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#passeggera
area1789 · 27 days
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statoprecario · 1 year
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Una relazione passeggera
Il cinema di Woody Allen é un oggetto da maneggiare con molta cautela, perché il rischio di banalizzarlo a semplice scimmiottamento é altissimo. E, non dimentichiamolo, perché l’originale é sempre ben presente agli amanti del cinema. Emmanuel Mouret, il regista, lo sa bene e, malgrado il suo cinema sia senza dubbio influenzato da quello del regista newyorkese, il risultato é sicuramente…
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itsmyecho · 1 year
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Mia madre mi dice sempre che i rapporti veritieri si vedono dalle persone che restano con te in qualsiasi situazione. Tutti gli altri sono solo una finzione passeggera
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datemidelveleno · 1 month
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Ogni tanto mi passa quel pensiero per la testa come una nuvola passeggera.
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firewalker · 5 months
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Una spalla su cui piangere... per fortuna, forse, non troppo
All'età di 16 anni ebbi il mio primo infortunio grave sugli sci: finii contro un muro di roccia, sostanzialmente, sbregandomi (voce del verbo sbregare, ossia aprire malamente) un ginocchio e un avambraccio, spaccando in due il casco e rompendomi l'omero sinistro. Durante la convalescenza, mi accorsi che ogni tanto sentivo dolore alla spalla destra, una cosa passeggera, che io attribuii al cambio di tempo (tipo i dolori ai calli)
Passano gli anni e il dolore alla spalla destra è sempre lì, occasionale, ma mi impedisce, ad esempio, di sdraiarmi di fianco poggiato sul gomito destro, perché poi mi fa malissimo. La cosa nel tempo peggiora tanto che se guido un po' di più il braccio mi fa male.
Decido quindi di fare un'ecografia nel 2020, che sancisce un'infiammazione degenerativa al tendine sovraspinato. L'ecografista dice "non ci si può fare niente, ti tieni il dolore". E io mi tengo il dolore.
Finché, a dicembre 2023, la spalla non si blocca totalmente. Non riesco più ad alzare il braccio né in avanti, né di lato. Verso dietro è praticamente impossibile arrivare oltre il sedere. L'arco di movimento è di circa 20° in tutte le direzioni. Vado dal medico di base che dice
"o ti si è rotta la cuffia dei rotatori, oppure c'è un'infiammazione molto forte"
e mi spedisce a fare RX, ecografia e visita ortopedica.
La lastra la faccio immediatamente, c'è una clinica che le fa senza prenotazione, vai lì e prendi il bigliettino. Dice che ho i tendini calcificati (la famosa "bella calcificazione" che dicevo giorni fa), riesco a fare l'ecografia dopo soli tre giorni appoggiandomi al poliambulatorio dove lavoro e prenoto, subito dopo, la visita ortopedica in sanità privata.
L'ecografia dichiara che non c'è rottura dei legamenti ma c'è questa famosa calcificazione. Il medico ecografista (fisiatra e medico dello sport) si sbilancia e dice "morbo di Duplay", che non ho idea di cosa sia, ma evidentemente è così che si chiama la mia calcificazione. Suggerisce delle onde d'urto. Meglio dell'operazione e più veloci nel recupero, ma non simpatiche.
L'ortopedico visiona tutto, fa la sua visita e dice "no, mi ci vuole una risonanza". Ora, siccome io a Natale parto, la risonanza la farò come minimo a fine anno, se non nel 2024, prenotazioni permettendo, sperando di farla col pubblico perché costa parecchio. Ha prospettato anche un'altra soluzione, che non ricordo come si chiama ma è praticamente un'aspirazione di questa calcificazione (il fisiatra l'ha definita "morbida", lui dice che ha la consistenza della pasta dentifricia), soluzione forse anche più rapida delle onde d'urto, ma invasiva.
E quindi ecco, per fortuna - forse! - non devo operarmi, e probabilmente riesco a non saltare nulla riguardo al Nordic Walking, nemmeno gli impegni che ho come Maestro a inizio anno (ho in ballo la formazione di alcune persone che vogliono diventare istruttori), ma passare il Natale con la spalla fuori uso era qualcosa che mi sarei decisamente risparmiato.
PS: il 20 era il mio compleanno. Con un braccio solo. Sono stato in convalescenza per tutto il giorno, sul divano. Bellissimo.
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muccamuffa · 10 months
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Non prendere la vita troppo sul serio e ricorda sempre: è solo una moda passeggera.
- Mick Jagger -
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ninfettin · 4 months
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mi ha detto che per lui posso essere solo una cosa passeggera perché io non ho problemi a frequentare gente con cui ho avuto una relazione in passato.
mi sto allontanando sempre di più. ripeto: è come vedersi a uno specchio deformato e pauroso
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scogito · 6 months
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Una persona che seguo su Facebook un po' di tempo fa disse che mai in questa vita avrebbe messo online foto sue o mostrato il volto.
È da due mesi circa che posta foto di sé e da qualche settimana fa video live.
Ricordo che quando disse quel "mai", iniziai il conto alla rovescia.
Ero quasi certa che avrebbe cambiato idea, perché aveva detto quelle parole con una convinzione che in realtà nascondeva rabbia, che a sua volta nascondeva se stessa.
Quando qualcuno parla ascolta le sue emozioni prima delle parole. Nonostante siano buttate nel cesso dalla maggioranza, sono proprio le emozioni che rivelano la verità.
Il resto è copertura, personalità e scarsa conoscenza di sé.
Ps. Ovviamente impara a distinguere l'emozione passeggera da quella inconscia/costante.
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fiore-dimaggio · 6 months
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Sono stata per così tanti anni rinchiusa in una gabbia immaginaria: prima dalla mia famiglia e conseguentemente nelle mie passate relazioni, che ora che ho scoperto come è viverne fuori, ho il terrore fottuto di rimetterci anche mezzo piede dentro.
Appena sento del pressing sulla mia persona, che sia in amicizia, sul lavoro, in una conoscenza, sento l’esigenza di scappare immediatamente e non voltarmi più indietro.
Ora la mia anima ha bisogno assoluto di libertà totale , di avere tanto spazio attorno, di non sentirsi mai più soffocare, mai più messa a tacere, mai più censurata perché considerata “too much”.
Questo mi porta ad essere sfuggente, ad essere una nuvola passeggera che oggi c’è, ma domani chissà dove si trova, solo per il fatto di poterlo fare, di poter andarmene quando voglio.
Per questo motivo mi avvicino a persone altrettanto sfuggenti, a cui non importa se sparisco per settimane, persone che potrei vedere oggi e poi mai più.
Mi rendo conto che tutto ciò non è sano, ma in questo periodo della mia vita ho solo bisogno di immaginarmi correre su un spiaggia al tramonto, vestita solo di sorrisi, un’immagine selvaggia, ma che rappresenta appieno come mi sento in questo momento.
Magari un giorno mi immaginerò passeggiare mano nella mano con qualcuno, ma per ora ho bisogno di correre e di qualcuno che non mi trattenga.
#L
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diceriadelluntore · 1 year
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Storia Di Musica #269 - Depeche Mode, Violator, 1990
Le scelte musicali delle domeniche di Aprile avranno come filo rosso la presenza di fiori sulle copertine: di questa caratteristica, alcuni capolavori già sono presenti (il primo che cito è American Beauty dei Grateful Dead, che prende il nome dalla Rosa della stessa varietà, America Beauty, disegnata sulla copertina, o anche Layla & Other Assorted Love Songs che nel dipinto di copertina ha una donna con i fiori) ma è sempre interessante cercare nella mia discoteca e non solo altri grandi dischi che hanno in comune questa caratteristica. Il primo di oggi è uno dei dischi simbolo degli ultimi 35 anni, il vertice di un certo modo di fare musica, arrivato al culmine di un percorso umano e professionale che nell’anno in cui uscì questo lavoro poteva benissimo passare per il risultato dell’opera di sopravvissuti. Tutto nasce a Basildon, nell’Essex, inizio 1980. Tre amici di scuola, Vince Clark, Martin Gore e Andrew “Andy” Fletcher fondano un gruppo, Composition Of Sound. Hanno una caratteristica abbastanza comune all’epoca, cioè abbandonano gli strumenti classici (chitarra, basso, batteria) per focalizzarsi sull’uso delle tastiere elettroniche. Durante una serata in un locale, notano un cantante dalla voce calda e ferma, David “Dave” Graham, che canta una appassionata cover di Heroes di David Bowie, e gli chiedono di unirsi al gruppo, siamo nei primi mesi del 1980. Graham accetta, e suggerisce di cambiare nome alla band: prende spunto da una rivista di moda francese dell'epoca, Dépêche mode, che vuol dire Gazzettino o Almanacco della Moda (e non come dicono molti Moda Passeggera, il termine passeggera deriva dal verbo se dépêcher), lo depurano dagli accenti e nascono i Depeche Mode. La prima pubblicazione è del 1980 su una compilation, Some Bizzarre, poi firmano un contratto con la Mute Records di Daniel Miller, che sarà centrale per la musica indipendente inglese dei primi anni ‘80. Primo singolo di discreto successo, Dreaming Of Me, poi altre canzoni famose in New Life, Just Can’t Get Enough e la pubblicazione del primo disco, Speak And Spell, dove la direzione è chiara: sarà un gruppo orientato ai sintetizzatori. A questo punto Vince Clark, che aveva scritto tutte le canzoni sino a qui, si chiama fuori (continuerà a fare musica con Alison Moyet come Yazoo, e fonderà in seguito anche altri progetti musicali). Il timone delle operazioni di scrittura passa a Martin Gore, che piazza subito una hit in See You. Si aggiunge Alan Wilder, e con questa line up sforneranno un disco all’anno. La prima svolta è del 1986, con Black Celebration: le atmosfera si dilatano, meno dance, base ritmica che picchia più forte e la decisione di spostarsi verso il rock elettronico. Proprio quando il techno pop è crollato, e buona parte della critica aspetta che l’ultimo baluardo, cioè loro, cada, piazzano Music For The Masses (1987) con almeno tre canzoni formidabili (Never Let Me Down, Strangelove e Behind The Wheel), che li porta ad un tour mondiale dove riempiono gli stadi di tutto il mondo (immortalato in parte nel live 101, 1989, anche con un documentario abbinato diretto da D.A. Pennebaker). Si prendono del tempo, e coerenti con il loro credo, decidono di inasprire il sound elettronico, creando un disco dalle atmosfere profondissime, cupe, drammaticamente eleganti. Per registrarlo abbinano la solitudine e il silenzio di un piccolo studio nella campagna danese, a Gjerlev, alla vitalità di Milano, e alla sua vita notturna, presso lo studio Logik, che all’epoca stava a Via Mecenate. Ne viene fuori Violator (1990) che in copertina ha una rosa fiammeggiante, che sembra di lava. Gore dirà dopo anni che voleva giocare sul titolo, scegliendo una parola che evocasse un disco di heavy metal. Quello che fanno è, con l’intuito del fido produttore Flood e l’aiuto al missaggio di François Kevorkian, che fu uno dei collaboratori più stretti dei Kraftwerk, un disco che è l’evoluzione estrema della loro idea musicale (tanto che dopo prenderanno altri riferimenti) e lo fanno in parte rinnegandosi: la batteria spesso non è drum machine ma quella rock, e compariranno nelle loro due più grandi canzoni, entrambe presenti in questo lavoro, persino le chitarre. Eppure l’apertura con World In My Eyes sembra portare sui binari classici, ma già la successiva Sweetest Perfection, con la voce principale di Gore, amplia il concetto, con la batteria rock in primo piano. Arriva il primo colpo da KO, un giro blues, con la chitarra, l’ispirazione presa da Gore leggendo una biografia di Elvis, sulla costruzione di propri idoli, e nasce una delle canzoni più famose del mondo: Personal Jesus, hit mondiale, e ancora oggi uno dei momenti clou di ogni loro esibizione e brano cult da rifare in cover. Halo e la bellissima Waiting For The Night sono da apripista al secondo singolo leggendario: Enjoy The Silence è ispirata e pensata proprio al periodo danese di tranquillità e silenzio circostante (in netto contrasto con quello milanese, dove la band darà il meglio di sé in tutte le feste della città lombarda), anche qui ripropone una chitarra e diventerà iconica, tra l’altro nella versione dell’album dura oltre 6 minuti, con finale in stile ambient, bellissimo, che nella versione singolo e per la stazioni radio è colpevolmente tagliato. Completano il capolavoro la delicata Blue Dress, scritta e cantata da Gore, e le ritmiche Policy Of Truth e la conclusiva Clean, ispirata ad una canzone dei Pink Floyd, One Of These Days, dal loro album Meddle (1971). Tutto funziona alla grande: la voce calda e formale di Graham (che inizierà ad avere devastanti problemi di dipendenza, tormento che segnerà profondamente il loro lavoro successivo, che arriverà solo dopo 3 anni), Gore sempre più padrone del suono Depeche Mode, Fletcher e Wilder a creare il tappeto ritmico che esce vincitore da un decennio dove chiunque si sia ispirato a loro non ha fatto tanta strada. Il disco va in classifica in tutto il mondo, e ha venduto ad oggi 15 milioni di copie, presente in tutte le classifiche dei dischi fondamentali della storia del rock. Sebbene questa sia una storia del rock senza schitarrate, ma formata da avvolgenti suoni elettronici, che ti girano in testa e non ti lasciano scampo.
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poesiablog60 · 1 year
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Sto parlando di cose che non hanno nome,
cose che nel corso della vita
si accumulano sul fondo dell’anima,
sentimenti e strati di terriccio.
Se mi chiedessi di descriverteli,
non saprei da che parte cominciare,
non avrei le parole adatte.
Solo una stretta al cuore,
un’ombra passeggera,
un sospiro.”
David Grossman
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rideretremando · 2 months
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"Ho conseguito un dottorato con il massimo dei voti in filosofia e studi femminili a Parigi VIII. Ho ascoltato diverse volte le conferenze di Judith Butler a Parigi e conosco bene il suo pensiero che oggi si propone non più come una filosofia, ma come una vera e propria religione con dinamiche da setta.
Quando qualche personaggio pubblico osa dissentire dal costruttivismo radicale ingenuo di Butler, che già Derrida criticava ricordando che non si può semplicemente cancellare la dimensione biologica dei corpi, viene accusato con modalità da Inquisizione di essere una nuova incarnazione del Male, del Peccato, da cui bisognerebbe purificarsi proprio come il pensiero di Butler vorrebbe purificare tutti noi dai corpi, che con la loro sessualità carnale fanno paura a chi vuole ridurre il sesso a un atto linguistico.
Si presentano come libertari e sono i soliti vecchi moralisti che vogliono mettere le braghette, questa volta linguistiche, per cancellare il sesso dei corpi che li terrorizza.
Tra i bersagli di Butler e dei suoi adepti bacchettoni c'è la scrittrice J.K. Rowling, rea di aver sostenuto la tesi sconvolgente secondo cui "a man is a man". Che il costruttivismo di Butler sia difficilmente sostenibile è qualcosa che gli stessi studiosi di Butler ammettono. Però la maggioranza tace semplicemente per paura. E questo la dice lunga sul clima che si è creato in ambito intellettuale e sulla credibilità di questo spazio.
Ed è proprio per rispondere a questo clima, alle intimidazioni di chi non conosce cosa sia la libertà di pensiero, alla filosofia ridotta a dogma di fronte a cui genuflettersi che mi verrebbe voglia di dire con un atto linguistico che è quasi una citazione:
"C'e più filosofia nella saga di 'Harry Potter' di quanto non ne abbia sognata l'opera di Judith Butler".
Simone Regazzoni
RISPOSTA di Enrico Redaelli
"Simone, come già sai, è una narrazione in cui non mi ci ritrovo minimamente. Esprimo garbatamente il mio dissenso per punti:
1) Butler non è una costruttivista. Semmai una decostruzionista. (Non è interessata a dire che le cose siano una costruzione, è interessata a seminare il dubbio là dove regna la certezza).
2) Se il suo pensiero fosse effettivamente preso come una religione (ne dubito, l'attuale entusiasmo per Butler mi pare piuttosto una moda passeggera) non sarebbe certo per sue responsabilità (per le ragioni del punto 1). È semmai l'effetto della "dissemination".
3) Butler non ha mai inteso "cancellare la dimensione biologica dei corpi" altrimenti non avrebbe scritto un libro che si intitola "Corpi che contano".
4) Sul fatto che a un certo perbenismo bigotto si sia sostituito un altro certo perbenismo bigotto, di nuovo, Butler non ha responsabilità: avviene sistematicamente, puntualmente, da due millenni e mezzo. Dov'è la novità? O tempora o mores."
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listadellaspesaa · 9 months
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Vent'anni e non mi sono mai innamorata.
Il mio primo ragazzo, alle medie, minacciava di uccidersi quando litigavamo, tagliandosi le braccia e mandandomi le foto.
Il secondo mi ha lasciato dopo un mese con un messaggio:"ti lascio". Non ho mai saputo il perché; probabilmente non gli piacevo e si è lasciato convincere dai suoi amici, perché provava pietà. Lui mi piaceva, era un bravo ragazzo, arrossivo ogni volta che lo vedevo. Ma ovviamente non poteva chiamarsi amore, al massimo era una cotta.
Il terzo ragazzo mi ha fatto muovere qualcosa dentro, ed è l'emozione più forte che io abbia mai provato verso qualcuno: ancora una volta, però, non si trattava di amore. In più non era ricambiato. Magari avrebbe potuto diventare qualcosa di più, ma le mie speranze sono svanite appena mi ha detto che "non era pronto per una relazione".
Il quarto è stato il mio ragazzo per due anni. Mi sono fidanzata con lui perché mi sentivo sola e avevo un disperato bisogno di essere amata. Come è ovvio, la cosa non è andata bene: due anni di inferno, in cui ero convinta che piangere per le sofferenze che mi causava significasse piangere perché ero innamorata di lui. "Lacrime d'amore", amare perché quando "ami" qualcuno ci tieni e non vuoi che si arrabbi.
Il quinto non aveva nulla che non va: ero io ad essermi buttata a capofitto in un rapporto che non volevo perché non ero pronta. Ero solo sola.
Il sesto è stato un ragazzo che da me ha voluto un'avventura passeggera, che mi ha fatto capire cosa significasse essere usata solo per una notte. Non era male, ma poi ho scoperto che gli facevo schifo. Non gli piacevo, né fisicamente né caratterialmente, e l'importante era avere un buco per non rimanere "col cazzo in mano" (parole sue).
Vent'anni e non mi sono mai innamorata.
Grazie al cazzo, aggiungerei.
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espadamiura · 13 days
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Mi piace dare i passaggi con blablacar, si ricrea quell'effetto scompartimento dei treni di qualche anno fa che portava degli sconosciuti a parlare amabilmente tra di loro.
Ieri con me c'era Valeria la mia passeggera abituale ormai una vera confidente, poi a Cesena si è aggiunto Breno, viene da Brasile e qui in Italia fa l'apicultore nelle abbazie mi racconta del miele e delle piante in luoghi che non ti aspetti, a Bologna sale Barbara bella da far girare la testa, è stanca di uscire con gente che non le dà niente "devo essere più selettiva" dice, e io penso che ad esser belle a volte è una iattura. Quando scendo regalo a Breno dei dolcetti che non potevo portare a casa, alla sera trovo un vocale dei suoi figli che mi ringraziamo "sono buonissimi" che bel viaggio ieri sera 🚙
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anitalianfrie · 23 days
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Che coatto ==> gli lascerei fare quello che vuole diggia pipeline is real
Confido che questa sia una fase passeggera perché altrimenti sono messa male
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umi-no-onnanoko · 8 months
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"Cerco di anestetizzare la tristezza
ascoltando musica leggera,
ma non si rivela altro che una carezza
una fuga passeggera."
-umi-no-onnanoko (@umi-no-onnanoko )
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