Tumgik
#umoristico
Text
Non è la rosa, non è il tulipano, è la sessione estiva.
5 notes · View notes
imperotenebre · 2 months
Text
Sand Land PS5 gameplay 4K - DEMO prime impressioni
youtube
Una demo deludente
0 notes
elelandia · 12 days
Text
Monstrous Regiment o il potere di un paio di brache.
Oggi, 28 Aprile 2024 è il Pratchett day. Ovvero, si celebra la nascita del nostro amato Terry Pratchett, dove per “nostro” si intende che vi viene imposto a forza dalla qui presente autrice. Questa sera vi parlerò di Monstrous Regiment, scritto nel 2003 3 trentunesimo romanzo ambientato nel Mondo Disco e ahimé ancora inedito in Italia. Cercherò di parlarvene senza spoiler, ma qualcosina…
Tumblr media
View On WordPress
5 notes · View notes
marcogiovenale · 2 years
Text
blogorilla calling!
https://gorillasapiens.wordpress.com/
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
carlyraejepsans · 1 year
Note
do you want to explode💥💥 school ? :^
are you asking me if i want to explode or if i want my school to explode because the answer is AVVISO LA POLIZIA POSTALE CHE QUESTO POST È COMPLETAMENTE FITTIZIO ED HA SCOPO PURAMENTE UMORISTICO.
54 notes · View notes
bicheco · 1 year
Text
Siete spiritosi?
Io, se voglio, riesco a pensare così forte, ma così forte, ma così forte che...
Come concludereste questa frase in modo comico, umoristico, spiritoso o, se non siete quel tipo di persona, in modo poetico o comunque sorprendente?
Forza giocate, fatemi vedere di che pasta siete fatti.
E comunque: buona Pasquetta balordi.
26 notes · View notes
kyda · 1 year
Text
bene marmeladov, d'altronde non poteva che essere così: tu personaggio umoristico, tragico, io che salgo in cucina a fare i popcorn avendo raggiunto finalmente il capitolo del tuo funerale dopo circa 450 pagine così chiudo il discorso con questo benedetto carnevale e siamo in pace
16 notes · View notes
schizografia · 1 year
Text
Nella schiatta degli autori depressi, sono certamente quello per il quale la depressione si è più banalizzata. In Beckett ho l’impressione che ci sia ancora una certa nobiltà della depressione che ha generato certi gesti patetici come distribuire l’ammontare del suo premio Nobel ai barboni. In me è la situazione normale dell’animale frustrato, che si deprime, che si mette in fondo alla sua gabbia, che si gratta... Non è nemmeno un tema, è un fondale che, del resto, uso soprattutto per il narratore. Il vantaggio è che spesso i depressi sono estremamente divertenti. Per avere uno sguardo umoristico e lucido sul mondo non c’è niente di meglio di un buon depresso. Sono molto attaccato al personaggio del narratore depresso. Forse troppo.
Michel Houellebecq
16 notes · View notes
patemi-pk · 10 months
Text
Tumblr media
A latere. Il vero supervillain di Pk negli anni 10, non è stato Moldrock.
È stato... Leo Ortolani.
Col fatto che la Panini ha 2 serie italiane umoristico-supereroistiche, le modalità di ristampa di una hanno seguito quelle dell'altra.
Ortolani vuole fare il Rat-Man Gigante per coltivare una nostalgia? Ed ecco che i Pker si beccano il Pk Giant 2K edition. Inutile dire che, se da una parte la scelta è stata IMHO poco funzionale, per Pk è stato il chiodo sulla tomba del desiderio di rivedere Pk completo e con una sistemazione editoriale ragionata.
L'anno scorso esce Rat-Man in omnibus e ora si rumoreggia che la prossima ristampa di Pk sarà in omnibus. E già tremo.
3 notes · View notes
erik595 · 1 year
Photo
Tumblr media
Nel 1975, dopo una lunga guerra di liberazione, l'Angola cessa di essere una colonia portoghese e conquista formalmente l'indipendenza. Ryszard Kapuscinski, che nella sua carriera di reporter aveva già seguito ben ventisette rivoluzioni, era lì anche questa volta. Intrappolato nell'assedio di Luanda, l'autore racconta, talvolta con tono umoristico, quello che accade in tempo di guerra in una "città chiusa", dalla quale tutti scappano come topi da una nave che affonda: prima i portoghesi con i loro beni e masserizie, poi i negozianti, la polizia, i tassisti, i barbieri, la nettezza urbana, e, infine, anche i cani. Attento in primo luogo agli esseri umani, l'autore fa rivivere con tratti affettuosi e vivaci le poche, umili e belle persone con cui aveva stretto amicizia e con le quali aveva condiviso i momenti di sconforto, privazione e paura: dona Cartagina, Diogene, il comandante Farrusco, il proiezionista dell'unico cinema rimasto in città. Infine, Carlotta, una donna giovane e bella cui Kapuscinski, per la prima volta in un suo libro, dedica un ritratto così commosso e delicato da farne un personaggio indimenticabile. La copertina del libro mostra una Carlotta orgogliosa e sorridente. . . . . . #ryszardkapuściński #kapuscinski #ancoraungiorno #libro #libri #libros #libreria #buch #livre #book #books #bookstagramitalia #bookstagram #consiglidilettura #librodaleggere #libroconsigliato #librodelgiorno #saggistica #nonfiction #angola #guerra #storia #colonialismo #africa #feltrinelli @feltrinelli_editore https://www.instagram.com/p/CmZUHILIevA/?igshid=NGJjMDIxMWI=
3 notes · View notes
Text
La nostra infelicità raggiunge il suo livello massimo solo quando intravvediamo, sufficientemente prossima, la possibilità pratica della felicità.
Una bugia è utile quando permette di trasformare la realtà, pensò; ma quando la trasformazione fallisce non resta più che la bugia, l'amarezza e la coscienza della bugia. L’humour non salva; l’humour non serve praticamente a niente. Uno può affrontare con humour tutti gli eventi della sua vita per anni, talvolta per anni e anni, in certi casi può adottare un atteggiamento umoristico fino alla fine; ciò non toglie che comunque la vita riesce a spezzargli il cuore. Quali che siano le caratteristiche di coraggio, di sangue freddo e di humour che uno può sviluppare durante la propria vita, si finisce sempre e comunque col cuore spezzato. E a quel punto si smette di ridere. Alla resa dei conti rimangono sempre e soltanto solitudine, freddo e silenzio. Alla resa dei conti non c’è altro che la morte.
Tumblr media
Michel Houellebecq, da Le particelle elementari
16 notes · View notes
elenamirulla · 1 year
Photo
Tumblr media
Siccome sono antipatica non la posto a colori. 😂 Ecco matita e china di una tavola splash page di "Weird-Vampy num.1" versione LIMITED. Infatti, la versione LIMITED contiene alcune pagine in più con contenuti più "stuzzicosi" tipo questa con Rubina, un po' alla "Sexy Tales". 😈 Le tavole aggiuntive sono più esplicite, ma sempre sexy, NON porno. 😏 Invece, se preferisci una versione più soft senza nulla da censurare o che puoi regalare a nipoti o zia puoi optare per l'edizione NORMAL. 😇 Se ti piacciono i miei fumetti, ma non sei a tuo agio con t3tte de fora, questa è l'opzione giusta per te. 😎 "Weird-Vampy" è un fumetto che considero un fantasy umoristico, ma soprattutto parla della crescita dei personaggi e delle apparenze ingannevoli, con una nota sexy nella versione limited. 🦇 Sei curios*? Sul sito di @cronaca_di_topolinia il fumetto è attualmente in PREvendita e fino al 6 gennaio avrai 2 euro di sconto+ un mio sketch in omaggio. ❤️ #vampiregirl #vampira #vampirelady #sketchbook #sketchgirl #inkdrawing #inkart #fumettoitaliano #fumettisti #fumettogram #fumetto #elenamirulla https://www.instagram.com/p/Cm6Kgvlsq1o/?igshid=NGJjMDIxMWI=
3 notes · View notes
imperotenebre · 2 months
Text
Jak and Daxter una sfida senza confini PS5 gameplay 4K - prime impressioni
youtube
Si gioca nuovamente a Jak and Daxter
0 notes
enkeynetwork · 1 month
Link
0 notes
daimonclub · 1 month
Text
Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno
Tumblr media
Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno, un post letterario che riprende alcuni brani di questo testo umoristico di Giulio Cesare Croce con una piccola introduzione e una breve biografia dell'autore. Quando frequentavo le scuole medie, nel 1973, nella nostra antologia - LA LETTURA. ANTOLOGIA CON LETTURE EPICHE di Italo Calvino e Giambattista Salinari, Zanichelli Editore, un libro bello corposo per ogni annualità, oltre all'epica, alle poesie e a vari testi letterari di autori classici vi erano anche testi più umoristici, tratti da opere di scrittori di assoluta genialità. Tra questi vi erano brani tratti dal Bertoldo di Croce che, con i testi del Don Chisciotte di Cervantes, erano tra i miei preferiti; non a caso molti anni anni dopo la mia tesi di laurea si occupò proprio del fenomeno umoristico. A distanza di 50 anni, e dopo aver sofferto parecchio durante la mia complicata esistenza, a soli pochi mesi dalla morte di mia madre, dedico questo post a Bertoldo e al suo autore, memore dei miei anni più spensierati, quando dopo delle intese giornate scolastiche ritornavo a casa e potevo beneficiare della presenza dei miei genitori, di una realtà che non ritornerà mai più. Restano solo i ricordi, la nostalgia, la meloanconia, la sofferenza e la lieve funzione terapeutica della letteratura. Giulio Cesare Croce è stato uno scrittore e drammaturgo italiano del XVI secolo, noto principalmente per essere l'autore della popolare opera comica "Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno", la cui trama ruota attorno alle avventure di due contadini, Bertoldo e Bertoldino, e del loro amico Cacasenno. Figlio di fabbri e fabbro a sua volta, morto il padre, lo zio continuò a cercare di dargli una cultura. Non ebbe mai mecenati particolari, e lasciò gradualmente la professione di famiglia per fare il cantastorie. Acquisì fama raccontando le sue storie per corti, fiere, mercati e case patrizie. Si accompagnava con un violino. L'enorme sua produzione letteraria deriva da una autoproduzione delle stampe dei suoi spettacoli. Ebbe due mogli e 14 figli e morì in povertà. L'opera di Croce è caratterizzata da un umorismo vivace, un linguaggio colloquiale e una satira sociale che prende di mira le convenzioni e le ipocrisie del suo tempo. "Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno" è diventato un classico della letteratura comica italiana e ha avuto una grande influenza sulla tradizione del teatro popolare. Una forma scritta precedente come fonte fu il medievale Dialogus Salomonis et Marcolphi. Oltre a "Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno", e ad un romanzo successivo sempre dello stesso filone, Croce scrisse anche altre opere, tra cui commedie, numerosi libretti brevi in prosa e poesia, che abbracciano vari generi letterari della tradizione popolare e raccolte di novelle.
Tumblr media
Giulio Cesare Croce L'autore riprese temi popolari del passato, come la storia di Bertoldo, ambientandola alla corte di re Alboino a Verona e a Pavia. Nella sua versione più organica, rese la storia meno licenziosa e attenuò la rivalsa popolare verso i potenti. Aggiunse un seguito riguardante il figlio di Bertoldo, chiamato Bertoldino, e successivamente un altro seguito elaborato da Adriano Banchieri, chiamato Novella di Cacasenno. Questi racconti furono poi adattati in tre film, nel 1936, nel 1954 e l'ultimo del 1984, diretto dal grande Mario Monicelli, con Ugo Tognazzi e Alberto Sordi. In Bertoldo, l'autore confessò forse le sue aspirazioni personali, rappresentando il rozzo villano come un autodidatta desideroso di fortuna e mecenati. La sua produzione letteraria contribuì significativamente allo sviluppo della commedia dell'arte italiana e alla diffusione della cultura popolare nel XVI secolo, diventando così uno dei precursori della commedia italiana, apprezzata ancora anche oggi. I suoi scritti inoltre contribuirono anche alla grande letteratura carnevalesca, un importante filone identificato per la prima volta da Michail Bachtin, che tra i suoi esponenti conta tra gli altri Luciano di Samosata, Rabelais, Miguel de Cervantes e Dostoevskij. Le sottilissime astuzie di Bertoldo. Nel tempo che il Re Alboino, Re dei Longobardi si era insignorito quasi di tutta Italia, tenendo il seggio reggale nella bella città di Verona, capitò nella sua corte un villano, chiamato per nome Bertoldo, il qual era uomo difforme e di bruttissimo aspetto; ma dove mancava la formosità della persona, suppliva la vivacità dell'ingegno: onde era molto arguto e pronto nelle risposte, e oltre l'acutezza dell'ingegno, anco era astuto, malizioso e tristo di natura. E la statura sua era tale, come qui si descrive. Fattezze di Bertoldo. Prima, era costui picciolo di persona, il suo capo era grosso e tondo come un pallone, la fronte crespa e rugosa, gli occhi rossi come di fuoco, le ciglia lunghe e aspre come setole di porco, l'orecchie asinine, la bocca grande e alquanto storta, con il labro di sotto pendente a guisa di cavallo, la barba folta sotto il mento e cadente come quella del becco, il naso adunco e righignato all'insù, con le nari larghissime; i denti in fuori come il cinghiale, con tre overo quattro gosci sotto la gola, i quali, mentre che esso parlava, parevano tanti pignattoni che bollessero; aveva le gambe caprine, a guisa di satiro, i piedi lunghi e larghi e tutto il corpo peloso; le sue calze erano di grosso bigio, e tutte rappezzate sulle ginocchia, le scarpe alte e ornate di grossi tacconi. Insomma costui era tutto il roverso di Narciso. Audacia di Bertoldo. Passò dunque Bertoldo per mezzo a tutti quei signori e baroni, ch'erano innanzi al Re, senza cavarsi il cappello né fare atto alcuno di riverenza e andò di posta a sedere appresso il Re, il quale, come quello che era benigno di natura e che ancora si dilettava di facezie, s'immaginò che costui fosse qualche stravagante umore, essendo che la natura suole spesse volte infondere in simili corpi mostruosi certe doti particolari che a tutti non è così larga donatrice; onde, senza punto alterarsi, lo cominciò piacevolmente ad interrogare, dicendo: Ragionamento fra il Re e Bertoldo. Re. Chi sei tu, quando nascesti e di che parte sei? Bertoldo. Io son uomo, nacqui quando mia madre mi fece e il mio paese è in questo mondo. Re. Chi sono gli ascendenti e descendenti tuoi? Bertoldo. I fagiuoli, i quali bollendo al fuoco vanno ascendendo e descendendo su e giù per la pignatta. Re. Hai tu padre, madre, fratelli e sorelle? Bertoldo. Ho padre, madre, fratelli e sorelle, ma sono tutti morti. Re. Come gli hai tu, se sono tutti morti? Bertoldo. Quando mi partii da casa io gli lasciai che tutti dormivano e per questo io dico a te che tutti sono morti; perché, da uno che dorme ad uno che sia morto io faccio poca differenza, essendo che il sonno si chiama fratello della morte. Re. Qual è la più veloce cosa che sia? Bertoldo. Il pensiero. Re. Qual è il miglior vino che sia? Bertoldo. Quello che si beve a casa d'altri. Re. Qual è quel mare che non s'empie mai? Bertoldo. L'ingordigia dell'uomo avaro. Re. Qual è la più brutta cosa che sia in un giovane? Bertoldo. La disubbidienza. Re. Qual è la più brutta cosa che sia in un vecchio? Bertoldo. La lascivia. Re. Qual è la più brutta cosa che sia in un mercante? Bertoldo. La bugia. Re. Qual è quella gatta che dinanzi ti lecca e di dietro ti sgraffa? Bertoldo. La puttana. Re. Qual è il più gran fuoco che sia in casa? Bertoldo. La mala lingua del servitore. Re. Qual è il più gran pazzo che sia? Bertoldo. Colui che si tiene il più savio. Re. Quali sono le infermità incurabili? Bertoldo. La pazzia, il cancaro e i debiti. Re. Qual è quel figlio ch'abbrugia la lingua a sua madre? Bertoldo. Lo stuppino della lucerna. Re. Come faresti a portarmi dell'acqua in un crivello e non la spandere? Bertoldo. Aspettarei il tempo del ghiaccio, e poi te la porterei. Re. Quali sono quelle cose che l'uomo le cerca e non le vorria trovare? Bertoldo. I pedocchi nella camicia, i calcagni rotti e il necessario brutto. Re. Come faresti a pigliar un lepre senza cane? Bertoldo. Aspettarei che fosse cotto e poi lo pigliarei. Re. Tu hai un buon cervello, s'ei si vedesse. Bertoldo. E tu saresti un bell'umore, se non rangiasti. Re. Orsù, addimandami ciò che vuoi, ch'io son qui pronto per darti tutto quello che tu mi chiederai. Bertoldo. Chi non ha del suo non può darne ad altri. Re. Perché non ti poss'io dare tutto quello che tu brami? Bertoldo. Io vado cercando felicità, e tu non l'hai; e però non puoi darla a me. Re. Non son io dunque felice, sedendo sopra questo alto seggio, come io faccio? Bertoldo. Colui che più in alto siede, sta più in pericolo di cadere al basso e precipitarsi. Re. Mira quanti signori e baroni mi stanno attorno per ubidirmi e onorarmi. Bertoldo. Anco i formiconi stanno attorno al sorbo e gli rodono la scorza. Re. Io splendo in questa corte come propriamente splende il sole fra le minute stelle. Bertoldo. Tu dici la verità, ma io ne veggio molte oscurate dall'adulazione. Re. Orsù, vuoi tu diventare uomo di corte? Bertoldo. Non deve cercar di legarsi colui che si trova in libertà. Re. Chi t'ha mosso dunque a venir qua? Bertoldo. Il creder io che un re fosse più grande di statura degli altri uomini dieci o dodeci piedi, e che esso avanzasse sopra tutti come avanzano i campanili sopra tutte le case; ma io veggio che tu sei un uomo ordinario come gli altri, se ben sei re. Re. Son ordinario di statura sì, ma di potenza e di ricchezza avanzo sopra gli altri, non solo dieci piedi ma cento e mille braccia. Ma chi t'induce a fare questi ragionamenti? Bertoldo. L'asino del tuo fattore. Re. Che cosa ha da fare l'asino del mio fattore con la grandezza della mia corte? Bertoldo. Prima che fosti tu, né manco la tua corte, l'asino aveva raggiato quattro mill'anni innanzi. Re. Ah, ah, ah! Oh sì che questa è da ridere. Bertoldo. Le risa abbondano sempre nella bocca de' pazzi. Re. Tu sei un malizioso villano. Bertoldo. La mia natura dà così. Re. Orsù, io ti comando che or ora tu ti debbi partire dalla presenza mia, se non io ti farò cacciare via con tuo danno e vergogna. Bertoldo. Io anderò, ma avvertisci che le mosche hanno questa natura, che se bene sono cacciate via, ritornano ancora: però se tu mi farai cacciar via, io tornerò di nuovo ad insidiarti. Re. Or va'; e se non torni a me come fanno le mosche, io ti farò battere via il capo.
Tumblr media
Bertoldo e il suo asino Astuzia di Bertoldo. Partissi dunque Bertoldo, e andatosene a casa e pigliato uno asino vecchio, ch'egli aveva, tutto scorticato sulla schiena e sui fianchi e mezo mangiato dalle mosche, e montatovi sopra, tornò di nuovo alla corte del Re accompagnato da un milione di mosche e di tafani che tutti insieme facevano un nuvolo grande, sì che a pena si vedeva, e gionto avanti al Re, disse: Bertoldo. Eccomi, o Re, tornato a te. Re. Non ti diss'io che, se tu non tornavi a me come mosca, ch'io ti farei gettar via il capo dal busto? Bertoldo. Le mosche non vanno elleno sopra le carogne? Re. Sì, vanno. Bertoldo. Or eccomi tornato sopra una carogna scorticata e tutta carica di mosche, come tu vedi, che quasi l'hanno mangiata tutta e me insieme ancora: onde mi tengo aver servato quel tanto che io di far promisi. Re. Tu sei un grand'uomo. Or va, ch'io ti perdono, e voi menatelo a mangiare. Bertoldo. Non mangia colui che ancora non ha finito l'opera. Re. Perché, hai tu forse altro da dire? Bertoldo. Io non ho ancora incominciato. Re. Orsù, manda via quella carogna, e tu ritirati alquanto da banda perché io veggio venire in qua due donne che devono forse voler audienza da me; e come io le avrò ispedite, tornaremo di nuovo a ragionare insieme. Bertoldo. Io mi ritiro, ma guarda a dare la sentenza giusta. Astuzia sottilissima di Bertoldo, per non essere percosso dalle guardie. Quando Bertoldo vidde che in modo alcuno non la poteva fuggire, ricorse all'usato giudicio e, volto alla Regina disse: “Poi ch'io veggio chiaramente che pur tu vuoi ch'io sia bastonato, fammi questa grazia: ti prego in cortesia, che la domanda è onesta e la puoi fare, in ogni modo a te non importa pur ch'io sia bastonato, di' a questi tuoi che mi vengono accompagnare, che dicano alle guardie che portino rispetto al capo e che elle menino poi il resto alla peggio”. La Regina, non intendendo la metafora, comandò a coloro che dicessero alle guardie che portassero rispetto al capo e che poi menassero il resto alla peggio che sapevano; e così costoro, con Bertoldo innanzi, s'inviarono verso le guardie, le quali aveano di già i legni in mano per servirlo della buona fatta; onde Bertoldo incominciò a caminare innanzi agli altri di buon passo, sì che era discosto da loro un buon tratto di mano. Quando coloro che l'accompagnavano viddero le guardie all'ordine per far il fatto ed essendo omai Bertoldo arrivato da quelle, cominciarono da discosto a gridare che portassero rispetto al capo e che poi menassero il resto alla peggio, che così aveva ordinato la Regina. I servi sono bastonati in cambio di Bertoldo. Le guardie, vedendo Bertoldo innanzi agli altri, pensando che esso fusse il capo di tutti, lo lasciarono passare senza fargli offesa alcuna, e quando giunsero i servi gli cominciarono a tempestare di maniera con quei bastoni che gli ruppero le braccia e la testa, e in somma non vi fu membro né osso che non avesse la sua ricercata di bastone. sì tutti pesti e fracassati tornarono alla Regina, la quale, avendo udito che Bertoldo con tale astuzia s'era salvato e aveva fatto bastonare i servi in suo luoco, arse verso di lui di doppio sdegno e giurò di volersene vendicare, ma per allora celò lo sdegno che ella avea, aspettando nuova occasione; facendo in tanto medicare i servi, i quali, come vi dissi, erano stati acconci per le feste, come si suol dire. Bertoldo sta nel forno e la Regina il fa cercar per tutto. Dopo che l'infelice sbirro fu mandato a bere, si fece gran diligenza per trovar Bertoldo, ma per le pedate volte alla roversa non poteva(si) comprendere ch'ei fosse uscito fuori di corte, e la Regina lo fece cercar per tutto con animo risoluto di farlo impiccare, parendogli pur grave la beffa della veste e dello sbirro. Bertoldo viene scoperto nel forno da una vecchia, e si divulga per tutto la Regina esser nel forno. Stava dunque il misero Bertoldo in quel forno e udiva il tutto e cominciò a temere molto della morte e si pentì d'esser mai andato in quella corte e non ardiva d'uscire fuori per non essere preso, sapendo che la Regina gli aveva mal animo adosso; e ora tanto più avendogli fatto la burla dello sbirro e della veste, dubitava ch'ella non lo facesse impiccare. Ma avendo indosso quella veste, ch'era lunga, né avendola tirata ben dentro del forno tutta, essendone restata fuori un lembo, volse la sua mala sorte ch'ivi venne a passare una vecchia appresso al detto forno, e conosciuto l'orlo della veste, che pendeva fuori, che quella era una delle vesti della Regina, si pensò che la Regina fusse rinchiusa nel detto forno; onde andò in un tratto da una sua vicina e gli disse che la Regina era in quel forno. Andò colei seco e, guardando nel forno, vidde la detta veste, e, conoscendola, lo disse ad un'altra, quell'altra ad un'altra e così di mano in mano a tale che non fu meza mattina che per tutta la città andò la nuova che la Regina era in un forno dietro le mura della città. Il Re dubita che Bertoldo non abbi portato la Regina in quel forno, e va a chiarirsi del fatto. Udendo il Re simil fatto, dubitò che Bertoldo avesse portato la Regina in quel forno, perché lo conosceva tanto tristo che credeva ch'ei potesse fare ogni cosa, e le strattagemme del passato maggiormente gli crescevano il sospetto; onde subito andò alla camera della Regina e la trovò ch'ella era tutta arrabbiata; e inteso da lei la beffa della veste, si fece condurre a quel forno e guardando in esso vidde costui nel detto avviluppato nella veste della Regina, e tosto lo fece tirar fuori, minacciandolo della morte; e così fu spogliato della veste il povero villano e restò con gli suoi strazzi intorno; e tra che esso era brutto di natura e avendosi tutto tinto il mostaccio nel detto forno, pareva proprio un diavolo infernale. Bertoldo è tirato fuori del forno e il Re sdegnato dice: Re. Pur ti ci ho colto, villan ribaldo, ma a questa volta non scamperai del certo, se non sei il gran diavolo. Bertoldo. Chi non vi è non vi entri, e chi v'è non si penti. Re. Chi fa quello che non deve, gli avviene quello che non crede. Bertoldo. Chi non vi va non vi casca, e chi vi casca non si leva netto. Re. Chi ride il venere, piange la domenica. Bertoldo. Dispicca l'appiccato, egli appiccherà poi te. Re. Fra carne e unghia, nissun non vi pungia. Bertoldo. Chi è in difetto, è in sospetto. Re. La lingua non ha osso e fa rompere il dosso. Bertoldo. La verità vuol star di sopra. Re. Ancor del ver si tace qualche volta. Bertoldo. Non bisogna fare, chi non vuol che si dica. Re. Chi si veste di quel d'altri, presto si spoglia. Bertoldo. Meglio è dar la lana, che la pecora. Re. Peccato vecchio, penitenza nuova. Bertoldo. Pissa chiaro, indorme al medico. Re. Il menar delle mani dispiace fino ai pedocchi. Bertoldo. E il menar de' piedi dispiace a chi è tratto giù dalle forche. Re. Fra un poco tu sarai uno di quelli. Bertoldo. Inanzi orbo, che indovino. Re. Orsù, lasciamo andare le dispute da un lato. Olà, cavaliero di giustizia, e voi altri ministri, pigliate costui e menatelo or ora a impendere a un arbore, né si dia orecchie alle sue parole perché costui è un villano tristo e scelerato che ha il diavolo nell'ampolla e un giorno sarebbe buono per rovinare il mio stato. Su, presto, conducetelo via, né si tardi più. Bertoldo. Cosa fatta in fretta non fu mai buona. Re. Troppo grave è stato l'oltraggio che tu hai fatto alla Regina. Bertoldo. Chi ha manco ragione, grida più forte. Lasciami almeno dire il fatto mio. Re. Alle tre si fa cavallo e tu glien'hai fatte più di quattro, che gli sono state di troppo affronto. Va' pur via. Bertoldo. Per aver detto la verità ho da patir la morte? Read the full article
0 notes
mediterraneosud · 4 months
Text
L' IRA DI UN DIO
"Ti devo parlare"
Disse Serena
Si incontrarono dove lavora lei.
Era un po' sulle sue
Seria
Si sedettero su una panchina, lei si accese una sigaretta si passò le mani sulle gambe , era agitata
- "Cosa succede? È successo qualcosa con il tuo ragazzo?"
"No... Ho visto che tu e Cassandra vi siete divertiti l'altra sera"
Subito il demone dentro Alex si agitò
Divenne serio.
- "Parla..." Rispose con voce secca.
"Lo conosco..."
Alex sogghignò
L'oscurità dentro di lui cominciò a bisbigliare ad accarezzarlo e accudirlo
-"Ma davvero? Hai capito la Serena" rispose con tono umoristico
"Si... A 18, 20 anni con mia sorella ci portavamo i cinquantenni"
Alex scoppiò a ridere e abbassò la testa
-"Ok... Continua..."
"Perché ridi?... E niente... Poi altre cose come sai con la Francesca con l'altra amica mia..."
- "Ok"
"Non dici nulla? Non traspare niente sei un po' inquietante"
- " Quindi?..."
"Vorrei proporti alcune cose..."
L'incendio dentro Alex bolliva di rabbia e dolore, l'oscurità in lui continuava a ripetergli "Te l'avevo detto che sono esseri inferiori sono feccia"
- Cosa vuoi propormi una cosa a 4 con il tuo ragazzo? Mi pare che avessi detto questo alla festa"
"Non solo... Quando alla festa avete parlato con il mio ragazzo e ti ha conosciuto ha detto che con te si è sentito non giudicato , libero. Lui è feticista dei piedi e appena avete parlato delle mie scarpe e dei piedi curati tu l'hai fatto sentire compreso. Gli hai detto che mi ci vedi Miss e che sono il tipo di donna da cui si parte dai piedi fino a salire."
- "Si... Ho detto esattamente questo è quello che penso."
"Poi il ragazzo di mia sorella..."
- "Ci osservava lo so "
"Fammi parlare per favore... Ha detto che siete una bella coppia perché siete liberi cioè ve ne fregate , ha detto che vi siete messi a giocare con i tappi della bottiglia o insieme al mio ragazzo a parlare di League of Legends e di sbarre di metallo su cui legare le gambe. È una delle poche volte che lui si apre così."
- "Fate cose tutti insieme e anche con tua madre giusto?"
"Non ti si può ingannare... Comunque si è capitato diciamo che sono qui più per mia madre. A mia madre sei sempre piaciuto, cioè ha detto che sei un bravo ragazzo e io gli ho detto ridendo se va beh è il peggiore di tutti è un diavolo."
- "Ringraziala è une bella donna anche lei molto composta"
Il sole ormai era sorto un freddo pungente nella città.
Tutto intorno c'era silenzio
"Mia madre mi ha detto che quelli come te sono i migliori a letto" disse Serena scoppiando a ridere
Era un po' imbarazzata, innocente quasi.
Ma Alex era serio, fermo , silente come la stessa morte . Perfino Ade si sarebbe inginocchiato dinnanzi a lui.
- "No."
La risposta fu secca, si perse subito nel vuoto della città ma sembrava riecheggiare come un eco nell'infinito.
"Ok... Ma perché a Cassandra non interessa? Cioè è troppo?"
La rabbia di Alex ribolliva l'oscurità avrebbe stritolato il collo di Serena fino ad annichilirla del tutto ad annullarla completamente.
- "Al parco giochi mi chiesi se mi piacessi ancora. Ma 3 anni fa se ben ricordi ti avevo travolta stavi con un co***one che pensava solo al lavoro e gli hai messo più corna tu che non so chi. Uno zombie mo**o dentro.
Il fatto è che vi fanno proprio con lo stampino a voi, siete tutti uguali , noiosi , scontato , privi di qualsiasi virtù. 3 anni fa ci hai giudicato hai fatto sch**o e non solo non sei stata mai sincera anche in macchina l'ultima volta. Vedi tutto quello che mi hai proposto per me è come bere un bicchiere d'acqua ma mi repelle la tua falsità... Dimmi... Serena perché dovrei dirti di sì?"
"Mi ha spaventato la tua intensitá, non sono tutti come te anzi per dirla tutta nessuno lo è e poi..."
Alex era in lacrime, odiava il mondo intero , esseri inferiori...
- "Pensavi di scandalizzarmi? O che ti giudicassi ? Sai che ca**o me ne frega? Il fatto è che mi ricordi troppo una donna... "
"Scusami... Ma non è facile"
- "Che cosa? Essere veri? Dire la verità? Essere sinceri? Credi che non sentissi già quello che eri? Io sento tutto prima, ho qualcosa dentro che mi fa vedere prima cosa siete... Non potete nascondervi ai miei occhi!"
"Avevo paura... "
- "Dovresti avere paura di quelli che ti sco***o senza amore, della falsità, della menzogna se proprio devi avere paura di qualcosa non della passione! Non dell'amore! Dovevi dirmi la verità in quel momento quando sentivi addosso tutto non ora! Non ora perché hai visto che viviamo le cose anche io e Cassandra e allora perché ti ho spiattellato i video in faccia della serata e di quello che abbiamo fatto dopo hai deciso che andavamo bene. Non devo dimostrare niente a nessuno! E non sono io a dover essere valutato!"
"Non ti conoscevo bene... Scusami... Di alcune cose me ne vergogno del mio passato"
- "All'Amore non frega un ca**o del tuo passato! Quando qualcuno ama veramente accetta tutto quello che c'è in una persona luce e ombre e vive tutto e quello che per voi è il sesso libero il sesso intenso ecc per l'Amore è niente è noia. Per quello che porto dentro siete risa ... Siete un gioco."
"Lo so... Scusa"
- "Sai cosa penso che ti sei riavvicinata a me solo perché sto diventando un figo e sono dimagrito solo perché hai capito che ho tutto e sono tutto e si te lo dico io non ci sarebbero problemi a sco**rti qui in piazza davanti a tutti. O e non solo a fare molto peggio questo è niente "
"Lo so.. ma sei tu che sei così... Sei diverso... Sei più unico..."
- "Non dirlo! Non dirlo porco D*o!
Vattene... Amo un'altra donna vai a lavoro."
"Certo perché l'amore giustifica tutto vero?"
- "No... L'amore non è mai perdonato mentre lo sch**o, il marciume , il male viene sempre giustificato."
" Altro che angelo tu sei il diavolo davvero"
- "Si! E va benissimo così! Ringrazia tutti e salutameli"
Alex prese e se ne andò scoppiò in lacrime lungo la strada di casa urlava nel silenzio.
L'oscurità in lui gli parlava lo abbracciava gli sussurrava perfino.
Parlò con sé stesso:
"Che cosa hai deciso di fare?" Chiese l'oblio
- "Andiamo a caccia..."
"Si mio Signore... "
- "Chi si frappone tra me e lei distruggilo"
"Esige questo?"
- "Esigo prendermi il mio posto accanto a lei"
"Cosi sia..."
0 notes