Tumgik
#versi rubati
crazy-so-na-sega · 19 days
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DIRITTI D'AUTORE ante litteram
Da dove ci risulta che il libro a Cirno sia opera di Teognide? Il suo nome e quindi il suo diritto a tale attribuzione, sarebbe scomparso senza traccia in questa o in qualsiasi altra raccolta generale di canti, al pari del nome di tanti altri poeti famosi che vi sono compresi, se Teognide non fosse ricorso a uno speciale artificio per sfuggire a tale sorte che minacciava con grande probabilità un autore di carmi simposiali. Egli scolpì nel proemio il proprio nome, non solo mettendosi così al riparo dall'oblio, ma imprimendo anche alla sua proprietà intellettuale il proprio marchio. Ascoltiamo le sue parole:
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"Cirno, secondo una saggia idea, che io ho, a questi versi dev'essere impresso il mio sigillo; allora non saranno mai rubati di nascosto, e nessuno sostituirà qualche cosa di peggiore al buono, se ve n'è, ma ognuno dirà: questi sono i versi di Teognide di Megara, egli è famoso fra tutti gli uomini. Solo agli abitanti, qui, della nostra città non posso ancora piacere a tutti. Non fa meraviglia, o figlio di Polipao, ché nemmeno Zeus può accontentar tutti, sia che mandi la pioggia, sia la siccità".
Werner Jaeger (Paideia)
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awesomeredhds02 · 1 year
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giulio.laureati
Ci sono versi da scoprire Dentro ogni colore Luci da rendere libere Dietro ogni sfumatura Poesie che raccontano Di attimi rubati al tempo . Colours: @clio_._  Da un’idea di @pietrolau1
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personal-reporter · 1 year
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Custodi di arte e fede: Duomo di Voghera
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Il cuore della fede dell’Oltrepò Pavese… Edificato sulle fondamenta di una chiesa precedente, a partire dal maggio 1605, su progetto dell’architetto bolognese Antonio Maria Corbetta, il duomo di Voghera fu completato nel 1875 con l’edificazione della facciata da un progetto dell’ingegnere milanese Carlo Macciachini. Sul portale destro si trovano un epigrafe e tre rilievi, uno dei quali raffigura San Bovo, patrono della città infatti, a partire dal 1953, le spoglie del santo sono custodite sotto l’altare maggiore, e si racconta che sia morto proprio a Voghera nel 986, mentre faceva ritorno da un pellegrinaggio a Roma. Al centro della chiesa si innalza una cupola semisferica, appoggiata su quattro piloni, in ciascuno dei quali è ricavata una nicchia con una statua colossale di uno degli Evangelisti e alla base lo stemma della città e l'aquila romana, ed è sormontata da una lanterna e arricchita da un tiburio ottagonale, progettato dall'architetto Corbetta. La navata sinistra presenta l'altare di sant'Antonio Abate, un tempo in cotto e successivamente ricostruito nel 1953 in marmo e legno dorato, l'altare del Collegio notarile e della Visitazione di Maria a sant'Elisabetta, in marmo e in stile rinascimentale,  e l'altare del Crocifisso o del Suffragio, ideato in marmi policromi nella seconda metà del Settecento. Nella navata di destra sono presenti l'altare di santa Caterina da Siena, l'altare della Madonna del soccorso e l'altare di san Michele arcangelo, realizzati in marmo policromo alla fine dell'Ottocento. Una delle più antiche opere del Duomo è un piccolo reliquiario contenente un frammento della Sacra Spina. della corona di Cristo, custodita a Voghera da circa 700 anni, giunta con i Cavalieri crociati, in seguito alle guerre in Terra Santa. Sul basamento del reliquiario un dipinto ricorda san Giovanni, patrono del Sovrano militare ordine ospitaliero di San Giovanni di Gerusalemme, di Rodi e di Malta. Il duomo di Voghera è dotato di due organi, il primo è un Serassi del 1833 e l'altro è stato installato dalla ditta Mascioni nel 2013, ma si tratta della ricostruzione dell'organo Balbiani del 1962 acquistato dal duomo di Pavia. Una parte di grande interesse artistico  del duomo di Voghera, sono gli Antifonari medioevali, dei grossi libri conservati all'interno del Duomo contenenti le partiture del contro canto alla voce principale, riservata al celebrante durante le messe cantate.  I capilettera degli antifonari del duomo di Voghera sono del famoso Maestro delle Vitae Imperatorum che ha operato negli anni Trenta del XV secolo e vennero donati al duomo di Voghera dalla famiglia Visconti. All'inizio dei versi di questi canti vi sono delle raffigurazioni, dette capilettera, con la rappresentazione di un tema relativo ai vangeli, o alla vita dei santi,che  mantengono in tutti i volti la stessa espressione, anche al variare del personaggio e del tema trattato. Negli antifonari del Duomo di Voghera ci sono colori accesi, vivaci e non realistici, non solo per sfondi o architetture per gli affreschi, ma anche per i motivi decorativi e in questo caso per i volti dai colori molto forti ma con un effetto di chiaroscuro davvero efficace. Oggi dei capilettera sono rimasti una piccola parte degli originali, dato che  molti furono rubati durante la seconda guerra mondiale, probabilmente da un ufficiale tedesco, intento a reperire tutto ciò che avesse un valore, come gli sfondi dorati  delle miniature. Read the full article
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(alzate il volume a un livello adeguato; sono consigliate le cuffie)
Dedicatela alla persona amata, condividetela, taggate chi volete, diffondete l'intensità di un attimo carico di speranza, non lasciate che i versi vivano invano… l'amore provato vale più di mille parole…
Buon San Valentino 💞
Fossi poeta ti scriverei dell’amore
delle volte che innanzi alla luna ho pianto dolore
e ho parlato, ascoltato, sofferto ogni volta per te…
Ti racconterei con inchiostro il nostro futuro
di come insieme lo renderemo un posto sicuro
e avrà la stessa dolcezza che dedichi a me
perché nasce dai momenti vissuti con te.
Se fossi poeta ti parlerei delle stelle
e della notte che cela le cose più belle
da vivere in due, tu e io, io e te…
Ti canterei in un sussurro la speranza
i baci rubati senza averne abbastanza
delle notti d’amore vissute da soli con sé
sognando la metà lontana, e desiderata, di te.
Se io fossi, se fossi poeta dipingerei la purezza
di un usignolo che cinguetta la tua bellezza
e tu come stella cadresti per me…
Ti sognerei la carezza più pura
e ti confesserei la mia umana natura
e saprei dal rossore delle tue guance a contatto con me
che ogni mio passo vorrò farlo con te
Se io fossi un poeta, no, non potresti fare più a meno di me…
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Luigi BRANCACCIO,
Liriche © 2023
#impressionismopoetico
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Musica: "Fairytale Waltz" Kevin MacLeod (incompetech.com)
Licensed under Creative Commons: By Attribution 3.0 License
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Voglio sapere cosa ci sta dietro a quel sorriso
Quello che ci nascondi dietro: stai bene davvero?
E se sorridi davvero? Lo spero!
Spero che qualcosa ti sia entrato nel cuore, ora, da farti star bene
Magari dietro a quel sorriso c'è un alito di vento profumato dopo un inverno freddo, oppure il battito d'ali di una farfalla
Magari il battito di ciglia con cui lasci cadere l'ultima lacrima, ora che sei libera di star bene!
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eravamo-re · 7 years
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Il silenzio e gli sguardi rubati che dicono spesso molto più di mille parole.
Vacca
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sciatu · 2 years
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FOTO DELLA GUERRA ED I CARTELLONI PER LA PACE DEI BAMBINI DELLE SCUOLE PRIMARIE ( ma come si spiega a un bambino la guerra?)
il testamento del soldato
Poiché la guerra è scoppiata senza voglia, senza ardimento parto armato per l’adunata e qui scrivo il mio testamento
Lascio agli amici carte e vino gli scherzi, le allegre buffonate quant’abbiamo in noi di divino è la gioia delle nostre risate
Lascio al prete i miei peccati le guance che non ho porto ibaci dati e quelli rubati le bestemmie che dirò da morto
La pietà che in guerra non serve la dono cosi alla primavera che dia a tutti senza riserve una pace un po' più sincera
A lei lascio l’amore che ho dato e che sappia nell’ora più tarda che l’amore che mi ha donato ha reso dolce la vita bastarda
Ai figli lascio solo la bellezza della vita che presto perderò Il loro amore sarà la certezza che nella tomba mi porterò
Lascio versi confusi e stonati a quel bambino triste e sincero che dentro i sogni mai appagati portavo con gioia e cuor leggero
Anche se ingiusto e sbagliato parto con fucile e baionetta a chi la guerra ha incominciato lascio l’inferno che lo aspetta
Lascio a chi mi sopravvivrà tutti i sogni che ormai ho perso con la dura responsabilità di costruire un mondo diverso
un mondo dove a comandare non siano i ricchi, i bugiardi che ti mandano ad ammazzare mentre contano i loro miliardi
dove la verità poter dire senza dover stare attenti un mondo che non faccia morire bambini, vecchi e innocenti.
Un mondo alla fine ben diverso dove la legge non doni la morte dove il giusto non si senta perso e obbedire non sia l’unica sorte.
Since the war has broken out, without wanting, without daring, I leave armed for the gathering, and here I write my will I leave the cards and wine, the jokes, the cheerful antics to friends: what is divine in us is the joy of our laughter. I leave my sins to the priest, the cheeks that I have not worn, the kisses given and those stolen, the blasphemies that I will say when I will be dead. The mercy that is useless in war, I give it to spring , hopping it gives to everyone without reserve, a little more sincere peace. To her I leave the love that I have given, and that she knows in the later hour, that the love she has given me has made sweeter the bastard  life. To my children I leave only the beauty, of the life that I will soon lose, Their love will be the only  certainty that I will take myself to the grave. I leave my verses confused and out of tune, to that sad and sincere child, whom I carried with joy and a light heart inside my never satisfied dreams. Even if unfair and wrong, I leave with a shotgun and bayonet, to whom the war has begun, I leave the hell that it is waiting for him. I leave to those who survive me, all the dreams that now I have lost, with the hard responsibility, of building a different world, a world where the rulers are not the rich, the liars, who send you to kill, while counting their billions where the truth can be said, without having to be careful, a world that does not kill children, old and innocent. A world that is ultimately quite different, where the law does not grant death, where the the right person does not feel lost, and obeying is not the only fate.
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L'estate, nella mia testa, è la stagione dei ricordi. È il tempo dell'anno che più è cambiato da quando sono diventata "grande", l'estate adesso è fatta di mesi uguali agli altri ma per certi versi più faticosi, mentre prima era il tempo delle vacanze, del riposo, il tempo senza impegni pressanti, senza scadenze, in cui godere della lentezza delle giornate, del dolce far niente, in cui rincorrere la penombra per ripararsi da un sole troppo caldo. Così mi piace ricordarla, come la stagione del mare, delle corse sulla sabbia, delle cene in terrazza, dei costumi da bagno colorati, dei ghiaccioli di mille gusti, dei film all'arena con gli occhi sognanti, delle uscite serali con le amiche dai vestiti leggeri e dalla pelle profumata di dolce, dei rientri notturni con i finestrini tutti abbassati e la radio che passa solo canzoni allegre. Così mi piace pensare all'estate, immaginando giorni lunghissimi, i piedi bagnati dal mare, un cappello di paglia, possibilità di evasione, baci rubati, risate, l'illusione delle storie impossibili, la scoperta di nuovi luoghi, di nuove occasioni, di leggerezza, tanta leggerezza, come un soffio, come una carezza che profuma di sale.
Laura Messina
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gloriabourne · 5 years
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The one where Fabrizio is late for the interview
(Le frasi in inglese scritte in corsivo, sono versi della canzone Let’s hurt tonight dei One Republic)
    "Fabrizio, finalmente! Ti stavamo aspettando. Iniziavamo a pensare che ti fossi dimenticato."
Fabrizio lanciò un'occhiata scocciata all'uomo che lo stava scortando verso lo studio di RadioNorba in cui avrebbe dovuto fare l'intervista.
Sapeva perfettamente di essere in ritardo, sapeva anche che il suo non era un comportamento professionale, ma quella notte non aveva chiuso occhio ed era riuscito ad addormentarsi soltanto all'alba. Risultato: non aveva sentito la sveglia e ora era in ritardo.
Sapeva che non era una giustificazione e sapeva che in quella situazione era lui ad essere dalla parte del torto, ma proprio per quello non sopportava che la gente glielo facesse notare.
Che poi, a essere proprio onesti, non era nemmeno del tutto colpa sua se non aveva dormito.
 ***
 Le relazioni a distanza non erano semplici da gestire. Questo Fabrizio lo aveva sempre saputo e se n'era reso conto fin dal primo istante in cui aveva capito di essere innamorato di Ermal.
Non era facile essere innamorati di qualcuno che abita dalla parte opposta dell'Italia. Non era facile essere innamorati di qualcuno con cui, a conti fatti, non si hanno poi molte occasioni per passare del tempo insieme.
Quando le cose tra loro si erano smosse - Fabrizio non ricordava nemmeno chi dei due avesse fatto il primo passo; forse si erano semplicemente incontrati a metà strada - la situazione era diventata ancora più difficile.
Ogni giorno trascorso distante l'uno dall'altro, era un pugno nello stomaco. Ogni mi manchi sussurrato al telefono, faceva stringere il cuore.
Avevano iniziato a godersi ogni attimo trascorso insieme, a ritagliarsi almeno un momento solo per loro ogni volta che si trovavano allo stesso evento, a vedersi anche solo per un saluto veloce se erano a pochi chilometri di distanza.
Era successo anche quel giorno.
Fabrizio si trovava a Bari per un instore; Ermal era atterrato all'aeroporto di Bari quella stessa mattina e poi sarebbe andato a Foggia per partecipare a un evento.
Fabrizio aveva sentito il cuore esplodere di gioia quando Ermal l'aveva chiamato e gli aveva detto: "Sono a Bari. Ci vediamo per pranzo?"
Avevano pranzato in un locale in cui Ermal andava spesso quando si trovava in città. Avevano mascherato quell'incontro come un pranzo tra amici, coinvolgendo anche Marco e i collaboratori di Fabrizio, ma non erano mancati i baci rubati mentre uscivano dal locale per fumare una sigaretta o le mani che si sfioravano sotto il tavolo.
Ma nonostante tutto, non era stato abbastanza.
Quella sera, nel buio della sua camera d'albergo, Fabrizio continuava a tenere lo sguardo fisso sul soffitto e a chiedersi per quanto tempo ancora sarebbe stato in grado di sopportare quella situazione. Per quanto tempo ancora sarebbe riuscito a farsi bastare un pranzo veloce insieme all'uomo che amava, per poi vederlo andare via quasi senza salutarlo pur di non destare sospetti.
Sospirò, mentre con una mano si stropicciava gli occhi stanchi, e si rigirò tra le coperte cercando di prendere sonno. Ma la sua testa era talmente piena di pensieri che prendere sonno sarebbe stato impossibile.
Si sforzò di tenere gli occhi chiusi, convinto che prima o poi si sarebbe addormentato, ma la suoneria del suo cellulare lo costrinse ad aprirli nuovamente.
Afferrò il telefono e, dopo aver letto il nome di Ermal sullo schermo, accettò la chiamata.
"Ciao" disse semplicemente, cercando di usare un tono neutro e di non far preoccupare Ermal. Non voleva che, con tutti gli impegni di quei giorni, si mettesse anche a pensare alle sue paranoie.
"Ciao. Ti ho svegliato?"
"No, tranquillo. In realtà, non riuscivo a dormire" disse Fabrizio.
"Nemmeno io."
Fabrizio si mise a sedere, sistemandosi meglio il cuscino dietro la schiena, e chiese: "Come mai? Pensieri per la testa?"
"Più o meno. Volevo sapere se stai bene."
Fabrizio aggrottò la fronte sentendo quella frase, non capendo minimamente per quale motivo Ermal stesse dicendo una cosa simile. "Sì, perché?"
"Perché ho visto il tuo sguardo mentre andavo via, oggi. Non è lo sguardo di una persona che sta bene."
Ancora una volta, Ermal stava dimostrando di conoscerlo meglio di quanto lui conoscesse sé stesso.
Era riuscito a capire tutto con uno sguardo e, se da un lato Fabrizio non poteva negare di sentirsi completamente messo a nudo e a disagio, dall'altro doveva ammettere che era rassicurante sapere che Ermal lo avrebbe sempre capito senza che lui parlasse.
"È solo che mi manchi" rispose Fabrizio.
Ermal rimase in silenzio.
Mancava anche a lui, ovviamente, ma cercava di non pensarci. Doveva imporsi di non pensarci, perché altrimenti era certo che avrebbe mandato tutto al diavolo e sarebbe corso da lui. Avrebbe buttato nel cesso tutti i sacrifici fatti per la sua carriera e avrebbe preso il primo mezzo - treno, aereo o macchina, poco importava - e sarebbe andato da lui, fregandosene di tutto il resto. E non poteva farlo.
"Lo so, è patetico" disse ancora Fabrizio.
"No, non lo è. Un po' triste, ma non patetico. E sai che anche tu mi manchi. Siamo in questa situazione insieme" rispose Ermal cercando di rassicurarlo.
"A volte penso che se fossimo due persone normali, sarebbe tutto più semplice."
"Se fossimo due persone normali, probabilmente non ci saremmo mai incontrati" gli fece notare Ermal.
Fabrizio sospirò, trattenendo le parole che rischiavano di scivolargli dalla bocca, e cioè che forse sarebbe stato meglio.
Perché vivere quella relazione stava distruggendo entrambi, e allora che senso aveva andare avanti così?
 And when, when I was off, which happened a lot
you came to me and said: "that's enough"
Oh, I know that this love is pain
but we can't cut it from out these veins, no
 "Fabrizio, adesso basta" disse Ermal con tono fermo, capendo di nuovo quali fossero i pensieri del suo fidanzato. "Sapevamo entrambi che sarebbe stato difficile quando abbiamo iniziato questa storia, sapevamo che ci sarebbero state delle difficoltà."
"Non credevo così tante."
"Tu mi ami?" chiese Ermal all'improvviso.
Fabrizio rimase in silenzio per qualche secondo, non perché sentisse il bisogno di pensare alla risposta ma perché era stupito dalla domanda.
"Certo che ti amo. Perché me lo chiedi?" chiese dopo un po'.
"Perché è tutto quello che conta. Sappiamo che sarà difficile, esattamente come lo è stato fino a adesso, ma se mi ami come ti amo io si può fare. Lo sai anche tu."
"Ermal..." cercò di interromperlo Fabrizio, senza in realtà sapere bene cosa dire.
C'erano momenti in cui non aveva idea di come avesse fatto a diventare così masochista. Perché l'amore che provava per Ermal a volte era davvero una sofferenza. Il solo fatto di non poterlo vedere quanto avrebbe voluto era una sofferenza.
E allo stesso tempo sapeva che sarebbe stato altrettanto doloroso stargli lontano.
"Fabrizio, per favore. Lo so che ogni tanto hai questi momenti in cui ti sembra che sia più facile mandare tutto a puttane, ma sai che non è così. Sai che non sarà più facile, anzi." disse Ermal.
Lo sapeva. Eccome se lo sapeva.
Solo che a volte era difficile rendersene conto.
"Vorrei che fossi qui" sussurrò il più grande, mentre scivolava fino a rimettersi sdraiato sul materasso.
"Credimi, lo vorrei anch'io. Marco sta russando, riesco a sentirlo anche se è nella stanza accanto."
Fabrizio scoppiò a ridere, poi disse: "Beh, se fossimo insieme mi sa che saremmo noi a tenere sveglio Marco, non il contrario."
"Almeno non lo sentirei russare" replicò Ermal.
"Sai che puoi tenerlo sveglio comunque, anche se non sono lì..." disse Fabrizio, lasciando volutamente la frase in sospeso, senza specificare ciò che davvero gli era passato per la testa ma consapevole che Ermal avrebbe capito.
"Bizio..." disse Ermal coprendosi la faccia con una mano, come se volesse nascondere il rossore che improvvisamente gli aveva colorato le guance.
E poco importava che fosse solo, che nessuno lo stesse vedendo e che ormai stesse con Fabrizio da tempo. Alcune cose lo imbarazzavano ancora e probabilmente lo avrebbero imbarazzato sempre.
"Sei a letto?" lo interruppe Fabrizio.
Ermal sospirò capendo come si sarebbe conclusa quella telefonata. "Sì."
"Scommetto che hai addosso quella tuta grigia che ti sta enorme."
Ermal scosse la testa sorridendo. "Sbagliato."
"Davvero?"
"Davvero. Fa un caldo infernale in questa camera. Ho addosso solo una maglietta e i boxer" disse Ermal abbassando lo sguardo per un attimo, assicurandosi che fosse davvero così. Quella situazione lo aveva costretto a scollegare completamente il cervello, al punto che non era più nemmeno sicuro di cosa stesse indossando.
Poi aggiunse: "Scommetto che tu hai solo i boxer."
Fabrizio annuì. "Mi conosci bene."
"Meglio così. Meno vestiti da togliere" disse Ermal, cercando di abbandonarsi a quel gioco che Fabrizio aveva iniziato.
"Se fossi qui con me, non avrei nemmeno quelli addosso. E nemmeno tu."
"Probabile" rispose Ermal, abbassando lo sguardo per un attimo e notando come i suoi boxer si fossero fatti improvvisamente più stretti.
Sfiorò lentamente la sua crescente erezione attraverso la stoffa, immaginando che al posto della sua mano ci fosse quella di Fabrizio.
Gli mancava da morire - anche se si erano visti poche ore prima - e gli mancava fare l'amore con lui. Gli mancava sentirlo sospirare sotto le sue carezze, sentirlo pulsare dentro di lui, attorno a lui. Gli mancavano i suoi gemiti, i suoi baci, i segni che gli lasciava sul collo ogni volta.
"Ermal?" lo richiamò Fabrizio.
"Sì?"
"Ti stai toccando, vero?"
Ermal arrossì. Era assurdo come Fabrizio riuscisse a capire ogni cosa anche se non erano insieme, anche se c'erano chilometri a dividerli.
Si ritrovò ad annuire, quasi sentendosi in colpa pur sapendo che non ce n'era motivo e che quello era stato l'obiettivo di Fabrizio fin da quando avevano iniziato quella conversazione.
"Anch'io" sussurrò Fabrizio un attimo dopo.
Ermal sospirò all'idea di Fabrizio che si dava piacere da solo mentre stava al telefono con lui.
Era una di quelle cose che trovava incredibile - perché mai avrebbe pensato che un uomo come Fabrizio si sarebbe mai masturbato pensando a lui - e che, forse proprio per quello, lo eccitava più di quanto avesse mai creduto possibile.
"A cosa stai pensando?" chiese Ermal mentre spostava la mano sull'elastico dei boxer e li abbassava abbastanza da riuscire a toccarsi decentemente.
Fabrizio si morse le labbra mentre faceva scorrere lentamente la mano sulla sua erezione.
A cosa stava pensando?
A tutto e a niente, in realtà.
Pensava ad Ermal, a tutte le volte in cui avevano fatto l'amore, a tutte le volte in cui aveva sentito la pelle del suo fidanzato a contatto con la sua. Pensava al fatto che, in quello stesso istante, Ermal stava facendo esattamente quello che faceva lui anche se a dividerli c'erano 500 km.
E allo stesso tempo non pensava a niente, perché la voce affannata di Ermal nelle sue orecchie era più che sufficiente.
"Vorrei solo che fossi qui" disse Fabrizio senza rispondere davvero a quella domanda, perché sarebbe stato troppo difficile spiegare cosa gli passava per la testa in quel momento.
"Anch'io. Voglio fare l'amore con te" disse Ermal trattenendo un gemito, mentre la sua mano prendeva a scorrere più velocemente.
"Lo stai facendo. Anche se non siamo davvero insieme" rispose Fabrizio.
Ed era la verità. Anche se non erano insieme, anche se l'unica presenza dell'altro era una voce al telefono, si stavano comunque amando.
"Vorrei che fossi tu a toccarmi" disse Ermal.
Fabrizio chiuse gli occhi, reclinando la testa all'indietro mentre faceva scorrere la mano sulla propria erezione e stimolava la punta già umida con il pollice. Nella mente aveva solo l'immagine di Ermal, sdraiato sul letto con la propria eccitazione tra le mani, la necessità di toccarsi ma la voglia che fosse Fabrizio a farlo.
"Non sai quanto vorrei farlo."
Ermal accelerò il movimento della sua mano sentendo la voce affannata di Fabrizio. Lo immaginò tra le sue gambe, mentre sostituiva la bocca alla sua mano. E poi lo immaginò sedersi sul suo bacino, abbassarsi lentamente mentre lo accoglieva dentro di lui.
Immaginò di perdersi nel suo sguardo, nei suoi occhi liquidi di eccitazione, e di gemere il suo nome.
"Bizio..." mormorò Ermal ormai al limite.
Fabrizio si morse il labbro inferiore cercando di impedire a un gemito di uscire dalla sua bocca, ma senza riuscirci. La voce di Ermal - che ormai era vicino all'orgasmo - aveva avuto un effetto devastante, costringendolo a muovere la mano sempre più veloce fino a venire copiosamente sul suo stomaco e nella sua mano.
Quando, poco dopo, sentì attraverso il telefono il respiro affannato di Ermal, capì che anche per lui era stato lo stesso.
"Ti senti meglio?" chiese Ermal qualche attimo dopo, il respiro ancora irregolare e spezzato.
"Secondo te?" ironizzò Fabrizio.
"Non mi riferivo a quello."
Fabrizio rimase in silenzio per un attimo.
Sì, lo aveva capito che non si riferiva a quello. Aveva capito benissimo che in realtà voleva solo chiedergli se i pensieri erano andati via o se almeno lo preoccupavano meno di poco prima.
"Sì. Mi manchi, ma mi sento meglio."
Ciò che c'era tra loro, spesso rischiava di essere doloroso, di farli soffrire per la lontananza. Ma era qualcosa di troppo grande per rinunciarci ed entrambi lo sapevano bene.
 They say love is pain, well darling, let's hurt tonight
If this love is pain, then honey, let's love tonight
 ***
 "Allora, come stai? Dai, ti perdoniamo per il ritardo."
Fabrizio abbassò lo sguardo - nonostante gli occhi fossero nascosti dalle lenti scure degli occhiali da sole - e cercò di trattenere un sorriso mentre rispondeva: "Non è colpa mia! Se mi dicono: ci vediamo alle undici giù in albergo, io scendo alle undici giù in albergo. E poi recuperare sonno sai quanto è importante in questi frangenti di vita, no?"
In fondo, non era totalmente una bugia. Davvero non era del tutto colpa sua se era arrivato in ritardo e davvero aveva avuto la necessità di recuperare il sonno perso quella notte.
Non che gli fosse dispiaciuto perdere ore di sonno, ovviamente. Anche se non poteva fare a meno di pensare che le avrebbe perse molto più volentieri se lui ed Ermal fossero stati davvero insieme.
  Al termine dell'intervista, Fabrizio recuperò il cellulare - che per tutto il tempo aveva lasciato appoggiato al tavolo dello studio radiofonico, in modalità silenziosa - e sbloccò lo schermo controllando i messaggi in arrivo.
Uno in particolare, da parte di Ermal, catturò la sua attenzione.
 Questa mattina non ho sentito la sveglia. Ero troppo stanco, forse per colpa tua.
 Fabrizio non poté fare a meno di sorridere vedendo il cuore che Ermal aveva aggiunto alla fine del messaggio e leggendo che, anche se lontani, entrambi continuavano a fare le stesse cose, come collegati da un filo invisibile.
E anche se la lontananza a volte diventava davvero difficile da sopportare, almeno sapere di essere sempre sulla stessa lunghezza d'onda rendeva tutto un po' più semplice.
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corallorosso · 5 years
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M5s-Pd, ciò che è chiaro a tutti è la loro mancanza di coraggio di Diego Pretini, giornalista Questa roba sarebbe quindi la promessa, la sedicente, la pretesa nuova politica. Il grande sforzo dell’iniezione “civica” in sostituzione della politica di professione sarebbe dunque questa “specie di politica”.... Sarebbe questa la nuova politica. La politica “del cambiamento” (Giuseppe Conte), la politica “di rinnovamento” (Nicola Zingaretti), per un “governo di svolta” (ancora Zingaretti), “di responsabilità” (Matteo Renzi), che mette come primo punto irrinunciabile il taglio delle poltrone e però da tre giorni parla solo di quella del presidente del Consiglio (“O Conte o si vota”). A quelli che davvero credono un briciolo alla classe politica di questa Terza Repubblica che si spende molto per far rimpiangere la Prima, il dialogo tra M5s e Pd appariva la premessa di un corso pieno di aspettative: l’unione delle energie e delle idee migliori di due forze politiche che al loro interno hanno molti chiaroscuri, molte contraddizioni, su aspetti diversi. Invece no: un casino, tra messaggi incrociati, mezze estorsioni, pizzini, audio finti rubati, post pubblicati in piena trattativa, dieci tweet al minuto. Uno spettacolo abbastanza scarso, simile a una riunione di condominio ... Chi si è illuso pensava che subito dopo la fine delle consultazioni, già dalla sera, i migliori di Pd e M5s avrebbero fatto l’unica cosa normale: mettersi a un tavolino per 120 ore filate per parlare di programma (soprattutto) e di una qualche squadra di governo da condividere. Zero pause, generi di prima necessità portati dalla Croce rossa e doppia mandata alla porta finché l’incontro non avesse dato un risultato, o positivo o negativo ...I Cinquestelle e il Pd da tempo non hanno più la maggioranza relativa ma dal giorno delle consultazioni hanno continuato a comportarsi come se. E si sono messi a giocare a poker: lanci, rilanci, rialzi, bluff, paletti, cambi di gioco, provocazioni, sgambetti, ammiccamenti e occhiatacce. Il tavolo, peraltro, come al solito, non è loro: è di chi li ha votati e anche di chi non li ha votati. Irrinunciabile, per esempio, tra i dieci punti di Luigi Di Maio poteva apparire un confronto tra M5s e Pd sul salario minimo. Invece prima il M5s ha posto come condizione esclusiva il taglio dei parlamentari, riforma costituzionale a un metro dal traguardo e per certi versi di buon senso, ma che non cambia di una virgola il tenore di vita di nessuno dei cittadini in un periodo complicato che si sta allungando mese dopo mese. E poi, una volta che il Pd ha acconsentito, il punto intoccabile è diventato quello del nome del presidente del Consiglio su cui rischia – si dice – di saltare tutto. Dopo aver cambiato per tre volte argomento di discussione, ora esce fuori la frase per cui “il Paese non può aspettare il Pd”, perché l’assillo è solo buttare il pallone di là, come un (pessimo) giocatore di tennis. Il M5s – con il suo ipertatticismo alla Renzi – sembra che invece di trovare l’accordo si preoccupi di più di attribuire la colpa a qualcuno nel caso le cose vadano male. Ma quello di additare i presunti responsabili di solito è il lavoro delle opposizioni, non di chi vuole governare per cambiare le cose. Dall’altra parte ... Zingaretti si è messo all’angolo da solo prima ancora di cominciare, con il veto poco comprensibile sul presidente dimissionario Conte e la volontà di far restare dentro al governo Di Maio. Una scelta contraria alla logica: se c’è una figura compatibile, integrabile, è proprio Conte. Viceversa se c’è una figura dei Cinquestelle che più si è compromesso con Matteo Salvini (e un asse spostato a destra) è proprio Di Maio, che perfino sull’immigrazione in questo anno si è ritrovato a scopiazzare l’altro vicepremier con tanto di cicatrici sul decreto Sicurezza bis. Oggi più di ieri al contrario Conte è percepito come colui che ha “battuto” Salvini proprio su quello che in questi 14 mesi è stato più contestato il segretario della Lega. Il capo del governo è un ex elettore del centrosinistra, da un anno è pedissequo al Quirinale, ha fatto di tutto per rispettare i vincoli europei sull’economia, ha perfino deciso per il sì al Tav e al Tap. Conte non ha mai detto una parola polemica sul Pd (e viceversa, a parte Renzi), non ha mai detto “il partito di Bibbiano” e nemmeno cose anche meno fuori dal mondo. È stato lui – Conte, non Di Maio – a chiudere il forno con la Lega con quella dichiarazione dal G7, a togliere quell’ambiguità aperta dal post di Alessandro Di Battista e agevolata dalle mancate risposte di Di Maio. Se Zingaretti voleva un’assunzione di responsabilità del M5s nel prossimo eventuale governo, tra l’altro, anche in quel caso Conte era la persona giusta da “appesantire” con un incarico di governo. Di Maio è al secondo mandato, Conte è di fatto già il leader e probabile prossimo candidato premier. Eppure Zingaretti ha escluso Conte e ora si ritrova spalle al muro: ci si è messo da solo. Se vuole far partire il governo di rinnovamento, deve fare un’altra retromarcia: aveva detto “Al voto!” e invece ora tratta per il governo; aveva detto no a Conte e ora invece l’unica uscita sembra dire sì a Conte. Non proprio il ruolino di marcia di un leader... Così agli sgoccioli di questa crisi di governo, mentre a 48 ore dalla scadenza del Quirinale ancora non si sa come finirà, ciò che è chiaro per entrambe le parti e per entrambi i leader, è la mancanza di coraggio: il coraggio di venirsi incontro. Potevano scegliere tra un confronto trasparente con un accordo serio e le elezioni: hanno scelto il gioco d’azzardo per difendere quel poco che hanno e rischiano di avere le elezioni.
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cerentari · 2 years
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Gioielli Rubati 176: Angela Greco - Khan Klynski - Carlo Becattini - Gabriele Gabbia - Cipriano Gentilino - Francesco Palmieri - Federica Simionato - Bianca Bi.
Gioielli Rubati 176: Angela Greco – Khan Klynski – Carlo Becattini – Gabriele Gabbia – Cipriano Gentilino – Francesco Palmieri – Federica Simionato – Bianca Bi.
Versi da “Alibi” (inediti) . Tutto è come lo avevamo lasciato; stessi spiragli e interstizi tra gli affanni. L’ alabastro si confonde col cielo, ma l’azzurro non inganna e le sfumature lo sanno. Stupita l’ametista sembra gelosa delle tue mani e tra le altre pietre corre sull’altipiano carsico il cuore. A fatica questo canto s’inerpica verso la tua vetta. […] Questo lento trascorrere delle ore, lo…
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dominick-ferraro · 7 years
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ALL’OMBRA NEL BOSCO
All'ombra nel Bosco
All’ombra nel bosco  seduto in silenzio , sotto i grandi alberi analfabeti  son  volato via   verso il cielo come un  angelo disperato , secco come la  morta pigna  appesa ad un ramo  .  Tra tanti dolori,lacrime mite , timide gocce di rugiada , languidi baci , al centro del caos , cosa ho  compreso  ,cosa abbiamo rincorso  tra mille interrogativi ,  ci siamo persi in questo gioco infausto in una  metropoli senza legge , catapultati  nel traffico delle otto che veloce , scorre  portandosi  via ogni dubbio,  ogni maledizione. Ed  ogni mezzo è  buono per giungere dove vorremo ma le soluzioni  sono tante ,tante le strade da percorrere per essere qualcuno.
Cosi in mezzo al caos dei versi , nell'ossesso di un sistema che trascende ogni cosa,  la mente erode  il debito contratto  , seduto al  sole che brucia la pelle,  la mente vaga nel bel meriggio,  nella legenda che ci conduce tra bassifondi , fondachi colorati  , sogni sotterrati fuori l'uscio di casa ,tutto è cosi difficile,rimbecillito  ,facile a dirsi, poi la nube di fumo  appare dalle cime del vulcano ed  un  mostro antico  emerge dal mare , emerge dalla memoria collettiva,  emerge attraverso una  generazione lasciva  nel  regolare metri non conformi alla logica borghese. Lontani  da ciò che siamo da ciò che rappresentiamo,erranti figure equestre ,espressioni volgari d’un  popolo  in rivolta , nella  parola  beata che aleggia nell'aria con tutte le sue miserie i suoi sistemi ippocratici ,ospedali, barelle, scale che salgono verso il cielo nel tempo percorso nell'ossesso di un senso che anela alla meraviglia , alla pace agognata,  cheta nell'acqua che scende e bagna  l’animo inquieto.
Tutto è  già  venduto , tutto ricomincia adesso o domani,  perduto nei  limiti  iperplastici nelle  tante  rime eclettiche , chimere arrostite  al fuoco di un altra estate . Immagini  perdute , baci rubati alla morte che non ha più nulla da dire , avulsi in  un incubo che esplode all’intrasatte  , un boato di sillabe rimbomba sulle labbra sporche di rossetto  che non ti aiuteranno mai a capire cio che sei, fregato dal prossimo , tutto cosi falso , tutto un inganno , senza senso , senza spine  intorno al capo per  sentieri d’altri tempi  in altri giorni ,spesi a comprendere quando  arriverà  una salvezza  che ti condurranno oltre tanta ipocrisia.
Ed il sole entra nelle ossa delle parole le rosica , le mastica , scopre il senso di ciò che  è poi tutto si  conclude velocemente , come in un orgasmo  tutto s’inchina al peccato commesso,  alle pagine  omesse alle varie questione filosofiche rincretinite ,  fregati dalla televisione dal bestemmiare per empi luoghi , veggo et imploro clemenza . Caduto  di nuovo in un incomprensione che ti lascia allibito,  in piedi incompreso in mezzo ad un prato con tutto quello che ho passato ,sofferto, tutto è vano,  tutto cosi poco ortodosso, senza un alibi , un abito da indossare per stasera , passa e il vento verso valle ,  soffia la   bella canzone tenebrosa tra le ossa dei morti uccisi ieri.
Tutto cosi disonesto , tutto cosi strano come l’eco del  colpo di pistola esploso in un vicolo oscuro,che ha  colpito   per mano ignota il cuore  di un orco , i passi  seguo  della donna chiatta che guarda attraverso gli occhiali una vita tradita , senza ragione , senza denari, senza una nova gonna, senza quel perché che ti rende simili a milioni di persone in marcia in fondo ad una strada senza uscita che balla,  bella,  folle .  Fatto ,tutto cosi futile, fino a notte fonda  la donna canta la sua canzone , canta la sua vita , canta il suo amore carnale,  tutti ascoltano con orecchie di coniglio tese sul senso , tese sul sentire sul dire rime meretrice per temi vari  morire,  eremita ,migrante  lungo  la strada che ti trascina oltre una nuova avventura.
E non aggio capito niente , me sò montato a capa,  me sò fatto nu miezzo bicchiere di  vino,  sona ,sona questo  strumento ,sona ,sona a campagnola li consigli , ed io  nun credo chiu a niente , nun parlo, nun tengo manco l’uocchio per chiagnere , altro sono,  cosa m'importa quando sarò morto , quando nun c'è sarò chiù con tutte le mie stronzate , i miei turbamenti imbottiti di  stroppole e sunetti , atterateme vicino a Virgilio , vicino a Vincenzo,  senza sapienza , estate nà bella esperienza , fatta  ad immagine di un mondo che non esiste più . Arrampicarsi sopra gli specchi ,dentro una  logica di un uomo  ferito , contro a mille ragioniere,  contro gendarmi, dirigenti , religiosi, contro la sinistra, contro la destra . Fatta a là , mettiti cà,  statte zitto , roseca adderete le spalle ,  longa , longa , st’anema in pena ,appise cielo ,me so cresciute  le scelle ,  mò son Vincenzo,  mò  so Gabriele ,  mò son  muorte accise , sento ancora a gente  sepolte sotto a terra , sotto un  cielo  stellato,  sotto a chiavica , sotto a mille domande senza risposta che proseguono all'infinito con tutto quello che non ho  imparato, compreso , cercato tutto è una gran pigliata per lo culo. E se seggo contro ogni legge,  seggo contro una logica che non salverà mai la mia anima,  ne mi condurrà ad una perfetta conclusione ad un equilibrio tra il dare e l'avere che trascende nella sua bieca antitesi una salvezza  utopica , spergiura, malvagia , sparagna  che non t’inganni , fatti nù  bello bagno a lido mappatella beach.
Dolce cosi dolce nel silenzio che aleggia nel  piccolo sentiero ove siedo  ed ascolto  il mondo ,che ruota intorno a me , tutto è  nulla,  tutto è come ho immaginato  fosse , come il mondo di ieri che mi ha reso fesso  tra i fossi ,  taccio,  ora son folle  tra la folla , tra molte vite,  tra molte madri , tra molti giorni ,tutto è  all’incontrario,  forse come il mare che giunge su spiagge affollate in cerca di pace ,  in cerca di un posto al sole ,  in cerca di un immagine ,di una esistenza diversa   ed   il mare ruggisce  e porta a riva altre vite ,  altre nenie , altri amori sedotti da duce pan degli astri  che c'attende  dietro l'angolo , dietro ciò che noi crediamo se sia giusto o meno , se sia tutto  vero ,quello che abbiamo creduto, per tutto quello che abbiamo veduto,all’ombra nel  bosco .
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khan-klynski · 6 years
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"d'inverno d'entro" Sguattera è la notte e tu che senti note dolenti su questo frantoio di desiderio ferita a morte soppesando i vicoli da non sapere dove perdere i piedi al bivio la faccia ti mangiano a banchettare disonesti all'ombra dei colonnati figli ingrati corsi sotto i portici e che vergogna questa sera senza luna detenuta orde tramontate dalle vene al cuore alla ricerca di un arrosto a consolare speranze e fumi corrono le voglie prima dell'alba da rimontare in sella ai materassi freddati anime solide sode rassodate sole all'oro in brocca sempre verdi solidali solitarie e tanti rumori per il nulla e quegli spazi dietro gli specchi che non possono parlare le braccia che si sfilano dai busti imballati e sguardi inebetiti che lucidi ignorano solo alcuni vincono e l'alba fa degli zigomi una figuraccia per avere dato tutto le parole che avresti detto anche di traverso ritornano allo stomaco in ferie quelle mani addomesticate da basso cercano le dita che hai lasciato in tasca mossa veloce ma manca poco ma c'è ancora tempo per mordere tutte le guance prima di planare sul guanciale e riporre le armi e riposizionare i sogni negli appositi iperspazi gli attimi contaminati di gesti minati dagli sguardi rubati da pensieri arrabbiati si brucia comunque ma sola a far la parte e ti fai da parte ma bruci comunque il perché si chiama inverno ed è tutto qui dentro K. K. (photo web) #khanklynski #parole #parolesante #inverno #pensieriparole #tempoaltempo #pensierinotturni #cattiveria #scrivere #frasedelgiorno #poeti #lovereading #poesia #poesiaitaliana #verità #versi #verso #instafrasi #leggere #nientedimeglio #apatia #scrittori #bologna #bolognascrive #frasiitaliane #poesiacruda #prosa #frasi #pensieriliberi #poetamaledetto
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ultimavoce · 6 years
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Da Genova a Trapani, passando per Venezia: quando si mette da parte l'arte e il buon senso
#Selfie di gente arrampicata sulla facciata di una #cattedrale, #monumenti trascurati e rubati: quando si mette da parte l' #arte e il #buonsenso
La cattedrale di San Lorenzo a Genova è molto antica: le sua storia inizia nell’anno 1000 all’incirca. Chissà i nostri lontanissimi antenati come immaginavano che sarebbero stati gli anni 2000. Forse pensavano che l’uomo avrebbe così tanto sviluppato la sua intelligenza da realizzare opere e compiere gesta grandiose.
E invece non è esattamente andata così, almeno per certi versi. Nei giorni…
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Quando la notte ti fa paura vienimi a cercare nei miei sogni per te troveró la cura che se già mi cerchi la cura é mia perché stanotte trovo l'armonia l'illusione di poterti avere anche se solo tutte le sere Quando la notte non trovo riposo e nei miei incubi ci sei tu ingannevole sposo Ma se per una volta vorrai aiutarmi ti basterà venire a trovarmi seguendo una melodia di versi che oscillano tra le righe, persi perché mai ti arriveranno mentre sei il solo senso che hanno I miei sogni sono unica consolazione mi regalano un'emozione: la sensazione di averti accanto io con gli occhi rossi dal pianto tu come sempre sei uno schianto ‘Sti versi rubati su un foglio scritto stanno col cervello in conflitto Mentre il mio cuore mente, deve stare zitto alla fine delle rime ho sconfitto la tua immagine e cado giù in preda alla mia mente, voragine
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sciatu · 5 years
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Sambuca di Sicilia, Palermo, ancora Palermo, Randazzo, Siracusa, ancora Siracusa, Palermo, Noto, Erice (?), Siracusa o Scicli  
Quando ti parlo d’amore, non seguirmi nella mia strada. Io, ho trovato la mia via, so dove andare, quale scorciatoia prendere tra le piccole o grandi case, tra cuori che non dormono di notte e occhi che nascondono lacrime, nei silenzi grandi come piazze e vuote di affetti, nei sorrisi che nascondono il vuoto in cui ci si sente. Di notte, come ladro indeciso o un gatto solitario, ho percorso tutte queste strade dove le anime degli uomini sono finestre illuminate o balconi fioriti, o porte sbarrate o mura diroccate. Ma non per me, randagio inquieto che so entrare nelle ferite di ognuno, che rubo sorrisi e dolori, spiando baci rubati ed abbracci assassini, portandomi via gli avanzi e le briciole di cuori e di animi, piccoli semi che rubo e coltivo qui, perché portino un senso alle lacrime di tante. Ma tu, che non hai mai sentito queste strade urlare il loro silenzio, che non ti sei mai ubriacato di notte con chi era stato tradito, che non hai visto l’alba accendere le finestre dei piani alti e che dentro un portone non hai mai amato a tradimento o baciato qualcuno mentre piove, che non sei mai stato un cane randagio che cerca nella spazzatura gli animi degli uomini sconfitti o delle donne abbandonate, tu che sai queste strade solo perché preso nella ragnatela delle mie parole, tu che non sai dell’amore ma ne sei turbato,  prendi tutto quanto dico come il racconto di un marinaio ubriaco, sorridi delle mie iperboli e promesse assolute per un assoluto amore che solo per me esiste. Come un gatto randagio, al mattino io mi addormento sempre tra le sue braccia e lei mi dona tutto quello che sogno, mentre tu resti ancora su queste strade silenziose, zingaro senza dimora, a cercare, a sperare, randagio come lo ero io, diventi sempre più un poeta stordito dai suoi versi, un matto che ragiona da savio per nascondere la sua follia, come in fondo ancora sono io, anche se protetto dal suo infinito ed eterno abbraccio. Perciò non seguirmi in queste strade se non vuoi perderti nella città infinita che sono le anime degli uomini tristi.
When I talk to you about love, don't follow me in my way. I have found my way, I know where to go, what shortcut to take between small or large houses, between hearts that do not sleep at night and eyes that hide tears, in the silences as big as squares and empty of affection, in the smiles that hide the emptiness in which one feels. At night, as an undecided thief or a lone cat, I walked all these streets where the souls of men are illuminated windows or flowered balconies, or barred doors or crumbling walls. But not for me, a restless stray that I know to enter into the wounds of everyone, who steal smiles and pains, spying on stolen kisses and murderous hugs, taking away the leftovers and the crumbs of hearts and souls, little seeds that I steal and cultivate here, because bring meaning to the tears of so many. But you, who have never heard these streets scream their silence, that you have never been drunk at night with those who were betrayed, that you have not seen the dawn light up the windows of the upper floors and that in a door you never have loved to treachery or kissed someone while it is raining, that you have never been a stray dog ​​that seeks in the garbage the souls of the defeated men or abandoned women, you who know these roads only because caught in the web of my words, you who do not know of the 'love but you're upset, take everything I say, as the story of a drunken sailor, smile at my hyperbole and absolute promises for an absolute love that only exists for me. Like a stray cat, in the morning I always fall asleep in her arms and she gives me everything I dream, while you still remain on these silent streets, homeless gypsy, trying, hoping, as stray as I was, you become more and more a poet stunned by his verses, a madman who thinks wise to hide his madness, as in the end it is still for me, even if protected by her infinite and eternal embrace. So do not follow me in these streets if you do not want to lose yourself in the infinite city that are the souls of sad men
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