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#Giorgio Colli
francescacammisa1 · 1 year
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Oblio e memoria sono i due strumenti del dissetamento. Se si beve dalla corrente dell'oblio si dimentica tutto e si rinasce a una nuova vita, cioè la sete è soltanto ingannata, e l'arsura non tarda a ripresentarsi in una nuova individuazione. Ma se si beve dalla fonte di Mnemosine, come testimoniano queste laminette, la memoria fa recuperare la conoscenza del passato e dell'immutabile, l'uomo riconosce la sua origine divina e si identifica in Dioniso, e l'arsura non viene spenta, ma dissetata, da una gelida, divina, prorompente conoscenza.
Giorgio Colli - La sapienza greca. Dioniso, Apollo, Eleusi, Orfeo, Museo, Iperborei, Enigma
Memnosine
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aitan · 5 months
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"L'Etica richiede lettori non pigri, discretamente dotati e soprattutto che abbiano molto tempo a loro disposi­zione. Se le si concede tutto questo, in cambio offre molto di più di quello che ci si può ragionevolmente attendere da un libro: svela l'enigma di questa nostra vita, e indica la via della felicità, due doni che nessuno può disprezzare.
Ogni filosofo vuol trovare un senso - ossia un'unità - del mondo; ma gli oggetti che deve considerare sono infiniti, e i nessi concettuali che deve stabilire tra di essi sono, se possibile, ancora più infiniti. Il vigore di un filosofo è misurato dall'ampiezza di questa rete, che egli getta suIle cose, tentando di afferrarle e di strin­gerle. Ma ciò che conta ugualmente, è la qualità del tessuto di questa rete. La bava del ragno dev'essere ri­lucente e uniforme, e tenue abbastanza da ingannare la preda. È la forza deIlo sguardo, che stabilisce questa unità, lucida e avvolgente.
Per profondità di un filosofo, si intende appunto ciò, e, dopo i greci, nessun filosofo è stato profondo nella misura di Spinoza." (Colli)
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Ieri, peraltro, era il compleanno di Baruch.
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kiriquisti · 1 year
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La scultura tanto è più grande quanto più è dionisiaca, vuole cioè esprimere un'interiorità sovrumana: i Prigioni di Michelangelo sono una lotta contro la rappresentazione come tale, ed un tentativo di raggiungere la libertà interiore, scrollando per sempre il dominio dell' Anánke. E il dolore immenso dell'opera è ancora aumentato dalla coscienza di servirsi di qualcosa di rappresentativo proprio nella lotta contro la rappresentazione, perché ciò è nell'essenza della scultura, creata per i Greci apollinei. Michelangelo lasciò allora dei tronconi di marmo incompleti, affinché non si potesse vedere fisicamente la forma (che era invece il vero scopo dei Greci), e si guardasse invece con l'anima la forma più intima, che non aveva più contorni limitati ed era sentimento soltanto. La forma è quindi alla fine per lui un simbolo, mentre la scultura greca �� perfettamente così come appare, ed ha gli occhi lisci di marmo perché non conduce a guardare nell’anima, senza aver nulla di nascosto dietro alle sue linee ben definite, nulla da realizzare di inesprimibile, tutta lì, compiuta, la rappresentazione-tipo.
Giorgio Colli Apollineo e Dionisiaco
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itisanage · 1 year
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Breve ma intenso scambio di vedute con un mio carissimo amico. Stralci disordinati.
La guerra, in quanto scatenamento della potenza, non è l’effetto della mancanza di cultura o dell’azzeramento della cultura, bensì il contrario. È cultura al suo ultimo stadio. Suggerisco io: al suo stadio di perfezionamento platonico. Un libro, credo presente nella biblioteca neocon americana – ma potrebbero anche non averlo, tanto l’equivalenza tra potenza e cultura era già ben oliata in Leo Strauss – recita fin dal titolo Platone. La lotta dello spirito per la potenza (1933) [è del tedesco Kurt Hildebrandt della cerchia di Stefan George tradotto nel 1946 da Giorgio Colli].
La guerra nucleare con il dispiegamento della sua potenza assoluta è lo spirito. La versione neocon identifica, opportunisticamente, potenza con democrazia, Ma quest’ultima è una menzogna opportuna e perfettamente morale da propinare alle masse che mai, con nessun mezzo, dovranno essere messe a contatto con la verità… anche perché non c‘è verità alcuna se non il nulla coperto dal tutto della potenza.
La cultura non serve ad evitare la guerra, casomai serve ad attenuare i suoi effetti e a ricostruire dopo un ambiente vivibile. Nel caso di quella nucleare non si dà neppure questa funzione.
Durante la Grande guerra gli zaini dei soldati, morti a milioni, erano pieni di libri, in alcuni casi degli stessi libri, da una parte e dell’altra. Questi libri non hanno impedito lo scatenarsi della strage. Forse qualcuno, dopo, ha capito meglio l’altro. Ma non ne sono sicuro.
La cultura come non serve ad impedire la guerra così non la evita. Così come il ricordo e la memoria non impedisce l’orrore che tende a ripetersi grazie al fatto che, per molti esseri umani, è manifestazione sublime e affascinante dell’esercizio della potenza.
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schizografia · 2 years
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[...] decisivo è [...] il momento in cui phoné e lógos [...] sono a contatto - intendendo, con Giorgio Colli, il contatto non come un punto di tangenza, ma come il momento in cui due enti sono uniti (o, piuttosto, separati) solo da un'assenza di rappresentazione [...] Dove voce e linguaggio sono a contatto senza alcuna articolazione, là avviene un soggetto, che testimonia di questo contatto.
Lo iato tra voce e linguaggio […] può aprire lo spazio dell’etica […] precisamente perché non vi è un árthros, una articolazione fra phoné e lógos […] Lo spazio fra voce e logos è uno spazio vuoto […] Solo perché l’uomo si trova gettato nel linguaggio senza esservi portato da una voce, solo perché […] egli si rischia, senza una ‘grammatica’, in questo vuoto […], qualcosa come un ethos e una comunità diventano per lui possibili.
Giorgio Agamben, Experimentum linguae
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marcogiovenale · 3 months
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carmelo bene legge "filosofia dell'espressione", di giorgio colli
Sequenza tratta dal film Modi di vivere. Giorgio Colli: una conoscenza per cambiare la vita, del 1980, per la regia di Marco Colli.«Perché i sapienti erano detti ‘ terribili ’ dagli antichi?Forse per venerazione, forse perché nessuno era capace di scoprire a quali fini mirassero le loro parole. Ma oggi i filosofi sono agnelli!Anche il filosofo è un commediante?Guardate i suoi concetti, quando lo…
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klayzt · 6 months
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"In termini pacati, Dioniso è il dio della contraddizione, di tutte le contraddizioni – lo dimostrano i suoi miti e i suoi culti – o meglio di tutto ciò che, manifestandosi in parole, si esprime in termini contraddittori. Dioniso è l’impossibile, l’assurdo che si dimostra vero con la sua presenza. Dioniso è vita e morte, gioia e dolore, estasi e spasimo, benevolenza e crudeltà, cacciatore e preda, toro e agnello, maschio e femmina, desiderio e distacco, giuoco e violenza, ma tutto ciò nell’immediatezza, nell’interiorità di un cacciatore che si slancia spietato e di una preda che sanguina e muore, tutto ciò vissuto assieme, senza prima né dopo, e con pienezza sconvolgente in ogni estremo. [...] Nel contemplare Dioniso, l’uomo non riesce più a staccarsi da se stesso, come fa quando vede gli altri dèi: Dioniso è un dio che muore. Nel crearlo l’uomo è stato trascinato a esprimere se stesso, tutto se stesso, e qualcosa ancora al di là di sé. Dioniso non è un uomo: è un animale e assieme un dio, così manifestando i punti terminali delle opposizioni che l’uomo ha in sé. Qui appunto sta l’origine oscura della sapienza. La tracotanza del conoscere che si manifesta in questa avidità di gustare tutta la vita, e i suoi risultati, l’estremismo e la simultaneità dell’opposizione, alludono alla totalità, all’esperienza indicibile della totalità. Dioniso è quindi uno slancio insondabile, lo sconfinato elemento acqueo, il flusso della vita che precipita in cascata da una roccia su un’altra roccia, con l’ebbrezza del volo e lo strazio della caduta; è l’inesauribile attraverso il frammentarsi, vive in ciascuna delle lacerazioni del corpo tenue dell’acqua contro le aguzze pietre del fondo."
Giorgio Colli
La sapienza greca I
Adelfi
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willytherat · 2 years
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I owe my curiosity for Heraclitus's sentence to @boworlyre whom I therefore thank
“In greco il nome Arco ha lo stesso suono del nome Vita. Quindi il simbolo di Apollo è il simbolo della Vita. La Vita è interpretata come violenza, come strumento di distruzione: l’Arco di Apollo produce la Morte. E in un altro frammento Eraclito accoppia l’azione ostile del dio alla sua azione benigna: armonia contrastante come dell’Arco e della Lira. E’ difficile sfuggire alla supposizione che Eraclito, nel citare questi due attributi, abbia voluto alludere ad Apollo. Tanto più che il concetto di Armonia, evocato da Eraclito, richiama l’intuizione unificante, quasi un geroglifico comune, che sta alla base di questo antitetico manifestarsi di Apollo, ossia della configurazione materiale dell’Arco e della Lira: tali strumenti erano prodotti nell’epoca in cui sorge il mito secondo un’analoga linea incurvata, e con la stessa materia, le corna di un capro, congiunte in inclinazioni diverse. Dunque le opere dell’Arco e della Lira, la Morte e la Bellezza, provengono da uno stesso dio, esprimono un’identica natura divina, simboleggiata da un identico geroglifico, e soltanto nella prospettiva deformata, illusoria del nostro mondo dell’apparenza si presentano come frammentazioni contraddittorie”.
Tratto da “La nascita della Filosofia” di Giorgio Colli, ed. Adelphi
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thebutcher-5 · 8 months
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L'ultimo uomo della Terra
Benvenuti o bentornati sul nostro blog. Nello scorso articolo, dopo veramente troppo tempo, abbiamo ripreso a parlare dei classici Disney, sperando di continuare con costanza, arrivando al loro 39° film animato, una pellicola davvero molto particolare ossia Dinosauri. La storia parla di Aladar, un Iguanadonte che, quando era ancora un uovo, venne trovato da un gruppo di lemuri e fino ad allora è…
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generaldavila · 1 year
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GUERRA EN UCRANIA 10. EL GLOBO. CHINA Y ESTADOS UNIDOS ECHAN GASOLINA A LA GUERRA Rafael Dávila Álvarez. General de División (R.)
Las relaciones internacionales no son una teoría universitaria a pesar del grado y la ciencia que sobre ellas quiere construirse. Las relaciones internacionales, la diplomacia, el gobierno y las alianzas —la guerra también es relación— son un arte, quizá el más antiguo del mundo, aquel que se inicia con Gilgamesh y Enkidu unidos en su lucha contra lo prohibido que se escondía en el bosque de los…
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condamina · 2 years
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Frausin si presentò all’appuntamento, fu caricato su un camion e portato via
Frausin si presentò all’appuntamento, fu caricato su un camion e portato via
L’Unità, 17 gennaio 1950. Fonte: Clionet Nell’ambito della storia della Resistenza locale, che fu costellata di innumerevoli tragedie (arresti, deportazioni, assassini e delazioni), spesso alcune vicende vengono strumentalizzate a scopo propagandistico e nazionalistico in senso anti-jugoslavo. Una delle storie ricorrenti di questo tipo di strumentalizzazione è la triste vicenda del dirigente…
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imago-memoria · 3 months
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"Un regard n'a pas de place, un geste n'a pas de place"
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« La position de Giorgio Colli était assez radicale parce qu’elle revenait à dire que l’être c’est le contact. « Quand je dis "est", quelque chose (sujet) dit (exprime) avoir eu (temps) un contact ». (…) Être ça serait avoir eu contact et pouvoir l’exprimer. Donc ce qu’il faut penser ensemble ce n'est pas seulement l’être et le temps, Heidegger, mais encore tout cela avec deux paradigmes supplémentaires : le contact et l’expression. Cela ne va pas sans quelques paradoxes : - Premièrement le contact implique l’inachèvement perpétuel et jamais le but atteint c’est un peu ce que je vous ai dit précédemment. Colli écrit « le contact contient en soit l’inachèvement, l’insuffisance, l’intuition immédiate de ne pas épuiser le monde. Quand je touche quelqu’un je ne le possède pas ». - Ensuite le contact est aussi contingent que nécessaire, deuxième paradoxe, il écrit « Dans le contact nécessité et contingente sont conjointes mais confusément ». - Troisièmement, là où advient un contact disparaît toute séparation entre le sujet et l’objet il écrit « nous appelons donc contact ce en quoi le sujet et l’objet ne se distinguent pas ». - Quatrièmement une hypothèse encore plus radicale qui rejoint la toute première c’est que la vérité est contact, le contact c’est la vérité à condition qu’une expression en ait été possible. Alors voilà son style je cite « vérité signifie touché et dire vrai c’est dire ce qui dérive d’un contact ». Magnifique. Vrai ? quel genre de vérité ? et bien la vérité d’un phénomène ou d’un événement. Tout ce qui tente de dépasser le phénomène par exemple les philosophies du Noumène et bien perdent le contact, perdent le contact c’est le cas de le dire avec la région du vrai. Je cite Colli « le manque de contact c’est quelque chose d’insurmontable parce qu’il est le Noumène, la faiblesse du raisonnement moderne vient d’une hypertrophie de la pensée abstraite ou celle-ci perd le contact ». Donc ce n’est ni en cherchant des significations ni en faisant confiance à des représentations, ni en essayant d’aller très très haut ou du côté du Noumène que l’on résoudra toutes ces apories. Qu’est-ce qu’il faut faire alors ? Simplement chercher quelque chose comme, alors je garde le mot que j’ai introduit la première fois, je garde ce mot, la signifiance. Chercher la signifiance du contact pas sa signification, sa signifiance sa mémoire vive sa parole non aliénée par la grande séparation du sujet et de l’objet. Et bien la signifiance d’un contact ça s’appelle l’expression ».
Transcription
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kiriquisti · 1 year
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Il grande pensiero
Riconoscere l'animalità nell'uomo, non solo, ma affermare nell'animalità l'essenza dell'uomo: questo è il pensiero pesante, decisivo, foriero di tempesta, il pensiero di fronte al quale tutto il resto della filosofia moderna viene abbassato a ipocrisia. Schopenhauer l’ha enunciato, e Nietzsche ne è stato l'unico esegeta autentico, verificandolo nel campo degli accadimenti umani. L'oscura radice dell'animalità, la cieca volontà di vivere traspare dai miti delle religioni antiche. La matrice indiana è evocata da Schopenhauer; il simbolo di quella intuizione totale, unitaria della vita è il dio rivendicato da Nietzsche. Dioniso ebbe una raffigurazione taurina (come Osiride si identificò con Apis), fu il « signore degli animali feroci », il mangiatore di carne cruda, il laceratore delle creature, il cacciatore Zagreus; il suo seguito fu di esseri a metà tra uomini e cavalli, di menadi deliranti, vestite di pelli di leopardo, che sbranavano cerbiatti e capretti. E in origine la maschera simboleggia l'animalizzarsi dell'uomo: nei komoi primitivi, i seguaci di Dioniso apparivano travestiti da animali. Il pathos dionisiaco è opposto alla compassione cristiana: mentre in questa la partecipazione alla sofferenza lascia integra l'individualità di chi sente la pietà, quello si scatena attraverso la natura dell’individuazione, e allora il tiaso di Dioniso vive direttamente, e non dal di fuori, l'unità tra uomo e animale.
L'intima dilacerazione della volontà di vivere si manifesta nella perenne labilità, nel tessuto tragico degli impulsi animali in lotta; il posseduto dal dio vive di volta in volta lo strazio della vittima incalzata e la crudeltà del sanguinario inseguitore: le due parti s'intrecciano nella passione dionisiaca. Nietzsche conosceva lacunosamente le testimonianze storiche sulla religione di Dioniso, ma integrò, sviscerò in modo totale il significato del dio, con divinazione folgorante. Nel cristianesimo egli combatté la falsa religione, la religione razionalistica, antropocentrica, che ha dato all'uomo una posizione isolata nel mondo, e per far questo ha rinnegato l'animalità nell'uomo. Da molti secoli i filosofi sono soggiaciuti alla maledizione di questo giudizio - e ancora vi soggiacciono - e hanno vagheggiato soluzioni segregazionistiche, razionalistiche (fondate appunto su ciò che appartiene solo a noi), « umane ». Descartes ci ha detto che gli animali sono soltanto pezzetti di spazio. Per questo Nietzsche, che ha usato ogni mezzo perché gli uomini ascoltassero da lui tale verità (divulgando Schopenhauer, che si era appartato più sdegnosamente), si presenta di fronte a noi come un «liberatore », per usare un epiteto con cui i Greci designavano Dioniso.
Giorgio Colli Dopo Nietzsche
(photo credit unknown, contact me)
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superfuji · 8 months
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Ha perfettamente ragione Franco Cardini: Giorgia Meloni è molto brava a recitare. Ed è stata anche brava a scegliere il copione: quello di una destra ortodossamente neoliberista, ultra-conservatrice e soprattutto ferocemente atlantista, occidentalista e guerrafondaia. Un copione perfetto per essere applaudita in tutte le cancellerie che prendono il la da Washington, e naturalmente perfetto per essere difesa e sostenuta dai garanti del sistema in Italia, tra i colli di Roma e i giornali di Milano.
Ma questo non vuol dire affatto che non sia lecito, e anzi doveroso, fare luce su ciò che c’è dietro la recitazione, e dietro il copione. Perché il vero capolavoro della presidente del Consiglio è quello di esser riuscita a far credere che siano esistite due Giorgia Meloni, distinte e in successione: della prima (francamente fascista e razzista, discepola del repubblichino, servo dei nazisti e fucilatore di partigiani Giorgio Almirante) non resterebbe oggi alcuna traccia, mentre a Palazzo Chigi ci sarebbe la seconda (l’affidabile statista interlocutrice di Joe Biden). Di fronte a tanta fantasia, viene in mente il mito dello sdoppiamento di Elena, per cui Paride avrebbe portato a Troia solo l’immagine della vera moglie di Menelao: anche in quel caso si trattava di salvare ad ogni costo la virtù della protagonista, e l’unico modo era sdoppiarla magicamente. E, dunque, per rimanere al mito di Elena, qual è la vera Giorgia, e quale la sua immagine? Perché la recita non è certo il fine: è ovviamente un mezzo. Una copertura per lavorare indisturbata a quello che davvero le sta a cuore. Distinguere questi due piani è doveroso, e urgente: perché se, appunto, Giorgia Meloni sta recitando, lo fa per dare agibilità e consenso a un progetto politico che non coincide affatto con il copione della recita, ma è invece la sua autentica visione della società, il sistema di ‘valori’ sul quale vorrebbe fondare la sua Italia. E mille indizi, sotto gli occhi di tutti, dimostrano che quei ‘valori’ sono davvero molto vicini a quelli espressi in chiaro nel libro del generale Roberto Vannacci.
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marcogiovenale · 11 months
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1' e 32'' registrati da youtube su giorgio colli guidando a roma tra stazione trastevere e circonvallazione gianicolense e installati qui il 16 giugno verso le 11:15 / differx. 2023
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crazy-so-na-sega · 1 year
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Bello, senza riserve, è l’amore della verità. Esso porta lontano, ed è difficile giungere al termine del cammino. Più difficile però è la via del ritorno, quando si vuol dire la verità.
-Giorgio Colli
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