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#Declino Cognitivo
megachirottera · 1 year
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Quali sono le cause della malattia di Alzheimer?
Le cause e i trattamenti della demenza sono fondamentali da comprendere per l’era in cui viviamo. Source: 13 NOV 2022; by A Midwestern Doctor on The Forgotten Side of Medicine Continue reading Untitled
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medicomunicare · 17 days
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Geraniolo: l'alcol di molti aromi naturali e la sua azione protettiva contro la demenza senile
Nonostante le malattie cardiovascolari, il diabete e i tumori hanno ancora la loro alta prevalenza, l’aspettativa di vita nel 21° secolo è in aumento con conseguente aumento delle malattie legate all’età, come le malattie neurodegenerative quali il Parkinson e la demenza di Alzheimer. Una modalità di simulare in laboratorio l’invecchiamento del corpo, incluso quello cerebrale, è quello di…
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arcobalengo · 1 year
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Il Mattarella del 2017 esprime concetti diametralmente opposti rispetto al Mattarella del 2023. Come del resto è capitato con alcuni dei principali esponenti dell'attuale governo.
È un teatro dell'assurdo dove a seconda del copione che gli viene fornito, questi recitano una diversa parte in commedia.
È forse per questo motivo che per il ruolo del presidente dell'Ucraina hanno scritturato direttamente un attore vero.
Un attore NATO.
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Un clone? Un gemello? Declino cognitivo?
Pink Panther for President!
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tettine · 1 year
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Sto riempiendo di mail il centro declino cognitivo e demenze della mia città per un cazzo di tirocinio che vorrei fare ma nessuno che mi risponda da mesi quindi o mi hanno bloccata o sono stronzi
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mezzopieno-news · 1 year
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APPROVATO IL FARMACO EFFICACE PER LA CURA DELL’ALZHEIMER
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Il morbo di Alzheimer ha da oggi un nuovo strumento efficace per essere trattato, l’anticorpo monoclonale lecanemab.
Questo farmaco fa parte di una nuova categoria di rimedi che riescono ad agire sulla fisiopatologia alla base della malattia che fino a poco tempo fa non disponeva di terapie efficaci per la sua cura. L’anticorpo monoclonale sviluppato dalla ricerca giapponese riesce ad inibire la proteina beta amiloide che accumulandosi nel cervello dei malati di Alzheimer forma le placche che provocano la degenerazione del tessuto nervoso. Il farmaco sarà commercializzato con il nome Leqembi e dovrà essere somministrato ogni due settimane tramite iniezione endovenosa.
Sebbene lecanemab non rappresenti ancora una cura definitiva per l’Alzheimer, ha dimostrato di rallentare del 27% il declino cognitivo e funzionale dei pazienti. “La malattia di Alzheimer rende immensamente difficile la vita di coloro che ne sono affetti e ha effetti devastanti sui loro cari”, ha dichiarato Billy Dunn, direttore dell’Office of Neuroscience del Center for Drug Evaluation and Research. “Questa opzione terapeutica è la più recente che mira a colpire il processo patologico alla base dell’Alzheimer, invece di trattare solo i sintomi della malattia”.
Lecanemab è stato approvato secondo la procedura di approvazione accelerata, in base alla quale la Food and Drug Administration statunitense può approvare farmaci per condizioni gravi in presenza di un’esigenza medica insoddisfatta e se si dimostra che un farmaco ha un effetto che è ragionevolmente in grado di prevedere un beneficio clinico per i pazienti.
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Fonte: Food and Drug Administration
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autolesionistra · 2 years
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Caro diario, sono ormai entrato da qualche annetto negli "anta" e ho avuto la conferma di un sospetto che ho sempre avuto. Tralasciamo il declino fisico, quella è una curva esponenziale: chi è più vecchio di te avrà sempre qualche tracollo in più da lamentare, e di fatto gli unici che si potrebbero lagnare sono gli ultracentenari che però sono troppo impegnati a rilasciare interviste ai tigì regionali dove dicono che sono arrivati a cent'anni facendosi una sigaretta e un grappino ogni sera, impedendo così a un sacco di pneumologi e epatologi di arrivare a loro volta a cent'anni perché colti da attacchi cardiaci mentre inveiscono contro il tigì regionale. Sto divagando.
Sul declino cognitivo/comportamentale però credo non esista un periodo in cui il tracollo sia più netto di quello fra i 40 e i 50 anni. Con poche, rare e gradite eccezioni (di cui non faccio parte, chiariamoci), compiuti i 40 i difetti che uno si ritrova diventano di dimensione mazinga mentre i pregi (se presenti), atletici e baldanzosi, fanno la fine di Oberyn Martell (never forget). A corredo, l'autocoscienza viene presa, bastonata, legata in cantina e sostituita da un individualismo edonistico malamente cammuffato che suggerisce come soluzione a qualsiasi problema personale l'isolazionismo autoassolutorio e la proiezione esterna dei problemi. (e se mi dite che sto esagerando siamo ad un’impasse ideologica perché potreste avere o meno di quarant’anni o l’autocoscienza legata in cantina)
Credo sia anche un problema relazionale oltre che neurologico perché progressivamente vengono a mancare alcuni elementi di riferimento tipo l'Amico/a Che Ti Insulta™, figura atavica destinata ad attivare l'autoconsapevolezza quando stai facendo una qualche minchiata. Con gli anni però uno tende a privilegiare interazioni sociali più da diporto e meno impegnative, cosa da un lato comprensibile, dall'altro, come diceva Eraclito di Efeso che la sapeva lunga: "per le persone, che accada tutto ciò che desiderano, non è la cosa migliore".
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newsnoshonline · 4 days
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Una rara mutazione che causa il nanismo potrebbe anche rallentare l’invecchiamento? Una scoperta sorprendente Una rara forma di nanismo che interessa solo 400-500 persone a livello globale ha attirato l’attenzione degli scienziati per i benefici sulla salute, come la protezione da malattie metaboliche e declino cognitivo. Gli studi dimostrano che i topi con condizioni simili vivono più a lungo. La sindrome di Laron e la salute cardiovascolare Uno studio recente ha rivelato che le persone con la sindrome di Laron potrebbero essere a minor rischio di sviluppare malattie cardiovascolari. Si sono riscontrati bassi livelli di pressione sanguigna e un ridotto accumulo di grasso nelle arterie rispetto ai non affetti. Il contributo
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scienza-magia · 1 month
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L'attività sportiva contrasta il declino cognitivo
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Come allenare mente e memoria: a casa, in palestra e a tavola. Il declino cognitivo si può fermare. Con stile di vita e buone relazioni. Una delle conseguenze più evidenti e devastanti dell'invecchiamento è il declino della memoria. Non ricordare i nomi delle persone, perdere frequentemente gli occhiali o le chiavi della macchina sono fenomeni comuni che molto spesso colpiscono dopo gli “anta” e testimoniano una perdita di funzionalità del cervello che si può manifestare anche con una maggiore difficoltà a fare le cose o a trovare la concentrazione o le parole. Quando dobbiamo cominciare a preoccuparci? Cosa danneggia il nostro cervello? Possiamo fare qualcosa per rallentare il declino cognitivo legato al passare degli anni? Così come accade per il muscolo, anche il cervello con l’invecchiamento va incontro ad atrofia e si stima che dopo i 55 anni la riduzione del tessuto cerebrale progredisca più rapidamente fino ad arrivare mediamente ad una perdita di oltre il 15% del peso del cervello a 90 anni.
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Secondo il National Institute of Health statunitense ci sono cinque sintomi critici che devono indurre a preoccuparsi e sono: - ripetere più volte le stesse domande, perché ci si dimentica la risposta; - perdere l’orientamento in luoghi conosciuti; - aver difficoltà a seguire indicazioni stradali, ma anche una prescrizione o una ricetta; - essere sempre più confusi riguardo a tempo, date e orari, luoghi e persone; - aver meno cura di sé stessi, in termini di alimentazione, cura e igiene del corpo. In questi casi un’accurata valutazione del geriatra, o del neurologo, può meglio definire il reale livello del deterioramento e le misure per ridurlo. La memoria racchiude l’essenza di una persona ed è lo specchio della propria vita senza il quale la vita stessa perde di significato e per questo è fondamentale cercare di proteggerla con strategie che sono tanto più efficaci quanto più sono attuate precocemente e praticate con costanza. Innanzitutto è fondamentale curare la salute cardiocircolatoria, adottando stili di vita salutari che favoriscano il mantenimento di una buona elasticità delle arterie, evitando la deposizione della placca aterosclerotica e calcifica e prevenendo o controllando la pressione alta e il diabete, grandi distruttori di cellule nervose e di memoria. Per ottenere ciò è di vitale importanza l’esercizio fisico quotidiano (prevalentemente quello di tipo aerobico, che fa sudare) il quale è in grado di promuovere il rilascio di fattori di crescita cerebrali come l’Ngf (fattore di crescita dei nervi) e il Bdnf (fattore neurotrofico del cervello) che sono in grado di riparare i danni che quotidianamente subiscono i neuroni. Inoltre l’attività fisica aerobica, come la corsa e la camminata, promuovono il rilascio di altri importanti ormoni fra cui le endorfine e la serotonina che hanno effetti sull’umore, mentre l’attività fisica anaerobica, come la palestra per rinforzare i muscoli, promuove il rilascio di dopamina che rende carichi e soddisfatti. L’attività fisica regolare ha anche l’importante funzione di ridurre lo stress - che è devastante per il cervello - e di migliorare la funzionalità dell'intestino regolando il microbiota intestinale che interviene potentemente anche sulla memoria. Ma il cervello va anche allenato come se fosse un muscolo, per evitare che si atrofizzi: e così lo studio, la lettura, imparare cose nuove come una lingua, uno sport, uno strumento musicale, giocare a carte o scrivere rappresentano un ottimo allenamento e migliorano la capacità del cervello di riparare i danni causati dall’età e da stili di vita sbagliati, creando nuove connessioni fra le cellule nervose, necessarie per ancorare memoria e autonomia esistenziale. Essenziale è anche curare l’alimentazione che deve essere sobria, ricca di cibi freschi e senza conservanti, coloranti e additivi, riducendo al minimo l’alcol, gli zuccheri semplici e i grassi saturi, che sono tossici per il sistema nervoso. Ci sono poi una serie di cibi e sostanze che fanno bene al cervello fra cui la colina, le vitamine del gruppo B, la vitamina E e la vitamina K, gli antiossidanti come i flavonoidi e i polifenoli, gli acidi grassi omega 3 e omega 6. Queste sostanze si trovano principalmente in molti tipi di frutta secca (noci, semi di zucca), verdure (pomodori, cavoli, spinaci e broccoli), pesce azzurro. Ma è utile anche il cioccolato fondente, ricco di flavonoidi che favoriscono una buona funzionalità cerebrale, cognitiva e mnemonica, le uova, fonte di colina, e il merluzzo, ricchissimo di colina e Omega 3. Fondamentali sono il sonno ed un corretto riposo che rallentano il deterioramento cognitivo: bisogna cercare di seguire i ritmi della luce naturale andando a letto presto alla sera ed alzandosi al sorgere del sole, dormire in camere silenziose e senza fonti luminose evitando tv computer e telefonini nelle ore che precedono il riposo notturno. Anche gli aspetti emotivi sono molto importanti per mantenere la memoria. Un cervello longevo è un cervello felice dove non esistono rabbia, frustrazioni, ansie e depressione, tutti aspetti che favoriscono l’invecchiamento non solo del cervello, ma anche del corpo in generale. L’ottimismo, l’autostima, un elevato grado di stabilità emotiva ed una vita sociale gratificante e vitale, in un mondo in cui la solitudine è crescente soprattutto fra gli anziani, sono ingredienti fondamentali per la salute del cervello e per preservare la memoria. Mantenere rapporti sociali e famigliari sereni, la fede ed un approccio spirituale alla vita, il volontariato, l’amicizia e la gentilezza sono aspetti che hanno un effetto profondo sia sulla longevità che sul benessere mentale delle persone. Read the full article
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stranotizie · 2 months
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La solitudine potrebbe avere un effetto negativo sulla salute fisica e mentale degli anziani. Lo evidenzia uno studio condotto dagli scienziati dell’Università di Glasgow e dell’University Medical Center di Amsterdam, i cu risultati sono stati pubblicati sulla rivista The Lancet Healthy Longevity. I ricercatori hanno analizzato i risultati di oltre 130 lavori precedenti per valutare la solitudine e l’impatto che può avere sulle persone che sono avanti con gli anni. Stando a quanto emerge dall’indagine, l’assenza di compagnia può essere associata a un incremento di condizioni come fragilità fisica, depressione e declino cognitivo. Dalla perdita di peso alla diminuzione della forza muscolare, gli effetti della solitudine “Negli ultimi anni specialmente a seguito della pandemia di Covid-19, si presta maggiore attenzione ai potenziali effetti dannosi della solitudine e dell’isolamento sociale sulla salute degli anziani”, sottolinea Emiel Hoogendijk, epidemiologo dell’Amsterdam Public Health. “Il nostro lavoro conferma che la solitudine ha conseguenze negative per il benessere delle persone in avanti con gli anni”, aggiunge. “La fragilità si riferisce a molte forme diverse di deterioramento fisico, come perdita di peso, ridotta velocità di camminata e diminuzione della forza muscolare”, afferma Peter Hanlon, ricercatore della University of Glasgow. “Tutti problemi che possono  avere un effetto, ad esempio, sulla probabilità di cadere”, aggiunge. La solitudine è dannosa quanto fumare 15 sigarette al giorno Ricerche precedenti avevano già indicato che la fragilità può portare a una diminuzione dei contatti sociali. “In alcuni casi, la vulnerabilità fisica può anche far sì che le persone perdano i contatti sociali o diventino più sole, ad esempio perché diventano meno mobili”, afferma Hoogendijk. Questa ricerca mostra che questa relazione può anche essere invertita. La compromissione dell’attività sociale può avere effetti dannosi sulla salute, tanto che lo scorso anno il Surgeon General degli Stati Uniti ha affermato che la solitudine è altrettanto dannosa quanto fumare 15 sigarette al giorno. “Sappiamo che le persone che si sentono sole o che non hanno contatti sociali corrono un rischio maggiore, tra l’altro, di depressione e di varie malattie croniche“, afferma Hoogendijk. “La mancanza di contatti sociali, ad esempio, può avere un effetto diretto sul sistema immunitario, ma può anche avere un effetto indiretto sulla salute, ad esempio attraverso uno stile di vita non sano. Vogliamo fare più ricerche al riguardo nel prossimo periodo”, conclude.   Fonte
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megachirottera · 2 years
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Il legame tra cibo ultraprocessato e declino cognitivo
Gli alimenti ultraelaborati sono legati a un rapido tasso di declino cognitivo. Tuttavia, la quantità di cibo necessaria per causare l’effetto può sorprenderti.
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medicomunicare · 4 months
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Cinque sottotipi per definire l'Alzheimer: le premesse finali per fondarne la medicina personalizzata?
La malattia di Alzheimer (ALD) è una malattia cerebrale progressiva che colpisce prevalentemente individui anziani, caratterizzata dalla degenerazione dei neuroni cerebrali. Si stima che colpisca il 5% degli individui di età compresa tra 65 e 74 anni, il 13,1% tra 75 e 84 anni e il 33,3% sopra gli 84 anni, colpendo attualmente 44 milioni di persone, con un numero in aumento ogni anno. L’ALD è…
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Gli uomini di mezza età con la pancia rischiano l'Alzheimer
AGI – Negli uomini di mezza età con familiarità per la malattia di Alzheimer, la quantità eccessiva di grasso negli organi addominali è associata a un rischio maggiore di sperimentare declino cognitivo. A questa conclusione giunge uno studio, pubblicato sulla rivista Obesity, condotto dagli scienziati della Rutgers Health, dello Sheba Medical Center in Israele e dell’Herbert and Jacqueline…
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arcobalengo · 1 year
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La guerra è pace.
La libertà è schiavitù.
L'ignoranza è forza.
A quelli di Fratelli d'Italia non gli sembra vero di essere lingua in bocca con i giornaloni progressisti.
Finchè faranno i bravi bambini godranno di stampa favorevole.
E nessuno si farà male con qualche scandaluccio.
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Questo si che è declino cognitivo!
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prescribingprevention · 5 months
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CONTATTI E-mail: [email protected] Instagram Twitter Facebook TikTok Tumblr Le informazioni ed i temi affrontati non sostituiscono la consulenza, la diagnosi o il trattamento del medico. Quindi anche se in principio le informazioni che condivideremo sono corrette, potrebbero non essere applicabili in senso stretto alla tua particolare condizione di salute. Il mio mantra preferito in questo senso è: “Sebbene io sia medico… non sono il TUO medico”. Inoltre, nonostante faremo del nostro meglio nel fornire informazioni di qualità (accurate e aggiornate) non sempre possiamo garantire precisione, completezza o tempestività delle informazioni medico-scientifiche contenute nei singoli episodi, in quanto gli aspetti scientifici specifici relative alla salute cambiano frequentemente; pertanto, potrebbero apparire come obsoleti ad alcuni o parziali ad altri
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cinquecolonnemagazine · 6 months
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Alzheimer: a che punto siamo con la diagnosi precoce
Da diversi anni la ricerca sta mettendo a punto sistemi per la diagnosi precoce dell'Alzheimer. Sapere in anticipo che si svilupperà una malattia è sempre importante, quando si tratta di malattie neurodegenerative lo è ancora di più. Si stima, infatti, che entro il 2050 ci saranno 150 milioni di malati di Alzheimer in tutto il mondo, di contro dovrebbero arrivare nuovi medicinali più efficaci. Nei giorni scorsi, in occasione del congresso nazionale della Società Italiana di Neurologia svoltosi a Napoli, si è fatto il punto sulla prevenzione della malattia e sui nuovi metodi per la sua diagnosi precoce. I test sulla memoria Per anni, il metodo principe per la diagnosi dell'Alzheimer sono stati i test cognitivi. Batterie distinte per valutare i vari aspetti del declino cognitivo che è uno dei segni più tangibili della malattia di Alzheimer. Presto, però, tali test hanno rivelato i loro limiti poiché il declino cognitivo può avere tante cause diverse e con il tempo sono diventati un esame aggiuntivo. In un momento successivo, la PET (Tomografia a emissione di positroni) è stata di grande aiuto per diagnosticare l'Alzheimer. La tecnica diagnostica medica di medicina nucleare utilizzata per la produzione di bioimmagini è stata in grado di individuare depositi di beta amiloide, tratto distintivo dell'Alzheimer, nel cervello in più di 10000 pazienti. Anche la PET, utilizzata da sola, ha, però, evidenziato i suoi limiti con un 15% di diagnosi errate. Inoltre è un esame molto costoso che viene generalmente utilizzato per quanti sono in cura presso centri specializzati e non come esame di routine. Pertanto risulta chiaro, così come evidenziato in occasione del convegno di Napoli, che l'approccio diagnostico più corretto è quello che combina strumenti clinici e test cognitivi. Diagnosi precoce dell'Alzheimer: i biomarcatori plasmatici Nell'intento di delineare delle linee guida per la diagnosi dell'Alzheimer più efficaci, gli studiosi hanno iniziato a prendere in considerazione i biomarcatori plasmatici. Secondo numerosi studi, i biomarcatori plasmatici avrebbero la stessa affidabilità di PET e analisi del liquido spinale nell'individuare le proteine dell'Alzheimer. Al tempo stesso sono un esame semplice e non costoso, l'ideale perché diventi un esame di routine. Al momento non sono stati individuati biomarcatori specifici, ciò nonostante rivestono un'importanza primaria. La loro comparsa nel sangue avviene molto prima che si possano riscontrare i segni della malattia nel liquido spinale o nel cervello; prima che il malato ne avverta i sintomi. Questo vuol dire che grazie a un semplice prelievo ematico sarà possibile diagnosticare la malattia prima che questa si manifesti. I 12 fattori di rischio dell'Alzheimer In attesa che gli studiosi scoprano i marcatori plasmatici giusti per diagnosticare precocemente la malattia di Alzheimer e che il test sia a disposizione della massa, possiamo concentrarci sulla prevenzione attraverso l'assunzione specifica di determinati comportamenti. Vediamo, allora, quelli che sono i 12 fattori di rischio Alzheimer: - Obesità - Ipertensione - Traumi cranici - Diabete - Depressione - Ipoacusia - Sedentarietà - Fumo di sigaretta - Eccessivo consumo di alcool - Pochi contatti sociali - Scarsa istruzione - Inquinamento atmosferico In copertina foto di Vlad Sargu su Unsplash Read the full article
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ascoltalapoesia · 6 months
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L’importanza della lettura: un viaggio attraverso i libri
La lettura è un’attività che ha il potere di arricchire la nostra vita in molti modi. Non solo ci permette di acquisire nuove conoscenze e competenze, ma ci offre anche l’opportunità di esplorare mondi diversi, di vivere avventure emozionanti e di comprendere meglio noi stessi e gli altri.
Viaggiare attraverso i libri
I libri sono come portali che ci permettono di viaggiare in luoghi lontani, in tempi passati o futuri, o addirittura in mondi fantastici. Attraverso la lettura, possiamo vivere avventure emozionanti, risolvere misteri intricati, innamorarci di personaggi affascinanti e molto altro ancora. Ogni libro che leggiamo ci offre un’esperienza unica e irripetibile.
La lettura come strumento di apprendimento
Oltre ad essere una fonte di divertimento, la lettura è anche uno strumento prezioso per l’apprendimento. I libri possono insegnarci molto su vari argomenti, dalla storia alla scienza, dalla filosofia alla psicologia. Inoltre, la lettura può aiutarci a sviluppare competenze importanti come il pensiero critico, la capacità di concentrarsi e l’empatia.
La lettura per il benessere mentale
La lettura ha anche benefici per la nostra salute mentale. Può aiutarci a rilassarci, a ridurre lo stress e l’ansia, a migliorare il nostro umore e a dormire meglio. Inoltre, leggere regolarmente può aiutare a mantenere la mente agile e a prevenire il declino cognitivo legato all’età.
Conclusione
In conclusione, la lettura è un’attività preziosa che può arricchire la nostra vita in molti modi. Che tu preferisca i romanzi, le biografie, i libri di saggistica o i fumetti, c’è un libro là fuori che aspetta solo di essere letto da te. Quindi prendi un libro, mettiti comodo e inizia il tuo viaggio attraverso le parole.
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