Tumgik
#Camera vuota
somehow---here · 2 months
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Le parole contavano poco. Parlavano così, per il puro piacere di parlare, come succede dopo l'amore, quando il corpo è ancora eccitato e la testa un po' vuota.
Georges Simenon, "La camera azzurra", 1964, cap. 1
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raccontiniper18 · 3 months
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Prima esperienza lesbo
Visto il poco successo dell'esperienza omosessuale,abbiamo deciso di non scrivere il continuo che consisteva in un piccolo amplesso ma di scrivere della prima esperienza lesbo di lei.
Se siete lettori ''veterani'' del blog sapete che mi sono approcciato al mondo lesbo prima ancora di scoprire cosa fosse un orgasmo, si perchè mia sorella mi ha placato le mie prime voglie.
Eravamo rimasti al patto di doverci calmare almeno una volta a settimana le nostre voglie assieme, e raccontarci magari di esperienze vissute.
Ci raccontammo tutto, davvero tutto nei minimi dettagli e per raccontare tutto dovrei scrivere un libro, ma racconto la scena che mi fece impazzire più di tutto e ancora oggi a ricordarla mi fa bagnare come un adolescente, un lago.
Era periodo di influenza ed entrambe restammo a casa ammalate per 3 giorni, i primi 2 li trascorremmo a letto mezze morte, guardando delle serie sul pc per ammazzare il tempo ma eravamo talmente ammattite che non pensavamo al sesso, cosa che al terzo giorno lei mi sveglio, mi chiese come stessi e gli dissi che stavo meglio, allora mi sorrise e mi disse di seguirla.
Andò in camera dei miei (ovviamente vuota dato che loro erano a lavoro e noi due eravamo a casetta sole sole) apri un cassetto e tolse due o tre vestiti ed estrasse un piccolo cimelio, una scatoletta di latta grandicella si girò e rise ma io da povera innocente e credo ancora un po' influenzata non capii. Lo apri' stile affari tuoi, scavicchi ma non apra e dopo 1 minuto interminabile lo apri' del tutto e SORPRESAAAAAAAA quattro bei dildi di varie dimensioni, tre plug uno piccolissimo uno medio e uno cicciosissimo, e una cinghia che lei chiamò strapon e disse che papà molto probabilmente lo prendeva dietro da mamma.
Io esterrefatta e un po' stralunata rimasi male ''Ma come? papà è gay?''
Lei '' Nooooooooh, gli uomini alla prostata e piace tanto anche a loro prenderlo nel culetto''.
Io affermai ''Ma cosa, che schifo nel culetto, sai che dolore?''
Lei a sua volta ''Macchè,poi vediamo qualche pornino e vedi che piace ad entrambi''.
Lascio la scatoletta di latta sul letto dei miei e ci dirigemmo in camera nostra, e al pc cercò 2 porno ovviamente uno anal femminile e uno strapon.
La mia patata era bella eccitata e bagnata, più per la situazione che per la voglia di culo o di essere inchiappettata dato che il mio sederino era fatto solo per ''cacciare'' e non per ''entrare'' cose.
Glielo dissi ''Sorellina il mio culetto non è cosi' grosso e largo come quello della donnina e del uomo''
Lei rispose con un freddo ''Poi si allarga''
Io sempre più confusa le sorrisi, ma in cuor mio sapevo che il mio culo,non era cosi' e non mi stimolava minimamente nulla.
Ovviamente come detto ero ed eravamo verginelle entrambe e quindi ci divertivamo quasi ogni giorno con i nostri clito, sia reciprocamente che in solitaria. Le voglie c'erano e anche un sacco, sognavamo piselli che ci si infilavano dappertutto ma mai nel sederino, almeno io. Lei a quanto disse, lo desiderava anche dietro. CHE PORCA MIA SORELLA, CHE VACCA pensai.
Ma lo dissi ad alta voce e lei invece di arrabbiarsi, sorrise e annui , e disse certo come tutti,maschi femmine tutti hanno il culo e tutti ne traggono piacere, e anche tu vedrai, vieni in bagno zoccoletta.
(Non ci eravamo mai chiamate cosi' saranno i residui di influenza ma eravamo diventate un po' scurrili nel linguaggio e non lo eravamo mai state, ma in quella situazione a me piaceva e anche a lei).
Mi diressi in bagno mi spogliai ed entrai in doccia, lei mi segui' andò prima a fare pipi' e poi mi segui' entrò in doccia, non era la prima volta che ci lavavamo assieme quindi era ''normale'' solo che questa volta lei dopo essersi insaponata per bene le mani mi insaponò prima le tette e senza farmi fiatare scesce giù, torturò per 2 minuti buoni il mio clito. E quando stavo per venire mi sorprese e scivolò nel mio ano con un dito e subito me lo ficco dentro. O per la paura o per la sorpresa venni', e mi abbracciai a lei per la poca forza nelle gambe.
Dopo essermi ripresa, alzai lo sguardo e mi ''rialzai'' con il viso. Lei mi sorrise e disse ''Hai capito la porcellina, non entra niente nel mio culetto e invece sono entrate 2 dita.''
''Scemaaaaaaa, non entra niente ed era un dito'' le urlai a 2 cm dal viso.
Lei si morse il labbro e disse ''Guarda che sono due ce le ho ancora dentro di te, vedi?'' E fece su e giù nel mio sfintere ''Diooo non era ancora uscita e io al suo su e giù godevo'' Cazzo che mi piaceva altro che, altro che utilizzare quel buco per lo scopo principale. Serve, e dico SERVE anche a godere.
Senza pensare le dissi '' In genere quando godo mi da fastidio toccarmi nuovamente il clito,ma adesso sto impazzendo dal piacere vuoi che ti entri anche io nel tuo culetto? voglio sentire cosa si prova ad inculare''
Usciamo dalla doccia, mettiti lo strapon e inculami come se avessi il cazzo, ma non devi pensare che io sia io, ma che sia papà mettiamo una foto al pc e mi inculi ok?
Come potevo dire di no?????????
Al pc però non c'era un porno ma...
Continua.
Se vi è piaciuto fatecelo sapere in chat, ovviamente questo racconto non è come gli altri è più esplicito è molto più ''volgare'' non so se può piacere o meno. Aggiornateci vi aspettiamo in chat per discutere e magari raccontateci anche voi la vostra prima esperienza omo o lesbo.
Buona giornata e grazie per la lettura se siete arrivati qui'
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belladecasa · 1 year
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Oggi mattinata di pulizie massicce in casa di Sofi&Co. Coinquilina Fra viene in camera mia per svuotare il mio cestino della spazzatura in una busta mezza vuota e commenta: Madonna qui dentro solo blister di antidepressivi, pacchetti di sigarette e preservativi, tutta sesso droga e rock n roll la tua vita ahahaha sì ma io non scopo da secoli quindi chi avrà scopato nella mia stanza
:( :( :(
:( :(
:(
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klimt7 · 5 months
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Da Elena a Giulia
Da Elena a tutti noi
Le parole di Elena Cecchettin. Lettera aperta per una Rivoluzione Culturale
Questa casa, che fino a poco più di un anno fa era troppo piccola, ora sembra così vuota, così grande e spenta. Così il vuoto che mi porto dentro per la tua assenza. Così il vuoto di quando ti cerco per raccontarti di quello che mi succede, dimenticandomi che non ci sei più. Così grande, così incolmabile il vuoto che la tua assenza lascia dentro di me. 
Così grande la rabbia come il dolore nel realizzare che la tua assenza, la tua morte sono state causate da un individuo con un nome e un cognome. Un individuo che si è sentito autorizzato a portarti via da me. 
Un individuo che non è stato educato al consenso, al rispetto e alla libertà di scelta.  
Affinché nessuno più debba sentire il vuoto che sento io, il dolore lancinante che nel buio della mia camera sento incessantemente, dobbiamo reagire. Ci deve essere un cambiamento, una rivoluzione culturale, che insegni il rispetto, l’educazione, l’affettività. 
Che insegni ad accettare i no, che insegni che le donne non sono proprietà di nessuno.
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sayitaliano · 1 year
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youtube
MARCO MENGONI | DUE VITE
Siamo i soli svegli in tutto l'Universo We're the only ones awake in the whole Universe E non conosco ancora bene il tuo deserto And I still don't know too well your desert Forse è in un posto del mio cuore Maybe it's in a place inside my heart Dove il sole è sempre spento Where the sun is always turned off Dove a volte ti perdo Where sometimes I lose you Ma se voglio ti prendo But if I want to I take you Siamo fermi in un tempo così We're stuck/still in a time like this Che solleva le strade That lifts roads Con il cielo ad un passo da qui With the sky one step away from here Siamo i mostri e le fate We're the monsters and the fairies
Dovrei telefonarti I should call you Dirti le cose che sento Tell you the things that I feel Ma ho finito le scuse But I ran out of excuses E non ho più difese And I have no more defenses
Siamo un libro sul pavimento We're a book on the floor In una casa vuota In an empty house Che sembra la nostra That looks like our own Il caffè col limone Coffee with lemon Contro l’hangover Against (=to fight) the hangover Sembri una foto mossa You look like a blurry picture E ci siamo fottuti ancora una notte And we stealed one more night (/f*cked again one night?) Fuori un locale Out (of) a club E meno male And luckily
Se questa è l’ultima If this is the last Canzone e poi la luna esploderà Song and then the moon will explode Sarò lì a dirti che sbagli ti sbagli e lo sai I will be there to tell you that you're wrong and you know it Qui non arriva la musica Music doesn't get here E tu non dormi And you don't sleep E dove sarai And where may you be Dove vai Where are you going Quando la vita poi esagera When life then exaggerates Tutte le corse gli schiaffi gli sbagli che fai All the runs the slaps the mistakes that you do Quando qualcosa ti agita When something agitates you Tanto lo so che tu non dormi dormi dormi dormi dormi mai Anyway I know that you never sleep sleep sleep sleep sleep Che giri fanno due vite What (kind of) turns/paths take on two lives
Siamo i soli svegli in tutto l’Universo We're the only ones awake in the whole Universe A gridare un po’ di rabbia sopra un tetto Yelling some anger from above a roof Che nessuno si sente così That nobody feels like this Che nessuno li guarda più i film That nobody ever watches movies anymore I fiori nella tua camera The flowers in your (bed)room La mia maglia metallica My metallic shirt
Siamo un libro sul pavimento We're a book on the floor In una casa vuota In an empty house Che sembra la nostra That looks like our own Persi tra le persone Lost among people Quante parole How many words Senza mai una risposta Without an answer (ever) E ci siamo fottuti ancora una notte And we stealed one more night (/f*cked again one night?) Fuori un locale Out (of) a club E meno male And luckily
Se questa è l’ultima If this is the last Canzone e poi la luna esploderà Song and then the moon will explode Sarò lì a dirti che sbagli ti sbagli e lo sai I will be there to tell you that you're wrong and you know it Qui non arriva la musica Music doesn't get here E tu non dormi And you don't sleep E dove sarai And where may you be Dove vai Where are you going Quando la vita poi esagera When life then exaggerates Tutte le corse gli schiaffi gli sbagli che fai All the runs the slaps the mistakes that you do Quando qualcosa ti agita When something agitates you Tanto lo so che tu non dormi Anyway I know that you don't sleep Spegni la luce anche se non ti va You turn off the light even if you don't feel like Restiamo al buio avvolti We stay in the dark embraced Solo dal suono della voce Only by the sound of the voice Al di là della follia che balla in tutte le cose Beyond the craziness that dances in all the things Due vite guarda che disordine Two lives look what a mess
Se questa è l’ultima If this is the last Canzone e poi la luna esploderà Song and then the moon will explode Sarò lì a dirti che sbagli ti sbagli e lo sai I will be there to tell you that you're wrong and you know it Qui non arriva la musica Music doesn't get here Tanto lo so che tu non dormi dormi dormi dormi dormi mai Anyway I know that you never sleep sleep sleep sleep sleep Che giri fanno due vite What (kind of) turns/paths take on two lives Due vite Two lives
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susieporta · 1 year
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[ Una passione tra cielo e carne ]
"Ardo e gelo. [...] Il soave stringersi di tutto il mio essere attorno alla tua penetrazione, le ondate di blu indaco mi sommergono gli occhi, Soffocamento, Morte, Notte. Poi la mia totale risurrezione, edera rampicante intorno alle tue gambe, alle tue reni, al tuo dorso, attorcigliata a te da una riconoscenza travolgente. Presenza. Presenza. Liberi da ogni identità. Inchiodati ai nostri corpi di uomo e donna.
Una volta placata la tua fame di lupo, diventi persino dolce, ti abbandoni. Le mie dita stupite ti esplorano, risalgono tastoni là dove la pelle è più morbida, dove è piegata verso il tuo stesso corpo, il lato interno delle braccia fino all'ansa del gomito e all'incavo dell'ascella, la seta infuocata all'interno delle gambe. Sono vuota, vuota di ogni pensiero, vuota e presente. A piedi nudi sulla lama affilata dell'istante.
Spesso, quando eravamo uno dell'altra, mi è parso di sentire da ogni parte un flusso di visitatori invisibili. Come se il violento risucchio d'aria provocato dalla passione aspirasse all'intorno tutte le anime erranti e le abbeverasse all'amore. La nostra camera palpitava di presenze e di rumori"
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Christiane Singer
Art: Egon Schiele, "Amanti"
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danzandonellabisso · 11 days
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Nonostante la tua assenza
Mi rotolo in tutte le ceneri cercando di trovare l’unico fuoco Mi siedo a conversare con l’ombra che un giorno d’estate dimenticasti sul divano. Sono il sogno delle orme di alcuni passi che una notte persero la memoria. Nessuno mai è passato di qui. S’affitta la camera vuota di una casa che ormai più non esiste.
ALEJANDRO JODOROWSKY
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scheggesparse · 15 days
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Soul Kitchen - Bugs Bunny Crazy Castle 3
Sono preso male quindi scrivo. Vediamo se mi passa...
Non sono qui per parlare del gioco in se, ma piuttosto delle sensazioni di un momento, in un posto che per qualche motivo riesco ancora a ricordare abbastanza vividamente.
Mi trovo nella cucina di casa di mia nonna.
E' un martedì pomeriggio, giorno di chiusura dell'attività  dei miei nonni all'epoca (avevano un bar), e si stanno preparando per andare a fare la spesa per casa/bar.
Io sono in questa cucina che gioco a Crazy Castle 3 e di base non c'è¨ niente di strano, normale amministrazione di me che gioco allo stesso gioco da un sacco di tempo perché sono bloccato all'ultimo livello della seconda tranche cioè la Hall (le tranche sono, in ordine: Garden > Hall > Basement > Treasury).
Fuori fa freddo, è febbraio.
Il sole è già in procinto di salutarci, sono circa le 16.30.
Dalla porta semiaperta della cucina vedo la sala del bar, buia e vuota.
Ogni tanto anche ripensare al bar pieno mi fa quasi strano.
In quel periodo, ovvero inverno del 2000 ("ritmo del duemila / adrenalina puraaaaah" cit. Ritmo - Litfiba - Mondi Sommersi - 1997) come si confà a un individuo di 7 anni (manco compiuti, fai anche 6) non ho un accesso a internet e quindi ignoro bellamente cosa mi si parerà davanti dopo questa sequela di livelli della Hall di sto castello sempre più difficili e ostici.
Ad un certo punto il miracolo. Supero il (per me) famigerato livello 39, mi prodigo di trovare carta e penna per segnarmi la password per continuare poi dal livello 40, siccome in quel momento mi chiama mio nonno dicendomi esser pronti per andare.
E proprio in quell'istante qualcosa da qualche parte del mio cervello si materializza, e rimane li ancora oggi come una fotografia che riesco a rivedere se ci ripenso. Come una fotografia su pellicola di quel tempo, che a lungo andare perde in dettagli ma rimane sempre riconoscibile.
"La camera ha poca luce
E poi è molto più stretta di come da giù immaginavo"
diceva Ligabue in Bambolina e Barracuda, e devo dire che la descrizione corrisponde quasi del tutto.
Questa cucina è una stanza dalla forma rettangolare, ma non troppo lunga. Un rettangolo un po' tozzo ma comunque non Umberto.
Al centro un grande tavolo con piano in marmo grigio la fa da padrone, sopra di esso una fruttiera in vetro verde, sempre piena.
Ai lati del tavolo (punto di vista dalla porta d'entrata) rispettivamente:
A sinistra
subito dietro la porta un piccolo angolo credenza zeppo di libri di cucina (sopra), incarti di vari prodotti, sacchetti di carta per il pane (nel mezzo) e due piccole ante contenenti ogni sorta di attrezzo quali chiavi, cacciaviti o anche prodotti spray tipo insetticida e simili che ovunque stan bene tranne che in una cucina (sotto). Superato questo angolo il frigorifero, un vecchio frigorifero incassato ricoperto dall'anta in legno, seguito dal piano cottura, un doppio lavello e alla fine della parete una delle due finestre.
A destra
subito all'altezza del gomito inizia quello che è un mobile angolare in legno anch'esso con piano di marmo grigio che fa il paio con suo fratello The Table, che proseguirà sino all'altro capo della stanza.
La parte sotto è composta di semplici ante che nascondono il loro contenuto fra vecchie riviste, la stecca di MS Bionde e attrezzi da cucito in capo, il posto dove viene tenuto il pane della giornata nell'angolo e poi (perdonate la ridondanza) lungo la parte lunga tovaglie, tovagliette, tovaglioli, pentole, bicchieri (che non erano li da ieri), insalatiere, e altri suppellettili TASSATIVAMENTE DA NON USARE MAI.
Sopra questo mobile vi sono diverse situazioni, anche abbastanza diverse fra loro. Sempre in prossimità del gomito, qualora si stesse entrando, è visibile con la coda dell'occhio un posacenere blu dell'Aperol cui da che ho memoria ha sempre ospitato al suo interno un mazzo di chiavi del quale ho sempre ignorato quali porte avrebbe potuto aprire, un elastico giallo, una graffetta e una 200 lire.
A fianco immancabile è la combo Sorrisi&Canzoni + rivista di gossip a piacere. Ma più ci si addentra con lo sguardo e più la situazione si fa complessa.
L'angolo viene dominato da una tv a tubo catodico della Mivar (top orgoglio italiano non ironicamente), con lo schermo bombato che mangia buona parte delle barre dell'energia in quasi tutti i picchiaduro che era possibile giocare su ps2 da li a pochi anni.
Dietro questo Golia ai fosfori osserviamo un buco nero nel quale nemmeno la luce fa in tempo a venire assorbita, non lo raggiunge proprio.
Letteralmente la camera dei segreti, nella camera.
Si dice vi sia stato ritrovato di tutto dietro a quel monolito grigio opaco, da svariate sorprese di ovetti kinder a un centrotavola che sembrava essere andato perduto per sempre.
Li giaceva anche un misterioso contenitore grigio, in metallo, che ricordava la forma di quelli che si appendono in doccia per poggiarvi i vari shampoo, bagnoschiuma e simili. Forse il suo scopo in origine era proprio quello, ma poi qualche sconvolgimento spazio-temporale ha fatto si che venisse dimenticato in quell'anfratto nascosto.
Sempre dietro al televisore, oltre al suo cavo di alimentazione se si disponevano di arti lunghi a sufficienza ci si poteva addentrare fino a scoprire sia ben tre prese a muro più una spina volante, anche lei senza padrone.
Un cavo di alimentazione si, ma per chi?
Se ci si chiede chi controlla i controllori allora sarebbe giusto anche chiedersi cosa alimenta l'alimentazione? Who watches the Watchmen?
Superata la Notte Eterna ritorna la luce, e a fianco del televisore spunta un cesto di vimini con al suo interno vari giochi e fumetti miei fra cui macchinine, volumi di Topolino, quaderni di disegni, pennarelli e cosi via.
Accanto vi è quella che per forma e scopo risulta esser a tutti gli effetti un'anfora. Non dell'avidità ma quasi. "Quindi chi sei tu per giudicare?" direbbe qualcuno a riguardo.
La sua forma ricorda una donna di Willendorf per le sue rotondità  che suggeriscono fertilità  e abbondanza. E di abbondanza in quell'anfora ce n'era, sicché era stata riempita fino all'orlo di documenti, ricevute, scontrini, un blocchetto di assegni, collane, bracciali, orecchini, alle volte anche monete. Ovviamente era imperativo il "LASCIA STARE NON TOCCARE".
E noi senza toccare, limitandoci a guardarla in tutta la sua bianca e lucente ceramica, gettiamo l'occhio (e non il cuore) oltre l'ostacolo per incontrare un piccolo forno a microonde che termina l'allestimento del piano.
Fra il piano e il muro vi è un angusto spazietto di 1 metro circa, nel quale viene confinata una rossa sedia da giardino.
Quello che per anni ha rappresentato un angolo strategico in quanto era l'angolo del termosifone, luogo di sollievo per i lunghi inverni passati col Game Boy fra le mani, a cercare sia calore che un angolo illuminato in epoca pre GBA SP.
Ah, che male al collo.
A parete troviamo una composizione di pensili che segue il perimetro del mobile di cui sotto, anche questo pieno di situazioni abbastanza varie dietro alle sue ante marroni.
Anche qui si nascondono servizi di piatti e bicchieri che si e no si vedevano a natale, alcuni calici "griffati" di varie bevande che si servivano nel bar ma la sezione più pittoresca rimane quella perpendicolare al tv, che precedentemente abbiamo battezzato come Notte Eterna.
Anta ad angolo, che si apre piegandosi su se stessa rivelando due mensole dalla conformazione quasi simile ad una casa delle bambole. Mancava solo una piccola scala per rendere comunicanti primo piano e piano terra. Videocassette, nastri vergini, palette di trucchi, altre collane e gioiellini fra bigiotteria e non sono solo alcuni dei generi che si possono trovare all'interno. E, come sotto, un infinita oscurità.
"Putèl, andom?"
Le parole di mio nonno che mi chiama per andare con loro,
spengo il gbc dopo aver segnato la password e inizio a fantasticare su cosa troverò poi nel Basement, del quale ho visto solo la schermata di selezione del livello.[continua nei commenti]
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quandotuttosifabuio · 2 months
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Io sono uno che resta, ma solo col corpo, dando quella sciocca illusione di stabilità, ma la testa chissà dove vola, oltre le prigioni del dovere e del giusto.
Sono un click alle tempie, l'azzardo di una roulette russa che misura il confine sottile e letale tra coraggio ed incoscienza ed io sono quell'unico proiettile nella rivoltella.
La mia testa gira veloce come il tamburo che ruota, cranio contro cranio e premo il grilletto, se esplodo io, esplodi anche tu.
Camera vuota o colpo in canna?
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immensi-vuoti · 1 year
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Ed è in sere come queste che vorrei riuscire a chiudere gli occhi e sentire soltanto il silenzio della mia camera vuota o il frastuono del via vai delle auto fuori alla mia finestra. E invece sento un gran caos di pensieri, di voci; è un lungo viaggio a ritroso nel tempo, ripercorro ogni singolo momento del periodo più bello e doloroso della mia esistenza. Eppure io non ricordo come si faccia. ‘Com’è iniziato? Com’è che devo fare?’ mi chiedo, ma non so darmi una risposta. So soltanto che dormire è diventato troppo rumoroso e io vorrei soltanto silenzio. Vorrei silenzio e pace. Vorrei fare pace anche con me stessa, perché è da anni che non mi ci parlo più, anni che non mi guardo più, che non mi accarezzo, che non mi difendo. Vorrei soltanto punirmi perché non riesco ad essere la persona che vorrei essere; non riesco ad essere bella come le ragazze che guarda il mio fidanzato, non riesco ad essere intelligente come mia sorella, non riesco ad essere laboriosa come mio padre, non riesco ad essere coraggiosa come mia madre. Eppure non mi interessa se ho un lavoro, non mi interessa se sono simpatica o meno, non mi interessa se la gente ha da ridire sul mio stile. La mia unica considerazione è che sono grassa. Grasso. Grasso ovunque, sul viso, sulle braccia, sulla pancia, sul sedere, sulle cosce, sulle dita delle mani e dei piedi. Vorrei essere sottile da potermi quasi oltrepassare, sottile da potermi chiudere in me stessa e diventare invisibile e invece sono cosi imponente, cosi ingombrante. Lo sono tanto quanto i miei pensieri ossessivi: ‘Non sei abbastanza, non ci riuscirai, inutile che continui a provarci’. Io vorrei solo il silenzio.
-un mio piccolo sfogo
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canterai · 1 year
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Bisogno di una camera vuota, semplice, libera da confusione. Bisogno che il mondo esterno rappresenti la calma che voglio sentire dentro.
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raccontiniper18 · 6 months
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Quarto racconto erotico
La masturbazione.
Un tabù per gli uomini? Per la donna è ancora peggio!
''Se lo fai sei una p*ttana'' ''Se lo fai ti svergini'' '' Se lo fai non ti sposi''
e tanti altri luoghi stereotipi che inculcano che il piacere tocca solo agli uomini,ma cosa? A noi donne piace godere, e piace anche tanto.
Vi racconto del mio primo ditalino.
Premessa ho una sorellina,una sorella gemella, siamo nate lo stesso giorno ma lei è ''la maggiore'' essendo nata qualche minutino prima di me. Siamo cresciute praticamente insieme,stessa pancia,stessi hobby,stesso modo di crescere. Pensate che il primo bacetto per ''imparare'' l'ho dato proprio a lei,cosi non facevo cattive figure con il mio primo fidanzatino.
Avevamo un rapporto bellissimo e lo abbiamo tutt'ora,come ogni gemella e come ogni sorella o fratello credo, pensate che spesso ci lavavamo assieme,facevamo il bagno assieme e se il water era occupato l'altra si sedeva sul bidet,insomma credo che ogni sorella con sorella o fratello con fratello non abbia questa vergogna della nudità, e appunto non ne avevamo nemmeno noi.
Ai nostri primi pruriti sessuali,dopo l'ora di educazione sessuale ci incuriosimmo tantissimo,e approfondivamo il tutto a casa sul pc e google,santissimo google,che leva molte curiosità, ci sentivamo bagnaticce tutte e due e con il clitoride bello duro. Allora decidemmo di fare una doccietta per ''spegnere'' i bollori, ad una certa lei prende il doccino e se lo punta li e fa ''scusami ne ho troppa voglia'' io non l'avevo mai fatto e non sapevo cosa si provasse e le chiesi cosa si provasse e chi gliel'aveva detto di fare cosi' visto che su internet non avevamo trovato nulla che parlasse di ciò,allora mi svelò che aveva visto la mamma farlo,mentre lei era in bagno e la mamma non si rese conto che fosse entrata,e allora provo' per la prima volta con me e gli piacque,dopo poco mi passo ''il testimone'' e dio mio. Davvero mi sentivo in paradiso,il calore dell'acqua passava dal clitoride quel piccolo bottoncino minuscolo a tutto il corpo, dio mio,pensai mamma mia con un cm di corpo mi sento piena e vuota in tutto il mio corpo. Dopo un po' decidemmo di uscire visto che il bagno serviva a tutti e non volevamo certo farci beccare da papà o da mamma anche se ripeto ci lavavamo spesso assieme ma oggi era un ''lavaggio'' più approfondito.
Uscimmo
Ci asciugammo
Ci recammo in camera nostra (perchè la dividevamo).
Ci denudammo dell'accappatoio
e iniziammo ad ispezionarci bene per prima cosa decidemmo di entrare dentro con un dito ,pochissimo dito per evitare di sverginarci ma a me non piacque anzi non sentivo praticamente niente se non i miei umori quindi solo un po' di umidiccio sulle dita. Lei fece un paio di su e giu' e uguale zero coinvolgimento allora con il dito fradicio si toccò il clitoride e fece il classico movimento rotatorio sul grilletto, la vidi in paradiso,con gli occhi girati e lei tremante.
Allora feci lo stesso sempre guardando lei mimai i suoi movimenti e dio mio, cazzo,se mi piaceva. Sentivo un bollore sempre più forte e la testa vuota,tipo quando fai una montagna russa,che devi stare calmo e scalpitante allo stesso modo.
Non so se lei venne,ma io no.
Smettemmo perchè era l'ora della cena e papà e mamma ci urlarono dalla sala. Smettemmo ci rivestimmo con un pigiamino e ci recammo da loro. Cenammo
Post cena vedemmo un film tutti sul divano, ma io sentivo il pigiama bagnato ancora. Finito il film andammo a dormire, la mia sorellina mi disse senti finiamo di masturbarci? Mettiamo su un porno ?
Io dissi che non ne avevo mai visto uno. Neanche lei ammise.
Quindi non sapevamo che sito vedere allora idea,google immagini ''cazzo grosso'' ne trovammo uno lo misimo a tutto schermo, e Dio quanto è bello un cazzo, i nostri odori di fica si mischiarono e la stanza era inebriata di odore di fica. Dopo un po' lei disse che sentiva una sensazione strana e che forse stava per venire, si contorse un po' e smise di toccarsi perchè poi le dava fastidio a detta sua. Allora io non credendo spostai la mia mano dal mio clitoride al suo e la toccai ma quasi si mise a piangere per il fastidio allora disse dai ti faccio concludere io, mi masturbo' lei e in poco venni anche io. Eh si il mio primo orgasmo non l'ho avuta da sola. Continuò e capii anche io la sensazione di fastidio di essere appena venuta e di essere titillata al clitoride. Ci ripromettemmo che almeno una volta a settimana ci saremmo masturbate assieme e se una delle due avesse avuto qualche esperienza nel mentre raccontava ci dovevamo masturbare assieme. E cosi' fu... Ma questa è tutto un'altro racconto.
Fine
E voi? La vostra prima masturbazione? E l'ultima com'è stata? Raccontateci in chat anche con profili fake
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allecram-me · 5 months
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Ancora con questa ossessione del correre al prato
Allora mia zia, che è la sorella di mio padre, e che somiglia a me e a mio padre, ma alla versione di adesso più che alle foto sbiadite dei tempi integri, mia zia ferma da un tempo interminabile sulla brandina di un pronto soccorso tragicamente noto, mia zia la pazza e mia zia la sola, lei, reca stasera una ingiustizia nuova, anch’essa tragicamente risuonante di un passato impietoso e prossimo: la scure del cancro, cancro possibile, un cancro che a me sembra sempre più probabile.
Vado a ritroso: sfioro i trent’anni e imparo il gioco sostanziale delle parti, e ciò che prima era una equazione matematica diventa tachicardia. Le etichette esplicative recano una scritta apparentemente superflua, vuota: cancro. Poi, prima, la morte della vita scelta, della mia combinazione perfetta: sono altri ospedali, sono tanti ospedali, sono letti d’ospedale nella stessa camera dove abbiamo fatto l’amore tantissime volte. Mischiare l’amore con l’ospedale andava qui inteso come un fatto inevitabile, ossia che poteva essere evitato nella misura in cui si può evitare di scoprirsi chi si è, comprendersi. Ma detto questo, raccontata questa epopea che sembra l’orizzonte di tutto, si può andare ancora a ritroso, là dove comunque giacciono imperturbate ere geologiche e fossili, carbonio 14 che sembra facile da scordare nel parapiglia del presente, il precipitato dell’emergenza.
Ho certamente guadagnato qualcosa. È sempre e comunque uno scambio - io me lo sono detta sempre, l’ho vissuto sempre. Cercando l’umiltà, rimproverandomi l’umiltà, e tutte le catene, e sempre questo fantasma perennemente sogghignate dello spreco, la regina di cuori della mia vita interiore. Non l’ho mai persa la testa, mi ci sono aggrappata man mano che si gonfiava sempre di più: là è successo, ve lo dico io, lo conferma il carbonio. È stato lì che ho smesso di praticare e mi sono avviata verso questa consapevolezza della fine, ossessione di ogni esito possibile. Non aveva ancora assunto una forma così semplice, ma l’età rende banali più di quanto l’avanzata della tristezza riesca a rendere profondi: tremate, manuali di psicopatologia, qualunquisti pavidi, coscienze paradigmatiche e caricaturali di Zeno da strapazzo. È arrivata l’ipocondria del nuovo mondo, la morte nuova chiamata a significare l’alibi di turno per sottrarsi alla morte, per mezzo dell’accettazione di alcuna vita. Fingete dunque stupore al rintocco della parola che è il nuovo giogo, ma sinceramente tremate: Hello, my name is CANCRO.
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annaeisuoipensieri · 1 year
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Guarda "Marco Mengoni - Due Vite (Official Video - Sanremo 2023)" su YouTube
Siamo i soli svegli in tutto l’universo
E non conosco ancora bene il tuo deserto
Forse è in un posto del mio cuore
Dove il sole è sempre spento
Dove a volte ti perdo
Ma se voglio ti prendo
Siamo fermi in un tempo così
Che solleva le strade
Con il cielo ad un passo da qui
Siamo i mostri e le fate
Dovrei telefonarti
Dirti le cose che sento
Ma ho finito le scuse
E non ho più difese
Siamo un libro sul pavimento
In una casa vuota
Che sembra la nostra
Il caffè col limone
Contro l’hangover
Sembri una foto mossa
E ci siamo fottuti ancora una notte
Fuori un locale
E meno male
Se questa è l’ultima
Canzone e poi la luna esploderà
Sarò lì a dirti che sbagli ti sbagli e lo sai
Qui non arriva la musica
E tu non dormi
E dove sarai
Dove vai
Quando la vita poi esagera
Tutte le corse gli schiaffi gli sbagli che fai
Quando qualcosa ti agita
Tanto lo so che tu non dormi dormi dormi dormi dormi mai
Che giri fanno due vite
Siamo i soli svegli in tutto l’universo
A gridare un po’ di rabbia sopra un tetto
Che nessuno si sente così
Che nessuno li guarda più i film
I fiori nella tua camera
La mia maglia metallica
Siamo un libro sul pavimento
In una casa vuota
Che sembra la nostra
Persi tra le persone
Quante parole
Senza mai una risposta
E ci siamo fottuti ancora una notte
Fuori un locale
E meno male
Se questa è l’ultima
Canzone e poi la luna esploderà
Sarò lì a dirti che sbagli ti sbagli e lo sai
Qui non arriva la musica
E tu non dormi
E dove sarai
Dove vai
Quando la vita poi esagera
Tutte le corse e gli schiaffi gli sbagli che fai
Quando qualcosa ti agita
Tanto lo so che tu non dormi
Spegni la luce anche se non ti va
Restiamo al buio avvolti
Solo dal suono della voce
Al di là della follia che balla in tutte le cose
Due vite guarda che disordine
Se questa è l’ultima
Canzone e poi la luna esploderà
Sarò lì a dirti che sbagli ti sbagli e lo sai
Qui non arriva la musica
Tanto lo so che tu non dormi dormi dormi dormi dormi mai
Che giri fanno due vite
Stasera così ❤️
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fridagentileschi · 8 months
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IL VERO '68: JAN PALACH, QUELLA TORCIA UMANA CHE 50 ANNI FA BRUCIO' NEL CUORE DI PRAGA
Jan Palach, lo studente di Praga che 50 anni fa si immolò in piazza per protestare contro la brutale invasione sovietica della Cecoslovacchia (21 agosto 1968), è senza dubbio uno dei personaggi che più è entrato nella coscienza dell’Europa post bellica, colpendo l’immaginario soprattutto dei giovani, in quegli anni impegnati nelle contestazioni globali contro una società che consideravano vecchia e sorpassata. Mentre Jan Palach manifestava per la liberta' dall'Unione Sovietica. Oggi a piazza San Venceslao, luogo del suo martirio, una lapide sempre adorna di fiori lo ricorda, e in tutta Europa ci sono migliaia di strade e piazze dedicate alla sua memoria. A Roma, ad esempio, la “sua” piazza è al Villaggio Olimpico, al Flaminio, e ogni anno molti giovani vanno a deporre una corona di fiori per ricordarne il gesto estremo di protesta per la libertà, gesto a cui seguì nei mesi successivi, quello analogo di altri sei giovani, purtroppo non passati alla storia come lui. Quello che colpì fu la sua maniera di uccidersi, dandosi fuoco pubblicamente come facevano – e fanno – certi monaci orientali. Oggi in Tibet sono centinaia i monaci che si sono bruciati per attirare l’attenzione del mondo sulla repressione comunista cinese, così come ieri i giovani cecoslovacchi intendevano denunciare il comunismo sovietico. Dopo la morte di Jan Palach, si tentò di nasconderne il significato in due modi: da una parte, quella della cosiddetta Europa libera, i giornali indagarono sulla personalità un po’ triste e malinconica di uno studente di filosofia che si intendeva far passare per uno squilibrato. Ma il tentativo fallì. Sul fronte interno, quello dei Paesi prigionieri nell’area Comecon, ossia quelli del Patto di Varsavia, soggetti all’Urss, addirittura la notizia non venne data e in Cecoslovacchia il corpo di Palach fu sepolto sotto falso nome in un angolo del cimitero praghese. Dovranno passare vent’anni, ossia fino al 1989, prima che Jan Palach possa avere una tomba “vera” e ufficiale. Adesso, passata la dittatura, le autorità ceche stanno anche pensando di fare della sua casa un museo: il Parlamento ceco ha di recente approvato lo stanziamento di 240.000 euro per restaurare la casa del padre a Vsetaty, nord di Praga. Si ipotizza anche di ristrutturare la pasticceria del padre, ubicata nello stesso immobile, che gli fu espropriata dal regime comunista negli anni ’50. «L’obbiettivo è conservare la memoria di Palach, cresciuto in questa casa, onorare il suo sacrificio, mostrare l’alto senso morale e il patriottismo di questo giovane e incoraggiare la gente a non essere indifferente dinanzi a ciò che accade nella società», spiega Jan Poukar, fondatore dell’associazione “Nazione Estinta” che si adopera da due anni per il museo nella casa vuota e malridotta dei Palach. Dentro dovrebbe essere sistemata la camera di Palach e allestita in altre stanze una mostra audiovisiva per documentare il clima opprimente dell’epoca. Jan Palach era nato l’11 agosto 1948 – anno dell’arrivo al potere del regime comunista con un colpo di stato – a Vsetaty, dove trascorse l’infanzia e la gioventù, fino a quando, a 19 anni, iniziò gli studi di lettere all’ Università Carlo a Praga. Oggi molti lo ricordano, ma nel 1970 il primo artista a cantarlo fu Francesco Guccini, nella sua “Primavera di Praga”. Il gruppo musicale alternativo La Compagnia dell’Anello gli ha dedicato negli anni Settanta la canzone “Jan Palach” e più recentemente il cantautore milanese Skoll ha scritto sulla Primavera cecoslovacca la bellissima “Le fate di Praga”.
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tinxanax · 2 years
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Forse è stato tutto troppo veloce. Ho avuto una fretta, che non avrei dovuto avere. Ma mi sentivo dire "non piangere dai", "ma ancora ci pensi?", Dopo pochi giorni aver perso una delle persone migliori del mondo. Non ho avuto una spalla su cui piangere. Sono stata la spalla su cui piangere, e mi andava bene. Son stata forte per qualcuno, sperando poi di poter essere debole da qualcun'altro, speravo inutilmente. Ho pianto da sola. Piango da sola. Dopo 5 mesi, ho aperto quella porta per la prima volta, sapevo di non trovarti, ma c'ho sperato. Una volta quella porta era sempre aperta, oggi, invece, ho dovuto inserire la chiave nella serratura. E tu non eri seduto sulla tua sedia a fumare. Tu non c'eri. La tua camera era vuota. La tua sedia a rotelle, in un angolo. I mobili erano assi pronte ad essere buttate. Quei mobili in ciliegio che tanto amavi. Le stanze non avevano più il tuo profumo. E io, mi son sentita male. Mi è stata sbattuta in faccia la realtà per la seconda volta, la prima volta è stato al tuo funerale. Mi son sentita morire oggi. Mi sento morire. Mi manchi.
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