Tumgik
#regine del Medioevo
Text
La regina ribelle di Elizabeth Chadwick
Buongiorno ragazzi, sul nostro blog, oggi vi voglio parlare di un libro che volevo leggere da molto tempo e che stavo aspettando il momento giusto. C’è un tempo per tutto e, nel mio caso si tratta del romanzo La regina ribelle di Elizabeth Chadwick, il primo volume della serie. Che ne dite di continuare a leggere?Se non conoscete il libro scorrete verso il basso e vi svelerò qualcosa in…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
rugantino7 · 1 year
Photo
Tumblr media
Il nuovo anno è appena iniziato e lo inauguro con la pubblicazione del mio nuovo libro dal titolo "Luxor"; un'avventura medievale in un mondo nuovo creato di sana pianta dove cavalieri, re, regine, principesse vivono in mezzo a intrighi, guerre e amori che sembrano essere impossibili. Luxor è acquistabile in tre versioni: La cartacea classica edita da @luludotcom https://www.lulu.com/it/shop/daniele-antonio-battaglia/luxor/paperback/product-1ngvjewd.html La versione in copertina rigida edita da @amazon.it https://www.amazon.it/gp/product/1326248928/ref=dbs_a_def_rwt_hsch_vapi_tu00_p3_i0 La versione digitale di @amazonkindle https://www.amazon.it/dp/B0BRJQLGKP/ref=tmm_kin_swatch_0?_encoding=UTF8&qid=&sr= #danieleantoniobattaglia #danielebattaglia #rugantino7 #scrittori #scrittoriitaliani #libri #books #instabooks #italianwriter #writers #amazon #autori #Authors #kindle #KindleStore #kindleunlimitedreads #kindlebooks #kindleitalia #kindleamazon #kindlefire #luxor #romanzi #romanzistorici #fantasy #medioevo #romanzimedievali #lulupress #ebooks #amore #amor (presso Amazon kindle books) https://www.instagram.com/p/CnHPFZnN-d2/?igshid=NGJjMDIxMWI=
0 notes
Photo
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
historical headcanons: il veneto e i suoi nomi
Che cosa c'è in un nome? Ciò che noi chiamiamo con il nome di rosa, anche se lo chiamassimo con un altro nome, serberebbe pur sempre lo stesso dolce profumo. (Romeo e Giulietta)
“[…] come tutte le rappresentazioni territoriali ancora esistenti, gli storici sembrano concordare che il Veneto sia venuto in possesso, nel corso dei secoli, di numerosi nomi, corrispondenti ai diversi periodi storici attraversati e, come in numerosi casi italiani, alle popolazioni con cui ha avuto un contatto.
Purtroppo, le testimonianze sulla sua prima fase di vita risultano essere frammentarie e di difficile interpretazione, a causa della scarsa conoscenza attuale dell'antica lingua venetica, ma tutte le fonti sembrano indicare Sikos come primo nome del Veneto. Gli studiosi sono concordi nel sostenere sia quello con cui era conosciuto presso i Venetkens, il popolo dalle misteriosi origine che era stanziato nelle Venezie, e che gli era stato con ampie probabilità dato dalla rappresentazione dei Veneti stessi. Purtroppo, non siamo a conoscenza del suo significato, ma siamo certi che il nome fosse in uso fino alla dominazione romana, periodo in cui Sikos risulta alternato con Marcus nelle poche testimonianze di cui siamo in possesso. Sembra scomparire definitivamente intorno al II secolo a.C. con la caduta in disuso della lingua venetica, sostituita in modo definitivo dall'utilizzo del latino.
La scelta del nuovo nome assegnato, ancora ampiamente diffuso nella versione italiana di Marco, è legata alla volontà dell'Impero Romano di addestrare il nuovo possedimento, lontano dalla mentalità combattiva romana, nel tentativo di trasformare il mite Veneto in un guerriero degno del dio Marte. Siamo a conoscenza di allenamenti effettuati con la giovane rappresentazione, legata ai Romani tramite una mitica parentela, grazie a raffigurazioni scoperte nei pressi della città di Verona in cui lo vediamo impugnare alcune armi. Legate molto probabilmente all'ipotetico legame famigliare, alcune fonti sembrano voler avanzare l'ipotesi che la scelta del nome sia stata fatta anche nella prospettiva di onorare la possibile origine troiana del Veneto, donandogli l'onore di essere conosciuto come sacro al guerriero più grande, ma si tratta di supposizioni isolate.
Il Medioevo risulta essere un periodo estremamente complesso anche sotto il punto di vista dell'onomastica, tanto da non permettere di crearne un quadro chiaro, viste le innumerevoli incursioni di popolazioni barbariche e la nascita di numerosi comuni autonomi nei secoli successivi, sorte condivisa dalla grande maggioranza della penisola italiana. Siamo a conoscenza però, tramite fonti affidabili, dell'uso certo di due diversi nomi, legati alle due dominazioni predominanti del periodo, quella bizantina e successivamente quella longobarda.
Il nome Angelo compare citato in un volume conservato nella Biblioteca Marciana di Venezia, giunto in città grazie alla figura del cardinale Bessarione, e in numerosi scritti rinvenuti nell'antica Bisanzio, redatti dallo stesso Impero d'Oriente. I motivi della scelta di questo nome hanno le proprie origini nel mito: il cronista del volume veneziano racconta di come, in crisi per l'incapacità di sceglierne uno adatto per il nuovo territorio, la rappresentazione imperiale abbia richiesto a dei funzionari stanziati in Italia una descrizione fisica del giovane, descrizione che sembra averlo colpito a tal punto dal volerlo ribattezzare Angelo, come gli Angeli del cielo che ne condividevano la bellezza. Più probabile, e confermato anche dagli scritti bizantini, visto il significato del nome, che gli fosse stato assegnato come simbolo della sua importanza strategica, essendo l'Alto Adriatico estremamente importante per gli orientali. Da scritti datati al XIII secolo d.C.  dell'Impero Bizantino ci arriva un'altra informazione, questa volta una considerazione personale: Angelo sembra essere stato scelto anche per il desiderio di collegarlo in qualche modo alla figura dell'Arcangelo guerriero, il cui nome era già però in uso per un altro possedimento. Qui veniamo a conoscenza anche del pentimento della scelta del nome che, secondo la rappresentazione imperiale, si è rivelata fatale, collegando il destino della Venezia a quello dell'angelo maggiormente amato da Dio, il ribelle Lucifero.
La mancanza di notizie riguardanti il periodo longobardo non ci permette, neanche sotto questo ambito, di poter fare affidamento su informazioni certe. Unica nostra fonte attendibile si rivela essere anche qui il volume Historia Langobardorum di Paolo Diacono, in cui è riportato l'utilizzo del nome Astolfo, nella variante germanica, per indicare il Veneto conquistato. Non abbiamo motivazioni che spieghino la scelta, ma il significato di “lupo valoroso” potrebbe in qualche modo essere legato alle vicende delle popolazioni locali e dei presidi imperiali, dimostratisi arrendevoli, quasi come una sorta di dispregiativo. Qualche storico ha avanzato l'ipotesi che Astolfo potesse indicare il vescovo di Treviso, Felice, che incontrò gli invasori per dare loro la città, ma viene smentita dall'utilizzo prolungato del nome.
È legata al periodo comunale la ripresa di Marco, scelta volontaria della stessa rappresentazione, con cui sappiamo essere conosciuto nella zona di Venezia. Lo scopo sembra essere collegato alla devozione per l'evangelista omonimo, trovando così anche una sorta di legittimazione divina della rinnovata forza militare e commerciale, in linea con l'usanza bizantina del potere del sovrano derivato da Cristo. Un'antica leggenda veneziana sembra collocare la scelta già nel 697, a seguito dell'elezione del mitico primo doge Paulicio Anafesto, ma sembra una datazione alquanto precoce. Non ci è chiaro se questo fosse il nome con cui il Veneto venisse indicato anche nei rimanenti comuni. Da alcune iscrizioni ci perviene il nome Alberto, utilizzato a Verona, e Jacopo, ma non sono informazioni certe. Sicuro invece è l'utilizzo prolungato dei nomi Angelo e Astolfo. Il primo lo troviamo in tutti i documenti dell'Impero orientale, fino alla sua caduta, e nelle venete colonie greche. Astolfo viene usato invece dagli Alemanni stanziati a Venezia. Probabile fosse utilizzato anche dall'imperatore tedesco stesso.
Sempre volontaria risulta la scelta del Veneto di accostare al nome Marco quello di Alvise, una versione veneziana del più diffuso Luigi. La decisione sembra risalire al periodo di conquista della Terraferma, quando i territori veneti vennero riuniti sotto la guida di San Marco, iniziata già nel corso del quattordicesimo secolo, con il fenomeno delle prime dedizioni. L'accostamento di questo secondo nome fu fatto per esaltare l'importanza della città lagunare, ora capitale di un territorio di notevole estensione. Tutto questo ci viene fatto conoscere dal Veneto stesso, come indicato in un suo diario del periodo, rinvenuto all'interno della Chiesa dei Frari.
Particolarmente interessanti risultano, invece, i nomi con cui il territorio veniva indicato dagli Armeni e dagli Ottomani, popolazioni che ebbero contatti estremamente stretti con la Serenissima. Non si tratta infatti, come nei casi precedenti, di una nuova denominazione, ma possiamo desumere, grazie ai documenti in nostro possesso, che fossero più che altro una sorta di soprannome dato alla Repubblica. Vadvan, dal significato di “paese amorevole”, risulta quello usato dagli Armeni e dalla loro rappresentazione: i legami tra i due popoli, tanto antichi almeno quanto la nascita nebulosa della città di Venezia, furono infatti particolarmente fortunati, tanto da permettere la formazione di un'importante comunità armena. Non sorprende quindi la scelta di un nome così amichevole per il Veneto.
Molto più complesse furono invece le relazioni tra la Serenissima e l'Impero Ottomano che, nonostante la reciproca fascinazione culturale e lo scambio commerciale, si macchiarono più e più volte del sangue di entrambe le fazioni, portandoli a scontrarsi innumerevoli volte. Arslan risulta il nome più ricorrente nelle fonti turche per indicare la rappresentazione nemica che, visto il significato di “leone” o “forte come un leone”, deve essere legata al simbolo della Repubblica stessa. Altre fonti, non ufficiali, ci permettono però di vedere come il giovane Veneto venisse indicato anche come Afet, ovvero “disastro”.
Non ci arrivano altre notizie riguardanti il modo di chiamarlo in altre nazioni, quali l'Ungheria, la Croazia e la Serbia, a cui la Repubblica donò un sovrano e delle regine. Possiamo supporre che il nome con cui si facesse cenno al Serenissimo fosse quello da lui sceltosi, Marco o il greco Angelo. Riguardante il breve periodo di dominio sull'isola di Cipro sappiamo che il nome bizantino veniva alternato con Filippo (amante dei cavalli), ma sembra essere un'usanza di poca importanza.
33 notes · View notes
carmenvicinanza · 3 years
Text
Christine de Pizan prima scrittrice professionista d’Europa
 https://www.unadonnalgiorno.it/christine-de-pizan-prima-scrittrice-professionista-deuropa/
Tumblr media
Christine de Pizan è una delle personalità più affascinanti del tardo Medioevo.
È stata la prima scrittrice professionista in Europa e la prima storica laica di Francia, fu anche poeta, editrice e filosofa.
Nacque col nome di Cristina da Pizzano a Venezia nel 1365. Trascorse tutta la vita a Parigi, dove si era trasferita da bambina seguendo alla corte di re Carlo V il padre, Thomas de Pizan, laureato all’Università di Bologna, prima consigliere della Repubblica e poi medico, astrologo e consigliere personale del re.
Crebbe nell’ambiente agiato e vivace di corte, dove ebbe modo di formarsi e istruirsi alla Biblioteca Reale del Louvre.
Rimasta vedova a venticinque anni, con tre bambini piccoli e una madre di cui doversi occupare, si assunse responsabilità e obblighi considerati a quel tempo prerogativa maschile. Si rafforzò e cominciò a districarsi negli affari maschili, anche in cause legali, e avviò la sua attività letteraria, inizialmente solo come copista e poi anche come scrittrice.
Della metamorfosi da essere femminile a essere maschile lasciò traccia nel suo Livre de Mutacion de Fortune.
Ben presto le sue opere cominciarono a riscuotere successo a corte dove ebbe illustri committenti come i fratelli di Carlo V e la regina Isabella di Baviera.
Nei suoi scritti attingeva dalle esperienze personali e non da religione o mitologia, come era usanza ai suoi tempi.
Nel 1404 ha redatto una biografia di Carlo V che riportava eventi di cui era stata testimone.
La sua opera si compone di ballate, scritti politici e biografie, che dimostrano la sua grande cultura, assolutamente inedita per una donna della sua epoca.
I suoi lavori più importanti sono La città delle dame, del 1405, in cui rovesciava i luoghi comuni dell’inferiorità femminile che risalivano all’autorità di Aristotele, e il Dettato dedicato a Giovanna d’Arco scritto poco prima di morire, nel 1430.
La città delle dame è la testimonianza delle sue profonde intuizioni e riflessioni sulla disparità culturale fra uomo e donna, e sull’esclusione femminile dal sapere. Vi traccia i profili delle più interessanti figure femminili dell’antichità, regine, sante, guerriere, poetesse, scienziate, indovine, come Minerva, Medea, Saffo, Didone, Giuditta, abitatrici di un’immaginaria città fortificata dove imperano esclusivamente Ragione, Rettitudine e Giustizia.
Numerose le sue critiche e argomentazioni contro chi ostacolava l’istruzione delle donne, estromettendole dalla cultura e impedendo loro un naturale arricchimento, così come alla misoginia di molti autori: sarebbero molto irritati se le donne ne sapessero più di loro.
In tutto il libro traspare il suo orgoglio di donna, che la porta a ribaltare completamente le convinzioni del tempo, attaccando con decisione la tradizione letteraria maschile, impostasi solo per l’assenza di una corrispondente tradizione letteraria femminile.
«Che onore per il sesso femminile quando questo nostro regno interamente devastato, fu risollevato e salvato da una donna, cosa che cinquemila uomini non hanno fatto» ha scritto  a proposito della Pulzella d’Orleans.
Christine de Pizan è stata la prima scrittrice della storia a documentare e difendere le gesta di altre donne, è riuscita a fare della sua cultura uno strumento di auto affermazione.
0 notes
giancarlonicoli · 5 years
Link
28 GIU 2019 17:01
DAGO AL “MAXIM” –  “CON DAGOSPIA HO INTERROTTO IL MONOPOLIO DEL PENSIERO UNICO. PRENDI PAMELA PRATI E LA STORIA DEL MARITO RICCO: DOPO CINQUE MINUTI ABBIAMO SCRITTO CHE ERA UNA BUFALA. OGGI CON INTERNET NON È POSSIBILE NASCONDERE CERTE STORIE – IL CAFONAL? IL MASSIMO DELLA IATTURA È ESSERE ANONIMO. PURE SE IN QUELLA FOTO HO UNA FACCIA DA SBUDELLONA, QUELLO CHE CONTA È STARE LÀ - LA PERSONA CHE HO FATTO PIÙ ARRABBIARE È…”
-
Claudio Trionfera per “Maxim”
Roberto D’Agostino. Lo chiamano Dago, concentrato della propria creatura Dago- spia e del suo stesso cognome. Padre e padrone del sito web di riferimento per tutto cio che riguarda la controinformazione sulla politica, sul gossip, sulla cronaca, insomma “sullavita” come a lui piace dire. Tanto famoso, quel sito, da fare “in media tra i 2,5 e i 3 milioni di pagine viste ogni giorno – segnala Dago – e soprattutto Dagospia, rispetto agli altri siti o portali con alle spalle giornali e settimanali, ha come tempo di permanenza sul sito quasi 12 minuti per utente, che e una enormita. Insomma una forza che altri siti non hanno. Risultato di tutto cio: una lectio magistralis nell’Universita di Oxford Italian Society, da dove lo hanno chiamato per raccontare la rivoluzione di internet.
Il fenomeno Dagospia ha varcato il confine.
Questa e una cosa che mi ha molto sorpreso. Quando e arrivato l'invito sono rimasto senza parole. Non avrei mai immaginato nella mia vita di andare nel tempio della cultura e del sapere. Loro avevano gia invitato qualche tempo fa, se ti ricordi, Beppe Grillo. Quindi c'e una curiosita su come il mondo legato al web si sta muovendo e si sta in qualche modo articolando, cambiando un po' l'esistenza globale.
Il tuo sito e quello che molti visitano per primo quando avviano il pc...
Eh si, perche il “rullo” che mi sono inventato - una sorta di rotolo di carta igienica no? - con una notizia dopo l'altra, viene continuamente aggiornato e arricchito. E questo porta a una cattura dell'attenzione, dello sguardo, della curiosita.
L’anno prossimo di questi tempi celebrerai il ventennale: che cosa ti viene in mente?
La prima cosa che mi viene in mente (ride) e che ho perso un anno. L'idea di fare un sito nasce dal fatto che ero un dipendente dell'Espresso e avevo una rubrica di 5 pagine che si chiamava “Spia”. Poi per un incidente, diciamo cosi, perche avevo sbertucciato Gianni Agnelli, mi sono trovato a 50 anni perplesso sul mio futuro: perche la prassi, quella che noi conosciamo nel campo giornalistico e in tutti i campi, sta nel conflitto di dover ogni volta convincere un caporedattore, un capo servizio, un vicedirettore o un direttore sul fatto che la tua idea e quella giusta.
E tutto questo succedeva, allora, parlando con persone che ne sapevano la meta di me, sprecando idee e energie per convincerle a farmi fare un articolo. Cosi mi sono detto: perche tutta questa energia non la impieghi per creare qualcosa di nuovo? E dopo aver seguito con attenzione l’inizio della rivoluzione digitale – che era incominciata nel 1989 con l’informatico britannico Tim Berners, sviluppatore del concetto world wide web, che invento e ci regalo il web cioe la possibilita di creare un sito – passando poi per le tecnologie adottate dall’esercito americano, per quei computer grandi come armadi e infine per il Commodore 64 e il Macintosh, allora, dopo tutto
questo, mi trovai di fronte all’invenzione fondamentale di quello che oggi chiamiamo personal computer: che, lo dice la parola stessa, e personale e lo puoi tenere sulla scrivania.
Insomma dando a tutti noi la possibilita di avere un “potere personale” e di poterci connettere l’uno con l’altro trasferendo dei contenuti. Insomma una rivoluzione in qualche modo paragonabile a quella che avvenne nel 1400 come fine del Medioevo e inizio del Rinascimento grazie a un tipografo tedesco, Gutenberg, che invento i caratteri mobili di stampa. Fino ad allora chi sapeva leggere erano papi, principi monaci... Con l’invenzione della stampa succedeva che la Bibbia poteva essere stampata e diventare accessibile alle classi emergenti del Cinquecento: un passaggio di conoscenze da una casta al popolo che mi ha fatto pensare a internet come a un Rinascimento digitale.
Leggendo tutte queste storie mi ero molto eccitato, cosi il 23 maggio del 2000 misi in rete Dagospia. Ma era un’epoca nella quale non esistevano ne Google, ne Facebook, ne Instagram ovviamente. E incominciai ad andare a avanti a foglietti, libroni con indirizzi dei siti che allora andavano per la maggiore, a spedire cose di qua e di la e l’avventura incomincio in modo un po’ autarchico.
Mi ricordava quella che succedeva negli anni 60 col ciclostile, quando si portavano i volantini nelle fabbriche e nelle scuole facendo controinformazione. Quindi Dagospia nacque proprio come un ciclostile digitale. Allora ero da solo e facevo tre articoli al giorno, poi sono andato avanti e gia dopo 10 anni sono riuscito ad avere una dimensione piu vasta. Ma per arrivarci non e stato facile perche in Italia non c’era una sensibilita giusta per far partire progetti di questo tipo.
Beh, pero hai avuto la tigna giusta...
Certo, pero devi anche considerare che avevo anche un'attivita televisiva, che era all'epoca pagata molto bene, quindi potevo cavarmela anche a livello economico. Ed essendo noto nel campo televisivo andavo dovunque, per giunta con il conforto di alti compensi che tanta gente non aveva. Dagospia nasce come una portineria digitale, con storie, pettegolezzi, racconti, retroscena: io come girandolone, andando da un sa- lotto all'altro, sentivo delle storie pazzesche e divertenti che
non uscivano mai sui giornali ma che io, da persona libera, potevo pubblicare.
Tu immagina gli anni 80 e la storia di Craxi e Ania Pieroni, nessuno l'aveva mai scritta prima della caduta di Craxi stesso. Oggi con internet non sarebbe possibile nascondere certe storie perche la rete ha creato la societa della trasparenza. Per esempio Lucherini s’inventava le sue storie cinematografiche e tutti a scrivere di quello; oggi con internet se t’inventi una stronzata ti sputtanano dopo tre minuti.
Prendi Pamela Prati e quella storia del marito ricco: dopo cinque minuti Dagospia ha scritto che era una bufala. E pensa all’invasione dell’Iraq da parte degli Stati Uniti con Bush che diceva che Saddam Hussein avesse la bomba atomica: era una fregnaccia che se fosse stata detta nell’era di internet sarebbe stata scoperta in pochi secondi. Io con Dagospia avevo interrotto il monopolio del pensiero unico.
Ma in particolare che cosa ti ha fatto crescere in modo esponenziale in tutti questi anni?
Il fatto che Dagospia non ha un paletto, non sceglie di fare l'alto contro il basso. Io ho sempre detto: “La vita e fatta in modo che prima diciamo una cosa intelligente e subito dopo diciamo una stronzata, una battuta, eccetera. Ecco allora che l'alto e il basso il sopra e sotto vivono insieme.
Difatti lo vedi il sito, c'e la notizia cretina o folle poi c'e quella seria o quella culturale. Insomma e tutto mescolato perche la nostra vita e questo. Tu sei a casa, accendi il televisore passi, che so, da Lilli Gruber a Barbara D'Urso, non c'e piu il problema di dire io devo vedere solo una determinata trasmissione. Gia negli anni 60 mi ricordo che Umberto Eco legittimo e sdogano i fumetti che erano considerati arte bassa.
Allora ti arriva un Eco che fa la sua analisi e li eleva come fa anche con La fenomenologia di Mike Bongiorno. Allo stesso modo io non ho problemi a mettere d'apertura un fatto di cronaca anziche Mattarella o Draghi. A suo tempo ho fatto direttore del sito un algoritmo, cioé quella cosa che ha la capacita di dirti in tempo reale se, quando metti un articolo, piace o non piace e soprattutto mi dice quanto e gradito.
Il ruolo delle immagini sul sito?
Sai, noi prima vediamo poi ascoltiamo. Una foto parla piu forte di mille parole. La fotografia e stata una grande rivoluzione democratica di fine 800. Oggi non c'e piu bisogno di fare il ritratto in pompa magna di re o di regine. Io ho sempre avuto una sorta di riferimento nell’immagine fin dall'epoca dell'Espresso, ti ricordi quando era grande come un lenzuolo e c'erano delle foto pazzesche... Diciamo la verita, La Dolce Vita nasce nel ’58 quando l'Espresso pubblica le foto del Rugantino con lo spogliarello di Aiche Nana. Ecco, li nasce l'idea di Fellini di fare un film su questa Roma, diciamo, libertina.
C'e una sintesi diversa in tutto questo.
C’e una protesi dello sguardo, una pubblicita immediata di me stesso che spiego agli altri cio che sono e cio che vorrei essere. Poi c'e il narcisismo che abbiamo tutti. Oggi la privacy col nostro narcisismo e stata completamente resa obsoleta. Vedi, una volta uno metteva le tendine alle finestre, oggi mettiamo in rete noi in mutande o noi a letto.
Oggi tutto è visibile attraverso quel finto telefono chiamato smartphone che in realta e un computer e andiamo avanti a farci i nostri selfie. Quindi e un artificio che fa diventare la fotografia una cosa importantissima. Ti ricorderai, forse nell'86 usci un librone intitolato “Il peggio di Novella 2000”. Era un libro dal quale andai a saccheggiare l’archivio della Rizzolii... Ci sono ancora delle foto che fanno scalpore. Ancora di piu in video, poi. Quando ho fatto Dagospia ho avuto modo di dire che il computer ha una luce che il giornale cartaceo non ha: cosi quelle foto uscivano fuori in una maniera fantastica.
Da questa riflessione, approfittando anche del fatto che Roma col berlusconismo e stata una bella epoque senza uguali e che quando poi e incominciato il 2000 era diventata veramente una sorta di festa mobile dove tutti erano ben contenti di essere pubblicati e mi chiamavano per avere foto sul sito ho costruito un racconto per immagini che era imbattibile. Poi ci ho fatto due libri con Pizzi, due Cafonal.
Questo Cafonal sembrerebbe un dispregiativo, invece la gente fa a cazzotti per apparire, giusto?
Ma certo! Perche in quel modo dice “io esisto, io ci sono, io sto qui”. Oppure “io c'ero”. Quindi pure se in quella foto ho anche una faccia da sbudellona, quello che conta e stare la. Il massimo della iattura e quello di essere anonimo.
Tutti sanno che esistono grazie al fatto che qualcuno li registra scattando una foto. Quindi in qualche modo oggi la qualita della vita si misura sulla qualita dell'immagine. Nel ’67 usci quel saggio fondamentale e piu preveggente di Otelma e di tutti gli altri indovini, che era La societa dello spettacolo di Guy Debord: teorizzava quello cui assistiamo tutti i giorni, cioe che sarebbe finita la realta perche ci sarebbe stato solo lo spettacolo, non nel senso di stare dentro i media ma della spettacolarizzazione al di fuori di quelli. Cioe ciascuno di noi sarebbe diventato un protagonista di questo mondo di- ventato palcoscenico.
In tutti questi anni qual e la persona che hai fatto piu arrabbiare? Lo so che c’e una folla...
Della Valle, di sicuro. Fece anche una campagna contro di me, si chiamava “Dagostrunz”. Ci aveva fatto bicchieri, camicie, magliette, insomma aveva fatto tutta una linea di moda con su scritto “Dagostrunz”.
0 notes
mademoisellesabi · 6 years
Text
Uno dei miei sogni è trasferirmi a vivere nella campagna inglese, o meglio, lo era fino a qualche tempo fa, ora, dopo aver visitato Bretagna e Normandia, la volontà è quella di trasferirmi in una città con affaccio sul mare, appunto della Francia del Nord.
D’ogni modo, la passione per la campagna inglese, è ancora ben radicata in me e quindi un po’ alla volta la sto visitando tutta, l’idea questa volta era di dedicarci al South England. Il tempo a nostra disposizione non era molto, sei giorni, pertanto impossibile fare tutto il sud dal Kent alla Cornivaglia e quindi ci siamo dedicati al sud-est con un assaggio di Somerset e Cotswold.
Ma veniamo a noi, atterriamo verso le 10.00 a Stansted, non è l’aeroporto più comodo ma diventava il più comodo per le nostre date, e ci rechiamo subito a ritirare la nostra auto a noleggio e qui viene il bello, ci siamo pentiti di non aver preso l‘auto con il cambio automatico, perché il problema maggiore non è guidare dal lato opposto, prendere le rotonde al contrario, eccetera, per questo basta a seguire le altre auto, il problema vero, per chi non è mancino, è cambiare con la sinistra.
Whistable – Kent (80 miglia da Stansted) 
Per la prima notte ho prenotato alloggio a Dover, ma lungo il tragitto abbiamo qualche tappa da fare e la prima è stata Whistable, cittadina a 12 chilometri da Canterbury sulla costa sud-occidentale famosa per le ostriche. Noi da appassionati di ostriche non abbiamo potuto fare a meno di fare un aperitivo a base di ostriche e birra locale.
Tumblr media
Dopo una passeggiata a piedi lungo le vie centrali disseminate da caratteristici negozietti e pub, abbiamo pranzato nel celebre The Old Neptune, un pub in Island Wall, la strada più vicina al mare dove abbiamo mangiato Fish and Chips, accompagnato da un’altra pinta di birra.
Da segnalare che Island Wall deve la sua celebrità ai numerosi edifici della metà del XIX secolo, costruiti con i proventi di un salvataggio in mare di una nave che trasportava dollari d’argento, tra i quali sembra anche il pub The Old Neptune. Da vedere in zona anche uno degli ultimi velieri per la pesca delle ostriche, il Favourite costruito nel 1824.
Dopo una visita alla spiaggia, ripartiamo.
Tumblr media
 Canterbury – Kent (7 miglia da Whistable)
Verso metà pomeriggio arriviamo a Canterbury, famosa per la sua Cattedrale, consigliabile la visita guidata, ma noi per questioni di tempo non riusciamo e, tra l’altro, il vero colpo di fortuna sarebbe assistere a una messa cantata in modo da poter sentire le voci del coro più prestigioso d’Inghilterra.
Tumblr media
Canterbury è una vivace cittadina medievale, passeggiare tra i suoi viottoli acciottolati dove antiche dimore sembrano reggersi in piedi per miracolo, è un’esperienza da fare almeno una volta nella vita, come prendere il tè in uno dei tanti locali, e infatti noi qui ci siamo concessi il primo tea di questa visita in terra britannica.
Se avete tempo andate alla scoperta di Canterbury in un modo davvero unico, per meno di 10 GPB con i Canterbury Historic River Tours (da marzo a ottobre) è possibile visitare la cittadina attraverso i suoi canali, che scorrono placidi tra costruzioni antichissime, dimore Tudor e isolette su cui sorgono cappelle francescane del XIII secolo.
Tumblr media
Dover – Kent (18 miglia da Canterbury)
Arriviamo a Dover che è buio, dopo aver trovato l’albergo e fatto il check-in, ci rechiamo in centro, dove non siamo riusciti a mangiare al pub, siamo andati al The White Horse, dopo le 20.00 non è più possibile. Cucina chiusa. Abbiamo provato in un altro pub, ma nulla. Si sa che a nord le cucine chiudono presto, ma qui troppo presto! Abbiamo dovuto mangiare una pizza in un ristorante italiano! Per noi un mezzo dramma e non perché la pizza fosse cattiva, anzi tutto sommato… solo che preferiamo mangiare tipico anche dove non c’è alta cucina.
La mattina seguente dopo la colazione ci dirigiamo subito alle bianche scogliere di Dover, The White Cliff, le formazioni di roccia calcarea a picco sul mare che si affacciano sulla Manica. Un tempo fortezza naturale che si ergeva massiccia contro i nemici della Corona, oggi crocevia di navi cariche di turisti e non solo.
Lo spettacolo è incredibile e la vista delle falesie vale la tappa a Dover. Visitarle è abbastanza semplice, si arriva a un parcheggio e poi da lì, attraversato il cancelletto di ingresso dove vi aspettano dei bellissimi cavalli lasciati in libertà, si prosegue con una passeggiata (di circa un’ora) che porta al vecchio Faro di Dover, South Foreland Lighthouse, lo spettacolo è incredibile nonostante la giornata grigia. Lungo il parco il tragitto è segnato dal passaggio dei pedoni, di tanto in tanto è possibile raggiungere l’estremità delle scogliere e, se non soffrite di vertigini, assistere allo spettacolo unico delle scogliere che si stagliano a picco sul mare. Mi raccomando mantenete una distanza di sicurezza!! Da questo punto si gode della vista sul porto e del via vai di navi provenienti dalla Francia.
Tumblr media
The White Cliff Dover
Volevamo far visita al castello più grande d’Inghilterra, il Castello di Dover, appunto, una pantagruelica fortificazione risalente al tempo dei Romani, divenuto Castello nel Medioevo, pare. Noto anche per aver fatto da sfondo a alcune scene del film Amleto con Mel Gibson. Abbiamo lasciato stare perché c’era da attendere e il biglietto un po’ caro a nostro avviso, euro 22,00 p.p.
Castello di Dover
 Sandwich – Kent (14 miglia da Dover)
Prima di proseguire il nostro viaggio e raggiungere il Sussex urge tornare un po’ indietro e andiamo a visitare Sandwich, esatto proprio come il panino che pare sia stato inventato qui. Non essendo riusciti il giorno prima non potevamo perderci questa incantevole località. Piccolo paesino medievale poco frequentato ma veramente carino e caratteristico, anche qui pub e molti negozietti tipici, in uno dei quali, una bottega francese, siamo entrati a fare uno spuntino perché davvero meritava per i prodotti che aveva.
Tumblr media
  Rye – East Sussex (50 miglia da Dover)
Lungo il tragitto che ci porterà a Brighton dove passeremo la notte, abbiamo un po’ di tappe da fare la prima è Rye, dove non mancano i turisti, ma è domenica mattina, in ogni caso è una delle cittadine più amate e visitate in Inghilterra.
Tumblr media
Questa cittadina fortificata si erigine su una collina, un tempo circondata quasi interamente dal mare (ora è a circa 3 chilometri), è davvero pittoresca. Anche qui un’alta concentrazione di storia. Vicoli stretti acciotolati, antiche case a graticcio, edera tanta edera, non mancano interessanti botteghe, storici pub, tea room, locande, cafè, ristoranti uno più caratteristico dell’altro, in uno di questi ristorantini davvero vecchissimo Fletcher’s House, abbiamo consumato il pranzo domenicale.
Musicisti, artisti e celebrità hanno fatto di Rye la loro casa, un rifugio medievale, anche Re e Regine sembra abbiano soggiornato tra le mura degli antichi hotels del borgo, ma pure bande di criminali come la famigerata Hawkhurst gang, che grazie ai passaggi segreti, compivano traffici di contrabbando fra il 1735 e il 1749.
La cittadina vanta la chiesa e l’antica torre nella quale suona ancora una delle campane più antiche del mondo. Se volete passare la notte a Rye, una soluzione ottima per un soggiorno indimenticabile e con atmosfere d’epoca è The Mermaid Inn uno dei più antichi hotel.
Tumblr media
Seven Sister – East Sussex (35 miglia da Rye)
Proseguiamo lungo la costa, che alterna falesie di calcare bianco a lunghe spiagge sabbiose, in direzione di altre bianche scogliere, quelle di Seven Sister (distretto di Eastbourne). Sono sette scogliere con affaccio sulla Manica, a mio avviso, molto più belle di quelle di Dover. Vestitevi a dovere, munitevi di pashmina attorno al collo perché il vento la fa da padrone ma il panorama è la fine del mondo. Alle scogliere si arriva con pochi minuti di passeggiata dal parcheggio. Adiacente al parcheggio c’è anche un ristorante dove fare ristoro con annesso un carinissimo shop di souvenir fatti a mano e sono anche molto belle le abitazioni nel parco che godono di un panorama mozzafiato, che fa venir voglia di trasferirsi.
Tumblr media
Seven Sister dall’alto
Con una passeggiata si può raggiungere il faro a fasce bianche e rosse di Beachy Head e il rispettivo è il promontorio, il più alto del Regno Unito, che proprio per questa ragione è, purtroppo, tristemente famoso perché frequentato anche da persone che vogliono togliersi la vita, gettandosi in mare. L’altezza non lascia scampo. Ogni anno, un team specializzato che sorveglia la zona giorno e notte, sventa più di 300 suicidi. Forse questa è la ragione per cui sono vi sono numerose croci fissate al terreno.
Brighton – East Sussex (15 miglia da Seven Sister)
Arriviamo a Brighton verso le 17.30, giusto il tempo di trovare parcheggio in strada (dalle 18 del pomeriggio alle 9.00 del mattino il parcheggio non si paga) fortunatamente vicino all’albergo, ed entrare che inizia a piovere. Avevo prenotato da casa il Queen Hotel & Spa, sul lungomare con vista panoramica sul Canale della Manica e nel cuore dei Lanes, quindi comodo alla spiaggia ma anche ai locali, negozi e ristoranti.
Dopo una doccia e un po’ di relax, nel frattempo ha smesso di piovere, ma solo per il momento, usciamo alla scoperta della cittadina, decisamente un luogo di tendenza, raccolta e molto carina, vivace e coloratissima. Ci sono molti negozi dalle vetrine creative, di desing, café hipster, pub e ristoranti.
Tumblr media
La zona di North Laine pullula di street art, come le zone circostanti, ad ogni angolo murales e graffiti, molto belli e ben fatti, dei veri e propri quadri all’aperto che rendono la città ancor più colorata.
Dopo un aperitivo al Plateau uno dei tanti locali alla moda, proprio dietro il nostro albergo conveniamo di cercare un posto per cena che rispecchi le nostre esigenze, dato che la sera prima abbiamo dovuto mangiare una pizza…
Premetto che io e il mio compagno siamo due gourmet pertanto il momento cena, in particolare, è molto importante, a pranzo ci accontentiamo di qualcosa di veloce ma la cena è un rituale. Il mio compagno ha un’enoteca e lavora quasi tutte le sere e i week end, pertanto nei pochi momenti liberi il cibo e il vino devono essere di qualità, come un po’ per tutti quelli del settore, il poco tempo libero e l’attitudine, la cosiddetta “deformazione professionale” ti portano a essere così, questa è la ragione per cui io cerco di risparmiare nei voli aerei e nel noleggio del veicolo perché poi l’alloggio deve essere piacevole e le soste goliardiche incidono sempre parecchio nei nostri viaggi.
Ed ecco che ricomincia a piovere, anche copiosamente, e siamo usciti senza umbrella… In Inghilterra, due mammalucchi… Diventa impossibile cercare con calma un ristorante. Dopo dieci minuti passati a correre e a metterci al riparo qua e là, arriviamo in una vietta disseminata di ristorantini e scegliamo quello che ci ispira di più, si chiama Semolina ed è un bistrot francese, quindi sì dopo l’involontario aperitivo al Plateau dove però abbiamo bevuto inglese: gin and tonic, scegliamo un ristorante francese. Ma che gourmet siete!? (Vi invito a leggere il mio libro per capire) Direte voi che mangiate italiano (è stato un caso) e francese in Inghilterra!? A parte gli scherzi abbiamo mangiato davvero bene e bevuto un’ottima bottiglia di vino francese, la nostra nazione preferita per quanto riguarda il vino. Vi avviso d’ora in avanti pub o ristoranti anglosassoni, la nostra filosofia è mangiare bene e tipico, anche dove la cucina non è il pezzo forte, nel caso specifico l’Inghilterra.
Tumblr media
Spiaggia Brighton
L’indomani mattina dopo l’immancabile passeggiata nell’elegante spiaggia di sassi di Brighton, la preferita dai londinesi, dove sono rimasta affascinata dalle casette colorate a bordo spiaggia, facciamo una puntatina veloce al più famoso dei Piers, quello di Brighton che è il più famoso, i Piers erano molto in voga in epoca vittoriana e rispetto ad allora ne sono rimasti una metà, alcuni tra l’altro dal futuro incerto. E quindi andateli a vedere finché resistono!
D’ogni modo passeggiare lungo questo molo ricco di attrazioni, dallo scivolo che affaccia sull’oceano, alle montagne russe, oltre ai chioschi è un’esperienza abbastanza particolare, anche per il punto di vista che offre sia verso l’oceano sia verso la costa, purtroppo la giornata non è delle migliori ma lo stesso ci godiamo un bello spettacolo.
Arundel – West Sussex (13 miglia da Brighton)
In tarda mattinata riprendiamo il nostro viaggio, la destinazione per la notte sarà Salisbury ma ovviamente lungo il tragitto ci aspettano altre tappe, altre scoperte. La prima tappa veloce la facciamo a Worthing, anche qui l’energia del Pier ci rapisce e ci fermiamo in uno dei locali del molo per due birre; proseguiamo il viaggio e arriviamo ad Arundel, quando è uscita una bella giornata di sole, di quel sole caldo che non ti aspetti in Gran Bretagna in questa stagione.
Ci dirigiamo verso il Castello ma riusciamo a vederlo solo da fuori perché essendo privato è chiuso nei periodi meno turistici, la vista dall’esterno e l’ambiente circostante al castello sono comunque da fiaba: le case in stile Tudor, l’imponente Cattedrale, i cottages che si specchiano sulle acque del fiume che attraversa il paese, ai bordi del quale sono ormeggiate piccole barche.
  Scorcio del giardino del castello
Parcheggiamo nella zona centrale e andiamo alla ricerca di un posto dove mangiare, la cittadina è davvero carina, ogni abitazione è adornata da fiori, i negozietti molto curati e con le caratteristiche insegne. Dopo un’attenta esplorazione dei locali del centro decidiamo per Belinda’s Tearoom, una caratteristica casa del tè una via centrale disseminata di interessati abitazioni. L’offerta è molto varia, vediamo passare piatti fumanti dal profumo irresistibile, ma noi puntiamo su birra e sandwich in modo da tenere la fame per la sera, ci aspettano un paio d’ore in auto e preferiamo stare leggeri.
Salisbury – Wiltshire (53 miglia da Arundel)
Ripartiamo in direzione Salisbury, tralasciando Portsmouth e Southampton, purtroppo il tempo non ci permette una sosta in città così grandi, e comunque noi preferiamo i piccoli villaggi. Facciamo solo una piccola sosta a Chircester che si trova a una decida di miglia da Arundel. Chircester è una cittadina dallo stile inglese, dinamica, e scopriamo che è l’unica città in Inghilterra ad avere il campanile distaccato dalla Cattedrale.
Arriviamo a Salisbury verso le diciassette parcheggiamo in un parcheggio a pagamento in strada, che a breve sarà free, poco distante dall’alloggio. Entriamo al pub Qudos e facciamo il check in, per 5,50 sterline prendiamo anche la colazione per l’indomani, il pernottamento è costato 62 sterline. Giunti in camera la piacevole sorpresa, la camera è ancor più bella che in foto, di recente ristrutturazione letti comodissimi, abbiamo 2 singoli, ho prenotato la camera lungo il tragitto, poco prima dell’arrivo. Vista sulla strada ma isolamento ottimo, non si sente nulla né proveniente dalla strada, né dal pub sottostante. Doccia e via per le strade della città.
La scelta di Salisbury è dettata dalla volontà di vedere Stonehenge l’indomani e quindi diventava una soluzione comoda, oltretutto ha un sacco di bei pub, d’ogni modo è una cittadina carina e molto tranquilla, anche se solo qualche giorno fa qui sono stato uccisi, pare per avvelenamento, un’ex spia russa e sua figlia. La città è ancora sotto choc per l’accaduto.
Ci dirigiamo subito in Market Square, a pochi minuti dal nostro alloggio, attorno alla quale si sviluppa tutto il centro, molti ovviamente i pub, dopo una passeggiata nella zona decidiamo di fare una sosta per un paio di birre dato che è l’ora dell’aperitivo, fra i vari pub scegliamo prima il centralissimo Ox Row Inn, molto bello con arredamento abbastanza recente e poi il Market Inn, a fianco, anche questo con arrendamento recente, in entrambi consultiamo il menu, ma alla fine decidiamo di cenare nel pub dove alloggiamo.
The Ox Row
The Market Inn
Del resto non è proprio questo il vantaggio di soggiornare in una locanda: di quelle con il pub annesso che ti serve boccali di birra e un buon pasto prima di andare a letto presto….
In realtà, non andammo a letto presto, e abbiamo passato una delle più belle serate della vacanza, conquistati dalla musica che proponeva il locale e precisamente delle jam session. Dei virtuosi musicisti che si alternavano sul palco formando delle band sempre diverse e molto interessanti.
Dopo la tradizionale colazione inglese, carichiamo i bagagli in auto e facciamo un ultimo giro in centro in modo da scoprirne la vivacità del mattino. Incuriositi da quanto abbiamo letto sul pub più vecchio della città: The Haunch of Venison, decidiamo di entrare per concederci una dissetante birra e curiosare, è comunque uno dei migliori pub della zona: ha ricevuto diversi riconoscimenti, risale almeno al XIV secolo, epoca nella quale era una locanda dove venivano alloggiati manovali e artigiani che lavoravano alla costruzione della Cattedrale. In tempi più recenti, si narra, sia stato frequentato addirittura da Churchill ed Eisenhower, che pare si incontrassero qui per organizzare lo sbarco in Normandia. Il pub oltre agli antichi arredamenti in legno, vanta numerosi “cimeli” tra i quali anche una mano umana mummificata, che si dice sia stata tagliata nel XVIII secolo a un giocatore di carte perché barava, e che è esposta al pubblico. Sembra che il locale sia infestato dal fantasma del baro, la cui presenza viene avvertita tramite il rumore di passi lungo le scale e lo spostamento dei bicchieri sporchi. Oltre a questo, lo spettro di una donna sarebbe stato visto apparire alle finestre. Quindi se volete farvi una pinta in un ambiente davvero suggestivo è il posto giusto.
Stonehenge – Wiltshire (9,3 miglia da Salisbury)
Arriviamo a Stonehenge verso l’ora di pranzo, facciamo il biglietto e dopo aver visto le antiche dimore in paglia (bungalow) vicine all’area ricettiva, ci incamminiamo verso le “costruzioni” di roccia, sono a disposizione anche dei bus ma il percorso non è eccessivo e quindi per l’andata abbiamo preferito affidarci alle nostre gambe.
Il cielo carico di nubi offre uno spettacolo ancor più suggestivo, scatto un numero infinito di foto. Siamo lì assieme ad altri turisti in assoluto silenzio, invasi dallo stupore ad ammirare il complesso neolitico costituito da alcuni megaliti, e non puoi non pensare come sia stato possibile, in quell’epoca (fra il 2500 a.C il 2000 a.C.), erigere queste rocce in posizione verticale che hanno un peso di 25/50 tonnellate.
Tumblr media
Dopo secoli, ancora molte sono le domande che non trovano risposta su Stonehenge, come: chi realizzò il complesso?  E per quale motivo? Ma soprattutto, qual è il vero significato di questo sito? Si tratta di misteri che non hanno ancora ricevuto una risposta, anche se recentemente gli scienziati sono riusciti a scoprire nuovi dettagli riguardo la costruzione del sito, i quali rivelano che i giganteschi massi, in base ad alcuni rilievi, provengono da un sito che si trova a 30 chilometri di distanza, mentre quelli di dimensioni inferiori arrivano da una zona del Galles e trasportati tramite slitte trainate da decine di uomini e fatte scivolare su rulli di legno. Alla costruzione parteciparono centinaia di persone provenienti dai paesi vicini. Lo dimostrerebbero i resti di antichi banchetti trovati nell’insediamento di Durrington Walls vicino a Stonehenge, che servivano ad attirare gli operai che dovevano trasportare i massi. Per gli esperti la costruzione di Stonehenge all’epoca fu un evento eccezionale che coinvolse moltissime persone e conferì grande prestigio ai villaggi vicini.
Tumblr media
  Alan
Stonehenge: Grandioso! Affascinate! Incomprensibile!
Torniamo al parcheggio con il bus e nonostante l’appetito decidiamo di non fermarci a mangiare nella struttura ricettiva ma di fermarci lungo la strada verso Bath.
Bath – Sommerset (39 miglia da Salisbury)
Lungo il tragitto verso Bath (piccoli paesini) in realtà data l’ora, le 14.00 passate, non abbiamo trovato granché di aperto per mangiare e quindi arrivati a Bath ci dirigiamo direttamente in albergo, anche questo prenotato lungo il tragitto su Booking.com. La scelta dell’albergo è stata azzeccatissima, il bellissimo boutique hotel No 15 Great Pulteney
Abbiamo parcheggiato in strada davanti l’albergo e siamo entrati, dopo qualche istante di rapimento ad ammirare la bellezza e i dettagli dell’ingresso e del salotto che funge anche da reception, abbiamo fatto il check in, ci hanno chiesto dove avevamo parcheggiato e si sono occupati di regolarizzare la sosta attraverso internet, noi abbiamo semplicemente comunicato la targa dell’auto a noleggio.
La signorina ci accompagna in camera ed è bellissima, noi abbiamo prenotato la Camera doppia accogliente, la più economica in quanto camera compatta, non oso immaginare le suite, delle quali ovviamente sono andata a vedermi le foto.
Dopo aver sistemato il bagaglio e fatto la doccia, scendiamo e non avendo ancora soddisfatto la nostra fame, per fare onore al territorio optiamo per un caratteristico afternoon tea un’esperienza che affronto per la prima volta, ma che si preannuncia come un’esperienza fantastica. Ne ho la certezza data l’eleganza e il buon gusto dell’ambiente che ci circonda, il momento sarà davvero eccezionale e così è!
Si sa gli inglesi sorseggino il tè a tutte le ore, ne è prova il fatto che ogni camera d’albergo è dotata di bollitore, tazze e tutto ciò che è necessario per preparate la famosa bevanda inglese. Ma dimentichiamoci del tradizionale tè e biscotti perché il celeberrimo afternoon tea si rivela un’esperienza da favola. Generalmente per due, anche perché un momento per fare due chiacchiere per condividere, un po’ come la nostra ora dell’aperitivo. Si comincia con una flûte di bollicine per proseguire con una triple alzatine con un ripiano con sandwich e tartine, uno con scones, burro e marmellate e infine uno di dolcetti. Dopo il calice di vino si passa allo squisito tè caldo, nel nostro caso c’era una fornitissima selezione di tea.
A pancia piena, anche per smaltire, ci dirigiamo nel centro di Bath, l’albergo si trova a soli 300 metri da Pulteney Bridge e da lì arriviamo alle Terme e in tutta la zona centrale. Bath è davvero bellissima, elegante, imponente, il color oro delle pietre con le quali sono edificati quasi tutti gli immobili della città che nell’insieme sono qualcosa di spettacolare e la sua ricchezza culturale è davvero invidiabile. Per la sua importanza storica, il suo retaggio culturale e il suo valore architettonico Bath è stata dichiarata Patrimonio Mondiale dell’Umanità UNESCO.
Tumblr media
Pulteney Bridge
Fondata dai Romani come centro termale, dato che vi sgorgano le uniche sorgenti calde naturali della Gran Bretagna, divenne anche un importante ritrovo mondano, che nel XVIII secolo andò incontro a un forte sviluppo edilizio divenendo uno straordinario esempio di architettura Georgiana.
La coda per visitare le Terme Romane è notevole, ci riproveremo l’indomani, come per il museo archeologico. C’è molto da vedere a Bath: gli iconici edifici e quartieri Georgiani come il Royal Crescent, il Circus, Queen Square e le Assembly Rooms; i musei come il Museum of Bath Architecture, il No 1 Royal Crescent, il Fashion Museum, l’Holburne Museum e l’Herschel Museum of Astronomy, esposizione ospitata nella casa del famoso astronomo William Herschel e ovviamente il Jane Austen Centre che visiteremo domani mattina.
Tumblr media
Terme Romane
Si è fatto buio e la città è ancora più bella, le piazzette e le viuzze ravvivate dalla gente fuori dai locali, la rendono elegante e vivace al tempo stesso, entriamo anche noi in uno dei tanti pub per un aperitivo a base di birra, ovviamente.
Torniamo in albergo per la cena, abbiamo prenotato nel ristorante al piano interrato dell’hotel. Inutile dire che anche l’arrendamento del ristorante rispetta i canoni dei boutique hotel è molto ricercato, il menu non molto ricco ma i piatti sembrano tutti interessanti, noi ordiniamo antipasto e secondo e, dalla carta dei vini, una bottiglia di pinot nero chileno. Dopo cena ci concediamo due gin tonic nel bellissimo bar dell’hotel e poi via a nanna.
La mattinata seguente la passiamo in giro per Bath a vedere un po’ di attrazioni che non eravamo riusciti a vedere il giorno prima, verso l’una ci fermiamo in un pub per consumare un sandwich per poi proseguire verso Castel Combe, nelle Costwolds.
Castel Combe – Wiltshire, Costwolds (15,3 miglia da Bath)
In quaranta minuti arriviamo a Castel Combe, un luogo magnifico, da favola, del quale ho già scritto un articolo, ecco il link Castel Combe, un villaggio da fiaba dove il tempo si è fermato
Tumblr media
Bibury – Gloucestershire, Costwolds (32,3 miglia da Castel Combe)
Ripartiamo da Castel Combe in direzione Bilbury, altro paesino da fiaba e altro paesino che meriterebbe un articolo a parte, ma il problema è che non ci sto dietro, ho una lista infinita di luoghi da raccontare e se ne aggiungono continuamente di nuovi, per fortuna… ma molti restano nei miei ricordi.
Al momento ve lo racconto brevemente poi chissà. Bibury incanta sin da subito come arrivi in Arlington Row, per le file di cottage di mattoni scuri risalenti al XIV secolo che vi si affiancano e che conferiscono un fascino romantico e suggestivo alla località immersa nel verde, dall’altro lato della strada scorre placido il Fiume.
Tumblr media
L’artista William Morris lo definì “il più bel villaggio delle Cotswolds”, e le ragioni sono chiare in un attimo. Anche a Bibury come a Castel Combe il tempo sembra essersi fermato. Il villaggio conta appena 600 residenti, anche se le l’accoglienza non manca, molti cottage sono stati trasformati in hotel ed è quindi possibile soggiornare fuori dal tempo. Anche qui ci è venuta l’idea di fermarci per una notte ma purtroppo il tempo a nostra disposizione si sta esaurendo, siamo quasi sulla via del ritorno. D’ogni modo ci siamo ripromessi di fare le Cotswold con la dovuta calma.
Tumblr media
Ci godiamo una passeggiata lungo il fiume Coln e lungo il tragitto abbiamo già individuato l’hotel per la prossima visita, è lo Swan Hotel che occupa un bellissimo edificio ricoperto d’edera che sorge appunto sulle rive del fiume. La passeggiata lungo il fiume Coln infonde pace e relax ed esprime tutta la serenità del paesaggio. Il corso d’acqua è l’habitat naturale di numerose trote e, scopriamo che in zona, ci sono diversi allevamenti ittici.
Tumblr media
The Swan Hotel
Non potendoci fermare per la notte decidiamo almeno di pranzare in questo luogo fantastico prima di ripartire e ovviamente la nostra scelta ricade sulla trota con patate, come antipasto prendiamo delle saint jacques e una bottiglia di Chardonnay inglese, si avete capito bene, inglese!
Windsor – Berkshire (69 miglia Bibury)
Passiamo per Oxford ma dobbiamo lasciarla per un’altra volta. Quando arriviamo a Windsor non abbiamo ancora prenotato l’hotel, la media dei prezzi è abbastanza alta e la scelta non è semplice.
Non vi racconto dell’hotel perché è costato troppo per com’era, in particolare, tenendo conto degli alberghi nei quali abbiamo alloggiato nel resto della vacanza. Le foto non facevano capire quanto piccola fosse la stanza, letto alla parete una poltrona e fare i turni per camminare, chiedo subito il cambio con una stanza più grande. Rinnovata anche da poco ma senza gusto e non proprio pulitissima, parecchia la polvere.
Facciamo la doccia e usciamo subito alla scoperta di Windsor. Quando sentiamo il nome Windsor il primo pensiero va alla casa reale del Regno Unito. Il nome era chiaramente ispirato dal Castello di Windsor che da secoli è emblema significativo e dimora della monarchia britannica. Un castello imponente e suggestivo circondato dal verde che si estende fino al centro della cittadina, è tardi per visitarlo e quindi lo faremo domani, intanto ci concediamo una passeggiata nel verde. Il Castello è collegato da un lunghissimo viale alberato al Windsor Great Park, un parco immenso e incontaminato. La passeggiata che conduce al parco prende il nome di Long Walk. Creata nel 1685 da Carlo II era utilizzata come sentiero per cavalli che dal castello portava al Lago di Virginia Water.
Una passeggiata davvero incredibile che vi condurrà a un parco di circa 2000 ettari dove potrete ammirare tra le imponenti querce, una ricca fauna. All’interno del Parco sorge anche Frogmore House, una residenza di campagna del XVII secolo che è aperta al pubblico in alcuni giorni dell’anno.
Prima di cena ci concediamo un giro tra le vie della città, nell’area pedonale tra Peascod Street, King Edward Court e Windsor Royal Shopping, dove l’atmosfera è tranquilla ma brillante, c’è davvero l’imbarazzo della scelta tra i tanti negozi e le botteghe di prodotti tipici. Noi abbiamo acquistato due sciarpe in fantasia a quadri in prefetto stile inglese, in un negozietto di fianco al Municipio, nella zona ci edifici ben conservati che risalgono al XVII secolo.
Tumblr media
Palazzetto a Windsor
Ceniamo in un pub in una stradina vicino il castello il The Dechess of Cambrige, molto carino, nella nostra ultima serata inglese abbiamo mangiato Fish and chips e Guinness, ottimo rapporto qualità prezzo, e poi a letto.
Dopo colazione nella nostra ultima giornata oltre Manica (in serata abbiamo il volo) andiamo al Castello. Si sono succeduti ben 39 monarchi britannici e oggi le stanze reali che hanno accumulato un gran numero di opere d’arte di grande pregio. Appartenenti alla Royal Collection dipinti di Rembrandts, Rubens e Canaletto. Nel parco di 11 ettari del castello c’è la Cappella di Saint George, un esempio stupendo di architettura gotica inglese, che accoglie le spoglie della maggior parte dei sovrani inglesi. Vale la pena assistere anche qui al cambio della Guardia si tiene tutti i giorni da aprile a luglio e a giorni alterni da agosto a marzo, tranne la domenica. Si può assistere presentando il biglietto d’accesso al castello.
Tumblr media
Scorcio del Castello
E qui mi fermo con il racconto, non posso dirvi tutto.
E allora!? Che aspettate? Andate alla scoperta dell’Inghilterra della sua verde campagna, delle sue magnifiche coste e di tutte le meraviglie che ha da offrivi!
A spasso per la campagna inglese (diario di viaggio) Uno dei miei sogni è trasferirmi a vivere nella campagna inglese, o meglio, lo era fino a qualche tempo fa, ora, dopo aver visitato Bretagna e Normandia, la volontà è quella di trasferirmi in una città con affaccio sul mare, appunto della Francia del Nord.
0 notes
tizianacurti · 6 years
Text
Maggio il mese dolce per eccellenza ,un periodo nel quale coincidono momenti speciali quinto mese dell’anno nel calendario gregoriano e giuliano:nel dizionario  si trovano queste definizioni :un bel sole di maggio |rose di maggio, che fioriscono in maggio |bella come una rosa di maggio, si dice di ragazza dotata di una fresca bellezza. Tutto ci riporta a una sensazione di bellezza gioia allegria.
Il nome Maggio deriva dal nome latino Maius Il nome latino avrebbe preso origine, secondo Ovidio, da majores: “gli adulti anziani” a cui i romani dedicavano questo mese (avendo Romolo diviso la popolazione romana in due, i maggiori, gli adulti anziani, appunto, e i minori, i giovani abili alle armi, così che i primi governassero con la saggezza, i secondi con la forza delle armi) ; secondo altri deriverebbe dal nome di Maja, la madre di Mercurio, a cui il mese sarebbe stato dedicato (secondo altri ancora esso era consacrato al dio Apollo).
Nel Medioevo il mese di Maggio veniva rappresentato come un giovane che portava fiori, oppure come un giovane intento a tagliare il fieno.E’ˆ il mese della fioritura, dell’esplosione della natura. E’ il mese del risveglio completo che segue la sonnolenza di Aprile e che precede il fulgore della vicina estate. Il Calendimaggio o Cantar maggio, che trae il nome dal periodo in cui ha luogo, cioè l’inizio di maggio, è una festa stagionale che si tiene per festeggiare l’arrivo della primavera. Il Calendimaggio è una tradizione viva ancor oggi in molte regioni d’Italia come simbolo del ritorno alla vita e della rinascita: fra queste la Liguria, la Lombardia, l’Emilia Romagna, la Toscana, l’Umbria. 
Dopo tutto questo per festeggiare al meglio perchè non fare una visita dal GATTO SCARLATTO  via Benedetto Dei 10 , troverete abiti freschi , magliette dipinte a mano dai meravigliosi colori , vi sentirete delle vere regine indossandole , e poi profumi e bigiotteria , e con  le gonne a tulipano potrete ballare il Maggio in tutta libertà
Maggio mese delle rose , delle spose e delle mamme Maggio il mese dolce per eccellenza ,un periodo nel quale coincidono momenti speciali quinto mese dell’anno nel calendario gregoriano e giuliano:nel dizionario  si trovano queste definizioni :un bel sole di maggio |
0 notes
colospaola · 7 years
Text
Sarà un viaggio alla scoperta delle antiche varietà di mele piemontesi, domenica 1 ottobre, per l’appuntamento Sulla via della mela, ideato dall’azienda agricola L’Ostal di Valgrana per Expa, la rassegna itinerante, ideata dall’Ecomuseo Terra del Castelmagno di Monterosso Grana, che dalla primavera all’autunno da la possibilità di approfondire la storia di luoghi, prodotti e persone della Valle Grana attraverso momenti esperienziali.
La melicoltura piemontese ha una storia che parte nell’Alto Medioevo, quando gli ordini monastici coltivarono le varietà sopravvissute alle invasioni barbariche e la Valle Grana oggi è una delle regine delle coltivazioni del melo in Piemonte.
In quella zona, infatti, il melo trovò, infatti, un habitat particolarmente favorevole in cui le forti escursioni termiche esaltavano i grandi aspetti qualitativi dei frutti.
Dall’inizio del Novecento poche varietà però divennero le dominanti a discapito del patrimonio variegato di varietà autoctone, ma alcune sono sopravvissute grazie ad una caratteristica comune, infatti, si conservano per lunghi periodi e diventano più saporite e aromatiche con il passare del tempo.
Tra le più note delle mele locali la Grigia di Torriana è tondeggiante, leggermente schiacciata, gialla, ruvida e rugginosa, la Buras è molto simile alle renette, la Runsè ha color rosso vinoso e la buccia lucente, la Gamba Fina ha una forma appiattita, colore rosso scuro e polpa bianca, la Magnana è piccola e rossa, la Dominici è grande, un po’ allungata, con la buccia gialla e leggermente ruvida e la polpa color crema, Carla ha la forma piccola, irregolare, giallo-paglierino screziata di rosa e Calvilla è bella, aromatica, profumata, ma molto delicata.
Una caratteristica più o meno comune a tutte le vecchie varietà di mele di quella di essere particolarmente buone cotte al forno, infatti la Runsè è un’ottima mela da tavola, la Gamba Fina è delicata e dolce, la Magnana ha la polpa dolce, acidula, soda e compatta, la Dominici è croccante, acidula, aromatica e profumata, la Carla è dolcissima e succosa, la Calvilla Bianca è fine, morbida, succosa e ha un sapore zuccherino-acidetto con una lieve punta di lampone e la Calvilla Rossa è dolce acidula, croccante e molto saporita.
E’ l’azienda agricola biologica L’Ostal è nota soprattutto per aver saputo, in 20 anni di attività, recuperare queste antiche varietà autoctone di mele.
Domenica 1 ottobre i partecipanti saranno condotti dagli operatori per una passeggiata tra i frutteti dall’azienda alla scoperta della storia dello straordinario patrimonio composto di circa cinquanta antiche varietà di mele, cui seguirà una degustazione dove i partecipanti verranno guidati alla scoperta delle peculiarità che caratterizzano una varietà rispetto a un’altra.
Alla fine sarà offerta una selezione di prodotti dell’azienda, che oltre alla coltivazione di mele, pere e altri frutti e ortaggi si dedica alla produzione di trasformati quali conserve, confetture, succhi e sciroppi.
Il ritrovo sarà alle 9 a Valgrana, nella frazione di Cavaliggi, presso l’azienda agricola L’Ostal. Il costo dell’attività, che si terrà con un numero minimo di 10 partecipanti, sarà di 5 euro per gli adulti e gratuito per i bambini sotto i 10 anni.
Per la prenotazione si deve scrivere a [email protected] oppure telefonare al numero 3294286890.
Alla scoperta delle mele piemontesi in Val Grana Sarà un viaggio alla scoperta delle antiche varietà di mele piemontesi, domenica 1 ottobre, per l'appuntamento…
0 notes
gualabicheri-blog · 7 years
Text
LA LUNETTA DELL’ABBAZIA DEL SANT’ANDREA DI VERCELLI
(Testo e foto di KATIA CERETTI - è severamente vietata la riproduzione delle foto senza il permesso dell’autore - ALBUM COMPLETO: https://www.flickr.com/photos/96501208@N06/albums/72157675577040600) 
Tumblr media
Buonasera amici e ben trovati.
Sono passati alcuni mesi e mi scuso per l’assenza ma gli impegni di uomo di chiesa mi hanno tenuto lontano dai nostri appuntamenti. 
Dato che la Pasqua è vicina ho pensato di mostrarvi un dettaglio di un luogo da me particolarmente amato: la lunetta del portale dell’abbazia del Sant'Andrea di Vercelli. 
Forse alcuni di voi non sanno che sono stato io l’ideatore di tale monumento e che ho fatto venire dalla Francia e dall'Italia maestranze specializzate per realizzare questa impresa. La fondai nel 1219 e la feci terminare nel 1227: fu un lavoro che occupò giorno e notte la mia mente. Essa era sempre nei miei pensieri in quanto frutto e simbolo della potenza di Dio. Amai con tutto me stesso questa creazione, a tal punto da completarla con un portale istoriato di ispirazione antelamica. 
Tumblr media
La cattedrale è uno dei rari esempi di arte “bilingue”: molti difatti sono gli elementi gotici che la caratterizzano, come gli archi rampanti, la tendenza a svilupparsi verticalmente, l’assenza di affreschi e le sublimi vetrate istoriate che, ahimè, oggi sono andate perdute (chissà dove sono finite...anche se io ho qualche idea al riguardo); ma numerosi sono anche quelli romanici, quali i portali, gli archetti pensili, la modularità che dalla facciata ritorna anche all'interno. 
La nostra abbazia, pur essendo splendente, non ha troppe pretese:essa è difatti appartenuta all'ordine cistercense, che tanto predicava la povertà evangelica e che trovò in Bernardo di Chiaravalle uno dei massimi personaggi propulsori. L’abside è piatto, gli affreschi praticamente assenti in quanto preferimmo sfruttare le alti pareti come supporto a finestrature istoriate. La luce infatti è il simbolo di Nostro Signore ed essa deve avvolgere i fedeli durante le funzioni. 
Tumblr media
Ma con questo articolo non voglio raccontarvi la storia dell’Abbazia, anche perché non basterebbe una sola puntata, ma mi piacerebbe analizzare assieme a voi lo splendido portale antelamico, quello posto ad ingresso della navata centrale e che è stato da pochi mesi ripulito dal Consorzio San Luca. 
Tumblr media
La lunetta rappresenta il Martirio di Sant’Andrea: al centro vi è il martire crocifisso similarmente a Cristo, e di dimensioni decisamente maggiori rispetto agli altri personaggi. Alla sua destra compaiono il proconsole Egea e altri due uomini intenti a legare il Santo allo strumento del martirio. Il proconsole è assiso e con la mano dà ordini ai sottoposti. A sinistra invece vi sono tre fedeli: un giovane, un uomo con la barba ed una donna con il velo in testa, che ci ricordano i Dolenti della canonica Crocifissione. 
L’intera scena si trova racchiusa da una cornice scanalata, ornata da motivi floreali ed elementi architettonici decorativi a forma di tralcio di vite. Al centro dell'arco è presente la figura di un angelo, con in mano una corona che serve per trasportare l'anima del santo in paradiso (vedi foto sotto).  
Tumblr media
La lunetta è stata realizzata tra il 1220 e il 1225 da uno o più scultori di chiara ascendenza antelamica (resta ad oggi il dilemma tra gli studiosi se sia stato lo stesso Antelami ad intervenire in tale opera o se piuttosto, più credibilmente visti i caratteri stilistici più rozzi rispetto ad altre opere firmate da Benedetto, siano intervenuti dei suoi allievi oppure degli artisti che si ispirarono al suddetto stile). 
Andiamo ad analizzare alcuni particolari per cercare di comprendere la ragione che spinge i più a dichiarare l’impossibilità dello zampino dell’Antelami. 
1)LA DEPOSIZIONE ANTELAMICA DAL DUOMO DI PARMA: 
Tumblr media
fu una delle opere più importanti di Antelami, e anche delle più precoci durante il suo soggiorno parmense (risale al 1178). La cornice rimanda a modelli classici data la ripresa degli elementi floreali niellati (ma anche ad imitazione di opere d’arte suntuaria contemporanee). Cristo al centro viene deposto dalla croce da Giuseppe di Arimatea, mentre le donne ne piangono la morte. A destra i centurioni romani si giocano a dadi la tunica. Nel mentre, in alto, due angeli scendono a chinare le teste di alcuni partecipanti, rimarcando la necessità dell’umiltà difronte a tale sacrificio. Altri elementi d’ispirazione classica sono i due tondi contenenti le personificazioni del Sole e della Luna, simboli che trapassarono nel Cristianesimo con la sua nascita. 
Notiamo come le figure siano più proporzionate: lo stesso Cristo non risulta di dimensioni maggiori, rispetto invece al Sant’Andrea vercellese. Inoltre i movimenti e i dettagli anatomici risultano essere più armoniosi e realistici, seppur sia ancora presente una certa “goffaggine” ed arcaicità che lega l’Antelami ancora a modelli romanici (come la scultura del duomo di Modena di Wiligelmo). Di gotico vi è essenzialmente la nuova tendenza verso un realismo più marcato, che però troverà maggior sviluppo in Francia qualche decennio dopo. 
I personaggi sono ben definiti, e con ciò intendiamo che risultano essere ben staccati dallo sfondo (altra tendenza che caratterizzerà il precoce Gotico francese: basti pensare alle statue-colonna di Chartres). 
Tumblr media
In foto: il portale dei Re e delle Regine d’Israele, Chartres, 1145 - 1155
Tumblr media
In foto: i due gruppi scultorei della Cattedrale di Reims, prima metà del XIII secolo 
-Quindi, mentre in Italia, nella prima metà del XIII secolo il Gotico non si era ancora pienamente sviluppato in architettura e in scultura, in Francia invece esso era ben evidente sia nei volti delle statue di Chartres e di Reims, estremamente caratterizzati fisiognomicamente e figure ormai a tutto tondo trattate come se fossero degli elementi architettonici, sia nel mercato verticalismo delle sue guglie e dei suoi pinnacoli. 
L’Italia non avrà mai un Gotico identico a quello francese (e il Sant’Andrea di Vercelli ne è la prova): ma sarà un Gotico perennemente legato ad elementi della tradizione romanica, che mai abbandonerà la nostra penisola. Basti pensare anche alla chiesa di San Francesco ad Assisi, oppure al Battistero di Parma. Dovremmo aspettare il XIV secolo per avere un Gotico svettante col Duomo di Milano. Ma questa è un’altra storia. - 
Tumblr media
In foto: particolare della Deposizione dell’Antelami
 2)IL MARTIRIO DI SANT’ANDREA:
Tumblr media
qui invece il nostro Santo è decisamente sproporzionato rispetto agli altri personaggi che compongono la scena (egli è alto circa il doppio). Inoltre nei volti vi è ancora una certa lontananza nei confronti del realismo antelamico: essi sono più schematici, idealizzati e meno caratterizzati da particolari fisiognomici. Una certa goffaggine si nota anche nell'andatura della donna velata e dei due uomini che lavorano per il proconsole: quello che quasi abbraccia le gambe del martire per legarle ha una testa che stona con la posizione del resto del corpo. 
Tumblr media Tumblr media
Il dolore della donna col capo velato non è ben espresso: ella sembra piuttosto sconvolta ma non triste o disperata. Che sia stata volutamente realizzata in tal modo? Oppure lo scultore non sapeva come trasporre un dolore così profondo? 
Tumblr media Tumblr media
Infine notiamo che ancora ai giorni nostri si sono conservate tracce dell’originario colore, il quale è emerso con ancor maggior nitidezza dopo l’intervento di pulizia ad opera del Consorzio San Luca di Torino. Il blu, il rosso,il verde sono le tonalità sopravvissute, alcune delle quali molto alterate (come il verde della croce del martire). 
Tumblr media
Dunque: le differenze tra le due opere sono sottili ma notevoli. è quindi assai probabile che il mio amico Antelami non vi lavorò ma che scultori influenzati dal suo stile siano stati chiamati a lavorare a Vercelli (magari sotto la sua supervisione...chissà!). Non si spiegherebbe la differenza stilistica anche con opere più tarde del Maestro, come il Ciclo dei Mesi conservato all’interno del Battistero di Parma, oppure la Regina di Saba sempre a Parma.
Tumblr media
 (In foto: la Regina di Saba, Antelami, 1210-1215) 
Per fare chiarezza dedicherò i miei anni di studio alla ricerca di qualche documento che possa aiutarci a sciogliere tale nodo, anche se, alla fine, ciò che conta non è tanto chi abbia realizzato tale opera ma piuttosto che essa sia sopravvissuta sino ai giorni nostri come testimonianza di un periodo meraviglioso quale fu il Medioevo, specie quel Medioevo né totalmente romanico né totalmente gotico che caratterizzò la fine del nostro XII secolo. 
Amici, spero di avervi incuriositi e stimolati a fare qualche piccola ricerca. Mi auguro di poter arrivare anche a parlare della nostra bella Abbazia, anche se il lavoro che dovrò fare sarà lungo e faticoso. Voi ponderate, perché la prossima volta tornerò con novelle più saporite che mai!
Il Vostro Guala. 
Tumblr media Tumblr media
(In foto: la lunetta vista da vicino grazie all'impalcatura realizzata dal Consorzio San Luca, che ci ha permesso di salire per poter rimirare più da vicino tale capolavoro. Grazie di cuore). 
Altre fonti fotografiche: Wikipedia. 
0 notes
tizianacurti · 6 years
Text
Maggio il mese dolce per eccellenza ,un periodo nel quale coincidono momenti speciali quinto mese dell’anno nel calendario gregoriano e giuliano:nel dizionario  si trovano queste definizioni :un bel sole di maggio |rose di maggio, che fioriscono in maggio |bella come una rosa di maggio, si dice di ragazza dotata di una fresca bellezza. Tutto ci riporta a una sensazione di bellezza gioia allegria.
Il nome Maggio deriva dal nome latino Maius Il nome latino avrebbe preso origine, secondo Ovidio, da majores: “gli adulti anziani” a cui i romani dedicavano questo mese (avendo Romolo diviso la popolazione romana in due, i maggiori, gli adulti anziani, appunto, e i minori, i giovani abili alle armi, così che i primi governassero con la saggezza, i secondi con la forza delle armi) ; secondo altri deriverebbe dal nome di Maja, la madre di Mercurio, a cui il mese sarebbe stato dedicato (secondo altri ancora esso era consacrato al dio Apollo).
Nel Medioevo il mese di Maggio veniva rappresentato come un giovane che portava fiori, oppure come un giovane intento a tagliare il fieno.E’ˆ il mese della fioritura, dell’esplosione della natura. E’ il mese del risveglio completo che segue la sonnolenza di Aprile e che precede il fulgore della vicina estate. Il Calendimaggio o Cantar maggio, che trae il nome dal periodo in cui ha luogo, cioè l’inizio di maggio, è una festa stagionale che si tiene per festeggiare l’arrivo della primavera. Il Calendimaggio è una tradizione viva ancor oggi in molte regioni d’Italia come simbolo del ritorno alla vita e della rinascita: fra queste la Liguria, la Lombardia, l’Emilia Romagna, la Toscana, l’Umbria. 
Dopo tutto questo per festeggiare al meglio perchè non fare una visita dal GATTO SCARLATTO  via Benedetto Dei 10 , troverete abiti freschi , magliette dipinte a mano dai meravigliosi colori , vi sentirete delle vere regine indossandole , e poi profumi e bigiotteria , e con  le gonne a tulipano potrete ballare il Maggio in tutta libertà
Maggio mese delle rose , delle spose e delle mamme Maggio il mese dolce per eccellenza ,un periodo nel quale coincidono momenti speciali quinto mese dell’anno nel calendario gregoriano e giuliano:nel dizionario  si trovano queste definizioni :un bel sole di maggio |
0 notes