Appunti su Delitto e castigo, di Dostoevskij
Romanzo pubblicato nel 1866 da Fëdor Dostoevskij. Ambientato a San Pietroburgo. Letto a marzo 2023, per me è stato il secondo romanzo di Dostoevskij, dopo Il giocatore.
Struttura
È diviso in due parti, più un epilogo. Ogni parte ha 3 sezioni, quindi abbiamo in totale 6 sezioni più l’epilogo. È lungo circa 620 pagine.
Trama
Porta avanti una sola trama e riguarda l’assassinio compiuto dal protagonista.
Raskol'nikov è un 22-23enne ex studente universitario, disoccupato, angosciato dalle ristrettezze economiche e dall’impossibilità di realizzarsi nella vita. È intelligente, un po’ indolente, generoso ma malato: ha pensieri ossessivi, è depresso.
Ha scritto un articolo in cui esponeva una sua intuizione. Secondo lui ci sono due categorie di uomini, la prima è vastissima e comprende la maggior parte degli uomini; essi devono sottostare alle regole, alle leggi e devono, eventualmente, essere puniti se le infrangono; non fanno avanzare la società e l’umanità. La seconda categoria di uomini comprende una piccolissima élite di uomini straordinari che, con la promessa di far progredire l’umanità intera grazie alle loro iniziative, possono non sottostare alle leggi comuni. L’esempio è Napoleone, che per far grande la Francia ha mandato al massacro milioni (?) di soldati.
Con questa convinzione filosofica a supporto, Raskol'nikov decide di uccidere una vecchia, cattiva, atroce usuraia. Così farebbe del bene all’umanità e potrebbe lanciare la sua carriera grazie ai soldi rubati. Non sarebbe, quindi, un peccato.
Nel frattempo viene a conoscenza della famiglia Marmeladov, con il capofamiglia fallito e ubriacone, la moglie fragile mentalmente ma che regge la famiglia e la tiene unita, la figlia maggiore Sonja, che per portare a casa soldi, fa la prostituta.
Raskol'nikov ha una madre e una sorella che lo idolatrano e che lo mantengono. La sorella è rimasta vittima di serie molestie da parte di un nobile della cittadina dove abitavano, Svidrigajlov, che tornerà nella seconda parte.
Per poterlo mantenere e farlo realizzare, la sorella Dunja decide di sposare un ricco avvocato viscido. Raskol'nikov si sente in colpa ed è contrario a questa decisione.
Dopo l’omicidio, Raskol'nikov, si strugge sia per la paura di essere catturato, sia per i sensi di colpa, sia per la sua incalzante malattia mentale che lo vede sempre più ossessivo, depresso e autoriferito.
Raskol'nikov, una volta morto Marmeladov, fa conoscenza anche della figlia Sonja e ne rimane affascinato.
Nel frattempo, le vite attorno a lui continuano a muoversi ma il fulcro è il suo spaesamento, la sua paura di essere catturato, il pensiero di dover rivelare il tremendo peccato ai suoi affetti.
Passa diversi momenti con il grande amico Razumichin, generoso, forte e buonissimo d’animo; Razumichin sarà sempre di supporto e sempre disponibile a farsi in quattro per aiutare sia Raskol'nikov che la sua famiglia.
A un certo punto scopre che Svidrigajlov sa il suo segreto e viene ossessionato da questo personaggio oscuro, turpe e disturbante.
C’è una svolta finale, ovviamente, ma che non mi sento di scrivere qui, non tanto perché sarebbe uno “spoiler” (Delitto e castigo è bello così, trama o non trama), quanto perché io non sapevo il finale e non ho mai voluto sapere il finale e forse me lo sono goduto meglio.
Personaggi
Famiglia del protagonista.
Rodion Romanovič Raskol'nikov. Protagonista assoluto. Intelligente, carismatico, poverissimo e costantemente malato e al limite della follia. Depresso e ossessivo, ad esempio lo si vede spesso camminare parlando ad alta voce tra sé e sé, tanto che Dostoevskij mette i suoi pensieri in forma di dialogo.
Avdot'ja Romanovna Raskol'nikova. Sorella del protagonista che lui tanto ama e che tanto da lei viene amato. Bella, affascinante e intelligente. Farebbe di tutto per il fratello, anche accordarsi di sposare Luzin, un ricco e viscido avvocato.
Pulcherija Aleksandrovna Raskol'nikova. Madre di Raskol'nikov. Lo venera.
Collegati alla famiglia del protagonista.
Pëtr Petrovič Lužin. Ricco avvocato che vuole prendere Dunja, Avdot'ja Romanovna, come moglie. Gli serve che la pretendente sia povera così da esercitare il massimo potere. È arrogante e pieno di sé. Litigherà con Raskol'nikov e il matrimonio andrà a monte.
Arkadij Ivanovič Svidrigajlov. Il personaggio più oscuro e inquietante. In gioventù era un criminale e uno scommettitore; pieno di debiti, prende come sposa una ricca nobile che, nonostante tutto, farebbe di tutto per lui. Praticamente viene “comprato” da Marfa, sua moglie. Vive per 7 anni nel villaggio dove abitano anche i Raskol'nikov. Prende come domestica Dunjia, la sorella di Raskol'nikov; se ne invaghisce perdutamente e la molesta. Viene scoperto e umiliato anche dalla moglie. Si vocifera che abbia ucciso la moglie e un maggiordomo; gli piacciano le ragazzine (il peccato peggiore in assoluto per Dostoevskij è la violenza sui bambini). È depravato, cattivo, manipolatore. Si ucciderà.
Dmitrij Prokof'evič Vrazumichin (Razumichin). Amico fidato di Raskol'nikov, lo conosce all'università. È generoso, altruista, sempre attivo, intraprendente ed entusiasta. Sarà sempre di supporto a Raskol'nikov e sarà, sostanzialmente, il suo contrario in tutto.
Famiglia Marmeladov
Sof'ja Semënovna Marmeladova. Figlia primogenita di Semën e acquisita da Katerina Ivanovna; buona d’animo, estremamente credente. Si prostituisce per portare a casa dei soldi.
Katerina Ivanovna Marmeladova. Madre di tre figli piccoli, vuole molto bene anche a Sof'ja (scritta anche Sonjia). È malata e sempre allo stremo delle forze; a un passato vicino alla nobiltà che la tormenta. Regge la casa e la famiglia da sola, ci tiene alle prime impressioni. Perderà il senno in modo tragico.
Semën Zacharovič Marmeladov. Marito degenerate perché alcolizzato. È un male che conosce e che odia ma che non riesce a togliersi. Si dispiace fino allo struggimento perché i soldi che butta nell’alcol non li porta a casa e quindi costringe Sonjia a prostituirsi. Morirà in un incidente.
Altri
Porfirij Petrovič. Detective che si confronta con Raskol'nikov per tutto il romanzo. Ha grande esperienza e profonde e complesse teorie psicologiche sul comportamento degli assassini, e quindi anche di Raskol'nikov.
Alëna Ivanovna. Usuraia. A dire il vero, Dostoevskij non la descrive tantissimo. Non è, di per sè, LA cattiva del romanzo (che secondo me è Svidrigajlov). Rappresenta, però, la perfetta vittima sacrificale per un bene superiore.
Lizaveta Ivanovna. Sorella dell’usuraia e il suo opposto. È buona, dolce, mansueta. Morirà insieme alla sorella sorprendendo Raskol'nikov.
Impressioni e opinioni
È un romanzo per nulla impegnativo, molto asciutto e con una trama quasi da thriller classico, tanto che ci sono colpi di scena, momenti di suspance e cliffhanger.
I personaggi non sono moltissimi e si riesce abbastanza agevolmente a stare dietro ai nomi. Solo all’inizio della seconda parte ho avuto un vuoto di memoria in merito a Svidrigajlov, citato nella lettera della madre di Raskolnikov.
La scrittura è eccezionale, scorrevolissima, non c’è neanche un capitolo lento o che interrompa il flusso della trama. Credo sia il romanzo più ben scritto che io abbia mai letto. Ogni pagina è densa e preziosa, ogni riga merita attenzione.
È stato il mio secondo incontro con Dostoevskij, avevo già letto Il giocatore. È stato però il primo Dostoevskij letto con più attenzione, con il senso delle cose, con tatto per le sfumature e volontà di esserne coinvolto.
Mi ha impressionato in positivo l’incredibile tridimensionalità dei personaggi: sono persone vere e proprie, ognuna con le sue specificità originali, ognuna è credibile, ognuna potrebbe essere una persona che conosco. Si dice spesso che Dostoevskij parla a noi, perché ci legge dentro, legge l’animo umano, i suoi comportamenti, i suoi vizi, le sue meschinità, i suoi istinti: ne ho avuto una prova chiarissima.
Ho provato fortissima inquietudine in più di un passaggio. I due episodi peggiori e che mi sono rimasti più addosso sono il sogno della cavallina che muore di botte e l’incontro con Svidrigajlov, con le sue devianze, meschinità e cattiverie (è pedofilo, manipolatore, cattivo in un senso quasi assoluto). Mai provata un’inquietudine di tale portata, mi sentivo quasi oppresso e schiacciato e facevo fatica a continuare a leggere.
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