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#cuor della terra
yourtrashcollector · 4 months
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Salvatore Quasimodo, E' subito sera
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alfredol70 · 10 months
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La Partita del Cuore 2023 per la Romagna •All Goal and full Highlights
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neropece · 5 months
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“a silent story” photo by Fabrizio Pece (tumblr | 500px | instagram)
Il bosco di betulle, ai piedi della montagna, si ergeva come un santuario silenzioso, un luogo dove il freddo inverno si abbandonava alla grazia candida della neve. Alle dieci di quel mattino, il sole cercava di penetrare tra i rami spogli delle betulle, gettando un bagliore argenteo sui sentieri di neve intonsa. Non c'era un suono tranne il leggero fruscio delle foglie secche cullate dalla brezza.
Guido, un uomo di mezza età con una cicatrice profonda sul viso e gli occhi che portavano il peso di troppi inverni, camminava solitario tra gli alberi. Il suo respiro si trasformava in nuvole vaporose nell'aria gelida. Vestito con un cappotto logoro, con lo sguardo assorto, era un intruso in quel regno di pace e silenzio.
Le betulle si stagliavano come figure spettrali e la loro corteccia bianca risplendeva sotto il tocco del sole invernale. I rami sottili si intrecciavano come dita ossute, protese verso il cielo. La neve, immacolata e incontaminata, scricchiolava sotto i passi di Guido, un suono delicato che sussurrava i segreti di una terra dimenticata.
Nel cuore del bosco si fermò. Poco distante notò uno spazio aperto dove la neve si adagiava come un manto soffice. Si avvicinò e si sedette su un tronco caduto, osservando la vastità del paesaggio innevato. Il silenzio del bosco era sospeso nel tempo, un'armonia serena che avvolgeva ogni pensiero.
Un cervo, timido e maestoso, fece la sua comparsa ai margini del bosco, i suoi occhi si fissarono su Guido. I loro sguardi si incrociarono per un istante, un legame silenzioso tra l'uomo e la creatura selvaggia. Poi il cervo si allontanò, scomparendo tra gli alberi come un fantasma della foresta.
Guido si alzò lentamente, sentendo la solitudine del bosco penetrare nelle pieghe della sua anima. Era come se il silenzio avesse rivelato la fragilità della vita, la bellezza effimera di un momento invernale. Con un'ultima occhiata alle betulle, al loro bianco splendore, si diresse lentamente verso il sentiero di neve, lasciando il bosco alle sue spalle.
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libero-de-mente · 4 months
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Dopo aver postato i miei addii alla chihuahua Minù e al gatto Alvin, scomparsi davvero troppo presto e a distanza di trentasei ore tra di loro, ho potuto constatare quanto la presunzione di superiorità dell'essere umano sia di quanto più lontano dall'essere davvero umani.
Semmai disumani.
Per molti lo strazio che alcuni esseri umani provano per la scomparsa di un animale domestico è una deriva.
Una preoccupante deriva, dove si pongono sullo stesso piano i nostri amici a quattro zampe con la vita di un altro essere umano.
Non credo che una persona psicologicamente equilibrata voglia mai paragonare la perdita di un cane o di un gatto con quella di un genitore, di un amico o un altro parente.
Ma resta sempre un dolore comunque, che può essere molto profondo se per la persona colpita dal lutto, l'animale, era tutta la sua famiglia. Nessun altro.
Un vuoto resta un vuoto.
A prescindere da tutto questo mio preambolo, per esperienza personale, posso dire che il vedere morire un essere umano e vedere morire un animale che ha condiviso la sua vita con te ha dei punti in comune.
Lo sguardo. Ti cercano come per avere la conferma che non saranno soli, in quel momento, che qualcuno a cui hanno voluto bene sia lì con loro.
Ho visto morire mio padre, mi ha guardato e poi con un sorriso ha guardato in alto ed è spirato.
La mattina che Alvin è morto ero uscito per un appuntamento di lavoro, dovevo portarlo al mio rientro dal veterinario eppure prima di uscire, mentre mi ero chinato su di lui per confortarlo, mi ha guardato e con la zampa mi tratteneva il braccio. Usando gli artigli.
Ho interpretato dopo, quando rientrando di corsa l'ho trovato riverso a terra, che probabilmente mi stava chiedendo di non andarmene. Di restare lì con lui.
Ho letto un post recente dove un veterinario affermava che 9 su 10 i proprietari di cani o gatti non vogliono assistere al trapasso dell'animale.
Che questi prima di essere sedati per il trapasso cercano con lo sguardo colui, o colei, per cui è valsa la pena vivere scodinzolando o facendo le fusa.
Molti credono che gli animali non abbiano un'anima, eppure animale è una parola che viene dal latino "animalis" che vuol dire "animato" o qualcosa che crea la vita. Affine al greco "anemos" (vento, soffio) e al sanscrito "atman", di uguale significato.
Anche mio padre cercò qualcuno e c'ero solo io. Altri erano usciti dalla stanza. Qualcuno addirittura se n'era andato, con una scusa.
Eppure l'essenza della riconoscenza verso un'anima sta proprio nello stargli vicino, quando quell'anima lascerà il suo corpo terreno.
Non si dovrebbe privare nessuno di questo riconoscimento, a meno che la morte non giunga inaspettata e all'improvviso sia chiaro.
Nel corso della propria esistenza le persone hanno svariati interessi e priorità. Ma per gli animali, quello che noi definiamo il loro padrone, è la cosa più importante di tutto. Di tutti.
Lo sguardo degli umani, durante l'esistenza, cambia a seconda dei sentimenti. Che sia amore o rabbia, a volte anche odio.
Ma nel momento in cui una persona capisce che è giunta la sua ora cerca il perdono, oppure di perdonare.
Un cane o un gatto non si devono far perdonare nulla da chi li ha amati. Ti guarderanno con lo stesso sguardo del primo giorno che li avrete visti. Con amore incondizionato.
Perché nell'attimo in cui se ne vanno, inizia il ricordo e l'amore si consolida nel cuore. Per alcuni umani invece rimane anche una parte di rabbia e di cose incompiute.
E nell’attimo in cui tutto finisce, niente finisce
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intotheclash · 1 month
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Senza immagine Dio vaga in paradiso ma preferirebbe fumarsi un sigaro o mangiarsi le unghie, e così via. Dio è il proprietario del paradiso ma agogna la terra, le grotticelle assonnate della terra, l’uccellino alla finestra di cucina, perfino gli assassini in fila come sedie scassate, perfino gli scrittori che si scavano l’anima col martello pneumatico, o gli ambulanti che vendono i loro animaletti per soldi, anche i loro bambini che annusano la musica e la fattoria bianca come un osso, seduta in braccio al suo granturco e anche la statua che ostenta la sua vedovanza, e perfino la scolaresca in riva all’oceano. Ma soprattutto invidia i corpi, Lui che non l’ha. Gli occhi apri-e-chiudi come una serratura che registrano migliaia di ricordi, e il cranio che include l’anguilla cervello - tavoletta cerata del mondo - le ossa e le giunture che si giungono e si disgiungono – e c’è il trucco -, i genitali, zavorra dell’eterno, e il cuore, certo, che ingoia le maree rendendole monde. Lui non invidia più di tanto l’anima. Lui è tutto anima, ma vorrebbe accasarla in un corpo e scendere quaggiù per farle fare un bagno ogni tanto. Anne Sexton - Terra
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smokingago · 1 month
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Se sei una donna forte
proteggiti dai vermi che vorrebbero mangiare il tuo cuore.
Essi usano tutti i travestimenti dei carnevali della terra:
si vestono come colpe, come opportunità, come prezzi che bisogna pagare.
Ti frugano l’anima, insinuano il trapano dei loro sguardi o dei loro pianti
nel più profondo magma della tua essenza
non per accendersi con il tuo fuoco
ma per spegnere la passione
l’erudizione delle tue fantasie.
Gioconda Belli
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passione-e-follia · 7 months
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Amo i baci lenti e lunghi. Come a voler dire tutto ciò che si ha nel cuore.... ma in silenzio. Esistono molti tipi di baci : quelli di dolcezza, di passione, di lealtà, di sostegno, di curiosità, di scoperta… E poi c’è il bacio assoluto. Quello dove le labbra fanno l’amore. Dove si rovescia l’anima nella bocca dell’altro e ce la si fa restituire goccia a goccia. Il bacio profondo come l’immenso, caldo e pulsante come cuore vivo. Quel bacio che è un lancio dal trapezio a cento metri da terra, una dichiarazione d’amore, una richiesta d’aiuto, un grazie, un perdono, un canto alla vita e, allo stesso tempo, un testamento. Perché nel fondo della lingua, la vita e la morte s’annullano, per la durata di quell’istante perfetto. C.T. ----
Conservo in un cassetto l’ultimo bacio che mi hai dato. Ogni tanto lo indosso, mi guardo allo specchio e ti sorrido. Con le lacrime.
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femmenoir-red · 5 months
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Nei giorni di solitudine
cercami tra le cose
che si possono dare per amore.
Nel volo primaverile degli uccelli..
nelle nubi e nel tramonto
sanguigno..
mentre si fonde con il sole.
Nei falò estivi..
tremolanti..
quando li inghiotte il buio del cielo.
Nella furia dei venti..
intrecciati tra loro
e nei rami degli alberi..
mani che abbracciano.
In tutto mi trovi.
Quando t’immergi nell’acqua,
cercami nell’onda
e m’insinuerò tra le tue gambe.
La conchiglia
che si è attaccata allo scoglio
e non lo lascia più
sono io.
Cercami nel fruscio delle erbe
che il vento piega
e gli si abbandonano estatiche,
mi trovi nelle radici
che invadono il cuore della terra.
In tutte le cose
che si possono dare per amore
e per amore prendono..
cercami.
Dovunque sono io..
è il mio amore.
@femmenoir-red
-emozioni 17/12/2023
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sofysta · 9 months
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Oggi il mio giorno libero l'ho impiegato andando a vedere un pò di bellezza in questa terra che mi accoglie da qualche mese, ma quella bellezza che ti tocca l'anima. Abbiamo visitato Nuoro e gran parte delle tradizioni Sarde, e sotto mia richiesta siamo andati a visitare la casa di Grazia Deledda, una delle più grandi scrittrici Italiane alla quale è stato conferito il Premio Nobel per la Letteratura. Inutile dire che mi sono completamente immersa nella sua vita, e fortunatamente in passato avevo anche letto un suo libro che alla fine vi consiglierò. Nei suoi scritti narrava della passione della gente sarda e della loro caparbietàa ma anche delle fragilità dovute al loro forte disattamento per le epoche che cambiavano. Il popolo sardo è ancorato fortemente al passato. Mi ha molto colpita la sua dimora, odora ancora oggi di cuore, cuore in ogni più minuscolo dettaglio.
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(Il suo discorso in occasione della consegna del Premio Nobel)
"Ho avuto tutte le cose che una donna può chiedere al suo destino, ma grande sopra ogni fortuna la fede nella vita e in Dio. Ho vissuto coi venti, coi boschi, colle montagne. Ho guardato per giorni, mesi ed anni il lento svolgersi delle nuvole sul cielo sardo. Ho mille e mille volte poggiato la testa ai tronchi degli alberi, alle pietre, alle rocce per ascoltare la voce delle foglie, ciò che dicevano gli uccelli, ciò che raccontava l’acqua corrente. Ho visto l’alba e il tramonto, il sorgere della luna nell’immensa solitudine delle montagne, ho ascoltato i canti, le musiche tradizionali e le fiabe e i discorsi del popolo. E così si è formata la mia arte, come una canzone, o un motivo che sgorga spontaneo dalle labbra di un poeta primitivo."
Il libro che vi consiglio 👇e su google trovate anche la stesura completa.
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"Sei tu la parte migliore di me stesso,i miei occhi,ol profondo del cuore,il nutrimento,la fortuna,la mia speranza,il solo cielo della mia terra,il paradiso cui aspiro.." 🖤
(W.Shakespeare)
Buongiorno anime preziose ☕️🌷
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kon-igi · 1 month
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IL RAGAZZO E LA MONTAGNA
C'era una volta un giovane esploratore, la cui più grande passione era addentrarsi in tundre, scendere in ghiacciai e percorrere deserti alla ricerca della Gemma Preziosa.
Ogni luogo della terra aveva una propria Gemma Preziosa - scintillante, tenebrosa, rubescente o lattiginosa - e lui aveva viaggiato già mezzo mondo ed esplorato mille lande impervie per trovarle e collezionarle tutte.
Nella sua casa aveva una stanza intera piene di tali meraviglie, tutte racchiuse in teche di cristallo, ma il giovane esploratore non amava tornare nella propria casa, se non per riporvi i suoi tesori.
Intendiamoci, adorava la propria casa e la propria città, voleva bene ai suoi genitori e stava bene con i suoi tanti amici, ma il suo animo inquieto lo portava puntualmente a guardare le nuvole fuori dalla finestra, desiderando di poterle cavalcare e andarsene via col vento.
Un giorno sentì parlare dell'Ultima Montagna e di come al suo interno fosse la celata la pietra più preziosa di tutte: il Cuore di Gea.
L'Ultima Montagna si trovava nel paese di Finisterrae e il suo vecchio mappamondo non aveva ancora finito di girare che lui si era già messo in cammino.
Non fu un viaggio facile, né per le gambe né per il cuore, perché dovette salutare molte persone - Finisterrae era lontana - e parte del suo percorso lo dovette fare a piedi, passo dopo passo, senza mai più incontrare anima viva (tranne i ragni, che gli tennero compagnia nelle lunghe notti insonni ma che però non erano gran conversatori).
Quando arrivò all'Ultima Montagna rimase con la bocca spalancata per qualche minuto (i ragni controllarono preoccupati se ci fossero delle carie ma uscirono soddisfatti): un'enorme montagna scintillante di materiale translucido giallo paglierino svettava fino a quasi bucare la volta del cielo.
Ma il suo stupore si tramutò ben presto in preoccupazione quando, a un esame più attento, il giovane esploratore si rese conto che la montagna era in realtà un enorme conglomerato di Crisoberillo come non se n'erano mai visti in alcun libro di geologia.
Molto bene - pensò con stanca autoironia, guardando il suo piccone - sulla Scala delle Durezza di Mohs il crisoberillo ha un punteggio di 8,5 ma volendo considerare il bicchiere mezzo pieno mi è andata anche bene... la montagna poteva essere fatta di Rubino o di Zaffiro!
E cominciò a scavare una galleria per raggiungere il Cuore di Gea.
Man mano che avanzava a fatica all'interno della montagna, egli si rese conto di una cosa molto strana: per ogni colpo di piccone e di scaglia di crisoberillio che cadeva a terra lui sentiva di perdere qualcosa.
Ma cosa? - si chiese.
Non lo so - si rispose.
E allora pensò di riempire quei vuoti nel cuore immaginando il momento in cui avrebbe finalmente scalzato dalla roccia il Cuore di Gea... la gioia di sentirlo pulsare tra le proprie mani, gli occhi socchiusi per schermarsi dal bagliore di mille soli di puro cristallo, lo stupore delle persone al suo ritorno, la teca gigante già pronta al centro della sua collezione.
Quello di cui in un primo momento il Giovane Esploratore non si rese conto è che ogni picconata stava sottraendo un minuto alla sua vita e le picconate erano tante e il tempo scorreva avanti in una sola direzione, dritto come la galleria che sventrava la montagna.
Le mani che impugnavano il piccone invecchiavano, come invecchiavano le domande che lui si faceva...
Perché? Da dove? Verso cosa?
Quando le domande diventano opprimenti, i colpi del piccone rallentavano, salvo poi riprendere forza al pensiero della gemma che ogni giorno si avvicinava.
E poi, dopo mille eternità l'ultima picconata, la parete che crolla ed ecco il Cuore di Gea, sospeso nel buio luminescente di un antro nel ventre della colossale montagna.
Ma il Giovane Esploratore non poteva più definirsi tale.
Non stava più esplorando nulla e di certo non era più giovane.
Con passo incerto e polverose mani tremanti si avvicinò al Cuore di Gea e fece per prenderlo.
Ma si fermò.
Verso cosa? E perché?
E poi la domanda giusta.
Da dove?
Da dove vengo? Cosa ho lasciato? Chi ho lasciato?
E voltandosi vide che la lunga galleria che portava all'esterno era disseminata di corpi, congelati nell'atto di colpire la roccia.
Erano tutti lui, metro dopo metro sempre più vecchio, bloccati nell'attimo in cui aveva deciso di cancellare un ricordo per fare spazio al pensiero della Gemma Più Preziosa.
Sono morto? - si chiese.
Sì, ogni volta - si rispose.
Il Cuore di Gea lo guardava con occhio pulsante ma la mano, dimagrita e raggrinzita, scese sul fianco.
Non era quello che voleva... quello era ciò che aveva deciso di volere per cancellare i veri desideri, quelli che lo tenevano vivo in attesa del domani.
E il vecchio ragazzo si voltò e tornò indietro, accarezzando con una mano sempre più giovane tutti i sé che aveva lasciato morire per non aver voluto ricordare come vivere.
E li perdonò tutti, uno a uno, finché la luce del sole non gli baciò le palpebre socchiuse e lui non ritrovò la voglia di esplorare, mai perduta ma solo addormentata sotto a una pesante coperta di tristi rimpianti.
E come il mappamondo tornò a girare, il vero Cuore di Gea riprese a battergli nuovamente nel petto, perché Finisterrae è quel luogo che comincia nel punto in cui appoggi il piede per iniziare il viaggio verso il domani.
Questo post è dedicato a @seiseiseitan, per me il più grande esploratore <3
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be-appy-71 · 24 days
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Esistono molti tipi di baci: quelli di dolcezza, di passione, di lealtà, di sostegno, di curiosità, di scoperta. E poi c’è il bacio assoluto. Quello dove le labbra fanno l’amore. Dove si rovescia l’anima nella bocca dell’altro e ce la si fa restituire goccia a goccia. Il bacio profondo come l’immenso, caldo e pulsante come cuore vivo. Quel bacio che è un lancio dal trapezio a cento metri da terra, una dichiarazione d’amore, una richiesta d’aiuto, un grazie, un perdono, un canto alla vita e, allo stesso tempo, un testamento. Perché nel fondo della lingua, la vita e la morte s’annullano, per la durata di quell’istante perfetto... ♠️🔥
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(Carolina Turroni)
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angelap3 · 1 month
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“Nonna, come si affronta il dolore?”
“Con le mani, tesoro. Se lo fai con la mente il dolore invece di ammorbidirsi, s’indurisce ancora di più.”
“Con le mani nonna?”
“Si. Le nostre mani sono le antenne della nostra anima.
Se le fai muovere cucendo, cucinando, dipingendo, suonando o sprofondandole nella terra invii segnali di cura alla parte più profonda di te. E la tua anima si rasserena perché le stai dando attenzione.
Così non ha più bisogno di inviarti dolore per farsi notare.”
“Davvero le mani sono così importanti?”
“Si, bambina mia. Pensa ai neonati: loro iniziano a conoscere il mondo grazie al tocco delle loro manine.
Se guardi le mani dei vecchi ti parlano della loro vita più di qualsiasi altra parte del corpo.
Tutto ciò che è fatto a mano si dice che è fatto con il cuore. Perché è davvero così: mani e cuore sono connessi.
I massaggiatori lo sanno bene: quando toccano il corpo di un’altra persona con le loro mani creano una connessione profonda. E’ proprio da questa connessione che arriva la guarigione. Pensa agli innamorati: quando le loro mani si sfiorano fanno l’amore nel modo più sublime.”
“Le mie mani nonna… da quanto tempo non le uso così!”
“Muovile tesoro mio, inizia a creare con loro e tutto dentro di te si muoverà. Il dolore non passerà. Ma si trasformerà nel più bel capolavoro. E non farà più male. Perché sarai riuscita a ricamarne l’essenza.”
- Elena Bernabè
Le citazioni di www.ilboscofemmina.com
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scorcidipoesia · 2 months
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Non avere paura. Non essere delusa. Non sentirti vuota. Io esisto nel blu e nella terra nuova. Io sono il vento che ti fa tremare di freddo in questi mattini gelidi in cui vedi zampettare i merli che annunciano la fine della stagione buia. Io sono il sussurro che ti addormenta di pensieri buoni e le cose semplici che ti fanno sorridere. Stringiti forte al mio ricordo e non lasciarlo mai andare. Tienimi come si tiene un aquilone per paura che voli lontano sul mare. Ricordami come ricordi la sabbia fine e bianca e i mirti e fai che io ti giunga come quel profumo che ami : macchia mediterranea e cicale, stelle e giunchi di fiori in rinascita. Pregami nel tuo cuore come si pregano i sogni e ricostruisci il tuo nido immaginandomi accanto a te perché non sono mai uscito da quella porta. Io ti sarò accanto nei colori ma anche nelle ombre e se guarderai saprai scorgermi sentendo che sono vicino a te con il tuo cuore. Tatiana Andena
2018
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ma-pi-ma · 2 months
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Vieni primavera, imprudente e audace amante della terra, dai voce al cuore della foresta!
Vieni in raffiche irrequiete dove i fiori sbocciano improvvisi, fai spuntare nuove foglie!
Scoppia, come una rivolta di luce…
Irrompi nella città rumorosa, libera parole ed energie soffocate, dai forza alla nostra svogliata battaglia e conquista la morte!
Rabindranath Tagore
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donaruz · 2 months
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Federico Garcia Lorca
Pioggia
La pioggia ha un vago segreto di tenerezza
una sonnolenza rassegnata e amabile,
una musica umile si sveglia con lei
e fa vibrare l'anima addormentata del paesaggio.
 
È un bacio azzurro che riceve la Terra,
il mito primitivo che si rinnova.
Il freddo contatto di cielo e terra vecchi
con una pace da lunghe sere.
 
È l'aurora del frutto. Quella che ci porta i fiori
e ci unge con lo spirito santo dei mari.
Quella che sparge la vita sui seminati
e nell'anima tristezza di ciò che non sappiamo.
 
La nostalgia terribile di una vita perduta,
il fatale sentimento di esser nati tardi,
o l'illusione inquieta di un domani impossibile
con l'inquietudine vicina del color della carne.
 
L'amore si sveglia nel grigio del suo ritmo,
il nostro cielo interiore ha un trionfo di sangue,
ma il nostro ottimismo si muta in tristezza
nel contemplare le gocce morte sui vetri.
 
E son le gocce: occhi d'infinito che guardano
il bianco infinito che le generò.
 
Ogni goccia di pioggia trema sul vetro sporco
e vi lascia divine ferite di diamante.
Sono poeti dell'acqua che hanno visto e meditano
ciò che la folla dei fiumi ignora.
 
O pioggia silenziosa; senza burrasca, senza vento,
pioggia tranquilla e serena di campani e di dolce luce,
pioggia buona e pacifica, vera pioggia,
quando amorosa e triste cadi sopra le cose!
 
O pioggia francescana che porti in ogni goccia
anime di fonti chiare e di umili sorgenti!
Quando scendi sui campi lentamente
le rose del mio petto apri con i tuoi suoni.
 
Il canto primitivo che dici al silenzio
e la storia sonora che racconti ai rami
il mio cuore deserto li commenta
in un nero e profondo pentagramma senza chiave.
 
La mia anima ha la tristezza della pioggia serena,
tristezza rassegnata di cosa irrealizzabile,
ho all'orizzonte una stella accesa
e il cuore mi impedisce di contemplarla.
 
O pioggia silenziosa che gli alberi amano
e sei al piano dolcezza emozionante:
da' all'anima le stesse nebbie e risonanze
che lasci nell'anima addormentata del paesaggio!
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