Tumgik
#mag192
vampiremotif · 8 months
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know it all (literal)
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gammija · 1 year
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@a-mag-a-day ok i said i had nothing for 192 but then i remembered -
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The Magnus Archives are actually a comedy part I don't know I didn't keep count.
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tma-latino · 2 years
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MAG192 – Caso ########-32 – “Una cita”
Estudio de caso en la administración del miedo.
[Disclaimer/ Aviso]
[MAG191] | x | [MAG193]
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tapesofterror · 8 months
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I wonder if dramatic archaic phrasing is necessary to get the ceaseless watcher to do your bidding because either way the implications are just so funny like either 1. jon is a drama queen or 2. the ceaseless watcher is a drama queen.
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I came to tell you personally I finished tma today. Stupid, doomed by the narrative, gay people are ruining my life now. It's been 3 hours, I'm not emotionally ok /pos
😭 I’m currently on mag192, I went through a big procrastination arc for a while and didn’t pick it back up until recently
I do know what happens tho, and you are very right, stupid, doomed gay people will ruin your life, whether you like it or not 😔
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raven-foul · 1 year
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mag192 at least was a win for grey-eyed elias truthers
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tma-traduzioni · 2 years
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MAG192 - ########-32 - Un Appuntamento
[Episodio precedente]
[Nota: tutte le voci in questo episodio quando si trovano nelle gallerie hanno più o meno eco.]
[CLICK]
MARTIN
Quindi tutto qui?
Basta salire per queste scale?
GEORGIE
Basta? Hai visto quanto è alta quella torre, vero?
ARCHIVISTA
Non ho molta scelta.
MARTIN
Sì, ma in ogni caso, si tratta solo di cambiare, vero, no? E dio sa se ci siamo allenati abbastanza. Com’è che non siete andate a controllare di persona?
GEORGIE
Continua a guardare.
[Movimento sul ghiaino]
Li vedi quelli?
MARTIN
Che - Oh. Oh… ah. Quelli sono… cadaveri?
GEORGIE
Magari. Guarda.
[Sassolini tirati rimbalzano nel il corridoio di pietra, causando delle reazioni agitate]
[Martin reagisce allarmato]
GEORGIE
Shh!
[Dopo qualche secondo i rumori si abbassano, ma rimangono dei suoni inquietanti in sottofondo]
MARTIN
Già. Allora questi sono i, uh… i ‘vecchi Archivisti’ di cui stavi parlando, Jon?
ARCHIVISTA
Sì.
MARTIN
Non mi piacciono.
ARCHIVISTA
No.
MARTIN
Allora cosa facciamo? Come li superiamo?
GEORGIE
Non so. Il rischio non ne vale la pena.
MARTIN
Aspetta, seriamente? Pensavo aveste questa cosa del ‘mantello dell’invisibilità’?
GEORGIE
Vero, ma non sono proprio entusiasta di metterlo alla prova contro i guardiani della torre dell’occhio. Non so i limiti della nostra ‘invisibilità’, e sembrava piuttosto stupido salire su e sperare che funzioni su di loro.
MARTIN
Già.
GEORGIE
Guarda. Vi ho portato fin qui. Oltre questo punto siete da voi, chiaro?
MARTIN
Nessun consiglio?
GEORGIE
Io… non so. Credete in voi stessi?
MARTIN
Wow. Grazie.
ARCHIVISTA
Va tutto bene, Martin. Ci faranno passare.
MARTIN
Ne sei certo?
ARCHIVISTA
Sì.
MARTIN
Pensavo che non fossi così bravo a sapere le cose qua sotto? E se, se ti sbagliassi e noi siamo comletame-
ARCHIVISTA
Non mi sbaglio.
Fidati.
Grazie Georgie.
GEORGIE
Certo.
Buona fortuna.
ARCHIVISTA
Grazie.
E di’ a Melanie… dille che mi dispiace.
GEORGIE
Non… è quel che vuole sentirti dire.
ARCHIVISTA
Beh, allora… cosa vuole?
GEORGIE
Non lo so. Ma… non saranno altre scuse.
ARCHIVISTA
Va bene. Dille che io-
GEORGIE
[Con un po’ di umorismo] Guarda.Diglielo di persona quando torni giù, okay? Non sono la tua cavolo di assistente personale. Qualsiasi cosa devi dirgli, anche quello può attendere.
ARCHIVISTA
Okay.
Andiamo Martin.
MARTIN
Ciao Georgie.
GEORGIE
Buona fortuna.
[Passi mentre iniziano a camminare]
[Le statiche aumentano]
ARCHIVISTA
Perenne Osservatore, guarda i tuoi servitori che si avvicinano. Annuncia il loro arrivo e da’ loro il benvenuto nel tuo santuario.
[Le statiche diminuiscono mentre gli osservatori si calmano e i rumori smettono]
MARTIN
Er… Già… permesso.
[CLICK]
[CLICK]
[I passi risuonano mentre continuano a salire per le scale; respiri affannati da Martin]
MARTIN
Okay, okay, aspe… aspetta. A-Aspetta. Aspetta, aspetta.
[I passi veloci dell’Archivista continuano]
Oi, Jon!
ARCHIVISTA
[A bassa voce] Oh, già.
MARTIN
Aspetta un atti- Cristo, mi serve un momento per… riprendere fiato.
[L'Archiviste torna da Martin]
ARCHIVISTA
Ma certo. Scusa, io uh…
MARTIN
Va bene, Solo… sono molti scalini.
ARCHIVISTA
È una torre molto alta.
MARTIN
Lo è? Oh, grazie a dio ho te ‘Che Tutto Vedi’, altrimenti me ne sarei accorto minimamente.
ARCHIVISTA
Sì, va bene.
[Martin riprende fiato, mentre l’Archivista si muove sul posto]
MARTIN
Non ti sto trattenendo, vero?
ARCHIVISTA
C-No, io - è solo che, io, uh…
MARTIN
Cosa, non sei stanco?
ARCHIVISTA
Oh no, fidati, lo sono. È solo che è, uh… è un po’ difficile non continuare a salire.
MARTIN
Cosa, come… se ti stesse chiamando?
ARCHIVISTA
Più tipo tirando. Delicatamente, ma di sicuro verso l’alto, verso la cima.
MARTIN
Potrebbe essere un brutto segno.
ARCHIVISTA
Probabilmente. Troppo tardi per tirarsi indietro adesso, però.
MARTIN
Vero.
Perlomeno sembri meno nervoso?
ARCHIVISTA
[Allegro] Oh dio, no. Sono molto più spaventato di quanto lo fossi là sotto, ma, n-non so, mi sento… su di giri. Potente. Salire dalla torre, p-posso vedere di nuovo e… È solo un po’ l'ebbrezza, sai?
MARTIN
Certo. Solo… solo prova a trattenerti, okay? L’ultima cosa di cui abbiamo bisogno è che… tu scivoli via.
ARCHIVISTA
Farò del mio meglio.
Pronto?
MARTIN
[Teso] Ah, certo. Fai strada, Macduff.
ARCHIVISTA
È, uh, “Fai del tuo meglio -”
MARTIN
[Frustrato] Sh– Lo so, lo so! Lo so. Vai. E basta.
[L’Archivista parte a passo veloce; Martin lo segue con un sospiro frustrato e con un’andatura più lenta.]
[CLICK]
[CLICK]
[Una porta cigola piano, dei passi risuonano]
MARTIN
Allora.
Questo è quanto. Il boss finale. Un’ultima serie di porte eccessivamente inquietanti e poi -
ROSIE
Buongiorno! Avete un appuntamento?
[Rumori sorpresi da Martin]
MARTIN
R-Rosie? Che, che ci fai qui?
ROSIE
[Senza riconoscerlo e leggermente formale] Salve, sono Rosie. L’assistente del Signor Magnus.
Avete un appuntamento?
ARCHIVISTA
No.
MARTIN (In sottofondo)
Ch–?
ARCHIVISTA
Non l’abbiamo.
ROSIE
Oh, capisco. Uh… beh mi dispiace molto, ma temo che sia impegnato per parecchio tempo.
Potreste dover tornare un altro giorno.
MARTIN
Rosie, stai bene? Siamo, siamo noi. Vam va bene, siamo qui per aiutare.
[Rosie indietreggia]
ROSIE
Signore, la prego si calmi.
MARTIN (In sottofondo)
Io non –
ROSIE
Non c’è bisogno di agitarsi, sto solo facendo il mio lavoro.
MARTIN
Rosie, non sto per fare –
ARCHIVISTA
Jonah Magnus ci riceverà. Ti prego lo informi che siamo qui.
ROSIE
Non credo proprio che sia una buona -
ARCHIVISTA
Insisto.
[Rosie sospira]
ROSIE
[A bassa voce] È il vostro funerale…
[Un click del citofono, una corta di statiche avvolgenti si alza]
ROSIE
Mi scusi, signore. Due signori la vogliono vedere.
ARCHIVISTA
L'Archivista. E Martin Blackwood.
ROSIE
L’Archivista. E, uh… un accompagnatore.
MARTIN
Ouch.
[Strani suoni elettronici provengono dal citofono
ROSIE
Sì, capisco, è solo –
Io - Mi scuso per l’interruzione.
[Il citofono si spenge, le statiche svaniscono]
[Voce severa, ma con un leggero tremore] Come ho detto, a meno che non avete un appuntamento non c’è niente che posso fare.
ARCHIVISTA
Capisco.
ROSIE
Ora, mi spiace, ma se non c’è nient’altro, devo chiedervi di andarvene. Sono molto impegnata.
ARCHIVISTA
Ma certo.
[Passi mentre si fanni da parte, per parlare tra di loro]
MARTIN
Lei cosa ci fa qui?
ARCHIVISTA
È un’assistente. Quindi l’Occhio l’ha messa qui.
MARTIN
Lei… l’ha scelto?
ARCHIVISTA
Qualcuno di noi l’ha scelto?
MARTIN
E allora, cosa? Non c’è più e basta? Non si ricorda per niente di noi?
ARCHIVISTA
Fino a un certo punto, ma -
[Suoni di disagio dall’Archivista]
MARTIN
Stai ben– Oh.
ARCHIVISTA
M-Mi dispiace.
MARTIN
Oh Cristo, vai avanti…
[Le statiche crescono]
ARCHIVISTA (Dichiarazione)
[Un fruscio di fogli e il ticchettio di un orologio]
“Rosie ficcanaso”, aveva detto. Le parole erano state leggere, nascoste dietro il curriculum che stava esaminando, ma le aveva sentite, chiare come il giorno.
���Cosa ha detto?” Aveva cercato di mascherare il tono ferito e sorpreso, il colpo improvviso di un nomignolo della sua infanzia che pensava di essersi lasciata alle spalle da tempo.
“Prego?” La voce di lui era leggera. “Mi sembra che non ho detto niente.”
Era passato un lungo momento in cui Rosie aveva fissato il suo esaminatore. Aveva un’espressione di confusione pura e amichevole, una specie di innocenza che non rivelava niente. Ma l’aveva sentito senza ombra di dubbio. Lui avrebbe fatto finta di niente?
A quanto pare.
Stava studiando la faccia di ‘Elias Bouchard’. Sembrava fin troppo giovane per il ruolo in cui si era a quanto pare ritrovato, con un taglio all’antica che sembrava accentuare l’impressione piuttosto che smorzarla. Come faceva ad essere già il direttore di un istituto accademico? Senza dubbio mammina e papino ci avevano messo lo zampino… il pensiero aveva attraversato la mente di Rosie prima che potesse fermarlo, e con non poca amarezza.
I suoi occhi, però, erano diversi. Avevano un qualcosa che la mettevano a disagio. Non erano adatti al resto della sua faccia. Erano freddi e grigi, e in qualche modo molto più vecchi.
“Dunque, perché vuole questo lavoro, Signora Zampano?”
‘Perché mi servono soldi per vivere, idiota pomposo,’ non aveva risposto. ‘Perché ho lasciato che la mia immaginazione e paranoia distruggessero il mio matrimonio, e adesso non mi resta niente. E se non mi trovo un lavoro, me ne resto nel mio appartamento vuoto a fissare il niente.’ Invece aveva sorriso.
“Immagino di essere semolicemente curiosa di sapere cosa succede in un posto come questo.”
[I suoni dell’ufficio cessano, una porta cigola, si sentono delle urla in lontananza]
Da quassù può vedere tutto quanto da lontano. Può sentire le urla distanti, vedere l’occasionale patacca di sangue, sentire l’odore della carne bruciata arrivare a zaffate dal basso a seconda di come gira il vento. Dovrebbe fare qualcosa? La mano rimane sospesa sopra il citofono. Il signor Bouchard non dovrebbe essere disturbato, Rosie ne è certa, ma cos’altro potrebbe fare? Ingolla il suo disagio e sorride di nuovo, solo nel caso in cui qualcuno stesse guardando.
[Le urla cessano; la porta cigola, qualcuno entra con passi leggeri]
Non erano davvero Cockney, ne era sicura. Avrebbero anche potuto chiedere di portare quel tavolo su per le ‘mele e pere’. Le stavano facendo un qualche scherzo? Non aveva detto niente, anche se si era guardata intorno nel caso in cui qualcuno stesse osservando da lontano, ridacchiando. Quei due si stagliavano sopra di lei con espressioni identiche su volti identici. Espressioni di rozza impertinenza.
Rosie aveva controllato la bolla di consegna.
[Fruscio di fogli]
‘Jonathan Sims’, diceva. Lo conosceva. Beh, sapeva chi era, le cose che si dicevano di lui nella stanza del personale, il genere di cose su di lui che passavano dalla scrivania del signor Bouchard. Non aveva ficcanasato, nel proprio senso della parola, ma forse era stata un po’ curiosa. A Rosie Gertrude piaceva, l’archivista precedente a Sims. La vecchia signora le aveva sempre parlato come se avesse saputo qualcosa, anche se Rosie non aveva capito metà delle cose che le aveva detto. Sims era diverso. Era insicuro, aggressivo, aveva un bisogno disperato di essere preso sul serio. Ovviamente, avendo visto il suo file, Rosie quasi lo capiva. Perché mai il signor Bouchard gli avesse dato il posto per lei era un mistero, ma non rendeva parlare con lui per niente più facile.
Lui si trovava nell’edificio, e lei avrebbe proprio dovuto chiamarlo, farlo venire su e firmare la consegna. Ma se avesse trascinato i piedi, questo avrebbe voluto dire che lei sarebbe rimasta qui con questi due imitatori. E senza dubbio quando sarebbe arrivato ci sarebbe stata una qualche scenata. No, avrebbe firmato lei, e poi avrebbe passato la faccenda a Martin. Avrebbe risolto lui.
Tra l’altro, era piuttosto curiosa di vedere cosa c’era nel pacchetto.
[Fruscio di fogli, passi e il cigolio di una porta; le urla in lontananza riprendono]
C’è lui dietro tutto. Ne è certa. Le parole e i rumori che a volte escono dall’ufficio del Signor Bouchard bastano a convincerla. Dovrebbe ancora chiamarlo Signor Bouchard, sapendo cosa ca adesso di quello che vive dentro di lui, attraverso lui? Non deve chiamarlo in nessun modo, ovviamente. Non le ha rivolto parola da quando ha timbrato l’ingresso. E non ci sono stati visitatori. Continua a sorridere, però. Solo nel caso.
[Le urla diminuiscono; la porta cigola, un allarme antincendio in lontananza e persone agitate, qualcuno bussa alla porta]
Lui non ha nemmeno alzato gli occhi dalla scrivania.
“Tutti gli altri stanno evacuando,” aveva urlato sopra l’allarme antincendio. Il Signor Bouchard si era limitato a sorridere.
“Non mi preoccuperei, Rosie.” Aveva spostato dei fogli. “Solo un piccolo incidente giù negli Archivi. Sarà risolto tra non molto.”
Qualcosa non andava. Non aveva ricevuto nessuna chiamata. Non era passato nessuno. Non poteva sapere cosa stesse succedendo. Ma l’aveva comunque detto con una tale sicurezza. Lei si era girata ed era tornata lentamente alla sua scrivania.
[Passi e un fruscio di fogli]
Stava succedendo qualcosa, e Rosie non se ne sarebbe andata da nessuna parte finché non avrebbe saputo cosa.
[Qualcuno si avvicina correndo]
Quando Sasha James aveva superato correndo la sua scrivania senza neanche uno sguardo nella sua direzione, Rosie aveva capito di avere fatto bene ad attendere.
[Suoni leggeri di Sasha ed Elias che parlano]
Si era avvicinata velocemente alla porta, ascoltando, sbirciando oltre il bordo. Di che cosa stavano parlando? Vermi? Come quella strana infestazione che avevano avuto là sotto? Come può questa essere un’emergenza?
Dietro la sua scrivania, senza perdere un pezzo della conversazione, Elias aveva incrociato il suo sguardo e all’improvviso era di nuovo una bambina, che si avvicinava al pannello marcio nella soffitta dei suoi genitori per sapere cosa ci fosse dietro, [le assi del pavimento scricchiolano minacciosamente] senza sospettare del nido brulicante di insetti mezzi morti che sta per scoprire.
[Rumore di insetti]
Poi era di nuovo nell’ufficio. Il Signor Bouchard stava di nuovo sorridendo. E Rosie si era voltata per scappare.
[Passi che corrono; una porta cigola e le urla in lontananza riprendono]
Forse potrebbe aiutare, bloccata in cima a questa torre impossibile. Potrebbe semplicemente citofonargli, chiedergli che cosa stesse succedendo, dirgli di smetterla.
Il suo dito era sospeso sopra il bottone. La sua mano stava tremando. E se si fosse arrabbiato? Non poteva permettersi di perdere il lavoro. Non poteva. Rosie aveva abbassato la mano e aveva ripreso a sorridere di nuovo. Ormai era diventata davvero brava a sorridere.
[Le urla smettono; La porta cigola]
Aveva aspettato il colpo di pistola. Le sembrava che il suo corpo fosse di vetro, bloccato nello stesso posto, ma pronto ad andare in frantumi da un momento all’altro. Il Signor Bouchard le aveva esplicitamente detto, ‘Non chiamare la polizia.’ Ma quella donna, lei era vestita da poliziotta. Ed aveva una pistola. E-E Sims, l’aveva praticamente trascinato. Che cosa doveva fare Rosie se non aspettarsi un colpo di pistola che non era mai arrivato.
Poi erano arrivati gli altri; Tim e quella ragazza nuova.
[Passi mentre entrano nell’ufficio; una conversazione in lontananza]
Voleva avvertirli, dirgli che qualcosa non andava, ma… e se avesse fatto arrabbiare il Signor Bouchard? Perché il pensiero la terrorizzava tanto? Era solo un uomo, e non era mai stato altro se non cordiale con lei. Aveva bisogno così tanto di questo lavoro?
Da qualche parte nella sua mente, la curiosità le aveva detto di avvicinarsi, di provare a sentire quel che veniva detto. Ma questa volta la paura la bloccava sulla sua sedia. Quando l’altra poliziotta era arrivata, e la voce del Signor Bouchard era arrivata dal citofono, così leggera, così in controllo, lei li aveva mandati via. E aveva guardato mentre gli altri erano usciti dal suo ufficio così lentamente, così sconfitti…
[Le voci lontane si fermano, i passi svaniscono]
È stato allora che ha smesso di sospettare. Lei sapeva. Alla fin fine la sua paranoia non era stata per niente. Lei stava lavorando per il male. Non qualcuno sulla cattiva strada, non egoista, ma veramente malvagio. E sapeva che se ne sarebbe rimasta seduta lì e avrebbe ignorato la cosa. Sapeva il genere di informazioni che lui aveva su tutti, e adesso sapeva di cosa era capace, che cosa avrebbe potuto fare se avesse ritenuto Rosie una possibile minaccia. Se ne sarebbe rimasta seduta lì ad osservare, e sperare di non essere notata. E una piccola parte di lei, quasi desiderava vedere cosa sarebbe successo.
[Una porta cigola e le urla in lontananza riperdono]
Perché non lo fa? Sa che lui è lì, a volte può sentirlo. E lei gli stava simpatica, Rosie ne è abbastanza sicura. Forse è l’unica persona sulla terra nella posizione per aiutare, per lo meno di chiedere cosa sta succedendo, di chiedere perché. Ma tutto quel che riesce a fare è starsene seduta lì e sorridere, aspettando al citofono.
[Le urla diminuiscono; la porta cigola, un lontano rumore di voci, una radio della polizia e dei passi]
Sarebbe dovuto essere un sollievo, quando l’hanno portati via in manette. Un peso sollevato, una morsa rimossa dal petto. Ma non c’è stato. Il Signor Bouchard le aveva sorriso mentre l’ispettore l’aveva fatto marciare fuori. Non era nemmeno sorpreso. Lei non aveva ricambiato il sorriso. Non sorrideva da molto tempo, se non per quel doloroso ghigno da bancone che si forzava sulla faccia quando il Signor Bouchard aveva dei visitatori. Visitatori come…
[Le statiche del Solo si fanno sentire e svaniscono]
Ma certo. Quel disagio fluttuante aveva preso forma appena aveva visto il Signor Lukas. Rosie sapeva cosa avrebbe detto ancor prima che aprisse bocca.
“Rosie, giusto? Sono Peter Lukas. Elias mi ha chiesto di occuparmi dell’Istituto durante la sua assenza. Allora, credo questo ti renda la mia assistente. Giusto?”
Sapeva tutto di Peter Lukas, ovviamente. Il Signor Bouchard era sempre stato molto attento a lasciare i suoi fascicoli in posizioni abbastanza in vista per lei. Sapeva che l’aveva preparata. Non voleva deluderlo. O forse sì? Rosie non lo sapeva nemmeno più. Per lo meno, lui non le aveva mai mentito, non aveva mai fallito a convalidare i suoi sospetti o a darle la soddisfazione di sbirciare. Per quanta paura avesse, lui sembrava capirla. E per quanto non le piacesse il rimpiazzo momentaneo, sapeva che sarebbe rimasta.
[La porta cigola e le urla distanti riprendono]
Delle persone sono venute a vedere Elias. No. Non delle persone. Non più. I loro sguardi la trapassano, e lei sa che non avrebbe mai aiutato. Gli sorride, e li informa educatamente che il Signor Bouchard non riceve nessuno senza appuntamento. Le fa male la faccia, e i denti le formicolano nelle gengive.
[Le urla si interrompono; la porta cigola, seguita da dei passi]
In quale altro posto sarebbe potuta andare? Il Signor Lukas era morto. Il Signor Bouchard era sparito. Così tanti amici e colleghi morti. La violenza, gli spari. Il vecchio e sua… figlia? La loro gioia omicida. Non riusciva a smettere di pensare alle loro facce. Come i loro sguardi l’avevano attraversata e mentre correvano per l’edificio.
Tutto finito, ovviamente. Settimane fa. Troppo presto per dimenticare ma troppo tardi per agire. Non era sempre così? Il suo appartamento troppo vuoto e silenzioso. Tutti i suoi amici e familiari ormai così distanti da essere quasi degli sconosciuti. Cos’altro avrebbe potuto fare se non venire a lavoro? Non sapeva per chi o perché. Se ne era sempre rimasta seduta alla sua scrivania e aveva aspettato che squillasse il telefono. Aspettava e aspettava.
[Sedia cigola]
E poi c’è stato buio. E poi la luce. Ancora e ancora, e lei continuava ad aspettare. Sapeva solo che doveva ancora succedere qualcosa. E non riusciva a costringersi ad andarsene finché non sapeva cosa era.
[L’edificio inizia a scricchiolare, sempre più forte mentre cambia]
[Suoni di allarmi e campane]
Non fino a che il cielo aveva iniziato a cambiare, e le urla erano iniziate. E il Signor Bouchard era tornato nel suo ufficio.
[Suono di edifici che crollano e fiamme che si alzano in lontananza]
Per allora era troppo tardi. Sotto molti punti di vista sembrava che fosse sempre stato troppo tardi.
[Le statiche aumentano]
ARCHIVISTA
S-Scusa.
[Passi mentre Rosie si avvicina]
MARTIN
[A bassa voce] Oh Rosie…
ROSIE
Signor Sims, giusto?
ARCHIVISTA
Uh, sì?
ROSIE
Credo che ha un appuntamento. Il signor Magnus sta aspettando proprio dentro.
ARCHIVISTA
Oh. Già.
[Passi]
MARTIN
Possiamo fare niente per aiutarla?
ARCHIVISTA
Se possiamo, si trova dall’altra parte di queste porte.
ROSIE
A dritto, è pronto per voi.
MARTIN
Okay.
[La porta si apre, lasciando uscire un’ondata di statiche e parole distorte]
[Nota: la voce di Elias è in sottofondo al resto della conversazione, una narrativa ininterrotta della paura mente fluttua e si contorce in una percezione perpetua]
JONAH (In sottofondo)
– urla e la sua voce è bassa e nera come la notte che fluisce e soffoca la sua gola rinsecchita e scossoni di tosse che hanno il suono come se la  morte è qui per lui che aveva sempre saputo e temuto che questa fine indecente avrebbe inciso il suo nome nel profondo della sua anima e bruciare senza una fine vedendo il momento piuttosto che urlare quelli che ululano e si nascondono da destini che strisciano verso di lui su unghie che graffiano e cigolano come assi marcite potrebbero metterti in guardia dei tuoi dolori amputati che si avvicinano per strapparti la pelle come tessuto sporco e lo trascinano e lo strappano dall’adesso che non è più nemmeno vicino a quel quando che sarebbe potuto essere se ci fosse stato abbastanza tempo per nascondersi e scappare dalle rancide morti -
ARCHIVISTA
[Terrificato] No…
MARTIN
Può sentirci?
ARCHIVISTA
Io…
MARTIN
Sa almeno che siamo qui?
ARCHIVISTA
Io non…
MARTIN
[Chiamandolo] Elias!
Jonah, Jonah Magnus!
Oi! Testa di cazzo! Scendi qui così possiamo prenderti a calci in culo!
ARCHIVISTA
[triste] Non può sentirti, Martin.
MARTIN
Sì, l’avevo capito. Che ha che non va?
ARCHIVISTA
Niente. Non ha niente che non va.
È la pupilla dell’Occhio.
MARTIN
Cioè?
ARCHIVISTA
Ha vinto.
[CLICK]
[Traduzione di: Victoria]
[Episodio successivo]
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dai-mori · 2 years
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Higashigaoka, Meguro, Tokyo, / Jul. 2022
「リコリス・ピザ」 70sのCAとKODAKフィルムの鉄板の組み合わせにハイブリットなデジタルテクニカル編集の映像、観たいなぁ。
https://www.kodakjapan.com/motionjp-mag192
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gillionspookstrider · 2 years
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i just finished mag192 and i am so upset. i am scared. i am terrified. every episode i get closer to the finale and i DONT LIKE IT
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femsanzo291 · 2 years
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Alright if Jonah does swap bodies by moving his eyes to a new body the fact that Elias' eyes having been described as gray by Rosie in MAG192 is probably not the best thing for Jonah staying under the radar seeing as Gray eyes are one of the rarest eye colors. And there is no way that everyone that he's ever took has the same eye color. Or maybe that's part of his selection criteria?
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bloodysusher · 3 years
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pictures that make you yell oi dickhead
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themilanobitch · 3 years
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tma-latino · 2 years
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MAG191 – Caso ########-31 – “Lo que perdemos”
Continuidad de interacciones con varios sobrevivientes.
[Disclaimer/ Aviso]
[MAG190] | x | [MAG192]
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megmahoneyart · 3 years
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The dang greens in this image show up completely differently on every screen I own. 
ANYWAY, loved how the audio conveyed how overwhelming/incomprehensible whatever is in Jonah’s room is; and properly terrified by that ending, of course–”he’s won.” Good job, Jonny. Very spooky.

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iamnmbr3 · 3 years
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1) i am in awe of Jonny’s ability to write lyrical prose
2) this has so many foreshadowing implications
3) Jonah is so Extra™ i love it
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