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#Annamaria Ferrero
gregor-samsung · 1 year
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Dilemmi
Un giorno, la sventura è entrata nella mia vita e io, come uno scemo, non sono più riuscito a farla sloggiare. L’amore più forte è quello non corrisposto. Avrei preferito non saperlo mai, ma questa è la verità: non c’è nulla di peggio che amare qualcuno che non vi ama – e allo stesso tempo è la cosa più bella che mi sia mai capitata. Amare qualcuno che vi ricambia è narcisismo. Amare qualcuno che non vi ama, questo è amore. Cercavo una prova, un’esperienza, un appuntamento con me stesso che potesse trasformarmi: sfortunatamente, sono stato esaudito ben al di là delle mie speranze. Amo una ragazza che non mi ama, e non amo più quella che mi ama. Uso le donne per detestare me stesso. “Fan-Chiang chiese: ‘Cos’è l’amore?’. Il maestro rispose: ‘Dare più valore allo sforzo che alla ricompensa, questo si chiama amore’.” (Confucio) Grazie, furfante orientale, ma io non ci sputerei sulla ricompensa. Nel frattempo, sono abbandonato. Da quando Alice ha saputo che mia moglie mi ha lasciato, si è messa paura e ha fatto marcia indietro. Più nessuna telefonata, nessun messaggio nella casella vocale 3672, né numeri di camere d’albergo sulla segreteria del Bi-Bop.* Sono come un’amante appiccicosa, palpitante in attesa che il suo uomo sposato si ricordi del suo bel culetto. Io che amavo tanto i larghi viali, mi ritrovo “back street”. Un’unica domanda mi tormenta e riassume tutta la mia esistenza: “Cos’è peggio: fare l’amore senza amare, o amare senza fare l’amore?”. Mi sento come Milou, il cane di Tintin, quando ha le sue crisi di coscienza: da una parte l’angioletto che lo incita al bene, dall’altra il diavoletto che lo istiga al male. Io ho un angioletto che vuole che mi rimetta con mia moglie, e un diavoletto che mi suggerisce di farmi Alice. La mia testa è un talk show continuo tra loro due, in diretta. Avrei preferito che il diavolo mi avesse ordinato di scoparmi mia moglie.
* Il Bi-Bop e il 3672 Memophone sono invenzioni tecnologiche di France Telecom esclusivamente destinate a favorire l’adulterio, allo scopo di farsi perdonare il tasto spia “RP”. [N.d.A.]
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Frédéric Beigbeder, L'amore dura tre anni, traduzione di Annamaria Ferrero, Feltrinelli (collana Economica, n° 8104), 2008; pp. 49-50.
[ Edizione originale: L’amour dure trois ans,  Éditions Grasset & Fasquelle, 1997 ]
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ladyfromshangai · 6 years
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Lentamente si avvicinavano, scorgendosi appena sotto la scorza delle diverse esperienze, che a poco a poco cadevano come la borraccina raschiata dalla pietra, ed apparivano le loro anime, che erano ugualmente senza peccato. Cronache di poveri amanti (1954) (Ad Annamaria Ferrero, scomparsa ieri 21/05/2018)
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gregor-samsung · 2 years
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“ L’errore è di volere una vita immobile. Si vuole che il tempo si fermi, che l’amore sia eterno, che niente muoia mai, per crogiolarsi in una perenne infanzia. Si costruiscono muri per proteggersi e sono quei muri che un giorno diventano una prigione. Ora che vivo con Alice, non costruisco più pareti. Prendo ogni secondo di lei come un regalo. Mi accorgo che si può essere nostalgici del presente. Mi capita di vivere dei momenti così meravigliosi che mi dico: “Ehi! Un giorno tutto questo lo rimpiangerò: non devo mai dimenticarmi di questo istante, per poterci ripensare quando tutto andrà male”. Scopro che per restare innamorati è necessaria una parte inafferrabile in ciascuno. Bisogna rifiutare la piattezza, non nel senso di inventarsi emozioni artificiali e stupide, ma di sapersi stupire di fronte al miracolo di ogni giorno. Essere generosi, e semplici. Si è innamorati il giorno in cui si mette il dentifricio su uno spazzolino che non è il proprio. Soprattutto, ho imparato che per essere felici bisogna essere stati molto infelici. Senza apprendistato del dolore, la felicità non è solida. L’amore che dura tre anni è quello che non si è inerpicato sulle montagne o non ha frequentato i bassifondi, quello che è caduto dal cielo bell’e pronto. L’amore dura soltanto se ne conosciamo il prezzo, e conviene pagare in anticipo, se no si rischia di saldare il conto a posteriori. Non siamo stati preparati alla felicità perché non siamo stati abituati all’infelicità. Siamo cresciuti nella religione della comodità. Bisogna sapere chi si è e chi si ama. Bisogna essere compiuti per vivere una storia incompiuta. Spero che il titolo menzognero di questo libro non vi abbia troppo irritati: certo che l’amore non dura tre anni; sono felice di essermi sbagliato. Non è che questo libro solo perché è pubblicato da Grasset dica necessariamente la verità. Non so cosa il passato mi riserva (come diceva Sagan), ma vado avanti, nel terrore meravigliato, perché non ho altra scelta, vado avanti, meno incurante di un tempo, ma vado avanti comunque, vado avanti nonostante tutto, vado avanti e vi giuro che è bello. Facciamo l’amore nell’acqua traslucida di una cala deserta. Balliamo sotto le verande. Flirtiamo in un vicolo male illuminato bevendo Marqués de Cáceres. Non smettiamo mai di mangiare. È la vita vera, insomma. Quando l’ho chiesta in sposa, Alice ha avuto questa risposta piena di tenerezza, di romanticismo, di finezza, di bellezza, di dolcezza e di poesia: «No». Dopodomani, saranno tre anni che vivo con lei. “
Frédéric Beigbeder, L'amore dura tre anni, traduzione di Annamaria Ferrero, Feltrinelli (collana Economica, n° 8104), 2008; pp. 134-35.
[ Edizione originale: L’amour dure trois ans,  Éditions Grasset & Fasquelle, 1997 ]
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gregor-samsung · 2 years
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Fuggire la felicità per paura che sfugga
Bisogna decidersi: o si vive con qualcuno, o lo si desidera. Non si può desiderare quello che si ha, è contro natura. Ecco perché i bei matrimoni vengono mandati in rovina dalla prima che passa. Anche se avete sposato la più bella ragazza del mondo, ci sarà sempre una sconosciuta che entrerà nella vostra vita senza bussare e vi farà l’effetto di un afrodisiaco superpotente. Ora, per aggravare le cose, Alice non era una sconosciuta qualsiasi. Portava un maglione aderente nero. Un maglione aderente nero può modificare il corso di due vite. Tutti i miei problemi derivano dalla mia puerile incapacità di rinunciare alla novità, da un bisogno morboso di cedere al fascino delle mille mirabolanti possibilità che riserva l’avvenire. È pazzesco quanto ciò che non conosco mi ecciti più di quello che conosco già. Sono anormale? Non preferite anche voi leggere un libro che non avete ancora letto, vedere un’opera teatrale che non conoscete a memoria, eleggere qualsiasi nuovo presidente piuttosto di quello uscente? I miei migliori ricordi con Anne risalgono a prima del matrimonio. Il matrimonio è un crimine perché uccide il mistero. Incontrate una creatura affascinante, la sposate e di colpo la creatura affascinante si è volatilizzata: è diventata vostra moglie. VOSTRA moglie! Che insulto, che svilimento per lei! Mentre quello che si dovrebbe cercare senza tregua, ogni giorno della propria vita, è una donna che non vi appartenga mai! (Da questo punto di vista, con Alice, stavo per essere servito.) Tutto il problema dell’amore, mi sembra, consiste in questo: per essere felici si ha bisogno di sicurezza mentre per essere innamorati si ha bisogno d’incertezza. La felicità si basa sulla fiducia mentre l’amore esige dubbio e inquietudine. Insomma, grossomodo, il matrimonio è stato concepito per rendere felici, ma non per restare innamorati. E innamorarsi non è il miglior modo di trovare la felicità; se così fosse, si saprebbe da un pezzo. Non so se sono stato chiaro, ma io mi capisco: quello che voglio dire è che il matrimonio mescola delle cose che non vanno bene insieme.
Frédéric Beigbeder, L'amore dura tre anni, traduzione di Annamaria Ferrero, Feltrinelli (collana Economica, n° 8104), 2008; pp. 55-56.
[ Edizione originale: L’amour dure trois ans,  Éditions Grasset & Fasquelle, 1997 ]
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gregor-samsung · 5 years
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Il problema dell'uomo moderno non è la sua cattiveria. Al contrario per ragioni pratiche, l'uomo moderno preferisce, nel complesso, essere buono. Detesta solo annoiarsi. La noia lo terrorizza, mentre non c'è nulla di più costruttivo e generoso che una giusta dose quotidiana di tempi morti, di istanti inerti, da soli o in compagnia. Octave lo ha capito: il vero edonismo è la noia. Solo la noia permette di godere del presente, ma tutti hanno l'obiettivo opposto: per divertirsi gli occidentali evadono attraverso la televisione, il cinema, internet, il telefono, i videogiochi, o una semplice rivista. Fanno le cose ma non ci sono mai con la testa, vivono per procura, come fosse un disonore accontentarsi di respirare qui e ora. Quando ci si piazza davanti alla tv o a un sito interattivo, quando si parla al cellulare o si gioca con la Playstation, non si vive. Si è da un'altra parte rispetto a dove si sta. Forse non si è morti, ma neanche troppo vivi. Sarebbe interessante misurare quante ore al giorno passiamo altrove dall'istante. Altrove da dove ci troviamo. Tutte queste macchine ci rendono sempre meno presenti a noi stessi, e sarà sempre più complicato sbarazzarsene. Tutti quelli che criticano la società dello spettacolo hanno la tele in casa. Tutti i denigratori della società dei consumi hanno una Carta Visa. La situazione è inestricabile. Nulla è cambiato dai tempi di Pascal: l'uomo continua a fuggire la propria angoscia con il divertimento. Solo che il divertimento è diventato così onnipresente da sostituire Dio. Come fuggire il divertimento? Affrontando l'angoscia. Il mondo è irreale, tranne quando è noioso.
Frédéric Beigbeder, LIRE 26.900, Feltrinelli (collana Universale Economica; traduzione di Annamaria Ferrero), 2004; p. 118.
[1ª pubblicazione: 99 francs, Grasset & Fasquelle, Paris, 2000]  
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gregor-samsung · 5 years
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A quel tempo si mettevano gigantografie di prodotti sui muri, sulle pensiline degli autobus, su case, taxi, camion, facciate di palazzi in corso di ristrutturazione, mobili, ascensori, distributori automatici, in tutte le strade e perfino in campagna. La vita era invasa da reggiseni, shampoo antiforfora e rasoi tripla lama. L'occhio umano non era mai stato tanto sollecitato in tutta la sua storia: si era calcolato che dalla nascita all'età di 18 anni ogni persona era esposta in media a 350.000 pubblicità. Perfino al margine delle foreste, nei villaggi più sperduti, in fondo alle valli più isolate e in cima alle montagne innevate, sulle cabine delle teleferiche, bisognava affrontare loghi Castorama, Bricodécor, Champion Midas e La Halle aux Vétements. Mai un attimo di tregua per lo sguardo dell'homo consommatus. Perfino il silenzio era in via d'estinzione. Era impossibile scampare a radio, televisioni accese, spot strepitanti che avrebbero finito per infiltrarsi fin dentro le vostre conversazioni telefoniche private. Era una nuova offerta Bouygues Telecom: telefonate gratis in cambio di stacchi pubblicitari ogni cento secondi. Immaginatevi: il telefono suona, un poliziotto vi comunica la morte di vostro figlio in un incidente d'auto, voi scoppiate a piangere e dall'altro capo del filo una voce canta CARREFOUR È DI PAROLA. La musica da ascensore era dappertutto, non solo negli ascensori. Lo squillo dei cellulari strillava nei TGV, nei ristoranti, nelle chiese e perfino i monasteri benedettini mal resistevano alla cacofonia generale. (Lo so: l'ho verificato.) Secondo le ricerche sopra menzionate, l'occidentale medio era sottoposto a 4000 messaggi commerciali al giorno. L'uomo era entrato nella caverna di Platone. Il filosofo greco aveva immaginato che gli uomini, incatenati in una caverna, contemplassero le ombre della realtà sui muri della loro prigione. La caverna di Platone ormai esisteva: si chiamava televisione. Sul nostro schermo catodico potevamo contemplare una realtà "Canada Dry": assomigliava alla realtà, aveva il colore della realtà, ma non era la realtà. Avevano sostituito il Logos con loghi proiettati sulle pareti umide della nostra grotta. Ci erano voluti duemila anni per arrivare a questo punto.
Frédéric Beigbeder, LIRE 26.900, Feltrinelli (collana Universale Economica; traduzione di Annamaria Ferrero), 2004; pp. 50-51.
[1ª pubblicazione: 99 francs, Grasset & Fasquelle, Paris, 2000]
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gregor-samsung · 5 years
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Bisogna riconoscere che quanto accade sulla superficie di questo pianeta non è poi così importante su scala universale. Ciò che viene scritto da un terrestre sarà al massimo letto da un altro terrestre. È probabile che le altre galassie se ne strafottano di sapere che il fatturato di Microsoft equivale al PNL del Belgio e che la fortuna personale di Bill Gates è stimata 100 milioni di dollari. Tu lavori, ti affezioni a persone, a luoghi, ti agiti su un sasso che gira nel buio. Potresti abbassare le tue pretese. Non ti rendi conto che sei solo un microbo? Chissà se esiste un Baygon contro un insetto nocivo come te.
Frédéric Beigbeder, LIRE 26.900, Feltrinelli (collana Universale Economica; traduzione di Annamaria Ferrero), 2004; p. 71.
[1ª pubblicazione: 99 francs, Grasset & Fasquelle, Paris, 2000]
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gregor-samsung · 5 years
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Saremo ricchi e ingiusti. Licenzieremo i nostri vecchi amici. Faremo il bello e il cattivo tempo terrorizzando i nostri impiegati. Ci attribuiremo i meriti dei nostri subalterni. Convocheremo giovani registi per spremergli idee fresche, illudendoli con la prospettiva di un grosso lavoro, che finiremo per eseguire noi alle loro spalle. Rifiuteremo di concedere le ferie ai dipendenti prima di farci le nostre alle Mauritius. Saremo megalomani e indecenti. Terremo i budget migliori per noi e affideremo le campagne più stimolanti a free-lance esterni per deprimere tutti i dipendenti a tempo indeterminato. Insisteremo per avere il nostro ritratto nelle pagine salmone del "Figaro" e non appena il pezzo sarà uscito esigeremo il licenziamento della giornalista se non è abbastanza agiografico (minacciando "Le Figaro"di non comprargli più neanche una pagina di pubblicità). Incarneremo il rinnovamento della pubblicità francese. Pagheremo un addetto stampa per poter dire nelle pagine comunicazione di "Stratégies" che "bisogna distinguere bene il concetto dal precetto". Impiegheremo anche molto spesso la parola "prelazione". Saremo occupatissimi e irreperibili; per ottenere un appuntamento con noi bisognerà aspettare tre mesi minimo (per vederselo annullare all'ultimo momento, la mattina stessa, da una segretaria arrogante). Chiuderemo le camicie fino all'ultimo bottone. Scateneremo intorno a noi un'epidemia di sistemi nervosi. I colleghi sparleranno di noi, ma non ci diranno mai niente in faccia, perché saremo temuti. Non faremo un cazzo di niente, ma i nostri cari ci vedranno sempre meno. Saremo pericolosi e pleonastici. Terremo le fila della società moderna. Resteremo nell'ombra "anche in piena luce". Saremo fieri di avere irresponsabilità tanto importanti.
Frédéric Beigbeder, LIRE 26.900, Feltrinelli (collana Universale Economica; traduzione di Annamaria Ferrero), 2004; pp. 154-55.
[1ª pubblicazione: 99 francs, Grasset & Fasquelle, Paris, 2000]
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gregor-samsung · 5 years
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Tutte queste marche sono rigorosamente inattaccabili. Loro hanno il diritto di parlarvi, ma voi non avete diritto di replica. La stampa può scrivere le peggiori cose su chiunque, ma provatevi a dir male di un inserzionista: rischiate di far perdere al giornale milioni di franchi di entrate pubblicitarie. In televisione la cosa è ancora più subdola: c'è una legge che proibisce di citare le marche per evitare la pubblicità occulta, impedendo in realtà di criticarle. Le marche hanno il diritto di esprimersi quanto vogliono (e pagano questo diritto molto caro), ma «non gli si può mai rispondere».
Frédéric Beigbeder, LIRE 26.900, Feltrinelli (collana Universale Economica; traduzione di Annamaria Ferrero), 2004; p. 184.
[1ª pubblicazione: 99 francs, Grasset & Fasquelle, Paris, 2000]
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gregor-samsung · 5 years
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Oggi so che nulla cambierà, è impossibile, è troppo tardi. Non si può lottare contro un avversario onnipresente, virtuale e indolore. Contrariamente a Pierre De Coubertin, direi che oggi l'essenziale è non partecipare. Bisogna tagliare la corda come Gaugin, Rimbaud o Castaneda, ecco tutto. Andarsene sull'isola deserta con Angelica che spalma olio sulle tette di Juliana che ti fa un pompino. Coltivare il proprio orticello di marijuana sperando solo di essere morti prima della fine del mondo. Le marche hanno vinto la Worl War III contro gli umani. La particolarità della terza guerra mondiale è che tutti i paesi l'hanno persa 'contemporaneamente'. Vi annuncio uno scoop: Davide non batte mai Golia. Ero un ingenuo. Il candore non è una qualità richiesta in questa corporazione. Ci sono rimasto fregato. È questo, del resto, il mio unico punto in comune con voi.
Frédéric Beigbeder, LIRE 26.900, Feltrinelli (collana Universale Economica; traduzione di Annamaria Ferrero), 2004; p.30.
[1ª pubblicazione: 99 francs, Grasset & Fasquelle, Paris, 2000]   
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gregor-samsung · 5 years
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Mi sono detto che accettando avrei forse avuto il potere di cambiare qualcosa. Era falso: non si dà mai il potere a quelli che potrebbero servirsene. Del resto, quale potere? Il potere è un'invenzione superata. I poteri di oggi sono così sfaccettati e diluiti che il sistema stesso è diventato impotente. E noi che ripetevamo convinti il nostro credo gramsciano [sic]: "Non si può dirottare un aereo senza salirci a bordo". Che ironia della sorte! Ora che entriamo nella cabina di pilotaggio, armati di bombe, e ci apprestiamo a dare ordini al pilota sotto la minaccia delle nostre mitragliette, scopriamo che non c'era nessun pilota. Volevamo dirottare un aereo che nessuno sapeva guidare.
Frédéric Beigbeder, LIRE 26.900, Feltrinelli (collana Universale Economica; traduzione di Annamaria Ferrero), 2004; p. 169.
[1ª pubblicazione: 99 francs, Grasset & Fasquelle, Paris, 2000]
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gregor-samsung · 5 years
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Sotto l'alta sorveglianza dell'esercito senegalese, il complesso turistico di Saly comprende quindici alberghi: l'agenzia si è riservata il Savana, che comprende camere climatizzate, due piscine illuminate di notte, campi da tennis, un mini-golf, un centro commerciale, un casinò e una discoteca, il tutto in riva all'Oceano Atlantico. L'Africa è cambiata dai safari di Hemingway. Ora è fondamentalmente un continente che il mondo occidentale lascia morire (due milioni di morti nel 1998 causati in buona sostanza dal rifiuto delle case farmaceutiche — come l'americana Bristol-Myers-Squibb — di abbassare i prezzi delle terapie anti-aids). Un posto ideale per rimotivare i quadri medi: su questa terra devastata dal virus e dalla corruzione, nel cuore di guerre assurde e genocidi ricorrenti, il piccolo personale capitalista riacquista fiducia nel sistema che lo fa vivere. Compra maschere tipiche in legno d'ebano, si fabbrica souvenir, crede talvolta di avere qualche scambio di vedute con gli autoctoni, invia cartoline assolate per fare invidia alle famiglie intrappolate nell'inverno parigino. L'Africa viene mostrata come contro-esempio ai pubblicitari,per mettergli fretta di tornare a casa, sollevati dal constatare che altrove c'è di peggio. Il resto dell'anno diventa allora accettabile: l'Africa serve da antiappartamento-tipo. Poiché i poveri muoiono, i ricchi hanno ragione di vivere.
Frédéric Beigbeder, LIRE 26.900, Feltrinelli (collana Universale Economica; traduzione di Annamaria Ferrero), 2004; pp. 109-110.
[1ª pubblicazione: 99 francs, Grasset & Fasquelle, Paris, 2000]
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