Tumgik
#frasi che fanno riflettere
ragazzoarcano · 11 months
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“Ogni volta che gli animali nella foresta vengono feriti, riposano.
Cercano un posto molto tranquillo e semplicemente stanno lì senza muoversi per molti giorni.
Sanno che è il modo migliore per il loro corpo di guarire.
Durante questo periodo potrebbero anche non mangiare o bere.
La saggezza di fermarsi e guarire è ancora viva negli animali, ma noi esseri umani abbiamo perso la capacità di riposare.”
— Thich Nhat Hanh
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sunlight-2020 · 2 years
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L'oscurità ripristina quello che la luce non può riparare
- Joseph Brodsky
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romyy999 · 2 years
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- Lucifer (6° stagione)
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etnamam · 9 months
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laatrue · 1 year
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"Alle persone piace ascoltare le canzoni, con le parole che hanno paura di dire."
▪︎?
Per leggere altre riflessioni corri su twitter: @ diario.della.riflessione
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unwinkyselvatico · 2 months
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superanonima97 · 10 months
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I vostri messaggi mancano.
Ogni anno ormai ne sento la mancanza, sento proprio il vuoto che avete lasciato, un vuoto che mi accompagna ogni giorno. Il compleanno è sempre stato un giorno strano per me, non l'ho mai vissuto con spensieratezza e voglia di festa tanto quanto ci si aspetterebbe o come si dovrebbe vivere, ogni anno questa sensazione è sempre più forte, ma ormai non c'è più solo questo.
Ormai il compleanno da 3 anni a questa parte è l'ennesimo dejavu, l'ennesimo ricordo di quelli passati dove c'eravate VOI i miei amici. Il ricordo della vostra assenza, il ricordo dell'ultimo compleanno passato con voi. Un promemoria di quanto siano cambiate le cose in questi anni. Sono talmente sopraffatta che a momenti mi manca l'aria.
Mancate voi ragazzi, voi con i vostri messaggi pieni del vostro bene e di sincerità (cosa ormai rara), con i vostri regali sempre perfetti e scelti per me, voi che mi avete sempre spronata a festeggiare e ad essere lì per me. Voi che ormai passo il tempo a fare cose che mi ricordano i nostri momenti perché non voglio lasciarli andare.
In questa MIA giornata voglio solo dedicarvi un pensiero come voi lo avete sempre dedicato a me. E voglio ripensare al regalo più bello che ci possa essere: la NOSTRA Amicizia. Con la A maiuscola.
Amici miei per sempre.
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l-incantatrice · 4 months
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Il caso di Giovanna Pedretti deve far riflettere sulla pericolosità dei social,sulla pericolosità dell’uso che se ne fa. Ancora non sappiamo se la donna abbia scritto una recensione falsa,ma anche se fosse non era il caso di accanirsi così contro di lei. In fondo non ha rubato,rapinato o ucciso qualcuno. Molte persone sui loro profili social scrivono falsità e magari sono pure ammirate per questo. Su Tumblr ho visto qualcuno diventare famoso,essere considerato un bravo scrittore,magari ha anche pubblicato qualche suo libro online,ma non faceva altro che scopiazzare frasi di veri scrittori.
Nel caso di Giovanna non capisco il comportamento di certi influencers,come Biagiarelli e la sua compagna Selvaggia Lucarelli,che si sono accaniti nel sottolineare la falsità della recensione. Credo che sui social vadano introdotte delle regole precise sui comportamenti da tenere. Purtroppo nel virtuale le persone,spesso in anonimato o con falsi nickname,fanno di tutto e dicono le peggiori cose,senza rendersi conto che non conoscendo quelli contro cui si accaniscono,non sanno come potranno reagire alle cattiverie subite. C’è chi reagisce con un alzata di spalle e torna alla sua vita senza problemi e c’è invece chi,molto sensibile e vulnerabile,può arrivare a gesti estremi,come nel caso di Giovanna e tanti altri. È una questione etica molto importante,non possiamo più fare finta di niente
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stranomavero-o · 5 months
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Oggi ho realizzato che una delle cose che mi rende così spiacevole andare in ufficio 3 giorni a settimana è la mancanza di altre colleghe donne nel team a parte una stagista che tra pochi mesi se ne va. Ho iniziato a rifletterci perché la nostra giovane stagista a volte prova a intavolare una discussione coi miei colleghi su tematiche sociali e a fargli capire che i loro commenti o certe frasi sono fuori luogo e francamente fanno schifo, e questi over 50 con le abilità sociali di un comodino riducono tutto a una discussione maschi contro femmine che era già ridicola anche in seconda media. Ma loro da lì non si sono mai mossi, non hanno sviluppato nessun livello di empatia verso chi è “altro” rispetto a loro (donne, gay, pelle di colori diversi ecc), come ha ben detto Zerocalcare sono fermi al vittimismo piagnone. Un esempio: tema della violenza sulle donne, la risposta è stata “e allora gli uomini vittime di violenza?”. Voglio dire, ma che senso ha provare a intavolare una discussione con sta gente? A lavoro poi, dove già mi gira il cazzo per mille altri motivi e dove mi tocca stare 8 ore al giorno circondata da sti personaggi. Io me ne lavo le mani, non voglio educare un figlio figurati se posso aver voglia di educare un bamboccione prossimo alla pensione, cazzi della sua famiglia. Io sono stanca, io non ne ho voglia, io ho dato forfait.
Però questo mi ha fatto riflettere, e ho capito che una delle fonti del malessere da ufficio è il costante flusso di discorsi e commenti sessisti, le battutine, le frasi che non si rendono nemmeno conto di quanto fanno salire lo schifo alle poche donne che li circondano, gli sguardi da laidi di merda… questi pensano di essere intelligenti, simpatici, dei brillantoni di grande successo. Vorrei alzarmi in piedi sulla scrivania e urlargli “Fate schifoooooo”. Ma non posso, quindi metto in atto meccanismi di difesa, li tengo a distanza, non gli parlo dei cazzi miei, cambio discorso quando si parla di temi caldi, mi isolo nella mia bolla guardando il cellulare. Ma è tutto uno sforzo, una fatica, un impegno extra che durante il giorno mi consuma energie.
E non è solo quello, mi sono resa conto che è anche proprio l’ambiente troppo maschile che mi fa male. Questi passano il tempo a urlare, discutere, litigare, fare a chi ce l’ha più grosso… se la sentono ceo di stocazzo in carriera. Ma vivi sereno che quando te ne vai in pensione finalmente nessuno si ricorderà di te, sarai solo l’ennesimo che è passato di là. Pensa a fare meno schifo con la tua famiglia, pensa a fare meno schifo nella vita, sviluppa empatia ed educazione.
Ah e questi sono tutto sommato brave persone, sono al 99% sicura che non farebbero mai male a una mosca fisicamente e che il comportamento derivi in buona parte da loro insicurezze e dal mondo in cui sono cresciuti, ma il fatto che non ammazzerebbero la moglie non cambia il fatto che, purtroppo per me, fanno schifo.
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Grazie per incrementare le citazioni di Dio di Illusioni, ce ne sono poche ed è un gran peccato. Hai ultimato la lettura? Ti ha devastato?
Di nulla!
Non ho ancora terminato la lettura, nel mentre posto le frasi/citazioni che mi colpiscono o semplicemente che mi piacciono per non perderle. (Non uso sottolineare libri, per me devono rimanere intonsi ahah).
Al momento (non mi sbilancio), mi sta facendo riflettere, alcune scene mi fanno arrabbiare e altre mi lasciano davvero sbigottito! Insomma, sta facendo il "lavoro" che un libro dovrebbe fare: suscitare emozioni.
A te è piaciuto? Hai avuto modo di recuperare anche altri libri di Donna Tartt?
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parole di una lettera. - ..ma quale lettera? non serve più a niente ma quante volte lo vorrei sai cosa succede a una persona che guarda troppo avanti? che poi non sa come tornare a guardare indietro perché sa bene che non esiste la strada opposta avendo capito di aver trovato quella giusta, senza troppi dissesti tu ora stai solo studiando ma ne sei proprio sicuro? secondo me ci provi ancora a fare quello che vuole giocare con le altre senza saper giocare perché poi il telefono nasconde storie o viene dato all’amico che risolve i casini che combini ma non è così ogni cosa che tocchi credi che tutto ciò che fai si diffonde a macchia d’olio forse perché non trovi le persone giuste per te che aprono le porte una sola volta trovi gente stupida nel senso che ti apre le porte per un ‘per sempre’ vorrei chiederti tante cose, vorrei chiederti se una come me ti manca ma non come fidanzata vorrei chiederti cosa pensi di tutti quei tuoi compagni che hanno una persona con cui poter essere se stessi ma ho paura talmente paura da reprimere ogni cosa che scrivo ogni mio pensiero che non ti porta a riflettere ma ad avere paura ma tu non ci pensi mai alle coincidenze? una volta mi hai detto son felice se conosci qualcuno che ti rende felice con quella paura negli occhi di chi scappa ed è vero alla fine mica è una colpa la colpa è mia perché potrei davvero credere di farmi bastare qualcuno con cui galleggiare ma la verità è che vorrei davvero nuotare e le persone con cui nuotare sono così poche e allora uno pensa alla sua vita così piena però non tutte le persone che incontri richiedono tempo alcune si accontentano di alzare la cornetta soltanto per sentirti respirare e non per forza di sapere la tua giornata semplicemente esserci e avere voglia di non parlare così tanto quante spiegazioni devo dare alla gente? che noia ma la verità è che stare da soli ti permette di non giustificarti e serve davvero? gli unici legami che vedo durare sono proprio quelli in cui ci si accetta e basta e sono i più veri comunque da quando ti conosco abbiamo un’altra cosa in comune il fatto che quando ho voglia di scrivere robe e dirtele le mie amiche prendono il telefono mi dicono di smetterla perché tu sicuramente sei scocciato e hanno ragione perché certi rapporti sono mossi dai pregiudizi
pregiudizi e basta come quando io ti scrivo cose perché so che sai leggerle ma sai di cosa? boh, ti disturbo? pensi che sia innamorata di te? pregiudizi del cazzo e allora non voglio dare un’idea diversa dalle tante che non riesco a smentire così spesso quindi tengo tutto per me ma faccio fatica perché per quanto fragile ed insicura sono un vulcano assurdo ma le mie energie si sono spente ed è meglio così voglio essere un vulcano per chi lo vuole però faccio molta più fatica di quanto non si veda a trattenere quello che ho da dare soltanto perché verrebbe sgualcito e se un briciolo di te ho capito ti starai chiedendo perché vado sempre a capo delle frasi ma i grandi scrittori non si fanno troppi problemi lo fanno e basta e tu ora stai ridendo perché ho ragione e se non stai ridendo allora ho capito meno di quanto credessi su di te credi davvero a tutte le mie puttanate? perché se è così ho una retorica che fa paura ma quanta realtà c’è in quella retorica? scherzo, è retorica vera ma che serve più a te che a me perché continuo ad essere buona e a credere che qualcosa che ti smuova ci sia persino se parte dalla scopata più bella della tua vita che io non avrei mai potuto darti ma che forse può servire tu ci credi? secondo te le persone possono davvero scopare e arrivare alla parte più intima di sé stesse per poi scoprirsi dopo? ed io che ho sempre fatto tutto al contrario ci vuole proprio fegato a starmi dietro pensando che il sesso serve ma amore e amicizia fanno sempre metà dell’opera è davvero un difetto pensare il contrario di tutto? mettersi in discussione? ma se ci pensi è questo che mi porta alle persone tutte le volte ho preso un telefono nuovo sai? molto deludente un po’ come ogni mia aspettativa così insaziabile quindi mi accontento e cerco di adeguarlo a quel sogno di telefono top che avevo nel cassetto per farti stare tranquillo e sereno sappi che ho conosciuto un tipo quando sono scesa a casa quindi non avere paura delle mie parole non nascondono nessun tipo di intenzione velata niente di niente sono semplici e arrivano insomma questo tipo sai quelle persone che non ti dicono niente? però le mie amiche mi hanno spinta tutta la sera ed io ho provato a buttarmi senza pentirmene perché non avevo nessun tipo di stimolo che noia poi però mi dicono vuoi credere ancora di trovarlo nel tuo mondo uno normale? ed in effetti hanno proprio ragione chi cucina i tuoi bastoncini findus stasera?
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romyy999 · 2 years
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E ci insegnano a parlare, a correre, a studiare, ad eccellere in ogni ambito delle vita, ma non ci insegnano l'arte del vivere e godersi la vita. Fermati, chiudi gli occhi, respira, ascolta ciò che ti circonda e ricordati che si vive davvero solo se si apprezza ogni singolo attimo di questa vita fondata sulla corsa, sul dover fare mille cose. Goditi ogni attimo perché non potrà mai tornare indietro.
- romyy999
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sviluppimentali · 2 years
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Fa un certo effetto incontrare una persona dopo parecchi anni,soprattutto qualcuno con cui hai condiviso un pezzo della tua prima adolescenza,primi “amori”(15-16 anni tipo) e rendersi conto che ti conosce ancora così bene. Le parole e le frasi che assimila ti colpiscono dritto dentro e ti fanno pensare che un po’ forse qualcosa le hai lasciato, ma specialmente sei stato compreso. Bisognerebbe farne un po’ più spesso una virtù, un tesoro. Preservare questi istanti che ci fanno riflettere così profondamente.
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cinquecolonnemagazine · 2 months
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"D come Davide. Storie di plurali al singolare" di Colacrai
La silloge poetica "D come Davide. Storie di plurali al singolare" di Davide Rocco Colacrai edito da Le Mezzelane è un volume di 26 poesie con la prefazione dello scrittore leccese Mattia Zecca. I componimenti di Colacrai sono seducenti, sorprendono il lettore ad ogni pagina che scopre di volta in volta una storia diversa. Ed è proprio questa la caratteristica di "D come Davide. Storie di plurali al singolare".  Le poesie raccontano tutti gli aspetti e gli eventi che in qualche modo hanno lasciato un segno, hanno fatto vibrare la sensibilità del poeta. Ecco allora apparire Paolo Borsellino, si materializzano gli esuli d’Istria e Dalmazia, suo nonno, l’autore Vincenzo Restivo, riaffiora il suo cane Manny, Billy the Kid, lo scrittore marocchino Abdellah Taïa e Giovanni Falcone. Storia, fatti personali, ricordi ed emozioni intime creano un’osmosi, un flusso denso e pastoso tra ciò che appartiene a noi stessi e ciò di cui facciamo parte. In quanto poeta civile, Davide Rocco Colacrai ha sentito il bisogno di unirsi alle emozioni comuni ricordando la strage dell’Hotel Rigopiano, Ustica, i numerosissimi malati a causa dell’Eternit e le vittime del Ponte Morandi di Genova. Ogni poesia è per il lettore un viaggio nella propria sensibilità e in quella dell’autore, attraverso poesie dolci, a volte forti e dure, che fanno riflettere ed emozionare. Ringrazio Davide Rocco Colacrai per questa bella intervista nella quale abbiamo avuto modo di approfondire non solo il contenuto della silloge ma anche alcune sfumature del suo linguaggio espressivo "D come Davide. Storie di plurali al singolare" di Colacrai Salve Davide, lei è nuovo ai lettori di Cinque Colonne Magazine, ci racconta brevemente cosa le piace e di cosa si occupa nella vita? Innanzitutto, mi permetto di ringraziarvi per l’ospitalità. Sono un Giurista e un Criminologo che via via negli anni è rimasto sempre più deluso dal percorso intrapreso – e qui si potrebbe aprire un ampio discorso su come le cose non funzionano in Italia – fino a decidere di abbandonarlo completamente e di rispolverare altre capacità, quelle linguistiche, e scoprirne alcune che non sapevo di possedere, con le quali attualmente lavoro come impiegato presso una famosa azienda internazionale. Non è stato facile abbandonare una strada per un’altra, soprattutto perché sono un grande sognatore e molto determinato e testardo e, se non costretto, non mollo.  “D come Davide” è il suo decimo libro di poesie. Quando è nata questa passione? Più che di una passione parlerei di un’esigenza, o più genericamente di un dono. Diciamo pure che ho sempre scritto, sin da quando frequentavo le scuole materne e accompagnavo i miei disegni con delle frasi. Sicuramente a partire dal 2006/2007 ho sentito proprio la necessità di buttare fuori, di espellere, di far esplodere verso l’esterno tutto quel rumore che sentivo dentro e non potevo più trattenere, e di condividerlo. Oggi penso che alla base di tale necessità ci fosse anche la ricerca di una umanità al di là di quella solitudine nella quale pensiamo più o meno tutti di essere costretti in questo spazio che chiamiamo mondo. Partiamo dal titolo: perché storie di plurali al singolare? Ho scoperto con gli anni che le storie che viviamo e di cui siamo portatori sono da un lato storie nostre, ma dall’altro storie che altri hanno già vissuto prima o stanno vivendo parallelamente a noi. Pertanto, non esiste mai veramente una storia che sia solo nostra, una storia unica. Quindi armato di una lente e dalla mia inesauribile curiosità sono andato a studiare fatti storici che, allo stesso tempo, racchiudono l’elemento del plurale e quello del singolare: storie che io racconto da un punto di vista mio – dell’uomo, del cittadino, del poeta – e nelle quali troviamo famiglie intere. Pensiamo per esempio alla poesia nella quale si parla della Strage di Ustica. Le sue poesie abbracciano temi diversissimi. Com’è nato D come Davide? Ha ripreso vecchie poesie che aveva scritto oppure ha pensato fin da subito di creare una raccolta con tematiche slegate. Mi diverto spesso a raccontare che i miei libri nascono in maniera completamente intuitiva – e una volta mi hanno persino definito, e all’epoca lo trovavo divertente, “poeta medium”. Ad ogni modo, in pochi minuti butto nel calderone virtuale determinate poesie che già esistono e nel frattempo sono state premiate nei concorsi letterari, poi sento esattamente l’ordine nel quale devono apparire e il titolo. Ne consegue che realizzo la creazione soltanto quando ho il libro cartaceo davanti a me e ho avuto il tempo di sfogliarlo. Per quanto riguarda specificamente D come Davide, posso dire che si tratta di un’opera che raccoglie tematiche apparentemente slegate ma che hanno tutte un preciso denominatore comune: la Storia. Che dovrebbe ricordare a noi stessi chi siamo e che invece spesso viene dimenticata, o persino negata. C’è una poesia presente nel suo libro a cui è particolarmente legato? Ogni poesia è una figlia, per cui sono legato a ciascuna di esse nella misura in cui mi ricordano un certo periodo della mia vita, chi ero o una persona. Dal punto di vista storico invece, tengo molto alla poesia “Il confino (Isole Tremiti, 1939)”, che racconta un fatto storico che fino ad alcuni anni fa era completamente sconosciuto e dunque non riportato dai libri storici: il confinamento degli omosessuali siciliani sulle Isole Tremiti da parte del governo fascista. Il confino (Isole Tremiti, 1939) Agosto trascorre lento, solo, la notte a girare per le campagne e contare i pioppi sugli argini  e bere Ricordo lo stomaco vuoto com’erano vuote le onde, i giorni nella ragnatela dell’attesa,  il marchio di essere un arruso, l’odore di quell’incubo,  e tutto nell’atto di fingere una vita diversa, forse migliore. Zuppa di fagioli e pane, lo sciabordare liquido dei sogni, il gioco alla morra, il desiderio esacerbato della carne, di virgole azzurre nella notte, un orizzonte senza scorciatoie, il pensiero fisso all’isola,  nostra unica donna, madre e matrigna. Eravamo costretti in baracche, due e di legno,  prigionieri di un reticolato, pochi metri quadrati per essere uomini, quattro spiccioli per sopravvivere a noi stessi. Passavano i giorni,  lenti e lontani, come risucchiati dal Cretaccio, e sospesi, era un’isola, la nostra, che non c’era, si faceva sempre più pesante la solitudine, l’assenza quasi tangibile dell’amore, un’ora come un anno a strisciare nei solchi lasciati dalle nostre preghiere, e poi a capo. C’era chi raschiava il silenzio,  chi dipanava la matassa di un senso fatto di sole ossa, qualcuno annusava già la morte.  Non c’era pietà né perdono.  Addosso, con me, il dolore mai lavato della razza, del nostro essere tutti cani randagi, senza nomi. Read the full article
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lettrice-abusiva · 5 months
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Oggi ho letto una notizia che mi ha fatto riflettere molto. Parlava di un ragazzo di 25 anni che, a un passo dalla laurea, ha deciso di togliersi la vita. Nei commenti le frasi di cordoglio erano ben poche, per lo più emergeva la ricerca del colpevole, qualcuno o qualcosa contro cui poter puntare il dito: la tecnologia, lo studio, gli amici, i genitori. Già, c'è chi ha avuto il coraggio, senza nemmeno conoscere questo giovane ragazzo, di dare la colpa ai genitori e a tutte le persone a lui vicine che non si sono accorte di nulla. Ma quello che mi ha scioccato di più sono stati i commenti in cui addirittura si dava la colpa direttamente a lui, perché avrebbe dovuto chiedere aiuto a un professionista, a un parente o a un amico, prima di arrivare a compiere questo gesto estremo. In risposta a ciò una persona ha scritto: Ma se quando ci si confida con qualcuno il massimo che si ottiene in risposta è un misero "Fatti coraggio". Ed è già tanto, aggiungo io, perché c'è chi riesce persino a farti passare per una persona in cerca di attenzioni che si piange addosso solo per essere compatita. Per non parlare di chi ti dice "E allora io? Cosa avrei dovuto fare?" perché tanto gli altri hanno sofferto o stanno soffrendo sempre più di te. Si sminuisce il dolore altrui, lo si minimizza, non gli si da credito o si cerca di metterlo a paragone con quello di qualcun altro perché vince sempre la regola del "Pensa a chi sta peggio di te". Però poi quando succedono di queste cose, tutti sono capaci di parlare e di sparare sentenze a dismisura.
Io non posso sapere se questo ragazzo che ha deciso di porre fine alla sua sofferenza togliendosi la vita, avesse chiesto aiuto, ma sicuramente non me la sento di accusare nessuno, perché sicuramente chiunque gli fosse vicino sta già soffrendo molto per la sua morte e, che lui sia sia aperto o no, si stanno già assumendo tutte le colpe del caso. Ciò che però vorrei dire è questo: Quando una persona vi dice che sta male, credetici, chiunque voi siate (e mi rivolgo anche ai professionisti che spesso sono i primi a prendere le cose alla leggera). Non tutti trovano la forza di farlo, è difficile aprirsi così tanto, magari dire persino che si stanno avendo pensieri sucidi, per cui non minimizzate, non mettetevi al di sopra e non cavatevela con un semplice "Mi dispiace" o "Fatti coraggio". Sono frasi che fanno star male il doppio e confermano il proprio senso di solitudine.
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Oggi mi sono imbattuta in un pezzo di intervista fatta ad una influencer italiana a pomeriggio cinque. Premetto che a me i programmi come pomeriggio cinque non piacciono affatto perché mi danno come l’impressione di nascondersi dietro frasi fatte e scontate per nascondere il loro vero messaggio o la loro vera opinione che viene fuori comunque grazie alle domande provocatorie che vengono poste e agli ospiti che vengono invitati per il dibattito, ma ero molto curiosa di capirne di più quindi sono andata a vedermi l’intervista completa. 
Il tema era la maternità e in particolare la scelta di alcune vip di avere, non avere figli, di operarsi o adottare. In studio una ragazza di poco meno di 30 anni che all’età di 23 anni si è operata per farsi asportare le tube e così non avere figli. 
Vengono prima mostrati i commenti (negativi) sotto i post dei giornali online che avevano pubblicato la notizia e poi dopo una breve brevissima presentazione della ragazza inizia il dibattito. 
Ci tenevo a sottolineare il fatto che i commenti riportati fossero tutti negativi perché è veramente buffo come siano stati scelti solo e solamente questi, come per far vedere solo una faccia della medaglia e come invece non siano stati mostrati insieme alle critiche anche messaggi di conforto o vicinanza a questa scelta legittima.
Aperta e chiusa parentesi questo è stato detto dagli invitati in studio “non è passata da uno psicologo invece che dal ginecologo? Perché tu a 23 anni hai fatto una scelta di cui probabilmente ti pentirai, con questa tua scelta adesso sei in tante trasmissioni, hai preso tanti like, sei su Instagram con tantissimi follower, quindi mah… non lo so cosa c’è dietro” ; “Io vorrei dire una cosa da maschietto perché la signorina ha tolto la possibilità a qualunque altro compagno, un domani, di decidere insieme a lei perché generalmente quando nasce una coppia l’uomo e la donna, il fidanzato e la fidanzata, la moglie e il marito decidono insieme se avere o non avere un figlio”; “non si fanno queste scelte a 18 anni, a 18 anni si è poco più che dei bambini e lei l’ha fatto anche perché la pillola la faceva ingrassare, l’ha dichiarato lei. Quindi potevi usare la pillola, una spirale, tutti i metodi concezionali, ma hai voluto fare questo per cosa? Perché avevi paura di ingrassare! Figlia mia dillo, ammettilo. Quindi è ancora più grave”; “sembri Maria Goretti ma tu sei la strega cattiva di Biancaneve sappilo, fa tanto la santarellina però insomma”
La prima frase non la commento neppure perché con il tono con cui è stata posta la domanda, che domanda non era ma più una provocazione, non ha bisogno di risposta quanto il resto. Cominciando dal “te ne pentirai” e qui mi collego ad una frase detta dalla conduttrice “essere madre è la cosa più bella” e voglio dire… non siamo tutti uguali, siamo tutte persone diverse che amano cose diverse, persone diverse, canzoni diverse e sogniamo cose diverse per noi e per la nostra vita, il nostro futuro. Questa idea che l’essere madre, che il figlio sia la vera realizzazione per tutti non è corretta! Lo è stato per mia madre, per tante donne sicuramente ma questo non significa che sia stato per tutti così e lo dimostrano molte e molte vicende che si cerca di nascondere, ma che fanno parte delle diverse sfumature della vita.
La maternità non è sempre una gioia o una benedizione, moltissime donne hanno deciso e decidono ogni giorno di non diventare madri non perché non hanno un compagno o non hanno le possibilità economiche, ma perché semplicemente non voglio esserlo.
Questo non le rende meno donne, meno umane anzi tutto il contrario è proprio la diversità che ci rende tali altrimenti saremmo macchine che pensano e agiscono tutte nel solito modo.
La scelta di operarsi è sicuramente una scelta molto importante perché invasiva ed è importante riflettere a fondo prima di proseguire, ma è una scelta liberissima e come tale va rispettata, dare della strega cattiva che si finge una santa non è proprio rispettare soprattutto se si tratta di una persona che non si conosce.
Non si sa cosa c’è dietro alle scelte di ciascuno, forse è proprio questo il motivo che dovrebbe portarci a rispettare e non insultare gli altri quando hanno delle idee diverse dalle nostre. 
In merito all’affermazione del secondo intervento credo che non ci sia molto da dire, se la ragazza in questione non si fosse operata, ma fosse stata sterile dalla nascita? La scelta di fare un figlio molto spesso si fa in due, ma può capitare che uno dei due non abbia questo desiderio e che l’altro non desideri altro dalla vita, non sempre i nostri desideri sono in sintonia con quelli del nostro partner. Anche se è una frase scontata, ognuno ha il diritto di fare ciò che vuole con il proprio corpo, la scelta di fare figli è privata e personale. 
Per quanto riguarda invece la parte “non si fanno queste scelte a 18 anni” mi viene un po da sorridere perché quante ragazze a 14, 16, 18 anni portano avanti una gravidanza? Questa è una scelta che a 14, 16 anni si può prendere? Una scelta che non influenza solo la nostra vita ma anche quella di un’altro essere umano, bambino che verrà cresciuto da un’altra bambina. In questo caso non so come mai non si parla mai di pentimento, perché solo chi decide di non avere figli si pente, chi decide di avere figli non può pentirsi perché i figli sono il regalo più prezioso che la vita ci può offrire. 
Non è così! Anche se ci viene inculcato nella testa fin da bambine e bambini. NON È COSÌ! È stato necessario creare un movimento, tante testimonianze e interviste per far uscire allo scoperto tutte quelle donne che si sentivano in colpa e brutte persone a provare questo tipo di sentimento. Quando avere un figlio è qualcosa che ci cambia la vita per sempre, soprattutto in alcuni paesi nel mondo in cui solo la donna deve rinunciare alla sua carriera, ai suoi hobby, ai suoi piaceri e al tempo libero quando mette al mondo una vita e se questa decisione viene fatta in un età giovane può avere delle conseguenze. 
Proprio per questo è importante che si parli di più di educazione sessuale, di contraccezione e metodi contraccettivi e tutto ciò che gira intorno a questi temi. Perché una buona fetta di ragazze a 14, 16, 18 anni ha già avuto esperienze e soprattutto esperienze a rischio. Proprio per questo motivo non si può più far finta di niente perché non basta dire che una ragazza di 16 anni che decide di tenere un figlio si sia prendendo le proprie responsabilità perché non è così, si prende le responsabilità, le conseguenze della società retrograda in cui vive che non capisce quando sia importante informare, informare e ancora informare i giovani  e aiutarli a vivere le proprie esperienza in maniera matura, responsabile e sicura! 
Poi sono stanca di dover sentire dire dalle donne quali motivi siano validi e quali non lo siano per non avere un figlio o non portare avanti una gravidanza, se io voglio dedicarmi alla carriera; voglio vivere per le mie passioni; non sento il bisogno, il desiderio di avere figli, non voglio vedere il mio corpo cambiare; non voglio subire il trauma del parto e tutte le sue conseguenze fisiche e psichiche sono motivi privati miei e solo miei… non esistono motivazioni giuste o sbagliate, esistono delle motivazioni punto.
E basta, basta e ancora basta con la polemica del voler pubblicare tutto sui social, è una polemica stupida e inutile. Io sono liberissima di condividere ciò che più mi fa piacere sui social, se voglio raccontare una cosa divertente che mi è accaduta, se voglio sfogarmi, se voglio mandare un messaggio che sia sul cambiamento climatico, sulla questione di genere o su qualsiasi altro argomento su cui penso sia importante riflettere sono liberissima di farlo. 
A dir la verità io mi sento di fare tanti complimenti alle donne che hanno la forza di esporsi su argomenti così delicati e importanti consapevoli dei commenti, che più che commenti sono insulti e minacce,  con la speranza di cambiare la visione che si ha delle donne e della maternità. 
Non tutti sentono il bisogno di farlo e va benissimo, io non pubblico ne foto e ne storie sui social e non faccio neppure battaglie, ma amo sfogarmi qui su Tumblr perché premere il pulsante pubblica dopo aver raccontato qualcosa su di me mi fa sentire più leggera. Mi sfogo e cosa più importante non faccio del male a nessuno, quindi passiamo ad un’altra polemica che questa ormai è superata. 
Per quanto riguarda invece la parte in cui viene fatto presente alla ragazza che avrebbe potuto scegliere un metodo contraccettivo come la pillola o la spirale ho da dire una cosa. Se io ragazza, donna che vuole avere figli per motivi x che non dovrebbero riguardare nessuno, decido di utilizzare un metodo contraccettivo come la pillola o la spirale invece di operarmi che differenza fa? Sono sempre io con le mie convinzioni e i miei desideri che scelgo un metodo anziché un’altro per la stessa identica finalità. Una differenza c’è però, io che scelgo di utilizzare come metodo contraccettivo la pillola ho una probabilità, anche se bassa, di rimanere incinta e qualora questa eventualità dovesse presentarsi avrei ho due strade: decidere di operarmi e interrompere la gravidanza oppure decidere di dare alla luce un figlio che non ho mai desiderato, possibilità che con l’operazione non sussiste. 
Quindi no, non avrebbe potuto semplicemente scegliere di prendere la pillola e pagare ogni mese la pillola e i controlli con la possibilità che quel metodo contraccettivo non funzionasse. 
Dette questo lasciamo a tutte le donne il diritto di scegliere del proprio corpo e della propria vita,  smettiamo di giudicare e insultare le persone e cerchiamo di aprire la mente a quanti più modi di pensare diversi, ascoltiamo di più e proviamo a metterci nei loro panni e capire cosa possono provare prima di dire la nostra, facciamo domande, interessiamoci, informiamoci di più per cercare di aprire le braccia il più possibile alla diversità. 
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