Emozioni vs Compatibilità
Le emozioni e la compatibilità non sono la stessa cosa, avere forti sentimenti non garantisce la compatibilità.
Si potrebbe dire che “gli opposti si attraggono”, sì, ma spesso non riescono a mantenere una relazione duratura. Per una relazione prospera e naturale, è fondamentale essere sulla stessa pagina.
Molte relazioni falliscono perché le persone scelgono il partner basandosi esclusivamente sull’intensità delle emozioni. È possibile avere forti sentimenti per qualcuno con cui non si è veramente compatibili.
Per valutare la compatibilità, considera queste domande. Le risposte saranno indicatori solidi della compatibilità in una relazione.
Valori - Condividete valori e morale simili? Vi capite l’un l’altro nella vita?
Visione - Avete gli stessi obiettivi nella vita e nella relazione? (Obiettivi professionali, finanze, matrimonio, figli, luogo in cui vivere, aspettative nella relazione, ecc.)
Impegno/supporto - Equilibrate gli sforzi nella relazione? Vi potete fidare l’un l’altro per il supporto?
Livello Intellettuale - Avete sintonia nella vostra capacità intellettuale? Le conversazioni sono stimolanti e impegnative? Siete interessati a imparare l’uno dall’altro?
Emozioni/sicurezza - Potete essere vulnerabili e condividere emozioni, bisogni e pensieri senza paura di giudizi?
Indipendenza - Rispettate l’individualità, lo spazio e la privacy dell’altro?
Comunicazione - Vi ascoltate reciprocamente? Risolvete i conflitti insieme?
Umorismo - Godete delle conversazioni e ridete insieme?
Livello di energia - La vostra energia aumenta o diminuisce quando siete insieme?
Intimità sessuale - I vostri desideri e la chimica sono in sintonia?
Introversione/Estroversione - Le vostre preferenze sociali sono simili?
Credenze religiose - Considerate la fede come qualcosa di importante a livello personale? Condividete le stesse convinzioni?
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photo by me, IG @synthetic_nostalgia
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[La commedia all'italiana]
“ La commedia all'italiana, nella confusione dei generi, ha il grande merito di non aver allontanato del tutto il pubblico. Qui non si parla di capolavori, sappiamo bene che i capolavori sono mosche molto rare, e sappiamo anche chi li fa. Ma uno strano comportamento degli altri "capolavori" italiani è che si tratta quasi sempre di tragedie che col tempo si avviano a diventare comiche. Le eccezioni sono rare, e sappiamo tutti quali sono gli autori che resistono all'usura del tempo: Rossellini, Fellini, Antonioni, Rosi, un altro paio li lascio scegliere a voi. Gli altri preferirei tacerli, pensano già troppo loro stessi a farsi pubblicità, a spargere il terrorismo ideologico e artistico, e alla fine viene voglia di difendere "la commedia all'italiana", soprattutto se si pensa a quei "capolavori" che hanno i minuti contati e rendono pensoso il ceto medio, sempre sull'onda della moda. La commedia italiana ha rivelato una certa Italia che esiste, e che gli italiani avevano sotto gli occhi e non vedevano.
L'Italia dei soliti ignoti (bisognerà rifarsi a questo lontano film di Monicelli), quella dei "mostri", della legislazione arretrata, del boom e delle congiunture, l'Italia della televisione, della provincia ormai tentacolare, dei moralisti e degli imbroglioni. L'Italia, insomma, che esce dalla commedia dialettale e sentimentale per guardarsi com'è fatta. Si è scoperto un tipo di italiano eterno, che viene da Machiavelli, e che affronta la vita con tranquilla amoralità, comicamente e talvolta con una certa disperazione. I nostri comici bene o male rappresentano l'Italia. Sordi e Tognazzi, Gassman e Manfredi sono l'Italia. Ne siamo circondati. Oltre che parlare di registi (Risi, Scola, Salce e altri) qui bisogna parlare anche degli scrittori, e cito i quattro più rispettabili, Rodolfo Sonego, Age e Scarpelli, Ruggero Maccari. Bene, si ha l'impressione, leggendo le critiche dei giornali, che costoro debbono passare il tempo a difendersi dall'accusa di facilismo. Io ammiro in loro invece la grande fecondità inventiva, lo spirito di osservazione sempre aggiornato, l'agilità costruttiva delle loro storie, e l'umorismo oltre che la comicità. È un cinema che è una variazione attuale della commedia cinquecentesca, fatto con lo stesso spirito di spregiudicatezza dei tempi d'oro. Faccio qualche esempio: chi ha visto "Riusciranno i nostri eroi etc.", si è reso conto che finalmente l'italiano esiste, appunto perché trasportato fuori del suo habitat. Chi ha visto l'episodio delle due checche nel film "Vedo nudo" non ha potuto non ammirare la semplice grazia dello svolgimento e della recitazione. E chi ha visto Sordi nell'ultimo episodio della "Contestazione generale", sa che siamo davanti ad un piccolo capolavoro, piccolo ma resistente. Infine mi sembra che la commedia all'italiana, anche nei casi più clamorosi (Il medico della mutua) pur con tutte le sue facili risate indica problemi che sollevati dalla saggistica, dal giornalismo, dalla narrativa, chissà perché annoiano. “
Ennio Flaiano, Frasario Essenziale - per passare inosservati in società, introduzione di Giorgio Manganelli, Bompiani (collana Nuovo Portico, n° 41), 1986¹; pp. 78-79.
Nota: Il volume è una raccolta postuma di scritti inediti e varî (taccuini, appunti, fogli sparsi di diario o di viaggio).
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