Tumgik
#per le minoranze invece
heresiae · 2 years
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fatevi un favore. non discutete in questo momento di politica con persone che non conoscete veramente bene. perché non potete sapere quando succederà che uno dei vostri colleghi preferiti con qui andate più daccordo e pensate di essere sulla stessa ideologia, faccia uscite del cazzo che starebbero meglio in bocca al mio clan celtico pieno di fascisti autodichiarati.
giuro in questo momento mi sento più accolta e vicina ai miei leghisti moderati che a lui.
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gregor-samsung · 11 months
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"È sempre magnifico sentirsi vicini ad un piccolo popolo che soffre. In questo modo l'ingerenza «umanitaria» permette al forte di inserirsi nella politica dei deboli, con il migliore degli alibi morali possibili. Gli Stati Uniti hanno lanciato delle operazioni militari contro piccoli Stati dell'America Latina con il pretesto che davano appoggio a dei narcotrafficanti. Una di queste, contro Panama nel 1989, di rara brutalità, provocò almeno duemila morti e fu bellamente chiamata «Giusta Causa». Cosa di più bello, in effetti, che combattere per lo straziante problema della droga, se i nostri nemici possono essere rappresentati come chi, in qualche modo, ne è all'origine?¹ Nella guerra della NATO contro la Jugoslavia si trova lo stesso sfasamento tra gli scopi ufficiali e quelli inconfessati del conflitto. Ufficialmente la NATO interviene per preservare il carattere multietnico del Kosovo, per impedire che le minoranze siano maltrattate, per imporre la democrazia e farla finita col dittatore. Si tratta di difendere la causa sacra dei diritti dell'uomo. Alla fine della guerra, non solo ciascuno può constatare che nessuno di questi obiettivi è stato raggiunto, che la società multietnica è ancor più lontana e che le violenze contro le minoranze - Serbi e Rom, questa volta - sono quotidiane, ma anche che gli obiettivi economici e geopolitici della guerra, di cui non si è mai parlato, sono stati - quelli sì - raggiunti. Così, senza che sia stato mai ufficialmente rivendicato, la sfera d'influenza della NATO s'è notevolmente allargata nell'Europa del Sud-Est. L'organizzazione atlantica s'è installata in Albania, Macedonia e Kosovo, regioni che fino ad allora s'erano mostrate recalcitranti a tale spiegamento.
Dal punto di vista economico, inoltre, la Jugoslavia (ove funzionava ancora, per larga parte, un mercato pubblico), «riluttante» all'istituzione di un'economia di mercato pura e semplice², si vide «proporre» a Rambouillet che l'economia del Kosovo funzionasse «secondo i principi del libero mercato e fosse aperta alla libera circolazione dei [...] capitali, compresi quelli di origine internazionale». Innocentemente ci si potrebbe chiedere che rapporto ci può essere tra la difesa delle minoranze oppresse e la libera circolazione dei capitali, ma il primo tipo di discorso nasconde evidentemente fini economici meno confessabili. Così dodici grandi società americane³, tra cui Ford, General Motors e Honeywell, sponsorizzarono il summit del cinquantesimo anniversario della NATO, tenuto a Washington nella primavera del 1999. In modo totalmente disinteressato, pensano alcuni, mentre altri pensano che sia stato un do ut des e che i bombardamenti contro la Jugoslavia per distruggere l'economia socialista abbiano fatto piazza pulita per le multinazionali che, da molto, sognavano di aprire in quei luoghi un grande cantiere e di fare buoni affari. Lo stesso portavoce della NATO, Jamie Shea, peraltro, aveva annunciato che il costo dell'operazione militare contro la Jugoslavia sarebbe stato largamente compensato dai benefici che, a più lungo termine, i mercati avrebbero potuto apportare⁴.”
¹ Se, invece, i trafficanti d'eroina sono politicamente nostri alleati, come fu nel caso di gruppi dell'UCK albanese, si perdona loro facilmente queste mancanze veniali (leggere l'articolo di Erich Inciyan «Le réseaux albanaise de l'héroine, la propagande de Belgrade contre l'UCK et la réalité», Le Monde, 4 e 5 aprile 1999). ² La sua economia era largamente mista ed aperta ai privati da moltissimo tempo. ³ Washington Post, 13 aprile 1999, citato da Michel Collon, Monopoly. L'Otan à la conquéte du monde, EPO, 1999, p. 92 . ⁴ Dichiarazione al tempo dell'emissione «Argent public», France 2, domenica 2 maggio 1999, citato da Serge Halimi, L'Opinion ça se travaille. Les médias, l'OTAN et la guerre du Kosovo, Agone Editeur, Marseille, 2000, p. 68.
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Anne Morelli, Principi elementari della propaganda di guerra - Utilizzabili in caso di guerra fredda, calda o tiepida..., prefazione di Giulietto Chiesa, traduzione di Silvio Calzavarini, Casa editrice Ediesse (collana Saggi), 2005¹; pp. 59-60. [Note dell’Autrice]
[Edizione originale: Principes élémentaires de propagande de guerre (utilisables en cas de guerre froide, chaude ou tiède ... ), Éditions Labor, Bruxelles, primavera 2001]
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vintagebiker43 · 1 month
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Poveri seguaci di Roberto Vannacci. Il generale gli aveva fatto credere di costituire la "maggioranza" del paese e ora scopriamo - ma lo sapevamo già - che sono solo una sparuta minoranza che prova solo ad alzare la voce e a far caciara. Per la Lega a trazione Salvini, che ha già preso una doppia batosta elettorale, in Sardegna e in Abruzzo, sarà l'inizio della fine se persiste nell'ostinata intenzione di candidare Vannacci, cui resta solo una cosa dignitosa da fare: lasciare l'esercito e ritirarsi a vita privata. L'irricevibile generale si è finora sottratto a ogni serio confronto pubblico e, fra indagini in corso e provvedimenti disciplinari, sta ultimamente provando a edulcorare il suo pensiero, pensando di essere in guerra con indosso una camaleontica mimetica, e continua intanto a negare, sfacciato e imperterrito, l'evidenza.
Dimettete Salvini, che ha ormai consegnato la Lega, chiavi in mano, all'estrema destra. Non passerà il diritto all'odio e alla discriminazione verso "minoranze non normali". Dovessi portare la questione in Europa, cosa che sto già pensando di fare, l'Italia omofoba, razzista, sessista che in questi mesi ha rialzato la testa - lo ridico: minoritaria - tornerà da dove è venuta coi suoi bracci alzati, le sue marcette, i suoi inni nostalgici. Per nostra fortuna abbiamo un grande presidente della Repubblica, con la schiena drittissima, come Sergio Mattarella. Vigila sulla democrazia, e di questo milioni di italiani e di italiane non possono non essergli grati.
Il paradosso. Se urli il tuo antifascismo alla Scala di Milano vieni identificato come se avessi inneggiato al fascismo. Se invece hai scritto un libro omofobo con indosso una divisa militare, ledendo la dignità delle forze armate e in spregio proprio al nostro testo costituzionale (e ai codici di comportamento militari), pretendi poi di rivendicare la libertà di pensiero e di espressione e alcuni - non importa se ignoranti in materia di diritto o perfettamente consapevoli della pericolosa insussistenza di quel che dicono - lo fanno addirittura per te. Inveiscono, insultano o minacciano (parteggiando per un generale dell'esercito che in un altro paese sarebbe già stato messo alla porta) ma non sanno che stanno sparando le loro ultime cartucce.
Massimo Arcangeli
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viendiletto · 4 months
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Il Consiglio della Minoranza accusa la Regione Istriana: «Svilite storia e memoria della componente italiana»
Pola. Un duro atto d’accusa nei confronti della Regione Istriana, colpevole d’ignorare sistematicamente richieste e proposte avanzate per valorizzare la componente identitaria italiana presente nella penisola. A sferrarlo è stato il Consiglio della Minoranza italiana autoctona che, nel corso dell’ultima riunione del 2023 organizzata a Fasana, ha denunciato i troppi silenzi delle autorità. A farne le spese alcuni progetti particolarmente sentiti dagli italiani in Istria, come l’intitolazione del nuovo ospedale di Pola al dottor Geppino Micheletti, l’eroe di Vergarolla.
Come noto, nell’esplosione di residuati bellici del 18 agosto 1946 sulla spiaggia di Vergarolla a Pola, morirono oltre 100 bagnanti e quell’episodio fece scattare l’esodo degli Italiani. Quel giorno Micheletti era di turno al reparto chirurgia e continuava a operare i feriti che arrivavano in continuazione, nonostante avesse saputo che nella strage erano morti i suoi due figlioletti e altri familiari. Ecco dunque che dare il suo nome all’ospedale ancora fresco di inaugurazione viene ritenuto atto dovuto. Eppure l’autorità regionale non ha mai dato risposta non solo al Consiglio della Minoranza, ma neanche all’Unione Italiana che aveva approvato una mozione ad hoc nella riunione del dicembre 2021 a Buie. Ora sembra che tale battaglia sia definitivamente persa visto che dal primo gennaio l’ospedale di Pola rientrerà nelle competenze dello Stato per cui la Regione non avrà più voce in capitolo.
Va ricordato che il citato Consiglio è un organismo contemplato dalla Legge sulla Tutela delle minoranze nazionali in Croazia, quindi è un ente differente rispetto all’Unione Italiana che è invece l’associazione rappresentativa di tutti gli Italiani rimasti, residenti in Croazia e Slovenia. Però le loro finalità sono simili: la tutela degli Italiani sul territorio del loro insediamento storico.
Come constatato a Fasana, l’autorità regionale è rimasta e rimane sorda anche ad altre richieste. Una riguarda l’esodo e le foibe. È stato chiesto che a livello regionale venisse istituita una data a ricordo del grande esodo degli Istriani, che in maggioranza furono Italiani e che una delle numerose foibe venga scelta come simbolo di quella pagina dolorosa di storia in modo che i discendenti delle vittime ed altre persone possano portare lì un fiore.
L’ultima richiesta riguarda la canzone solenne Krasna zemljo (Terra Magnifica) dell’Istria che viene intonato nelle celebrazioni importanti. Ebbene nel testo si esalta la componente nazionale croata dell’Istria mentre quella italiana viene totalmente ignorata. Per cui si chiede di rimediare, considerato che ufficialmente l’Istria è regione bilingue, con la lingua italiana parificata al croato. Di lì a richiedere di un nuovo incontro chiarificatore con il governatore Boris Miletić per arrivare a una soluzione.
Valmer Cusma
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unfilodaria · 9 months
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... ma agli uomini afgani o iraniani va bene così...?
Afghanistan, l’apartheid delle donne di Daniela Hamaui
Provate ad immaginare di arrivare in un Paese dove la metà delle persone vive al buio sia di giorno che di notte. In quelle case le finestre sono oscurate da drappi pesanti e all’interno si aggirano dei fantasmi a cui non è consentito fare quasi nulla. Sono perennemente avvolti nelle tenebre, senza sogni e senza futuro se non quello di essere rinchiusi nell’oscurità.
Non si tratta però di un film di fantascienza o di una pellicola horror ma della quotidianità delle donne afghane a cui è vietato praticamente tutto.
Amnesty International ha stilato un elenco delle cose che le ragazze e le donne afghane non possono fare: andare a scuola dopo gli 11 anni (ma in molte province l’età è scesa a 8), frequentare l’università, passeggiare nei parchi pubblici, fare sport, apparire nei programmi tv, viaggiare oltre 72 km senza il permesso di un tutore.
Ma quest’elenco, già di per sé simile a una vera e propria apartheid, si allunga di giorno in giorno.
Alle donne non è più consentito di lavorare per le Ong straniere e l’effetto di questa decisione si riflette sulle ragazze sole e le vedove a cui nessuno consegna gli aiuti umanitari perché solo gli uomini hanno diritto di ritirarli.
Le donne non hanno più accesso ai contraccettivi, non possono comprare una sim né andare in un salone di bellezza perché ormai sono chiusi.
E l’ultimo divieto, forse il più assurdo e crudele, è che non è consentito loro di farsi curare da un dottore di sesso maschile, e dato che le donne non possono più accedere all’università e diventare dottoresse, il risultato è che è ormai impossibile per le afghane avere un’assistenza sanitaria.
Il problema è che la luce l’hanno spenta non solo gli americani, che due anni fa hanno abbandonato l’Afghanistan in mano ai talebani, l’abbiamo spenta anche noi, dimenticandoci di loro, pensando che la cosa non ci riguardi, che sono questioni interne senza riflessi sul resto del mondo.
Errore gravissimo perché le ideologie sono come il vento che quando inizia a soffiare non sai mai in che direzione andrà, quali incendi propagherà e cosa si porterà dietro.
L’integralismo dei talebani però oramai lo conosciamo bene e sappiamo quanto la loro misoginia e l’accanimento contro la vita delle donne possano essere un modello pericoloso e una tentazione per molti regimi autoritari.
Le donne afghane sono state spesso definite eroine per la loro forza e resilienza ma alcune cominciano purtroppo a crollare. Le bambine non capiscono perché a loro sono precluse alcune attività che ai fratelli maschi sono consentite.
Alberto Cairo, che lavora lì per Nove Onlus, ha raccontato su Repubblica di un padre disperato che per consolare le figlie così depresse da piangere tutto il giorno si è visto costretto ad indebitarsi per portarle qualche giorno in vacanza e regalare loro un minimo di speranza.
Shabnam Nasimi, attivista afghana ed ex consulente del ministero inglese per il Reinsediamento e per quello dei Rifugiati, in un articolo per il Guardian mette in guardia dalla “sconcertante narrativa che suggerisce che i talebani siano forieri di sicurezza e stabilità”.
E racconta come il 31 luglio il Dipartimento di Stato americano ha rilasciato una dichiarazione su un incontro tra funzionari Usa e alti esponenti talebani riconoscendo che c’è stata una diminuzione degli attacchi terroristici su larga scala contro i civili afghani.
Ma se gli attentati nei mercati o nei centri delle città sono diminuiti, sono invece aumentate le gravi violazioni dei diritti umani contro le donne, le minoranze e chi si oppone al regime. E tutto sotto il nostro silenzio e la nostra indifferenza.
Nei mesi scorsi le ragazze iraniane che, dopo l’uccisione di Mahsa Amini, sfilavano nelle piazze sfidando il regime autoritario degli ayatollah, erano sulle prime pagine di tutti i giornali internazionali.
Ora non ne parla più nessuno, nel frattempo anche se il numero delle ragazze uccise è aumentato, sono tornate ad essere invisibili.
Ma fino a quando ci sarà anche solo un Paese del mondo dove le donne vengono discriminate, osteggiate e represse, il problema non può essere solo loro, è anche nostro!
(Fonte Facebook)
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crazy-so-na-sega · 1 year
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"Le torri di guardia, le porte a doppia chiusura e la videosorveglianza nei campi cinesi di rieducazione sono lì "per prevenire le fughe". Uiguri e altre minoranze detenute all'interno ottengono punteggi in base alla padronanza con cui riescono a parlare in mandarino, la lingua dominante, e devono seguire rigide regole su tutto, dalla pulizia personale all'uso del bagno. Questi punteggi determinano il loro futuro e se potranno o meno tornare a casa. "Le buone maniere" sono una materia obbligatoria, mentre corsi sul "miglioramento delle proprie competenze professionali" vengono offerti solo dopo un anno di permanenza nei campi. "Formazione volontaria al lavoro", questa è la ragione che il governo cinese ha dato per spiegare la detenzione di oltre un milione di persone appartenenti a minoranze etniche, la maggior parte musulmane. Ma un  progetto riservato giunto nelle mani di un consorzio di organizzazioni giornalistiche dimostra che questi campi sono invece esattamente ciò che hanno descritto gli ex detenuti: centri segreti di forzata rieducazione ideologica e comportamentale". (2019)
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se ne parla poco. E niente.....magari i mandarini piacciono....;-)
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smokingago · 2 years
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Liliana Segre
Punto.
Colleghe Senatrici, Colleghi Senatori,
rivolgo il più caloroso saluto al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e a quest’Aula. Con rispetto, rivolgo il mio pensiero a Papa Francesco.
Certa di interpretare i sentimenti di tutta l’Assemblea, desidero indirizzare al Presidente Emerito Giorgio Napolitano, che non ha potuto presiedere la seduta odierna, i più fervidi auguri e la speranza di vederlo ritornare presto ristabilito in Senato.
Il Presidente Napolitano mi incarica di condividere con voi queste sue parole: “Desidero esprimere a tutte le senatrici ed i senatori, di vecchia e nuova nomina, i migliori auguri di buon lavoro, al servizio esclusivo del nostro Paese e dell’istituzione parlamentare ai quali ho dedicato larga parte della mia vita”.
Rivolgo ovviamente anch’io un saluto particolarmente caloroso a tutte le nuove Colleghe e a tutti i nuovi Colleghi, che immagino sopraffatti dal pensiero della responsabilità che li attende e dalla austera solennità di quest’aula, così come fu per me quando vi entrai per la prima volta in punta di piedi.
Come da consuetudine vorrei però anche esprimere alcune brevi considerazioni personali.
Incombe su tutti noi in queste settimane l’atmosfera agghiacciante della guerra tornata nella nostra Europa, vicino a noi, con tutto il suo carico di morte, distruzione, crudeltà, terrore...una follia senza fine.
Mi unisco alle parole puntuali del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “la pace è urgente e necessaria. La via per ricostruirla passa da un ristabilimento della verità, del diritto internazionale, della libertà del popolo ucraino”.
Oggi sono particolarmente emozionata di fronte al ruolo che in questa giornata la sorte mi riserva.
In questo mese di ottobre nel quale cade il centenario della Marcia su Roma, che dette inizio alla dittatura fascista, tocca proprio ad una come me assumere momentaneamente la presidenza di questo tempio della democrazia che è il Senato della Repubblica.
Ed il valore simbolico di questa circostanza casuale si amplifica nella mia mente perché, vedete, ai miei tempi la scuola iniziava in ottobre; ed è impossibile per me non provare una sorta di vertigine ricordando che quella stessa bambina che in un giorno come questo del 1938, sconsolata e smarrita, fu costretta dalle leggi razziste a lasciare vuoto il suo banco delle scuole elementari, oggi si trova per uno strano destino addirittura sul banco più prestigioso del Senato!
Il Senato della diciannovesima legislatura è un’istituzione profondamente rinnovata, non solo negli equilibri politici e nelle persone degli eletti, non solo perché per la prima volta hanno potuto votare anche per questa Camera i giovani dai 18 ai 25 anni, ma soprattutto perché per la prima volta gli eletti sono ridotti a 200.
L’appartenenza ad un così rarefatto consesso non può che accrescere in tutti noi la consapevolezza che il Paese ci guarda, che grandi sono le nostre responsabilità ma al tempo stesso grandi le opportunità di dare l’esempio.
Dare l’esempio non vuol dire solo fare il nostro semplice dovere, cioè adempiere al nostro ufficio con “disciplina e onore”, impegnarsi per servire le istituzioni e non per servirsi di esse.
Potremmo anche concederci il piacere di lasciare fuori da questa assemblea la politica urlata, che tanto ha contribuito a far crescere la disaffezione dal voto, interpretando invece una politica “alta” e nobile, che senza nulla togliere alla fermezza dei diversi convincimenti, dia prova di rispetto per gli avversari, si apra sinceramente all’ascolto, si esprima con gentilezza, perfino con mitezza.
Le elezioni del 25 settembre hanno visto, come è giusto che sia, una vivace competizione tra i diversi schieramenti che hanno presentato al Paese programmi alternativi e visioni spesso contrapposte. E il popolo ha deciso.
È l’essenza della democrazia.
La maggioranza uscita dalle urne ha il diritto-dovere di governare; le minoranze hanno il compito altrettanto fondamentale di fare opposizione. Comune a tutti deve essere l’imperativo di preservare le Istituzioni della Repubblica, che sono di tutti, che non sono proprietà di nessuno, che devono operare nell’interesse del Paese, che devono garantire tutte le parti.
Le grandi democrazie mature dimostrano di essere tali se, al di sopra delle divisioni partitiche e dell’esercizio dei diversi ruoli, sanno ritrovarsi unite in un nucleo essenziale di valori condivisi, di istituzioni rispettate, di emblemi riconosciuti.
In Italia il principale ancoraggio attorno al quale deve manifestarsi l’unità del nostro popolo è la Costituzione Repubblicana, che come disse Piero Calamandrei non è un pezzo di carta, ma è il testamento di 100.000 morti caduti nella lunga lotta per la libertà; una lotta che non inizia nel settembre del 1943 ma che vede idealmente come capofila Giacomo Matteotti.
Il popolo italiano ha sempre dimostrato un grande attaccamento alla sua Costituzione, l’ha sempre sentita amica.
In ogni occasione in cui sono stati interpellati, i cittadini hanno sempre scelto di difenderla, perché da essa si sono sentiti difesi.
E anche quando il Parlamento non ha saputo rispondere alla richiesta di intervenire su normative non conformi ai principi costituzionali – e purtroppo questo è accaduto spesso – la nostra Carta fondamentale ha consentito comunque alla Corte Costituzionale ed alla magistratura di svolgere un prezioso lavoro di applicazione giurisprudenziale, facendo sempre evolvere il diritto.
Naturalmente anche la Costituzione è perfettibile e può essere emendata (come essa stessa prevede all’art. 138), ma consentitemi di osservare che se le energie che da decenni vengono spese per cambiare la Costituzione – peraltro con risultati modesti e talora peggiorativi – fossero state invece impiegate per attuarla, il nostro sarebbe un Paese più giusto e anche più felice.
Il pensiero corre inevitabilmente all’art. 3, nel quale i padri e le madri costituenti non si accontentarono di bandire quelle discriminazioni basate su “sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali”, che erano state l’essenza dell’ancien regime.
Essi vollero anche lasciare un compito perpetuo alla “Repubblica”: “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.
Non è poesia e non è utopia: è la stella polare che dovrebbe guidarci tutti, anche se abbiamo programmi diversi per seguirla: rimuovere quegli ostacoli !
Le grandi nazioni, poi, dimostrano di essere tali anche riconoscendosi coralmente nelle festività civili, ritrovandosi affratellate attorno alle ricorrenze scolpite nel grande libro della storia patria.
Perché non dovrebbe essere così anche per il popolo italiano? Perché mai dovrebbero essere vissute come date “divisive”, anziché con autentico spirito repubblicano, il 25 Aprile festa della Liberazione, il 1° Maggio festa del lavoro, il 2 Giugno festa della Repubblica?
Anche su questo tema della piena condivisione delle feste nazionali, delle date che scandiscono un patto tra le generazioni, tra memoria e futuro, grande potrebbe essere il valore dell’esempio, di gesti nuovi e magari inattesi.
Altro terreno sul quale è auspicabile il superamento degli steccati e l’assunzione di una comune responsabilità è quello della lotta contro la diffusione del linguaggio dell’odio, contro l’imbarbarimento del dibattito pubblico, contro la violenza dei pregiudizi e delle discriminazioni.
Permettetemi di ricordare un precedente virtuoso: nella passata legislatura i lavori della “Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all'odio e alla violenza” si sono conclusi con l’approvazione all’unanimità di un documento di indirizzo. Segno di una consapevolezza e di una volontà trasversali agli schieramenti politici, che è essenziale permangano.
Concludo con due auspici.
Mi auguro che la nuova legislatura veda un impegno concorde di tutti i membri di questa assemblea per tenere alto il prestigio del Senato, tutelare in modo sostanziale le sue prerogative, riaffermare nei fatti e non a parole la centralità del Parlamento.
Da molto tempo viene lamentata da più parti una deriva, una mortificazione del ruolo del potere legislativo a causa dell’abuso della decretazione d’urgenza e del ricorso al voto di fiducia. E le gravi emergenze che hanno caratterizzato gli ultimi anni non potevano che aggravare la tendenza.
Nella mia ingenuità di madre di famiglia, ma anche secondo un mio fermo convincimento, credo che occorra interrompere la lunga serie di errori del passato e per questo basterebbe che la maggioranza si ricordasse degli abusi che denunciava da parte dei governi quando era minoranza, e che le minoranze si ricordassero degli eccessi che imputavano alle opposizioni quando erano loro a governare.
Una sana e leale collaborazione istituzionale, senza nulla togliere alla fisiologica distinzione dei ruoli, consentirebbe di riportare la gran parte della produzione legislativa nel suo alveo naturale, garantendo al tempo stesso tempi certi per le votazioni.
Auspico, infine, che tutto il Parlamento, con unità di intenti, sappia mettere in campo in collaborazione col Governo un impegno straordinario e urgentissimo per rispondere al grido di dolore che giunge da tante famiglie e da tante imprese che si dibattono sotto i colpi dell’inflazione e dell’eccezionale impennata dei costi dell’energia, che vedono un futuro nero, che temono che diseguaglianze e ingiustizie si dilatino ulteriormente anziché ridursi. In questo senso avremo sempre al nostro fianco l’Unione Europea con i suoi valori e la concreta solidarietà di cui si è mostrata capace negli ultimi anni di grave crisi sanitaria e sociale.
Non c’è un momento da perdere: dalle istituzioni democratiche deve venire il segnale chiaro che nessuno verrà lasciato solo, prima che la paura e la rabbia possano raggiungere i livelli di guardia e tracimare.
Senatrici e Senatori, cari Colleghi, buon lavoro!
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gabriellovescandy · 2 years
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Elezioni del 25 settembre
Di solito non faccio mai post originali, men che meno in italiano e onestamente non so neanche quanti italiani mi seguano, ma mi sembra di averne visti almeno un paio in giro quindi ci tenevo a dire qualcosa a riguardo di questo 25 settembre. Non sono nessuno, ma stavolta mi pare importante.
ANDATE A VOTARE!
Lasciatemi spiegare: so che c'è un grosso movimento di persone disilluse in questo periodo che non sa cosa fare. Oggettivamente non ci sono molte opzioni, e nessuna è particolarmente rappresentativa della nostra idea (nostra usato come termine generale, anche non avessimo le stesse opinioni sento questo sentimento comune che gira da un po'). È vero, fa tutto abbastanza schifo. Ma. La scelta è comunque presente.
I partiti fanno tutti schifo io sto a casa e faccio vedere che ne servono di migliori
Capisco il sentimento di ribellione: io non sono d'accordo con i partiti che mi presentate, resto a casa. Però non è questo il modo per ribellarsi. Stando a casa, il governo non conta il tuo moto di ribellione, non ti conta e basta. Non saprà mai la tua opinione. Mentre se vai a votare scheda bianca (opzione che personalmente non supporto, ma posso comprendere ed è meglio dell’alternativa), il tuo dissenso viene contato e preso in considerazione dal governo. In particolare per il partito che vincerà! Se non ti stanno bene le scelte presenti, sappi che il potere del partito in entrata aumenta o diminuisce in base alla percentuale di voti presi rispetto al popolo votante. Il che vuol dire che se prendono 55 voti su 100 sono al governo, è vero, ma hanno dei limiti. Dopo una certa percentuale di voti presi però, hanno il potere di cambiare la costituzione. Cosa che se non sei fan dei partiti presentati immagino che tu non voglia! Quindi... vai al seggio! Fai sentire la tua opinione! E se vuoi protestare, ti prego fallo in modo sensato almeno.
Sarò anche di sinistra/centro, però la destra ha un fronte unito, non voglio che il governo cada di nuovo
E ora per quelli che invece hanno le idee meno chiare, che sono indecisi magari tra sinistra e destra perché bella la sinistra ma la destra effettivamente ha una coalizione forte e non farà crollare il governo, una sola domanda: secondo voi, perché la destra non è un partito unico? Sarebbe la scelta più sensata, schiaccerebbe la concorrenza, avrebbero molti più voti! La risposta è perché hanno tutti idee diverse. Sembrano un fronte unito, e venderanno questa idea fino al loro ultimo respiro (o più probabilmente fino al 26 settembre), ma si sono oggettivamente messi insieme solo per vincere queste elezioni. Dopo le elezioni pensate davvero che riusciranno a restare uniti? Quando su ogni singola questione ognuno dei leader ha dato risposte drasticamente diverse? No.
Conclusione:
Sono stanca di scrivere questo post quindi andate a votare un partito sensato a sinistra che per quanto disastroso non vuole ammazzare gay e rom e riportare il fascismo in Italia, eh? Perché è l’unica cosa che accomuna quelli di destra, e tanto il governo cade lo stesso perché siamo in Italia. Ma almeno non ci saltano fuori leggi sulla leva obbligatoria e sulla ghettizzazione di minoranze etniche e sociali! Quindi andate a votare e esprimete la vostra opinione, perché il primo che sento lamentarsi del governo per poi dire “beh certo che non ho votato faceva tutto schifo haha lol“ lo meno. Forte. Con una spada affilata.
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multiverseofseries · 1 month
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Elemental: l'amore impossibile tra acqua e fuoco
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Da qualche anno, giugno è divenuto il mese dei film Pixar. Un'abitudine consolidata, che si protrae  anno dopo anno a dispetto delle accoglienze sotto le aspettative e ai fasti del passato. Resta che Elemental sia un film gradevole, che diverte e intrattiene, che ha il merito di affrontare tematiche attuali e importanti, parlando di accettazione delle diversità e integrazione.
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🎶Una ragazza incontra un ragazzo🎶 (la cit alla canzone dei The Kolors era d’obbligo anche se al contrario). Così pressapoco  inizia la storia di Elemental, proprio nella miglior tradizione delle commedie romantiche, se non fosse che la ragazza è fatta di fuoco e il ragazzo di acqua. Opposti che però si attraggono, come da tradizione, ma che rendono difficile portare avanti un rapporto, tra i comprensibili timori personali e le convenzioni sociali da superare. Se Ember è una ragazza dal temperamento bruciante, come il suo elemento fa intendere, Wade è invece molto più calmo e disposto a seguire la corrente, come del resto il suo esser d'acqua rende naturale. Differenze che però i due protagonisti sono costretti a mettere da parte per accogliere il legame che poco a poco si viene a formare tra loro, ma nel mentre affrontare un problema pratico che mette a rischio Firetown, il quartiere di Element City in cui il popolo del fuoco vive.
Ma non ci sono solo acqua e fuoco ad Element City, ma anche aria e terra, i classici quattro elementi che rendono varia e ricca una città rappresentata con la ricchezza di dettagli a cui la Pixar ci ha da sempre abituati. Una città che però sembra essere costruita a misura di alcuni elementi piuttosto che di altri, con il fuoco relegato nella sua Firetown con scarse possibilità di integrazione. Lì la famiglia di Ember gestisce un negozio sin dal loro arrivo in città e il destino della ragazza, segnato e apparentemente inevitabile, sembra quello di seguire le orme del padre e rilevarlo al momento della pensione del genitore.
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Elemental: una scena del film
C'è però tanta acqua che mette a rischio il quartiere di Firetown ad  Element City ed è anche una riflessione importante sull'integrazione delle minoranze nelle nostre città, un sentimento che il regista Peter Sohn, già noto per Il viaggio di Arlo e il corto Parzialmente nuvoloso, conosce bene poichè vissuto nella sua infanzia da emigrato coreano in quel di New York. Un tema attuale e che il film sviluppa con immediatezza, rendendolo chiaro e comprensibile da subito al pubblico più giovane che vuole raggiungere. Allo stesso modo però il popolo di Element City rende chiaro anche quanto sia importante accogliere e accettare le diversità, guardare all'altro senza paura, cogliendo il valore delle diversità e l’importanza di trovare terreno comune.
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Elemental: una scena
Non sorprende di certo come tutto sia realizzato con la solita eccellenza tecnica a cui la Pixar ci ha da sempre abituati e questa asticella sempre così alta può avere l'effetto di apparire normale, togliendo valore all'incredibile lavoro svolto. Ma è un errore che non va compiuto, non bisogna cedere all'idea che è un qualcosa di scontato: in questo film i tecnici e gli artisti della Pixar affrontano un ulteriore difficoltà mettendo in scena personaggi dai requisiti visivi molto diversi tra loro, con le animazioni di acqua e fuoco, ma anche di aria e terra, facendo in modo che appaiano il più naturali possibile pur mantenendo il controllo per permettere agli animatori di gestire Wade, Ember e gli altri personaggi.
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Il film non ha un antagonista che si contrappone ai protagonisti ma questa è una decisione sensata proprio per lasciare al centro della storia il rapporto tra i protagonisti. L’umorismo scelto è molto diretto e immediato, pensato per divertire i più giovani ma che forse non raggiunge appieno anche il pubblico più maturo. Ma Elemental resta un film immensamente gradevole e che riesce ad emozionare attraverso il rapporto che si viene a creare tra Ember e Wade.
Conclusioni
Acqua e fuoco, gli opposti che si attraggono del nuovo film Pixar Elemental, che è tecnicamente impressionante e dalle tematiche importanti, si affida a un umorismo diretto e immediato per intrattenere il suo pubblico. La Pixar sorprende ancora una volta sul piano visivo, con il fuoco di Ember e l’acqua di Wade naturali nella loro resa cartoonistica, ma anche sul piano narrativo mantenendo l’equilibrio tra la maturità dei temi trattati e l’esigenza di divertire. Un film che intrattiene e fa riflettere chi sceglierà di vederlo.
👍
- L’uso delle comunità di diversi elementi per riflettere sull’integrazione nelle comunità.
- Il modo in cui i due protagonisti sono tratteggiati, sul piano fisico e caratteriale, per reggere le dinamiche da commedia romantica del film.
- Il solito livello tecnico della Pixar, qui alle prese con le difficoltà date dalla diversa effettistica richiesta dagli elementi.
- La scelta di non avere un reale antagonista per i protagonisti…
👎
- Nulla.
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notiziariofinanziario · 2 months
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Telecom Italia crolla di nuovo in Borsa
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Dalle 10 di stamattina Telecom Italia è in caduta libera in Borsa. Persa anche quota 21,18 centesimi - il minimo del giovedì nero - il titolo nel corso delle prime due ore e mezzo di contrattazioni è arrivato a perdere oltre l’8% tra scambi che hanno interessato già il 3,5% del capitale. A fronte delle vendite, non si incontrano mani disposte a raccogliere. È una coperta corta e il problema del debito sulle spalle di Telecom non ammette scorciatoie. Quello su quale gli analisti non avevano fatto mente locale, tanto da innescare la valanga di vendite in Borsa che ha affossato di quasi il 24% le quotazioni del titolo giovedì 7 marzo, è stato messo nero su bianco con la crudezza delle cifre dall’addendum alla presentazione del piano che Tim ha preparato nel week-end e diffuso all’alba di oggi, lunedì 11 marzo. Nell’attuale configurazione, Tim continua a bruciare cassa e il debito continua ad aumentare. Se la cessione della rete a Netco si realizzerà entro l’estate, comunque l’esercizio in corso vedrà l’indebitamento netto after-lease aumentare a 7,5 miliardi rispetto ai 6,1 miliardi del pro-forma senza rete del 2023. Una delle due slide, aggiunta alla presentazione del Capital market day del 7 marzo, fornisce i dati di raccordo. Gli oneri finanziari sono stimati per il 2024 in 1,1 miliardi, di cui il 20% relativi a Tim Brasil e il 65% caricati sul primo semestre. Costi di separazione dalla rete e possibili aggiustamenti di prezzo potrebbero incidere per altri 400 milioni, altrettanto l’assorbimento di capitale circolante ordinario, mentre l’assorbimento di circolante straordinario potrebbe arrivare a 700 milioni, cui aggiungere 200 milioni di uscite fiscali cash e 200 milioni per le minoranze di Tim Brasil. In tutto fa 3 miliardi compensati da 1,6 miliardi di Ebitda after lease previsto nel 2024, al netto della spesa per investimenti, con l’indebitamento netto che passerebbe quindi da 6,1 a 7,5 miliardi con una leva (indebitamento netto after lease/Ebitda) intorno alle 2 volte. Niente generazione di cassa nel 2025 Nel 2025 non è prevista ancora generazione di cassa, che dovrebbe salire invece a 0,5 miliardi nel 2026. Tuttavia, spiega il comunicato Tim, i livelli di cash-flow potrebbero salire a 0,4 miliardi nel 2025 e 0,8 miliardi nel 2026, se “normalizzati”. «I fattori di normalizzazione dei flussi di cassa - si legge nella nota - sono connessi a uscite di cassa straordinarie a livello di working capital principalmente correlate all’effettiva liquidazion del personale oggetto di iniziative di incentivo all’esodo già attivate e alla normalizzazione dei costi del debito dovuta all’impatto del migliormento atteso sul rating che consentirà alla società di implementare, a tendere, una più efficiente gestione del margine di liquidità e alla diminuzione degli oneri correlati alle partite straordinarie». Va sottolineato che le proiezioni fornite da Tim non tengono conto degli earnout, pagamenti addizionali relativi alla cessione della rete a Kkr, principalmente connessi alla realizzazione della “rete unica” con Open Fiber, e della possibile cessione di Sparkle. Per la società dei cavi sottomarini che assicura i collegamenti internazionali è in ancora in corso un negoziato con il Tesoro, che ha offerto per il 100% una valutazione in termini di enterprise value (equity più debito) fino a 750 milioni. Tim potrebbe però mantenere una quota di minoranza, continuando a esprimere la gestione della società, con possibili riconoscimenti aggiuntivi sul prezzo al raggiungimento/superamento degli obiettivi previsti dal piano industriale. Read the full article
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lamilanomagazine · 5 months
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Milano, la Giunta approva la "Carta dei valori" e stanzia 1,2 milioni di contributi per concessionari e associazioni
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Milano, la Giunta approva la "Carta dei valori" e stanzia 1,2 milioni di contributi per concessionari e associazioni. Ammontano a 1,2 milioni di euro i contributi che l'Amministrazione ha stabilito di erogare ai concessionari di impianti sportivi comunali e alle associazioni e società sportive senza scopo di lucro che operano con attività continuativa sul territorio di Milano, per il 2023. La novità è che per presentare domanda per il contributo, gli interessati dovranno aderire formalmente ad un documento con cui l'Amministrazione intende ribadire l'importanza dell'intreccio tra etica e sport. La Giunta ha infatti approvato la "Carta dei valori per lo Sport", un documento che dovrà essere sottoscritto, a pena di irricevibilità della domanda, da tutti i soggetti che chiederanno da ora in poi al Comune una concessione di contributi, la possibilità di partecipare a una procedura comparativa, la concessione del patrocinio o anche la concessione di sale e di spazi per lo svolgimento di manifestazioni o di iniziative in ambito sportivo. «Grazie allo stanziamento di ulteriori 300mila euro nel bilancio 2023/2025, quest'anno riusciremo ad assegnare più di un milione di euro a concessionari, associazioni e società sportive che, attraverso le loro attività durante l'anno, promuovono stili di vita sani e attivi e contribuiscono a garantire presidio sociale in ogni zona della città – commenta l'assessora allo Sport Martina Riva –. La grande novità di quest'anno è però l'approvazione della 'Carta dei valori per lo Sport', la cui condivisione e sottoscrizione sarà obbligatoria per tutti coloro che, in ambito sportivo, intenderanno intrattenere rapporti, di qualsiasi tipo, con l'Amministrazione: dalla richiesta di contributi alla possibilità di partecipare a una gara pubblica, fino anche alla semplice domanda di patrocinio. Ritenevamo che fosse giunto il momento di prendere una posizione netta e di dare un segnale chiaro: non esiste sport senza legalità, trasparenza e rispetto delle regole». La Carta dei valori richiama i principi del Codice Etico per lo Sport, elaborato dal Comune con Trasparency International e Avviso Pubblico e approvato dalla Giunta nel 2014, e ne amplia i confini puntando, oggi ancora di più, sui temi della legalità e dell'integrità (dal rispetto delle regole della competizione leale e del fair-play all'osservanza delle leggi e delle norme del diritto sportivo); della trasparenza, anche contabile; della democraticità della forma di gestione dell'associazione (rispetto della democrazia interna, diritti delle minoranze, rettitudine degli organi direttivi, nonché di istruttori e di allenatori); della sostenibilità ambientale dello sport e dell'implementazione delle ricadute educative, sociali e culturali delle pratiche sportive sulla collettività. Per quanto riguarda l'erogazione dei contributi, a sostegno dei concessionari degli impianti sportivi di proprietà comunale vengono stanziati 500mila euro. Il singolo contributo non potrà superare gli 8mila euro e sarà erogato proporzionalmente, in relazione a criteri che intendono oggi valorizzare in special modo la funzione sociale dello sport. Accanto al criterio tecnico della superficie dell'impianto, infatti, il provvedimento riconosce un trattamento premiale a quelle associazioni che applicano tariffe agevolate per le persone meno abbienti o che organizzano centri estivi o, ancora, che progettano attività continuative a favore delle persone disabili. Alle associazioni e alle società sportive affiliate alle Federazioni sportive nazionali, agli Enti di promozione sportiva, alle Discipline sportive associate riconosciute da CONI o CIP, e iscritte al Registro Associazioni e delle società sportive dilettantistiche del CONI, saranno invece assegnati 700mila euro. Il singolo contributo massimo previsto, in questo caso, è di 5mila euro e sarà erogato proporzionalmente, tenuto conto della partecipazione dell'associazione – con squadre o atleti – a esibizioni, manifestazioni, tornei, campionati promossi o riconosciuti dalle Federazioni sportive nazionali e dagli Enti di promozione sportiva o Discipline sportive associate di riferimento nel corso del 2023. Anche in questa ipotesi, verranno riconosciuti punteggi premiali ai soggetti che applicano tariffe agevolate, che organizzano centri estivi o che svolgono attività a favore delle persone con disabilità. I contributi saranno erogati ai concessionari e alle associazioni e società sportive senza scopo di lucro che ne faranno richiesta, rispondendo agli avvisi pubblici che saranno pubblicati sul sito del Comune di Milano.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Il Mondo al Contrario
L’uscita del libro Il Mondo al contrario del Generale Roberto Vannacci ha sollevato un vespaio di polemiche, ma offre spazio ad una riflessione molto importante.
I libri nascono per esprimere opinione, per dare senso al pensiero del suo autore. Per questo i libri sono fonte inesauribile di conoscenza.
“Il Mondo al contrario” vuole infatti provocatoriamente rappresentare lo stato d’animo di tutti quelli che, come l'autore, percepiscono negli accadimenti di tutti i giorni una dissonante e fastidiosa tendenza generale che si discosta ampiamente da quello che percepiamo come sentire comune, come logica e razionalità.
Il caso del libro Il mondo al contrario
Il testo al centro delle polemiche, Il mondo al contrario, è stato autopubblicato il 10 agosto scorso.
L’autore, Roberto Vannacci, è un generale delle forze armate che ha ricoperto importanti incarichi, tra cui quello di comandante della “Folgore”.
Inizialmente, del libro si è parlato più che altro su siti minori e/o legati al mondo militare, ma dopo Ferragosto è scoppiato il caso su scala nazionale, complici alcuni stralci del libro e, per l’appunto, il rango nell’esercito dell’autore.
Al momento della pubblicazione Vannacci era a capo dell’Istituto geografico militare. Tuttavia, dopo le polemiche lo Stato maggiore dell’esercito l’ha rimosso dall’incarico. Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, invece, ha annunciato un’indagine disciplinare. 
Nel frattempo, la notizia ha raggiunto anche la stampa estera, con titoli tutt'altro che lusinghieri. "Per il generale italiano Roberto Vannacci l'adozione gay è come il cannibalismo", titola il Times, quotidiano conservatore britannico.
Ma di cosa parla il libro IL MONDO AL CONTRARIO del generale Vannacci?
Roberto Vannacci intende “provocatoriamente rappresentare (ecco il manifesto,l’appello!) lo stato d’animo di tutti quelli che percepiscono ogni giorno una dissonante e fastidiosa tendenza generale che si discosta ampiamente da quello che percepiamo come sentire comune, come logica e razionalità”.
Dalle “occupazioni di alloggi disabitati da parte di persone senza fissa dimora, (dai desideri di genitorialità degli omosessuali fino al cosiddetto “politicamente corretto”:
“Cari omosessuali, normali non lo siete, fatevene una ragione !.. La normalità è l'eterosessualità.
Se a voi tutto sembra normale, invece, è colpa delle trame della lobby gay internazionale che ha vietato termini che fino a pochi anni fa erano nei nostri dizionari: pederasta, invertito, frocio, ricchione, buliccio, femminiello, bardassa, checca, omofilo, uranista, culattone che sono ormai termini da tribunale…
Che piaccia o no, non nasciamo uguali su questa terra e..quindi chi arriva in Italia dovrebbe ringraziare immensamente per la compassione e la generosità... I tratti somatici di Paola Egonu non rappresentano l’italianità”.
“Nelle mie vene una goccia del sangue di Enea, Romolo, Giulio Cesare, Mazzini e Garibaldi...
E infine: "Perché se qualcuno mi aggredisce non posso ammazzarlo... Se un ladro entra in casa “perché non dovrei essere autorizzato a sparargli, a trafiggerlo con un qualsiasi oggetto mi passi tra le mani?” “...se pianto la matita che ho nel taschino nella giugulare del ceffo che mi aggredisce, ammazzandolo, perché dovrei rischiare di essere condannato?”.
Può darsi che non la pensiate in questo modo ma anche se in alcuni tratti le frasi sono dure da digerire la realtà è questa.
Il libro "Il mondo al contrario" autoprodotto da Vannacci e vendutissimo su Amazon, è quindi un saggio in cui il generale si scaglia contro la "dittatura delle minoranze", una categoria trasversale e "nefasta" che vede riuniti gay, clandestini, femministe e marxisti.
Il caso Vannacci arroventa il clima politico di fine estate tra chi lo vuole fuori dall'Esercito e chi lo difende ma quanto al contenuto del libro nessun passo indietro, nessun cambio di rotta.
Al contrario Vannacci argomenta le sue tesi. Sui gay spiega: "La definizione di normalità si riferisce alla consuetudine, è un dato statistico, il 97% della popolazione è eterosessuale, quindi essere non eterosessuale li racchiude in una minoranza.
Ma non sono stato offensivo nei confronti di chiunque, ho espresse le mie opinioni, lecite e discutibili, non sono stato discriminatorio però, non ho detto che gli omosessuali devono essere messi in un ghetto.
Le mie opinioni sono discutibili ma non offensive. Sfido chiunque a trovare con gli omosessuali che potrei aver avuto alle dipendenze, degli atteggiamenti offensivi o discriminatori".
La sua linea, ai suoi occhi, è chiara, quasi stupito che in tanti non siano sulla sua stessa lunghezza d’onda: «L’odio è un sentimento, così come l’amore - spiega Penso sia lecito provare odio, disprezzo per qualcuno. Sono libero di provare odio per chi stupra i bambini? Certo che sì, ma facendolo non sto istigando ad un linciaggio».
Tu come la pensi?
Nessun attacco ad personam, dunque, quanto piuttosto nei confronti di azioni che l’ufficiale non valuta come edificanti:
«Sono il primo a dire che ho sempre rifuggito la normalità - spiega - e non per questo mi sento migliore o peggiore di qualcun altro.
Nel mondo degli anormali, che non seguono cioè i canoni della normalità, sono in buona compagnia con tutti i gay e gli omosessuali che ci sono nel pianeta».
«È un disprezzo che viene espresso nei confronti di un’azione - ha detto - Nel mio libro "Il mondo al contrario" non mi sono mai rivolto a delle categorie». Azioni tra le quali, però, nelle 357 pagine del volume, rientrerebbe anche l’omosessualità, definita "non normale".
Nessun passo indietro neanche per quanto riguarda l’invettiva contro la pallavolista azzurra Paola Egonu, definita da Vannacci «non italiana».
«Non vedo perché dovrei scusarmi con Paola Egonu dice - Il colore della pelle di Egonu non la individua immediatamente come italiana, posto che da migliaia di anni lo stereotipo dell’italiano è quello di un individuo bianco. Ma tutto questo non significa essere razzisti».
Davanti alle polemiche, il generale ha risposto: "Sono pronto a confrontarmi sulle mie opinioni e nel campo delle argomentazioni, del merito, non di altri aspetti.
La libertà di opinione è una delle radici della nostra radice libera e occidentale. Giordano Bruno lo hanno bruciato perché aveva un pensiero controcorrente".
Si definisce come l'erede di Giulio Cesare e afferma che nel nostro Paese esiste una dittatura imposta dalle minoranze attraverso "discutibili regole di inclusione e tolleranza".
Questo anche perché in Italia ci sarebbe "un lavaggio del cervello di chi vorrebbe favorire l’eliminazione di ogni differenza compresa quella tra etnie, per non chiamarle razze".
"L'odio è un sentimento, un'emozione che non può essere repressa in un'aula di tribunale. Rivendico a gran voce anche il diritto all'odio e al disprezzo".
Ecco dove leggere il libro: "IL MONDO AL CONTRARIO"
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scienza-magia · 8 months
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I chatbot AI senza orientamenti politici, sociali o religiosi
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Bard e ChatGpt sono di destra o di sinistra? L’illusione della neutralità politica nell’Ai generativa. La letteratura scientifica (e non) sui bias politici dei chatbot è quantomai divisa e divisiva. Si possono ridurre i pregiudizi ma eliminarli del tutto sarà difficile Se lo chiedete al programmatore neozelandese David Rozado vi giurerà che è di sinistra. Fabio Motoki della Norwich Business School dell'Università di East Anglia nel Regno Unito invece vi dirà che è liberale. Entrambi hanno sottoposto ChatGpt a test più o meno rigorosi per misurare i pregiudizi politici del più popolare Chatbot della rete. E sono giunti a conclusioni diverse. Adesso si è aggiunta anche Bard, che invece sarebbe di destra. L'aspetto più affascinante di questo dibattito che è che la risposta più sensata sarebbe una parola, “dipende”: dipende cioè dai dati e da chi li ha inseriti. Invece il dibattito ricorda da vicino quello di alcuni decenni fa sull'inclinazione politica di Tex Willer e Zagor. La letteratura scientifica (e non) sui bias politici dei chatbot è quantomai divisa e divisiva. Proviamo a leggere meglio. Con una premessa che è anche uno spoiler: nonostante gli sforzi di pulizia del dato, i chatbot sono influenzati da presupposti, credenze e stereotipi presenti nei vasti dati raccolti da internet su cui vengono addestrati. Cosa dicono gli studi finora Partiamo da Rozado, il programmatore neozelandese padre di RightWingGPT, un modello di intelligenza artificiale ottimizzato per manifestare i pregiudizi politici opposti a quelli di ChatGPT. Ha dichiarato di avere creato RightWinngGpt dopo avere sottoposto il chatbot di OpenAi a 15 domande e avere scoperto che 14 volte su 15 rispondeva da buon democratico progressista. L’obiettivo – sincero – del ricercatore è dimostrare il pericolo di questi sistemi di intelligenza artificiale sia sotto il profilo della capacità di persuasione che come produttori di fake news. Alla Norwich Business School, invece, confrontando le risposte con quelle che si aspetterebbero dai sostenitori dei partiti liberali in Stati Uniti, Regno Unito e Brasile, i risultati hanno evidenziato un “significativo e sistematico bias politico” a favore dei Democratici negli Usa, di Lula in Brasile e del Partito Laburista nel Regno Unito. L’analisi su 14 grandi modelli di linguaggio
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Più completa appare la ricerca condotta dall’Università of Washington, Carnegie Mellon e Xi'an Jiaotong University . La ricerca ha testato 14 grandi modelli di linguaggio. ChatGPT e GPT-4 di OpenAI ne escono sinceri riformisti, appartenenti a quella che noi conosciamo come sinistra liberale e progressista. La destra del Pd. LLaMA di Meta invece sembrerebbe più destra autoritaria. Per arrivare a queste “sintesi” politiche i modelli sono stati stimolati su diversi temi che vanno dal femminismo al concetto di democrazia e le loro risposte sono state utilizzate e misurate su una bussola politica. La metodologia adottata è stata quella di chiedere ai 14 modelli la loro opinione su 62 affermazioni. La richiesta era semplicemente di esprimersi in accordo o disaccordo, sì o no. Come si vede nel diagramma i modelli di sinistra hanno dimostrato una maggiore sensibilità su temi come i diritti della comunità LGBTQ+, nera e delle minoranze religiose, mentre quelli di destra verso gli uomini bianchi di fede cristiana. C'è poi Darrell M. West, senior fellow del Center for Technology Innovation (CTI) dell'Istituto di ricerca Brookings a Washington. L’autore ha interrogato entrambi i modelli su argomenti come l’invasione della Russia in Ucraina, il divieto di TikTok, Donald Trump e Joe Biden. Le risposte mostrano differenze significative nel modo in cui ciascun strumento presenta materiali e giudizi. Ad esempio, Bard ha condannato l’invasione russa dell’Ucraina, mentre ChatGPT ha affermato di non esprimere opinioni o prendere posizione. Altro esempio: sulla decisione di vietare TikTok,mentre ChatGPT ha fornito un contesto storico sull’argomento, menzionando il tentativo di Trump di bandire l’app nel 2020, Bard ha parlato dell’eventuale impatto sull’economia statunitense. Perché è rilevante studiare i pregiudizi dell'Ai? Cominciamo con il dire che sono integrati in prodotti e servizi utilizzati da milioni di persone. Pertanto, comprendere i loro pregiudizi intrinseci è fondamentale, poiché possono causare danni reali. Ad esempio, un chatbot potrebbe rifiutarsi di fornire consigli sull’aborto o sulla contraccezione. Un servizio clienti non moderato o supervisionato potrebbe fornire risposte offensive. Si possono generare sistemi senza pregiudizi? Secondo Chan Park, ricercatrice PhD alla Carnegie Mellon University, nessun modello di linguaggio può essere completamente esente da pregiudizi politici. Il dibattito è apertissimo. La polarizzazione nella società si riflette anche nei modelli di chatbot, e c’è il rischio che, con l’aumento dell’uso dei bot, che la polarizzazione possa intensificarsi. OpenAI ha dichiarato di istruire esplicitamente i suoi “etichettatori” umani a non favorire alcun gruppo politico specifico, definendo eventuali bias nelle risposte di ChatGPT come “errori, non caratteristiche”. La pulizia del dato e il lavoro di supervisione potrebbe non essere sufficiente. Anzi, paradossalmente, come abbiamo visto qui, potrebbe generare pregiudizi ed errori ancora più gravi. L’avvicinarsi delle elezioni presidenziali del 2024 negli Stati Uniti sarà il vero banco di prova. Anche perché i chatbot stanno diventando sempre più presenti nella vita quotidiana di molte persone. Read the full article
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rideretremando · 8 months
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"... il dibattito sul decreto Zan. Il motivo del contendere non era la difesa dei diritti delle minoranze (per altro già tutelate dalla legislazione vigente). Era piuttosto quello di promuovere una specie di rivoluzione educativa e culturale. Il presupposto di queste operazioni è che le minoranze non sono mai sufficientemente difese se non si dimostra che le differenze (tra minoranze e maggioranze) non sono "fatti" ma "interpretazioni". Un volta la sinistra rivendicava anzitutto il realismo, comprensivo di tutte le differenze; e solo dopo, su questa base, costruiva il suo progetto di uguaglianza, come principio culturale, morale e e civile. Ora il retroterra della sinistra è il mondo liquido del così è se ci pare: che invece di difendere le differenze finisce per svilirle e annullare."
Franco Trabattoni
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claudio1959 · 8 months
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Sul trasloco del generale Van-
nacci si leggono commenti,
se possibile, ancor più de- menziali del libro che li ha provo- cati. La destra invoca l’articolo 21 della Costituzione. Da sinistra ri- sponde la Schlein che “la Costitu- zione non mette tutte le opinioni sullo stesso piano”. E sbagliano tutti. L’ufficiale comandava l’Isti- tuto geografico militare e i suoi ca- pi, il ministro della Difesa Croset- to e lo Stato maggiore, hanno ri- tenuto alcune frasi del suo libro Il mondo al contrario incompatibili col decoro dell’istituzione. Ma non gli hanno proibito di dire ciò che pensa: gli han tolto l’incarico. Noi pensiamo che abbiano fatto benissimo, altri (Elena Basile a pag. 9) no. L’importante è inqua- drare la questione nei giusti ter- mini: la libertà di espressione è sa- cra, visto che la Carta tutela tutte le idee senz’alcuna gerarchia (con buona pace della Schlein), ma qui c’entra come i cavoli a merenda.
Le libertà non hanno limiti, salvo quelli fissati dalla Costitu- zione e dalla legge. Io sono libero di bere alcol e di guidare l’auto, ma non consecutivamente né si- multaneamente: la legge lo vieta a tutela dell’incolumità pubblica. Se un giudice pensa peste e corna del suo imputato, non deve dirlo: se lo dice, deve astenersi in nome dell’imparzialità del processo. Se un avvocato pensa che il cliente sia colpevole, non deve dirlo: se lo dice, risponde di infedele patro- cinio. Abbiamo difeso il diritto di Marcello De Angelis a farneticare sulla strage di Bologna senza per- dere il posto di portavoce della giunta laziale perché non è un pubblico ufficiale. Ma Vannacci è un militare che ha giurato sulla bandiera “di essere fedele alla Re- pubblica... di osservarne la Costi- tuzione e le leggi e di adempiere con disciplina e onore tutti i do- veri del mio Stato”. E la Costitu- zione “riconosce e garantisce i di- ritti inviolabili dell’uomo” (art. 2) e afferma che “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali” (art. 3). Vannacci ritiene invece che i gay “non sono norma- li”, “la normalità è l’eterosessuali- tà” e “la Natura a tutti gli esseri sa- ni ‘normali’ concede di riprodur- si”; e, “piaccia o no, non nasciamo uguali, quindi chi arriva in Italia dovrebbe ringraziare immensa- mente per la compassione”. In- clusa Paola Egonu: “è italiana di cittadinanza, ma i suoi tratti so- ma t i c i n o n r a p p r e s e n t a n o l ’ i t a- lianità”. Liberissimo il generale di pensare questo mix di nefandez- ze e idiozie: se però lo rende pub- blico, tradisce il giuramento sulla Costituzione. Infatti ripete orgo- glioso di avere scritto il libro “con- tro le minoranze”. Ma la Repub- blica democratica che ha giurato didifendereinarmiènatapro- prio per tutelare le minoranze. Le maggioranze si tutelano da sole.
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crazy-so-na-sega · 1 year
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La dea Eva Kaili aveva otto braccia per arraffare tutti i soldi che poteva, in combutta col fidanzato e un giro di europarlamentari e sindacalisti di sinistra come Antonio Panzeri, piddino, poi nell’Articolo 1 di Speranza. Tutti fermati e qualcuno ammanettato dalla procura federale belga che li considera corrotti dal Qatar per ritoccarne l’immagine. Difatti la radiosa vicepresidente dell’Europarlamento si sperticava in certi discorsi agiografici che qualche sospetto, se non imbarazzo, già lo inducevano. Ma siamo garantisti, diciamo che fino a prova contraria sono tutti cristallini eccetera. Anche se a casa della greca Kaili hanno trovato borse e borsoni pieni di banconote. Anche se a casa del compagno Panzeri hanno trovato 500mila euro in contanti. Da cui la battuta, inevitabile: pagano il caffè col Pos, ma le mazzette le prendono cash.
Sinistra moralista ai titoli di coda
Bella però questa moralità della sinistra moralista, bella questa specialissima percezione dei diritti umani: le minoranze sessuali si difendono qui, poi si pigliano regali per passarci sopra in Medio Oriente. Un po’ come i valorosi calciatori del Mondiale qatarino, con le ginocchia consumate peggio delle escort, ma rigorosamente su campi nazionali, europei: al Mondiale no, “perché si devono rispettare le leggi di chi ti ospita”. La concezione dell’etica legalitaria a sinistra è curiosa per molti aspetti: c’è una allucinante, inventata ma allucinante intervista di Repubblica a un liceale romano del Tasso: “Dannazione! Ci contavo!”. Su che? Sul bonus di 500 euro “per la cultura”, trovata renziana che in altri tempi si sarebbe definita clientelismo: tu incassa e ricordati chi te li ha concessi.
Ma no, sempre a pensare male, era una dovuta, progressista attenzione a fin di bene ai giovani, che la destra fascista e analfabeta di Giorgia Meloni vuole abolire. Poi che questi ragazzini crescano, anzi non crescano, come i “bambini viziati della democrazia” di Ortega y Gasset, non è un problema, se la vedranno i posteri con generazioni così invertebrate. Come quell’altra liceale sempre di Roma cui avevo chiesto: spiegami in cosa Greta salverebbe il pianeta, a parte consentirvi di accorciare la settimana coi venerdì “per il futuro”. “Ma dice cose giuste”, mi ha risposto. Se a tracciare la morale è il buio della coscienza, allora tutto si può giustificare e la dea Kaili con le sue borsette firmate piene di soldi faceva bene.
Il paravento del bene
Non si può neanche osservare che, fosse vero, sarebbe un contegno volgare, da ladruncola da suburra: lei dei diritti in Qatar si preoccupava e come, dicendo cose giuste: “Hanno già fatto tanto, sono le destre infami e fasciste a non volerglielo riconoscere”. Pronta per la Fifa, potremmo dire. I diritti umani, ludici come esercizio morale, patente morale. Dannazione, lui ci contava, il piddino in erba, ma “questo governo non ha a cuore il futuro dei giovani”, aggiunge in perfetto gretese, da Mozart dell’arrivismo. Come osate! Mamma, mamma, mi privano “degli strumenti necessari a sviluppare il mio senso critico”. Che sarebbe sputtanarsi il bonus cosiddetto cultura per i disegnini militanti di Zerocalcare, per i libretti truffaldini di Aboubakar Soumahoro, per l’autobiografia di Elly Schlein, l’indecisa a tutto tranne che al potere.
Sempre col paravento del bene, anche l’eurodeputato Panzeri era votato al bene: immerso nella corruttela, secondo la procura, ma a fin di bene, si era fatto pure la sua Ong. Se c’è una cosa che manca, in questa sinistra che alleva i suoi figli al culto del bonus, è proprio il senso critico, che poi va di pari passo con la legge morale dentro di me, nonché, per forza di cose, con la sana ribellione dei diciotto anni. Questi, invece, sono automi. Gli dici di farsi otto dosi di pozione? Pronta la spallina militante. Si scopre che le coop benefiche nel giro del compagno stivali tenevano i sacri migranti peggio che dove li avevano raccattati, lungo le scale, con una coperta pulciosa che manco li cani? “Razzismo” rispondono i molluschi che si sentono derubati del futuro.
La collega Francesca Ronchin fa un libro dove, dati, situazioni e circostanze alla mano, mette pesantemente in discussione l’operato delle Ong? “Solo cattiverie, cattiva, cattiva” frignano i moralisti a rimozione forzata, che si preoccupano per uno percepito dei loro ma non delle vittime abbandonate sulle scale. Ma sì, siamo garantisti, diciamo che le governanti bellissime e progressiste, come la Sanna Marin, come la Eva Kaili, meritano attenuanti per il fatto stesso di essere bellissime e progressiste. Mica come la Meloni che è brutta e “la più cattiva” del mondo, sempre secondo Repubblica. Diciamo che rubare, se a sinistra, se a fin di bene, non è grave, non è giudicabile, cosa che del resto i disagiati su Twitter già teorizzavano: sputtanare, inventare sui repubblicani è meritevole in quanto nemici nostri e quindi del futuro, del progresso, della scienza, di tutto quello che si vuole trovare.
Bambini viziati, che a volte fanno carriera nelle istituzioni europee. E se gli togli il bonus, che sarebbe un sovrappiù, un eccesso di diritto, una concessione dello stato a fin di bene, diventano furiosi come quel balordo che scriveva su Twitter “Meloni troia e puttana, ti sventro la figlia se mi togli il reddito di cittadinanza” e quando sono andati a prenderlo ha detto, sgomento, ai poliziotti: ma che fate, mi portate in galera? Mamma, mamma, guarda cosa mi fanno, sono cattivi, sono pazzi.
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Il concetto di "bene", in mano alla sinistra, è l' "utile idiota" per arricchirsi e per mantenersi al potere. Tutto il resto è noia.
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