Tumgik
#continui ad esserci
cuoredighiaccio08 · 1 year
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Chissà come saremmo noi oggi. Sai me lo chiedo spesso, non perché io ne sia ancora innamorata .
Mi chiedo come saremmo oggi , perché tra noi è finita quando abbiamo smesso di esserci .
So bene di essere stata io la prima ad aver mollato , ad andare avanti, provando a darmi un’altra possibilità di rinascita .
Non mi pento di niente, rifarei tutto esattamente allo stesso modo.
….
Però, capita che mi chiedo come saremmo noi oggi.
Eravamo immaturi per quell amore, così troppo immaturi che lo abbiamo bruciato, calpestato, odiato, amato, denigrato, sputato, consumato.
Non eravamo probabilmente pronti nonostante fossimo fisicamente maturi.
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falcemartello · 8 months
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TEOREMA
Purtroppo in molte persone manca totalmente l'analisi degli eventi, che delle volte è brutale, delle volte benevola, ma che alla fine riconduce tutto il nostro creato in EFFETTO = CAUSA + X
X = libero arbitrio
Su questa semplicissima equazione lavora la propaganda e determina quindi lo scorrere della quotidianità per arrivare all'effetto. Ora mi spiego meglio.
Se voglio ottenere un effetto dovrò agire necessariamente su due fattori dell'equazione;
Causa: Un effetto accade sempre perché c'è un'azione scatenante, sia essa di natura umana, naturale o divina (inspiegabile).
Libero arbitrio: Il libero arbitrio è il principio morale che ci spinge ad agire in un modo o nell'altro, non subendo limitazioni, o causandone l'applicazione.
Abbiamo chiaro quindi che serve un'azione per avere una reazione, ma che serve pure agire sul libero arbitrio facendo credere all'essere umano di scegliere (tramite LA PROPAGANDA).
Già, la propaganda, IL VIRUS che attacca le menti deboli ("l'ha detto la tivù", con faccia convinta ed occhio bovino), IL VIRUS che fa leva sull'ego ed i vizi dell'uomo per ammaestrarlo, IL VIRUS che può far credere al cretino che un vaccino sia tale e non immunizzi dopo 6 dosi, IL VIRUS che rafforza le convinzioni sbagliate facendo credere al "posseduto" di aver fatto la scelta giusta, IL VIRUS diffuso sul web dai troll di sistema, troll prezzolati che provano e riescono a condizionare il libero arbitrio nelle menti offuscate, nelle menti che non contemplano la spiritualità, nelle menti materiali, o semplicemente ottuse.
Questo è il mio credo materiale, poi c'è l'aspetto spirituale nel mio modo di affrontare gli eventi, ovvero cercare Dio, riflettere con anima aperta ed ascoltare le sensazioni escludendo tutto il mondo materiale.
La preghiera aiuta a staccarsi, ad entrare in un'altra dimensione, ma aiuta anche ad incasellare le tessere della vita, tessere mischiate da chi ci vuole male, da chi ci odia, ed offusca la razionalità creandoci stress continui. In ogni cosa che faccio cerco sempre il bene, famiglia, amici, lavoro, estranei, ed il mio stare su questo social, dove a volte vorrei non esserci, uscire, andarmene, ha solo un obbiettivo (magari sbagliato, ma uno soltanto); cercare di aprire la mente a quante più persone mi sia possibile, nel bene o nel male sarà Dio a giudicarmi, ma sento questo come un dovere, quasi fisico, come l'impulso di scrivervi questo post è per me una necessità che mette in secondo piano tutto il resto. OGNI VOLTRA SCELTA DEVE NASCERE DA UNA CONVINZIONE INTERIORE, DA QUEL "NON SO CHE" CHE CI FA DIRE LO FACCIO O NON LO FACCIO PERCHÈ LO SENTO MIO, NON PERCHÈ UN CIALTRONE VE LO SUGGERISCE, E NEANCHE PERCHÈ "COSÌ FAN TUTTI".
Abbiamo tutti un dono, il pensare, e se vogliamo una società migliore, basta che nel suo piccolo ognuno di noi rifiuti la propaganda e si unisca con chi la pensa come lui.
Quando avete un dubbio pregate, chiamate a Voi Dio, qualsiasi esso sia, e Vi scoprirete più forti, perché non sarete mai soli. La pecora nera sola nel gregge è un esempio del sistema, la prospettiva con la quale la dovete vedere è "c'è una pecora nera, forse abbiamo una salvezza" e quella salvezza siete Voi, con Dio al Vostro fianco. Ora, andiamo a vincere contro il WorldEconomicForum, Gates e tutto il ciarpame che ci vuole rendere la vita un inferno.
Francesco Mosca
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elenascrive · 9 months
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Il Mezzo Secolo
che stavi attendendo
è arrivato
Chissà se continui a temerlo ancora
o se nel frattempo Tu sia riuscito
ad accettarlo,
provando così ad immaginarlo?
Spero in quest’ultima ipotesi
perché un Peter Pan come Te
così pieno di vita, di entusiasmo
non esiste niente e nessuno
che possa ostacolarlo,
nemmeno la Tua famosa ipocondria!
Tuttavia,
Ti auguro che possa essere all’altezza
di qualsiasi Tua aspettativa
Un’età speciale
ancor più ricca di gioco,
e di divertimento
proprio come sei Tu
da quando sei venuto al Mondo,
scompigliandolo con
la Tua travolgente allegria e follia
Le stesse che ogni giorno
metti al servizio di tutti coloro
che hanno la fortuna
di starti accanto,
Me compresa!
Ti devo molto Alby Caro,
poiché lo sai già
la Tua irriverente ironia
mi ha aiutata nei momenti di sconforto,
facendomi tornare subito
il sorriso perduto
Grazie per esserci sempre stato
anche in silenzio,
rispettando la Mia sofferenza
con discrezione
senza voler essere invadente
Grazie di essere dalla Mia parte
perché in Me credi
Grazie di preservarmi,
quando vedi compromessa
la Mia sensibilità
e perfino delicatezza,
che so Ti stanno molto a cuore!
Grazie di rispettarmi insomma
Da oggi non cambierà proprio niente
Ti prego di credermi
Sei una bella persona
dovrai solo continuare
a darti da fare
per non snaturare
questo Tuo modo di essere particolare
Continua a credere in Te Stesso,
nell’Amore vero
che colora la Tua Vita
e l’amarezza non busserà
giammai alla Tua porta!
Buon Compleanno
Mi auguro che questo piccolo,
modesto Pensiero,
insieme a queste parole scritte di getto
potranno essere di Tuo gradimento,
donandoti ulteriore forza
per tenere a bada la paura
di questi imponenti 50
Non mi resta che concludere allora,
scrivendoti infine:
Tanti Cari Auguri di cuore
Con affetto,
vero, puro e sincero
@elenascrive
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blackdevil999 · 11 months
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Siamo nell'era dei rapporti fragili e senza futuro, dei sentimenti labili e fugaci, delle belle parole, degli oggi ci sono domani chissà, sarebbe bello riuscire a trovare una continuità. Sarebbe fantastico trovare qualcuno che non si lasci ingannare da questo mix di pezzi di mondo fatto di continui incontri, di storie di una sera, di una serata in discoteca che è meglio di una serata a guardare un film. Sarebbe bello poter credere "C'è il mondo intorno a me, ma io preferisco te". E' che siamo cresciuti male. Ci hanno insegnato che potevamo avere tutto a portata di mano, che è meglio un'uscita di una sera che una storia seria, che gli amici prima di tutto, che meglio l'alcool, che no l'Amore fa male. L'Amore fa male perché non siamo capaci di chiederlo, perché non vogliamo averlo. Perché no è troppo impegnativo. Perché no, non ho tempo per te perché preferisco me, perché l'ultima volta poi ci son rimasta male e quanto tempo per rialzarmi. Credo che dovremmo toglierci le maschere ogni tanto. Credo che lasciarsi andare non è peccato. Che un pò di affetto può far crollare uno scudo, e se questo scudo crolla poi vedi che stai meglio. Credo che dovremmo abbandonarci alle persone ogni tanto. Perché non è facile in questo enorme pezzo di mondo trovare qualcuno con cui star bene, e se poi lo trovi non puoi star li a farti mille problemi sul perché sul come e sul quando e per evitare certi tarli decidi di smettere. Credo che non siamo più abituati ad Amare e che forse ogni tanto dovremmo farlo. Spegnere quei maledetti cellulari, Facebook, Whatsapp, Wechat, e tutto ciò che ci fa ancora credere che può esserci qualcosa di migliore di un momento speciale con una persona. Penso che le persone non dovremmo sceglierle, ma dovremmo lasciarle capitare, arrivare e irrompere nella nostra vita. Credo che godersi il momento va bene, ma a volte potremmo anche iniziare a non farci bastare solo il momento, ma la persona.
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francescosatanassi · 11 months
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È VERO.
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È vero quando dicono che il punk può salvarti la vita. C’è stato un periodo nel quale serate come quella di ieri erano la quotidianità, poi qualcosa si è inceppato, passavano i mesi e sembrava non esserci più spazio per niente, soltanto complicazioni, ansie e difficoltà. Aggiungi gli amici che scelgono di percorrere altre strade, chi sparendo per sempre, chi diventando “adulto” ponendosi nuovi obiettivi: crescita lavorativa, matrimonio, figli, mutuo, macchina nuova. Negli ultimi anni, anche a causa di una pandemia e di un distacco sociale imposto, mi sono chiuso molto in me stesso, pensando troppo e lasciandomi andare poco, pochissimo. Una cosa lontanissima da me, per come ero e per come sono. Con la scusa del poco tempo libero, dei turni di merda, della mancanza di sonno e di persone con le quali condividere qualcosa, spesso restavo immobile, lasciandomi attraversare degli eventi. O dal nulla. Sembra tragico, ma alcune situazioni creano una dipendenza tale da sentirci al sicuro lontani da chiunque, chiusi in casa davanti all’ennesimo film. Poi accade qualcosa, ascolti una canzone che esplode come un pugno allo stomaco, giusta al momento giusto, che parla con te, che parla di te, di come ti sentivi e di come ti senti quando il mondo va in una direzione e tu continui ad andare nell’altra. È come un’immagine che ti sputa in faccia da uno specchio, ti entra nelle ossa, ti scuote tanto dal farti tornare a galla. È vero che il punk può salvarti la vita, lo fece a 15 anni e lo fa ora, quando sopra e sotto al palco, abbracciando altri sconosciuti, esplode il tormento che ci portiamo dentro. È lì che tornano vecchie amicizie e si creano nuovi legami, anche solo per un sorriso, un saluto, un abbraccio tra la polvere e il sudore. È in quell'istante che ti accorgi di non essere cambiato, che l'essere sempre stato uguale a te stesso, nel bene e nel male, ti ha reso ciò che sei. In mezzo a facce che non hai mai visto prima, hai finalmente la certezza di non essere mai stato solo.
[la foto è uno screenshot preso da IG sulla bellissima serata di ieri con Güerra, Contrasto, Rebelde, Neil e Pavel]
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Non lo so perché continuo a scrivere di qualcosa che mi fa così male, ma ne sento il bisogno. Sento il bisogno di ricordarmi ancora di te, mamma, perché la mia paura ora è di dimenticarmi la tua voce, il tuo odore, i tuoi occhi. La mia paura è di scordarmi il tuo sorriso e come la tua presenza mi faceva stare bene, mamma.La mia paura è di scordarmi di te e basta, e come faccio io a vivere senza la mia metà? Colei che mi faceva vivere, che mi trasmetteva il bene che probabilmente io non ho mai compreso appieno.E dove sei, ora?Stai meglio?Sarà che mi sento un’egoista a dire che ho bisogno di te qui, che avrei voluto che tu non te ne andassi mai da me, perché è da egoisti desiderare che una madre che soffre tanto continui a vivere solo per averla accanto a sé.Ma mamma, come faccio a lasciarti andare via?Come faccio a lasciare andare via te?Te che eri e sei la mia vita.Ma devo, vero?Devo lasciarti andare, devo accettare che tu te ne sia andata e che non ti vedrò più, che non vedrò più il tuo volto, i tuoi occhi verdi,che non vedrò più il tuo sorriso, così raro nell’ultimo periodo… e la tua risata? Quanto mi mancherà la tua risata? E le tue lacrime, mamma? Quanto mancherai tu oggi? E domani? E dopodomani?Mancherai sempre, incessantemente.Lo so, lo sapevi anche tu.Ma ti sei lasciata andare, mi hai lasciato andare.Perché, mamma?Potevi restare con me un altro po’? Lo sapevi che avevo bisogno di te? Che senza te io non sarei qui?Perché era la tua presenza ad aiutarmi, ma come potevo combattere la tua di guerra?Come potevo quando mi avevi praticamente fatto capire che eri stanca, che non volevi più farti forza. D’altronde, perché dovevi? Per chi dovevi combattere, mamma? Per te stessa non combattevi più e io non mi sento abbastanza neanche per te, ora. Ed è da egoisti dire una cosa del genere, mi dicono tutti che tu sei arrivata fino a questo punto solo per me, ma perché non sei rimasta un altro anno con me, mamma? Un altro e poi un altro ancora, fino a essere con me sempre mamma.E non ci sei, non ci sei più.E vorrei, vorrei credere a tutte le persone che mi dicono che sei qui con me, che non te ne andrai, che vivi in me. Ma come faccio? Io non ti sento qui, io vorrei sentirti qui, sentire la tua fottuta presenza che però non c’è. Dove sei, mamma?Torni? Torni e mi abbracci, mi stringi, mi guardi?Torni e capisci chi sono, che ti amo, che non voglio perderti?Torni e mi dici per l’ultima volta che mi vuoi bene? Che ci sarai sempre per me? Che non te ne andrai?lTorni, mamma?Torni e non mi lasci più sola?Perché è di te che ho bisogno ora, mamma. Resta con me, per favore.Resta con me anche se ad esserci, non ci sei più.Resta con me e non andartene, non andartene mai.Per favore.Ho bisogno di te,ho bisogno della mia metà.Mi manchi mamma,E cosa farò domani?E cosa farò dopodomani?Come vivrò, senza te?Come?Resta con me.
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Mi odio nel momento in cui la mia testa continua a ripetermi che devo smetterla di farmi in quattro per le persone, devo smetterla di fare per loro tutto ciò che per me non hanno mai fatto e che mai faranno; devo smetterla di essere sempre presente quando tutti gli altri per me ci sono solo apparentemente. Mi odio perché nonostante la mia testa continui a dirmi che effettivamente tutto ciò che faccio è inutile, nonostante continui a ricordarmi che per quanto io possa cercare, mai troverò quei legami che tutti gli altri hanno, quei legami forti, veri e sentiti, io continuo a mettere tutta me stessa per far star bene l'altro. Quando arriva il momento in cui l'altro ha bisogno di una piccola cosa, eccomi che sono lì a dargliela, eccomi che sono lì ad insistere, lì a ricordare che se veramente hai bisogno della luna, io ti metto il mondo a soqquadro per portartela. Come si fa dunque? Come si fa a non odiarsi? Porre in contrasto testa e cuore è la guerra interiore più brutta alla quale tu possa prender parte, basta un minimo per essere morto. Le paranoie sono lì a mangiarti, la testa è lì a rimproverarti e il cuore ormai, deluso e affranto, continua a lottare e a non dare ascolto. lo ci sono anche se so che non dovrei esserci. lo ci sono anche se so che merito legami migliori. lo ci sono e puntualmente noto che dando il 100% mi viene restituito il 10%. Eppure non riesco a farne a meno. Fa male sapere che tutto questo non viene mai ricambiato, fa male sapere che effettivamente non c'è qualcuno come me al mio fianco, qualcuno che si farebbe km ad occhi chiusi per me, qualcuno che se lo chiami di notte nel bel mezzo del sonno mette da parte il suo bisogno primario per te, fa tanto male a tal punto da farmi dire “io ci sono ma per questo mi odio”.
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frabooks · 3 months
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L'adolescente (bozza)
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L’adolescente È il penultimo romanzo di Dostoevskij prima de I fratelli Karamazov. Dopo poco scrive La mite ma è un racconto.
Spunti
Il suicidio è stato un tema che ossessionava D. In ognuno dei romanzi maggiori di D. c’è un suicidio. C’è il tema politico nell’Adolescente e nei Demoni, c’è il tema filosofico con Ippolit ne L’idiota, c’è il suicidio per disperazione sia ne L’adolescente che nei Demoni. C’è anche il suicidio di Svidrigajlov in Delitto e castigo. Trovo sempre affascinante come D. tratti questo tema così triggerante.
L’adolescente e la giovinezza. Il protagonista è trattato da adolescente dagli altri; è ingenuo, istintivo, cambia idea e pensieri spesso, spesso dice la cosa sbagliata al momento sbagliato, non sapendo quando tenere la bocca chiusa. E’ una rappresentazione precisa e non macchiettistica di un certo tipo di giovani che, per forza di cose, hanno passioni e istinti più acerbi degli adulti e dei vecchi. Questo è reso molto bene dalle azioni e dalle decisioni di Arkadij.
Prime 100 pagine faticose, poi si delinea il carattere del protagonista e si dispiegano i personaggi di contorno. Proprio come per I demoni, l’inizio è difficile. Se ne I demoni l’inizio era difficile perché la storia non partiva (i protagonisti non erano i veri protagonisti del romanzo), ne L’adolescente la storia non parte nonostante i protagonisti siano chiari fin dal principio, semplicemente è una lunga e lenta digressione. Di per sé è anche interessante, però si percepisce che il romanzo non è partito e questo alla lunga stanca.
Traduzione antiquata. “Lagrime” e altre parole o frasi che fanno trasparire un linguaggio non più in uso. Questa traduzione ha reso il romanzo un po’ polveroso e lento. La differenza con la nuova traduzione dell’Idiota è enorme.
Continui riferimenti al disastro che succederà, al comportamento ingenuo del personaggio (tipo “se avessi saputo allora”). Tutto il romanzo è cosparso continuamente di riferimenti al dramma devastante che chiuderà il romanzo. Se all’inizio era anche divertente provare a carpire indizi ed elementi, alla 200esima volta che si fa riferimento a un disastro futuro senza che esserci ancora arrivati, inizia un po’ a stancare.
C’è il gioco; il personaggio gioca d’azzardo. La piaga devastante della dipendenza da gioco d’azzardo che ha colpito D. e che viene raccontata magistralmente ne Il giocatore, torna quasi 10 anni dopo anche qui. E anche ne L’adolescente ci sono descrizioni semplicemente perfette di come (non) funziona la mente umana alle prese con una dipendenza. L’introspezione e soprattutto la sincerità di D. in questo tipo di lavoro è commovente.
Per la prima volta ho fatto fatica a stare dietro ai personaggi: è effettivamente un po’ confuso. Per tutte le 550 pagine ho fatto fatica a capire i personaggi. Non mi era mai successo in modo così debilitante. A un certo punto mi sono arreso e sono stato dietro solo a quelli che mi ricordavo senza provare a risalire alle parentele e al passato. La scrittura è pulita e divertente con momenti di pura follia Dostoevskiana. Non è un romanzo che consiglierei a chi vuole conoscere D. perché è abbastanza complicato.
Fantastico. Ho notato per la prima volta in modo netto l’assurdità di alcune situazioni rappresentate da D., proprio come dice Bachtin nel suo saggio. Mi riferisco soprattutto a coincidenze ridicole (incontri casuali che cascano a fagiolo, ad esempio) e a giornate lunghissime e dense di avvenimenti. Questo tratto un po’ poco realistico c’è sempre stato nei romanzi di D., ma per la prima volta l’ho notato e me lo sono goduto. E’ proprio il D. che piace a me.
Finale deludente per la scelta di D. di chiudere con le parole di un altro.
C’è il tema del doppio (da Il sosia e Delitto e castigo), Versilov è doppio. Come ne Il sosia, ne I demoni e in Delitto e castigo (dove Raskolnikov vuol dire proprio diviso) c’è il tema del doppio, cioè una personalità che si divide controvoglia tra due tendenze e istinti. Versilov è buono, caritatevole e amoroso e allo stesso tempo folle, violento e cattivo. Credo sia uno dei modi che ha D. per caratterizzare la vastità (cit) e la complessità dell’animo umano.
Rivalità amorosa tra padre e figlio (fratelli Karamazov). Credo sia la prima volta che D. introduce il tema di una donna amata sia dal padre che dal figlio. Poi, forse, capita la potenza del tema, la usa di nuovo ne I fratelli Karamazov in modo magistrale.
Il protagonista ha molto in conto l’opinione altrui, tanto da forzare le proprie azioni con lo scopo di ottenere un (presupposto) giusto di sorta da chicchessia.
Il protagonista mi ricorda l’uomo del sottosuolo. È schifato dalla società, disgustato dai comportamenti umani. Si vuole “rifugiare nel suo cantuccio”.
Il protagonista è corresponsabile del suicidio di Olya? Tema molto presente in Dostoevskij, con l’esempio plastico dell’azione di Smerdjakov istigato da Ivan Karamazov. Ovvero: dove inizia la responsabilità personale e cosciente di un’azione riprovevole e dove inizia invece l’influenza dell’ambiente? Il protagonista è effettivamente responsabile del suicidio di Olya perché questa non l’avrebbe fatto se non fosse stato per l’incontro fortuito col protagonista? Era fuori dalla sua mente? Oppure c’era già? E a quel punto, se viene commesso un crimine, il “suggestionatore” è corresponsabile?
“Capii che ero contento”. Il protagonista spesso si ferma ad annotare il suo stato d’animo nelle situazioni.
Suicidio di Olya devastante.
Riferimenti a Delitto e castigo. Primo. P 380 “Un soldato, un contadino, era tornato a casa dal servizio militare; ma non gli piaceva piú vivere coi contadini i contadini non lo potevano soffrire. S'allontanò dalla retta via, cominciò a bere, a rubacchiare qua e là; non c'erano vere prove contro di lui, tuttavia l'arrestarono e gli fecero il processo. Al tribunale un avvocato già l'aveva scolpato, non essendovi prove certe, quando egli, dopo aver ascoltato a lungo, a un tratto si alzò interrompendo l'avvocato: «No, smetti tu di parlare »; e raccontò senz'altro tutto, fino all'ultima virgola; confessò tutto piangendo, pieno di pentimento. I giurati uscirono, si rinchiusero per giudicare, poi uscirono dichiarandolo ‘non colpevole’. Tutti gridavano di contentezza, ma il soldato non si mosse dal suo posto, come se si fosse cambiato in una colonna, e non capiva nulla; non capì nulla di quel che il presidente gli disse come ammonimento, rimettendolo in libertà. Liberato, non credeva a se stesso. Divenne sempre piú triste e preoccupato, non mangiò, né bevve, non volle parlar con nessuno e il quinto giorno s'impiccò. « Ecco che cosa vuol dire vivere con un peccato sulla coscienza! » concluse Makar Ivanovič.”
Secondo. “Non esistono degli ‘Schiller’ nello stato puro, li hanno inventati. Che importa un po’ di sozzura se la meta da raggiungere è splendida? Poi sarà tutto lavato, tutto si spianerà.”
Pezzi
P 6 “Come può essere che quanto viene espresso da un uomo intelligente sia assai più stupido di ciò che in lui rimane inespresso?”
P 17 “… Immediatamente rompo con loro, pianto tutto e me ne torno nel mio gusto. Proprio nel guscio!”
P 50 “Io ero alquanto preoccupato, poiché non ero per nulla abituato alla società, di qualsiasi genere fosse.”
P 57 “E perché mai dovrei amare il mio prossimo e la vostra umanità futura, che non vedrò mai, che non saprà nulla di me, e che a sua volta si muterà in cenere senza lasciar traccia o ricordo di sé, se la terra si cambierà in un sasso ghiacciato e girerà nello spazio senz’aria con una quantità infinita di simili sassi ghiacciati; non si può immaginare nulla di più sciocco.”
P 86 “L’essenziale è non rischiare, e questo è possibile soltanto quando si sia dotati di un carattere fermo. Poco tempo fa, a Pietroburgo, avevo con me un foglio di sottoscrizioni per azioni ferroviarie: i primi sottoscrittori guadagnarono molto. Per qualche tempo le azioni crebbero di valore. Supponiamo che a questo punto una persona, che non avesse avuto modo di sottoscrivere o fosse molto avida, vedendo nelle mie mani quella lista, m'avesse proposto di vendergliela per una determinata somma. Ebbene, io gliela avrei venduta immediatamente. Certo vi burlerete di me. «E non aspettare? - direte, - avreste ottenuto dieci volte di piú». E vero; ma il mio guadagno era sicuro, perché si trovava già nelle mie tasche, mentre il vostro era ancor di là da venire. Mi si obbietterà che cosí facendo non si potrà guadagnare molto; scusate, ma proprio in ciò sta il vostro errore, l'errore di tutti i nostri Kokorev, Poljakov, Gubonin. Volete sapere la verità? la continuità e la tenacia nell'accumulare portano a maggiori risultati che non i profitti momentanei, anche se diano un guadagno del cento per cento. Poco prima della rivoluzione francese apparve a Parigi un certo Law, il quale inventò un progetto, in teoria veramente geniale (messo in pratica poi fu un fiasco terribile). Tutta Parigi fu presa dall'agitazione; le azioni di Law andavano a ruba. Nella casa dov'era stata aperta la sottoscrizione, i denari arrivarono a palate da tutta Parigi, tanto che infine la casa non bastò piú; il pubblico si pigiava sulla strada; gente di tutte le professioni, di tutte le classi, di tutte le età; borghesi, nobili, i loro figli, contesse, marchesi, donne pubbliche; tutta questa folla sembrava una massa di pazzoidi, morsi da un cane rabbioso; titoli, pregiudizi di stirpe, orgoglio, per fino onore e buon nome - tutto era calpestato nello stesso fango; tutto veniva sacrificato (anche le donne) pur di ottenere alcune azioni. Si passò a fare la sottoscrizione anche sulla strada, ma non vi era dove scrivere, e si pregò allora un gobbo di prestare per qualche tempo la sua gobba a guisa di tavolo per sottoscrivervi le azioni. Il gobbo acconsentì, potete immaginarvi per quale prezzo! Dopo pochissimo tempo tutti fecero bancarotta, l'impresa fallì, l'idea geniale andò al diavolo e le azioni perdettero ogni valore. Chi fu dunque il solo che guadagnò qualcosa? Soltanto il gobbo, che non aveva comprato le azioni, ma s'era contentato di alcune monete d'oro, a pronta cassa.”
P 88 “Dal dodicesimo anno in poi, credo, cioè da quando incominciai ad aver chiara coscienza di me stesso, cominciai a non amare gli uomini.”
P 100 “È straordinario, in simili occasioni, la rapidità con la quale può mutare il mio stato d’animo: basta un granello di sabbia o un capello per scacciare il buon umore e sostituirlo con quello cattivo.”
P 196 “… C’è qualcosa per cui, quando mi si tocca in un punto sensibile, non amo lasciare trapelare all’esterno certi sentimenti, perché tutti li ammirino.
P 215 “Amico mio, amare gli uomini così come sono, è impossibile!”
“Chiunque non sia del tutto stupido, non può vivere senza disprezzarsi, sia egli onesto o disonesto, è la stessa cosa. Secondo me, l’uomo è stato creato con l’impossibilità fisica di amare il prossimo”.
P 245 “Vedi, ho fatto dei debiti come un imbecille e debbo aver la rivincinta per poter restituire; e vincerò; finora giuocavo senza far calcoli, così a casaccio, come uno stupido, ora invece tremerò per ogni rublo… Non posso non vincere! Non ho la passione per il giuoco; è soltanto una cosa passeggera, te lo giuro! Sono troppo forte, per non poter smettere quando voglio.”
P 261 “Noto una volta per sempre che la disinvoltura non mi giovò mai nella vita, mal adattandosi alla mia persona; e finì sempre col farmi cadere nella vergogna.”
P 263 “-Appunto per questo l’amore dei genitori è immorale, mamma, perché non è meritato. L’amore bisogna meritarselo. -Te lo meriterai un giorno; per ora qui ti si ama gratis.”
P 282 “… io non sia nato per frequentare la società. Entrando in un luogo pieno di gente, ho sempre la sensazione che tutti gli sguardi siano rivolti verso di me. Provo addirittura malessere fisico, persino in luoghi come il teatro, per non parlare delle case private.”
P 352 “Per me, quando un uomo ride, il più delle volte mi riesce ripugnante a guardarlo. Quasi sempre nel riso degli esseri umani si manifesta qualche cosa di volgare e degradante, di cui chi ride non si rende affatto conto dell’impressione che produce”.
P 380 “Un soldato, un contadino, era tornato a casa dal servizio militare; ma non gli piaceva piú vivere coi contadini i contadini non lo potevano soffrire. S'allontanò dalla retta via, cominciò a bere, a rubacchiare qua e là; non c'erano vere prove contro di lui, tuttavia l'arrestarono e gli fecero il processo. Al tribunale un avvocato già l'aveva scolpato, non essendovi prove certe, quando egli, dopo aver ascoltato a lungo, a un tratto si alzò interrompendo l'avvocato: «No, smetti tu di parlare »; e raccontò senz'altro tutto, fino all'ultima virgola; confessò tutto piangendo, pieno di pentimento. I giurati uscirono, si rinchiusero per giudicare, poi uscirono dichiarandolo ‘non colpevole’. Tutti gridavano di contentezza, ma il soldato non si mosse dal suo posto, come se si fosse cambiato in una colonna, e non capiva nulla; non capì nulla di quel che il presidente gli disse come ammonimento, rimettendolo in libertà. Liberato, non credeva a se stesso. Divenne sempre piú triste e preoccupato, non mangiò, né bevve, non volle parlar con nessuno e il quinto giorno s'impiccò. « Ecco che cosa vuol dire vivere con un peccato sulla coscienza! » concluse Makar Ivanovič.”
“Il suicidio è il peggiore dei peccati” P 381 “Io lo confutavo calorosamente, facendo risaltare l’egoismo di quanti abbandonano il mondo e rinunziano a dare aiuto all'umanità, con l’unico scopo egoistico di salvarsi l’anima.”
P 420 “Decisamente tutti, fino all’ultimo, mi credono un ragazzino senza volontà e carattere, di cui si può fare quel che di vuole, pensai con indignazione”.
P 445 “Non esistono degli ‘Schiller’ nello stato puro, li hanno inventati. Che importa un po’ di sozzura se la meta da raggiungere è splendida? Poi sarà tutto lavato, tutto si spianerà.”
P 471 “Ma perché questi uomini cerebrali e libreschi (se davvero esistono) si crucciano e si disperano effettivamente, giungendo alla tragedia?”
P 499 “Sapere, ho l’impressione di essermi sdoppiato. […] E’ come se accanto a voi ci fosse il vostro doppio: voi stesso siete intelligente e ragionevole e questo invece che vi sta accanto vuol commettere qualche sciocchezza o qualche scherzetto; e d’improvviso v’accorgete che siete voi stesso a volerlo fare.”
P 529 “Dunque sei venuto qui per conquistare i cuori, per dominare l’alta società. Hai voluto vendicarti sul signor Diavolo, perché sei un figlio illegittimo?”
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aitan · 8 months
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****Miasmi, tanfe ed altri fetori****
Se una volta allontanata da te tutta la gente di m**** senti ancora la puzza, o sei anche tu un uomo di m**** o ne hai calpestata una.
E se una volta tolte le scarpe continui a sentirla, non c’è dubbio, sei tu l’uomo di m****; e potrebbe non esserci soluzione.
Magari tu, prima o poi, ci farai pure l’abitudine e smetterai di sentire il tanfo emanato dal tuo corpo; magari ti convincerai perfino che non sei la fonte di quell’insopportabile malodore; ma gli altri, quelli che uomini di m**** non sono, saranno già le mille miglia lontani da te e dal tuo fetore ed eviteranno di tornare a imbattersi nei tuoi miasmi, nel tuo sudiciume e nel tuo afrore.
Non basta sentirsi e proclamarsi lindi, profumati e puri. Se davvero non lo sei, alla fine dei conti, verrai smascherato. E quand’anche te ne restassi tutta la vita con la tua ridicola maschera sulla faccia, prima o poi cominceranno ad associare con te la puzza che ti avvolge e ti segue ovunque. [***]
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Qui, la versione integrale con qualche scorreggia e senza ****.
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titosfriends4life · 10 months
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DISTURBI DEL SONNO: COME RICONOSCERE E COMBATTERE L’INSONNIA
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L’addormentamento risulta essere una delle fasi più delicate e più importanti della giornata che viviamo ogni sera di ogni giorno, e la mancanza di questo può determinare dei disturbi del sonno.
Si tratta di un passaggio graduale dalla veglia ad uno stato costituito da una periodica sospensione dello stato di coscienza. Si interrompono i rapporti percettivi e motori con il mondo circostante creando le condizioni favorevoli all’addormentamento, ovvero il silenzio, il buio, la posizione supina, il calore delle coperte e perché no, un libro da leggere.
Queste 7-8 ore giornaliere nelle quali dormiamo, ristorano e garantiscono uno stato salutare sia fisico che psicologico, tanto da condizionare la qualità della vita dell’individuo.
Un’alterazione di questa fase comporta una compromissione da parte dell’individuo, che non sarà più capace di dormire. A lungo andare è molto probabile che possa insorgere un disturbo del sonno che ora andremo a vedere nel dettaglio.
Insonnia – disturbi del sonno
Quando si parla di disturbi del sonno, in automatico viene in mente l’insonnia, tuttavia questo è lungi dalla realtà clinica.
Sicuramente si tratta del disturbo più frequente, ma non è l’unico. Infatti, rientrano tra questi disturbi anche l’ipersonnia, la sindrome delle apnee ostruttive e i disturbi del ritmo circardiano (da cui possono insorgere parasonnie come sonnambulismo, bruxismo ed enuresi).
Insonnia: si tratta, come detto precedentemente, del disturbo più frequente di questa categoria. Esso è caratterizzato dalla difficoltà nell’iniziare e mantenere il sonno. La qualità e la quantità di sonno è compromessa. Nello specifico possiamo individuare diverse tipologie di insonnia, di base a quando insorge la difficoltà:
Iniziale/precoce: si tratta della difficoltà nell’addormentamento
Di mantenimento: si tratta di continui e costanti risvegli durante la notte
Tardiva: si tratta della tendenza a svegliarsi molto presto la notte
Mista o generalizzata: fa riferimento a tutte le caratteristiche dette fin ora, anzi ad una combinazione di esse.
Ipersonnia: al contrario dell’insonnia, si tratta di un numero eccessivo di ore di sonno e non solo, anche la propensione dell’individuo all’addormentamento in situazioni inappropriate. E’ molto spesso sottovalutato e sottostimato, anche se molto frequente nella popolazione dove riveste un ruolo importante in quanto può esserci il rischio di un’insorgenza in situazioni come lavoro e guida.
Disturbi del ritmo circardiano: in questo caso, il soggetto quando dovrebbe dormire è sveglio e quando è sveglio dovrebbe dormire.
Parasonnia: si tratta della comparsa di fenomeni atipici durante le ore di sonno. Tra di esse troviamo le parasonnie del sonno REM durante le quali il soggetto effettua numerosi fenomeni motori spesso collegati a crisi epilettiche notturne.
Tutti possiamo aver incontrato queste difficoltà durante le nostre ore di sonno, tuttavia per poter definire un disturbo è bene tenere in considerazione determinati elementi quali: tempistiche, durata e soprattutto la compromissione del normale funzionamento dell’individuo nei diversi aspetti della sua vita quotidiana.
Come combattere i disturbi del sonno, anzi come prevenirli❗️
Abbiamo potuto constatare l’ampiezza e la complessità che caratterizzano i disturbi del sonno, ma altrettanto ampie e complesse sono le cure e i trattamenti. Tuttavia, in questo caso andremo ad individuare una serie di accortezze che possiamo prendere in considerazione per far sì che il rischio di insorgenza sia minore.
Mantenere una certa regolarità di orario quando andiamo a dormire la sera e quando ci alziamo la mattina, indipendentemente dalle ore in cui abbiamo dormito di notte.
Nel momento in cui apriamo gli occhi, anche prima che suoni la sveglia, è bene iniziare subito la giornata.
Evitare di dormire di più la mattina anche quando sono state fatte le ore piccole.
Quando non ne vogliamo sapere di dormire, piuttosto che sforzarci, dedichiamoci ad attività rilassanti❗️
Quando si ha fame poco prima di andare a dormire, è preferibile un pasto leggero per non caricare la digestione.
Anche il letto e il materasso fanno la loro parte, poiché favoriscono un buon rilassamento del corpo accompagnato da una temperatura corretta e possibilmente meno rumori possibili.
Evitare bevande contenti caffeina, bevande alcoliche e uso di tabacco poiché alterano i processi di addormentamento.
È consigliabile un’attività fisica regolare, possibilmente la mattina o il pomeriggio.
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lamilanomagazine · 1 year
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Arezzo: Esserci, il progetto di supporto sociale dell'Associazione Era
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Arezzo: Esserci, il progetto di supporto sociale dell'Associazione Era. Si ripete anche quest'anno l'esperienza di ESSERCI, il progetto di supporto sociale promosso dall'Associazione Era in collaborazione con Scuderia di Pan e Associazione Crescere e con il sostegno di Comune di Arezzo, Estra e Coingas. Un progetto che si colloca in continuità con le azioni di supporto già svolte nel territorio di Arezzo, nell’ambito della presa in carico dei bisogni delle fasce più deboli della popolazione, nello specifico gli adolescenti con rischi psicosociali e con disabilità di vario genere, ma anche il target dei bambini e delle famiglie immigrate. “Sono molto orgogliosa che questo progetto continui e sono anche soddisfatta che ormai faccia parte di una progettualità educativa consolidata. Il contributo del Comune permette di sostenere, insieme agli altri partners, sei mesi di percorsi ludico ricreativi pensati e progettati in maniera personalizzata e capaci di sviluppare autonomie vere. Un grazie agli operatori e alle famiglie che, incontrandosi, hanno codificato un "pacchetto educativo" inclusivo basato su competenza e professionalità”, ha commentato il vice sindaco Lucia Tanti. “Nei precedenti tre anni estivi, sono state svolte attività progettuali ludico-sportive al fine di contrastare gli effetti negativi conseguenti all’emergenza pandemica, rischi associati all’esposizione degli eventi traumatici collegati alla guerra in Ucraina favorendo la prevenzione dei rischi comportamentali. Attraverso apposita indagine sociale sono stati misurati gli effetti positivi sulla emotività dei ragazzi delle attività organizzate. Il progetto attuale vede la sua evoluzione di aggiornamento nel contesto emergenziale originatosi a causa dei cambiamenti sociali e ha l’obiettivo di rappresentare uno strumento di prevenzione ma anche di continuità sostenibile nei confronti delle possibili e attese conseguenze su più livelli che possono colpire la comunità, in particolarmente le nuove generazioni”, ha spiegato la dottoressa Elisa Marcheselli, presidente dell'Associazione Era. Il progetto si svolgerà in due fasi: la prima da giugno a dicembre e la seconda da gennaio in avanti l'organizzazione di campi solari, attività di doposcuola e laboratori extrascolastici, rivolti ai bambini e adolescenti tra i 10 e i 18 anni sia normodotati che diversamente abili, stranieri e non, con l'obiettivo di dare ai giovani e alle loro famiglie risposte più adeguate ai loro bisogni ampliando l’offerta formativa a loro destinata. Gli obiettivi di ESSERCI riguardano l'inclusione sociale e la creazione di attività che permettano ai giovani di interagire, scoprire nuove culture e sviluppare nuove competenze sociali, la promozione e lo sviluppo dell’attività motoria fisica sportiva dei giovani anche diversamente abili, la creazione centri di aggregazione più ampi rispetto alla realtà curriculare, la garanzia e lo sviluppo della socializzazione dei giovani e delle loro famiglie che partecipano ad attività sportive extracurriculari, il consolidamento nei ragazzi della consuetudine all’attività sportiva come fattore di crescita civile e sociale e l'organizzare attività complementari culturali e ricreative finalizzate all’integrazione e alla crescita globale della persona.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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elenascrive · 2 years
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Caro Joker, 
torno a scriverti in questa Giornata particolare, quella dedicata alla Commemorazione dei Defunti, per dirti che non passa giorno in cui Io non Ti pensi, per ricordarti quanto mi manchi. A gennaio saranno due anni eppure la ferita provocata dalla Tua prematura scomparsa, non si è ancora cicatrizzata. - Sento che ci vorrà ancora del tempo, quanto non lo so quantificare, quello che so per certa è che ce ne vorrà tanto, perché il dolore non fa altro che aumentare, proprio come la mancanza che avverto, la quale sta divenendo sempre più profonda. Sono stati e sono dei mesi difficili per Me, con quelle poche ultime certezze rimaste che sono andate in frantumi anch’esse, gettandomi nell’incertezza più assoluta. Mi sento smarrita, poiché orfana di uno dei Miei punti di riferimento importanti. Se fossi ancora qui con Me, non ci penserei su due volte a correrti incontro per abbracciarti, perché il calore del Tuo manto soffice e caldo aveva il potere di tranquillizzarmi immediatamente, ascoltando le pene del Mio piccolo cuore, mentre Ti appoggiavi il mento sul Mio ginocchio, asciugando perfino le lacrime, mentre mi leccavi la guancia, poiché non gradivi vedermi piangere. Quanto vorrei poter tornare indietro per rivivere tutto questo all’infinito! Quasi nessuno è mai stato in grado di capirmi come Te, nonostante non avessi il dono della parola ma quella dell’empatia che certamente vale molto di più. Noi comunicavamo con gli occhi, con i gesti e con i silenzi. A proposito di questo, credo di non averti mai ringraziato sino in fondo per aver compreso e accettato i Miei lunghi, profondi silenzi, gli stessi che alcuni temono e detestano ed invece Tu li hai valorizzati, dando loro il giusto senso. 
Sai le cose qui non cambiano. Sono costretta a dovermi difendere e giustificare di continuo, anche con chi mi dovrebbe conoscere piuttosto bene o quasi. Sono arci stufa di essere fraintesa, giudicata e peggio ancora accusata per cose che non ho commesso, per quello che non sono. Stufa di dover dimostrare il Mio valore, la Mia buonafede. Basta, lo grido ora a tutti quelli che mi puntano il dito contro senza avere idea di ciò che sono e di quello che sto attraversando. Facile parlare, difficile è ascoltare, andando oltre la superficie. Quello che appaio non sempre corrisponde a ciò che sono. Questo Tu lo sai bene, ecco perché con Te non dovevo avere timore di essere semplicemente Me Stessa, con i Miei pregi e Miei tanti difetti. Tu mi hai subito accettata per com’ero senza avanzare mai la pretesa di volermi cambiare per essere diversa. Ti devo tantissimo, più di quanto Tu possa immaginare! Ecco perché faccio ancora fatica ad accettare la Tua assenza terrena. Fortuna che posso contare sulla Tua Presenza Spirituale, la stessa che ritrovo ogni giorno in ogni piccolo, grande dettaglio che colora di vita le Mie giornate. Dall’alba al tramonto, dal vento alla pioggia, dal Sole alla Nostra Amatissima Luna. In ogni stagione, in ogni ricchezza della Natura, in ogni Musica che canto e ascolto, in ogni Parola, Verso che scrivo e racconto, Io Ti percepisco ovunque, come un tormentone musicale che non lascia mai la mente. Questo perché il Mio Cuore Ti appartiene, così come Tu appartieni a Me. Questo perché Tu vivi in Me! Quanta incredibile Forza mi dona ogni volta che lo penso. Menomale che ci sei Tu, Angelo Mio! Ti amo tanto, tanto e spero che anche da lassù Tu continui ad essere fiero ed orgoglioso di Me! 
Nel frattempo mi auguro di poter tornare a riabbracciarti in un bel Sogno, è un po’ che non passi a trovarmi, quindi vedi di sbrigarti perché non voglio aspettare ancora. Ho un disperato bisogno urgente di Te! 
Non mi resta che concludere questa lunga Lettera, ribadendo ora un concetto che mi sta molto a cuore: GRAZIE DI ESSERCI, GRAZIE DI ESISTERE! 
TI AMO A VITA
Tua Lellina 
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Smart working. Zangrillo: "Non siamo più in pandemia: via l'eccezione per i genitori di under 14"
“Non siamo più in pandemia, per cui non credo ci sia più l’urgenza di intervenire sui genitori con figli under 14. Auspico invece continui ad esserci la giusta attenzione nei confronti dei fragili”. Lo ha detto il ministro per la Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo in un’intervista a “Il Messaggero”.  “Ho sempre sostenuto che il lavoro agile rappresenti un importante strumento e non vedo…
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loveint-diario · 1 year
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Capitolo 26 – Si chiude una porta
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“Quando si chiude una porta, si apre un portone”
È un proverbio che la mia nonna paterna era solita usare spesso, non lo ricordo io personalmente, perché è morta quando avevo solo dieci anni, i miei ricordi di lei hanno a che fare con odori, sapori, suoni e abbracci, sono ricordi fatti di emozioni e dubito che possano esserci state occasioni nelle quali abbia potuto dirlo per insegnarmi qualcosa o darmi conforto; che lo ripeteva spesso lo so attraverso mio padre, lui ha tenuto vivo nella mia vita il ricordo di lei ripetendo le sue parole, i suoi insegnamenti e anche la sua cucina.
La frittata di patate e cipolle, il pane fritto, la spremuta di mandarino, sono alcuni dei sapori della mia infanzia che con sorpresa ritrovai a Valencia, già dalla prima mattina in cui mi svegliai in quella città. Suppongo sia stata questa aria familiare a farmi decidere di restare lì, perché non avevo nessun motivo per restare, come non avevo nessun motivo per andare da qualsiasi altra parte. La porta di Barcellona, la stanza dell’amicizia di Cristian e la possibilità di liberarmi dagli hacker, si era chiusa e Valencia sembrava pronta ad accogliermi a braccia aperte; era semplice muoversi sia in auto che con i mezzi pubblici, o anche solo passeggiando a piedi. Paco poteva venire con me ovunque, entrare nei negozi, stare con me al bar, al ristorante, le case erano molto carine, anche quando erano piccole e i prezzi degli affitti piuttosto bassi. In una settimana, trovai un monolocale arredato, a due passi dal centro, che affittai subito.
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Da quando avevo potuto percepire il piacere che Oloferne aveva provato non solo nel provocare la competizione tra me e l’altra instagramer, ma nel godere di come questa aveva prontamente e aggressivamente risposto, iniziai a provare fastidio per ogni suo tentativo di comunicare con me e smisi di comunicare con lui in qualsiasi modo, iniziai ad ignorarlo e questo non gli piacque affatto. Da quel momento in poi, i suoi post e le notifiche sul mio smartphone smisero di essere messaggi d’amore e divennero indicazioni e avvertimenti, continui segnali della sua presenza vigilante.
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Il monolocale che affittai si trovava all’ultimo piano di un palazzo di una via chiamata Carrer Joaquín Costa. Una camera da letto, un bagno senza finestra e un piccolo soggiorno cucina con una porta balcone, per un totale di 20 mq. Con l’unica differenza della porta balcone che è stata una terrazza, e poi diventata un cortile, tutte le case dove ho vissuto da allora in poi, hanno mantenuto la stessa divisione degli spazi. Sempre piccoli quasi che li possa controllare meglio e sempre con bagni senza finestre quasi che si possa evitare di essere spiata. Fu in quella casa che iniziò, senza avere più termine, la sorveglianza globale dello stalker. Ancora oggi nessuna precauzione è riuscita a impedirgli di spiarmi.
Il giorno stesso che mi trasferii in quella casa, Oloferne postò sul suo Instagram la foto di un cane, dava il triste annuncio della morte del suo fedele compagno Joakim.
Avevo trovato nell’armadio della camera da letto, due piumoni invernali e avendo l’abitudine di parlare ad alta voce da sola, quando li vidi li definii di un opaco color foca. La prima notte dormii con i piumoni arrotolati intorno come sacchi a pelo, perché stavo morendo di freddo. La mattina dopo, quando ritornai dalla passeggiata con Paco e riattivai la connessione al mio telefono, trovai la notifica di un post di Oloferne, era il video di una foca sulla spiaggia che si stava svegliando, l’ora del post coincideva con l’ora in cui mi ero alzata.
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Due sere dopo acquistai, in una bancarella sotto casa un piccolo orecchino a forma di triskelis, che indossai la mattina dopo nel mio bagno senza finestre. Era un orecchino minuscolo, il suo diametro sarà stato di due o tre millimetri, era così piccolo che tra i capelli neanche si vedeva, inoltre la camera del mio telefono era oscurata come quella del mio pc e del mio iPad, ma lo stesso sul mio smartphone apparve, pochi minuti dopo averlo indossato, un articolo che parlava della leggenda del simbolo del triskelis.
Non sapevo come avesse potuto fare, ma era chiaro che Oloferne era in grado di vedermi e ascoltarmi anche dentro questa casa, anche quando non avevo il cellulare con me, anche quando nessun elettrodomestico era presente, anche senza alcuna connessione alla rete.
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Cercai su internet informazioni sulle telecamere e i microfoni per intercettazioni ma non trovai granché, trovai solo che i prezzi per effettuare una bonifica ambientale erano esorbitanti e mentre ciò che leggevo mi demoralizzava sempre di più, una notifica di YouTube salì a darmi il colpo di grazia. Era un video che mostrava l’impossibilità di trovare oggetti così piccoli e ben nascosti dentro prese di corrente, appendini per accappatoi, top di lampadari senza essere provvisti di un’adeguata strumentazione. Oloferne voleva farmi sapere che era lì dove ero io, sempre. Voleva anche farmi sapere che non sarebbe stato per niente facile farlo andare via.
Più lo ignoravo e cercavo di liberarmene più diventava aggressivo nel mostrarmi fin dove poteva arrivare, quanto era in grado di vedere, di ascoltare, di ripetere postando.
Dopo pochi giorni trovai un negozio che forniva assistenza informatica e vi incontrai i primi che provarono a ripulire i miei supporti, quando anche loro si resero conto della difficoltà di liberarsi dello stalker, dato che dopo nemmeno un paio d’ore dalla consegna del pc depurato, Oloferne lo aveva già hackerato nuovamente, mi consigliarono di liberarmi di tutti i miei supporti, cambiare numero di telefono, indirizzo email e di andare a sporgere denuncia. Il resto lo sapete, ho già raccontato cosa ne è stato della denuncia. Non ha avuto seguito, nessuno ha indagato, non ci sono state ricerche, proprio come aveva previsto Oloferne.
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Nel frattempo l’inverno era arrivato e fu il più freddo inverno che Valencia aveva vissuto negli ultimi 62 anni. Avevo freddo sempre, avevo le mani ferite dal freddo, piene di tagli e geloni, mi coprivo dalla testa ai piedi e anche quando mi trovavo in casa, ero sempre completamente vestita. Avevo ormai imparato a spogliarmi senza mai rimanere nuda.
Cercavo di tenermi impegnata, almeno al mattino facendo un po’ di esercizio, era anche l’unico modo che avevo per contrastare i sintomi della Sindrome da Affaticamento che erano ritornati. Avevo dolore di nuovo a tutto il corpo, soprattutto alle mani, e mi sforzavo di fare ogni mattina una lunga passeggiata con Paco lungo il Rio Turia, poi mi fermavo qualche minuto a fare ginnastica nelle sue palestre a cielo aperto. Avevo smesso di scrivere quando, dopo aver iniziato un racconto sul nuovo computer portatile che avevo comprato da pochi giorni,  mi accorsi che sia il fotografo inglese sia Oloferne avevano utilizzato nei loro post un riferimento al nome che avevo scelto per la protagonista del mio racconto, Eulalia Monterosa. Il fotografo aveva postato la foto di un monte innevato immerso nella luce rosata di un tramonto e Oloferne aveva citato l’opera di una scrittrice di nome Eulalia. Ormai a questi rimandi reagivo sempre più bloccandomi e inibendo ogni mia ulteriore espressione. Continuavo a disegnare il mio Black Book, è di questo periodo il disegno in cui vado in frantumi, e scrivevo ogni tanto qualche poesia, ma soltanto su un quaderno usando una pilot.
Il resto della giornata lo passavo a giocare a scacchi online. Su una piattaforma gratuita, giocavo con degli sconosciuti collegati da tutto il mondo e per non correre rischi, non giocavo mai con lo stesso user più di una partita. Ero dentro un loop. Giocavo per non sentire quell’angosciante senso di impotenza in cui ero precipitata, giocavo per non pensare, per non sentire il vuoto del tempo trascorso. Ripetevo una procedura automatizzata per non sentire l’ansia e la paura. L’importante non era vincere, era continuare a giocare, giocare e non pensare.
In quei giorni Oloferne aveva creato un suo proprio canale YouTube, dove si registrava facendo brevi monologhi e parlando di quello che lo interessava al momento. In un giorno mi arrivarono due notifiche dei suoi ultimi video. Nel primo parlava del pianista M. Petrucciani e nel secondo parlava di se stesso. Nel primo video raccontava la storia di questo pianista affetto da una malattia incurabile a causa della quale le sue ossa andavano in frantumi, comprese le ossa delle sue mani. Il famoso pianista soffriva moltissimo mentre suonava, ma nonostante questo smise di suonare il piano soltanto alla sua morte. Nel secondo video Oloferne raccontava di essere stato sin da piccolo molto ambizioso e di aver cercato di raggiungere il successo più di una volta prima di riuscirvi. La prima volta, come talento musicale, da bambino suonava il piano e partecipava a delle competizioni ma non ottenendo il successo sperato aveva provato come giovane giocatore di scacchi, senza riuscire nemmeno qui. Oloferne concludeva che la sua perseveranza  e il suo riuscire a non scoraggiarsi di fronte ai fallimenti, erano stati premiati da ciò che era sempre stato nel suo destino: diventare un uomo di successo. Mi pare almeno che fosse questo il senso. Ma qualunque fosse ciò che voleva trasmettere con questi video, io non potei evitare di pensare alle mie mani ferite e a quanto risultasse tagliente la parola fallimento che per così tante volte aveva ripetuto. In nessun momento del video si faceva il minimo accenno al fatto che il fallimento che mi riguardava direttamente era l’incapacità di liberarmi dal suo sguardo non voluto. In nessuna parte del video si accennava al fatto che il mio disintegrarmi fosse una reazione al continuo sciacallaggio che lui faceva dell’intimità dei miei giorni.
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Vedere ogni giorno le mie parole, i miei disegni, le mie foto, il senso che a questi avevo dato, moltiplicarsi in una eco infinita sui social, non aveva su di me l’effetto di farmi sentire pensata, amata, importante o degna di attenzione come forse speravano di ottenere gli stalker, avevano l’effetto di prendere qualcosa di molto caro della mia vita, frantumarlo e lanciarlo al vento, libero di moltiplicarsi ovunque perdendo così la sua unicità, la sua coesione, ogni cosa di me si ripeteva di parola in parola, di immagine in immagine, cambiando sempre un poco e sbriciolando continuamente ciò che avevo usato io per tenere unita una traccia di me, conservarne un senso. Più Oloferne utilizzava la mia vita, più me la sbatteva in faccia senza nessun riguardo, più mi sentivo polverizzata. Non mi sentivo speciale in quel fiume di bolle che mi ripetevano e che come niente scoppiavano al tocco, mi sentivo banalizzata, era come la self-obliteration di Kusama, solo che non avevo scelto io di praticarla su di me, ma qualcun altro e non era un modo d’amarmi, era un modo d’odiarmi.
A poco poco mi feci immobile, sempre più piccola, sempre meno attiva. Smisi di giocare a scacchi, disinstallai Instagram e anche YouTube dal mio telefono, bloccai le notifiche, ma non fu sufficiente. Così feci l’unica cosa che si potesse fare a quel punto, sparii dalla rete. Comprai un telefono di quelli classificati per gente anziana, che hanno ancora la batteria estraibile. Mia madre mi mandò una Sim registrata a nome del più caro amico di mio padre. L’unico numero che avevo in memoria era il numero di mia madre. Accendevo il telefono una volta al giorno per chiamarla, poi lo spegnevo e lo tenevo sempre spento, con la batteria staccata.
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Sapevo che Oloferne mi controllava anche dentro la mia abitazione, non avevo alcuna speranza di riuscire ad impedirglielo oramai, ciò che stavo cercando di fare era di liberarmi io dalla sua presenza, dalla sua invadenza, dalla sua violenza. Provai a fare finta che non ci fosse, e anche se era impossibile, provai a impedirgli di farmi sapere che c’era. Gli impedii di comunicarmi cosa vedeva e cosa ascoltava della mia vita, cosa ne faceva di ciò che rubava dai miei giorni, provai in questo modo a sottrarmi alla svendita del mio calvario.
  Roma, 18 marzo 2023 h: 6.53 p. m.
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coachcountilfour · 1 year
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28/12/2022
Cose che devi provare a fare:
1 -Fare tutto quello che fai piano piano, con sempre maggiore presenza, esserci in quello che si fa con tutta la grazia del senso e del significato anche nella quotidianità e di cose ormai rese automatiche: la tua ansia credo di realizzare proprio ora è legata al terrore dell’automatismo ma che continui ad applicare in primis alle piccole cose richiedendone l’assenza poi nelle grandi, follia no?! Quindi in primis: presenza a partire da come ti lavi i denti, come mangi, come guardi fino a non occupare il tempo ma a viverlo in modo essenziale senza farlo semplicemente scorrere, vedrai che così facendo non avrai più la costante sensazione di star perdendo tempo.
2 -Calma! Fai le cose con lentezza, con respiro profondo, mai di fretta, goditi dove sei in quel momento, non pensare lontano, pensa vicino, pensati dentro te stessa. Lo vedi? Lo vedi che passare il tempo da sola ti serve? Chissà cosa imparerei vivendo in una casa mia, non vedo l’ora! Brava, Miri, continua così e ora mangia le noci che hai fame.
3- Ricorda le cose, tu sai.
4- Non rimandare tutto, solo le cose davvero rimandabili, altrimenti non vivi il presente, lo deleghi a dopo ma questo non fa altro che non cambiare mai le cose, per crescere e cambiare serve anche azione.
5- Manda via la vergogna, canta, balla, ama, condividi, nessuno merita il tuo disagio, nel senso... espanditi. Non farti fermare dalle etichette.
6- “I can feel it coming in the air...”. Anche le cose più “puzzolenti” vengono dalla natura, accoglile per quanto disgustoso possa sembrare: gli umani lo hanno reso profumato ma puzza! Ohi ohi! 
7- Quando senti che una cosa ti piace, lasciala com’è, anche se sembra disordine, non riordinare perchè te la stai godendo e ti piace, modificare cose per perfezionismo alimenta ansie, vivi la tua realtà!
8- Allontana nella mente in modo fisico le emozioni. Accoglile, ma poi push it away! C’mon baby! One step at a time... time by time... step by step. Prendi quello che hai imparato custodiscilo, gioisci e rilassati, continua verso la direzione. 
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mancino · 2 years
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Spettabile Signor Futuro,
voglia gradire i sensi della mia più alta stima:
Le scrivo questa lettera per chiederLe una gentilezza. Auspico che perdonerà il disturbo che potrò arrecarLe.
No, non si spaventi, non voglio conoscerLa personalmente. Lei sarà sicuramente un uomo molto impegnato, e non immagino neppure quanta gente vorrà avere quest’onore, ma non io. Quando una zingara mi prende la mano io me la do a gambe prima che possa commettere una tale nefandezza.
E ciò nonostante, misterioso signore, Lei è la promessa che i nostri passi inseguono aspirando ad un senso ed un destino. Ed è questo il mondo, questo e non un altro, il posto dove Lei ci aspetta. A me e ai tanti altri che non credono negli dei che promettono altre vite nei remoti alberghi dell’Aldilà.
Ecco il problema. Stiamo perdendo il mondo. I violenti lo prendono a calci come se fosse una palla. Ci giocano i signori della guerra, come se fosse una bomba a mano. E i voraci lo spremono come un limone. Con quest’andazzo ho paura che prima di quanto pensiamo diventerà un sasso morto che gira nello spazio, senza terra, senz’acqua, senz’aria e senz’anima.
Sta qui il problema, Signor futuro. Io sollecito, noi sollecitiamo che Lei non si lasci sfrattare. Per esserci, per essere abbiamo bisogno che Lei continui ad esserci, che Lei continui ad essere. Che Lei ci aiuti difendere la sua casa, che è la casa del tempo.
Per favore faccia per noi quest’atto eroico. Per noi e per gli altri: gli altri che verranno domani, se mai avremo un domani.
Le porgo i più cari saluti.
Un terrestre.
(Eduardo Galeano)
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