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#INFN - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare
storiearcheostorie · 1 year
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ARCHEOSTUDI/ Righe e colonne: dai papiri di Ercolano emergono le griglie per delimitare lo specchio di scrittura
#ARCHEOLOGIA #STUDI / Righe e colonne: dai #papiri di #Ercolano emergono le griglie per delimitare lo specchio di scrittura La scoperta effettuata da un team di @UniPisa, @cnrisp e @Infn_CT @INFN_ Articolo completo su @StorieArcheo
Nell’immagine: (a, c) mappa di distribuzione del piombo ottenuta tramite imaging MA-XRF su due superfici di papiro di 8,7×8,4 cm2 e di 6,9×5,7 cm2. Su concessione del Ministero della Cultura (credito fotografico: Biblioteca Nazionale “Vittorio Emanuele III”, Napoli – Consiglio Nazionale delle Ricerche, Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale); (b, d) Immagine infrarossa a 950 nm. Le linee…
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lamilanomagazine · 3 months
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“Io sono Stem”: il Mur e le giovani ricercatrici in campo per la “Giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza”
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“Io sono Stem”: il Mur e le giovani ricercatrici in campo per la “Giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza”. «Sono STEM perché la scienza è il futuro e io ne faccio parte». «Ho scelto di essere ricercatrice per la libertà di pensiero». «Io sono STEM per dare valore alla ricerca». «La ricerca mi permette di essere libera e creativa". "Io sono STEM per progettare il futuro». «Prendetevi quel posto in prima fila nel futuro della scienza!». Sono i messaggi di alcune giovani ricercatrici per la Giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza. Le loro testimonianze sono state raccolte in un video realizzato dal Ministero dell'Università e della Ricerca con la collaborazione degli Enti di Ricerca italiani: Area Science Park; Agenzia spaziale italiana (ASI); Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR); Istituto italiano di studi germanici (IISG); Istituto nazionale di astrofisica (INAF); Istituto nazionale di ricerca metrologica (INRiM); Istituto nazionale di fisica nucleare (INFN); Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (INGV); Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale (OGS); Progetto scientifico Einstein Telescope. Dalle giovani scienziate un invito a tutte le studentesse a scegliere le discipline STEM (scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche). Un incoraggiamento a seguire le proprie passioni, inclinazioni e abilità con coraggio e determinazione. La Giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza è stata istituita nel 2015 dall'Assemblea Nazionale dell'ONU, patrocinata dall'UNESCO, per promuovere una maggiore partecipazione da parte delle donne e delle ragazze nella ricerca scientifica e abbattere le disparità di genere in ambito scientifico. La Giornata si celebra ogni anno l'11 febbraio in tutto il mondo e quest'anno cade a conclusione della Settimana nazionale delle discipline scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche (STEM), istituita a novembre scorso dalla legge 187/2023 con l'obiettivo di sensibilizzare e stimolare l'interesse e la scelta dei ragazzi per queste discipline.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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scienza-magia · 3 months
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Fluttuazioni di bolle di vuoto quantistico nell'Universo
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Bolle di atomi ultrafreddi per studiare il vuoto quantistico e l’universo. Nel laboratorio di atomi ultrafreddi del Pitaevskii Center for Bose-Einstein Condensation di Trento sono stati osservati per la prima volta dei fenomeni che possono far luce sui meccanismi che determinano la stabilità del nostro universo. I risultati, frutto della collaborazione tra l'Istituto nazionale di ottica del Cnr, il Dipartimento di fisica dell'Università di Trento, il Centro Nazionale dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Tifpa e l'Università di Newcastle, sono stati pubblicati sulla rivista Nature Physics.
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La nascita della bolla avviene quando gli atomi ultrafreddi, come piccoli magneti preparati nello stato iniziale più energetico blu (falso vuoto), decadono nello stato rosso (vero vuoto). In che tipo di vuoto si trova il nostro universo? Secondo la fisica moderna, l'universo è il risultato dell'interazione tra particelle e campi - tra cui, per esempio, quello elettromagnetico - e potrebbe trovarsi in una configurazione di equilibrio detta di falso vuoto, ovvero uno stato solo in parte “stabile”, caratterizzato da un livello di energia che non corrisponde al minimo assoluto possibile. Questo permette, in linea teorica, la transizione verso livelli di energia più bassi, a causa di fluttuazioni di energia di origine quantistica o termica che porterebbero a “decadere” nello stato veramente stabile a energia minore, detto di vero vuoto. Questo processo può avvenire su scale di tempo molto diverse tra loro a seconda dei parametri del sistema, e prevede la formazione di “bolle” di vero vuoto all'interno del falso vuoto, in modo del tutto analogo alla formazione di gocce di liquido in un vapore raffreddato sotto il punto di condensazione. Il fenomeno ha implicazioni molto importanti sui processi cosmologici: per questo la comunità scientifica ha continuato a indagare e a domandarsi in che tipo di vuoto si trovi il nostro universo, sviluppando teorie sofisticate e provando ad immaginare quali piattaforme sperimentali potessero confermare i vari modelli teorici, non potendo accedere direttamente ai processi che hanno avuto luogo subito dopo il Big Bang. Oggi, nei laboratori del Pitaevskii Center for Bose-Einstein Condensation di Trento, sono stati osservati per la prima volta dei fenomeni che possono far luce sui meccanismi che determinano la stabilità del nostro universo. Lo studio,il cui primo autore è Alessandro Zenesini (Pitaevskii BEC Center, Istituto nazionale di ottica del Consiglio nazionale delle ricerche e Dipartimento di Fisica dell’Università di Trento, Tifpa Trento Institute for Fundamental Physics and Applications, INFN), è pubblicato sull’ultimo numero della rivista Nature Physics. I ricercatori hanno preparato una “nuvola” di atomi ultrafreddi di sodio in uno stato iniziale che simula uno stato di falso vuoto. Al variare dei parametri sperimentali, hanno poi studiato dopo quanto tempo gli atomi cambiavano configurazione raggiungendo lo stato di vero vuoto. Oltre a verificare che il comportamento degli atomi fosse compatibile con le simulazioni numeriche del sistema, gli autori hanno unito le loro forze con il gruppo teorico di Ian Moss, cosmologo dell’Università di Newcastle, che ha anche collaborato con Stephen Hawking, per verificare che le più accreditate teorie di decadimento del falso vuoto fossero compatibili con le osservazioni sperimentali. “Gli atomi ultrafreddi si confermano una volta ancora come una piattaforma ideale per la simulazione quantistica sia dell'estremamente piccolo che dell'estremamente grande: in questo caso abbiamo usato le proprietà magnetiche degli atomi per creare artificialmente un vero e un falso vuoto in un ambiente sperimentale estremamente stabile e controllato. Questo controllo del condensato ci ha permesso di studiare il decadimento del falso vuoto in diverse condizioni sperimentali e confrontare le osservazioni con le previsioni teoriche”, spiega Alessandro Zenesini, ricercatore di Cnr-Ino che ha lavorato allo studio assieme a Giacomo Lamporesi e Alessio Recati dello stesso Istituto. La verifica sperimentale assume particolare rilevanza in quanto supera le conoscenze teoriche sviluppate ad oggi: “Le teorie di decadimento di falso vuoto sono state teorizzate cinquant'anni fa e quasi unicamente avendo in mente processi tipici delle alte energie, della fisica sub-nucleare e della cosmologia", aggiunge Gabriele Ferrari (UniTrento). “I risultati ottenuti rappresentano, quindi, un primo passo verso la validazione di teorie finora astratte, e avviano nuovi filoni di ricerca sperimentale sui vari aspetti della formazione della bolla di vero vuoto e del suo comportamento, con implicazioni anche nel campo della biochimica e della computazione quantistica”. Questa ricerca è stata finanziata da Provincia Autonoma di Trento, INFN, MUR, Quantum Science and Technology a Trento(Q@TN), UK Quantum Technologies programme e dall'Unione Europea. (La redazione non è responsabile del testo di questo comunicato stampa, che è stato pubblicato integralmente e senza variazioni) Fonte: INFN/CNR Read the full article
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personal-reporter · 8 months
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Festival della Comunicazione 2023 a Camogli
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Dall’intelligenza artificiale alle frontiere della ricerca, Camogli per il Festival della Comunicazione 2023 mette al centro scienza e innovazione. da giovedì 7 a domenica 10 settembre, con un tema fondamentale come la memoria,  quella straordinaria attitudine della mente, del corpo e dello spirito che è uno strumento indispensabile per costruire l’identità delle persone e dei popoli.  La quattro giorni diretta da Danco Singer e Rosangela Bonsignorio raccoglie l’eccellenza della ricerca italiana, con un programma dedicato all’innovazione messo a punto in collaborazione con Università di Genova (UniGe), Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) e Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) di Genova, partner del Festival che porteranno a Camogli grandi personalità del panorama italiano. Tra gli incontri più attesi c’è quello con Sahra Talamo, che ha lavorato dieci anni al Max Planck Institute con il premio Nobel Svante Pääbo e dirige a Bologna un laboratorio specializzato in datazioni al carbonio-14 e Guido Barbujani, genetista dell’università di Ferrara, prosegue anche in questa edizione gli incontri del filone pluriennale Homo sapiens trattando di sostituzioni etniche e di che cosa significhi essere una specie migrante. Da non perdere è la lectio di Nello Cristianini, professore di intelligenza artificiale all’università di Bath, incentrata sul convivere con le macchine intelligenti”in un momento storico in cui è diventato possibile delegare a questi sitemi automatizzati anche i processi decisionali, mentre il direttore scientifico dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova Giorgio Metta sarà in dialogo con il poeta Guido Catalano a proposito di come il campo umanistico e quello tecnico-scientifico stiano convergendo attraverso le più recenti applicazioni dell’intelligenza artificiale. Anche Maurizio Ferraris discuterà su come la memoria sia naturale e quanto invece artificiale, con riflessioni che suonano ancora più fondamentali nell’epoca di ChatGPT. Il geologo e divulgatore scientifico Mario Tozzi racconterà le storie sconosciute di un mare quasi scomparso e,  in dialogo con la professoressa di fisica e climatologia all’università di Torino Elisa Palazzi, affronterà il tema dei falsari del clima. Dario Bressanini racconterà il manuale di autodifesa alimentare, Silvia Ferrara e Giorgio Vallortigara dialogheranno sul tema dei simboli e il ruolo che hanno avuto nell’evoluzione umana, Alberto Diaspro si concentrerà sul microscopio artificiale, mentre Licia Troisi e Luca Perri dialogheranno tra scienza e fantascienza, e l'eredità di Margherita Hack per la divulgazione scientifica sarà il cuore della discussione tra Caterina Boccato, Federico Taddia e Walter Riva. L’Università di Genova e l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare declineranno e approfondiranno con una serie di incontri ad hoc il tema del Festival 2023 nelle diverse accezioni che possono fare riferimento alla tecnologia e all’intelligenza artificiale, alle scienze della Terra, alle arti e ai saperi, con particolare attenzione alle sperimentazioni legate all’Open Science e alla condivisione degli avanzamenti scientifici nei confronti del pubblico. Innovazione, tecnologia e scienza saranno protagoniste anche delle attività intorno al festival, con escursioni e laboratori dedicati, come il laboratorio Elettronica in passeggiata in collaborazione con il DITEN, Dipartimento di Ingegneria Navale, Elettrica, Elettronica e delle Telecomunicazioni dell’Università di Genova, che indagherà le innovazioni dell’elettronica moderna dove la sinergia tra l’uomo e la macchina è sempre più imprescindibile. Esperti del settore, autori di prestigiose ricerche scientifiche e giovani studenti appassionati guideranno alla scoperta dei nuovi traguardi dell’Intelligenza Artificiale e il programma di trekking includerà poi uno dei più bei itinerari della zona sul sentiero delle Bocche-Falciara, con il racconto dedicato a Margherita Hack, in una passeggiata lunga 100 anni dove Federico Taddia, con l’ex direttore del Parco di Portofino Alberto Girani , accompagnerà grandi e piccini in un emozionante e coinvolgente viaggio. Read the full article
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L'Italia a caccia dell'universo invisibile
C’è tanta Italia nella missione Euclid dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa) che punta a svelare i segreti dell’universo oscuro: con il coinvolgimento di oltre 200 scienziati, il nostro Paese offre un importante contributo scientifico e tecnologico sotto la guida dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi), con Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn),…
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FROM PRIMORDIAL BLACK HOLES NEW CLUES TO DARK MATTER Moving through cosmic forests and spider webs in deep space in search of answers on the origin of the cosmos. “We have tested a scenario in which dark matter is composed by non-stellar black holes, formed in the primordial universe” says Riccardo Murgia, lead author of the study recently published in Physical Review Letters. The research was carried out together with his colleagues Giulio Scelfo and Matteo Viel of SISSA -- International School for Advanced Studies and INFN -- Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Trieste division) and Alvise Raccanelli of CERN. Primordial black holes (PBH for cosmologists) are objects that formed just fractions of a second after the Big Bang, considered by many researchers among the principal candidates in explaining the nature of dark matter, above all following direct observations of gravitational waves by the VIRGO and LIGO detectors in 2016. “Primordial black holes remain hypothetical objects for the moment, but they are envisaged in some models of the primordial universe” underlines Raccanelli of CERN. “Initially proposed by Stephen Hawking in 1971, they have come back to the fore in recent years as possible candidates for explaining dark matter. It is believed that this accounts for approximately 80% of all matter present in the universe, so to explain even just a small part of it would be a major achievement. Not only, but looking for evidence of the existence of PBHs, or excluding their existence, provides us with information of considerable relevance on the physics of the primordial universe.” Cosmic Forests and Spider Webs In this work, the scientists have concentrated on the abundance of PBHs that are 50 times larger than the solar mass. In short, the researchers have tried to better describe several parameters linked to their presence (specifically mass and abundance) by analysing the interaction of the light emitted from extremely distant quasars with the cosmic web, a network of filaments composed of gas and dark matter present throughout the universe. Within this dense weave, the scholars have concentrated on the “Lyman-alpha forest,” namely the interactions of the photons with the hydrogen of cosmic filaments, which presents characteristics closely linked to the fundamental nature of dark matter. Between Supercomputers and Telescopes Simulations carried out using the Ulysses supercomputer of SISSA and ICTP have been able to reproduce the interactions between photons and hydrogen and they have been compared with “real” interactions, detected by the Keck telescope (in Hawaii). The researchers were then able to trace several properties of primordial black holes to understand the effects of their presence. “We used a computer to simulate the distribution of neutral hydrogen on sub-galactic scales, which manifests itself in the form of absorption lines in the spectra of distant sources,” continues Murgia. “Comparing the results of our simulations with the data observed, it is possible to establish limits on the mass and abundance of primordial black holes and determine whether and to what extent such candidates can constitute dark matter.” The results of the study seem to disadvantage the case that all dark matter is composed of a certain type of primordial black holes (those with a mass greater than 50 times that of the Sun) but they do not totally exclude that they could constitute a fraction of it. “We have developed a new way to easily and efficiently explore alternative scenarios of the standard cosmological model, according to which dark matter would instead be composed of particles called WIMPs (weakly interacting massive particles).” These results, important for the construction of new theoretical models and for the development of new hypotheses about the nature of dark matter, offer much more precise indications for tracing the intricate path to understanding one of the largest mysteries of the cosmos.
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kp777 · 5 years
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sciencespies · 3 years
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Simulation gives a peek into the cosmic 'Dark Age' of star formation
https://sciencespies.com/space/simulation-gives-a-peek-into-the-cosmic-dark-age-of-star-formation/
Simulation gives a peek into the cosmic 'Dark Age' of star formation
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For astronomers, astrophysicists, and cosmologists, the ability to spot the first stars that formed in our Universe has always been just beyond reach. On the one hand, there are the limits of our current telescopes and observatories, which can only see so far.
The farthest object ever observed was MACS 1149-JD, a galaxy located 13.2 billion light-years from Earth that was spotted in the Hubble eXtreme Deep Field (XDF) image.
On the other, up until about 1 billion years after the Big Bang, the Universe was experiencing what cosmologists refer to as the “Dark Ages” when the Universe was filled with gas clouds that obscured visible and infrared light.
Luckily, a team of researchers from Georgia Tech’s Center for Relativistic Astrophysics recently conducted simulations that show what the formation of the first stars looked like.
The study that describes their findings, published in the Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, was led by Gen Chiaki and John Wise – a post-doctoral researcher and associate professor from the CfRA (respectively).
They were joined by researchers from the Sapienza Università di Roma, the Astronomical Observatory of Rome, the Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), and the Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN).
Based on the life and death cycles of stars, astrophysicists theorize that the first stars in the Universe were very metal-poor. Having formed about 100 million years after the Big Bang, these stars formed from a primordial soup of hydrogen gas, helium, and trace amounts of light metals.
These gases would collapse to form stars that were up to 1,000 times more massive than our Sun.
Because of their size, these stars were short-lived and probably only existed for a few million years. In that time, the new and heavier elements in their nuclear furnaces, which were then dispersed once the stars collapsed and exploded in supernovae.
As a result, the next generation of stars with heavier elements would contain carbon, leading to the designation of Carbon-Enhanced Metal-Poor (CEMP) stars.
The composition of these stars, which may be visible to astronomers today, is the result of the nucleosynthesis (fusion) of heavier elements from the first generation of stars.
By studying the mechanism behind the formation of these metal-poor stars, scientists can infer what was happening during the cosmic ‘Dark Ages’ when the first stars formed. As Wise said in a Texas Advanced Computer Center (TACC) press release:
“We can’t see the very first generations of stars. Therefore, it’s important to actually look at these living fossils from the early universe, because they have the fingerprints of the first stars all over them through the chemicals that were produced in the supernova from the first stars.”
“That’s where our simulations come into play to see this happening. After you run the simulation, you can watch a short movie of it to see where the metals come from and how the first stars and their supernovae actually affect these fossils that live until the present day.”
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Density, temperature, and carbon abundance (top) and the formation cycle of Pop III stars (bottom). (Chiaki, et al.)
For the sake of their simulations, the team relied predominantly on the Georgia Tech PACE cluster. Additional time was allocated by the National Science Foundation’s (NSF) Extreme Science and Engineering Discovery Environment (XSEDE), the Stampede2 supercomputer at TACC and NSF-funded Frontera system (the fastest academic supercomputer in the world), and the Comet cluster at the San Diego Supercomputer Center (SDSC).
With the massive amounts of processing power and data storage these clusters provided, the team was able to model the faint supernova of the first stars in the Universe.
What this revealed was that the metal-poor stars that formed after the first stars in the Universe became carbon-enhanced through the mixing and fallback of bits ejected from the first supernovae.
Their simulations also showed the gas clouds produced by the first supernovae were seeding with carbonaceous grains, leading to the formation of low-mass ‘giga-metal-poor’ stars that likely still exist today (and could be studied by future surveys). Said Chiaki of these stars:
“We find that these stars have very low iron content compared to the observed carbon-enhanced stars with billionths of the solar abundance of iron. However, we can see the fragmentation of the clouds of gas. This indicates that the low mass stars form in a low iron abundance regime. Such stars have never been observed yet. Our study gives us theoretical insight of the formation of first stars.”
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A new study looked at 52 submillimeter galaxies to help us understand the early ages of our Universe. (University of Nottingham/Omar Almaini)
These investigations are part of a growing field known as “galactic archaeology.”
Much like how archaeologists rely on fossilized remains and artifacts to learn more about societies that disappeared centuries or millennia ago, astronomers look for ancient stars to study in order to learn more about those that have long since died.
According to Chiaki, the next step is to branch out beyond the carbon features of ancient stars and incorporate other heavier elements into larger simulations. In so doing, galactic archaeologists hope to learn more about the origins and distribution of life in our Universe. Said Chiaki:
“The aim of this study is to know the origin of elements, such as carbon, oxygen, and calcium. These elements are concentrated through the repetitive matter cycles between the interstellar medium and stars. Our bodies and our planet are made of carbon and oxygen, nitrogen, and calcium. Our study is very important to help understand the origin of these elements that we human beings are made of.”
This article was originally published by Universe Today. Read the original article.
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storiearcheostorie · 1 year
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ARCHEOSCOPERTE / Napoli, trovata nel sottosuolo del rione Sanità una camera funeraria di epoca ellenistica
#ARCHEOLOGIA #SCOPERTE / #Napoli, trovata nel sottosuolo del rione #Sanità una camera funeraria di epoca ellenistica ARTICOLO COMPLETO SU @StorieArcheo @UninaIT | @NagoyaUniv | @INFN_ #Naples #RioneSanità
Il luogo del ritrovamento (immagine tratta dall’articolo pubblicato su Scientific Reports Nature) C’è un tesoro nascosto e fisicamente irraggiungibile nel sottosuolo di Napoli, rende noto l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN). Si tratta – si legge nella nota pubblicata sul sito dell’Ente – delle rovine dell’antica necropoli di Neapolis costruita dai Greci tra la fine del IV e gli inizi…
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lamilanomagazine · 6 months
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BARIcode: presentato a Palazzo di Città il festival scientifico e culturale cittadino
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BARIcode: presentato a Palazzo di Città il festival scientifico e culturale cittadino. Bari, tre giornate di incontri, dal 23 al 25 ottobre, con un programma ricco di attività ed eventi diversificati e diffusi che vanno da laboratori nelle scuole primarie e scuole superiori a incontri di divulgazione, mostre, concerti a salotti letterari con docenti, aziende, start-up, artisti e intellettuali. Il Festival BARIcode, organizzato da Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), Università degli Studi di Bari Aldo Moro (UniBa), Politecnico di Bari (Poliba), Università LUM (LUM), Istituto Nazionale Fisica Nucleare (INFN) con la collaborazione dell’Agenzia Regionale per la Tecnologia e l'Innovazione, Accademia delle Belle Arti, Conservatorio Niccolò Piccinni e con il patrocinio del Comune di Bari è stato presentato oggi nella sala giunta del Comune di Bari. Sono intervenuti Eugenio Di Sciascio, vicesindaco e assessore all’Innovazione del Comune di Bari; Paola Romano, assessora alle Politiche educative e giovanili del Comune di Bari; Danilo Caivano, delegato del rettore dell'Università degli studi di Bari Aldo Moro; Vincenzo Spagnolo, prorettore del Politecnico di Bari; Pasquale Del Vecchio, delegato del rettore dell'Università LUM; Cinzia Giannini, presidente dell’area della ricerca del CNR Bari e Francesco Cafagna, delegato per INFN sezione di Bari. Cogliendo come la spinta iniziale le celebrazioni per i 100 anni dalla fondazione del CNR, il festival di respiro cittadino da una parte vuole intercettare l’interesse dei diversi stakeholders e delle istituzioni (scuole, famiglie, aziende, ricercatori, cittadinanza) e dall’altra costruire le fondamenta di una collaborazione strutturale per l’istituzione di una iniziativa, a favore della divulgazione, della conoscenza e della ricerca che sia sistematica e sostenibile. In questa prospettiva l’iniziativa, oggetto di progettualità, si configura come “edizione zero” del 2023. Il tema scelto per questa edizione è l’albero, come simbolo universale della vita e come metafora di qualsiasi sistema, radicato in un territorio, che si nutre, si sviluppa e rinnova l’ambiente in cui vive. In questo senso ogni attività umana e ogni prodotto della ricerca e della conoscenza trova virtualmente collocazione in una parte dell’albero, dalle radici ai frutti. L’inaugurazione si terrà il 23 ottobre, a partire dalle ore 17.00, presso il Teatro Piccinni con un evento istituzionale, incentrato su quattro incontri sulle progettualità PNRR, quali: “Sostenibilità ambientale ed economia circolare”, "Scienze della vita e tecnologie per la salute” e “Crescita blu” che vedono coinvolti gli enti di ricerca e le università baresi, insieme a impese del territorio e policy maker, per raccontare al territorio le opportunità generate e le prospettive future. In chiusura si terrà un breve momento musicale. L’evento finale è programmato per il 25 ottobre, in occasione della visita di Giuseppe Colpani, direttore generale del CNR, con un evento musicale, presso la cattedrale di Bari dalle ore 20.00 alle 22.00. Nelle giornate del 23, 24 e 25 si svilupperanno diverse attività per la città già a partire già dalla mattina del 23 con ‘Mettiamo radici’, laboratori didattici e piantumazione di alberi che si svolgeranno in 16 scuole primarie di Bari; e con ‘La forza, la resilienza e la crescita’, animazione scientifica e di orientamento nei laboratori della Cittadella Mediterranea della Scienza per gli studenti delle scuole secondarie di II grado. Sempre dal 23 inizieranno le viste, presso l’Urban Center, all’“HEPscape – Alle radici della ricerca”, dove, per le tre giornate del festival, si potrà visitare l'escape room, ispirata alla ricerca sulle particelle elementari e far vivere ai visitatori l’esperienza di entrare in una delle sale di controllo sotterranee del CERN di Ginevra. Il 24, presso il dipartimento di Scienze della terra e geoambientali di UniBA avrà luogo lo spettacolo di MusicArte "Some digital notes on the nature's kingdom", all'incrocio tra musica, arte e scienza. Nelle giornate del 24 e 25 ci saranno i ‘Salotti verdi’ in cinque locali (bar e librerie) della città con incontri divulgativi animati da ricercatori, giornalisti ed esperti in diverse discipline scientifiche. Dal 23 al 27, invece, saranno allestite cinque mostre dislocate presso il Fortino Sant’Antonio e presso l’Area Ricerca del CNR. “Il festival BARIcode sarà fondamentale per mostrare la forza del sistema della ricerca presente qui a Bari, valorizzando il lavoro di tanti enti, ricercatrici e ricercatori che rendono la nostra città un grande hub di conoscenza e sviluppo, a vantaggio della crescita di tutto il territorio - ha dichiarato Eugenio Di Sciascio -. E’ quindi importante, come farà questa iniziativa, raccontare a tutte e tutti i cittadini questo sistema così prezioso, che dobbiamo custodire e sostenere. Le città che hanno una forte rete di università, di centri di conoscenza e ricerca hanno molte più possibilità di crescere. La nostra amministrazione è al fianco di questo ecosistema, e crede fermamente nel paradigma della “learning city”: una città che impara e che si sviluppa grazie al contributo di chi insegna e trasmette conoscenze fondamentali”. “Ringrazio, assieme a tutta l’amministrazione e alle scuole coinvolte, le università e i centri di ricerca che hanno dato vita a questo festival così importante – ha affermato Paola Romano -. All’interno del programma di eventi di BARIcode, le iniziative di “Mettiamo radici” vedranno coinvolte diverse scuole e circa diecimila studenti, con 26 laboratori scientifici - che prevedono l’utilizzo di strumenti come LIM, microscopi e board didattiche - e piantumazioni di alberi. E’ un modo per coinvolgere le più piccole e i più piccoli e per augurarci che le nuove generazioni che si affacciano ora alla ricerca diventino sempre più vicine alle materie scientifiche e in generale alla conoscenza”. “La ricerca è utile e accessibile soprattutto nella sua capacità di dialogare, confrontarsi, farsi linguaggio – ha dichiarato Danilo Caivano -. BARIcode non sarà solo divulgazione, ma anche didattica e occasione di dialogo scientifico. Sarà soprattutto racconto di come le Università e le istituzioni di ricerca stiano cercando percorsi che mettano al centro i territori e la loro capacità di connettersi con il mondo”. “L’albero della ricerca ha radici profonde ma anche nuovi germogli e nell’occasione del centenario del CNR il sistema universitario e della ricerca della città metropolitana di Bari si dimostra compatto per affrontare le grandi sfide del nuovo millennio - ha affermato Antonello Garzoni, rettore dell’università LUM -. Uno scenario che sollecita sempre più ricerca interdisciplinare nelle quali integrare le scienze dure dell’area STEM con le discipline umanistiche, la medicina e le nuove tecnologie di intelligenza artificiale e supercalcolo. In questo quadro il ruolo delle università è complementare a quello dei grandi laboratori di ricerca delle aziende nella identificazione di nuovi modelli di business fortemente innovativi”. “L’opportunità dei festeggiamenti del Centenario del Consiglio Nazionale delle Ricerche in tutta Italia, è stata tradotta nella condivisione con tutti i partner di un nuovo linguaggio, un codice appunto, per raccontare la bellezza della scienza e della cultura e l’impatto per la città di Bari - ha dichiarato Cinzia Giannini -. Lo faremo a partire dalle importanti ricadute sul territorio delle ingenti risorse del PNRR, con tutti gli enti che contribuiscono ai progetti sistemici in corso, dedicando poi ai più giovani attività didattiche e divulgative, anche con la piantumazione di alberi, simbolo delle radici per un futuro sostenibile. Tutto questo nella cornice della bellezza di arte e musica, con le mostre, i dibattiti culturali e un concerto finale in cattedrale per riconoscerci comunità e darci appuntamento alla prossima edizione di BARIcode”. “Desidero esprimere la mia soddisfazione in seguito alla conferenza stampa di presentazione del festival scientifico BARIcode, frutto di un'importante iniziativa culturale congiunta - ha sottolineato Vincenzo Spagnolo -. In questa prima edizione del festival, attraverso una vasta gamma di attività coinvolgenti, tra cui laboratori didattici, mostre, incontri e tanto altro, dimostreremo che la scienza è davvero alla portata di tutti e che l'apprendimento può essere una gioia condivisa. L'obiettivo di questo evento è infatti ben chiaro. Si tratta di diffondere la passione per la scienza, trasmettere la conoscenza e promuovere la collaborazione tra diverse realtà. L'interazione fruttuosa tra accademici, ricercatori, artisti e musicisti potrà creare un'atmosfera unica, in cui la creatività e la conoscenza possono fiorire insieme”. “L'INFN ha nel suo codice genetico il trasferimento sia tecnologico che culturale della conoscenza-  ha affermato Francesco Cafagna -. Per questo ci siamo impegnati con entusiasmo nella organizzazione del Festival, con l'idea di renderlo un appuntamento fisso per la città di Bari. Per la prima volta a Bari abbiamo realizzato HEPscape!, con la collaborazione del Dipartimento di Fisica e dell’Urban Center. Attraverso il gioco, proponiamo un avvicinamento divertente e nuovo alla Scienza illustrando il funzionamento dell'LHC del CERN, l'acceleratore di particelle più potente al mondo. Pensiamo che LHC incarni perfettamente la metafora di un albero che affonda le radici nella ricerca di base nella fisica dei costituenti fondamentali, e che porta i frutti delle scoperte presenti e future”.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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scienza-magia · 3 months
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Macchina del tempo nel passato, presente e futuro del cosmo
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La mostra Macchine del tempo: l'astrofisica spiegata dall'Inaf. Fino al 24 marzo a Roma a Palazzo Esposizioni il percorso divulgativo curato dall'Istituto Nazionale di Astrofisica per far scoprire al grande pubblico il passato e il futuro del cosmo. Le nuove frontiere dell’astronomia sono svelate in una mostra, curata dall’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) e intitolata “Macchine del tempo - Time machine", in scena a Roma a Palazzo Esposizioni fino al 24 marzo. Il percorso espositivo vuole essere “immersivo” e adatto a tutti, unendo divulgazione scientifica, gioco e costume e società, con richiami espliciti agli anni ’80. In pratica, il percorso divulgativo ha come obiettivo il far conoscere l’astrofisica e il coinvolgimento di Inaf – e quindi dell’Italia - nelle grandi scoperte recenti, dalle onde gravitazionali ai buchi neri, passando per le migliaia di pianeti extrasolari che oggi conosciamo. Un itinerario possibile solo grazie alle avveniristiche “macchine del tempo” create dall’uomo, come ad esempio i nuovi e imponenti osservatori, i sistemi di telescopi e satelliti artificiali che scandagliano il cosmo, dai luoghi più remoti del pianeta e dallo spazio.
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La mostra dell'Inaf a Roma, a Palazzo Esposizioni - Inaf, foto Paolo Soletta “La mostra è rivolta a tutti i curiosi e agli appassionati dell'esplorazione dell'Universo. Un viaggio attraverso la meraviglia e la complessità del Cosmo”, spiega il presidente di Inaf Marco Tavani. “Noi siamo convinti che la scienza sia cultura. Con questa mostra intendiamo dare l’opportunità a tutti, senza che si abbia una particolare preparazione in fisica o astrofisica, di fruire di contenuti scientifici in modo ludico e piacevole – aggiunge la curatrice Caterina Boccato -. Il nostro obiettivo non è solo fare pura diffusione scientifica, bensì di portare al cittadino un approfondimento culturale unico e accattivante”. “Sono particolarmente lieto che un progetto così prestigioso sia allestito a Palazzo Esposizioni Roma – afferma il presidente di Azienda Speciale Palaexpo Marco Delogu -. Macchine del Tempo, concepita e realizzata grazie alla proficua collaborazione con Inaf, prosegue la grande tradizione di mostre scientifiche e divulgative già ospitate con successo e rivolte a un vasto pubblico grazie all’utilizzo di un linguaggio moderno, accessibile e inclusivo”.
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Macchine del Tempo, una mostra Inaf spiega l'astrofisica - Inaf, foto di Paolo Soletta Il percorso espositivo si snoda su tre sale. Si parte da un cielo stellato, con l'invito a ripetere l'esperienza che Galileo fece oltre 400 anni fa, puntando verso il firmamento un “occhio potenziato”, il cannocchiale. Da qui inizia un viaggio attraverso i pianeti del nostro sistema solare per poi passare agli esopianeti, a stelle lontane, a galassie e ammassi di galassie. Così i visitatori intraprendono un vero e proprio “viaggio nel tempo” il cui tema centrale è la luce che con la sua velocità non ci permette di vedere il presente bensì il passato. Grazie alla luce è possibile viaggiare nel tempo guardando il cielo. Da segnalare anche uno degli incontri previsti nella mostra: giovedì 8 febbraio alle ore 18 e 30, sarà ospite Marica Branchesi, Gran Sasso Science Institute (GSSI), e Viviana Fafone, Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), per una conferenza dal titolo “Otto anni di onde gravitazionali - l’astronomia multimessagera, da LIGO-VIRGO all'Einstein Telescope”. “Macchine del tempo”, inaugurata a Roma la mostra dell’Inaf Read the full article
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placerdiario · 4 years
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SOLE from Quiet ensemble on Vimeo.
SOLE
The space floats in a suspended time, inhabited by the sun's rays and the moving shadows that dominate the surrounding architectures. The audience crosses a timeless place, where time is different, where sunrise and sunset meet, the suns are multiple and the twilight drowns in a stroboscopic dawn. A 360 degree video-mapping that, thanks to the use of 49 video projectors, simulates the movement of the sun around and inside the hall of the Salone degli Incanti in Trieste.
☀️
Curator Vincenzo Napolano
Sound design and tech: Vincenzo Pedata Videomapping consultancy and setup: Daniele Spanò 3D and modeling : Francesco Bruno Video setup, mapping assistant: Natan Andrea Ruzza Video: Marcello Rotondella Drone: Natan Andrea Ruzza
- SOLE was presented In occasion of the exhibition; Cyborn la nascita di un mondo artificiale - An exhibition of the INFN - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare , promoted by the Comune di Trieste and the Fondazione Internazionale Trieste, created in collaboration with the Istituto Italiano di Tecnologia
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laflechanet · 4 years
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La fusión de dos agujeros negros en otro supermasivo desconcierta a la comunidad astrofísica
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Hace siete mil millones de años, a una distancia de 17.000 millones de años luz, dos agujeros negros, de 66 y 85 masas solares, se fusionaron dando lugar a un nuevo agujero negro masivo, de alrededor de 142 masas solares. Tanto las componentes primarias como el remanente se sitúan en un rango de masas superior al que se había observado hasta la fecha, y el resultante es el agujero negro más masivo jamás detectado con ondas gravitacionales.
Este hallazgo, desarrollado a partir de una señal de 0,1 segundos de duración, ha sido el resultado de 15 meses de trabajo por parte de dos grandes colaboraciones científicas (Virgo en Italia y LIGO en EE UU) que han contado con centenares de expertos de diversos países, incluyendo participación española.
Los resultados obtenidos, así como sus implicaciones científicas, se acaban de dar a conocer mediante dos artículos publicados en las revistas Physical Review Letters y Astrophysical Journal Letters.
“Esta detección abre la puerta a descubrir muchos más posibles efectos astrofísicos nuevos”, adelanta Thomas Dent
El sistema binario masivo se ha bautizado como GW190521 –ya que el evento de ondas gravitacionales se percibió el 21 de mayo de 2019–.
Que se haya batido el récord de masa detectado por las colaboraciones Virgo y LIGO es un descubrimiento sin precedentes. “Esta detección abre la puerta a descubrir muchos más posibles efectos astrofísicos nuevos”, adelanta Thomas Dent, coordinador del programa de ondas gravitacionales en el Instituto Galego de Física de Altas Enerxías (IGFAE) y miembro de la Colaboración Científica LIGO.
Un aspecto crucial es que el agujero negro remanente es de masa intermedia, y esto está relacionado con uno de los rompecabezas más fascinantes y complejos de la astrofísica y la cosmología: el origen de los agujeros negros supermasivos. Estos monstruos gigantes, de millones a miles de millones de veces más masivos que el Sol y a menudo en el centro de las galaxias, podrían surgir de la fusión de agujeros negros de masa intermedia más pequeños.
«Tanto el [agujero negro] de 85 como el de 66 son agujeros negros mucho más grandes de los agujeros de masa estelar intermedia que conocíamos. En el rango entre 60 y algo más de 100 veces la masa del sol, no está previsto que se pudiera formar un agujero negro de masa estelar», indica a SINC la investigadora Alicia Sintes, de la Universitat de les Illes Balears (UIB) y miembro de LIGO.
«Las ondas gravitacionales están descubriendo objetos o eventos que no nos esperábamos. Debe haber mecanismos que no entendemos y que permitan la generación de agujeros negros con masas solares superiores, como supernovas», deduce Sintes.
Hasta hoy, muy pocos candidatos de este tipo han sido identificados únicamente a través de observaciones electromagnéticas y esta es la primera observación vía ondas gravitacionales. Además, el rango de 100 a 1.000 masas solares ha representado durante muchos años un desierto de agujeros negros.
Un fenómeno no explicado
Los astrofísicos diferencian los agujeros negros en tres grupos en función de su masa.
Por un lado, se encuentran los agujeros negros supermasivos, con una masa que oscila entre centenas de miles hasta miles de millones de veces la masa del Sol. Este es el caso del agujero negro que se encuentra en el centro de la Vía Láctea, con una masa alrededor de 4 millones de veces la del Sol. El modo en el que se generaron todavía es un misterio.
La comunidad astrofísica no esperaba observar ningún agujero negro en un rango comprendido entre las 60 y las 120 masas solares
Por otro lado, se sitúan los agujeros negros de masa intermedia, cuyas masas oscilan entre 100 y 100.000 veces la masa del Sol. Su origen es impreciso. Es el caso del remanente percibido, el GW190521, que ha sido originado a partir de la fusión de otras dos masas masivas.
Por último, se hallan los agujeros negros de masa estelar, cuya masa es de unas pocas decenas de veces la masa solar. Se cree que se formaron a partir del colapso del núcleo de una estrella masiva, mediante explosiones de supernova.
Uno de los misterios del nuevo hallazgo es el origen de los dos agujeros negros progenitores. «Si surgieron del colapso de estrellas, se sitúan en un rango de masas en el cual su presencia se considera, en teoría, imposible», explica Dent. «Por tanto, podría ayudar a mejorar nuestra comprensión sobre las etapas finales de la vida de las estrellas masivas», vaticina. Si logran conocerlo y comprenderlo, podrían averiguar cuál es el origen de los agujeros negros supermasivos, uno de los rompecabezas más complejos de la astrofísica y la cosmología.
Se sabe que los agujeros negros con masas entre 65 y 120 veces la masa del Sol no pueden haber sido formados tras el colapso de una estrella. Mediante un fenómeno conocido como “inestabilidad de pares”, al estallar las estrellas con estas masas, únicamente dejan tras de sí una nube de gas y polvo cósmico, ‘imposibilitando’ la formación de agujeros negros de estas dimensiones.
Por lo tanto, la comunidad astrofísica no esperaría observar ningún agujero negro en este rango de masas solares, entre unas 60 y 120. Ese es exactamente el rango de masas en el que se encuentra la componente más masiva de GW190521 (66 y 85 masas solares).
“Varios escenarios predicen la formación de agujeros negros en el hueco en la distribución de masas debido a la inestabilidad de pares: podrían ser el resultado de la fusión de agujeros negros más pequeños o de la colisión de (múltiples) estrellas masivas, o incluso de procesos más exóticos”, añade Michela Mapelli de la Universidad de Padua (Italia) y el Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), además de pertenecer a la Colaboración Virgo.
“Sin embargo, es también posible que tengamos que revisar nuestra comprensión actual de las etapas finales de la vida de una estrella y las restricciones sobre la masa final en los procesos de formación de agujeros negros”, prosigue Mapelli.
«Las ondas gravitacionales que estamos recibiendo describien eventos que no esperábamos ver», señala Sintes
Tito Dal Canton, investigador del Centre National de la Recherche Scientifique (CNRS) en el Irène Joliot-Curie Lab, en Orsay (Francia), y miembro de Virgo, explica que los agujeros negros iniciales rotaban rápidamente.
“La señal muestra indicios de precesión, una rotación del plano orbital producido por rotaciones de gran magnitud y orientación particular”, indica Dal Canton. “El efecto es débil y no podemos afirmar que esté presente de manera categórica, pero, si fuera cierto, apoyaría la hipótesis de que los agujeros negros progenitores surgen y viven en entornos cósmicos muy inestables y concurridos, como un cúmulo estelar denso o un disco de acreción de un núcleo galáctico activo”, pronostica.
“Ha sido muy complejo interpretar la señal al estar en el límite de nuestra capacidad técnica. Solo tendremos una idea clara de cómo se formó el sistema que la generó tras investigaciones adicionales y con detecciones futuras con las que comparar”, explica Thomas Dent, coordinador del programa de ondas gravitacionales en el IGFAE.
Fuente: SINC
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netmassimo · 4 years
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Un articolo pubblicato sulla rivista "Physical Review Letters" riporta una misurazione della costanza della velocità della luce nel vuoto a energie diverse grazie a osservazioni del lampo gamma catalogato come GRB 190114C, il più potente mai osservato. Gli scienzati della Collaborazione MAGIC, che include Istituto nazionale di astrofisica (INAF), l'Istituto nazionale di fisica nucleare (INFN) e numerose università italiane, hanno usato i dati raccolti dai due telescopi MAGIC alle Canarie per indagare in particolare un fenomeno chiamato violazione dell'invarianza di Lorentz finendo per ottenere l'ennesima conferma della teoria della relatività generale di Albert Einstein.
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spaceexp · 7 years
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Gravitational waves detected in Europe
Advanced Virgo logo. 27 September 2017 The Virgo detector recorded for the first time the phenomenon caused by the fusion of two black holes. For the first time, gravitational waves were recorded by the European detector Virgo, which was recently put back into service. The observation was jointly with two US instruments, said Wednesday an international scientific team.
The phenomenon has been observed by European and American instruments
"The gravitational waves propagated in space for 1.8 billion years before being detected by the Advanced LIGO detector located in Louisiana (USA), and 8 thousandths of a second later by the one located in the United States. Washington State, and finally six thousandths of a second afterwards by Advanced Virgo located near Pisa in Italy, "the CNRS said in a statement. The American Ligo (Laser Interferometer Gravitational-Wave Observatory) instrument, made up of two identical detectors in Louisiana and Washington, had already observed this phenomenon three times predicted by Albert Einstein's theory of general relativity in 1915. The very first direct detection, announced on February 11, 2016, was a historic event after 40 years of effort. But it is "the first detection" for Advanced Virgo, which has been restarted on August 1 after several years of improvements and a few months of tests, explains the National Center for Scientific Research (CNRS). Its arrival in the device allows a much better localization in the sky of the sources of gravitational waves. Merging two black holes The waves result from slight perturbations of the space-time frame under the effect of the displacement of a massive object, much like a weight deforms a net. These new waves, detected on August 14, 2017 at 12:30, were produced by the fusion of two black holes, about 1.8 billion light years from Earth.
Virgo Detector
The two monsters, which had masses equal to 25 and 31 times that of the Sun, merged into a single black hole of 53 solar masses, the equivalent of 3 solar masses being converted into energy in the form of gravitational waves. Weekly Detections Advanced Virgo is an instrument mainly financed by the CNRS in France and the Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) in Italy. It brings together 250 physicists, engineers and technicians from 20 European laboratories. The international team announced this detection on the sidelines of the G7-science meeting in Turin. Their work will be published in the Physical Review Letters.
Advanced Virgo interferometer, detecting gravitational waves from space
"With the next observations scheduled for the fall of 2018, we can expect such detections every week or even more often," said David Shoemaker, Massachusetts Institute of Technology (MIT) astrophysicist and spokesperson for the Ligo collaboration . Advanced Virgo - Listening to the cosmic whisper: http://public.virgo-gw.eu/language/en/ Images, Text, Credits: ATS/EGO-Virgo/Orbiter.ch Aerospace/Roland Berga. Best regards, Orbiter.ch Full article
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waletrilli-blog · 7 years
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E come disse qualcuno... #PokerFace !! 😎 #Lunedi #Work #Office #SiCominciaConUnAltraSettimana #SonnoNeAbbiamo #èLunedìNonMiRompeteiCoglioni🎶 #LigaOVunqueSempreEComunque😜 (presso Istituto Nazionale di Fisica Nucleare - INFN Frascati)
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