Tumgik
#camera con vista
klimt7 · 4 months
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Sò pensieri, sò pensieri !
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papesatan · 21 days
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Sogno d'un cane ignoto, corre matto tra i balconi, fino a scapicollarsi e precipitare giù in cortile. Nel lento cadere, il cane si fa uomo, fino a spiaccicarsi a terra. Giunto lì in tardo soccorso, m'accorgo subito che l'uomo è morto, per lui non c'è più niente da fare, sangue sparso e sguardo vitreo ne ribadiscono senza dubbio la fine, ma nutro ancora qualche speranza per il cane. Soltanto di lui m'interessa, del pover'uomo non mi scuote empatia alcuna, così procedo ad aprirlo per accertarmi che il cane in lui stia bene. È sano e salvo, perciò lo traggo dall'uomo, abbracciandolo felice quanto più posso, e nascondo il cadavere nel cane, per paura che qualcuno m'accusi d'averlo ucciso. Dopo un po' però, lo scandalo viene a galla, qualcuno scopre, chissà come, l'uomo nel cane ed io vengo arrestato per vilipendio e occultamento di cadavere oltre a essere inquisito per omicidio. L'opinione pubblica di colpo si scatena facendo di me un mostro. Quale essere umano, infatti, reagirebbe con distaccata freddezza alla vista d'un morto, pensando invece a soccorrere il cane, piuttosto che l'uomo? Chi mai oserebbe negargli legittimo cordoglio e funerali? Un mostro, niente più che un mostro, è il verdetto della stampa. Tento di giustificarmi dicendo che "non l'ho ucciso", "è corso via prima che potessi fermarlo", "quando sono arrivato era già morto. Era già morto, non c'era più niente che potessi fare". D'improvviso mi sdoppio, guardandomi in tv. Non sono più io il colpevole, sono parte dell'opinione pubblica. Fissando lo schermo, penso: "Io non potrei mai farlo. Non avrei mai potuto", sì, mi sento più leggero, sono sicuro che non avrei mai commesso una fesseria simile, non io. La casa del mostro intanto è divenuta un'ambita meta turistica. Vado a visitarla dall'alto della mia autoproclamata innocenza e trovo la sua camera completamente spoglia, disabitata, fatta eccezione per una parete ingombra di fogli e pagine di quaderno dense di scritte e appunti incomprensibili. Nel centro della parete la bianca maschera di un maiale. 
Medito su questo sogno da giorni, perché non riesco a venirne a capo. Lo trovo molto significativo, ma al tempo stesso non riesco a comprenderne a pieno il significato. L'uomo nel cane, il cane nell'uomo, la morte dell'uomo, la fitta sassaiola dell'infamia, il senso di colpa, la negazione e infine la maschera del maiale... Questa poi soprattutto, voi cosa ci vedete?
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kon-igi · 5 months
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UN VIAGGIO NELL'ORRORE
Tranquilli, non è il vostro viaggio ma il mio.
Io sono nato all'inizio degli anni '70, quindi mi sono fatto prima tutta la cinematografia horror di Dario Argento&co e poi tutti gli slasher americani con le icone classiche quali Jason, Freddy, Leatherface etc.
Ma c'è un problema...
Io non ho mai visto nessuno di quei film fino al 1990.
Vedete, io vivevo in una famiglia molto particolare™ dove la televisione era vista come il male assoluto, ragion per cui fino ai 14 anni io sono stato costretto ad andare a letto alle nove di sera e durante il giorno potevo guardare solo un'ora di televisione (stranamente non era conteggiato il tempo davanti al Commodore 64 e indovinate un po' chi era il mio migliore amico).
In quell'ora a disposizione io cercavo, ovviamente, di farci stare i miei cartoni animati preferiti ma non mi era possibile guardare film, tantomeno di sera.
Me li facevo raccontare.
Sì perché, evidentemente, il concetto di film non adatto ai bambini si applicava solo a me mentre tutti i miei amici, invece, rimanevano alzati fino a tardi a guardare film pazzeschi insieme ai loro genitori e il giorno dopo me li raccontavano.
A difesa dei miei genitori posso dire che in effetti ero un bambino particolarmente impressionabile ed è forse a causa dei sogni che facevo alle elementari che scelsero di non espormi a quello che in linguaggio tecnico viene definito nightmare fuel.
Non che ne avessi bisogno, intendiamoci.
Per esempio, in terza o in quarta elementare fui perseguitato da quello che io avevo soprannominato Il Burattinaio Cadavere, che si manifestava nel seguente modo: prima io mi trovavo in un qualsiasi luogo a me conosciuto (casa, scuola, parco giochi etc) poi improvvisamente tutto diventava scuro e dei fili tipo ragnatele scendevano dal cielo per toccare le decine di cadaveri che improvvisamente erano apparsi accasciati a terra, i quali si rianimavano come burattini e mi venivano barcollando incontro. Ovviamente mi svegliavo urlando come un ossesso.
E che dire della Lamante, una donna che ogni notte mi faceva vedere un buco sul braccio e mi sussurrava 'Se mi aspetti poi ti faccio vedere cosa mi hanno fatto'. E dopo tornava con le braccia amputate e due lame lunghissime innestate cercando di trafiggermi.
E poi il Buio, la Porta, il Verme Oculare, lo Sghignazzatore Maledetto...
(Beh, forse ero un qualcosa di diverso da 'impressionabile' ma vabbe'...)
Comunque, il primo film horror che vidi a casa di un amico fu Halloween di John Carpenter e al di là dell'angoscia di vedere REALMENTE un qualcosa horror, mi piacque parecchio e lì cominciò la mia collezione di problemi.
Come qualsiasi manuale di pedagogia insegna fin dai primi capitoli, la lunga privazione di un qualcosa di proibito che ero l'unico a non possedere mi spinse a fare binge watching di ogni film horror, di ogni libro di Stephen King, Clive Barker, Lovecraft e persino a scegliere come gioco di ruolo preferito Call of Cthulhu invece del più innocuo Dungeons&Dragons.
Andai fuori di testa.
Ogni notte un Geteit Chemosit che indossava la faccia strappata di mia madre cercava di entrare in camera mia e di giorno giravo sempre armato perché non si sa mai.
Mandai quasi in ospedale la mia povera mamma che ebbe la pessima idea di entrare in camera mia perché mi lamentavo nel sonno (non avevo capito che la faccia era attaccata alla persona giusta) e a distanza di anni ancora ridiamo con i miei amici di quando in campeggio tenni sollevato per il collo lo sventurato che fece un verso sospetto quando, uscendo per pisciare ancora mezzo addormentato, calpestai per sbaglio il suo sacco a pelo.
Per me valeva il motto 'L'uomo che dorme con un machete sotto al cuscino è un pazzo tutte le notti tranne una' e infatti la routine serale dei miei amici era aspettare che mi addormentassi e poi nascondere tutte le mie armi (grazie Francesca perché quella notte particolare avrei senza dubbio ucciso tutti con la mia Katana).
La notte, insomma, non mi è stata mai amica perché forte in me era la convinzione, per non dire la certezza, che il sonno rendesse possibile la venuta di orrori innominabili che si arrampicavano lungo la parte sbagliata della luce.
Verso i diciannove anni facemmo una festa per la fine della Maturità in un'enorme casa di campagna di non mi ricordo chi e dopo aver bevuto l'impossibile ognuno si appropriò di una stanza a casa, chi per trombare (non io) chi per collassare (io).
Solo che non collassai.
Come in un racconto breve di Stephen King mi misi a sedere su un vecchio letto col materasso di lana e tenendo i piedi nudi su un pavimento di cotto dalle piastrelle tutte storte (assurdo come certi particolari rimangano impressi) cominciai a fissare la porta chiusa.
Faceva caldo ma l'avevo chiusa.
Improvvisamente sento una sensazione strana sulla schiena, come di brividi, e i capelli mi si rizzano sulla nuca.
Un pensiero mi si insinua nelle tempie come un ago nel polistirolo...
'Sta arrivando'.
E poi abbasso lo sguardo e vedo che sto tenendo in mano un lungo coltello da macellaio, che evidentemente non ricordavo di aver preso giù in cucina.
Non ricordavo di averlo preso o forse in quel momento avevo capito qualcosa?
Sta arrivando
Punto i piedi a terra...
STA ARRIVANDO
Mi alzo e stringo più forte il coltello
STA ARRIV...
Ma io mi muovo per primo e scatto verso la porta con un fendente dal basso verso l'alto che avrebbe aperto in due la pancia dell'essere non appena avesse spalancato la porta.
TUNC!
Guardo la lama affondata a metà nel pannello della porta chiusa, assolutamente chiusa ma così chiusa che pareva l'emblema della possibilità che io quella sera trombassi.
Allora scendo in cucina, rimetto il coltello nel cassetto e tra i gorgoglii dei conati di vomito di chi aveva ecceduto e l'assoluto silenzio di chi non stava minimamente trombando, mi sdraio sul letto e mi addormento di un sonno senza sogni.
La parte più nobile e metafisica di me vuole pensare che con quell'ultimo fendente dato al vuoto in realtà uccisi definitivamente l'oscurità in me ma in realtà credo di aver semplicemente realizzato che chiunque fosse entrato in quel particolare momento si sarebbe visto rovesciare gli intestini sul pavimento e questo non rientrava tra le cose che avrei voluto fare da grande.
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instabileatrofia · 29 days
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Camera con vista
I.S.A.
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Do not remove the captions pls.
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mybittersweet · 1 year
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Incontro
Subito è partito un abbraccio lungo. Quello che ho desiderato da tanto tempo. Quell'abbraccio che lui sempre ha voluto darmi.
"Bimba" - ho sentito vicino al mio orecchio - " è bellissimo, finalmente, avere la possibilità di toccarti"
"Posso dire lo stesso"
Sentivo il suo respiro sul mio collo. Poi un bacio leggero. Mi ha guardato e mi ha baciato la fronte. C'era molta tenerezza nel suo sguardo. 
"Andiamo, facciamo un giro. Spero che non sia molto stanco dopo il viaggio "
"Portami tu. Qui sei di casa. E no, non sono stanco. Soprattutto dopo averti vista."
Mi ha sorriso. Mi piace quando lo fa. Mi fa sentire bene e spensierata. 
Le strade del centro storico erano piene di persone che volevano approfittare di quella bella giornata di maggio. Si sentiva il rumore delle onde dietro il muro antico. Nell'aria si sentiva l'odore dell'estate che stava per cominciare. Mi ha seguito tra la gente tenendomi per mano. Ci siamo fermati vicino alla gelateria in una piazzetta. 
"Io cioccolato e pistacchio. E tu che gusti prendi?"
"Menta. Prendo solo questo."
La panchina era calda e il gelato troppo buono. Mi ha guardato attentamente come se stesse decidendo cosa fare o cosa dire. E poi la sua mano è partita verso le mie labbra per pulirle dal gelato che era rimasto. Ha leccato il pollice.
"Sinceramente volevo pulirti le labbra con la mia lingua però ho pensato che sarebbe stato inappropriato con tutta questa gente in giro" 
"Lo farai dopo"
Abbiamo preso la strada verso il b&b che aveva prenotato per questi tre giorni. La camera era molto carina e accogliente. Con le persiane che fanno entrare quel poco di luce che serve per vedere bene l'altra persona. 
"Vieni qui. Fatti baciare."
Ha messo le sue mani sulle mie guance. Mi ha baciato dolcemente ma la mia risposta era più passionale e la sua lingua è entrata nella mia bocca. Mi stringevo a lui e sentivo le sue mani esplorare il mio corpo.
"Voglio vedere la mia bimba godere. Voglio sentirti gemere"
"Voglio godere con te "
Tutto quel tempo di attesa mi aveva fatto crescere la voglia. Volevo le sue mani, la sua bocca e il suo sguardo addosso a me. Volevo, finalmente, fargli sentire come riesce a farmi godere. Mi ha tolto la maglietta continuando a baciarmi il collo. 
"Hai un seno bellissimo. Voglio tuffarmici dentro"
"Fallo"
Con un gesto ho accompagnato la sua testa verso il seno ancora con il reggiseno. Lo ha afferrato con le mani toccando i miei capezzoli duri. Stuzzicarli. Ho chiuso gli occhi. Sentivo soltanto come mi apre il reggiseno e lo toglie. Come lecca e poi succhia il mio capezzolo. Prima uno e poi l'altro. Fino a farmi male. Mi ha baciato di nuovo. Ho messo la mano sopra i suoi pantaloni.
"Come sei duro"
"Mi ecciti da morire"
Ci siamo spogliati rimanendo solo con le mutande.
"Voglio che ti stendi sul letto "
Obbediente, sono andata verso il letto e mi sono sdraiata sulla schiena. Si è avvicinato. Mi ha guardato. E si è sdraiato vicino a me. Le sue mani esploravano il mio corpo caldo e eccitato. Le labbra baciavano ogni parte che potevano raggiungere sentendo giù. Ogni tanto tornava su per baciarmi le labbra. Accarezzavo la sua testa.
"Voglio sentire come sei bagnata "
Ha spostato le mie mutandine e ha messo le sue dita tra le labbra bagnate. Non ho potuto trattenere un gemito. Era bello sentire le sue dita mentre mi guardava.
"Che brava bimba"
Con queste parole mi ha tolto le mutande e  allargato le mie gambe mettendosi in mezzo. Mi sono alzata un po' per guardarlo. Guardavo come mi baciava e leccava il mio interno coscia avvicinandosi alla fica. Le dita stuzzicavano il mio clitoride. Sentivo la lingua calda sulle labbra che affondava. La bocca che succhiava il clitoride. Voleva sentirmi gemere sempre di più e ha messo due dita dentro. Piano. Dentro e fuori. Con la lingua sul clitoride e l'altra mano che mi stringeva il seno. Mi faceva impazzire. Avevo tanta voglia.
"Ti voglio dentro di me"
"Prima la mia bimba deve venire e poi potrà avere il resto."
Ha continuato a leccarmi aumentando la velocità con le dita e la lingua. Dandomi qualche schiaffo sul clitoride fradicio. Non riuscivo più a resistere. Ho spinto la sua testa su di me, subito prima che il mio corpo cominciasse a tremare. Ho stretto le lenzuola con le mani. Questa volta potevo dire il suo nome ad alta voce mentre stavo venendo.
"Sei bellissima quando vieni. Bel visino soddisfatto "
"Mi hai fatto impazzire "
Mi ha baciato e ho sentito il mio sapore dalle sue labbra.
"Mettilo dentro. Ti prego."
Mi sentivo ancora tremare dopo questo orgasmo intenso.
"Lo vuoi dentro? Dimmelo bimba. Voglio sentire."
" Voglio il tuo cazzo dentro. Voglio che mi fai gridare."
Ha tolto le mutande e appoggiato la punta sul clitoride. Lo ha bagnato e spinto dentro. Una sensazione stupenda. Un gemito ancora, forte. Mi ha stretto la testa tra le mani mentre spingeva tutto dentro. Piano. Il suo respiro si è fatto pesante e i miei gemiti aumentavano. L'ho baciato. 
Il suo cazzo mi faceva impazzire. Ho sorriso, mordendomi le labbra.
"È bello vederti sorridere. Come in quel video. Però adesso sorridi a me. Sei mia."
"Si..."
Sempre più veloce, più forte. Il mio seno si muoveva e lui lo afferrava con la mano, mordendomi la spalla. Mi guardava, guardava come godevo. Come ogni movimento mi faceva gemere sempre più forte.
"Girati. Mettiti sulle ginocchia."
Ho fatto come mi ha detto e la prima cosa che ho sentito è stato un schiaffo forte sul mio culo che mi ha fatto un gridare. Poi un altro. Mi ha preso per i fianchi per farmi avvicinare a lui. Un bacio su ogni natica. Ha strofinato il suo cazzo sulle mie labbra bagnate prima di metterlo dentro. Ha preso le mie mani e le ha bloccate dietro la schiena. La mia faccia schiacciata sul cuscino. Altri schiaffi e subito dopo un movimento veloce che mi ha fatto gridare. Usava le mie mani come una leva per sbattermi ancora più forte. Poi si è fermato. Ha baciato la mia schiena.
"Guardami"
Mi sono girata verso di lui. Un colpo forte. Poi un altro. E un altro ancora.
"Sei troppo bella per stare in silenzio "
"Allora fammi gridare!"
Ha ricominciato con il movimento veloce. Dentro e fuori. Il contatto visivo mi eccitava sempre di più. Sculacciate, il suo modo di chiamarmi "bimba", il suo cazzo dentro di me. Avevo voglia di tutto questo. Di lui e di noi insieme in questa stanza.
" Ti dispiace se vengo dentro?"
"Non mi dispiace "
"Allora te la riempio "
Vedevo che non riusciva più a resistere. I suoi gemiti più forti e il cazzo che pulsava dentro di me. Lo ha tirato fuori e istintivamente mi sono girata per pulirlo e succhiarlo un po'. Mi ha tirato su e ci siamo baciati.
"Adesso mettiti come prima"
Mi sono rimessa nella stessa posizione e ho sentito la sua lingua a leccarmi da dietro. Succhiare i nostri umori mischiati. E farmi venire di nuovo.
Dopo si è messo vicino a me.
"È bellissimo vederti venire"
"È bellissimo venire per te"
"È stata una decisione giusta venire a trovarti!"
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elperegrinodedios · 9 months
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Testimonianza di un convertito...
(Terza parte)
Ora, questa non era un'idea nuova, già prima di essere fatto Grande Druido io avevo pensato di tirarmene fuori, e cosi pure una giovane attrice in California, della quale, era già stata ordinata l'esecuzione e che era stata lasciata appesa per un piede con la gola tagliata ch'è una delle carte dei tarocchi, per informare tutte le streghe, che aveva tradito la stregoneria ed era morta per tal motivo. Dopo aver visto questo e quello che era già successo a Sharon Tate decisi di restare, ma ora volevo andarmene a tutti i costi. Tutti i costi.
Non sapevo come uscirne, ma non consideravo per niente il Cristianesimo, come una sicura via d'uscita. Ma volevo venirne fuori, ad ogni costo. Cosi passò un mese ed io rimasi più coinvolto in varie droghe. Anzi, la notte che mi sono salvato pesavo 67 kg. perchè facevo 150$ al giorno di metredina "speed" in vena, quella che, la gente della strada chiama "cristalli". Ero letteralmente in uno stato di paranoia a causa di questa droga e tutti questi piani mi avevano reso ancor di più irrequieto. Poi un sabato pomeriggio un pastore battista mi venne a trovare in uno di quei nostri negozi di occultismo. Si trovava là perchè da un giorno all'altro, si era reso conto, che la famosa Stregoneria era reale, mentre lui l'aveva sempre considerata una favola di streghe che volano su manici di scopa con porri sul naso e i cappelli a cono. L'aveva scoperto, perchè aveva scoperto che sua figlia, era una sacerdotessa iniziata di una congrega della Stregoneria! L'aveva vista e sorpresa in una notte, mentre lanciava sortilegi nella sua camera da letto. Non riusciva a parlare e nè comunicare con sua figlia, cosi pensava di dover andare alla radice e, se loro si salvavano, forse si sarebbe salvata anche sua figlia. È cosi che mi trovò in un nostro negozio di occultismo, lo "Spanish Bazaar" a San Antonio e cominciò a testimoniarmi. Lui sapeva chi ero, perchè io mi presentavo sempre con il mio nome di stregone, Lance, e quasi tutti in città mi avevano già visto alla televisione o avevano letto di me su giornali in servizi sulla Stregoneria. Cominciò a parlarmi e testimoniarmi e in parole molto profane io gli dissi, che non me ne importava proprio nulla, e che volevo che se ne andasse. Cosi quando fallì in questo, decise che non riusciva a passare su quei demoni che erano in me ed iniziò allora ad ordinare a quei demoni di stare zitti e poi subito procedette a pregare per me, che mi piacesse o no, e quella preghiera era qualcosa del genere:
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"Esigo che Satana smetta ora di darti i suoi benefici, compreso le droghe; ordino che sia cosi nel nome di Gesù! E comando ora a Satana di smettere di comunicare con te, soprannaturalmente ed ora spezzo il tuo forte potere di Stregoneria, fino a che verrai faccia a faccia con il Vangelo e poi comando che la tua mente venga liberata, cosi che tu, possa ricevere il Vangelo, e prendere da solo la tua decisione".
Poi se ne andò. Nelle mie condizioni questo era necessario, indispensabile perchè io non avevo una mente mia. Pensai che fosse pazzo e cosi andai di sopra e presi molta altra droga, perchè non riuscivo a capire come mai mi sentivo in tal modo e cioè, non molto bene. Quella sera, usai tutta la droga che avevo, perchè aspettavo una grossa partita che doveva arrivare da Laredo in Messico. Successe però, una cosa che non era mai successa prima: si, la droga fu sequestrata! Quella notte al confine c'era la guarda sbagliata, che non era pagata da noi, e usarono persino la macchina sbagliata, pure con il numero di targa sbagliato. Tutto quello che poteva andare storto andò storto e la spedizione fu sequestrata ed io ero senza droga. Feci alcune telefonate in varie zone degli USA, cercando di trovare della roba che mi potesse arrivare in fretta. Nulla. Dovevo aspettare il martedì mattina, per me era troppo tempo da aspettare per una persona assuefatta come lo ero io! Il lunedì sera poi, dato che stavo avendo dei sintomi piuttosto forti di astinenza, salii sulla mia auto, feci per uscire dal posteggio e quasi finii nel fiume! Cosi la lasciai lì e andai a fare una passeggiata. Camminai per quattro o cinque isolati e arrivai ad un cinema normale e là pagai ed entrai, mi sedetti in terza fila deciso a pensare solo al film. Era intitolato: "La croce e il pugnale". Può sembrare divertente, ma non lo era per me a quei tempi.
Fine terza parte
lan ✍️
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harshugs · 4 months
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casa
mi dispiace che i miei genitori abbiano una visione di me diversa da come sono realmente.
purtroppo però la loro visione è giustificatissima
so che mi vedono come una buona a nulla
ma sono giustificati perché effettivamente quando sto a casa con loro l’unica cosa che faccio è stare rinchiusa in camera mia, tra l’altro disordinata come niente, dalla mattina alla sera, mi faccio vedere solo quella volta al giorno che mangio, per il resto non esisto
e quando non sono a casa, scompaio per ore se non giorni senza dire nulla
so anche che è irrispettoso, so che dovrei aiutare mia mamma a fare le faccende di casa visto che mio padre sta buttato sul divano senza far nulla, so che dovrei stare più tempo con loro quando si mangia, perché io solitamente ci sto giusto quei 10 minuti per qualche boccone e bere un bicchiere d’acqua e poi mi alzo e me ne vado
ma io non ci riesco. non ce la faccio.
non ce la faccio ad uscire da questa stanza, a girare per casa, a fare le cose anche più semplici come apparecchiare il tavolo o preparare un piatto di pasta.
è più forte di me, quando esco da camera mia sento una grande pressione, mi sento osservata, mi sento stretta, mi sento come se avessi paura di qualcosa, di essere vista, di esserci e di esistere.
in tutto ciò però quando resto per i fatti miei in camera la situazione non è delle migliori, la stanza è veramente tanto disordinata, sempre buia a causa delle tapparelle costantemente serrate
le volte che loro entrano in camera mia spesso mi vedono e mi dicono che non sapevano da tutto il giorno se io fossi a casa o meno, e poi mi guardano con quello sguardo di pietà, che mi fa sentire un peso ancora più grosso sulle loro spalle.
la mattina quando mi sveglio a volte non mi faccio nemmeno vedere, aspetto la fine della giornata e se tutto va bene esco giusto per andare in bagno.
vorrei tanto sapessero che io in realtà non sono così, perché io quando mi trovo nella mia casa cucino, pulisco, faccio spesa, giro per casa in continuazione, apro tutte le finestre per far entrare l’aria che serve, sono molto indipendente e soprattutto intraprendente, e questo sia la mia coinquilina che il mio ragazzo possono assicurarlo, non tralascio quasi mai nulla.
ma qui, dentro questa casa, tutto ciò che ne è di me si spegne, e non ne capisco nemmeno il motivo, loro non sono cattivi con me, anzi, la cattiva della storia qui sono io nei loro confronti.
ma è più forte di me, non riesco ad uscire da qui dentro.
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lunamagicablu · 1 year
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L'anima è una piccola camera con vista... sull'universo. (Massimo Lo Pilato) art by_loweffortai_ ****************** The soul is a small room with a view... on the universe. (Massimo Lo Pilato) art by_loweffortai_ 
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papesatan · 8 months
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Ieri s’è sposata mia sorella. Credo di non aver realizzato finché non l’ho vista in piedi con mio padre all’altare. Soltanto la sera prima avevo irriso bonariamente i miei scommettendo un paio di birre col buon Angelo su quante volte sarebbero crollati, col sardonico risultato che loro si son fatti roccia sorgiva, commuovendosi il giusto, mentre io son scoppiato a piangere e da lì non ho più smesso. Troppi pensieri d’amore represso, dolore ipogeo, parole non dette: mia sorella razzista omofoba antivax e complottista, il sempre più arduo discuter invano, a schivar nolente bombe e mine. E volerle bene nonostante tutto e ancora, conoscendo la sua sofferenza che è anche la mia, così uguali e diversi. Quando studiava ancora medicina, i professori la consideravano un genio, la migliore del suo corso, la più brillante, e lo era davvero. Avrebbe potuto fare ed essere qualunque cosa avesse voluto. Poi le si ruppe qualcosa, anni d’infinita crisi e non sapersi, una vita fuori corso. Infine, lo strappo, la rinuncia a tutto, cambiando lavoro e vita. Ora lavora come social media manager ed è bravissima in quel che fa (ma lo sarebbe in qualsiasi cosa decidesse di tentare). Il mese scorso, passando dalla cucina, ho notato che il bidone della carta traboccava di fogli e quaderni. Ho cominciato a leggerne il contenuto: vecchi appunti di medicina, esami pianti e sudati, storie inventate (anche lei scrittrice), pagine di diario, pensieri, sfoghi, pezzi di anima scartati e gettati via alla rinfusa. Senza farmi scoprire, ho raccolto tutto e l’ho nascosto al sicuro in camera mia. Sono un accumulatore seriale, è vero, ma non potevo permettere che tutta quella pena andasse perduta. Posso capire perché l'ha fatto, il dolore che le provoca tenersi la caduta ancora a vista. Può fare tabula rasa se vuole, allontanare da sé le pagine d'un passato in cui più non leggersi, lo accetto, vorrà dire che conserverò io i pezzi d'una vita che non è più. Chissà, magari un giorno, ormai in pace, tornerà a cercare quei sogni buttati di rabbia e spregio e allora io, beh, saprò cosa fare.
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teredo-navalis · 4 months
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La cosa forse più bella -o una delle- di andare a vivere in una casa mia è poter prendere una serie di accorgimenti e contromisure per rendermi più semplice la vita, plasmati su di me e sulle mie difficoltà.
Ad esempio: io so che il mio armadio difficilmente rimane in ordine, perché faccio fatica a mettere a posto la roba pulita quando mi viene consegnata -dividendola opportunamente- o perché ci metto dentro anche cose che non dovrei (tipo libri o il roller per messaggi) non sapendo dove altro metterle o perché un giorno esco metà armadio per capire cosa mettermi e poi non ho tempo di riordinare perché devo uscire/sono troppo stanca quando torno
e quindi va a finire che o butto le cose instabilmente nell'armadio un po' a casaccio, o schiaffo tutto dentro a delle buste che metto nell'armadio stesso o appese al termosifone
e insomma, non è il massimo alla vista e nemmeno in quanto a praticità, dato che il mio armadio non si chiude e spesso cade tutto appena lo apro o poco dopo
QUINDI, prendendo ispirazione dai giapponesi che hanno l'armadio a muro e ci nascondono dentro il letto e tuttecose, ho pensato:
a casa mia ci sarà
uno spazio nell'armadio(se sarà abbastanza grande) destinato a contenere una cesta del caos in cui riversare le palle di indumenti e oggetti che si vengono a creare così che! io possa comunque usare l'armadio!! e prenderci le robe e poterle mettere a posto con più facilità, senza che diventi una missione impossibile dovendo ogni volta svuotare e ricomporre totalmente l'armadio
o, in alternativa in caso di armadi piccoli, comunque una cesta di vimini carina da tenere in camera e destinare a quello scopo
Se lo dico a mia madre sicuro dice che è una cazzata e devo solo essere più responsabile. A me invece sembra un'ottima soluzione!
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gregor-samsung · 6 months
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“ La Fratesi è bruna, giovane, tutta bella, e una tenerezza sempre vicina al pianto. Ha una voce femminile con una incrinatura di umile, di chi non può essere consolata benché ne abbia tanto bisogno; una volta sola l'ho vista ridere e pareva un miracolo di umana bellezza. Racconta che il marito di notte, mentre ella dormiva, la svegliava e le ordinava, cosí in camicia, di scendere senza far rumore in cucina. Quivi giunti egli la picchiava dopo averla fatta mettere in ginocchio, preferiva batterla nella testa e di piú ancora nelle tempie, qualche volta sveniva. Ho conosciuto il marito, che l'è venuta a trovare l'altra mattina; ha infatti un volto pallido di iroso degenerato. La svegliava la notte mentre essa dormiva serena, probabilmente sarà stato chino su di lei, prima di svegliarla, a guardarla e a pregustare. Tempo prima la picchiava nella stessa camera, ma siccome la madre del marito, la suocera, che dormiva vicino, era risvegliata e veniva a domandare che succedeva e poi rimproverava il figlio, allora, perché la vecchia non udisse, scendevano in cucina, che era al piano sottostante e, le porte chiuse, ogni rumore giungeva attutito. Del resto lei non si doveva lamentare. Poi il marito, dopo le percosse, usava di lei. La Fratesi è ora qui ricoverata per malinconia, ciò non toglie che tutto questo sia vero. Bella e pietosa non si lamenta, né rimprovera o inveisce contro il marito che cosí la usava. Solo gli occhi le si fanno piú grandi, nella bocca una leggerissima amarezza, che subito viene cancellata da un sorriso colmo di perdono, e sembra che sia sul punto di aggiungere che il marito forse aveva le sue ragioni. “
Mario Tobino, Le libere donne di Magliano, introduzione di Geno Pampaloni, A. Mondadori (collana Oscar n° 90), 1969²; pp. 74-75.
[1ª Edizione originale: Vallecchi, Firenze, 1953]
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raccontiniper18 · 5 months
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Scrive Lui.
Dopo il nostro bacio, finiamo le due fette di pizza che ha rimasto lei, una fetta perciascuno. Anche se fredda è buona uguale, sorseggiamo l'ultimo goccio di vino e mi dirigo in bagno, per farmi una doccia sono stanchissimo dopo una giornata di lavoro e quel trattamento ho le pile completamente scariche.
Il mio pisello da quando sono venuto è floscio a testa bassa, si è dimezzata la sua misura e il suo spessore.
Entro in doccia e mi lavo con calma, una bella doccia calda.
Dopo 10 minuti quasi al termine della mia doccia rigenerante, entra lei,non saluta va dritta in bagno nuda, la guardo sculettare e penso ''quanto cazzo è bella da nuda'' le sorrido ma lei niente, sento il fruscio della pipi', lo amo. Ok,mi direte che sono scemo,ma amo quel rumore non so perchè.
Piscia.
Si asciuga.
Bidet.
Si risciagia.
Io nel frattempo sono imbambolato.
Lei si dirige verso di me mi fissa in basso e dice : ''Ue pisello moscio addrizza la cresta che hai un premio da riscattare''
Cazzo è vero ho vinto il culo. Pensandoci da tanto che non me lo da,abbiamo sempre i minuti contati e lei vuole sempre essere pulitissima per farlo, avvolte quando lo facciamo e mi sale la voglia me lo nega perchè si sente sporca.
Lei alza lo sguardo e mi guarda fra l'arrabbiata e l'arrapata ''Ti aspetto in camera'' ,ma prima si gira si mette a pecorina e fa apri e chiudi chiappe. Con le due mani si prende le natiche e le apre e mi mostra i suoi due buchini *-* dio se la amo. Si rimette in piedi e si da una schiaffo sul culetto.
E va via.
Io esco mi asciugo per bene e mi dirigo in camera da letto.
Mi fermo all'ingresso e la fisso nel letto tutta nuda. Capezzoli durissimi fi*a ultra bagnata da lontano alla sola vista non immagino dentro che lago c'è.
Salto su di lei e l'inizio a baciare.
Sento il cazzo crescere sempre di più.
Le dico ''come lo vuoi oggi?' A pecora?''
Nono risponde. Faccio io.
Si alza e mi fa mettere a schiena sul letto.
Immaginate la scena io a birillo duro sul letto, lei mi viene addosso delicatamente.
Prende il cazzo in mano e si impala da sola, in modo lentissimo.
Sento il suo buco inzupparmi il birillo come se facessi un bagno.
Fa un entra ed esci lentissimo,ma solo uno.
Ed esce.
La guardo stupito mentre la vedo ficcarsi due dita nella fi*a.
Penso ''Ma come non lo sente? non gli piace? che succede?''
Poi dopo pochi secondi per me interminabili capisco.
Riprende il cazzo in mano e se lo punta non dentro il buchino della patata ma dentro il culo.
E questa volta non è delicata come nella patata,ma quasi ossessionata si impala in modo brusco e veloce come se ce lo avesse nella patata, non ha mai fatto cosi, si sfoga totalmente.
Dio il culo quanto è stretto, grugnisco di piacere, dopo un po' la prego di rallentare sennò gli sparo tutto dentro.
Lei sembra non ascoltare.
Continua io dopo un paio di colpi non ce la faccio e spruzzo vari schizzi dentro di lei. Tremo. Urlo. Non capisco niente. Mentre spruzzo lei continua dio sto morendo penso. Si muoio di piacere urlo.
Lei dopo un po' mi dice ''sto venendo anch'io porcooooo''
e viene. E mentre viene mi abbraccia.
Restiamo un po' cosi, io dentro di lei,o meglio dentro di lui.
Pisello barzotto,non duro non moscio. Ma una via di mezzo.
Mi bacia prende un fazzoletto, sul comodino. Esce lentamente.
E passa la carta subito sul suo ano cosi' da non sporcare niente, e si dirige in bagno. Si gira mi sorride e dice ''Amore non dormire, che anche lei vuole la sua parte,hai visitato solo i due buchi ti manca l'ultimo.''
Io felicissimo di ciò aspetto, mi asciugo al meglio il pisello moscio e aspetto che lei me lo rianimi e pulisca per bene. Ma...
Purtroppo mi addormento.
Sarà la stanchezza saranno i due orgasmi fortissimi che ho provato,ma crollo in un sonno profondo.
La mattina mi sveglio guardo l'ora e realizzo che non l'ho scopata nel buco più zuppo e che sicuramente si sia masturbata e poi si è riaddormentata povero il mio amoruccio. Allora idea mi giro e si,sta dormendo la mia porcellina.
Il cazzo come sempre è durissimo un po' per la pipi' un po' per il buongiorno (si sveglia sempre prima di me e mi da il buongiorno)
comunque per farmi perdonare.
Mi infilo sotto le coperte e la sveglio con una leccata da sogno, tanto che lei si è svegliata con un bell'orgasmo.
Poi vabbè la scopata l'abbiamo fatta la mattina ed è stata intensa e bellissima...
Fine
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ama-god · 1 year
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Primo Levi
La tregua
La Liberazione di Auschwitz da parte dei soldati dell’Armata Rossa sovietica
27 gennaio 1945
Nei primi giorni del gennaio 1945, sotto la spinta dell’Armata Rossa ormai vicina, i tedeschi avevano evacuato in tutta fretta il bacino minerario slesiano. Mentre altrove, in analoghe condizioni, non avevano esitato a distruggere col fuoco o con le armi i Lager insieme con i loro occupanti, nel distretto di Auschwitz agirono diversamente: ordini superiori (a quanto pare dettati personalmente da Hitler) imponevano di «recuperare», a qualunque costo, ogni uomo abile al lavoro. Perciò tutti i prigionieri sani furono evacuati, in condizioni spaventose, su Buchenwald e su Mauthausen, mentre i malati furono abbandonati a loro stessi. Da vari indizi è lecito dedurre la originaria intenzione tedesca di non lasciare nei campi di concentramento nessun uomo vivo; ma un violento attacco aereo notturno, e la rapidità dell’avanzata russa, indussero i tedeschi a mutare pensiero, e a prendere la fuga lasciando incompiuto il loro dovere e la loro opera. Nell’infermeria del Lager di Buna-Monowitz eravamo rimasti in ottocento. Di questi, circa cinquecento morirono delle loro malattie, di freddo e di fame prima che arrivassero i russi, ed altri duecento, malgrado i soccorsi, nei giorni immediatamente successivi.
La prima pattuglia russa giunse in vista del campo verso il mezzogiorno del 27 gennaio 1945. Fummo Charles ed io i primi a scorgerla: stavamo trasportando alla fossa comune il corpo di Sómogyi, il primo dei morti fra i nostri compagni di camera. Rovesciammo la barella sulla neve corrotta, ché la fossa era ormai piena, ed altra sepoltura non si dava: Charles si tolse il berretto, a salutare i vivi e i morti. Erano quattro giovani soldati a cavallo, che procedevano guardinghi, coi mitragliatori imbracciati, lungo la strada che limitava il campo. Quando giunsero ai reticolati, sostarono a guardare, scambiandosi parole brevi e timide, e volgendo sguardi legati da uno strano imbarazzo sui cadaveri scomposti, sulle baracche sconquassate, e su noi pochi vivi. A noi parevano mirabilmente corporei e reali, sospesi (la strada era piú alta del campo) sui loro enormi cavalli, fra il grigio della neve e il grigio del cielo, immobili sotto le folate di vento umido minaccioso di disgelo. Ci pareva, e cosí era, che il nulla pieno di morte in cui da dieci giorni ci aggiravamo come astri spenti avesse trovato un suo centro solido, un nucleo di condensazione: quattro uomini armati, ma non armati contro di noi; quattro messaggeri di pace, dai visi rozzi e puerili sotto i pesanti caschi di pelo. Non salutavano, non sorridevano; apparivano oppressi, oltre che da pietà, da un confuso ritegno, che sigillava le loro bocche, e avvinceva i loro occhi allo scenario funereo. Era la stessa vergogna a noi ben nota, quella che ci sommergeva dopo le selezioni, ed ogni volta che ci toccava assistere o sottostare a un oltraggio: la vergogna che i tedeschi non conobbero, quella che il giusto prova davanti alla colpa commessa da altrui, e gli rimorde che esista, che sia stata introdotta irrevocabilmente nel mondo delle cose che esistono, e che la sua volontà buona sia stata nulla o scarsa, e non abbia valso a difesa. Così per noi anche l’ora della libertà suonò grave e chiusa, e ci riempì gli animi, ad un tempo, di gioia e di un doloroso senso di pudore, per cui avremmo voluto lavare le nostre coscienze e le nostre memorie della bruttura che vi giaceva: e di pena, perché sentivamo che questo non poteva avvenire, che nulla mai piú sarebbe potuto avvenire di così buono e puro da cancellare il nostro passato, e che i segni dell’offesa sarebbero rimasti in noi per sempre, e nei ricordi di chi vi ha assistito, e nei luoghi ove avvenne, e nei racconti che ne avremmo fatti. Poiché, ed è questo il tremendo privilegio della nostra generazione e del mio popolo, nessuno mai ha potuto meglio di noi cogliere la natura insanabile dell’offesa, che dilaga come un contagio. È stolto pensare che la giustizia umana la estingua. Essa è una inesauribile fonte di male: spezza il corpo e l’anima dei sommersi, li spegne e li rende abietti; risale come infamia sugli oppressori, si perpetua come odio nei superstiti, e pullula in mille modi, contro la stessa volontà di tutti, come sete di vendetta, come cedimento morale, come negazione, come stanchezza, come rinuncia. Queste cose, allora mal distinte, e avvertite dai più solo come una improvvisa ondata di fatica mortale, accompagnarono per noi la gioia della liberazione. Perciò pochi fra noi corsero incontro ai salvatori, pochi caddero in preghiera. Charles ed io sostammo in piedi presso la buca ricolma di membra livide, mentre altri abbattevano il reticolato; poi rientrammo con la barella vuota, a portare la notizia ai compagni. Per tutto il resto della giornata non avvenne nulla, cosa che non ci sorprese ed a cui eravamo da molto tempo avvezzi.
Il comandante sovietico Georgj Elisavetskj ricorda così quel 27 Gennaio 1945
“Ancora oggi, il sangue mi si gela nelle vene quando nomino Auschwitz; Quando sono entrato nella baracca ho visto degli scheletri viventi che giacevano sui letti a castello a tre piani. Come in una nebbia, ho sentito i miei soldati dire: «Siete liberi, compagni!» Ho la sensazione che non capiscano e comincio a parlargli in russo, polacco, tedesco, nei dialetti ucraini. Mi sbottono il giubbotto di pelle e mostro loro le mie medaglie … Poi ricorro allo yiddish. La loro reazione ha dell’incredibile. Pensano che stia provocandoli; poi cominciano a nascondersi. E solamente quando dissi: «Non abbiate paura, sono un colonnello dell’Esercito sovietico e un ebreo. Siamo venuti a liberarvi» […] Finalmente, come se fosse crollata una barriera … ci corsero incontro urlando, si buttarono alle nostre ginocchia, baciarono i risvolti dei nostri cappotti e ci abbracciarono le gambe. E noi non potevamo muoverci; stavamo lì, impalati, mentre lacrime impreviste colavano sulle nostre guance”
29 gennaio 1945 - Telegramma del Generale dell'Armata Rossa Konstatin Vasilevich Krainiukov a Georgij Maksimilianovič Malenkov, membro del Comitato di difesa dell'URSS: "Liberata la regione dei campi di concentramento di Osvenzim (Auschwitz-Birkenau). Orribile campo di morte. A Osvenzim ci sono 5 campi. In 4 erano tenute persone di tutti i paesi d'Europa, il 5° era un carcere. Ogni campo è composto da un terreno enorme,circondato da diverse linee di filo spinato, su cui passa alta tensione elettrica. Dietro si trovano innumerevoli baracche di legno. Tra i sopravvissuti di questo campo di morte ci sono ungheresi, italiani, francesi, cecoslovacchi, greci, romeni, danesi, belgi, iugoslavi. Tutti sono in stato pietoso,ci sono vecchi giovani e bambini, quasi tutti sono seminudi. Ci sono molti cittadini sovietici, da Leningrado, Tula, regione di Kalinin, Mosca, da tutte le regioni dell'ucraina sovietica. Molti sono mutilati, hanno segni di torture, segni di bestialità nazifascista. Dalle prime testimonianze dei prigionieri in questo posto sono state torturate,bruciate,fucilate centinaia di migliaia di persone. Chiedo l'invio della Commissione Speciale Governativa per le indagini sulla bestialità nazifascista."
NELLA FOTOGRAFIA
Soldati dell’Armata Rossa liberano e curano i sopravvissuti di Auschwitz
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someone-named-adel · 1 year
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In this writing I had mikey and raphael in mind more than anything/ escribiendo esto, tuve en mente a mikey y a Rafael
In the living room of my house, I was talking to my brother about some issues in his notebooks.
While talking to my brother, I look out of the corner of my eye at a figure, confused, I direct my eyes to that spot, and my brother looks at me confused.
"somethin rong MC?" My brother's voice is what I hear.
Turning my head to look at him again, I tell him with a smile to lighten the mood "it's nothing, shorty" I smile a little to try to convince him of my words.
"Hey! I'm not little!" my brother refuted me, pouting.
I let out a little giggle at his attitude, touched by how cute his little face full of baby fat looked.
"Well you are a midget to me~" I said smiling as I briefly stroked his little head.
"Hmph" my little brother huffed in annoyance, crossing his arms as the pout on his face became more noticeable.
"Aww~ I love when these kinds of scenes happen with my love and their little brothers" I heard a voice speak.
Quickly my face lifted slightly and I looked around quickly, startled by that unfamiliar voice's comment.
"Did you hear that?" I asked my little brother seriously, as I looked around the room nervously.
"..." My little brother, in response lightly clung to my clothes, looking around the room fearfully as well.
Taking his hand in a gentle but firm grip, we went to the stairs leading to the second floor of the house.
"Let's go to my room, I'll get a couple of things and we'll go to the park, what do you think?" I said with a small smile to my little brother, trying to be able to calm him down and calm myself.
"Yes!" my little brother answered me, as we walked up the stairs.
We quickly went into my room, I grabbed my phone and some band aids, took my wallet as well and other small things I could put in my pockets.
After taking out what I needed, we went downstairs to the living room and I grabbed my keys that were hanging by the door, and we left the house.
Nervous, I walked quickly in the direction of the park holding hands with my little brother.
I'll have to tell my parents about this when they get back from shopping.
But for now, I'll worry about keeping my 7-year-old brother calm.
Maybe I'll tell my parents about putting security cameras around the house and inside the house.
♪•••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••♪
En la sala de mi casa, estaba hablando con mi hermano sobre algunos asuntos de sus cuadernos.
Mientras hablo con mi hermano, miro por el rabillo del ojo una figura, confundido, dirijo mi vista a ese lugar, y mi hermano me ve confundido.
"Pasa ago MC?" La voz de mi hermano es lo que escucho.
Volteando mi cabeza para volver a verlo, le digo con una sonrisa para aligerar el ambiente "no es nada, enano" sonrió un poco para intentar convencerlo de mis palabras.
"Oye! No soy enano" me refutó mi hermano, haciendo puchero.
Solté una pequeña risita ante su actitud, enternecida por lo linda que se veía su carita llena de grasa de bebé.
"Pues para mí si eres un enano~" dije sonriendo mientras le acariciaba brevemente la cabecita.
"Hmph" resoplo molesto mi hermanito, cruzando los brazos mientras el puchero en su rostro se hacia más notorio.
"Aww~ adoro cuando pasan este tipo de escenas con mi amor y sus hermanitos" escuché una voz hablar.
Rápidamente mi rostro se levantó levemente y mire a todos lados con rapidez, asustada por el comentario de esa voz desconocida.
"Escucharte eso?" Le pregunté con seriedad a mi hermanito, mientras miraba alrededor de la sala con nervios.
"..." Mi hermanito, en respuesta se aferró levemente a mi ropa, mirando con miedo alrededor de la sala también.
Tomando su mano con un agarre suave pero firme, fuimos a las escaleras que conducían al segundo piso de la casa.
"Vamos a mi habitación, buscaré un par de cosas e iremos al parque, que te parece?" Le dije con una pequeña sonrisa a mi hermanito, intentando poder calmarlo y calmarme a mi misma.
"Si!" Me respondió mi hermanito, mientras subíamos las escaleras.
Rápidamente entramos a mi habitación, tome mi teléfono y unas curitas, tome mi billetera también y otras pequeñas cosas que podía meter en mis bolsillos.
Después de sacar lo que necesitaba, bajamos a la sala y tome mis llaves que estaban colgadas al lado de la puerta, y salimos de la casa.
Nervioso, camine rápido en dirección al parque agarrado de la mano con mi hermanito.
Tendre que contarle a mis padres sobre esto cuando vuelvan de comprar.
Pero por ahora, me preocuparé de mantener tranquilo a mi hermanito de 7 años.
Tal vez le diga a mis padres sobre poner cámaras de seguridad alrededor de la casa y dentro de esta.
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la-novellista · 9 months
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Come un dipinto
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Come ogni anno avevo il congresso annuale della scuola. A parte le interminabili ore di relazione il resto era sempre indescrivibile. Location meravigliosa dove si aggiravano colleghi e colleghe in abito da sera, senza mai farsi mancare la serata di gala con cena dei soci seguita dal ballo. La location era sempre un albergo bellissimo tutto dedicato al congresso. Tutto nostro. Un covo di specialisti che parlavano la medesima lingua. Tu sapevi dove fossi,ma sapevi anche che non era possibile alcun avvicinamento. La serata era stata fantastica ed era giunto il momento di ritirarsi nelle proprie stanze. Feci la doccia ma appena uscita, ancora in accappatoio, un messaggio: " Non mettere alcun tipo di profumo!" Conoscevo il mittente ma non capii la richiesta alquanto bizzarra. Mi asciugai ed indossai una sottoveste in raso un po' retro' azzurro polvere bordata da un pizzo chantilly. Feci per entrare sotto le coperte ed arrivò un nuovo messaggio: " Vai alla finestra e apri la tenda. Solo metà però,giusto quello che serve per la tua figura." Mi alzai ed andai, aprendo la finestra: " guarda davanti a te. La finestra di fronte..." Ero senza occhiali ma vidi nettamente una figura che teneva in mano un telefono: " Sorpresa eh? Bene, in camera tua ci saranno sicuramente dei fiori, prendine uno!" Andai e tornai : "Adesso, lentamente abbassa una spallina e scopri un seno..." Era piuttosto imbarazzante anche perché chiunque avrebbe potuto vedere ma vista l'ora tarda mi interesso' poco." Adesso sfiorati la pelle con il fiore...voglio sentire l'odore delle mie mani su di te. Ecco perché niente profumo. Io voglio la tua pelle!"
Passai il fiore un pò ovunque poi arrivata al capezzolo mi fermo' :" Adesso rimani così per me. Perfetta, come un dipinto che profuma di me e solo per me!"
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aricastmblr · 7 months
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GQKOREA X 15Oct 2023
𝗚𝙌𝙆𝙊𝙍𝙀𝘼 𝙉𝙊𝙑𝙀𝙈𝘽𝙀𝙍 𝙄𝙎𝙎𝙐𝙀 𝙒𝙄𝙏𝙃 𝙅𝙄𝙈𝙄𝙉
<지큐> 11월호의 주인공 지민의 화보 미리보기! 짙은 밤, 고고히 빛나는 지민의 세계
#JIMIN #BTS #JIMINxDIOR #GQKOREA
gqkorea.co.kr
Prelanzamiento fotográfico de la edición de noviembre de BTS Jimin GQ Corea (Portada de GQ KOREA con vista previa de Jimin)
https://www.gqkorea.co.kr/2023/10/15/%EB%B0%A9%ED%83%84%
gq_korea instagram sale j.m#협찬 𝗚𝙌𝙆𝙊𝙍𝙀𝘼 𝙉𝙊𝙑𝙀𝙈𝘽𝙀𝙍 𝙄𝙎𝙎𝙐𝙀 𝙒𝙄𝙏𝙃 𝙅𝙄𝙈𝙄𝙉 <지큐> 11월호의 주인공 지민의 화보 미리보기! 짙은 밤, 고고히 빛나는 지민의 세계. 존재 자체로 신실한 언어가 된 지민이 디올을 입고 <지큐>의 카메라 앞에 섰습니다. 영원히 빛날 지민의 화보는 11월호와 다음 주 수요일 18일 <지큐> 웹사이트와 인스타그램을 통해 만날 수 있습니다. - <GQ KOREA> JIMIN‘s pictorial preview for the November issue. Deep night, Shining JIMIN’s World. who has become a faithful language being itself, stood in front of the camera of <GQ KOREA> wearing Dior. Meet the ever shine moment of JIMIN with <GQ KOREA> November issue and next Wednesday through the website and Instagram. - #JIMIN #BTS #dior #DiorSpring24 #지민 #디올 #GQKOREA - FASHION DIRECTOR Park Na Na FEATURE EDITOR Chun Hee Ran PHOTOGRAPHER Hong Jang Hyun @hongjanghyun STYLIST Kim Young Jin @kimvenchy HAIR Hansom at Bit & Boot @bit_boot_hansom MAKE-UP Kim Da Reum @beijo_da_raposa ASSISTANT Cho Young Kyoung, Hong Sang Hee, Hwang Su Hyeon LOCATION First Garden @firstgarden1
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