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#lietocolle
marcogiovenale · 2 years
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20 anni del libro "curvature"
20 anni del libro “curvature”
non era il primo in assoluto ma lo considero così: primo libro. e sono felice che sia stato collettivo: mio e di Francesca Vitale. Curvature, La camera verde, Roma, luglio 2002. con una prefazione di Giuliano Mesa leggibile qui * per chi fosse interessato, una autoannotazione qui * & una segnalazione: https://slowforward.files.wordpress.com/2022/03/lunita-4-gen-2003.jpg una…
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invisible-show · 7 months
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Invisible°Show presenta Radio Hito
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Canti per lingue sconfinate
- Signore, deve tornare a valle. Lei cerca davanti a sé  ciò che ha lasciato alle spalle.
(Giorgio Caproni, Conclusione quasi al limite della salita)
domenica 8 ottobre 2023
ore 17:30
Invisible°Show presenta:
Radio Hito (Bruxelles)
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Antonella Bukovaz (Topolò)
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Posti limitati: per sapere il luogo esatto e prenotarsi scrivi a [email protected]
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RADIO HITO
Radio Hito è la voce musicale dell'artista e scrittrice Y-My Zen Nguyen, nata nel 1985 a Les Ulis, in Francia, da famiglia italo-vietnamita. È docente di educazione artistica alla Haute école des Arts du Rhin di Strasburgo e co-curatrice della rivista di poesia La tête et les cornes insieme a Benoît Berthelier, Maël Guesdon e Marie de Quatrebarbes. Ha studiato incisione, tipografia e pianoforte classico in Francia, Svizzera, Inghilterra e Paesi Bassi. La sua musica, nata “dall'intuizione e dalla necessità di fare di tutto un ritornello”, coglie testi e ispirazioni da versi di poeti nelle loro traduzioni italiane – in particolare, del messicano Octavio Paz e dell'argentina Alejandra Pizarnik. Ha inciso le sue canzoni perlopiù su audiocassetta, in tiratura limitata: Ascoltami (2019), Non Solo Sole (Midi Fish, 2020) e Voce Lillà (Kraak, 2021). Vive e canta tra Bruxelles, Parigi e Strasburgo.
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ANTONELLA BUKOVAZ
Originaria di Topolò-Topolove, borgo sul confine italo- sloveno, Antonella Bukovaz è poetessa, autrice teatrale e performer. Dal 1995 ha partecipato a diverse rassegne di arte contemporanea in Italia e in Slovenia, e dal 2005 si dedica alle interazioni tra parola, suono e immagine. Presente nell'antologia Einaudi Nuovi poeti italiani, 6 (con Storia di una donna che guarda al dissolversi di un paesaggio, premio Antonio Delfini 2009), le sue poesie – apparse su riviste web e cartacee (il Verri, Alfabeta, In pensiero…) - sono state tradotte in sloveno, tedesco, inglese, francese e arabo. Ha pubblicato Tatuaggi (Lietocolle, 2006); al Limite (Le Lettere, 2011; con dvd), in collaborazione con il video maker Paolo Comuzzi e con il musicista Antonio Della Marina; i librini koordinate (pulcinoelefante, 2015) e Guarda (pulcinoelefante, 2015);  3X3 parole per il teatro_3X3 besede za teater (ZTT-EST, 2016), raccolta dei testi scritti per il teatro sonoro di Hanna Preuss (per la quale è stata autrice e attrice nelle opere S.E.N.C.E, Sonokalipsa e Pavana za Antigono, con rappresentazioni a Lubiana, Trieste, Kyoto e Cagliari); casadolcecasa_domljubidom (Miraggi, 2021; menzione speciale al premio Rilke), e Compagnevole animale (B#S edizioni, 2022). È inoltre autrice di Tra_in between_Mèd, premio Kristal 2017 al Festival di Letteratura di Vilenica. Collabora con l'elettrorumorista Eva Sassi Croce, con cui ha realizzato le performance casadolcecasa, Lessico elettronico,Utopia del rumore (tributo all'Arte dei rumori di Luigi Russolo),e Femminilizzazione del mondo. Sempre con E.S.Croce ha realizzato una video-lettura da Osip Mandel'stam (Viaggio in Armenia) e con il musicista e artista sonoro Claudio P. Parrino un'audio installazione da un poema di Evgenij A. Evtušenko (La stazione di Zima). Tra i molti altri musicisti e artisti del suonocon cui ha lavorato – tra i quali Marco Mossutto, Teho Teardo, Antonella Macchion - collabora stabilmente con il trombettista Sandro Carta, insieme a cui trova continue dimensioni sonore a testi propri e di altri autori. Ha contribuito alla realizzazione di Stazione di Topolò-Postaja Topolove, per la quale ha curato soprattutto la sezione letteraria Voci dalla sala d’aspetto, ed è stata presidente dell’associazione che ha organizzato tutte le 29 edizioni del festival.  Da sempre, insegna in lingua slovena nella scuola bilingue di San Pietro al Natisone-Špeter.
youtube
http://www.ozkyesound.altervista.org/UTOPIADELRUMORECDR.html
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Posti limitati: per sapere il luogo esatto e prenotarsi scrivi a [email protected]
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centroscritture · 10 months
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Per il ciclo "Nuove Uscite" presentazione del libro "Diorama" di Laura Di Corcia (Tlon, 2021) alla Terrazza Villani, Roma.
coordina Valerio Massaroni presenta Antonio Francesco Perozzi interviene l'autrice
VENERDÌ 7 LUGLIO ORE 18.30 Terrazza Villani Via Flavia 47 - 00187 Roma
Ingresso libero
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Il farsi e il disfarsi della storia, il mondo vegetale come elemento che contiene il divenire, un mondo che è cristallo, cenere, e poi ancora cristallo. Queste le immagini che dipinge Laura Di Corcia in Diorama, un testo che alterna versi e prose poetiche, in un gioco di rimandi dove l’autrice e altri personaggi emergono dall’ombra per poi riconsegnarsi, inevitabilmente, a essa.
Laura Di Corcia vive nella Svizzera italiana, dove lavora come insegnante e collabora con varie testate giornalistiche e radiofoniche in qualità di drammaturga e critica letteraria e teatrale. Ha pubblicato le raccolta di poesie Epica dello spreco (Dot.com, 2015), In tutte le direzioni (LietoColle, collana Gialla-Pordenone Legge, 2018) e la biografia critica Vita quasi vera di Giancarlo Majorino (La Vita Felice, 2014).
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Memoria e spiritualità in Rita Pacilio
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Questi ricordi senza casa La memoria è un’ombra estesaun disegno per recuperare la vitarimasta indietro, la tradizione,ogni cosa omessa. Noi siamo le mani alzate nel confine incatenatosiamo noi quell’aria che si muove sui monti!Se tu fossi nella mia testa capiresti la pruadi ogni traversata, la memoria dei luoghi, se tu fossi nella mia testa non moriresti mai. (da Prima di andare, La Vita Felice, 2016) Sulla scia dei nuovi lirici, l’interlocutore della poesia di Rita Pacilio è il mondo. Detto così può sembrare anche riduttivo, o meglio, genericamente inconcludente il modo con cui si approcci alla sua poesia. Allora diciamo che il suo mondo non è quello autobiografico dei suoi sodali; nel suo mondo hanno un posto privilegiato, l’uomo, la natura, il tempo. La poesia di Pacilio, attraverso tematiche sociali, psicologiche e spirituali, s’interroga, con una parola essenziale e semplice, ma armoniosa e musicale; s’interroga persino sulla morte, disposta allo stupore, alla meraviglia. C’è dunque l’uomo, l’umanità, gli ultimi, i sofferenti, la compassione, l’amore e la ricerca di Dio in tutte le cose nella poesia di Rita Pacilio; emersioni di fragilità e incomprensioni attraverso una vita di sofferenze che trova la forza di esistere nell’affidamento alla natura, più precisamente alla memoria, in un tempo che scorre inesorabile, rendendoci vulnerabili ma anche affascinati dai cambiamenti, dove però i ricordi si affidano altresì all’amore ma con coscienza, alla narrazione di una vita legata agli affetti più intimi, all’universalità dei sentimenti e della speranza di una vita migliore. Il testo più rappresentativo della sua poetica, visionario e intimo allo stesso tempo, è Gli imperfetti sono gente bizzarra (che dà il titolo anche ad un volume, citato più giù). Ce lo dice la stessa Pacilio: «In questo lavoro poetico Gli imperfetti sono gente bizzarra, prendendo per mano il lettore, cammino negli ospedali psichiatrici. Attraverso e mi lascio attraversare come sociologo, ma soprattutto come persona, dalle varie patologie degli esseri umani che vivono una condizione di alienazione, marginalità, sofferenza. Ho visitato la realtà  dei “diversi” tenendo conto della loro normalità  quotidiana, del loro essere bizzarri tra le proprie cose sapendo che ai nostri occhi quel mondo è solamente da compatire. Ho voluto restituire dignità a chi è totalmente dipendente da medici, infermieri e da tutti coloro che se ne prendono cura. In questo libro ho un passo maturo, deciso e consapevole: l’ho meditato, studiato, conosciuto facendo un percorso obbligato che mi ha vista partecipe, in prima persona, del disagio di chi ha una malattia mentale». E allora citiamone una di queste poesie: Sputa i suoi drammicoi colpi di tosseper gioco, per amorescorie sottili nelle mani esibite è latente lo scontento sulle spalle. Gli imperfetti sono gente bizzarralasciati nell’arena, non so dire esattamente,come un silenzio, un ghigno.Ho pensato che Dio ama l’insicurezzae le sfumature dei dirupi. Io mi trovo qui dove non si torna indietro. Rita Pacilio è nata nel 1963 a Benevento e vive nel Sannio. Si è formata presso l’Università degli Studi di Napoli conseguendo la laurea in Sociologia (indirizzo socio-psicologico) e la specializzazione in Mediazione familiare e dei conflitti interpersonali. Si dedica alla poesia, alla narrativa, alla letteratura per l’infanzia, alla saggistica e alla musica. Direttrice del marchio editoriale RPlibri, è Presidente dell’Associazione “Arte e Saperi”; ideatrice e direttrice artistica di Festival dedicati alla poesia tra cui il “Festival della poesia nella cortesia a San Giorgio del Sannio” (dal 2009 al 2019). Con Giuseppe Vetromile cura il “Festival della poesia lungo la via… un altro modo di dire poesia”. Per la poesia ha pubblicato: Luna stelle… e altri pezzi di cielo (E.S.I., 2003); Ciliegio forestiero (LietoColle, 2006); Tra sbarre di tulipani (id., 2008); Alle lumache di aprile (id., 2010); Di ala in ala, con Claudio Moica (id., 2011); Gli imperfetti sono gente bizzarra (La Vita Felice, 2012, vincitore di numerosi premi); Quel grido raggrumato (id., 2014); Il suono per obbedienza, poesie sul jazz (Marco Saya Edizioni, 2015); Prima di andare (La Vita Felice, 2016); La venatura della viola (Ladolfi, 2019); Quasi madre (Italic Pequod, 2022); Di ala in ala, con Claudio Moica (RPlibri, 2022 – seconda edizione). La Pacilio ha le idee chiare su come intende rapportarsi con la sua poesia. L’ha dichiarato in una recente intervista rilasciata a chi scrive (ora pubblicata nel volume Poeti in Campania. Ventisette interviste, Bertoni Editore, 2022): «… è una disponibilità allo stupore, una continua sperimentazione della bellezza e della condivisione della vita e della morte attraverso la ricerca di un linguaggio autentico, alto e potente, raffinato e personale. La poesia è un atto maturo e responsabile di continua esplorazione del mondo e di verifica delle proprie tensioni verso altri. Per me la poesia è sempre stato un luogo di esperienze, di elaborazioni e modificazioni che partono da un movimento di fede e di speranza». (p. 136) Nonostante la struttura poematica della Pacilio rasenti in più percorsi la prosa, ci troviamo di fronte ad una poesia che s’inoltra nella vita e nei suoi meandri mettendosi in gioco, accettando le sfide anche da un punto di vista strutturale del linguaggio, fino a sacrificarsi per cercare altre strade, ripristinando il senso civico dell’esistenza. E anche in questo è evidenziata una certa anomalia rispetto al canone dei nuovi lirici. La memoria è la testimone dei tempi, conoscenza del passato che ci permette di vivere l’odierno con più consapevolezza ˗ almeno così dovrebbe essere ˗ in quanto ˗ come ci dice Cicerone nel De Oratore, «La memoria è tesoro e custode di tutte le cose». E Rita Pacilio lo sa bene, come tutti i neo-lirici cui ella appartiene ˗ sia chiaro, neo-lirici non è un’offesa, non è una brutta parola ˗. D’altronde nella poesia lirica ˗ e non solo ˗ la memoria, che accosta diversi spazi temporali alla realtà, come in Ungaretti di Sereno «che oppone la transitorietà dell’uomo all’immortalità dell’Universo», guarda al futuro (come in Pacilio), desideroso di conoscerlo. E la memoria non ha solo una dimensione personale; e dunque con essa la poesia di Pacilio riesce anche a distaccarsi dalla liricità, in quanto ˗ essa, la memoria, il ricordo ˗ non è soltanto rievocazione del passato, come nella migliore tradizione della poesia lirica. E a differenza di due capisaldi della lirica italiana, Leopardi e Montale, il ricordo, la memoria insomma, non addolciscono gli aspetti più dolorosi della vita, ma rafforzano la consapevolezza che l’esistenza va vissuta e affrontata con tutti i suoi dolori; e per il poeta ˗ come nel caso di Pacilio ˗ è «lavorare sul linguaggio per ricercare le parole adeguate al fine di arricchire la visione di metafore e forme poliedriche del sentimento per eccellenza più vite e presenze che si intrecciano a momenti quotidiani» (ibid.). Read the full article
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queerographies · 2 years
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[A metà del passo][Fabrizio Cavallaro]
La nuova raccolta di poesie di Fabrizio Cavallaro
Ci sarà tempo ancora di imbastirepoesie sulla veranda del cielo? Fabrizio Cavallaro vive a Catania, dove è nato nel 1967. Si occupa principalmente di scrittura poetica e teatrale e di fotografia. Ha pubblicato alcune raccolte di versi, tra cui Latin lover (Prova d’autore, 2002 – prefazione di Attilio Lolini); Poesie d’amore per Clark Kent (Lietocolle, 2004); Sala d’aspetto (Eretica, 2017); Di…
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lorenzospurio · 4 years
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“Tempo Innocente” di Rosa Salvia. Recensione di Fabrizio Bregoli
“Tempo Innocente” di Rosa Salvia. Recensione di Fabrizio Bregoli
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Recensione di Fabrizio Bregoli  
Affrontare di petto il tema del tempo, di come esso avvenga e interagisca, spesso problematicamente, con il trascorrere delle vite, per loro stessa natura fragili e provvisorie, è sicuramente impresa ardua, che Rosa Salvia, fin dal titolo del suo libro, sceglie di intraprendere, con la volontà di restituire il concetto di tempo a una prospettiva – come dice il…
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#mostra #exhibition #venezia #cavallinotreporti #liopiccolo #liopiccololagunanordvenezia #liopiccoloedintorni #poesia #poesiaitaliana #poesie #dal 7/9 al 29/9 sabato e domenica 10/12,30///15/18. Le foto accompagnano le poesie della raccolta Lio Piccolo di Lino Roncali #edizione Lieto colle #lietocolle #lietocollelibri #lietocolleedizioni (presso Lio Piccolo, Veneto, Italy) https://www.instagram.com/p/B2D2aMSo_wK/?igshid=g91xj7hfya7r
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pangeanews · 4 years
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“Scrivere è andare disarmati incontro ad ombre guerriere”. Sulla poesia di Giovanna Rosadini
Nel mese di ottobre del 1966 Alejandra Pizarnik scrive all’amico Juan Liscano che “non vi possono essere poeti di valore senza una durezza particolare, senza una delicatezza particolare che nulla ha a che vedere con i problemi privati”. È quanto si sente (intendo riferirmi all’impasto sonoro della lingua), percorrendo con gli occhi e con la voce mentale i testi di Giovanna Rosadini raccolti nella bella autoantologia con inediti, recentemente pubblicata nella collana “Gialla oro” di LietoColle/Pordenonelegge, per la quale l’autrice ha scelto come titolo Frammenti di felicità terrena, come a sottolineare l’importanza di un nuovo approdo scritturale dopo un già significativo viaggio con le parole e nelle parole.
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Per ritornare all’affermazione della Pizarnik e, perciò, ai poli ossimorici della durezza e della delicatezza, ci soccorre, per dichiarare  intanto la presenza della prima nella poesia della Rosadini, una serie di oggetti ricorrenti (reali quanto metaforici, se è vero che le parole evocano le cose, e le cose immagini), quali lame, coltelli, tagli, scorticamenti che procurano sofferenza e al corpo vivo e materico e a quell’altro che è il corpo della parola; e mi chiedo se tra i due ci sia una qualche soluzione di continuità, vivisezionati come sono entrambi con quell’attenzione, appunto, tagliente, che non lascia spazio a nessun fraintendimento, così da generare una sensazione di concretezza lucida, per quanto riguarda il bagaglio iconico, e, per ciò che riguarda la struttura linguistica, di compattezza e coerenza vivissime, come di fronte a un monolite levigatissimo.
L’attenzione si esercita senza indietreggiamenti o slittamenti di stile anche nella dimensione interiore, grazie a un’indagine quasi rabdomantica del proprio sé più remoto, e, non a caso, la prima raccolta poetica ha il titolo di Sistema limbico, con il quale si suole identificare in termini medici quelle strutture cerebrali e quei circuiti neuronali presenti nella parte più profonda del telencefalo, e che hanno a che fare con le emozioni, l’umore, il senso di autocoscienza, la continuità della specie e, di conseguenza, con il senso più primitivo che è l’olfatto, legato arcaicamente al desiderio (“da un punto interno all’ombelico / ramifica una mappa elettrica di vibrazioni / salda potenza che flette il selciato / e fende un tepore olfattivo presago”) e alla memoria.
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In Battery Park il verso “mentre l’olfatto solidifica ricordi” non può non rinviare al motore della ricerca proustiana e all’importanza che la memoria ha nella salvazione di sé, della propria presenza anche nei momenti di oscuramento (“Una labile traccia olfattiva / li mantiene presenti al mondo” scrive la Rosadini, riferendosi a dei gerani che sembrano spariti nella notte insieme ai loro colori).
Il tema della memoria è del resto fondamentale nella poetica della Rosadini ed è in questa direzione che s’avvera soprattutto l’altra qualità della delicatezza, ogni volta essa si volga all’età felice dell’infanzia, vissuta tra paesaggi marini, colori, odori, presenze affettuose senza terrori o avvertimenti di incompiutezza, di mancanze, con quel pieno affidamento, sempre cercato nell’età matura ma tanto più difficile da mantenere tra i disequilibri relazionali con l’altro- gli altri, l’altra di sé.
È per questo che l’ultima sezione del libro Frammenti di felicità terrena, gli inediti frammenti prosastici in cui l’autrice evoca l’età prima, appare la più gioiosa, quella in cui i paesaggi sono immersi nella luce e dominano i colori della pittura mistica, come il blu, l’oro, e i fiori fanno il loro mestiere di incantare gli occhi e l’olfatto. Per questo motivo nel mio commento a Fioriture capovolte ho definito la Rosadini una poeta del paesaggio, tanto vividamente splendono nei suoi versi i cieli e il mare e i colori vibranti e mutevoli dell’aria
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Qua e là, nelle altre raccolte, tornano ad aprirsi paesaggi come questi, in cui ciò che è visto adesso contiene anche ciò che è stato visto allora, se è vero che il poeta vive perennemente nella memoria per necessità di trasfigurazione e metaforizzazione del reale, ovvero per trarre dalle cose tutte le altre cose che altrimenti non sarebbero mai, e dare profondità e spessore al mestiere della nominazione.
Il ritorno della memoria al tempo e ai luoghi dell’infanzia ci narra anche la vocazione dell’autrice al viaggio (“Non deve sfuggire l’eloquenza del viaggio, la sua irresistibile vitalità”, sottolinea nella sua nota di lettura Elio Grasso), sia che esso venga tracciato nello spazio attraverso i luoghi della propria esperienza biografica (Genova, Venezia, New York, Milano, Gerusalemme), sia che si traduca in un’intima esplorazione di sé, coincidendo con l’atto stesso della scrittura.
Ascoltiamo allora quanto dice di essa la Rosadini in “Corollario” che chiude l’antologia: “Scrivere è un ritorno – innesco che apre voragini / di senso, un andare disarmati incontro / ad ombre infestanti e guerriere. Scrivere / è il gesto che consuma l’attesa, e porta ai confini/ di un’eco dimenticata, di una vita forse/ prigioniera  fra lamiere, e ancora sconosciuta”; testo, questo, che oltre a enunciare i principi fondanti della propria poetica e l’humus in cui si innesta il suo versificare, costituisce il punto di chiusura di un ritmo circolare, se lo si mette a confronto con “la meta” intima della prima raccolta, che è appunto la lettura di una se stessa più remota e inascoltata.
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Il testo contenuto in “Corollario” mi sembra interessante anche perché contiene un termine chiave nella poesia della Rosadini, che è “attesa”. Essa, infatti, ricorre in tutte le raccolte, testimoniando quella particolare disposizione caratteriale all’apertura nei confronti degli altri e della vita. C’è in lei come un’ostinazione, una tenacia che evita la disperazione anche nei momenti più difficili, trasformando il dolore in occasione di crescita, in possibilità di trasformazione, in volontà di ritrovamento e rinnovamento, come accade in Unità di risveglio, in cui viene narrata l’esperienza estrema del coma, da cui ha origine quell’attenzione al “corpo”, che è uno dei nuclei portanti della sua poesia.
Ma non esaurirei a dovere il tema della delicatezza, da cui mi sono allontanata per seguire il filo complesso delle associazioni mentali, se trascurassi due altri fondamentali temi della poesia della Rosadini, che sono la religione e l’affetto filiale, all’interno dei quali si aprono schiarite emozionali e sensazioni di completezza rassicuranti. (Non così, però, accade nelle relazioni sentimentali, che spesso scorticano e ustionano, fino a dare luogo ad immagini crude e bellissime come questa: “Così, lepre caduta in una caccia / fuori stagione, appesa per zampe / ormai inservibili, si appresta/ al fuoco lento che l’attende”).
*
Il tema religioso è di fondamentale importanza per la comprensione non solo del rapporto della parola poetica con quella divina, ma dello stesso bagaglio iconico dell’autrice che fa spesso riferimento a immagini delle scritture sacre, come il tempio, il tralcio, l’uva, l’esilio, il deserto. Ovviamente esso costituisce l’ossatura portante de Il numero completo dei giorni, in cui la Rosadini rilegge, interpretandola, la trama del Pentateuco scandita dalle porzioni di testo in cui è suddiviso, le parashot. L’operazione che qui viene compiuta è tra le più azzardate e affascinanti che si possano immaginare, in quanto storie e personaggi biblici vengono attualizzati, mostrando la loro inesauribile vitalità e forza paradigmatica, attraverso le più intime, personali vicende, assumendo la poeta, di volta in volta, su di sé la bellezza significante della parola sacra e ripercorrendo la storia del popolo ebraico: l’abbandono, l’esilio, l’attraversamento del deserto, il ritorno  alla patria perduta segnano le tappe della sua esistenza (se non di ogni umana esistenza tout court) e dello stesso itinerario  poetico, che in fin dei conti è una forma a specchio della creazione divina attraverso la parola.
Ma la cosa più significativa è che l’intrecciarsi dell’io con il destino di un popolo, l’universalizzazione dell’esperienza soggettiva, fa del singolo un membro vivo di una vasta comunità. Questa collettivizzazione, operata nel recupero della tradizione ebraica, rappresenta lo strumento necessario alla salvezza del passato all’interno del presente, come alla salvaguardia di una propria specifica identità.
La Rosadini ci parla, in altre parole, del nostro viaggio destinale attraverso un itinerario spesso contraddittorio, fra luci ed ombre, teso a quella compiutezza ideale che solo ci fu dato di pregustare nel paradiso dell’infanzia, quando ci si sentiva “parte armonica di un tutto più grande”. “Ripercorrere i giorni di Giovanna Rosadini significa – scrive Davide Brullo – esprimerli, certo, ma redimerli come chi riviva un’esistenza smussando astuzie e dolori. Allora è questa richiesta di benedizione la letteratura”.
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Nella sua poesia, in ogni caso, l’armonia vibra sempre nei segni-suoni: una musica orchestrata abilmente tra rime, spesso interne, allitterazioni, combinazioni eufoniche di parole, scelte e lavorate quasi con la precisione di un bulino e non di rado messe insieme secondo un climax ascendente di senso. Infatti, è uno stilema della Rosadini l’accumulo di immagini, descrizioni, definizioni nell’intento di approssimarsi il più possibile alla chiarezza e alla verità di emozioni e percezioni, o di raccontare compiutamente fatti, sentimenti, riflessioni, anche se le accade più volte di rimanere egualmente sospesa, come su una soglia, mentre fluttua intorno una presenza arcana, che nemmeno la parola poetica, sebbene slacciata dalla prigionia dell’usura quotidiana, è in grado di raggiungere.
Franca Alaimo
*In copertina: Giovanna Rosadini in un ritratto fotografico di Dino Ignani
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oubliettemagazine · 4 years
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Antologia dei poeti contemporanei dei Balcani a cura di Paolo Maria Rocco ed Emir Sokolović
Antologia dei poeti contemporanei dei Balcani a cura di Paolo Maria Rocco ed Emir Sokolović
Un pregevole volume con tanti poeti dei Balcani è quello curato da Paolo Maria Rocco ed Emir Sokolović, Antologia di poeti contemporanei dei Balcani, edito da LietoColle nel 2019.
Paolo Maria Rocco
Alcuni cenni biografici sui due curatori del nutrito volume, che conta quasi trecento pagine, risulta interessante per avvicinarsi in maniera degna al testo. Paolo Maria Roccoè nato a Napoli nel 1957 e…
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coolmeposts-blog1 · 5 years
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POESIA DAI BALCANI
POESIA, NOVITA’ EDITORIALI: nelle librerie due nuovi testi del poeta Paolo Maria Rocco, “Antologia di poeti contemporanei dei Balcani” (co-curatore Emir Sokolovic - LietoColle editore, Como) e “Bosnia, appunti di viaggio e altre poesie” (Ensemble editore, Roma). 
https://www.laltrogiornale.it/2019/04/oggi-a-fano-e-domani-a-pesaro-si-presenta-lantologia-di-poeti-contemporanei-dei-balcani/
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sofialaura19-blog · 5 years
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Biografia Maria Borio
Maria Borio , nata nel 1985, si è laureata in Lettere ed è dottore di ricerca in Letteratura italiana. Ha scritto su Vittorio Sereni, Eugenio Montale e diversi poeti contemporanei, e ha pubblicato la monografia Satura. Da Montale alla lirica contemporanea (Serra 2013). Cura la sezione poesia di «Nuovi Argomenti». Sue poesie si leggono nel «XII Quaderno di poesia italiana contemporanea» (Marcos y Marcos 2015). Ha pubblicato la plaquette L’altro limite (pordenonelegge-LietoColle 2017) e una raccolta nella collana «Lyra giovani» di Franco Buffoni (Interlinea 2018). 
Maria Borio is a poet and a literary critic. She holds a BA and a PhD in Italian literature. She has written on the poetry of Vittorio Sereni and Eugenio Montale, and published the monograph Da Montale alla lirica contemporanea (2013). She is currently working on a project on Italian poetry from the 1970s to the present day. Her poems have been published in several journals and literary websites. A selection of her works entitled Vite Unite was included in XII Quaderno italiano di poesia contemporanea (2015). She is the editor of the poetry section of the journal Nuovi Argomenti, previously directed by Alberto Moravia and Pier Paolo Pasolini. 
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pomposita6292 · 5 years
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(…) L’irreale è più potente del reale. Perché la realtà non arriva mai al grado di perfezione cui può spingersi l’immaginazione. Perché soltanto ciò che è intangibile, le idee, i concetti, le convinzioni, le fantasie, dura. Le pietre si sgretolano. Il legno marcisce. La gente, be’… la gente muore. Ma le cose fragili, come un pensiero,
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cerentari · 2 years
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Una poesia di Daìta Martinez
Una poesia di Daìta Martinez
Daìta Martinez, palermitana, ha pubblicato con LietoColle (dietro l’una), 2011, segnalata alla V Edizione del Premio Nazionale di Poesia “Maria Marino”, e nel 2013 la bottega di via alloro. Vincitrice – sezione dialetto – del 7° Concorso Nazionale di Poesia Città di Chiaramonte Gulfi, è stata finalista, per l’inedito in lingua siciliana, della 44° edizione del Premio Internazionale di Poesia…
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queerographies · 2 years
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[Sale del ricordo][Luca Baldoni]
La poesia di Luca Baldoni si ricollega chiaramente alla grande tradizione dell’autobiografia in versi, del romanzo intimo che esplora senza peli sulla lingua l’omoerotismo.
La poesia di Luca Baldoni – per addentellati biografici ma anche interessi di studioso (che lo hanno portato a firmare una corposa antologia della poesia omosessuale italiana del Novecento) – si ricollega chiaramente alla grande tradizione dell’autobiografia in versi, del romanzo intimo che esplora senza peli sulla lingua l’omoerotismo. Ma non deve per questo essere limitata a un puro esercizio…
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janerosecaruso · 4 years
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🩸Realtà o Fantasia? #Repost @sololibrisery with @make_repost ・・・ 🔍 𝓢ono 𝓢oltanto 𝓢ogni _✍🏻 𝚍���� 𝙰𝚗𝚍𝚛𝚎𝚊 𝙱𝚒𝚜𝚌𝚊𝚛𝚘 Stella è una ragazza brillante, ha un ragazzo premuroso e sta per compiere i tanto agognati diciotto anni. Tutto perfetto, se non fosse per degli incubi terribili che da un po’ di tempo la tormentano. Stella sogna Grace Island, una piccola isola sperduta nel Pacifico: qui, tra spiagge assolate e cocktail notturni, si consumano strani delitti. Ragazzi e ragazze in cerca di avventure esotiche sono adescati da misteriosi e affascinanti giovani. Sono soltanto sogni? L’unico modo per capirlo sarà quello di salpare verso il luogo fisico dei suoi incubi. L’isola le appare familiare, troppo familiare, come se fosse la sua seconda casa. Perché? Chi è veramente Stella? E qual è il suo conto in sospeso con la memoria? 📝BIOGRAFIA Andrea Biscaro, 39 anni, scrittore, cantautore e ghostwriter. Nato a Ferrara, vive all’Isola del Giglio. É autore di romanzi, racconti , favole, canzoni, concerti. I suoi libri hanno avuto prefazioni autorevoli: Alda Merini, Erri De Luca, Eraldo Baldini, Roberto Piumini. Hanno parlato di lui: Gianni Mura, Marinella Venegoni, Sergio Zavoli, Franco Carratori. Ha lavorato per Castelvecchi, Fabbri, Meridiano Zero, Stampa Alternativa, Caissa Italia, Squilibri, Safarà, Coccole&Caccole, Passepartout, Progedit, MilanoNera, LietoColle, Eretica e per molte altre case editrici. Per Segreti in giallo Edizioni ha già pubblicato La Foresteria delle tre sorelle ⁉️La trama vi incuriosisce ? #nuoviarrivi #segretiingialloedizioni #sonosoltantosogni #librisulibri #booklover #booklovers #booklove #andreabiscaro #inuscita #giallo #bookstagram #book #bookphotography #bookstagramitalia #bookbloggerspost #bookcover #libribelli #libridaleggere #consiglidilettura #newread #igbooks #instalibri #instabook #gialli #coffeetime #coffee #romanzo https://www.instagram.com/p/CDJD2M_K0jt/?igshid=79qu936394v3
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ilcercatoredicolori · 6 years
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Il canto del colore bianco Una vita. Sogna un'altra vita. Nella tarda primavera, quando i fiori palpitando aspettano la luna, una vita somiglia a un'altra vita. Nelle notti d'estate, quando i campi di grano saraceno aspettano la luna, una vita seppellisce un'altra vita. È inverno la neve che ormai scende fitta attende con tutta se stessa la luna. Getto un sasso. Quel sasso finisce nella neve. Una nuova vita ha inizio. La luna è sorta in un baleno. Ko Un (da L’isola che canta, Lietocolle, 2009 – Traduzione di Vincenza D’Urso)
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