Tumgik
#Sì può darsi
decemberrajn · 2 years
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gregor-samsung · 1 month
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“ «Com'è strano, — pensava Veročka — già le sapevo dentro di me, già le presentivo, tutte le cose che ha detto sulle donne, sui poveri, sull'amore. Dove le ho imparate? Forse nei libri che ho letto? No, non là. In quei libri ci sono tanti dubbi, tante riserve, e ogni cosa sembra insolita, incredibile. Come si trattasse di sogni belli, ma irrealizzabili! A me sembra invece che questi sogni siano semplici, semplicissimi, comuni, che senza di essi non si possa vivere, che si dovranno avverare senz'altro. Eppure, secondo me, questi libri sono ottimi. George Sand; per esempio, è così buona e morigerata, eppure, tutto in lei è sogno! E i nostri? No, nei nostri non si parla di questo. In Dickens, invece, sì, ma tutto è come senza speranza; certo, lui se l'augura, perché è buono, però sa bene che non si avvererà. Come fanno costoro a non sapere che in mancanza di questo non si può vivere e che bisogna darsi da fare, e si lavorerà senz'altro, perché non ci siano più uomini poveri e infelici? Ma che, forse non lo dicono? Dire lo dicono, ma provano solo pietà, mentre pensano che tutto resterà com'è ora: sì, qualcosa migliorerà, ma per il resto. No, essi non dicono le cose che io penso. Se le dicessero, saprei che le persone buone e intelligenti ragionano come me. E invece sinora ho creduto di essere l'unica a pensarla così, perché sono una stupida. Nessuno pensa come me, nessuno si aspetta che le cose cambino realmente. E ora lui assicura che la sua fidanzata ha detto a tutti coloro che l'amano che le cose andranno proprio secondo le mie idee. E ha parlato così chiaramente, dice lui, che tutti già lavorano perché tutto avvenga al più presto. Che donna intelligente! Ma chi è? Lo saprò di certo. E come sarà bello, quando non ci saranno più poveri, quando nessuno sarà costretto a ricorrere agli altri per bisogno, quando tutti saranno allegri, buoni, felici...». Assorta in queste riflessioni, Veročka si addormentò, e dormì profondamente, senza sognare.  “
Nikolaj Gavrilovič Černyševskij, Che fare?, traduzione e cura di Ignazio Ambrogio, Edizioni Studio Tesi (collana Collezione Biblioteca, n° 85), Pordenone, 1990; p. 78.
 NOTA: Il testo originale (Что делать?), che Černyševskij scrisse in prigionia nella fortezza di Pietro e Paolo a San Pietroburgo, cominciò ad essere pubblicato a puntate nel 1863 sul mensile letterario russo Sovremennik sino a quando le autorità sequestrarono l’intera opera, ritenuta sovversiva. Il libro circolò quindi clandestinamente fino alla pubblicazione integrale nel 1905, all’inizio della breve stagione riformista dello zar Nicola II.
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maimoncat · 21 days
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ecco un altro fumetto completato! Questo per il prompt malattia
Questo può darsi che sia l'ultimo che io riesca a finire per il LeshyCatPrile, visto che questo mese è piuttosto pieno. C'è pure uno spettacolo a fine aprile per cui devo ancora provare un bel po'. Sarà dura, ma non vuol dire che non uscirà niente di qui. Aspettate e vedrete!
Agnello: Per fortuna non sta troppo male. Assicurati che riposi abbastanza. Ma ci servono più camelie per la medicina. Dovrò andare a raccoglierle a Selvascura.
Somy: …
Somy: Lo sai, ne avremmo un sacco di camelie, se qualcuno la smettesse di sgranocchiarle durante la raccol-
Leshy: SÌ LO SO!
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smokingago · 1 year
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🍀
Le persone sensibili vedono oltre. Vedono dentro. Vedono altrove. Ascoltano parole mai dette. Scardinano illusioni.
Le persone sensibili sanno già cosa accadrà alle loro vite perché leggono gli occhi di chi prova a nascondere loro la verità.
Una parola può ucciderle.
Un silenzio di più.
Una scelta può smorzare un sogno.
Loro, le persone sensibili, non piangono lacrime ma piangono emozioni. Sì, perché se le ferisci, dalla loro anima inizieranno a colare emozioni, sentimenti, amore.
La loro anima, pian piano, perderà pezzi e suoni e mani e pelle di chi non ha saputo comprenderle, apprezzarle e tenerle strette.
In loro non resterà nulla degli amori mancati, inutili, fatui. Nulla, neanche un ricordo, così che chi verrà dopo, chi condividerà con loro un altro tragitto di vita possa trovare solo bianca innocenza.
Già, i sensibili sono capaci di darsi senza riserve ma, se traditi, sanno anche radere al suolo ogni briciola del passato.
E ora, se ne avete il coraggio, chiamateli fragili.
Selene Pascasi
#snokingago
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tiaspettoaltrove · 2 months
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Sì, io i tatuaggi li considero osceni. E non posso farci niente.
Non trovo nemmeno un reale, unico, vero motivo per cui dovrei apprezzare i tatuaggi. Anzi, per molte ragioni, mi fanno arrabbiare. Iniziamo dal principio: di quello che fanno gli uomini non potrebbe fregarmene di meno. Di quello che fanno le donne, invece, sì. Perché le amo. E quindi, qui, c’è il primo cortocircuito pazzesco: avete il corpo femminile, in alcuni casi la cosa più bella del mondo, e voi che fate? La deturpate coi tatuaggi. Non lo accetterò mai. Mi metto le mani nei capelli ogni volta che ci penso, ogni volta che penso allo spreco, alla violenza di un gesto del genere, alla mancanza di rispetto verso il vostro stesso corpo. Avete (quasi) sempre quei cavolo di problemi di autostima, lo sappiamo eh. Ma questo vi autorizza, in un masochismo esasperante, a fare scarabocchi su quella pelle così delicata, soffice, morbida, profumata? Sapete come la penso, sapete quanto io sia un amante della libertà, non è questo il punto. Fate quello che volete, logicamente, non devo certo dirvelo io. È che mi fa imbestialire il fatto che non vi amiate. E no, non mi venite a dire che una ragazza che si ama davvero si fa i tatuaggi, perché non ci crederò mai. Mi spiace. Sapete quante volte mi capita di vedere una ragazza tatuata e pensare, tra me e me: “Che peccato”? Tante, davvero tante. Eppure questo è il mondo di oggi, ennesima cosa che va accettata. Ma io non l’accetto comunque, e come sempre me ne resto in disparte, per conto mio, senza far del male a nessuno, senza offendere la specificità di nessun individuo che fa una scelta libera. Qui si fanno solo ragionamenti, analisi. Ci sarebbe poi la questione più alta, ne vogliamo parlare? Perfino nella Bibbia, v’è l’esortazione a non marchiarsi coi tatuaggi. Personalmente parlando, essendo Dio l’unica essenza e totalità in cui credo fermamente con tutto me stesso, non posso non tenerne conto. Gesù Cristo è l’unica vera via, ma a differenza dei tatuaggi non va di moda. Torniamo ai livelli più bassi della materialità e della carne umana: non riuscirei ad avere una relazione interpersonale sentimentale, degna di questo nome, con una ragazza che abbia un tatuaggio. Voi lo vedete come un mio limite, e accetto questo vostro pensiero. Intendiamoci: mi confronto tutti i giorni con ragazze che vivono e pensano diversamente da me, e ad alcune voglio anche molto bene. Non mi prendete per scemo, insomma, so restare al mio posto senza tapparmi gli occhi e le orecchie per ventiquattro ore al giorno. Ma, ecco, diciamo che certi usi e costumi non li capisco proprio. Non riesco. Vengo da un’altra epoca? Da un altro mondo? Può darsi. Eppure, quando vedo il corpo nudo e la pelle bianca, candida e immacolata di una ragazza, è tutta un’altra storia. È, quella sì, una vera opera d’arte. Probabilmente la più bella. Non sprecate mai il vostro valore, che può essere immenso. Sopra ogni cosa: amatevi. Ma amatevi davvero. Fate l’amore con voi stesse, e non solo infilando le dita tra le gambe. Desideratevi, rispettatevi, ascoltatevi.
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kon-igi · 10 months
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PENSIERI SPARSI SUL MOTIVO PER CUI PARLO POCO DI VIOLENZA SULLE DONNE
Perché è difficile.
Perché ho vissuto decenni senza rendermi conto della reale portata del problema.
Perché per quanto io non abbia mai tenuto comportamenti irrispettosi o prevaricanti, non sono mai riuscito a mettermi veramente nei panni di chi queste violenze le vive ogni giorno.
E ho sempre trovato complicato individuare il confine tra mentalità da macho e comportamenti predatori o violenti.
Perché dobbiamo poter distinguere, pur riconoscendo nel comportamento maleducato il segno di una certa mentalità maschilista tossica che poi può condurre - e a volte giustificare - comportamenti ben peggiori.
Ne parlo poco perché, come @nusta ha ben detto, la mia prima reazione viscerale sarebbe quella della risposta violenta - MOLTO violenta - ma adesso come adesso i media sono focalizzati dal trend ‘violenza sulle donne’ e per quanto sia il minimo sindacale che un problema ENORME come questo sia emerso, le notizie sono appositamente confezionate e sparate dritte nella pancia delle persone, imponendo una polarizzazione forzata dalla risposta emotiva forte.
Quindi cerco di capire.
Io reputo La Russa un individuo abietto dal pensiero razzista, classista, maschilista e decisamente fascista, quindi la sua boutade in difesa del figlio non poteva che seguire questo miserevole copione.
Nessuno, però, conosce il figlio, anche se ovviamente alcuni giornali di un certo orientamento politico si sono subito prodigati a dipingerlo come un fascistello prepotente e viziato.
Può darsi... ma non è questo il punto.
Il problema è che molte di quelle persone che dicono di lasciare fare corso alla giustizia in realtà lo hanno già condannato e questo è molto pericoloso perché si risponde alla terribile pratica della colpevolizzazione della vittima ribaltando l’equazione e supponendo una colpevolezza automatica dell’uomo. 
D’altro canto, abbiamo finalmente capito che non è violenza sessuale solo quando la donna arriva in pronto soccorso coi vestiti strappati, malmenata e sanguinante.
Ma davvero questo processo sarà equo, per ambo le parti?
Io vedo un opinione pubblica divisa nettamente in due tra chi vorrebbe strappare le palle al figlio di La Russa (purtroppo non ci si sceglie il cognome... e se per quello neanche il nome, evidentemente) e chi pensa che la ragazza sia una poco di buono cocainomane che vuole fare il colpo grosso... e, mi spiace dirlo, se mettete il naso fuori dalla vostra bolla i primi sono decisamente meno dei secondi.
Dobbiamo per forza dire la nostra a ogni costo?
Sì, se volete... ma c’è da pensare bene e a lungo, fino a quel momento in cui può darsi ci si renda conto che si tratta di un discorso ben più grande della singola notizia. 
E allora magari preferiremo zittire le nostre pance e continuare a riflettere.
Io ci provo, poi chissà che sarà.
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nineteeneighty4 · 3 months
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Mia cugina mi telefona e mi dice che non è normale avere trentacinque anni e non sentire l'esigenza di andare a convivere con il mio ragazzo. I rapporti esistono per dei motivi : per costruire un futuro insieme, perché si ha voglia di pensare al domani, ad un ipotetico figlio, ad una convivenza, ad altro. Parla per mezz'ora sempre delle stesse cose sentite, scontate, viste e ritrite cercando uno spiraglio di luce nel silenzio che percepisce oltre la cornetta "Chia' ci sei, mi senti?". La ascolto, sì, e non mi piace per niente il suo modo di ragionare.... Sempre lì a sottolineare che forse avrei bisogno di parlare con uno psicologo e schiarirmi le idee. Sempre pronta a non andare oltre, a standardizzare ogni situazione. A dire che i binari giusti sono solo quelli che percorrono tutti. Devi essere madre, sposarti, andare a convivere. Devi, devi, devi : altrimenti che fai? Come pensi di trascorrere l'intera esistenza, da sola? Completamente da sola? Non me lo posso permettere... "Chia' tu purtroppo non puoi decidere. Devi darti un pizzico sulla pancia e iniziare ad abbandonare i sogni ad occhi aperti. Credi che il mondo sia come te lo ha fatto vedere tua mamma?. Ti ha messo in testa delle idee tutte sue, assurde. Zia era strana, lo sappiamo ma, vabbè, lasciamo perdere questo adesso. Tu vuoi fare la sua vita? Ti ha cresciuta senza l'aiuto di nessuno e si è ritrovata il nulla... ". No, io non voglio fare nessuna fine, a dirla tutta. Non mi vedo madre, non mi vedo implicata in una convivenza, non sento l'esigenza di chiudermi in una formalità giurando amore eterno di fronte all' altare. Non voglio seguire la retta via,ma delle strade che lei non ha mai visto neanche da bambina quando giocavamo insieme e io mi scocciavo di accudire le bambole,contorte, certo, strette, può darsi, ma di sicuro molto più panoramiche. Non penso che per ragionare di testa propria serva per forza un attestato. Sono viva e questo prescinde ogni meritocrazia. Inventavo storie per creare dei finali diversi. Ho sempre scritto e letto libri chiusa in camera mia perché la società è di una banalità disarmante. I suoi meccanismi, le sue congetture, i suoi stereotipi imposti possono andare bene per chi vuole adeguarsi, o avere l'approvazione altrui. Per chi vuole essere servo del Partito, e abbracciare il pensiero unico per dirla alla Orwell. Io in tutto ciò non mi rivedo. Se la gente parte dal presupposto che certe cose si debbano fare per forza, perché è giusto che sia così, perché lo fanno tutti, e se lo fanno c'è un motivo (quasi mai loro, personale), allora io mi arrogo il diritto di dire che non mi sta bene. Prima di tutto ci siamo noi. Prima di ogni cosa esiste la nostra responsabilità. Più si è coscienti, meno imprudenze si compiono.
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arreton · 5 months
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Ammetto di avere un debole per gli atti di galanteria soprattutto quando questi avvengono nei miei confronti: difronte al lavapiatti che faceva un gesto abbastanza volgare di fronte a me, insomma uno di quei gesti che solitamente si fa "tra maschi", il collega cameriere con garbo ma seriamente lo richiama dicendo che questi gesti non si fanno di fronte ad una ragazza. La ragazza in questione sarei io. Lì ho pensato "ah ma allora sono una ragazza". Raramente mi sono ritrovata nella situazione di essere "una ragazza": sono stata l'amica, la psicologa, la confidente, a volte anche la preda. Raramente mi sono ritrovata nella situazione di essere quella per la quale avere una certa delicatezza ed un certo riguardo; diciamo non in maniera così esplicita e da parte di un estraneo oltretutto del sesso opposto. Sottolineo che sia del sesso opposto perché solitamente per i ragazzi non sono mai "una ragazza": o sono un essere indefinito, il più delle volte un essere insignificante, in qualche rara occasione un oggetto scopabile. Di per sé la frase del cameriere è stata giusto una formalità, buon costume, educazione, può darsi anche voglia di "elevarsi" nei confronti dell'altro ragazzo e passare per uno "rispettoso"; ma al di là di ciò, ammessa anche la vacuità di significato, in me è andata a toccare dei punti nevralgici. Non ci ho letto nemmeno sessismo, non mi sono sentita classificata come quella del sesso debole perché io non mi sento una del sesso debole – debole sì, ma con un sesso no, pure se mi identifico nel genere femminile –, e nemmeno mi interessa se lui considera le donne come sesso debole perché non ho interesse nel volerlo conoscere. Ma essere inserita in una sua lista di persone con le quali comportarsi con educazione mi ha fatto piacere. Solitamente si hanno pochi riguardi nei miei confronti in quanto comprensiva, amica appunto, io stessa creo la condizione in cui è semplice farmi sparire, "approfittarsene"; ma di tanto in tanto si trova qualcuno che anche solo per formalità ci tiene ad avere un certo garbo nei miei confronti e questo mi sorprende sempre e mi fa piacere.
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sabinesybill · 7 months
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non penso di aver mai riso così tanto come a leggere "suo figlio non farà come il Trota" 😭😭😭
Ti prego continua con questo AU perchè tutto quello che dici è oro puro
Ahahahahah glad to hear it, questi sono i riferimenti culturali che ci piacciono. Ironicamente non ho più sentito parlare tanto di lui, Trota che fine hai fatto? Come sta andando con la laurea comprata con i punti del conad?
Sicuro continuerò!! Un'idea che avevo da tempo era che cantanti italiani ascoltano e mi sono soffermata sui Green kids però magari questa cosa la estenderò ai Blacks ✨
Allora:
Aemond ascolta de André dall'età di tredici anni e ne ha fatto la sua personalità, anche quando lo prendevano in giro o bullizzavano per questa cosa, lui si faceva grande e dava importanza dicendo "eh sì ma io so anche le canzoni in ligure". Per un periodo sapeva più il dialetto ligure che napoletano, cue altre prese in giro.
A 17 anni si è innamorato de "Il bombarolo" e ha passato una forte fase anarchica. "Valzer per un amore" lo fa diventare nostalgico per un tempo e una relazione mai passata, e anche "Canzone dell'amore perduto". "Inverno" lo fa piangere a singhiozzo così come "Preghiera in Gennaio".
Ha dedicato non ironicamente "Carlo Martello ritorna dalla guerra" ad Aegon (questo perché io costantemente penso a quali canzoni di de André associare ai personaggi e questa è la canzone di Aegon, nessuno può cambiare la mia mente).
La cosa più vicina alla religione che contempla è l'album la Buona Novella, Alicent è contenta così. A win is a win.
Helaena ovviamente è fan di Franco Battiato, suo padre spirituale e penso che lei avrebbe amato conversare con lui perché sarebbe stato uno dei pochi sulla sua lunghezza d'onda. I mean, secondo me sarebbe stato bellissimo parlare con una persona del genere su concetti come anima, universo e tutto il resto.
Helaena ha stampato un santino con la faccia di Battiato e l'ha nascosto in camera di Alicent, lei ancora non l'ha trovato. Urlerà molto quando succederà. Conosce le canzoni back to back, ritornelli inclusi e conosce tutte le reference che sembrano buttate a caso (monaci vestiti da bonzi alla corte degli imperatori a quanto pare è basato su fatti storici, io stupita dalla sua cultura!!)
E anche le cose che non hanno apparentemente spiegazione? Helaena annuisce e ha capito. Lei sa, basta.
Canzone preferita di de André: "Un matto". Non la ascolta spesso però perché la deprime. Ovviamente dopo tutto quel tempo a Bolo, Dalla è d'obbligo e sa di casa. Ama le luminarie con le sue canzoni ♥️
Aegon è un grandissimo eclettico, come anche i fratelli ma lui all'ennesima potenza. Ama Liberato ofc, dedica le canzoni alla povera sfortunata di turno. Però ai concerti la parte preferita è quando Liberato inizia "do re mi fa..." Alicent scandalizzata quando ha visto il video.
Gli piace anche Vasco e Zucchero - gli piace anche de André ma non lo ammetterà davanti ad Aemond. Ascolta anche i trapper del momento per darsi un tono con i suoi amici. Alicent scuote la testa perché non ha ascoltato musica classica di continuo durante la gravidanza per farlo uscire così.
Fannissimo dei Rolling Stones e dei Queen, grande desiderio viaggiare nel tempo e vedere Freddie Mercury dal vivo. (Lo comprendo.) E anche di Lady Gaga, ma non lo ammetterà mai ad Helaena che è stata la prima monster in casa.
Daeron,,, Daeron è complesso. Lui ha avuto un sacco di influenze dai fratelli ma è anche un grandissimo nerd e ama i Beatles, da piccolo lo ascoltava cantando in un falso inglese e saltando sul letto. Fa un'ottima imitazione di Massimo Ranieri. Ovviamente ascolta i Måneskin e ha modellato il suo look su di loro. Ha una crush per Mengoni. I suoi album preferiti di Taylor Swift sono Midnights e Lover.
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la-novellista · 7 months
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-Dunque voi mi curereste? -Sì. -Sareste tutti i giorni accanto a me? -Sì. -e anche tutte le notti? -Sempre finché non v'annoiassi. -Che nome date voi a ciò? -Devozione. -e donde viene questa devozione? -Da un'attrazione irresistibile che sento per voi. -Così, voi sareste innamorato di me? Ditelo subito, è molto più semplice. -Può darsi, ma se dovessi dirvelo un giorno, non sarà oggi di certo. -Meglio non dirmelo mai.
Alexandre Dumas
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umi-no-onnanoko · 1 year
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Ho bisogno di scrivere, quello che ne uscirà non ho idea se avrà un senso compiuto oppure sarà solo un caotico prodotto della mia mente, ma tant'è se non scrivo credo che scoppierò:
Fin'ora è stato un anno davvero davvero duro, sono successe e continuano ad accadere, pressoché con cadenza regolare, vicende che mi stanno portando a mano a mano a perdere le mie certezze, la mia sanità mentale e fisica, ma non scendo nei dettagli poiché sono cose davvero troppo personali e che non mi va di mettere per filo e per segno in mano al web; basti sapere che per quanto questa situazione si stia protraendo da così tanti mesi io sto continuando ad andare avanti nonostante tutto.
Ormai già a partire dallo scorso anno ho intrapreso un percorso, non facile e non tutto rose e fiori, di crescita e ricerca di un amor proprio che non ho mai avuto e posseduto realmente fino in fondo, di una costruzione o meglio ricostruzione di un'autostima per troppo tempo soppressa ed annichilita dagli altri e da me stessa.
Questo percorso mi ha portata e mi sta portando,tra alti e bassi, a nuove consapevolezze, prese di coscienza e posizione, a scremare tra le mie priorità ed interessi al fine di raggiungere il nocciolo di quanto maggiormente mi preme o mi sta a cuore realizzare, consolidare, raggiungere o mantenere. Mi sta conducendo verso nuovi interessi e passioni, in qualche caso anche più mature di quelle che avevo, a riprendere vecchi hobby, a perseguirne di nuovi, a scoprire e sperimentare ed avere sempre un pizzico di curiosità. In questo quasi anno e mezzo ho imparato diverse cose su di me: ho cambiato gusti, pareri, modi di pormi o pensare in determinate situazioni o contesti, ho allontanato da me contesti e persone che non mi ero accorta prima non facessero per me o peggio fossero tossici. Sto ancora vicina a tutti, ma non mi faccio più sfruttare come un tempo, anche se talvolta ancora non colgo quando le persone cercano di manipolarmi o usarmi, ma sto crescendo anche in questo aspetto.
Non è sempre facile fare fronte a certi cambiamenti, alla vita, ma si può decidere di affrontare le cose e darsi una possibilità, io sto cercando di darmela, sto provando a darmi un'opportunità di crescita, un'opportunità per cambiare ed essere una persona migliore, quella che voglio essere. Non sempre sono convinta di potercela fare e spesso inciampo nel mio tragitto, ma non demordo, perché so che un giorno mi volterò indietro e rivedrò il percorso fatto e mi godrò la vista, ringraziando i momento belli e quelli brutti, soprattutto quelli brutti, perché mi avranno portata dove sarò.
Il percorso per superare questo periodo sarà ancora lungo ed impervio, sì va avanti giorno per giorno, contro i breakdown,contro i periodi di down, contro la rabbia, contro il dolore, contro la disperazione, contro le delusioni, contro una salute che non va, sì va avanti giorno per giorno, minuto per minuto sempre ringraziando ed essendo grata per ciò che ho, che sia anche solo una cosa piccola e semplice, perché intanto è "mia",si gode delle cose belle, sì medita, si prega e si lavora per i propri sogni, "se puoi sognarlo puoi farlo" diceva Walt Disney ed io sono dello stesso parere e quindi non mollo o almeno spero.
Cerco solo un po' di stabilità mentale, prima di tutto, sanità fisica, persone pulite e che mi facciano stare bene perché tengono a me, raggiungere i miei obiettivi, fare felici le persone che amo ed essere felice e soddisfatta di quello che ho.
Non so se ce la farò, non so quante persone vorranno seguirmi e quante ancora dovrò perdere, ma so che voglio riuscire ad essere felice.
Pensieri a caso del 07.05.23
-umi-no-onnanoko (@umi-no-onnanoko / 07.05.23)
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abr · 6 months
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E' domenica e come ogni festivo successivo a un documento bergogliano mi ritrovo a sfogliare la margherita: vado, non vado, vado, non vado… Ovviamente sto parlando della messa. (...) questi argentini devastanti, venuti dalla fine del mondo per porre fine al nostro mondo, (basta) analizzarne lo stile. Ambiguo, ipocrita, involuto, perfettamente gesuitico (...) secondo l’illustre accezione pascaliana: la Compagnia come “flagello della verità”. (...) E' tutto un “sì, ma”, un “dipende”, un “può darsi”, un “qualora”, e che pertanto Cristo in persona (Matteo 5,37) ci impone di considerare proveniente dal Maligno. E' domenica e non lo so se andrò a messa: mi piace l’incenso, non lo zolfo. 
Camillo Langone reso generale quindi mio, via https://www.ilfoglio.it/preghiera/2023/11/11/news/ecco-sodoma-in-presbiterio-5891773/
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crazy-so-na-sega · 1 year
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Esco dalla libreria soddisfatto. Ho comprato la “Critica della ragione pura” di Kant, “Diario di un seduttore” di Kierkegaard e “Che cosa ha detto Nietzsche” di Montinari.
Devo aspettare, l’autobus passerà tra circa 20 minuti, piove e cerco riparo nei pressi di un’edicola.
Accanto a me scorgo un uomo, avrà all’incirca la mia età, è aitante, muscoloso, con un’abbronzatura ferragostana. Arrivano due ragazze, non credo siano maggiorenni, hanno addosso due zaini e l’aria di chi è scampato ad un’interrogazione scolastica. Si posizionano tra me e l’aitante.
Per ingannare l’attesa prendo il libro di Kierkegaard tra le mani e comincio a leggere.
Presto, però, noto una certa agitazione nelle due ragazze. Sembra che vogliano attirare l’attenzione su di sé, ma può darsi che mi sbagli. Non mi sbaglio, invece. Le due fanno cadere, apparentemente in maniera accidentale, una moneta a terra. Cominciano un finto battibecco, che si rivela essere un pretesto, neanche tanto dissimulato, che permette ad una delle due di rivolgersi all’aitante: “Dille anche tu qualcosa a questa stupida della mia amica”.
Sto lì, tra Kierkegaard, la pioggia e loro, ad attendere l’autobus e gli eventi.
L’aitante abbozza un sorriso. Parla. La tecnica della moneta ha funzionato, le ragazzine sono riuscite ad attrarre la sua attenzione. I tre cominciano a parlare, del più e del meno. L’aitante s’informa sulla loro condizione di studentesse, loro si vantano d’essere “un po’ ribelli” e di non frequentare troppo spesso le aule. Lui, incoraggiato da questa considerazione, ha modo di ricordare il proprio passato da ribelle, le risse in cui è stato coinvolto. C’è armonia, tra i tre, convengono soprattutto sul fatto che la scuola sia abbastanza noiosa, che sia meglio “spassarsela finché si può”.
Caro Kierkegaard, possiamo noi dar loro torto? Forse sì, forse no, ma per oggi non ci porremo la questione.
I minuti passano, l’autobus non arriva, la pioggia non smette e mi sento un po’ invadente a starmene lì, quasi a disturbare quell’idillio a tre che è scoppiato magicamente, con la mia barba incolta e i pesanti libri sottobraccio. Tuttavia rimango lì, anche perché non vedo dove potrei andare.
Le due ragazzette tirano fuori una rivista dalla borsetta  griffata, nominano personaggi che non conosco, presumo modelle o attori, poi decidono che è il tempo di sottoporre l’aitante ad un’altra prova per saggiarne la tempra morale: l’oroscopo.
L’aitante collabora, sorride, ammicca, ed ascolta dalla querula voce delle due giovani quale sarà il suo prossimo destino, scritto nelle stelle. Poi, a conferma di quanto ha ascoltato, commenta: “E’ vero, il mio segno è così. Io sono un tipo calmo, ma quando mi girano ti voglio veder sdraiato per terra, sennò non sono contento”. Le ragazzette sorridono, ammiccano con l’aria furba di chi la sa lunga su come funzionano certe dinamiche di seduzione. Altro che il tuo “Diario di un seduttore”, caro Soren!
Arriva l’autobus. Devo lasciare le piccole seduttrici e l’aitante al destino che l’oroscopo ha loro prescritto.
Torno a casa soddisfatto. Ho passato 20 minuti, alla fermata di un autobus, in compagnia di Nietzsche, di Kierkegaard, di Kant, di un aitante e di due seduttrici.
-Tra sottosuolo e sole
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mancino · 7 months
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Le persone sensibili vedono oltre. Vedono dentro. Vedono altrove. Ascoltano parole mai dette. Scardinano illusioni.
Le persone sensibili sanno già cosa accadrà alle loro vite perché leggono gli occhi di chi prova a nascondere loro la verità.
Una parola può ucciderle.
Un silenzio di più.
Una scelta può smorzare un sogno.
Loro, le persone sensibili, non piangono lacrime ma piangono emozioni. Sì, perché se le ferisci, dalla loro anima inizieranno a colare emozioni, sentimenti, amore.
La loro anima, pian piano, perderà pezzi e suoni e mani e pelle di chi non ha saputo comprenderle, apprezzarle e tenerle strette.
In loro non resterà nulla degli amori mancati, inutili, fatui. Nulla, neanche un ricordo, così che chi verrà dopo, chi condividerà con loro un altro tragitto di vita possa trovare solo bianca innocenza.
Già, i sensibili sono capaci di darsi senza riserve ma, se traditi, sanno anche radere al suolo ogni briciola del passato.
E ora, se ne avete il coraggio, chiamateli fragili.
_Selene Pascasi
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spettriedemoni · 2 years
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Las cinco de la tarde
È una poesia di Garcia Lorca dedicata a un amico torero morto durante una corrida. L'ora delle corrode è quella: "las cinco de la tarde", le cinque della sera.
Il 5 luglio del 1982 ero in attesa di una partita di calcio, quella che per me sarebbe diventata "la" partita.
Mi fa strano pensare che sono passati 40 anni da allora, mi fa strano scriverlo. Possibile sia passato tutto questo tempo? Zoff aveva 40 anni all'epoca, vuol dire che ne ha 80 oggi? Sì, ha 80 anni. L'ho visto ieri in una intervista concessa proprio in concomitanza del suo compleanno.
Rivedo il vecchio televisore Gunding a colori con quel telaio in plastica che riproduceva le venature del legno, gli 8 canali senza telecomando, il telecomando a volte lo facevo io, a volte mia sorella. Ricordo il caldo, i calzoncini cortissimi, la tapparella abbassata perché di lì a poco si sarebbe abbassato il sole sull'orizzonte e lo avremmo avuto negli occhi seduti sul divano. Un divano di velluto marrone coperto in estate da un lenzuolo perché era davvero troppo caldo per avere il velluto sotto le chiappe.
Avevo cominciato a vedere i replay durante quel mondiale, poi la partita con l'Argentina l'avevo vista ma solo dal secondo tempo in poi. Stava cominciando a piacermi quello sport e non ne ero ancora consapevole. Mi avevano tutti avvisato dell'importanza di quella partita da dentro o fuori per entrambi ma il Brasile aveva battuto l'Argentina 3-1 noi solo 2-1 quindi in caso di parità saremmo tornati a casa. Loro sarebbero stati tra le prime 4 squadre del mondo.
Avevo sentito il nome di Paolo Rossi, Tele Sette lo aveva messo in copertina e presentato come salvatore della patria ma con un bel punto interrogativo. Avevo imparato a riconoscerne la sagoma e il numero, il 20. Ricordavo di averlo visto sfilare davanti alla porta argentina dopo il gol di Tardelli senza però fare gol. Nulla faceva presagire che davvero potesse essere il salvatore della patria.
Invece...
Cinque sembra essere il numero del destino: 5 luglio, alle 5 di sera al quinto minuto Rossi segna. Mi sembra troppo presto, come se un gol non fosse valido se segnato così presto. Invece vale è anche un bel gol nato da una azione corale perfetta o quasi.
Esultiamo in casa, temiamo la reazione del Brasile che come un toro stuzzicato dalle banderillas ora attaccherà a testa bassa con rabbia e orgoglio.
Bastano solo 7 minuti e Zico scappa alla marcatura asfissiante di Gentile, prende quel metro che gli basta per inventare. Un giocatore normale forse allargherebbe il gioco dall'altra parte verso Eder, lui no. Zico ha visto il suo capitano Socrates scattare e passargli davanti. Sembra che il suo piede si giri di 90 gradi invece ha colpito di esterno destro e il pallone è andato verso la porta nostra, davanti ai piedi di Socrates che neppure cambia passo. La palla se la ritrova davanti alla velocità giusta ed è solo davanti a Zoff anche se un po' defilato. Scirea prova a recuperare in scivolata, un giocatore normale la passerebbe in mezzo e così la pensa anche il nostro portiere che però aspetta un attimo prima di spostarsi troppo al centro, tiene il piede sinistro più vicino possibile al palo della porta perché può darsi che Socrates ci provi a tirare da lì però Socrates aspetta, aspetta. E poi aspetta. Quando tira Zoff è troppo spostato e col piede non ci arriva. Si alza una nuvola di calce sulla scivolata di Scirea, se ne alza un'altra alle spalle di Zoff sollevata dal pallone che entra in rete.
Non mi alzo dal mio posto. Mi ero ripromesso di guardare qualche azione, magari solo il primo tempo ma non sarà così. Sento quei suoni in sottofondo, sono le trombette da tifo che fanno un frastuono assordante. Non le sopporto, ma dopo un po' non ci faccio più molto caso.
Mia madre ci crede, chissà perché, mio padre è scettico e vai a sapere se è scaramanzia, invece. Preparati al peggio ma spera nel meglio, come si dice.
Vedo le maglie dei calciatori sudate, Cabrini mi sembra sudato già dagli inni nazionali con i suoi riccioli da divo. Chissà com'è, però i brasiliani non passano in vantaggio, teniamo botta. Verso il 25' una punizione di Antognoni finisce tra le braccia di Waldir Perez, il portiere brasiliano. Ha una faccia un po' anonima, pochi capelli, sembra l'unico normale lì tra loro. Passa la palla con le braccia a Leandro, da questi a Cerezo che viene avvicinato da Graziani che sembra ringhiare come un mastino. Cerezo non pare curarsene e passa in orizzontale verso 3 suoi compagni ma il passaggio è impreciso e nessuno capisce per chi sia quel pallone, si guardano come a dire: "Ma... è per te?" e chissà da dove sbuca Rossi che quel pallone lo prende lui e fa gol. Di nuovo. Stavolta tira forte quasi dal limite dell'area, forse potrebbe avvicinarsi, forse potrebbe tirare meglio ma che importa? È gol.
Sta succedendo qualcosa, il Brasile è già andato in svantaggio contro l'URSS e contro la Scozia ma poi aveva vinto rispettivamente per 2-1 e per 4-1. Stavolta però è diverso: stavolta due gol li ha presi in un'unica partita.
Mio padre salta sul divano e lo rompe, vorremmo abbracciarci ma siamo terrorizzati per la reazione di mamma che ha sentito quell'improvviso "crack". Non c'è tempo per verificare i danni, c'è da soffrire fino al 45'.
Soffriamo ma teniamo il vantaggio, Gentile, nel tentativo di fermare Zico, gli ha afferrato la maglia e gliel'ha strappata, se la cambierà. Noi, una volta al riposo, verifichiamo i danni. Il divano ha una traversina in legno spezzata. Papà la riparerà con una vite, per ora la consegna è di non sedersi assolutamente da quel lato.
Inizia il secondo tempo, come previsto il sole si abbassa e mi arriva la luce negli occhi. Mi sposto, continuo a seguire con il patema questa partita che ora pare interminabile. Ci provano i brasiliani. In tutti i modi, ma Zoff e gli altri difensori sono attenti. Dal 30' poi non abbiamo più il nostro stopper titolare che non riesce più a muovere la caviglia. Bearzot chiama un ragazzo di 18 anni a scaldarsi. Ha i baffoni folti che lo fanno sembrare già adulto, lo chiamano "zio" ma all'anagrafe è registrato come Giuseppe Bergomi e deve prendere in consegna il loro centravanti, un gigante di nome Serginho, uno un po' irascibile, pare abbia sparato alla ex moglie, nel '78 invece ai mondiali non ci è andato perché aveva tirato un calcio a un gurdalinee. Abbiamo pure qualche occasione da gol ma non riusciamo a segnare. A segnare ci riescono loro con il numero 15 Paulo Roberto Falcao. Gioca a Roma da qualche anno, grazie a delle apposite scarpe gioca nonostante un problema all'alluce, ha la tendenza all'alluce valgo. Per non deludere lo sponsor, però, ha dipinto sulle scarpe le tre strisce della Adidas, suo sponsor tecnico. Ha ricevuto palla al limite della nostra area di rigore da Junior, il terzino sinistro. Ha diversi giocatori davanti a sé, non c'è spazio poi però arriva Cerezo, velocissimo che gli passa dietro e se ne va sulla fascia destra. Questo movimento inganna Tardelli e Scirea che seguono Cerezo a cui Falcao ha fatto finta di passare il pallone. Si è accentrato ma ha la palla sul sinistro, il piede debole. Non c'è tempo: deve tirare. Il tiro è fortissimo, Bergomi la sfiora appena con la coscia e Zoff, che ha intuito la direzione, vede la palla passargli a pochissimo dalla sua mano protesa in tuffo. È il 2-2.
Falcao esulta, si vede la vena del collo gonfiarglisi, le riserve che gli corrono incontro in quel momento è lui il salvatore della patria. Non la nostra, però. Chissà come lo accoglieranno a Roma se passano loro.
Mia madre è sicura: "Gliene facciamo un altro" come fosse facile fare un terzo gol al Brasile ora.
Succede che arriva un calcio d'angolo per noi. Il pallone lo ha Waldir Perez. Rossi gli si avvicina: ha fretta, vuole riprendere subito il gioco e si fa dare il pallone. Il portiere brasiliano non cincischia come si fa normalmente in questi casi, non butta il pallone a parabola oltre la testa del nostro attaccante per innervosirlo, no lui gli consegna il pallone e Rossi lo lancia con le mani verso la bandierina dove Conti è pronto a battere il calcio d'angolo.
Il cross è alto, Oscar è Socrates si ostacolano e Tardelli può tentare un tiro al volo per la verità neanche troppo potente. La palla è lenta ma il portiere brasiliano ha il sole negli occhi. Ecco il regalo di Zoff che al momento del sorteggio: ha scelto la metà campo invece del calcio d'inizio. A quell'ora della sera il sole è basso e illumina la porta del Brasile. Graziani in scivolata cerca di prendere la palla ma di fronte a lui c'è Rossi che colpisce di nuovo il pallone.
Aveva ragione mia madre: gliene abbiamo fatto un altro, 3-2.
Ci sarà tempo per il gol di Antognoni annullato ma soprattutto la parata di Zoff all'ultimo minuto.
Vinciamo noi e tutto sembra possibile, incluso vincere un mondiale dopo essere stati dati per spacciati.
È come se l'orgoglio di quegli unici giocatori in campo fosse diventato una metafora del nostro. Come se fossimo tutti Zoff che si alza e fa no con il dito: "No, mi spiace ora è il nostro momento".
Ero rimasto seduto a vedere quella partita dal primo all'ultimo minuto, mai successo fino ad allora. Esultiamo alla fine, ci abbracciamo e vorresti non finisse mai quell'attimo di felicità.
Si, perché eravamo felici e non lo sapevamo.
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altrovemanonqui · 2 years
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Fuggire sì ma dove?
Nell’abitudine quando è tradita, quando ti porta tempo inatteso. Nel gusto di non darsi peso. Nel dovere che diventa facciamo poi, facciamo che il mondo può anche senza di noi. Fuggire nei capelli tra le dita. Nell’abbraccio casuale, nelle notti di pace dove il senso di colpa tace. Fuggire dove se sbagli non sei sbagliata, perché sbagliamo tutti, la vita stessa è una scelta azzardata, un tentativo, tra l’altro non si capisce mai se è riuscito, nemmeno a posteriori, quando il tempo è finito.
Fuggire nelle pieghe dei divani, come bimbi nascosti dietro le mani, dove non arrivano le scadenze, non prendono le rivendicazioni, dove non c’è servizio per gli inutili pudori, dove non c’è una tacca per l’insensato, dove non c’è connessione per niente che non sia sussurrato. Fuggire in cima ai tuoi pensieri, dove c’è ossigeno e una bella vista, dove fanno eco le tue frasi buffe da saggio-poeta-filosofo-motociclista, come “se sei incerto, tieni aperto” che ripeti quando bisogna andare: se indietro non si torna, ti resta solo l’accelerare. Fuggire nello sguardo dei vecchi, quelli che gli anni sono volati, quelli che a parlare gli occhi si fanno lucidi perché i ricordi vanno lucidati. Fuggire alla ricerca della pazienza, che se non si è all’altezza, se si ferisce, non è per cattiveria ma per incompetenza.
Fuggire portando i semi e l’annaffiatoio, un maglione che faccia da nido e mai da prigione, portando tutto quello che siamo, il buono, il bello, il resto semmai lo compriamo. Fuggire, fuggire, come una forsennata e, fuggendo, portare a casa la giornata. Fuggire per potersi trovare, fuggire perché è il solo modo che conosco per restare.
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