Tumgik
#vento innocente au
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Koichi: What's wrong, Gio?
Vento Innocente Giorno: *sniffling* I saw a leaf on the sidewalk. And it looked so crunchy-
Koichi: Please don't say what I think you're going to say...
Vento Innocente Giorno: And when I stepped on it by accident, there was no crunch!
Koichi: No! Anything but that!
Bruno, in the distance: *thinking: Are...are these really the boys who fought Leaky-Eye Luca?*
@darkslayers-bride
@mrsgiovanna
@briagiovanna
@starry-blue-echoes
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natsuyuki-w · 9 months
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Serenitea Shop | Dawning Dew
Arataki Itto x f!reader
italiano
Modern AU
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Serenitea shop >
Venerdì mattina era mia routine sfrecciare la Japan town in direzione dell'Inazuma college.
La strada che avevo imparato a famigliarizzare, era una sequela di negozi e mercanti che percorreva vari spettri del sol levante. L'alberato di ciliegi era in fiore lasciando una coltre di delicati petali rosa che si innalzano al mio passaggio, guardandomi intorno  lanciavo cenni e saluti ai volti famigliari dal mio carretto tintinnante.
Arrivata ad uno dei quartieri meno tipici e curati, notai che finalmente il vecchio garage aveva trovato dei proprietari. "Oni-cycle" recitava il cartellone, e all'entrata, il mio sguardo ricadde sulla figura di un ragazzo. Di grossa stazza e corpo dipinto di tatuaggi rossi, emanava un'aria un po' intimidatoria, ma era proprio un figo della Madonna. Stava al telefono ascoltando una chiamata, la sua schiena appoggiata allo stipide della porta.
Alzò gli occhi e gli sorrisi di cortesia  pensando che la mia interazione sarebbe finita lì, ma lo sconosciuto, a quanto pare, la pensava diversamente.
La sua forte voce interruppe il mio percorso e la quiete che aleggiava le strade. -RAGAZZA COL CARRETTO! HEY! FERMATIIII- Sbraitò facendomi sobbalzare. Mi voltai leggermente verso il garage. Quando vide che lo avevo notato, agitò il braccio adornato da una pesante collezione di bracciali di pelle e catene, salutandomi, poi,... Se ne rientrò in tutta fretta nell'officina.
Dalla vetrina una sequela di persone vestite nello stesso stile faceva capolino timidamente. Fra loro, una ragazza spiccava per via dei suoi capelli verdi smeraldo. Indossava una mascherina che le copriva i lineamenti del volto, ma il suo sguardo perpetrava chiaro disagio verso l'azione appena compiuta dal compagno.
Senza farmi troppe domande continuai il mio percorso ma un cigolio frenetico riportò i miei occhi verso la strada lasciata alle mie spalle. Quel bel ragazzo stava cercando di raggiungermi a bordo di una bicicletta a dir poco da rottamare. Avrei riso a crepapelle sé non fosse per il terrore, era il doppio di me in statura e mole. Il mio cervello entrò in modalità sopravvivenza e mi misi a pedalare con tutte le mie forze.
Continuava a chiamare e chiamare e io continuavo a pedalare e pedalare, ma la fuga, non durò a lungo. Era inevitabile, il mio carretto troppo pesante e le mie gambe non abbastanza forti per seminare tale individuo. Così, affrontai il mio destino. - HO UNA TERMOS, E NON HO PAURA DI USARLA! - dissi prendendo l'oggetto dal carretto in fretta e furia. - Wowowo!!!! -  sventolò le mani davanti alla faccia. - Sono innocente! -
- P-perché l'inseguimento allora??? Ce l-l'hai con me per caso? - continuai spaventata. - Sì! Cioè No! Un attimo...- e si girò per un secondo per sventolare la chioma al vento e allungare una mano. -  Hey piacere sono Itto, uomo numero uno ritornato finalmente in città. Che ne dici di conoscerci meglio? Vieni con me, ti mostrerò di cosa sono fatti i sogni.  - 
Sentendo dei rumori strani riabbassò lo sguardo ma scoprì che me n'ero già andata. - Mi spiace ma non posso, magari una prossima volta eh? Ciao Itto buona giornata. - urlai allontanandomi il più in fretta possibile in lontananza qualche mugugno dalla sua generica posizione. Come un film, mi replicai l'intero scambio, non riuscii a trattenermi scoppiando in una fragorosa risata in mezzo alla strada.
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Thoma se la stava ridendo come un matto - Ma come...Non hai perso la testa per il bad boy? Sì parla molto di lui davvero, sai?- -  Poche volte in senso buono a dirla tutta. - si intromise Gorou. - Direi piuttosto Mai. - si avvicinò Sara visibilmente infastidita.  - Tieni. - le porsi il bicchiere già pronto al suo recapito. - Grazie, - mi fece un cenno del capo - Hai fatto più che bene ad andartene. Anzi, cambierei percorso totalmente fossi in te. - continuò la ragazza dal caschetto corvino. - Dai Kujo-sempai, non è così male. Solo un po'... Entusiasta. - Si grattò la nuca Thoma nel cercare le parole esatte. - È un vandalo che non sa tenere la bocca chiusa. - sputò con disprezzo l'altra.
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"Beh,... Non e che possa tanto cambiare strada" rimuginai nella via di ritorno. D'altronde le altre vie erano stretti vicoli, e le principali troppo trafficate. - E poi figurati, si sarà già dimenticato di me per seguire la prossima persona "interessante". - Sentii davanti a me urla scoppiettanti e gioiose di bambini che giocavano. " Mi chiederanno i fondi come sempre." Pensai riferendomi agli "avanzi" di succhi di frutta che mi erano rimasti dalla visita alla Inazuma. -NOOOOOOO- Sentii d'improvviso. In netto contrasto dalle voci acute, un suono profondo e potente che si propagò per tutta la strada.
I monelli erano accerchiati esultanti intorno ad uno dei compagni, e accovacciato a terra con le mani fra i capelli. Un uomo adulto dalle spalle larghe dipinto di tatuaggi rossi.
"Oh nou" - Ciaoooo - si innalzò immediatamente un coro di bambini agitati nel vedere la mia bici. "Aw, così cariiiini... approfittatori dalle facce da angelo"  Ricambiai con un gran sorriso e un cenno della mano "Seguiamo il consiglio di Sara,... Anche se visto così e decisamente meno intimidatorio." pensai cercando di sorpassarli senza troppi indugi.
Ancora prima che i ragazzini potessero lamentarsi del breve saluto - TU COL CARRETTO! - balzò il proprietario del garage.
- Sì ma ci credo che sta mattina è scappata via. Zio Itto se fai così, non puoi lamentarti di non avere una fidanzata. - lo incalzò uno dei ragazzi più grandi. - PICCOLO...- Dovetti fermarmi per non cadere dalla bici. -OY! - l'omone era diventato talmente rosso da quasi far scomparire le pitture sul corpo. - Scusami ma hahahahahahaha, non ce la faccio. Fra sta mattina e adesso non so cosa sia più divertente. - Mi misi una mano sulla pancia appoggiandomi con l'altro braccio al carretto per sostenermi. Mi asciugai le lacrime e mi rivolsi ai bambini - Ciao carissimi. Allora,... Chi ne vuole? - e aprii il bar. - Siiiii - risposero in coro le voci bianche accompagnate da un intruso tenore. Ridacchiai e mi avvicinai - Eh no, lo sconfitto da una mano. - trascinando Iroo per il braccio e facendo l'occhiolino al bambino vittorioso. - Ma...- cercò di ribattere il proprietario del garage. - C'è succo d'uva, mela, carota e pomodoro,... - lo bombardati con l'intera lista porgendogli un bicchiere -  Kiyoka, digli un po' cosa vuoi. - e il gruppetto di divise in due file per ritirare le bevande.
Itto non era esattamente abile, ma sembrava genuinamente coinvolto e deciso a dare il meglio di sè, di tanto in tanto buttava sguardi """"fugaci"""" controllando che avessi visto tutto. Numerose battute pessime e tentativi in tricks da Bartender, finiti tutti con succo rovesciato da qualche parte. Dovevo però ammettere che il suo magnetismo era innegabile, tutti i ragazzi lo adoravano e le mie guance facevano male a furia di sorridere.
- Ciaooo torna presto! - salutarono tutti facendo ciao con le manine o aggrappandosi alle mie gambe come dei Koala. Ricambiai con un drammatico sventolio di tovagliolo e carezze sulle loro testoline.
- Eh-hem... Non sapevo fossi famosa quanto me da queste parti. - si appoggiò al bancone con entrambe le braccia, a cui il carretto rispose con un bel voglio di protesta. Ridacchiai e lui si spostò di colpo con delle bofonchiate scuse, osservandomi dall'alto mentre finivo di distemare le stoviglie sporche. - Mi hanno detto che sei famoso! Un'amica mi ha dato 10/10 - - He-he il mio carisma non... - - Mi HA dato 10/10 punti sopravvivenza per la scelta di filarmela. Non avevo ancora mai visto Sara così irritata. - Sara...KUJO SARA??? Come fai a conoscere quella figlia delle guardie? - - ...Figlia delle guardie? I suoi sono poliziotti? - - Un dito in culo come si dice dalle mie parti - - Oooh ~ he ragazzaccio che sei... - dissi in falsetto dandogli un colpetto sulla spalla. - affascinante eh.... MA STAI RIDENDO? - e ritornò paunazzo facendo il broncio.
Mi guardò nuovamente di sottecchi provando un nuovo approccio - Non sono niente male come bartender eh? Per il mio prezioso servizio sccetto come pagamento un invito...- gli presi delicatamente l'avambraccio ponendogli nella mano un bicchiere, ed approfittando della sua confusione mi alzai in punta di piedi portando le mie labbra alla sua guancia in una leggera carezza.
Saltai veloce in sella e gli urlai in tono amichevole - Ciao, ci si vede. - partendo immediatamente. - C-C-COSA? C-C-COME? Hey fermati!!! - ma prima che potesse partire in corsa vide cadere a terra un bigliettino, scivolato dalle sue mani aggrappate all'oggetto di vetro.
" ~ Dolce tepore di casa e gustosi prodotti locali. ~ Serenitea Shop
Via Ping 3 Celestia - Teyvat
Il bicchiere è in prestito Passa a riportarlo, o mi toccherà chiamare Sara per sequestrare la "refurtiva". Mi raccomando invita anche la tua gang, nuovi clienti fanno sempre comodo... A presto apprendista bartender <3 "
Saltellava sul posto in un mix di emozioni contrastanti. -...HEY, NON TI SEI FIRMATA! - urlò infine al vento.
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egheneto · 4 years
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OPHELIA - JOHN EVERETT MILLAIS
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John Everett Millais è stato uno dei principali esponenti del Preraffaellismo, un movimento artistico britannico del XIX. Il nome della scuola si vuol riferire all’arte prima di Raffaello Sanzio, accusato di aver "inquinato l'arte esaltando l'idealizzazione della natura e il sacrificio della realtà in nome della bellezza", permettendo così gli sviluppi dell’accademismo, arte accademica e ufficiale, falsa e vuota. 
I Preraffaeliti tentano di unificare tra loro i concetti di vita, arte, e bellezza a favore di un’arte che miri al recupero del rapporto diretto con la natura e dell’estrinsecazione dei sentimenti secondo i dettami romantici. I temi di maggiore ispirazione sono colti in ambito biblico ma soprattutto letterario, dalle pagine della Divina Commedia o dalle opere di William Shakespeare.
Ophelia è un perfetto esempio di tutto ciò.
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Ophelia è un dipinto olio su tela (76.2×111.8 cm) realizzato nel biennio 1851-1852 ed appartenente alla collezione della Tate Gallery di Londra.
La tela si ispira al personaggio di Ofelia, uno dei protagonisti femminili dell'Amleto di William Shakespeare.
Il momento raffigurato dal pittore è tratto dalla settima scena del IV atto della tragedia shakespeariana, in cui la regina Gertrude ricorda la morte della giovane Ofelia, impazzita a seguito dell’omicidio del padre avvenuto per mano dell’amato Amleto e successivamente annegata nel fiume mentre era impegnata a intrecciare ghirlande di fiori.
C’è un salice che cresce di sghembo sul ruscello e specchia le sue foglie canute nel fluido vetro. Con esse ella intrecciava ghirlande fantastiche di ortiche, di violacciocche, di margherite, e lunghe orchidee rosse a cui i pastori sboccati danno un nome più basso, ma le nostre fredde vergini chiamano dita di morto. Lì mentre s’arrampicava per appendere ai rami penduli i serti d’erba, un ramoscello maligno si spezzò, e giù i trofei verdi e lei stessa caddero nel ruscello querulo. Le vesti le si gonfiarono intorno, e come una sirena la sorressero un poco, che cantava brani di laudi antiche, come una che non sa quale rischio la tenga, o come una creatura nata e formata per quell’elemento. Ma non poté durare molto: le vesti pesanti ora dal bere trassero l’infelice dalle sue melodie a una morte fangosa.
Per il soggetto del suo dipinto, Milais decise di utilizzare come modella Elizabet Siddal, futura moglie dell’amico Dante Gabriel Rossetti, anch’egli esponente della scuola dei Preraffaelliti. Milais fece immergere la ragazza in una vasca da bagno riscaldata con delle candele. Prima di procedere con la realizzazione dell’opera, comunque, il pittore realizzò diversi studi preparatori, anche delle singole parti del corpo.
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L’opera raffigura una bellissima Ofelia che, caduta nel ruscello, è distesa a fior d’acqua, abbandonandosi completamente alla corrente e a quella che sarà la sua morte, con le mani aperte e I fiori in una mano che vanno disperdendosi.
Nel dipinto, tutto l’interesse è riposto sull’elemento naturalistico: la vegetazione è ripresa dal vero ed ogni dettaglio è reso con impressionante rigore e precisione, a testimonianza di un rapporto profondo con la natura.
Tuttavia, si tratta di una fabbricazione apposita per la scena dipinta, poiché le specie floreali scelte dall’artista non fioriscono tutte nello stesso periodo dell’anno. Sono state scelte, infatti, per la loro valenza simbolica.
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I fiori bianchi, probabilmente ranuncoli, simboleggiano ingratitudine oppure superficialità.
Il ramo di salice piangente inclinato verso il capo di Ofelia rappresenta l'amore non ricambiato.
Le foglie di ortica che crescono a lato del salice simboleggiano il dolore, che l’ha condotta alla morte.
Le margherite che galleggiano vicino alla mano destra della figura esprimono la sua l'innocenza.
Le rose galleggianti vicino alla guancia di Ofelia sono simboli di gioventù, amore e bellezza.
La ghirlanda di violette che circonda il collo di Ofelia è un'allusione alla castità ed alla precoce morte della fanciulla.
L'olmaria (regina dei prati) sottolinea la futilità della morte della fanciulla.
I nontiscordardimé al margine del fiume esprimano la propria valenza simbolica nella loro stessa denominazione.
La viola galleggiante sulla veste di Ofelia simboleggia la riflessione.
L'adonide a lato della viola sottolinea il dolore che sta lacerando Ofelia, dolore espresso anche dalla presenza della fritillaria, tra il corpo ed il margine del fiume.
Infine, il papavero è il simbolo del sonno e della morte.
La raffigurazione del paesaggio comprende anche alcuni animali, tra I quali un pettirosso, che veglia silenziosamente sulla morte della ragazza, e persino un teschio, esplicito richiamo alla morte.
La malinconica follia di Ofelia è resa molto felicemente. Il volto della fanciulla non dà segno di paura o di rimpianto, ma mostra solo la stanchezza di una pazzia lacerante. Ofelia è pronta a lasciarsi andare, a diventare parte dell’acqua su cui si è posata e della natura che la circonda e l’accoglie.
I colori coinvolgono prevalentemente le diverse tonalità di verdi e marroni, andando a creare un’atmosfera sommessa e fiabesca. Comunque, brillano in modo vivace e lucido, permettendo ai più piccoli dettagli di emergere sullo sfondo e rendendo la scena armonica.
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Il personaggio di Ophelia ha ispirato qualsiasi genere di opera, dai quadri, alle canzoni e ai film, per il suo carattere tragico di fanciulla casta e pura, vittima delle circostanze e del fato.
John William Waterhouse, anch’egli appartenente alla scuola dei Preraffaelliti, realizza nel 1894 un bellissimo dipinto, che raffigura la giovane seduta su un tronco sulla riva di un fiume, con fiori sul grembo e tra i capelli che la fondono con la verde natura circostante.
Ancora prima, nel 1844, Eugène Delacroix realizza un’opera dal titolo “Death of Ophelia”, che trasforma la figura di Ofelia in quella di una donna simbolo del romanticismo, con la sua sessualità innocente ed interrotta.
Prima nel 1852, e una seconda versione nel 1863, anche Arthur Hughes realizza la propria versione della fanciulla e ne cattura la dolcezza e la delicatezza, non solo nei colori ma anche nella morbidezza delle linee.
Nel 1870 Arthur Rimbaud dedica alla figura di Ophelia una poesia
I
Sull'acqua calma e nera, dove dormono le stelle, come un gran giglio ondeggia la bianca Ofelia, ondeggia lentamente, stesa fra i lunghi veli… – Dalle selve lontane s'odono grida di caccia.
Son più di mille anni che la triste Ofelia passa, bianco fantasma, sul lungo fiume nero. Son più di mille anni che la sua dolce follia mormora una romanza alla brezza della sera.
Il vento bacia i suoi seni e dischiude a corolla i grandi veli cullati mollemente dalle acque; i salici frusciando piangono sulla sua spalla, sull'ampia fronte sognante si chinano le canne.
Le ninfee sfiorate le sospirano intorno; ella risveglia a volte, nel sonno di un ontano, un nido da cui sfugge un piccolo fremer d'ali: – un canto misterioso scende dagli astri d'oro.
II
O pallida Ofelia, bella come la neve! Tu moristi fanciulla, da un fiume rapita! – I venti che precipitano dai monti di Norvegia ti avevano parlato dell'aspra libertà;
e un soffio, sconvolgendo le tue folte chiome, all'animo sognante portava strani fruscii; il tuo cuore ascoltava il canto della Natura nei gemiti delle fronde, nei sospiri delle notti;
l'urlo dei mari in furia, come un immenso rantolo, spezzava il tuo seno acerbo, troppo dolce ed umano; ed un mattin d'aprile, un bel cavaliere pallido, un povero folle, si sedette muto ai tuoi ginocchi!
Cielo! Amore! Libertà! Qual sogno, mia povera folle! Tu ti scioglievi a lui come la neve al sole: le tue grandi visioni ti strozzavan la parola – e l'Infinito tremendo smarrì il tuo sguardo azzurro!
III
– Ed il poeta dice che ai raggi delle stelle vieni a cercar, di notte, i fiori che cogliesti; e d'aver visto sull'acqua, distesa fra i lunghi veli, la bianca Ofelia ondeggiare come un gran giglio.
I
Sur l'onde calme et noire où dorment les étoiles La blanche Ophélie flotte comme un grand lys, Flotte très lentement, couchée en ses longs voiles… – On entend dans les bois lointains des hallalis.
Voici plus de mille ans2 que la triste Ophélie Passe, fantôme blanc, sur le long fleuve noir. Voici plus de mille ans que sa douce folie Murmure sa romance à la brise du soir.
Le vent baise ses seins et déploie en corolle Ses grands voiles bercés mollement par les eaux; Les saules frissonnants pleurent sur son épaule, Sur son grand front rêveur s'inclinent les roseaux.
Les nénuphars froissés soupirent autour d'elle; Elle éveille parfois; dans un aune qui dort, Quelque nid, d'où s'échappe un petit frisson d'aile: – Un chant mystérieux tombe des astres d'or.
II
Ô pâle Ophélie! belle comme la neige! Oui, tu mourus, enfant, par un fleuve emporté! – C'est que les vents tombant des grands monts de Norwège T'avaient parlé tout bas de l'âpre liberté;
C'est qu'un souffle, tordant ta grande chevelure, À ton esprit rêveur portait d'étranges bruits; Que ton cœur écoutait le chant de la Nature Dans les plaintes de l'arbre et les soupirs des nuits;
C'est que la voix des mers folles, immense râle, Brisait ton sein d'enfant, trop humain et trop doux; C'est qu'un matin d'avril, un beau cavalier pâle, Un pauvre fou, s'assit muet à tes genoux!
Ciel! Amour! Liberté! Quel rêve, ô pauvre Folle! Tu te fondais à lui comme une neige au feu: Tes grandes visions étranglaient ta parole – Et l'Infini terrible effara ton œil bleu!
III
– Et le Poète dit qu'aux rayons des étoiles Tu viens chercher, la nuit, les fleurs que tu cueillis; Et qu'il a vu sur l'eau, couchée en ses longs voiles, La blanche Ophélie flotter, comme un grand lys.
In ambito cinematografico, Lars Von Trier cita più volte Ofelia nel film Melancholia, del 2011. Kristen Dunst, nella scena iniziale, si lascia trasportare malinconica dalla corrente di un fiume, tra le mani dei fiori, le vesti zuppe dell’acqua che la accoglie. La stessa bocca socchiusa, lo stesso sguardo privo di paura.
→ QUADRI E FILM
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aki-draws-things · 5 years
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28. Marry me?
@the-angel-of-death-blog
[è uscita ben più lunga del previsto, estremamente dolce e con un dettaglio alla fine che riprendo in continuazione anche nella Reincarnation AU con I Medici. Ma spero vada bene lo stesso... E non sia troppo.
Accetto ancora prompt, obv. Ma le coppie direi che si capisce su cosa riesco a scrivere meglio 😉
Also, ho impiegato un po' per arrivarci in fondo, e dovrò sistemare a pc eventuali errori e maiuscole, ma spero vada bene lo stesso.]
"giulietta..." romeo sospirò per l'ennesima volta con uno sguardo sognante, mercuzio lo trovava quasi divertente, il suo infinito struggersi per la giovane capuleti, ma a lungo andare la cosa era diventata noiosa. Da come romeo parlava sembrava che solo lui potesse provare quelle infinite pene che loro al contrario non potevano comprendere. Se solo mercuzio avesse dato voce a quello che gli passava per la mente in quel momento. Se avesse potuto parlare di quegli occhi chiari che gli perforavano l'anima ogni volta che si posavano su di lui, o dei ricci dorati che nulla, nulla, avevano da invidiare ai capelli di Giulietta. O del suono dolce della sua voce in quei momenti di pace, avvolti dalle tenebre, momenti in cui si trovavano senza che le spade fossero levate o parole d'odio urlate da un capo all'altro della piazza. In cui le uniche parole erano promesse sussurrate timidamente. Se solo avesse potuto dar voce con i due giovani montecchi a quei pensieri allora avrebbe eclissato ogni parola di Romeo. Ma non poteva, per quanto avrebbe voluto. Era un segreto e tale doveva restare. Perché era proibito, e a tratti ipocrita.
"proprio di una Capuleti, caro romeo?" cosa avrebbero pensato di lui se lo avessero visto nella notte stringere le braccia attorno a quello che chiamavano il loro peggior nemico in un abbraccio che sapeva di protezione e tenerezza?
No, quei pensieri erano suoi e suoi soltanto e agli occhi innamorati di Romeo lui non avrebbe mai compreso il suo struggersi.
"non posso. Se te lo dicessi tu mi odieresti. - c'era serietà nella voce di Giulietta mentre avvolgeva un piccolo fiore azzurro tra i capelli del cugino costretto per forza maggiore a sedere a terra alla mercé della giovane. Non era più una bambina ma sembrava non volerne sapere di smettere di intrecciare fiori nei suoi capelli. "è troppo difficile farlo sui miei, da sola." si era giustificata un giorno. E non aveva voluto sentire noiose spiegazioni sulla sua reputazione se qualcuno a Verona lo avesse visto con dei fiori nei capelli. "ne sarebbero invidiosi. Non tutti riescono ad essere così eleganti come te, mio bel cugino." era una battaglia persa in principio. - e non potrei mai sopportare il tuo odio."
Tebaldo sospirò arreso, non era quel gran segreto, avrebbe voluto dire, ma voleva che fosse lei a dirglielo in segno di fiducia.
"sai che non potrei mai. O ora non sarei qui a farmi torturare da te." cercò di passarle un fiore rosso, leggermente più grande degli altri, ma giulietta lo scartò sul letto prendendone un'altro azzurro.
"tu, piuttosto. - investigó con un sorrisetto. - non mi racconti mai nulla ormai. Ma lo so che deve esserci qualcuno. C'è qualcosa di diverso in te. Dimmi di lei. È bella?" domandò con una solo apparente innocenza.
Lo aveva sempre detto, sin da bambina, chiunque avesse voluto portare via il suo amato cugino avrebbe dovuto essere approvato da lei prima. All'epoca le sue parole avevano fatto sorridere tebaldo che aveva ripetuto la stessa cosa per lei, consapevole però di non aver alcuna voce in capitolo. Ma giulietta aveva continuato, giulietta, la piccola, angelica erede dei Capuleti, aveva fatto cacciare una possibile sposa del cugino quando aveva solo 10 anni. Si era posizionata a braccia conserte davanti a un per nulla interessato tebaldo e ad una giovane fanciulla e aveva esibito la miglior espressione di disapprovazione che aveva visto sul volto della madre nel momento in cui la giovane aveva detto che, se avesse dovuto acconsentire per forza a quel matrimonio allora il suo sposo avrebbe dovuto avere i capelli più corti.
E a giulietta quello non era piaciuto per niente. Così dopo che la proposta del padre della giovane era stata scartata con un cipiglio da lord capuleti, dopo che tebaldo aveva di nascosto tirato un sospiro di sollievo e dopo che giulietta era stata rimproverata per essersi "messa nel mezzo di faccende che andavano oltre le sue conoscenze", si era ritrovata a bussare alla stanza del cugino armata della spazzola più bella che avesse trovato tra quelle della madre e aveva passato l'ora successiva a passarla diligentemente tra i capelli di tebaldo lamentandosi di quanto fosse sciocca quella ragazza che voleva costringerlo a tagliarli.
"mai quanto te." disse semplicemente. Cosa avrebbe potuto dire? Che la ragione per cui lei lo vedeva cambiato era un uomo? E non uno qualsiasi ma il nipote del principe. Come se il fatto che fosse un uomo non creasse abbastanza problemi.
"non è una risposta. - si lamentò attorcigliandogli una ciocca di capelli in una treccia sottile. Oh, quelle avrebbe impiegato ore prima di disfarle, col tempo giulietta si era fatta sempre più brava a farle il più strette e piccole possibili. - dimmi com'è. Ha dei capelli belli come i tuoi? Pensi che acconsentirebbe a lasciarmelo intrecciare?"
Per un istante tebaldo osó immaginare quella situazione. Mercuzio decisamente sarebbe felice di lasciar fare giulietta, probabilmente andrebbe in giro per Verona con i capelli legati in strane acconciature, treccine e fiori azzurri. No. Forse su di lui avrebbe usato quelli rossi. E ne sarebbe anche stato fiero. Se solo non fosse tutto così proibito.. Ma almeno nella fantasia poteva indugiare in un momento di simile calma.
"credo di sì. - sussurrò con un mezzo sospiro. - si, immagino ti lascerebbe fare." giulietta lanciò un gridolino felice.
"devi assolutamente presentarmela. - tebaldo stava già preparando una risposta, una qualche scusa da poterle dare. Odiava mentire ma era necessario. Avrebbe dovuto saperlo però che giulietta, la sua piccola giulietta, era ben più perspicace delle giovani della sua età. E di molti adulti che li circondavano. - o presentarmelo." forse fu la calma e l'innocenza con cui lo disse ma tebaldo si ritrovò ad arrossire muovendosi di colpo e cercando di voltarsi a guardarla, finendo solo con il tirare la ciocca che lei teneva saldamente tra le mani e lasciandosi sfuggire un lamento di dolore.
"co--come?" giulietta sollevò le spalle appena costringendolo a voltarsi di nuovo per non disfare la treccia a cui lavorava.
"può anche essere un uomo. Cosa ci sarebbe di male?" se solo sapesse, si ritrovò a pensare. "chiunque sia ti rende felice. Lo approvo. Ma solo se me lo presenti."
Alla fine era sempre nella notte in cui potevano davvero indugiare l'uno nell'altro. Quando le torce lanciavano lunghe ombre nel giardino e la gente si rigirava nel letto convinta che il fruscio che sentiva fosse il vento o qualche gatto randagio.
"ti scopriranno una di queste volte. - la voce di tebaldo era cauta, e bassa, ma non riusciva a non sorridere alla vista di mercuzio intento a scalare per la centesima volta il muro d'edera accanto al suo balcone. - o perderai la presa." allungò una mano afferrandolo per un braccio e tirandolo dentro, al sicuro. Mercuzio dal canto suo non smetteva di sorridere, come se la scalata in sé fosse una delle sue attività preferite.
"perdessi la presa sarebbe un problema, dolce principe. Non sono un gatto, io. Non atterro in piedi." gli passò piano una mano tra i capelli ora sciolti, avvolgendosi una ciocca dorata attorno al dito prima di sporgersi a baciarlo.
Era diverso da quei momenti nelle piazze, con le spade sguainate e la ferocia e l'odio che non era vero odio. Era lento, a tratti innocente come se stessero solo in quel momento iniziando a conoscersi. Era il modo in cui le mani di mercuzio indugiavano ai lati del suo viso, e le dita stringevano con gentilezza i capelli. Era il modo in cui tebaldo si lasciava spingere contro il muro, protetti dalla luce e da occhi indiscreti. Il modo in cui i rispettivi nomi diventavano sussurri lievi come il vento.
"voglio che tu sia mio." disse quella sera mentre seguiva con le dita il contorno del suo volto. Tebaldo rise, piano.
"non lo sono già forse?" che domanda sciocca, e che sciocca richiesta dall'uomo steso al suo fianco sulle coperte. "richiesta pretenziosa da fare mentre sei nudo nel mio letto."
"no, no. Hai frainteso. - c'era qualcosa di serio nella voce di mercuzio, qualcosa che solitamente non era lì, non con lui sempre pronto a ridere e scherzare. - intendo solo mio. Esclusivo. Di nessun altro al mondo."
"mercuzio...?"
"voglio svegliarmi al mattino senza dover correre fuori da un balcone e scavalcare un cancello. Svegliarmi e poter restare a fissarti mentre ancora dormi--"
"quello evita, ti imploro." mercuzio sorrise spostandogli i capelli sparsi sul cuscino.
"voglio svegliarmi sapendo che passerò il resto della giornata al tuo fianco, e anche il giorno dopo, e quello dopo ancora. Svegliarmi sapendo che la mia vita appartiene a te. E poi addormentarmi di nuovo, la sera, con le braccia strette attorno al tuo corpo, senza dover scalare muri o cancelli per raggiungerti perché tu saresti già qui con me." mercuzio sospirò, come se tutte quelle parole gtavassero sul suo petto e lo schiacciassero, come se ognuna di esse fosse una lama affilata. Poi si mise a sedere voltandosi ad osservare, ammirare, l'uomo al suo fianco che lo guardava come mai prima di allora, con un leggero rossore sulle guance e gli occhi forse lucidi, e un sorriso piccolo, a tratti timido quasi, di chi non è certo di aver compreso appieno quello che gli è stato detto.
E tutto d'un tratto era tornato il mercuzio di sempre, quello con un sorriso divertito più largo di quanto fosse umanamente possibile, con un bagliore di follia negli occhi.
"spostiamoci. Così saremo davvero insieme e nessuno potrà dirci nulla." sì, follia era proprio la parola più calzante.
"non possiamo." decretó, come un dato di fatto. Erano due uomini, era già un peccato, un abominio che giacessero insieme nella notte, sposarsi era-- impossibile.
"non mi importa. Facciamolo. Ah!! - mercuzio si bloccò di colpo, illuminandosi, come se avesse improvvisamente ricordato qualcosa di assolutamente fondamentale. Tebaldo nemmeno riusciva ad immaginare cosa potesse essere mentre lo guardava allungarsi verso la giacca viola e frugare avidamente in tutte le tasche prima di lanciare un soffocato grido di giubilio. - eccolo qui." si voltò nascondendo le mani dietro la schiena e guardando tebaldo con un sorriso che non preannunciava nulla di buono. Ma qualcosa nel modo in cui i suoi occhi brillavano gli diceva che non era un qualche scherzo. C'era speranza, e felicità, e un pizzico di paura forse.
"una cosa del genere va fatta come si deve, giusto? E tu, tu mio bel Tebaldo meriti una cosa fatta bene.
Hai ragione. Non possiamo, è proibito e tutte quelle cose lì. Di certo c'è che non possiamo andare da un qualche frate e chiedergli di unirvi. Ci condannerebbe senza nemmeno pensare a chi siamo o alle nostre famiglie. E loro ci condannerebbe a loro volta. Non possiamo pensare che il resto del mondo ci veda nel modo in cui noi ci vediamo, o che ci accolga, che ci accetti. Ma possiamo farlo per noi. Per tutte queste notti che ci hanno protetto dai loro sguardi, per queste stelle che ci hanno illuminato senza giudicare, per questi-- per ogni cosa per cui vale la pena di essere qui, insieme. - tebaldo si sentiva andare a fuoco, era quasi certo che le guance ormai avessero la stessa tonalità delle fiamme del caminetto. Perché alla fine mercuzio non era mai stato il tipo da fare grandi, lunghi, Seri discorsi. E di certo non discorsi che parevano usciti da uno di quei libri in cui giulietta si perdeva tanto, sospira do sognante. - è non posso nemmeno forzarti se tu non lo desideri. Ma se lo vorrai, se vorrai sposarmi ti giuro che resterò al tuo fianco fino alla fine dei giorni."
Avrebbe dovuto rispondere, dire qualcosa che non fosse un mugolio sottile o un singhiozzo. Invece lasciò in silenzio che mercuzio facesse scivolare un anello con una piccola pietra verde sul suo dito prima di appoggiarsi a lui e baciarlo annuendo piano con la testa. Perché se avesse aperto bocca la voce lo avrebbe tradito e quel momento era troppo perfetto così com'era.
Giulietta lo notó praticamente subito, non il cambiamento ancora più evidente, o la calma che sembrava avvolgerlo, no. Notò l'anello è sorrise appoggiandosi con il mento sulla sua spalla dalla posizione in cui era, inginocchiata su un cuscino alle sue spalle.
"devi davvero, - e sottolineò bene la parola - davvero presentarmelo."
Non disse altro, e se doveva essere sincera non è che fosse quel gran segreto per lei. Ma era brava a mantenerli. Tebaldo annuì senza muovere troppo la testa per non tirare ancora di più i capelli. Non notò il piccolo fiore viola che la cugina intrecciò in una ciocca con un sorriso compiaciuto.
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Koichi: How do you want your coffee?
Vento Innocente Giorno, trying to be tough: Black, like my soul.
Koichi:
Koichi: Giorno, your soul is a latte. A pumpkin spice and vanilla latte with whipped cream.
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Vento Innocente Giorno is Angy
Giorno: Do you even cuddle?
Giorno: Do you even lift each other up with kindness?
Giorno: Do you tell your loved ones that you care about them regardless of who is listening?
Giorno: Do you ever resolve conflicts and emotional issues through compromise and compassion rather than anger and denial?!
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Vento Innocente Incorrect Quotes
Koichi: Now, remember Giorno. If you see something, say something.
Giorno: Hmm.
Giorno: Oh! I saw a puppy that had Mr. Bruno's suit spots! :D
Koichi:
Koichi, serious: Outstanding. This is exactly what I am talking about.
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How would Everyone Lives/Nobody Dies, Post- VA Team Bucciarati react to Vento Innocente Giorno?
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Vento Innocente Giorno: I like Mr. Koichi a lot! But I'm also kind of afraid of him.
Josuke: As you should be.
Vento Innocente Giorno: No, for real, he's kind of-
Josuke: As. You. Should. Be.
Vento Innocente Giorno: 0_0
Jotaro: Josuke, stop.
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Just some doodles of Vento Innocente Giorno!
With a special feature of Star Swap Joseph by @starry-blue-echoes!
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Vento Innocente Giorno Cinnamon Roll
Koichi: Right now, Giorno is a perfect cinnamon scone who’s never done anything wrong!
Vento Innocente Giorno, smiling bashfully: Aww. Thanks! :D
Koichi: Which is why I feel so bad when he eventually finds out just how ruthless Stand Users can be when they're provoked.
Vento Innocente Giorno:
Vento Innocente Giorno, about to cry: What...?
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Vento Innocente Giorno: Everyone thinks I'm this soft, cute person, but I'm not!
Koichi:
Koichi: Giorno, you cried for an hour after stepping on a bug yesterday.
Vento Innocente Giorno: It had feelings! It was probably going home to dinner, and I killed it!
Koichi: ...It was a bug.
Vento Innocente Giorno: It was a BEETLE, and its wife is definitely worried sick, wondering where it is, and I really don't get why you all think I'm so sentimental because I'm not!
Koichi:
Vento Innocente Giorno: Stop looking at me like that!
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Vento Innocente Giorno: *eating a cinnamon roll*
Koichi: Cannibalism.
Vento Innocente Giorno: *confused chewing noises*
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Koichi: Good morning. As you begin your day, remember that violence is always an option, and often the answer.
Vento Innocente Giorno:
Koichi:
Vento Innocente Giorno: ...You worry me sometimes.
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Vento Innocente Angst
Giorno, waiting for Koichi:
Giorno, thinking: I have no idea who I was before at all. Was I a good guy? Was I a bad guy? Mister Koichi said that I tried to steal from him... Does... Does that mean I'm a bad guy? I don’t want to... I don't want to be a bad guy...
Giorno's thoughts: Now we have someone that wants to hurt us... Is he a good guy or bad guy? Was his friend Leaky-Eye Luca a good guy or a bad guy...?
Giorno's thoughts: If I get my memories back... I might not like the person I was... That's only if I do get them back... What if I never get them at all...
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strawberryvanillablast · 11 months
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Koichi: No, Giorno. Not everyone is going to be our friend.
Vento Innocente Giorno:
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