopravvissuta fino al XVIII secolo tra i festeggiamenti del periodo. Le prime testimonianze dell'uso del vocabolo "carnevale" (detto anche "carnevalo") vengono dai testi del giullare Matazone da Caligano alla fine del XIII secolo e del novelliere Giovanni Sercambi verso il 1400.
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Saturnalia Romani I festeggiamenti maggiori avvengono il Giovedì grasso e il Martedì grasso, ossia l'ultimo giovedì e l'ultimo martedì prima dell'inizio della Quaresima. In particolare il Martedì grasso è il giorno di chiusura dei festeggiamenti carnevaleschi, dato che la Quaresima nel rito romano inizia con il Mercoledì delle ceneri e si festeggia da Venezia a Rio De Janeiro, tra maschere, travestimenti, dolci e scherzi. Una piccola differenza è rappresentata dal Carnevale ambrosiano, la cui durata - finisce infatti con il «sabato grasso», quattro giorni dopo rispetto al tradizionale «martedì» («il martedì grasso» è il giorno che precede la Quaresima e la tradizione vuole che nella giornata si consumino i dolci fatti in casa, in vista del periodo di digiuno che seguirà) - sembra risalire a un pellegrinaggio del vescovo Ambrogio che aveva annunciato il suo ritorno «in tempo per celebrare con i milanesi le ceneri». La popolazione posticipò il rito alla domenica successiva per aspettarlo. È nel Medioevo che ritroviamo molti aspetti della festa attuale. Il Carnevale italiano si distingue per le sue maschere regionali e tradizionali, ognuna con le proprie caratteristiche: da Arlecchino a Pulcinella. E ogni regione ha anche i propri dolci tipici e tradizionali, come le chiacchiere, conosciute anche come frappe o bugie. L’Italia vanta la presenza di alcuni dei Carnevali più belli e famosi del mondo: Venezia, Viareggio, Putignano, Ivrea e altri. Una curiosità? Uno dei simboli del Carnevale sono, assieme alle stelle filanti, i coriandoli di carta che nacquero nel 1875 da un’idea dell’ingegnere Enrico Mangili di Crescenzago (Milano). L’ingegnere li realizzò a partire dalle carte traforate usate per l’allevamento dei bachi da seta. Un’invenzione contesa con un altro ingegnere di Trieste, Ettore Fenderlche, che nel 1876 ritagliò dei triangolini di carta. Il carnevale è una festa mobile che si celebra nei paesi di tradizione cristiana e in particolare in quelli di rito cattolico: i festeggiamenti si svolgono spesso in pubbliche parate in cui dominano elementi giocosi e fantasiosi, in particolare, l'elemento distintivo e caratterizzante è l'uso del mascheramento. I caratteri della celebrazione del carnevale hanno origini in festività molto antiche, come per esempio le antesterie, che erano delle feste celebrate in onore di Dioniso, in ambiente ionico-attico, che avevano a che fare direttamente col piacere del vino e con il "fiorire primaverile". Questi giorni di festa cadevano infatti nel mese di Antesterione (a cavallo fra febbraio e marzo) con l'avvicinarsi della primavera . Ad Atene venivano chiamate "antiche Dionisie" per distinguerle dalle "grandi Dionisie" più recenti e introdotte infatti da Pisistrato nel VI secolo a.C.) o i saturnali romani, una delle più diffuse e popolari feste religiose di Roma antica, che si celebrava ogni anno, dal 17 al 23 dicembre, in onore di Saturno, antico dio romano della seminagione. Durante le feste dionisiache e saturnali si realizzava un temporaneo scioglimento dagli obblighi sociali e dalle gerarchie per lasciar posto al rovesciamento dell'ordine, allo scherzo e anche alla dissolutezza.
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Festa dei pazzi nel medioevo Da un punto di vista storico e religioso il carnevale rappresentò, dunque, un periodo di festa ma soprattutto di rinnovamento simbolico, durante il quale il caos sostituiva l'ordine costituito, che però una volta esaurito il periodo festivo, riemergeva nuovo o rinnovato e garantito per un ciclo valido fino all'inizio del carnevale seguente. Il ciclo preso in considerazione è, in pratica, quello dell'anno solare. Nel mondo antico, romano, la festa in onore della dea egizia Iside, importata anche nell'impero Romano, comporta la presenza di gruppi mascherati, come attesta lo scrittore Lucio Apuleio nelle Metamorfosi (libro XI). Presso i Romani la fine del vecchio anno era rappresentata da un uomo coperto di pelli di capra, portato in processione, colpito con bacchette e chiamato Mamurio Veturio. (Un rito simile avveniva nelle Lupercalia che erano un festival della fertilità dedicato a Fauno, il dio romano dell'agricoltura, nonché ai fondatori romani Romolo e Remo. Vedi la Storia di San Valentino per leggere come si svolgeva esattamente il rituale) Durante le antesterie passava il carro di colui che doveva restaurare il cosmo dopo il ritorno al caos primordiale e più o meno la stessa celebrazione avveniva già in Babilonia, quando poco dopo l'equinozio primaverile veniva appunto riattualizzato il processo originario di fondazione del cosmo, descritto miticamente dalla lotta del dio salvatore Marduk con il drago Tiamat che si concludeva con la vittoria del primo. Il noto storico delle religioni Mircea Eliade scrive nel saggio Il Mito dell'Eterno Ritorno: "Ogni Nuovo Anno è una ripresa del tempo al suo inizio, cioè una ripetizione della cosmogonia. I combattimenti rituali fra due gruppi di figuranti, la presenza dei morti, i saturnali e le orge, sono elementi che denotano che alla fine dell'anno e nell'attesa del Nuovo Anno si ripetono i momenti mitici del passaggio dal Caos alla Cosmogonia". In seguito Eliade afferma che "allora i morti potranno ritornare, poiché tutte le barriere tra morti e vivi sono rotte e ritorneranno giacché in questo momento paradossale il tempo sarà annullato ed essi potranno di nuovo essere contemporanei dei vivi". Le cerimonie carnevalesche, diffuse presso i popoli Indoeuropei, mesopotamici, nonché di altre civiltà, hanno perciò anche una valenza purificatoria e dimostrano il "bisogno profondo di rigenerarsi periodicamente abolendo il tempo trascorso e riattualizzando la cosmogonia". Eliade scrive anche che "l'orgia è anch'essa una regressione nell’oscuro, una restaurazione del caos primordiale; in quanto tale, precede ogni creazione, ogni manifestazione di forme organizzate". L'autore aggiunge poi che "sul livello cosmologico l'orgia corrisponde al Caos o alla pienezza finale; nella prospettiva temporale, l'orgia corrisponde al Grande Tempo, all'istante eterno, alla non - durata. La presenza dell'orgia nei cerimoniali che segnano divisioni periodiche del tempo tradisce una volontà di abolizione integrale del passato mediante l'abolizione della Creazione. Il carnevale si inquadra quindi in un ciclico dinamismo di significato mitico: è la circolazione degli spiriti tra cielo, terra e inferi. Il Carnevale riconduce a una dimensione metafisica che riguarda l'uomo e il suo destino. In primavera, quando la terra comincia a manifestare la propria energia, il Carnevale segna un passaggio aperto tra gli inferi e la terra abitata dai vivi. Le anime, per non diventare pericolose, devono essere onorate e per questo si prestano loro dei corpi provvisori: essi sono le maschere che hanno quindi spesso un significato apotropaico, in quanto chi le indossa assume le caratteristiche dell'essere "soprannaturale " rappresentato.
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Maschere della commedia dell'arte italiana Le maschere che incarnano gli antenati, le anime dei morti che visitano cerimonialmente i vivi, sono anche il segno che le frontiere sono state annientate e sostituite in seguito alla confusione di tutte le modalità. La confusione delle forme è illustrata dallo sconvolgimento delle condizioni sociali (nei Saturnali lo schiavo è promosso padrone, il padrone serve gli schiavi; in Mesopotamia si deponeva e si umiliava il re, ecc.), dalla sospensione di tutte le norme, ecc. Lo scatenarsi della licenza, la violazione di tutti i divieti, la coincidenza di tutti i contrari, ad altro non mirano che alla dissoluzione del mondo, affinché possa in seguito essere rigenerato e ricreato. L'antica tradizione del carnevale si è mantenuta anche dopo l'avvento del Cristianesimo: anche a Roma stessa, capitale del Cristianesimo, la maggiore festa pubblica tradizionale è stata il Carnevale Romano fino alla sua soppressione negli anni successivi all'Unità d'Italia. A Firenze i Medici organizzavano grandi mascherate su carri chiamate "trionfi" e accompagnate da canti carnascialeschi, cioè canzoni a ballo di cui anche Lorenzo il Magnifico fu autore. Celebre è Il trionfo di Bacco e Arianna scritto proprio dal Magnifico. Nella Roma del regno pontificio si svolgevano invece la corsa dei barberi (cavalli da corsa) e la "gara dei moccoletti" accesi che i partecipanti cercavano di spegnersi reciprocamente. Nella storia dell'arte invece, una famosa opera pittorica è la Lotta tra Carnevale e Quaresima del pittore olandese Pieter Bruegel il Vecchio. Personaggi mascherati del carnevale veneziano sono presenti in vari dipinti del Settecento veneziano di Canaletto, Francesco Guardi e negli interni di Pietro Longhi. Il Carnevale non termina ovunque il Martedì grasso: fanno eccezione il Carnevale di Viareggio, il Carnevale di Ovodda, il carnevale di Poggio Mirteto, il Carnevale di Bientina, il carnevale di Borgosesia e il Carnevalone di Chivasso. Anche il Carnevale di Foiano della Chiana termina la domenica dopo le Ceneri. In diversi Carnevali il martedì grasso si rappresenta, spesso con un falò, la "morte di Carnevale". Secondo lo studioso Michail Bachtin, che trattò del carnevale nel suo testo - L’opera di Rabelais e la cultura popolare. Riso, carnevale e festa nella tradizione medievale e rinascimentale. - "Il carnevale, in opposizione alla festa ufficiale, era il trionfo di una sorta di liberazione temporanea dalla verità dominante e dal regime esistente, l’abolizione provvisoria di tutti i rapporti gerarchici, dei privilegi, delle regole e dei tabù... Era l’autentica festa del tempo, del divenire, degli avvicendamenti e del rinnovamento. Si opponeva a ogni perpetuazione, a ogni carattere definitivo e a ogni fine. Volgeva il suo sguardo all’avvenire incompiuto... Tutte queste forme di riti e spettacoli organizzati in modo comico erano molto diffuse in tutti i paesi dell’Europa medievale, ma si distinguevano per la loro ricchezza e la loro complessità nei paesi di cultura romanza, e in particolare in Francia .
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Carnevale di Viareggio Tutte queste forme, organizzate sul principio del riso, presentavano una differenza estremamente netta, di principio si potrebbe dire, rispetto alle forme di culto e alle cerimonie ufficiali serie della chiesa e dello stato feudale... Esse rivelavano un aspetto completamente diverso del mondo, dell’uomo e dei rapporti umani, marcatamente non ufficiale, esterno alla Chiesa e allo Stato; sembravano aver edificato accanto al mondo ufficiale un secondo mondo e una seconda vita, di cui erano partecipi, in misura più o meno grande, tutti gli uomini del Medioevo, e in cui essi vivevano in corrispondenza con alcune date particolari. Tutto ciò aveva creato un particolare dualismo del mondo, e non sarebbe possibile comprendere né la coscienza culturale del Medioevo, né la cultura del Rinascimento senza tenere in considerazione questo dualismo. L’ignorare o il sottovalutare il riso popolare del Medioevo porta a snaturare il quadro di tutta l’evoluzione storica della cultura europea nei secoli seguenti . Un significato del tutto particolare aveva l’abolizione di tutti i rapporti gerarchici. In effetti, durante le feste ufficiali le differenze gerarchiche erano mostrate in modo evidente: in esse bisognava apparire con tutte le insegne del proprio titolo, grado e stato, e occupare il posto assegnato al proprio rango. La festa consacrava l’ineguaglianza. Al contrario, nel carnevale tutti erano considerati uguali, e nella piazza carnevalesca regnava la forma particolare del contatto familiare e libero fra le persone, separate nella vita normale – non carnevalesca – dalle barriere insormontabili della loro condizione, dei loro beni, del loro lavoro, della loro età e della loro situazione familiare. Concludendo possiamo dire che sin dall'antichità, come dimostrano appunto i Saturnali romani, la festa dei pazzi nel Medioevo e via dicendo, il Carnevale ha dunque sempre rappresentato un'esperienza fondamentalmente collettiva, è il momento del riso, della trasgressione, della satira e della parodia, dell'esaltazione, insomma, del "mondo alla rovescia", con la connessa contestazione dei rapporti gerarchici. La festa carnevalesca, con il suo spirito eversivo, ha influenzato profondamente, secondo Bachtin, alcuni generi letterari comico realistici soprattutto attraverso il linguaggio: un linguaggio radicalmente antiletterario, familiare, plebeo, "di piazza", realistico sino all'oscenità, corposo e instintuale, gioioso e vitalistico. Massima espressione dello spirito e della lingua carnevaleschi è appunto Rablais, a cui Bachtin ha dedicato uno studio veramente ponderoso; ma le radici antropologiche e culturali dello scrittore francese affondano in un "humus" antichissima: dalla novellistica milesia alla satira, dalla commedia al romanzo d'avventura e picaresco elementi del modo carnevalesco sostanziano i più diversi generi letterari, spesso in ironica e parodica dialettica con i generi più formalmente considerati seri. Puoi anche leggere i seguente posts con aforismi e citazioni sul Carnevale: Citazioni e aforismi sul carnevale Citazioni spiritose sul carnevale https://www.youtube.com/watch?v=q6sHx8dl1S8 https://www.youtube.com/watch?v=fw6E00OL_aQ Aforismi per argomento Aforismi per autore Pensieri e riflessioni Read the full article
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arcobalengo · 1 year
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Agli inizi degli anni Novanta era il pupillo di Riina. Si chiamava Matteo Messina Denaro. Ed era figlio di don Ciccio, capo mafia di Castelvetrano, in provincia di Trapani. Matteo era giovane, sconosciuto e impunito. Caratteristiche utili per guidare la “missione romana” dei trapanesi, voluta da Riina. Nella Capitale dovevano essere uccisi alcuni giornalisti per allontanare l’attenzione dalla Sicilia. Se necessario, bisognava portare anche l’attenzione sui vecchi brigatisti. Così spiegava Matteo Messina Denaro agli altri del commando omicida. Ma, soprattutto, bisognava raggiungere Roma per far fuori a colpi di kalashnikov il giudice Giovanni Falcone. Così a febbraio 1992, Matteo “U siccu” partì con altri picciotti di Cosa Nostra alla volta di Roma. Francesco Geraci arrivò in aereo con Enzo Sinacori, mentre Messina Denaro era partito con Renzo Tinnirello, e Giuseppe Graviano con Fifo De Cristoforo. Il gruppo di fuoco prese un alloggio ai Parioli e Geraci noleggiò un’auto perché era l’unico che aveva una carta di credito. Per quella trasferta il giovane Matteo diede a ciascuno cinque milioni di lire. Rimasero a Roma in tutto nove giorni. Il gruppo di fuoco cercò inutilmente Falcone nel ristorante “al Matriciano” nel quartiere Prati. Scoprirono in seguito che il giudice frequentava “La Carbonara”, nella centralissima Campo de’ Fiori. Poi fu la volta del Teatro Parioli, dove lavorava Maurizio Costanzo, e lì cercarono di capire dove piazzare il tritolo. Individuarono un cassonetto dell’immondizia. Entrarono anche in teatro per assistere al “Maurizio Costanzo Show”. Quel giorno, in sala, pare ci fosse anche Falcone. Improvvisamente però, il 4 marzo, Riina cambiò i programmi e ordinò ai picciotti di tornare a casa. Otto giorni dopo partì l’offensiva stragista in Sicilia. Il 12 marzo venne freddato a Mondello l’eurodeputato Salvo Lima, prima uomo del potentissimo ministro Giovanni Gioia, poi passato armi e bagagli dai fanfaniani a trasformare in corazzata nazionale il vascello laziale della corrente di Giulio Andreotti, portando in dote al sette volte presidente del Consiglio la cassaforte dei voti della famiglia più inquinata dell’Isola, come l’aveva definita il generale Carlo Alberto dalla Chiesa. Clientele e favori. Grandi affari e mafia. Fino al Maxiprocesso, che fu la condanna di Lima. Non era tra gli imputati, ma i tempi del giudizio coincisero con la sua parabola discendente. Lima era ormai incapace di garantire gli interessi di una Cosa Nostra alla ricerca di un canale per neutralizzare i guasti del pool antimafia di Giovanni Falcone.
Franco Fracassi - The Italy Project
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I blues metropolitani
S.Giovanni a Teduccio Ogni tanto c’aggia ij,areto ‘o Municipio a San Giuanne:passo ‘e binari,‘e cantieri navalie po’ mentre chiove,niro, mpestato, sbattuto,mentre chiove ce stà ‘o mare.Oppure vaco ‘a Pazzigno ,me ‘nfizzo abusivo  dint’ ‘a nu purtone,saglio ‘ncoppa ‘a l’asteche de’ palazzine popolarie attraverse ‘e luci arancioni de’ fare ‘ndustriali,‘o ccemento ‘de stabilimenti in disuso,parenneme GothanCity,niro, chiù niro da notte, ce sta ‘o mare.Ca cu l’onne se canta e se sona nu ritornello,suocc’a isse ‘na Bohème . TRADUZIONE Ogni tanto debbo andarci.dietro il Municipio di S.Giovanni:attraverso i binari,i cantieri navali,poi, mentre piove.nero, appestato, sbattutomentre piove, c’è il mare.Oppure vado a Pazzigno,mi infilo abusivamente in un portone,salgo fin sopra il lastrico delle palazzine popolarie attraverso le luci arancioni dei fari industrialiil cemento degli stabilimenti in disuso,sembrandomi GothanCity,nero, più nero della notte c’è il mare.Che con le onde intona un ritornello,e somiglia ad una Bohème. NOTE San Giovanni a Teduccio è un quartiere della periferia est di Napoli, sul mare. Alle spalle del cui municipio, ormai biblioteca comunale, attraversando i binari delle Ferrovie dello stato, si giunge ad una spiaggia di sabbia nera e vulcanica, dove la balneazione, a causa degli scarichi, gli ex “ Regi lagni”, è vietata, deturpandone le potenzialità. Pazzigno è un rione di palazzine popolari, sempre a S. Giovanni a Teduccio, alcune delle quali, molto alte, permettono di vedere il mare. Fra il Rione Pazzigno e il mare, si interpone, oltre al grande Corso che si ricongiunge a Via Marina, tutto un ex tratto industriale. A Via Vigliena, la via dove risiedono queste vecchie industrie, visibile dalle palazzine del Rione Pazzigno, in uno stabilimento in disuso, una volta della Cirio, ristrutturato e riabilitato dai Laboratori artistici del S.Carlo, fu messa in scena una rivisitazione della Bohèmè di Puccini: « La Bohème a Vigliena »( Maggio 2012) .Tale evento, unico nel suo genere, coinvolse con grande partecipazione tutta la cittadinanza. Read the full article
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notizieoggi2023 · 1 month
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Uomini e Donne, il trono di Ida Platano è un fiasco: i corteggiatori sono più interessati alle telecamere! Ida Platano a Uomini e Donne rischia l’ennesima delusione colossale. La bella bresciana ricade nei vecchi schemi, delude le aspettative del pubblico, che corre in sua difesa e vorrebbe che lasciasse andare due corteggiatori che sembrano non essere minimamente interessati a lei. Uomini e Donne, Ida Platano che flop: i corteggiatori la prendono in giro? Quando Maria De Filippi ha annunciato che Ida Platano sarebbe stata la nuova tronista di Uomini e Donne, i fan del dating show di Canale 5 hanno immaginato tanti scenari possibili, tra il ritorno in studio di un innamorato Riccardo Guarnieri, un ritorno di fiamma con il fresco ex Alessandro Vicinanza, insomma finali effetto sorpresa degni dell’ingresso in studio di Giovanni Conversano con bacio epico di durata probabilmente illegale per essere considerato solamente un bacio. Invece, il trono della bresciana è un fiasco. Non fosse per i suoi outfit glitter che sfidano le regole di una qualunque razionalità in fatto di moda, con look monocolore che partono dalla testa ai piedi, senza dimenticare make-up e accessorio di dubbio gusto, che comunque ci strappano un sorriso dopo pranzo, il trono di Ida sarebbe da dimenticare. E non è tanto colpa della bella dama, che ci sta provando a rimettersi in gioco nonostante sia sotto gli occhi di tutti che probabilmente avrebbe dovuto lavorare un pelino di più sul suo equilibrio personale e sulla sua storia prima di tornare a Uomini e Donne, ma che comunque la volontà ce la mette tutta e non si tira mai indietro. La colpa è dei suoi corteggiatori che sembrano proprio essere interessati a tutto - a tutto davvero, anche ai commenti fuori luogo di Gianni Sperti - tranne che a conquistare la fiducia della tronista e il suo amore. Non bastano serenate con archi e musica classica a cancellare il “profumo-gate” che ci ha tenuto incollati allo schermo pensando, “ma cosa stiamo guardando esattamente?”, e neppure le sorprese di compleanno e le corse fuori dagli studi con i cameraman che saranno ancora più stanchi di noi nel seguire queste performance da veri attori. Esatto, quel che il pubblico di Uomini e Donne pensa di questi corteggiatori, Mario e Pierpaolo senza poi fare tante distinzioni, è che siano attori e che Ida ci rimarrà male un’altra volta. Negli anni, che piaccia o meno la dama bresciana e la sua storia, è nato dell’affetto per lei e dispiace vederla presa da due perfette strade senza uscita. Mentre lei vuole lasciare il trono e Maria intercede per fermarla, c’è chi rimpiange l’iniziale idea di vedere scendere Guarnieri dalle scale e portarsi via Platano prima della Pasqua, forse già a Carnevale! Scopri le ultime news su Uomini e Donne.
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jacopocioni · 2 months
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La cerchia antica
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Parliamo delle vecchie mura: e già vi vedo, tutti a pensare “che balle, ancora con queste mura, che peccato che sono state abbattute, i viali li potevano fare dieci metri più in là…” NO. Parliamo di mura, ma ne parliamo fingendo che ci siano ancora… o meglio, spostiamoci tutti indietro nel tempo e viaggiamo per la Firenze intorno all’anno 1000 e accarezziamo quelle mura. Le vecchie mura sono il cerchio più interno, quello rosso. Seguiamo i link blu... Siamo in Piazza San Firenze, all’angolo con Borgo de’ Greci, e ci troviamo a costeggiare la cinta muraria, che corre lungo via del Proconsolo ed arriva fino all’angolo con Borgo degli Albizi, al Canto de’ Pazzi. Proprio lì ci si presenta davanti agli occhi la Porta a San Piero, che prende il suo nome dalla chiesa di San Pier Maggiore, che possiamo appena appena scorgere in fondo a Borgo Albizi, all’arco di San Pierino. Le mura continuano dopo la porta a San Piero e proseguono fino a arrivare in Piazza Duomo, dove girano dietro la chiesa di Santa Reparata ed arrivano di fronte a Via dei Servi, dove si trova la Postierla dei Visdomini. Sbirciando oltre la postierla, possiamo vedere la chiesa di San Michele Visdomini. La Postierla è una piccola apertura, piuttosto distante dalle porte principali e abbastanza nascosta, che assicura un passaggio di emergenza, al bisogno.
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Ma continuiamo a costeggiare le mura, ed arriviamo in Piazza San Giovanni dove, all’altezza della futura Via Martelli, che si chiama Via degli Spadai, si trova un’altra Postierla, detta Porta di Via Nuova o Porta degli Spadai. Camminiamo ancora, ed arriviamo al Canto alla Paglia. Qui ci troviamo di fronte ad un’altra delle porte principali, la Porta del Vescovo, che guarda verso Borgo San Lorenzo. Andando avanti, imbocchiamo via Cerretani e seguiamo le mura che costeggiano la chiesa di Santa Maria Maggiore, toccando il Canto dei Carnesecchi, che in futuro verrà chiamato Via Rondinelli e proseguendo verso la piazza di San Gaetano e Via dei Tornabuoni, arriviamo al Canto degli Strozzi, dove si trova la terza porta maestra, la Porta di San Brancazio, storpiatura di San Pancrazio, al quale è dedicata la chiesa omonima, che nel ventunesimo secolo sarà conosciuta per essere sede del Museo Marino Marini e per il Tempietto del Santo Sepolcro, riproduzione in scala del Santo Sepolcro di Gerusalemme, capolavoro di Leon Battista Alberti.
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Oltre la porta a San Brancazio si trova il Borgo San Brancazio, che forse qualcuno conosce meglio con il nome di Via della Spada. Sempre dritto, arriviamo allo sbocco di Via Porta Rossa, dove voltando verso Via delle Terme e Borgo SS. Apostoli, sempre costeggiando le nostre care mura, arriviamo vicino al Ponte Vecchio, dove si trova la quarta porta, la Porta Santa Maria, che anticamente era chiamata anche Porta Regina e che spesso abbreviamo in Por Santa Maria. Da lì, seguendo il fiume, le mura continuano fino al Castello d’Altafronte, nella Piazza dei Giudici; da lì, girano seguendo il corso del fosso Scheraggio per accompagnarci verso Via dei Leoni ed arrivare nuovamente al punto da cui siamo partiti, al canto con Borgo de’ Greci dove, prima non ve l’ho detto, c’è un’altra postierla, detta Postierla della Pera, che pure Dante ha citato, nella sua Commedia: “Nel picciol cerchio s’entrava per porta che si nomava per quei della Pera.” Quei della Pera, sono i Peruzzi, e la postierla è anche detta Peruzza.
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Quella che abbiamo appena percorso è la cerchia antica, così fatta chiamare da Dante a Cacciaguida, nel canto XV del Paradiso. Ha una forma quasi quadrata, con i lati che hanno una lunghezza tra un terzo ed un quarto di miglio. Le porte maggiori, quattro, sono poste a metà di ognuno dei quattro lati. È probabile che vi siano altre postierle, oltre quelle che abbiamo visto, ma sono ben occultate e non possiamo documentarle. Spero di essere riuscita a farvi “vedere” il percorso delle mura, e la posizione delle Porte, aiutandomi con la toponomastica attuale, per quanto possibile.
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Gabriella Bazzani Read the full article
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waldires · 22 days
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Saint John the Evangelist by Giovanni de Vecchi (1536-1614)
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roma-sera-giornale · 5 months
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La visione di Giorgia
"Essere conservatori, non significa vivere di concetti vecchi, ma significa vivere di valori eterni".
De Ficchy Giovanni Ho potuto seguire da lontano, mediante i media i lavori della bellissima ed interessantissima kermesse “Atreju”, la convention politica di Fratelli d’Italia, che si è chiusa oggi. Sono rimasto positivamente sorpreso, a questa edizione hanno partecipato, tanti ospiti, alcuni particolarmente significativi, come nel caso del primo ministro inglese Sunak. Io ho avuto la fortuna…
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saax2 · 6 months
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Belle Époque
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Madame X (Madame Pierre Gautreau), 1883-84 (The Metropolitan Museum of Art, New York) | John Singer Sargent (1865-1925, USA)
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 La divina in blu, 1890 ca. | Giovanni Boldini (1842-1931, Italia)
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After the dance, 1899 (Museo de Montserrat) | Ramon Casas (1866-1932, España)
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Ritratto di Emiliana Concha de Ossa, 1901 (Brera, Milano) | Giovanni Boldini (1842-1931, Italia)
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Repose, 1895 | John White Alexander (1856-1915, USA)
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Elegant lady on a sofa | René-Xavier Prinet (1861-1946, France)
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In lettura (woman reading) | Giovanni Boldini (1842-1931, Italia)
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The green dress, 1890 | John White Alexander (1856-1915, USA)
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Rachel Feinstein (1971, USA) | ph., David Seidner (1957-1999, USA)
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Ritratto di François Gauzi, 1888 (Musée des Augustins, Tolosa) | Henri de Toulouse-Lautrec (1864-1901, France)
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Le Moulin de la Galette, 1894 ca. | Charles Maurin (1856-1914, France)
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L’Entrée au bal, 1858 (Musée Félicien Rops, Namur, Belgium) | Félicien Rops (1833-1898, Belgium)
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Fashion, Mellbourne, 1955 | ph., Helmut Newton (1920-2004, Germany-Australia)
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La passeggiata al Bois de Boulogne, 1909 (Museo Giovanni Boldini, Ferrara) | Giovanni Boldini (1842-1931, Italia)
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Coquette (Civetta) | Pierre Franc Lamy (1855-1919, France)
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Le chapeau noir | Jean-Louis Forain (1852-1931, France)
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Dame en blanc | Paul César Helleu (1859-1927, France)
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Portrait Mademoiselle Alice Guérin | Paul César Helleu (1859-1927, France)
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Conversazione nel giardino di Luxembourg (Conversation in the Luxembourg Garden), 1892 | Vittorio Matteo Corcos (1859-1933, Italia)
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Le petit déjeuner des rameurs, 1880-81 (Philips Collection, Washington) | Pierre-Auguste Renoir (1841-1919, France)
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Sogni (Elena Vecchi), 1896 (Galleria Nazionale di Arte Moderna, Roma) | Vittorio Matteo Corcos (1859-1933, Italia)
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Ritratto di Madame Georges Van Muyden, 1917 (Museo d'arte di San Paolo) | Amedeo Modigliani (1884-1920, Italia)
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Ritratto di Sonja Knips, 1898 (Belvedere, Vienna) | Gustav Klimt (1862-1918, Austria)
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agrpress-blog · 7 months
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Appuntamento a Roma sabato 14 ottobre 2023 con la ItalianAttori e i Giornalisti Rai. Sabato 14 ottobre alle ore 10.30, al campo SSD Polisportiva Bettini, la Nazionale Italiana Jazzisti ONLUS celebrerà “Dieci anni di calcio, musica e solidarietà” in un triangolare con la ItalianAttori e la Nazionale Giornalisti RAI. In questa prima decade di attività le iniziative promosse dalla Nazionale Italiana Jazzisti hanno consentito di raccogliere più di centomila euro, devoluti interamente ad associazioni sparse in tutto il territorio italiano. Sono state molte le squadre di calcio affrontate: dalla Nazionale Cantanti alla Nazionale Sacerdoti, dalle vecchie glorie del calcio alla Nazionale Terremotati e poi la Nazionale Avvocati, quella degli Psicologi, quella dei Veterinari, i Giornalisti di RAI Sport e molte altre formazioni. «Tra le tante soddisfazioni», racconta Costantino Ladisa (Presidente della Nazionale Jazzisti), «quella che più ci rimane nel cuore è avere contribuito alla ricostruzione della Casa della Musica di Amatrice, che permette alla città, gravemente colpita dal terremoto del 2016, di avere ancora uno spazio inclusivo e vivace per coltivare le attività musicali». La Nazionale Italiana Jazzisti scenderà in campo con artisti del calibro di Max Paiella e Attilio di Giovanni (direttamente dal “Ruggito del Coniglio”), Jacopo Ferrazza, Nicola Angelucci, Paolo Grillo (alias Giovanni all’Heavy), Costantino Ladisa, Luca Rizzo, Gianni Taglialatela, Fabrizio Salvatore e molti altri nomi importanti del panorama jazzistico italiano, mentre la ItalianAttori affronterà le squadre con Daniele Pecci, Enzo De Caro, Paolo Sassanelli, Jonis Bascir, Antonio Serrano, Pietro Masotti, Andrea Rivera, Paolo Romano, Alessio Chiodini e tanti ancora. La Nazionale giornalisti RAI non sarà da meno e schiererà fra gli altri: Americo Mancini (Radio RAI Uno), Fabrizio Tumbarello (RAI Sport), Maurizio Severino (RAI Parlamento) e Mario Sileoni (TG2). Con l’occasione verranno presentate le nuove divise della Nazionale Italiana Jazzisti realizzate grazie al contributo e alla collaborazione con NET INSURANCE e GIVOVA. La Nazionale Italiana Jazzisti Onlus nasce nel 2013 grazie a due operatori del settore che incontrandosi rivelano il loro sogno comune: una nazionale del jazz italiano: «Togliamoci gli strumenti e mettiamoci gli scarpini». Detto fatto, il sogno pian piano diventa realtà. Nel luglio 2013, proprio nel giorno dell'inaugurazione dell’Umbria Jazz Festival, una bozza di quella che attualmente è una realtà viva, entusiasta e felice scende in campo nel mitico stadio Curi di Perugia, e incontra la Nazionale Italiana Cantanti. Da quel giorno molte partite sono state giocate e altrettanti concerti sono stati organizzati. L’Associazione della ItalianAttori si costituisce nel 2006. La squadra nasce da una scissione della vecchia Nazionale e porta con sé alcuni fra i nomi più influenti del cinema e della televisione italiana, fra i quali Enzo Decaro, Luca Zingaretti, Pietro Sermonti, Cesare Bocci, Paolo Conticini, Paolo Calabresi, Marco Risi, Matteo Garrone, Daniele Pecci; e ancora Jonis Bascir, Antonio Serrano, Marco Vivio e Edoardo Leo. Fra il 2007 e il 2010 sono stati devoluti in beneficenza centinaia di migliaia di euro. Nel 2013 ha ricevuto l’Encomio da Roma Capitale e da You Man Right per l’ammirevole sostegno alle iniziative educative e culturali a favore dei Diritti Umani ONU e anche della Solidarietà Sociale. Presidente dell'Associazione Daniele Pecci, Direttore Generale Antonio Serrano, allenatore Federico Tessicini. L’Associazione Calcio e Solidarietà Giornalisti Rai nasce nel giugno 1996 da un’idea di Carlo Picone (1944-2003), compianto giornalista del TG2. Da allora ha giocato più di centottanta partite e raccolto oltre quattro milioni di euro per beneficenza, con eventi che si sono svolti sia in Italia sia all’estero, toccando i più importanti stadi di serie A e B. L’ACS Giornalisti Rai è testimonial Unicef, l’organizzazione delle Nazioni Unite a cui viene devoluto il 15% del ricavato di ogni partita.
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personal-reporter · 9 months
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Festa di San Lorenzo 2023 a Buttogno
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Fino a giovedì 10 agosto il centro storico di Buttogno, in Val Vigezzo,  si animerà per la festa patronale di San Lorenzo, musica, gastronomia con prodotti tipici, il tradizionale spettacolo pirotecnico e tanto divertimento. Martedì 8 agosto alle 10 ci sarà l’ apertura della festa,  con il pranzo con i Giogia e un  pomeriggio in compagnia. Alle 19 verrà approntata la cena con prodotti tipici e alle 21 ecco Gianni e la musica della sua fisarmonica. Mercoledì 9 agosto  è previsto  alle 12.30 pranzo in compagnia e pomeriggio in allegria, alle 19 cena con prodotti tipici e  la serata con Paolo Drigo, ladro di volti. Alle 22 si terrà il  grande spettacolo pirotecnico della ditta GFG Pyro e a seguire ci sarà il fine serata con Dj Andy. Giovedì 10 agosto alle 12.30 si terrà un  pranzo a sorpresa, alle 15 un pomeriggio in compagnia. Alle 19  la cena con prodotti tipici e, a seguire, alle 20.30, è prevista la Santa Messa Solenne e la processione per le vie del paese, poi alle 21.30 è il momento della grande serata di chiusura con Gianni e la sua fisarmonica. Buttogno è la prima frazione di Santa Maria Maggiore che si incontra entrando in Val Vigezzo e si sviluppa seguendo un progetto che localizza gli edifici rurali a monte e le case signorili con giardino a mezzogiorno. Il centro storico dell’abitato, di impronta rurale, propone vecchie, bellissime stalle e cascinali in pietra, accanto ad edifici signorili come la vecchia casa del pittore Peretti e l’originalissima casa Simonis. La casa di Petetti, che presenta uno schema architettonico neoclassico con finti rilievi, cornici, bordi sporgenti e false prospettive, fu comperata dallo zio della moglie di Carlo Giuseppe Peretti, che venne sistemata e decorata all’interno poco prima della nascita del figlio Lorenzo, che nel 1803, vi aggiunse l’affresco sul lato ovest, una Madonna tra Santi oggi quasi illeggibile. Lorenzo Peretti frequentò l’Accademia di Belle Arti di Torino, formandosi alla scuola del Pécheux ed entrò nel gruppo di restauratori dei palazzi reali e in Val Vigezzo, dove lasciò molti affreschi, trovò due mecenati nei coniugi Borgnis-Bolongarono, che gli commissionarono diverse opere. La storia di Casa Simons cominciò tra il XII e il XV secolo quando i Simonis, con altre 6 famiglie di Craveggia, fondano Santa Maria Maggiore e nel 1618 acquisirono Buttogno. Nel 1704 Bernardino de’ Simonis di Vallario acquistò da Johannes Jacomalis un’ipoteca sulla casa, che dal XVI secolo divenne una fortezza con poche e piccole finestre protette da inferriate a museruola, poi nel 1715 la cede alla nuora Maria Elisabeth de’ Rubeis. Infine nel 1794 il pronipote di Bernardino, Giovanni Battista, che per 40 anni fu banchiere in Germania, la restaurò con richiami al rinascimento italiano con timpani a triangolo e  facce barbute,  al rococò tedesco, con colori verde e oro. Read the full article
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