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#poesie d amore e di vita
halfhopeofhell · 6 months
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La linea sottile tra fragilità e tranquillità, è molto lieve, a volte, neanche la percepisci.
Spesso viene confusa con la vulnerabilità, che è una sensazione diversa, simile ma per niente uguale.
La fragilità è un sentimento in cui sei consapevole delle tue debolezze e ai tuoi limiti, dove oltre non puoi andare perché sai che se la superi, poi potresti spezzarti.
Mentre la tranquillità è quel sentimento in cui trovi il tuo equilibrio di calma e serenità, dove ormai nulla ti turba e rimani senza pensieri che possono distrarti.
Stai bene e niente può impedirti a stare male, metti le mani avanti e ti fai avvolgere dal silenzio, in buio abissale ma nulla ti travolge perché stai al sicuro tra le braccia che qualcuno ti scalda il cuore.
Non serve a volte la persona giusta ma il momento adatto per farti sentire in questa linea sottile, lieve lieve, come il sorgere dell'alba, quando dall'oscurità assoluta arriva una piccola luce che illumina ciò che da tempo hai perso: la pace.
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francesco-nigri · 6 months
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Hebe Munoz e Francesco Nigri a Siviglia per il libro di poesie d'amore HEFRA
Hebe Munoz e Francesco Nigri a Siviglia per il libro di poesie d’amore HEFRA La poetessa italovenezuelana Hebe Munoz ed il poeta italiano Francesco Nigri, sposi dall’aprile di quest’anno, saranno a Siviglia dal 12 al 22 novembre – Hotel Don Paco – per incontrare amici e follower e presentare il loro primo libro di poesie d’amore scritto assieme “HEFRA amarsi amarse”, il più recente di circa 12…
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carmy77 · 9 months
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Elenco vincitori
Concorso di Poesie, Filastrocche, Racconti e Fiabe
“Libera la fantasia” 5^ Edizione
A) Sezione Poesie e Filastrocche a tema fantasy
“Carmelo, il sedano fragola, Penelope la ragna e Riccardo, il riccio bugiardo” filastrocche inedite di Cecilia Turino – Frattaminore (NA)
“ Amore su petali di rosa” raccolta edita di poesie di Barbara Baka – Carapelle (FG)
“C’erano una volta sette nani” filastrocca inedita di Danila Pesce – Savona (SV)
Menzione Speciale a:
“Poesie, Filastrocche, Raccontini per grandi e piccini” libro edito di filastrocche e racconti brevi di Rita Giovanna Cavicchi – Castiglione dei Pepoli (BO)
Segnalazione di merito a:
“ Nonna e Paura” filastrocca inedita di Valerio Falgari – Curno (BG)
“Dimora fiabesca” raccolta edita di poesie di Maria Cristina Biasoli – Molinella (RO)
B) Poesie e Filastrocche a tema libero
“Ricomincio da t(r)e” raccolta di poesie in fase di pubblicazione di Mario Tommasini – Roma (RM)
“Alla periferia del vento” poesia inedita di Stefano Baldinu – S. Pietro in Casale (BO)
“Per voi” poesia inedita di Christian Testa – Villanterio (PV)
Menzione Speciale a:
“Filastroccando – Poesie e filastrocche di Nonnogino” raccolta inedita di poesie e filastrocche di Luigino De Francesco – Torino (TO)
Segnalazione di merito a:
“Unni a biddizza cunforta (Dove la bellezza consola)” poesia in dialetto siciliano tradotta in italiano di Lucia Zappalà -  Istrana  (TV)
  Premi Speciali
   Premio Assoluto della Critica a:
“Note dimenticate nella notte” raccolta poetica inedita di Francesco Ambrosio -  Frattamaggiore (NA)
  Premio Speciale Miglior Giovane Autore a:
“Unica salvezza” poesia inedita di Serena Cola – Meldola (FC)
     Premio Speciale per l’Operato Socio – Culturale a:
Angelo Canino, scrittore (Acri – CS) distintosi per quanto costruito artisticamente e culturalmente negli anni, vincendo tantissimi premi letterari e aderendo in varie manifestazioni di spessore. Poesia scelta come migliore dalla Giuria: “ Ppe cchilli terri (Per quei terreni)” opera inedita in dialetto calabrese tradotta in italiano.
    Premio Speciale della Giuria a:
Lucia Barabino, scrittrice (San Francesco al Campo – TO) per la sua
straordinaria capacità creativa e la sua estrema bravura mista a sensibilità nello scrivere testi per grandi e piccini. Testo scelto come migliore dalla Giuria: “L’albero nel bosco” filastrocca inedita.
“Kerstonville, segreti di contea” romanzo inedito di Silvia Turello – Siderno (RC)
C) Sezione Racconti e Fiabe a tema fantasy
“Sara e i mille mila” fiaba edita di Gabriele Missaglia – Dizzasco (CO)
“Ascoltate la biblioteca” racconto inedito di Gabriele Andreani – Pesaro (PU)
“Agata delle farfalle” fiaba inedita di Clara Guareschi – Varallo (VC)
Menzione speciale a:
“Misha l’orsetto magico” fiaba inedita di Giovanni Saia – La Spezia (SP)
  Segnalazione di merito a:
“Diario di un tirannosauro vegetariano” racconto fantasy inedito di Gabriele Di Fazio – Marino (RM)
D) Sezione Racconti e Romanzi a tema libero
“La rosa sott’acqua – Storia di una vita negata” racconto inedito di Cristina Manzo – Lecce (LE)
“La rosa bianca di Izmir – Oltre il velo della paura ” romanzo edito di Anna D’Auria – Gragnano (NA)
“Raggio di luce” romanzo edito di Matteo Molino – Milano (MI)
Menzione speciale a:
“Augustus Darius” romanzo inedito di Angelo Dario Garziano – Mazzarino (CL)
Segnalazione di merito a:
“La ragazza e il cavaliere” romanzo inedito di Cristina Mora – Luserna San Giovanni (TO)
   Premio Finalisti
“Cassandra e Isabeau” racconto inedito di Alessandra Peretti – Amandola (FM)
“L’arte di Howth (Tratto da una storia vera)” racconto inedito di Anna Ferriero – Torre del Greco (NA)
“Le avventure di Rapetta” raccolta inedita di racconti di Paola Ercole – Roma (RM)
“Il marziano Baffi Blu” filastrocca inedita di Barbara Barducco – Rivarossa (TO)
“La mia follia” monologo teatrale inedito di Rodolfo Andrei – Roma (RM)
“Il peso della solitudine” raccolta poetica di Roberta Matassa – Bari (BA)
“Anche l’ospedale è bello...se si muta in un castello” filastrocca inedita di Sergio Giovannetti – Vinci (FI)
“Il brutto anatroccolo (Favola rap) favola inedita in versi di Veruska Vertuani – Aprilia (LT)
“Era notte a Roma” racconto edito di Laura Marcucci – Roma (RM)
“La strega presuntuosa” filastrocca inedita di Caterina Giannini – Roma (RM)
“Immensa” racconto inedito di Chiara Mari – Losanna Svizzera (VD)
“Il Natale delle fiabe” filastrocca inedita di Patrizia Birtolo – Giussano (MB)
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carmelagabriele · 2 years
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Classifica vincitori del Premio di Narrativa, Teatro e Poesia “Il buon riso fa buon sangue” 4^ Edizione
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Sez A) Narrativa o Teatro a tema comico
1)  “Quella rompipalle in carrozzina. Zibaldone di episodi tragicomici” romanzo edito di Elvira Trap (Genova – GE)
2) “Vacanze, che passione! e altri racconti” libro di racconti edito di Mario Trapletti (Roma – RM)
3) “Ti l’Ovvio (ovvie e meno ovvie considerazioni)” libro di racconti edito di Rossella Longo (Noicattaro – BA)
4) “Il Maracchioni vuole un testo” commedia brillante inedita di Maria Giulia Magrini (Roma – RM)
Menzione Speciale a:
“Una quarantena forzata” commedia brillante inedita di Marco Ciaramella  (Pontedera – PI)
Sez B) Poesia a tema comico
1) “ ‘O munno a’ verità” poesia in dialetto napoletano con traduzione in italiano di Francesco Lastaria (Solofra – AV)
2) “Famo du’ conti...” poesia in romanesco con traduzione in italiano di Fabio Tinalli (Olevano Romano – RM)
3) “Il Signore dei fornelli” poesia di Francesco Petrucci (Verona – VR)
4) “Pinocchio” poesia di Gianluca Repossi (Milano – MI)
Menzione Speciale a:
“ Effetti dopo un bicchiere di vino” poesia di Maurizio Laugelli (Girifalco – CZ)
“Un vampiro dal...dentista!” poesia di Alessandro Porri (Roma – RM)
Diploma d’onore a:
“Il rap del mal di testa” poesia di Mario Trapletti (Roma – RM)
 Sez C) Poesia a tema libero
1) “Scarpe rosse numero ventiquattro (memoria di un bambino morto a Buchenwald)” poesia di Stefano Baldinu (San Pietro in Casale – Bo)
2) “Solitudine ribelle” raccolta poetica inedita di Roberta Matassa (Bari – BA)
3) “ ‘E criature” poesia in dialetto napoletano con traduzione in italiano di Michele La Montagna (Acerra – NA)
4) “Fu l’incertezza” poesia di Daniele Ambrosini (Cecina – LI)
Premio per Alti Meriti Culturali  a:
“Luna” poesia di Laura Marcucci (Roma – RM)
Menzione speciale a:
“Martina” poesia in dialetto calabrese con traduzione in italiano di Saverio Macrì (Bovalino – RC)
“Andromeda” poesia di  Rosa Almanno (Orta di Atella – CE)
Premio assegnato per Merito dal Presidente di Giuria ad Autore Emergente a:
Barbara Wioletta Baka, poetessa, per la sua raccolta di liriche inedite in fase di lavorazione (Carapelle – FG).
 Premi Speciali
1) Premio Assoluto alla Carriera al dott. Andrea Santaniello (Mercogliano – AV), autore delle poesie a tema libero “Amor di madre” e “Rosse d’amore”
2) Premio Speciale della Critica all’autore Angelo Dario Garziano (Mazzarino – CL) per il racconto a tema comico “Generale d’Armata Tarzan”
3) Premio Speciale per Alti Meriti Culturali Fuori Concorso a Carmelina Petullà (Lamezia Terme – CZ) per il suo eccellente operato culturale ed in particolare per la poesia “Il miracolo della Vita”
Sez D) Narrativa o Teatro a tema libero
1)“Soliloquio della mia morte” monologo inedito di Roberto Collari (Lanusei – NU)
2)“Diversamente uguali” testo teatrale inedito di Rodolfo Andrei (Roma – RM)
3) “Quinta elementare - Sezione B” racconto inedito di Maria Rosaria Esposito (Genova – GE)
4) “Mala Jin. Tulipani nel cemento” romanzo edito di Anna D’Auria (Gragnano – NA)
Diploma d’onore a:
“Nessun gineceo si addice a quelle quattro. Canto muliebre per quattro voci ed un poeta (La metà del mondo può salvare ancora l’altra?)” commedia brillante di Giuseppe Raineri (Bergamo - BG)
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cresy · 5 months
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POESIE D'AMORE
POESIE Per Natale un e-book di mie poesiedal titolo: POESIE D’AMORE https://amzn.eu/d/aByCTjL G R A Z I E ♥️“A come Amore”di Crescenza Caradonna PrefazioneUna raccolta di poesie d’amore pillole di vita che nascono limpide e semplici narrate dall’autrice con un linguaggio moderno ed attuale che vanno dritte al cuore lì dove risiedono le emozioni più profonde dell’uomo. Dove acquistare il…
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bergamorisvegliata · 8 months
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PILLOLE DI VIBRAZIONI DI CULTURA
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Oggi pomeriggio, cerimoniando insieme per le premiazioni di artisti italiani provenienti a Bergamo da ogni angolo d' Italia, per il
CONCORSO LETTERARIO INTERNAZIONALE "LA MAGIA DELLE PAROLE" 2° Edizione di poesie, fiabe, favole e racconti di fantasia
https://www.concorsiletterari.net/bandi/concorso-internazionale-la-magia-delle-parole/
nel programma BERGAMO & BRESCIA CAPITALI ITALIANE DELLA CULTURA 2023
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L' Arte in ogni sua specialità è un canale che ci conduce verso il divino che è in noi, verso la bellezza, perché noi abbiamo al responsabilità di diffondere Bellezza attraverso la nostra vita.
Grazie Nadia Previtali di Disegno d'amore per la parte di allestimento e condivisione in Sorellanza.
Grazie Anna Maria Lombardi Presidente e Presentatrice del Concorso.
Grazie agli artisti che hanno creato con Amore per condividere e sostenerci nell' evoluzione della Vita!
@@@@@@@@
Paola, fedele a me stessa
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Insegnante di Meditazione e di Usui Holy Fire & Karuna Reiki, Terapeuta Reiki per Umani ed Animali, Membro dell’ Associazione Canadese del Reiki e del Centro Internazionale di Formazione Reiki sede negli Stati Uniti, Cristallo Terapeuta, formazione Crystal Academy in Hawaii, Usa. Life and Spiritual Coach. Esperta in Tecniche Bioenergetiche Quantistiche e Vibrazioni Sonore Cristalline, Istruttore di Nordic Walking Ways, Creatrice del metodo Meditare attraverso il Nordic Walking Ritmico®
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reginadeinisseni · 1 year
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Accarezzame - Teddy Reno
ТАКОЖ ДЛЯ ВОЛОДИМИРА ЗЕЛЕНСЬКОГО 78 КІЛ ANCHE PER VOLODYMYR ZELENSKY 78 GIRI
IO, BACI,CAREZZE,ABBRACCI
IL MIO RAPPORTO CON LE COSIDDETTE COCCOLE NON E' MOLTO POSITIVO. NON AVEVO UN PADRE CHE MI COCCOLAVA, O MI DAVA BACI E CAREZZE, ECCO PERCHE' IO HO SEMPRE AVUTO LA TENDENZA AD INNAMORARMI DI PERSONE PIU' GRANDI DI ME FORSE PERCHE' CERCAVO NON SOLO UN AMANTE, MA UNA PERSONA PATERNA CHE MI DAVA QUELLE ATTENZIONE CHE MIO PADRE NON MI HA MAI DATO. A PARTE I BACI DI RITO, NEMMENO MIA MAMMA E' STATA MAI PROPENSA AGLI ABBRACCI, DI CONSEGUENZA IO TENDO A NON ABBRACCIARE MAI LE AMICHE DONNE, MI SEMBRA UNA ANOMALIA. PARENTI CHE MI ABBRACCIAVANO, PER CARITA', CHI LI HA VISTI MAI. IL MIO PRIMO VERO ABBRACCIO E' STATO A 22 ANNI, CON IL PRIMO FIDANZATO, QUELLO FEDIFRAGO E POI CON GLI ALTRI FIDANZATI IN CHAT, E IL 2° ABBRACCIO CHE NON SCORDERO' MAI, QUELLO DELL' ON. DAVI ERMINI, ORA VICEPRESIDENTE DEL CONSIGLIO SUPERIORE DELLA MAGISTRATURA LA PRIMA CAREZZA ME LA DIEDE IL MIO CRITICO D' ARTE PREFERITO: VITTORIO SGARBI. IL MIO PRIMO BACIO SULLA BOCCA, RISALE A 30 ANNI, CON UNA PERSONA CONOSCIUTA IN CHAT E LO RICORDO ANCORA CON UNA GRANDISSIMA EMOZIONE. LA CARENZA DI BACI NELLA MIA VITA MI FA TENDERE A MANDARE BACI VIRTUALI A TANTISSIME PERSONE FAMOSE, VISTO CHE NELLA MIA VITA MI INNAMORO VERAMENTE SOLO DI QUELLE RISPETTO ALLE PERSONE NORMALI. PER VIA DEGLI ABUSI SESSUALI HO SEMPRE AVUTO UN BRUTTISSIMO RAPPORTO CON IL SESSO, LO VEDO COME UNA COSA SCHIFOSA, ECCO PERCHE' TENDO A PREFERIRE BACI, ABBRACCI E CAREZZE. A 40 ANNI IL LAVORO COSTRINSE UN MIO COLLEGA PITTORE A FARMI PROVARE PER LA PRIMA VOLTA A FARE SESSO, SPERANDO DI FARMI TOGLIERE LA VERGINITA'. NON CI RIUSCIRONO, INCONTRAI IL MIO AMICO PITTORE MA NON COMPLETAMMO IL RAPPORTO CHE RIMASE SUPERFICIALE. RIMASI FELICEMENTE VERGINE: NE' LUI, NE' I PRECEDENTI FIDANZATI MERITAVANO. MAI PENTITA QUANDO NON SONO RICAMBIATA MI INNAMORO DI TANTE PERSONE ANCHE IN CONTEMPORANEA, PERCHE' LO VEDO COME UN GIOCO, E, NON AVENDO NESSUN CONTATTO CON LORO, MI PIACE SOGNARE STORIE DIFFERENTI. SE MI VEDO RICAMBIATA, REALMENTE RICAMBIATA, ALLORA SONO FEDELE DEL TUTTO E L' AMORE VERO NON LO TRADISCO CON NESSUNO, SPECIE SE SONO RICAMBIATA DA CHI HO SEMPRE SOGNATO. NON AMO L' AMORE VIRTUALE E LA PORNOGRAFIA, MA LE POESIE, LE LETTERE D' AMORE E LE CANZONI D' AMORE SI. CHI MI DEDICA QUALCOSA MI EMEOZIONA E MI DA I BRIVIDI
Я, ПОЦЕЛУИ, ЛАСКИ, ОБЪЯТИЯ
МОИ ОТНОШЕНИЯ С ТАК НАЗЫВАЕМЫМИ ОБЪЯТИЯМИ НЕ ОЧЕНЬ ПОЗИТИВНЫ. У МЕНЯ НЕ БЫЛО ОТЦА, КОТОРЫЙ ОБНИМАЛ МЕНЯ ИЛИ ЦЕЛОВАЛ И ЛАСКАЛ, ПОЭТОМУ Я ВСЕГДА БЫЛА СКЛОННА ВЛЮБЛЯТЬСЯ В ЛЮДЕЙ СТАРШЕ МЕНЯ. ВОЗМОЖНО, ПОТОМУ, ЧТО Я ИСКАЛ НЕ ТОЛЬКО ЛЮБОВНИКА, НО И ОТЦА, КОТОРЫЙ ДАЛ МНЕ ТО ВНИМАНИЕ, КОТОРОЕ ОТЕЦ НИКОГДА НЕ УДЕЛЯЛ МНЕ. КРОМЕ РИТУАЛЬНЫХ ПОЦЕЛУЕВ, ДАЖЕ МОЯ МАМА НИКОГДА НЕ СКЛОНЯЛАСЬ К ОБЪЯТИЯМ, В РЕЗУЛЬТАТЕ Я, КАК ПРАВИЛО, НИКОГДА НЕ ОБНИМАЮ ЖЕНЩИН-ПОДРУГ, МНЕ КАЖЕТСЯ АНОМАЛИЯ. РОДНЫЕ, КОТОРЫЕ ОБНИМАЛИ МЕНЯ, РАДИ МИЛОСТИ, КТО ИХ КОГДА-ЛИБО ВИДЕЛ. МОЕ ПЕРВОЕ НАСТОЯЩЕЕ ОБЪЯТИЕ БЫЛО В 22 ГОДА С ПЕРВЫМ ПАРНЕМ, ФЕДИФРАГО А ПОТОМ С ДРУГИМИ ПАРНЯМИ В ЧАТЕ, И 2-Е ОБЪЯТИЕ, КОТОРОЕ Я НИКОГДА НЕ ЗАБУДУ, ЭТО ДОСТОПОЧТЕННОЕ. ДАВИ ЭРМИНИ, НЫНЕ ЗАМЕСТИТЕЛЬ ПРЕДСЕДАТЕЛЯ ВЫСШЕГО СУДЕБНОГО СОВЕТА ПЕРВАЯ ЛАСКА ДАЛА МНЕ МОЙ ЛЮБИМЫЙ ИСКУССТВОВЕД: ВИТТОРИО СГАРБИ. МОЙ ПЕРВЫЙ ПОЦЕЛУЙ В РОТ, ДАТИРУЕТСЯ 30 ЛЕТ, С ЧЕЛОВЕКОМ, ИЗВЕСТНЫМ В ЧАТЕ И Я ДО СИХ ПОР ПОМНЮ С БОЛЬШИМ ВОЛНЕНИЕМ. НЕХВАТКА ПОЦЕЛУЕВ В МОЕЙ ЖИЗНИ ЗАСТАВЛЯЕТ МЕНЯ ОТПРАВЛЯТЬ ВИРТУАЛЬНЫЕ ПОЦЕЛУИ МНОГИМ ЛЮДЯМ В МОЕЙ ЖИЗНИ Я ПО-НАСТОЯЩЕМУ ВЛЮБЛЯЮСЬ ТОЛЬКО В ТЕХ, КТО ПО СРАВНЕНИЮ С ЛЮДЬМИ НОРМАЛЬНЫЕ. ИЗ-ЗА СЕКСУАЛЬНОГО НАСИЛИЯ У МЕНЯ ВСЕГДА БЫЛИ ОЧЕНЬ ПЛОХИЕ ОТНОШЕНИЯ С СЕКСОМ, Я ВИЖУ ЭТО КАК ДЕРЬМОВАЯ ШТУКА, ПОЭТОМУ Я ПРЕДПОЧИТАЮ ПОЦЕЛУИ, ОБЪЯТИЯ И ЛАСКИ. В 40 ЛЕТ РАБОТА ЗАСТАВИЛА МОЕГО КОЛЛЕГУ-ХУДОЖНИКА ВПЕРВЫЕ ПОПРОБОВАТЬ МЕНЯ ЗАНИМАТЬСЯ СЕКСОМ, НАДЕЯСЬ ЛИШИТЬ МЕНЯ ДЕВСТВЕННОСТИ. ОНИ НЕ СМОГЛИ, Я ВСТРЕТИЛ СВОЕГО ДРУГА ХУДОЖНИКА, НО МЫ НЕ ЗАВЕРШИЛИ ОТНОШЕНИЯ КОТОРЫЙ ОСТАВАЛСЯ ПОВЕРХНОСТНЫМ. Я СЧАСТЛИВО ОСТАЛАСЬ ДЕВСТВЕННИЦЕЙ: НИ ОН, НИ ПРЕДЫДУЩИЕ ПАРНИ ЭТОГО НЕ ЗАСЛУЖИВАЛИ. НИКОГДА НЕ РАСКАИВАЛАСЬ КОГДА Я НЕ ОТВЕЧАЮ ВЗАИМНОСТЬЮ, Я ВЛЮБЛЯЮСЬ В МНОГИХ ЛЮДЕЙ ОДНОВРЕМЕННО, ПОТОМУ ЧТО Я ВИЖУ ЭТО КАК ИГРУ, И, НЕ ИМЕЯ НИКАКОГО КОНТАКТА С НИМИ, МНЕ ЭТО НРАВИТСЯ МЕЧТАТЬ О РАЗНЫХ ИСТОРИЯХ. ЕСЛИ Я ВИЖУ СЕБЯ ВЗАИМНОСТЬЮ, ДЕЙСТВИТЕЛЬНО ВЗАИМНОСТЬЮ, ТО Я ПОЛНОСТЬЮ ВЕРЕН И ЛЮБЛЮ ПРАВДА, Я НЕ ИЗМЕНЯЮ ЕМУ НИ С КЕМ, ОСОБЕННО ЕСЛИ Я ОТВЕЧАЮ ВЗАИМНОСТЬЮ ТОМУ, О КОМ МЕЧТАЛА. Я НЕ ЛЮБЛЮ ВИРТУАЛЬНУЮ ЛЮБОВЬ И ПОРНОГРАФИЮ, НО СТИХИ, ЛЮБОВНЫЕ ПИСЬМА И ПЕСНИ ЛЮБОВЬ ДА. КТО МНЕ ЧТО-ТО ПОСВЯЩАЕТ, ТОТ МЕНЯ ВЫДАЕТ И ДАЕТ МНЕ ОЗНОБ
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mancino · 1 year
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------------------ ESTATE --------------- E non avrò più paura , di portarti ancora nel cuore anche senza la tua muta voce lontana e , il canto leggero delle brezze d' Estate ! Tristezze come carezze , sul mio viso rapite dal sole e suoi colori e , dal dolce dondolio dell' anima dentro ! ..Per un estate che vola via , mille passi in riva al mare , il vento libero tra i capelli e l' eterno abbandono dei desideri al cielo !.. La luce dei tramonti sul mio volto commosso e , una lacrima mia amica per una stella ormai lontana ! Ma l' amore vero non va' mai via con l' estate e le dolci poesie tra le dita !..L' amore vero abbraccia anche le colpe e gli occhi tristi e smarriti di una lieta coscienza...Aspettero' ancora l'estate e le antiche solitudini del cuore , delle grandi emozioni e le gocce di mare , libere nell' aria ! Perché la fine di un estate e' come un uomo che va' a dormire che , nel buio della notte , si risveglia nel sogno più bello !.. E nel sogno , la vita , la vera vita , una vita mai vissuta !.. E in essa , come l'alba di un sole spento io.."Rinascero ! "
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il-ragazzocenere · 4 years
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Si sono strano, lo so. Un attimo prima provo tutte le emozioni che esistono e un attimo dopo più nessuna.
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francesco-nigri · 7 months
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Poema Introduttivo del poeta José Pulido al nuovo libro di poesie di Hebe Munoz e Francesco Nigri “HEFRA Amarsi Amarse”
Poema Introduttivo del poeta José Pulido al nuovo libro di poesie di Hebe Munoz e Francesco Nigri “HEFRA Amarsi Amarse” Questo l’annuncio Social del Poema Introduttivo del grande poeta latinoamericano di prestigio internazionale José Pulido al primo libro scritto assieme dai due poeti sposi nell’aprile 2023. Nei prossimi giorni si avranno ulteriori news, soprattutto sul “come” Munoz e Nigri sono…
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carmy77 · 2 years
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Classifica vincitori del Premio di Narrativa, Teatro e Poesia
“Il buon riso fa buon sangue” 4^ Edizione
 Sez A) Narrativa o Teatro a tema comico
 1)  “Quella rompipalle in carrozzina. Zibaldone di episodi tragicomici” romanzo edito di Elvira Trap (Genova – GE)
2) “Vacanze, che passione! e altri racconti” libro di racconti edito di Mario Trapletti (Roma – RM)
3) “Ti l’Ovvio (ovvie e meno ovvie considerazioni)” libro di racconti edito di Rossella Longo (Noicattaro – BA)
4) “Il Maracchioni vuole un testo” commedia brillante inedita di Maria Giulia Magrini (Roma – RM)
Menzione Speciale a:
“Una quarantena forzata” commedia brillante inedita di Marco Ciaramella (Pontedera – PI)
 Sez B) Poesia a tema comico
 1) “ ‘O munno a’ verità” poesia in dialetto napoletano con traduzione in italiano di Francesco Lastaria (Solofra – AV)
2) “Famo du’ conti...” poesia in romanesco con traduzione in italiano di Fabio Tinalli (Olevano Romano – RM)
3) “Il Signore dei fornelli” poesia di Francesco Petrucci (Verona – VR)
4) “Pinocchio” poesia di Gianluca Repossi (Milano – MI)
Menzione Speciale a:
“ Effetti dopo un bicchiere di vino” poesia di Maurizio Laugelli (Girifalco – CZ)
“Un vampiro dal...dentista!” poesia di Alessandro Porri (Roma – RM)
Diploma d’onore a:
“Il rap del mal di testa” poesia di Mario Trapletti (Roma – RM)
  Sez C) Poesia a tema libero
 1) “Scarpe rosse numero ventiquattro (memoria di un bambino morto a Buchenwald)” poesia di Stefano Baldinu (San Pietro in Casale – Bo)
2) “Solitudine ribelle” raccolta poetica inedita di Roberta Matassa (Bari – BA)
3) “ ‘E criature” poesia in dialetto napoletano con traduzione in italiano di Michele La Montagna (Acerra – NA)
4) “Fu l’incertezza” poesia di Daniele Ambrosini (Cecina – LI)
Premio per Alti Meriti Culturali  a:
“Luna” poesia di Laura Marcucci (Roma – RM)
Menzione speciale a:
“Martina” poesia in dialetto calabrese con traduzione in italiano di Saverio Macrì (Bovalino – RC)
“Andromeda” poesia di Rosa Almanno (Orta di Atella – CE)
Premio assegnato per Merito dal Presidente di Giuria ad Autore Emergente a:
Barbara Wioletta Baka, poetessa, per la sua raccolta di liriche inedite in fase di lavorazione (Carapelle – FG).
  Premi Speciali
 1) Premio Assoluto alla Carriera al dott. Andrea Santaniello (Mercogliano – AV), autore delle poesie a tema libero “Amor di madre” e “Rosse d’amore”
2) Premio Speciale della Critica all’autore Angelo Dario Garziano (Mazzarino – CL) per il racconto a tema comico “Generale d’Armata Tarzan”
3) Premio Speciale per Alti Meriti Culturali Fuori Concorso a Carmelina Petullà (Lamezia Terme – CZ) per il suo eccellente operato culturale ed in particolare per la poesia “Il miracolo della Vita”
 Sez D) Narrativa o Teatro a tema libero
 1)“Soliloquio della mia morte” monologo inedito di Roberto Collari (Lanusei – NU)
2)“Diversamente uguali” testo teatrale inedito di Rodolfo Andrei (Roma – RM)
3) “Quinta elementare - Sezione B” racconto inedito di Maria Rosaria Esposito (Genova – GE)
4) “Mala Jin. Tulipani nel cemento” romanzo edito di Anna D’Auria (Gragnano – NA)
Diploma d’onore a:
“Nessun gineceo si addice a quelle quattro. Canto muliebre per quattro voci ed un poeta (La metà del mondo può salvare ancora l’altra?)” commedia brillante di Giuseppe Raineri (Bergamo - BG)
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carmelagabriele · 9 months
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Elenco vincitori
Concorso di Poesie, Filastrocche, Racconti e Fiabe
“Libera la fantasia” 5^ Edizione
A) Sezione Poesie e Filastrocche a tema fantasy
“Carmelo, il sedano fragola, Penelope la ragna e Riccardo, il riccio bugiardo” filastrocche inedite di Cecilia Turino – Frattaminore (NA)
“ Amore su petali di rosa” raccolta edita di poesie di Barbara Baka – Carapelle (FG)
“C’erano una volta sette nani” filastrocca inedita di Danila Pesce – Savona (SV)
Menzione Speciale a:
“Poesie, Filastrocche, Raccontini per grandi e piccini” libro edito di filastrocche e racconti brevi di Rita Giovanna Cavicchi – Castiglione dei Pepoli (BO)
Segnalazione di merito a:
“ Nonna e Paura” filastrocca inedita di Valerio Falgari – Curno (BG)
“Dimora fiabesca” raccolta edita di poesie di Maria Cristina Biasoli – Molinella (RO)
B) Poesie e Filastrocche a tema libero
“Ricomincio da t(r)e” raccolta di poesie in fase di pubblicazione di Mario Tommasini – Roma (RM)
“Alla periferia del vento” poesia inedita di Stefano Baldinu – S. Pietro in Casale (BO)
“Per voi” poesia inedita di Christian Testa – Villanterio (PV)
Menzione Speciale a:
“Filastroccando – Poesie e filastrocche di Nonnogino” raccolta inedita di poesie e filastrocche di Luigino De Francesco – Torino (TO)
Segnalazione di merito a:
“Unni a biddizza cunforta (Dove la bellezza consola)” poesia in dialetto siciliano tradotta in italiano di Lucia Zappalà -  Istrana  (TV)
  Premi Speciali
   Premio Assoluto della Critica a:
“Note dimenticate nella notte” raccolta poetica inedita di Francesco Ambrosio -  Frattamaggiore (NA)
  Premio Speciale Miglior Giovane Autore a:
“Unica salvezza” poesia inedita di Serena Cola – Meldola (FC)
     Premio Speciale per l’Operato Socio – Culturale a:
Angelo Canino, scrittore (Acri – CS) distintosi per quanto costruito artisticamente e culturalmente negli anni, vincendo tantissimi premi letterari e aderendo in varie manifestazioni di spessore. Poesia scelta come migliore dalla Giuria: “ Ppe cchilli terri (Per quei terreni)” opera inedita in dialetto calabrese tradotta in italiano.
    Premio Speciale della Giuria a:
Lucia Barabino, scrittrice (San Francesco al Campo – TO) per la sua
straordinaria capacità creativa e la sua estrema bravura mista a sensibilità nello scrivere testi per grandi e piccini. Testo scelto come migliore dalla Giuria: “L’albero nel bosco” filastrocca inedita.
“Kerstonville, segreti di contea” romanzo inedito di Silvia Turello – Siderno (RC)
C) Sezione Racconti e Fiabe a tema fantasy
“Sara e i mille mila” fiaba edita di Gabriele Missaglia – Dizzasco (CO)
“Ascoltate la biblioteca” racconto inedito di Gabriele Andreani – Pesaro (PU)
“Agata delle farfalle” fiaba inedita di Clara Guareschi – Varallo (VC)
Menzione speciale a:
“Misha l’orsetto magico” fiaba inedita di Giovanni Saia – La Spezia (SP)
  Segnalazione di merito a:
“Diario di un tirannosauro vegetariano” racconto fantasy inedito di Gabriele Di Fazio – Marino (RM)
D) Sezione Racconti e Romanzi a tema libero
“La rosa sott’acqua – Storia di una vita negata” racconto inedito di Cristina Manzo – Lecce (LE)
“La rosa bianca di Izmir – Oltre il velo della paura ” romanzo edito di Anna D’Auria – Gragnano (NA)
“Raggio di luce” romanzo edito di Matteo Molino – Milano (MI)
Menzione speciale a:
“Augustus Darius” romanzo inedito di Angelo Dario Garziano – Mazzarino (CL)
Segnalazione di merito a:
“La ragazza e il cavaliere” romanzo inedito di Cristina Mora – Luserna San Giovanni (TO)
   Premio Finalisti
“Cassandra e Isabeau” racconto inedito di Alessandra Peretti – Amandola (FM)
“L’arte di Howth (Tratto da una storia vera)” racconto inedito di Anna Ferriero – Torre del Greco (NA)
“Le avventure di Rapetta” raccolta inedita di racconti di Paola Ercole – Roma (RM)
“Il marziano Baffi Blu” filastrocca inedita di Barbara Barducco – Rivarossa (TO)
“La mia follia” monologo teatrale inedito di Rodolfo Andrei – Roma (RM)
“Il peso della solitudine” raccolta poetica di Roberta Matassa – Bari (BA)
“Anche l’ospedale è bello...se si muta in un castello” filastrocca inedita di Sergio Giovannetti – Vinci (FI)
“Il brutto anatroccolo (Favola rap) favola inedita in versi di Veruska Vertuani – Aprilia (LT)
“Era notte a Roma” racconto edito di Laura Marcucci – Roma (RM)
“La strega presuntuosa” filastrocca inedita di Caterina Giannini – Roma (RM)
“Immensa” racconto inedito di Chiara Mari – Losanna Svizzera (VD)
“Il Natale delle fiabe” filastrocca inedita di Patrizia Birtolo – Giussano (MB)
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Nei miei sogni⁠ frammenti di vita non vissuta.⁠ Nel limbo delle cose sospese ci sei te.⁠ E tu ora cosa sogni?⁠ ⁠ - Quel che resta di quel tempo -⁠ D. Pierce⁠ ⁠ #scrittoriemergenti #riflessioni #emozioni #ricordi #dpierce #quelcherestadiqueltempo #frasi #frasedelgiorno #versi #libri #romantici #firstposts #amore #booklover #instafollowers #paroledamore #quotes #citazionilibri #citazioni #scrittori #poesie #poesiedamore #frasitumblr #pensieri #citazionitumblr #aforismi #aforismiecitazioni #frasiamore #frasibelle #aforismadelgiorno https://www.instagram.com/p/CSPlWwrM5QE/?utm_medium=tumblr
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Uno sguardo alle prime scriptae salentine
di Giammarco Simone
Introduzione
Per introdurre il tema del presente articolo, vorrei partire dalla definizione di ‘linguaggio’ del vocabolario Treccani, secondo cui esso è “la capacità e la facoltà, peculiare degli esseri umani, di comunicare pensieri, esprimere sentimenti, e in genere di informare altri esseri sulla propria realtà interiore o sulla realtà esterna, per mezzo di un sistema di segni vocali o grafici”.
Tra i segni grafici utilizzati dall’essere umano, la scrittura alfabetica diventa espressione culturale di un popolo che utilizza un sistema di lettere per comporre, comunicare e conservare per iscritto pensieri, racconti, leggende, canzoni e poesie.
La scrittura diventa testimonianza linguistica di una civiltà ed è affascinante conoscerne e studiarne le origini, in quanto custodisce le chiavi di accesso per comprendere l’attuale panorama linguistico. Il fine di questo viaggio attraverso i secoli è quello di riscoprire alcuni testi antichi che hanno fatto la storia del salentino e che si conservano nelle prestigiose biblioteche d’Italia (Padova, Milano, Firenze, Perugia e Roma, per citarne alcune) ma anche in quelle inglesi, francesi e austriache. Ho deciso di attingere le notizie dalle ricerche fatte negli anni dagli studiosi interessati all’argomento e, consapevole della quantità degli studi effettuati e dei ritrovamenti, per motivi di spazio ne ripropongo solo alcuni sotto forma di breve raccolta.
edizione degli Epigrammi del 1490 custodita nell’Archivio del governo di Aragona, in Spagna (immagine tratta da http://commons.wikimedia.org/wiki/File:Marcial._Epigrammata._1490.jpg?uselang=it)
  Le prime scriptae salentine
Ancora prima dell’inizio del Medioevo, l’odierno Salento era abitato dapprima da tribù autoctone, come gli Iapigi, ed in seguito da popolazioni straniere provenienti dalla Grecia, ovvero i Messapi[1]. Posteriormente al dominio messapico, i Romani arrivarono da conquistatori nel I a.C. e vi rimasero fino alla caduta dell’Impero Romano d’Occidente nel 476 d.C., anno convenzionale per l’inizio del Medioevo.
  Dopo i Romani, la Terra d’Otranto fu desiderio di conquista da parte dell’Impero Romano d’Oriente, con i Bizantini che imposero la loro egemonia per molti secoli, soprattutto per l’importanza che ricopriva il Salento nelle rotte commerciali con l’Oriente. Di lì a poco, si susseguirono varie popolazioni e domini stranieri (Saraceni, Longobardi, Angioini, Aragonesi, Francesi) lasciando notevoli tracce del loro passaggio. In questo via vai di popoli, tradizioni, culture e lingue, il nostro idioma è andato formandosi assorbendo tratti e caratteristiche che nel corso dei secoli si sono modellate, fino a consolidarsi e a dar vita al salentino attuale.
Tuttavia, per conoscere le prime testimonianze scritte dobbiamo percorrere un viaggio a ritroso nei secoli quando ancora in Salento si parlava il volgare salentino, un parente non troppo lontano dell’attuale dialetto salentino, ma che con parole più tecniche si potrebbe definire un discendente strettissimo del latino volgare[2].
La documentazione dei testi in latino volgare è abbastanza esigua. Negli studi di storia della lingua italiana, l’esempio più conosciuto di testo dove compaiono forme in latino volgare è l’Appendix Probi (L’appendice di Probo) risalente al VI-V secolo a.C., contenente una lista di ben 227 parole scritte dal grammatico Probo, il quale riporta il corretto nome in latino classico affiancato dalla sua corrispettiva voce in volgare ritenuta ‘scorretta’. Una storia completamente diversa si ha per quanto riguarda le prime attestazioni in volgare italiano, con la maggior parte degli studiosi che concordano sul fatto che le sentenze giuridiche dei Placiti Campani, databili X secolo d.C., sono tra prime testimonianze sul territorio nazionale. Scritte in latino classico, contengono però stralci di italiano antico, in quanto le deposizioni dei testimoni (di madrelingua volgare) venivano riportate nella loro lingua parlata:
Sao ko kelle terre, per kelle fini que ki contene, trenta anni le possette parte sancti Benedicti.[3]
Sao cco kelle terre per kelle fini que tebe monstrai, Pergoaldi foro que ki contene et trenta anni le possette[4].
Kella terra per kelle fini que bobe mostrai Sancte Marie e et trenta anni la posset parte sancte Marie[5].
Sao cco kelle terre per kelle fini que tebe monstrai trenta anni le possette parte Sancte Marie[6].
Se già a partire dal X secolo d.C. nel territorio nazionale si attestano in testi scritti espressioni e vocaboli in volgare italiano, si può dire lo stesso per il volgare salentino? La risposta è sì, seppur meritevole di qualche precisazione.
In passato, l’elaborazione e la stesura di libri e testi era compito solo di alcune persone erudite (gli amanuensi) che grazie alle loro conoscenze grafiche e linguistiche potevano scrivere e persino tradurre testi antichi di altri idiomi e volgarizzarli nella nuova lingua. Dalle attestazioni in volgare italiano si evince che la grafia utilizzata dagli eruditi fu quella latina, mentre per quanto riguarda le parlate regionali e locali (nel nostro caso il volgare salentino) assistiamo ad una lunga tradizione di testi redatti in alfabeti diversi dal latino, e cioè in ebraico e greco. La spiegazione di tale comportamento è da ricondurre alla situazione socio-linguistica del nostro territorio in quei secoli. Come affermato da Maggiore (2015)[7]:
Il primo elemento di specificità è legato alla presenza, in un arco di tempo che supera i confini cronologici del Medio Evo, di scritture redatte in alfabeti diversi da quello latino, segnatamente i caratteri israelitici e greci. La presenza dei primi è legata alle vicende storiche della comunità ebraica salentina, mentre la ricchezza dei secondi chiama direttamente in causa la durevole vitalità dell’esperienza culturale italo-greca di Terra d’Otranto, che pervenne anche a esprimere personalità letterarie di primissimo piano come quella di Nettario di Casole, poeta bizantino vissuto a Otranto tra il XII e il XIII secolo.
Casole presos Otranto
  La comunità ebraica si stabilì nel Salento già dai primissimi secoli successivi alla Diaspora Ebraica iniziata con la conquista dei Romani della Terra d’Israele intorno al VIII-VI secolo a.C. E’ proprio uno scritto in alfabeto ebraico, datato intorno al X secolo d.C., ad essere stato redatto in Terra d’Otranto. Si tratta di un importante trattato di farmacologia risalente al 965 d.C. scritto dall’astronomo, filosofo e medico ebreo (nato ad Oria nel 913 d.C.) Shabbetai Donnolo.
L’importanza di questo testo risiede nel fatto che, secondo Cuscito[8](2018), è “ritenuto il più antico testo farmacologico ebraico, se non il più antico testo medico scritto in questa lingua dalla caduta dell’Impero Romano d’Occidente”. Il Sèfer ha­–yaqar (Libro prezioso), così si intitola l’opera, nonostante sia un testo innovatore nel panorama medico e scientifico di quell’epoca, dal punto di vista linguistico fornisce esempi di salentino, in quanto ricco di toponimi meridionali e termini botanici greci, latini e volgari che sono arrivati fino ai giorni nostri. Un esempio è il cocomero asinino (scritto QWQWMRYNA secondo la traslitterazione di Treves)[9], che ritroviamo a Lecce con il nome di cucummaru sputacchiaru o riestu[10].
Sempre in alfabeto ebraico e con rilevanza linguistica ancora più notevole sono le 154 glosse ritrovate all’interno di un antico codice ebraico, il Mišnah, datato 1072 e studiato attentamente da Cuomo[11](1977), dove compaiono parole salentine pervenuteci fino ad oggi: lentikla nigra, meluni rutundi, iskarole salβateke, kukuzza longa, sciroccu, kornula, làuru e voci verbali come pulìgane, sepàrane, assuptìgliane.
Con la caduta dell’Impero Romano d’Occidente nel 476 d.C, e con l’arrivo dei Bizantini provenienti da Oriente, la tradizione scritta salentina si sviluppa anche in alfabeto greco. Infatti, si registra una attività greca molto forte tra il XIII e il XVI, che porta la lingua greca ad essere parlata e scritta nelle scuole e nelle case. Tale fu l’impatto greco-bizantino sul nostro territorio che ne conserviamo l’eredità linguistica (mi riferisco alla Grecia Salentina e al griko, un dialetto della lingua greca parlato nel Salento). Esempi in alfabeto greco sono due brevi liriche amorose databili tra un arco temporale che va dal 1200 al 1300. Di seguito, ripropongo la traslitterazione in grafia latina fatta da De Angelis[12](2010), a cui si deve anche l’importante studio linguistico che ne conferma la salentinità, nonostante a prima impressione il testo possa essere definito di tipo siciliano:
Amuri amuri
1. Αμουρι αμουρι δ’αμουρι λα μια [μ]ουρτί σε αλτρου ομου τε κουλ-
2. κόου λα ρουφιάνα κουτραρα β[4]σζαϊ λου βανου κόρε:-
3. πρέγαρὲ βόλλου λί μεϊ ουργανατούρι κούιστέ παρόλε δεϊσζα-
4. νου <μ>βεζαρε σζ’αννου<ν>ζου ε δαδρι όττα περ μιου αμόρε· ρουσζίερ
5. κου[35]β…
6. τα δέισζαλα καντάρε δε[ισ]ζα μανδάρε περ τόττα λα κου[ν]-
7. τράτα κούεϊστα βαλλάτὰ σζι ε φάττα νυβέλλα δα σζοι
8. σε αππέλλα νικολα δεττορε:-
9. λου δεττορε
1. amuri amuri d’amuri la mia murti se altru omu te
cul-
  2. cóu la rufiana quatrara b[vacat] ci hai lu vanu còre
3. pregare vogliu li mei urganaturi quiste parole diggia-
4. nu mbezzàre c’annunciu e dadri otta per miu amore;
  5. [†]
6. cierta (?) diggiala cantare diggia mandare per totta la cun-
7. trata quista ballata ci è fatta nuvella da ci
8. se appella Nicola Dettore
9. lu dettore
  In questo breve componimento, l’autore, un tale Nicola Dettore dice che, nel caso in cui la sua amata (v.2 la rufiana quatrara) lo tradisca (v.1 se altru omu te culcòu), egli morirà a causa del mal d’amuri. Per questo, si augura che i cantori (v.3 urganaturi) possano imparare queste sue parole (vv.3-4 quiste parole diggia-nu <m>bezzàre c’annu<n>ciu ) e che si diffondano per tutta la contrada (v.6 diggiala cantare diggiala mandare totta la cuntrata), affermando che la ballata è una novella (v.7 quista ballata ci è fatta nuvella) scritta proprio da colui che si chiama Nicola Dettore (vv.8-9 se appella Nicole Dettore).
 Bellu missere
01. ββέλλου μισσέρε ασσάι δουρμιστι
02. κουμμίκου νον γγαυδίστι ζζο
03. μι [ν]κρίσζι κα λ’αλβουρι αππα-
04. ρεισζε πάρτ<ε>τε αμουρι πρε[σ]του
05. α κουρτεσία ελλάλβουρι αππα-
06. ρεισζε ε κουι νο [σ]τάρε οννει
07. ββρίγα ε δουλενζια τι κου<μ>βένε
08. νον σίτι αμαντε δε δοννα ακουι-
09. σταρε νι ννα [δ]’αζζιρε ε νι δ’άβιρ[ε]
10. [δ]εποι κα νσζι βουλι[σ]τι α[δ]ουρμενταρε
11. σζε μι σζε[ρ]κάστι α μ[ε]ντ[ι]ρε π[ε]ρ
12. ομου σζι τενε ουνα ταλε σζο-
13. για σζε λλι αννογια.
01. bbellu missere assai durmisti
02. cummicu non gaudisti ciò
03. m’incrisci ca l’alburi appa-
04. risce partete amuri prestu
05. a curtesia e ll’alburi appa-
06. risce e qui no stare onni
07. bbriga e dulenzìa ti cunvene
08. non siti amante de donna acqui-
09. stare ni nn’a d’aggire e ni d’avire
10. depoi ca nci vulisti adurmentare
11. ce mi cercasti a mentire per
12. omu ci tene una tale gio-
13. ia ce gli annoia
  Il testo è considerato da Distilo (2007)[13] appartenente al genere di canzone di malamata, ovvero quei componimenti nei quali le donne raccontavano la loro insoddisfazione coniugale. Nel testo, la donna dice al suo uomo (v.1 bellu missere) che a causa del suo troppo dormire (v.1 assai durmisti) non si dilettò con lei (v.2 cummicu no gaudisti). Per questo, la donna si dispiace che sia già giorno (v.4 m’ncrisci ca l’alburi apparisce) e lo esorta ad andarsene (vv.4-5 partete amuri prestu, a curtesia) e a non rimandare le fatiche e le preoccupazioni del nuovo giorno che gli spetta (vv.6-7 e qui no stare onni bbriga e dulenzia ti cunvene). Poi accusa l’uomo di non saperla conquistare, né di saper agire né tantomeno tenerla a sé (vv.8-9 non siti amante de donna acquistare, ni nn’a d’aggire e ni d’avire) visto che preferisce addormentarsi (v.10 depoi ca nci vulisti adurmentare). La donna chiude il suo componimento quasi con una domanda dal sapore amaro, in quanto non capisce il comportamento dell’uomo che preferisce addormentarsi invece di godere dei piaceri da lei offerti (vv-12-13 per omu ci tene una tale gioia ce gli annoia).
Un altro importante ritrovamento, sempre in alfabeto greco, ma questa volta di lunghezza più estesa e di carattere religioso, è la Predica salentina risalente alla seconda metà del 1300. Si tratta di un commento alla Divina Liturgia di S.Giovanni Crisostomo, il testo liturgico utilizzato in quel tempo dai Cristiani d’Oriente. Il testo fu studiato da Parlangeli (1958)[14], il quale lo trascrisse in alfabeto latino. Ne presento uno stralcio[15]:
“Veniti addunca cun pagura de ddeu e cun fide e cun pace a rrecìpere lu corpiu de ristu secundu ammonisce e séumanda a Santu bbasiliu e sse alcun omu non ave cun se quiste tre cause chi avimu ditte, zzoè pagura de Ddeu, fede e ppitate, non dive venire sé ancostare a rrecìpere quistu prezziosu corpu, ca dice Santu Paulu: quillu chi mangia e bbive lu corpu e sangue de Gesu Cristu indignamente, si llu mangia e bbive a ggiudizziu ed a ccondannazione soa. Venimi addunca cun pagura, fede e ppitate e ppuramente recipimu da li spirduali patri nostri lu dittu corpu e ssangue de lu nostru signore Ggesu Cristu, azzò séchi sse fazza e ssia a nostra salvazione spirduale….”
Da quanto visto finora, le prime scriptae medievali in lingua salentina furono redatte in alfabeti diversi da quello latino, ed infatti, secondo Bernardini (2010) “dalle fine del IX secolo fino alla fine del XVI secolo, troviamo 400 codici greci contro i 30 latini risalenti allo stesso periodo”[16]. Lo studio dei documenti in caratteri ebraici e greci costituisce una fonte importante per studiare l’oralità di quell’antico salentino, in quanto, come afferma Maggiore (2013) “offrono spesso testimonianze linguisticamente più aderenti alla realtà del parlato rispetto a quanto avviene normalmente nella scripta in caratteri latini, maggiormente soggetta a fenomeni di conguaglio dei tratti diatopicamente marcati”[17].
Tuttavia, dobbiamo sottolineare che anche l’alfabeto latino veniva utilizzato nella scrittura ma ciò in epoca più tardiva, ovvero a partire dal XV secolo, quando, secondo gli studiosi, il volgare salentino aumentò il suo status di lingua locale diventando una vera e propria koinè (κοινὴ διάλεκτος “lingua comune”), cioè una lingua a carattere regionale (da non confondersi con l’intera Puglia, ma solo riferito alla regione Salento) che riuniva i tratti tipici dialettali, quelli della lingua letteraria toscana ed altri comuni a tutto il Meridione. La lingua comune salentina nel suo nuovo status di lingua regionale si utilizzava non solo per redigere lettere mercantili e trattati notarili ma divenne lingua di corte ed impiegata in campo letterario nelle illustrissime corti di Maria D’Enghien a Lecce, di Giovanni Antonio del Balzo Orsini a Taranto e di Angilberto del Balzo Orsini a Nardò.
  Esempi di koinè sono le cinque lettere commerciali, studiate da Stussi[18](1982), scritte tra il 1392 ed il XV secolo tra un mercante ebreo tale Sabatino Russo e suo socio d’affari il veneziano Biagio Dolfin, con il quale fondò una società per il commercio in Oriente. In una di queste lettere, Sabatino avverte il suo socio che una nave fu depredata dai pirati “intru lu portu de Nyrdò”. Tale evento, però, fu smentito da una sesta lettera scritta da un altro commerciante ebreo, tale Mosè de Meli, il quale informò Biagio Doffin di essere stato truffato da Sabatino che finse il furto per appropriarsi egli stesso del bottino:
Sery Byasi Dalfyn hio Mosè de Meli vi fazo assavery chy my sa mullto mali de la gabba che ve à ffatto Sabatyno judeo de Cobertyno chy sta mò in Leze de li besanti C”‘ de oro che pellao delu vostro et addusseli in Leze et guadannò dela ditta moneta vostra ducaty CL chy contao in vostra party de lu guadanno…
Nella corte di Lecce, il cappellano della contessa Maria D’Enghien, tale frate Nicolao de Aymo scrisse la grammatica latina Interrogatorium constructionum gramaticalium (1444) dove si avvalse proprio del volgare salentino come lingua di traduzione per fornire esempi delle regole grammaticali. Di quest’opera ci rimangono due manoscritti che son utili dal punto di vista linguistico, in quanto sono presenti parole tipicamente dialettali come suggerisce Maggiore (2015): nusterça (nusterza), groffolare (cruffulare), insetare (nsitare), scardare pissi (squamare pesci)
 Nel Principato di Taranto di Giovanni Antonio del Balzo Orsini troviamo il Librecto de pestilencia (1448) scritto dal “cavaliero et medico” galatinese Nicolò di Ingegne, il quale conversa con altri due medici di corte, tali Aloysi Tafuro de Licio e Symone de Musinellis de Butonto, e con lo stesso Giovanni Antonio riguardo la peste e sui possibili rimedi e cure. Inoltre, nell’opera si menzionano alcuni nomi di vini, tra cui uno tipico tarantino, il Gaglioppo, come si legge in Maggiore[19] (2013): “ma più in lo tempo de la peste, sincome sonno malvasie, greco, guarnaze, [..] et da nuy tarentini ‘galioppo’ chyamato, lo quale in questa città più che in parte del mundo perfecto se fa”.
La corte di Angilberto del Balzo Orsini, conte di Ugento e duca di Nardò, annoverava nella sua una ricca libreria copie di libri in latino e volgarizzamenti delle opere di Dante, Petrarca e Boccaccio. Ad essa appartiene lo Scripto sopra Theseu re, un ricco commento al Teseida di Boccaccio redatto da un anonimo salentino, probabilmente nella seconda metà del Quattrocento nella scuola di Nardò, una scuola di amanuensi domenicani molto attiva in quel periodo.
Il commento al Teseida, oltre che fornire prove sulla circolazione delle opere toscane nel Salento, dimostra la varietà linguistica della koinè salentina che abbraccia sia i toscanismi letterari, sia i termini più vernacolari e i meridionalismi generalizzati, come riporta Maggiore (2015): amochare ‘coprire’, annicchare ‘nitrire’, ganghe ‘guance’, lucculare ‘urlare’, magiara ‘strega’, nachiro ‘nocchiero’, sghectata ‘spettinata’, rugiare ‘borbottare’, ursolo ‘piccolo recipiente per liquidi’.
Inoltre, appartenente alla libreria di Angilberto, il Libro de Sidrac che merita una considerazione speciale. Si tratta di un trattato filosofico in stile “domanda e risposta” tra il re Buctus e il filosofo Sidrac. Quest’opera, scritta originariamente in lingua francese d’oil tra il 1270 e il 1300, potrebbe essere considerata un best seller di quell’epoca, in quanto nei secoli successivi fu tradotta in ben sessanta versioni romanze tra cui anche in volgare salentino. Si tratta, indubbiamente, di un testo che ci fornisce esempi di koiné salentina, come nell’incipit del testo “Ore Sidrac incomenza a respondere a lo re Botus ad tucte le sue addimande, et a chascaduna responde di per sé. La prima ademanda si è si deu pòy essere veduto. Deu si è visibile et non visibile, cà illu vede tuctu et non pote essere veduto”[4r 32-35]. Secondo gli studi linguistici fatti da Sgrilli[20](1983), il Sidrac salentino fu scritto per mano di un autore brindisino, mentre quelli fatti in precedenza da Parlangeli (1958)[21] dicono che “il nostro testo sia scritto in un dialetto del tipo salentino settentrionale, quale, a un dipresso, doveva essere parlato nella zona di Nardò”.
Le attestazioni del salentino volgare non provengono solo da testi e manoscritti ma anche nelle epigrafi come quella nella Cattedrale di Nardò all’interno di un affresco risalente alla metà del XV secolo e raffigurante San Nicola, la Madonna col Bambino e Santa Maria Maddalena orante (nella navata sinistra). La riscoperta dell’attestazione è da attribuire al dott. Gaballo e al prof. Polito e recita:
O tu chi ligi, fa’ el partisani:
chi ley fey fare, Cola è ’l sua nome,
filliolu de Luisi de Pephani.
Secondo Castrignanò[22] (2016), la parafrasi reciterebbe: Oh tu che leggi, prendi la mia parte/ chi la fece fare [la pittura], Nicola è il suo nome/ figlio di Luigi di Epifanio. Se a prima impressione l’epigrafe sembrerebbe una captatio benevolentiae, in quanto l’autore chiede ai chiunque guardi il suo affresco di parlarne bene (fa’ el partisani) in realtà sembra rievocare il verso dantesco If IX 61-63: O voi ch’avete li ’ntelletti sani, / mirate la dottrina che s’asconde / sotto ’l velame de li versi strani.
Per concludere con uno sguardo sulla società medievale e sulle relazioni interpersonali tra i cittadini di quell’epoca, mi piacerebbe menzionare le deposizioni presenti ne Il registro dei reati e delle pene, una raccolta giudiziaria di 607 denunce appartenente al resoconto fiscale de la Corte del Capitanio di Nardò[23] (1491) e redatte da Giampaolo de Nestore di Nardò, nelle quali si apprezza la lingua dei protagonisti che si lasciano andare a forme ingiuriose e minacciose come:
Marco de Sidero, denunciato per Gabrielj Caballone, che li dixe: «Levatinte davanti et portame li forfichi, ca le mecto le mano alli capillj»
Charella Malicore, denunciata per Hieronimo serviente, che li dixe: «Si marituma era cqua, te haveria dato cinquanta bastonate»
Uxor Giorgii Taurini, denunciata per la molliere de Francesco de Cupertino perché li dixe: «puctana, frustata, tu teni cento innamorati»
Francesco de Follica, denunciato per Gabrieli de Montefusco, perché li dixe: «yo trovai le terre allo culo de mammata»
 Conclusioni
Questo viaggio intrapreso lungo i più remoti secoli della storia ha portato alla luce alcune delle primissime forme di scrittura nella nostra lingua in epoca medioevale. Grazie agli studi di alcuni ricercatori in merito alla tradizione scritta salentina, in questo iter abbiamo messo in risalto non solo aspetti relazionati al lessico ma anche alle antiche vicende sociali e culturali che la nostra terra ha vissuto: mi riferisco alla forte presenza della comunità ebraica alla quale si deve una importantissima produzione sia in alfabeto ebraico ma anche in quelli greco e latino, all’evoluzione linguistica del volgare salentino che da lingua locale si trasformò in lingua comune grazie soprattutto alle figure dei primi mecenati in Terra d’Otranto che ne permisero la diffusione. In altre parole, un piccolo viaggio tra lingua, storia, cultura e società alla riscoperta del nostro passato.
  [1] Per maggiori dettagli: https://www.fondazioneterradotranto.it/2021/02/11/messapia-era-davvero-una-terra-tra-due-mari/ e https://www.fondazioneterradotranto.it/2021/02/17/messapia-chi-conio-questo-termine-e-perche/
[2] Per le definizioni di latino volgare e latino classico, vedi “Vocalismo e consonantismo del dialetto salentino”, https://www.fondazioneterradotranto.it/2021/02/13/vocalismo-e-consonantismo-nel-dialetto-salentino/
[3] Trad. ita: “Io so che quelle terre, che qui si dice, le ha possedute trent’anni la parte di San Benedetto”.
[4] Trad. ita: “So che quelle terre secondo quei confini che ti mostrai furono di Pergoaldo come qui si dice e le ha possedute per trent’anni
[5] Trad. ita: “Quella terra secondo quei confini che vi mostrai, è di Santa Maria e l’ha posseduta trent’anni.
[6] Trad. ita: “So che quelle terre secondo quei confini qui descritti le ha possedute per trent’anni la parte di santa Maria.
[7] Maggiore, Marco (2015), Manoscritti medievali salentini, in L’Idomeneo, n.19, pp. 99-122.
[8] Cuscito, Giuseppe M (2018), Il Sefer ha-yaqar di Šabbeṯay Donnolo: traduzione italiana commentata. Sefer Yuḥasin ספר יוחסין | Review for the History of the Jews in South Italy<Br>Rivista Per La Storia Degli Ebrei Nell’Italia Meridionale, 2, 93-106. https://doi.org/10.6092/2281-6062/5568.
[9] In Maggiore (2015:102).
[10] Garrisi, Antonio (1990), Il dizionario leccese-italiano, Congedo Editore. Sotto la voce cucummaru sputacchiaru o riestu: pianta ruderale, strisciante, con steli e foglie scabri, i cui turgidi frutti peponidi maturi, se toccati, lanciano (sputano) il succo e i semi all’intorno.
[11] Cuomo, Luisa (1977), Antichissime glosse salentine nel codice ebraico di Parma, De Rossi, 138, in «Medioevo Romanzo», 4, pp. 185-271.
[12] De Angelis, Alessandro (2010), Due canti d’amore in grafia greca del Salento medievale e alcune glosse greco-romanze, in Cultura neolatina, Anno 70, Fasc 3-4, pp.371-413.
[13] Rocco Distilo, Parole al computer. Dal genere al motivo d’‘alba’ (per un’ignota ‘alba di malamata’), in Atti del V convegno internazionale e interdisciplinare su testo, metodo, elaborazione elettronica (Messina-Catania-Brolo, 16-18 novembre 2006), a cura di Antonio Cusato, Domenica Iaria e Rosa Maria Palermo, Messina, Lippolis, 2007, pp. 101-115.
[14] Oronzo, Parlangèli (1958), La «Predica salentina» in caratteri greci, in Lausberg-Weinrich, pp. 336-360 [ristampa in Parlangèli (1960), pp. 143-173].
[15] La traslitterazione è presa da: Greco, V.,C., “Rimario letterario” (e non solo) Leccese e… Salentino.
[16] Bernardini, Isabella (2010), Greek Language and Culture in South Apulia. Proposals for teaching Greek, in The teaching of modern Greek in Europe: current situation and new perspectives (p. 132), Editum, Universidad de Murcia.
Ho riportato una traduzione dell’originale: “From the end of the ninth century through to the end of the sixsteenth century we find 400 Greek codices, compared to 30 Latin ones for the same period.”
[17] Maggiore, Marco (2013), Evidenze del quarto genere grammaticale in Salento antico, in Medioevo letterario d’Italia, Fabrizio Serra Editore, Pisa-Roma .
[18]Stussi, Alfredo (1982), Antichi testi salentini in volgare, « Studi di filologia italiana », xxiii, 1965, pp. 191-224, ristampato in Id., Studi e documenti di storia della lingua e dei dialetti italiani, Bologna, il Mulino, 1982, pp. 155-181.
[19] Maggiore, Marco (2013), Italiano letterario e lessico meridionale nel Quattrocento, in Studi Linguistici Italiani, vol. XXXIX, Salerno Editrice, Roma.
[20] Sgrilli, Paola (a cura di), Il libro di Sidrac Salentino, Pisa (1983).
[21] Oronzo, Parlangèli (1958), Postille e giunte al Vocabolario dei dialetti salentini di G. Rohlfs, in RIL, XCII, pp. 737-798.
[22] Vito, L.,Castrignanò (2016), A proposito di un’epigrafe salentina in volgare (Nardò, entro il 1456), in Revue de Linguistique Romane, n°317-318, Vol.80, pp, 195-205, Strasbourg.
[23] Perrore, Beatrice (2018), Il discorso riportato ne La Corte del Capitanio di Nardò (1491): alcuni tratti sintattico-testuali, in Linguaggi settoriali e specialistici, Atti del XV Congresso SILFI Società Internazionale di Linguistica e Filologia Italiana, (Genova, 28-30 maggio 2018). Vedi anche: Holtus, Günter; Metzeltin, Michael; Schmitt, Christian, (a cura di), Die einzelnen romanischen Sprachen und Sprachgebiete vom Mittelalter bis zur Renaissance, De Gruyter, Berlino (1995).
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napoliglamour · 3 years
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Arturo Schwarz, viene voglia di cominciare il racconto della sua vita con l'incipit di Cent' anni di solitudine di Gabriel García Márquez: «Molti anni dopo, di fronte al plotone di esecuzione, il colonnello Aureliano Buendía si sarebbe ricordato...». Cosa pensava lei, in quella primavera del 1949, prima di salire sul patibolo in Egitto?
«Patibolo, esatto. Non mi aspettava un plotone, ma il nodo scorsoio: mi avevano condannato all' impiccagione lasciandomi tutto il tempo per riflettere sugli anni vissuti fino ad allora, 25, pochi ma intensi. Da tempo sapevo in cosa credevo e cosa volevo dalla vita. Come disse lo scultore Constantin Brancusi: "Tutte le mie opere sono databili dall'età di quindici anni". Per me, forse, da prima ancora».
Riavvolgiamo il nastro: com'era finito un italiano, quasi settant' anni fa, in una galera egiziana con la pena capitale pendente sulla testa? E com' è che oggi, a 94 anni, è qui, di fronte a noi, nella sua casa di Milano, zeppa di capolavori e libri, con una moglie giovane e bella, Linda, a raccontarcelo?
«Sono nato ad Alessandria d'Egitto da padre tedesco di Düsseldorf e da madre milanese, Margherita Vitta, figlia di un colonnello dell' esercito italiano. Entrambi ebrei. Si conobbero lì e si sposarono. Avevo la doppia cittadinanza ma nel 1933, con l'ascesa di Hitler al potere, rinunciammo a quella tedesca e mio padre, separatosi da mia madre e trasferitosi al Cairo, mi vietò di rivolgermi a lui nella sua lingua madre.
Non feci fatica: mi sentivo italiano, studiavo in scuole prima inglesi e poi francesi, e avevo una naturale repulsione per la Germania. Mio padre era influente in Egitto: aveva inventato la formula per disidratare le uova e le cipolle, dando un grande impulso alle esportazioni di un Paese esclusivamente agricolo.
Nel '38, a 14 anni, ero già trotskista. Con un paio di amici copti e uno musulmano, io, ateo, fondai la sezione egiziana della Quarta internazionale, voluta da Lev Trotskij da poco riparato in Messico. Aspetti, le mostro una reliquia che ha segnato tutta la mia lunga esistenza...».
(Si alza, stacca dalla parete un quadretto e me lo mostra) Ma questo è il biglietto da visita di Trotskij. Lo ha incontrato?
«Me lo fece avere dal poeta Benjamin Péret. Doveva essere il lasciapassare per il mio viaggio in Messico. Due mesi prima della partenza, però, i sicari di Stalin lo assassinarono e io decisi di dedicare la mia esistenza ad affermare le sue idee. Nel frattempo era scoppiata la Seconda guerra mondiale ed entrai, come volontario, nella Croce Rossa. Ero ad El Alamein a caricare i feriti sulle ambulanze, italiani o inglesi che fossero, e mi presi qualche scheggia nel polpaccio.
Di notte scrivevo poesie, come ho fatto per tutta la vita. Mandai le prime ad André Breton. Avevo letto il Manifesto del surrealismo ed avevo chiesto all' ambasciata di Francia al Cairo chi fosse questo Breton. Dissero che faceva lo speaker di Radio France Libre a New York. La risposta mi giunse sei mesi dopo, sfidando l'Atlantico infestato dagli U-Boot nazisti. Cominciò allora a trattarmi come fosse un padre. Mi incoraggiava, mi coccolava quasi. Finita la guerra mi iscrissi a medicina ma non dimenticai Trotskij».
Fu per causa sua che venne arrestato?
«Sì, aprii una libreria e cominciai a pubblicare i suoi libri in Egitto. All'alba di una mattina del gennaio 1947, la polizia irruppe in casa mia. Ero accusato di sovversione. Regnava Re Farouk. Da giovane sembrava potesse diventare un governante illuminato ma si rivelò un despota crudele.
Aveva abbandonato persino le buone maniere, a tavola mangiava come un animale, per dimostrare che a lui tutto era concesso. Mi trascinarono nella prigione di Hadra e mi rinchiusero nei sotterranei, in una cella piccola, senz' aria, solo con topi e scarafaggi. Dopo qualche settimana cominciarono le torture, mi strapparono le unghie dei piedi, causandomi la cancrena e la perdita di un dito, ma non parlai. Non era comunque necessario, perché l' amico musulmano spifferò tutto, raccontò della cellula trotskista, della nostra visione del mondo, dei contatti internazionali.
Mi trasferirono al campo di internamento di Abukir, dove venni a sapere della condanna a morte. Non la eseguirono subito perché servivo loro come ostaggio. Era scoppiata la guerra arabo-israeliana, e io ero ebreo. Dopo due anni di prigionia, l' impiccagione venne fissata per il 15 maggio, ma poche settimane prima Egitto e Israele firmarono l'armistizio. Negli accordi era prevista la liberazione dei prigionieri ebrei detenuti in Egitto.
Una mattina mi rasarono, lasciandomi credere che di lì a poco sarei salito sul patibolo. Invece mi accompagnarono al porto e mi imbarcarono su una nave diretta a Genova con il foglio di via e stampato, su tutte le pagine del passaporto, "Pericoloso sovversivo - espulso dall' Egitto". Così com' ero, senza poter rivedere i miei genitori, né procurarmi un ricambio d' abito».
Come le apparve l'Italia, quando sbarcò a Genova?
«Il paradiso terrestre. Raggiunsi Milano e trovai lavoro da un ebreo, Marcus, che aveva un ufficio d' import-export dietro al Duomo. Allora nessuno conosceva bene l'inglese e il francese. Appena possibile, una notte presi il treno per Parigi. Alle sei del mattino salii su un taxi, lasciai la valigia in un albergo di quart' ordine, e bussai alla porta di 42 rue Fontaine, a Montmartre. Aprì Breton, lo vedevo per la prima volta, ma mi abbracciò come fossi un vecchio amico.
L'appartamento era piccolo, il letto in un angolo e ogni spazio occupato da oggetti e opere d' arte. Sul muro, in fondo, occhieggiava una raccolta di bambole Hopi. Nello studio, straordinarie sculture africane e, sotto la finestra, La boule suspendue di Alberto Giacometti. Alle pareti, Giorgio De Chirico, Marcel Duchamp, Yves Tanguy, Max Ernst, Man Ray, Dalí... Salvador Dalí non mi è mai piaciuto, non era dei nostri, era Dalí e basta. Come, da trotskista, non ho mai accettato l' approccio commerciale di Pablo Picasso».
Quando decise di tornare a fare il libraio, l'editore e poi il gallerista?
«Un fratello di mia mamma, direttore di una filiale della Comit, mi fece avere un piccolo fido. Pubblicavo libri difficilmente commerciabili, giovani poeti e saggistica: Breton, Einstein e, soprattutto, Trotskij. Mandai in stampa La Rivoluzione tradita con una fascetta gialla: "Stalin passerà alla storia come il boia della classe operaia". Sa cosa accadde? Me lo confidò, tempo dopo, Raffaele Mattioli, amministratore della Comit e uomo di grande cultura.
Lo chiamò personalmente Palmiro Togliatti, chiedendogli di togliere il fido "alla iena trotsko-fascista di Schwarz". Così finì la mia prima esperienza di editore: per rientrare dovetti vendere tutto il magazzino a meno del 10% del prezzo di copertina e anche la libreria rischiò di chiudere. Per sopravvivere, cominciai a organizzare mostre di incisioni, acqueforti e libri illustrati dagli artisti.
Mi aiutarono molto Carlo Bo, Raffaele Carrieri, Elio Vittorini, Salvatore Quasimodo e molti altri amici. Non potendomi permettere l' arte contemporanea che andava per la maggiore (e nemmeno m' interessava), decisi di sfidare la legge capitalistica della domanda e dell' offerta: recuperai il Dadaismo e il Surrealismo che nessuno voleva. Feci uscire dalle soffitte le opere di Marcel Duchamp, che da tempo si era ritirato e non era più interessato ad esprimersi artisticamente. Con lui il rapporto fu meraviglioso: presi lezioni di scacchi dal maestro Guido Capello per un anno intero per poter giocare contro di lui. Rimase imbattibile, ma qualche soddisfazione riuscii a togliermela».
Poi, una mattina del 1974, senza avvisare nessuno, chiuse la sua galleria, ormai divenuta mitica, per dedicarsi agli studi di arte, di alchimia, di kabbalah. Cominciò a collocare (spesso donandole), in giro per il mondo, le sue collezioni. Sentiva il bisogno di prendere le distanze dal passato?
«No. E poi non le chiami collezioni, è una parola che non mi piace. Sentivo il bisogno di trasmettere un patrimonio senza smembrarlo. Resto trotskista e surrealista, ho venduto opere d' arte, ma ne ho anche donate moltissime, chiedendo in cambio che fossero trattate in maniera scientifica: catalogate, documentate, fatte sopravvivere, insomma. Del denaro non ho mai fatto una necessità, ho sempre cercato di sfuggire alla logica del suo dominio. Tutto questo ha a che fare anche con gli studi alchemici e cabalistici. Mica andavo cercando l' oro materiale, cercavo quello spirituale».
L' Italia, come ha detto lei, è stata il suo «paradiso terrestre», però molte delle sue opere sono finite in musei all' estero. Come mai?
«Un migliaio sono in quattro grandi musei internazionali, però un consistente nucleo di opere surrealiste e dada sono alla Galleria d' Arte Moderna di Roma. Non ha idea di quanto sia stato difficile. La burocrazia italiana è un nemico spietato: devi giustificarti per il tuo atto di liberalità, vissuto quasi con sospetto, mentre lo Stato non fornisce garanzie di corretta gestione. Mi sono anche visto rifiutare la donazione dei testi dada e surrealisti. Qualcuno pare li abbia definiti "robaccia pornografica". Li ho così regalati a Israele»
Per cosa combatte ora il trotskista Arturo Schwarz?
«Per l' amore di Linda. Così come ho amato la mia prima moglie, Vera, strappatami vent' anni fa da un tumore. E per un soffio d' aria fresca e pulita, un bisogno lasciatomi da quei mesi passati nei sotterranei di una prigione egiziana»
[Pier Luigi Vercesi]
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Presa diretta
Alcuni uomini bisogna parodiarli, altri sono già la parodia di se stessi. Io sono la puttana di Dio e contemporaneamente la parodia di me stesso. Ma la cosa non mi sorprende: gli schizofrenici hanno uno sdoppiamento di personalità? Noi siamo in dieci qui dentro, da un gruppo così numeroso che qualcuno faccia qualche cazzata c'è da aspettarselo. Io sono il caprone, l'agnello senza Dio da sacrificare ancora vivo, sono l'Untore, eterno foriero di disgrazie. È giunto il momento, mio caro amico, di condividere il viaggio, affinché i fatti non muoiano, ma restino sulla carta. Io sarò per te l'acqua dimenticata in un sottovaso, i paesaggi che visitasti nell' infanzia. Io sono come il mare per i marinai, placido e calmo, conduco i loro affari e le loro vite senza che loro abbiano timore di sorta, obbedisco alla legge di mutare due volte al giorno, e mi gonfio e mi placo, ma quando decido di stravolgere la mia vita chi conduce la sua nave sulle mie acque viene inghiottito dalla tempesta, e molti sono i morti di mille naufragi. Quei corpi che cadono sul fondo del mare sono i miei amici, che si decompongono e perdono i pezzi nel corso del tempo, e io li guardo mutare, come una madre che giochi ancora col suo bambino morto. Nessuno conosce tutta la mia storia, e me ne vanto perché sono uno stronzo raro, io. Alla gente provoco pietà, ma io non ho pietà per la gente che non sa cosa si prova a vivere una vita di emozioni autentiche. Ma molto tempo l'ho perso, altro me l'ha rubato gente come lui: questo ragazzo che sta studiando come me in biblioteca, è psicologicamente inconsapevole del fatto che è proprio deficiente, ma dal punto di vista di scrivente è apprezzabile. Ha in mano un volume di poesie seicentesche suo, perché non ci sono fascette da biblioteca, avrà circa trentacinque anni e oggi è venerdì, forse è giorno di pausa. Sta lì e studia, con impegno, traduce e copia i versi. Lo fa in mezzo a gente che studia quello che vuole, leggermente pressata dal peso dei parziali a cadenza settimanale. Un odio di classe di concentra come una cappa su di lui. Gli altri non sanno che scrivo, almeno per ora non lo sanno. Non ho paura di scrivere versi, di prendere in prestito per far parlare la mia anima. Non mi spaventa la giovane età, voglio scrivere da uomo libero.Quando sei così povero da avere solo un'idea, farai di tutto per non perderla. Poi l'ho persa per colpa della figa. Con il foglio di prima mi ci sono pulito le ascelle, puzzavano dopo che mi sono lavato con il detersivo per i piatti mixato a detersivo per i panni delicati. Non mi bastano i soldi per tornare a casa e nemmeno per comprare un bagnoschiuma. Sono rassegnato ad una vita di stenti. In un modo di forma, la mia è pura realtà, un animo scarno. Un piatto di patate bollite e bucce di patata fritte nell'olio. Buonissime. Mi sono lavato con lo sgrassatore, dopo i capelli erano come bruciati, (non puzzavo più ma la pelle si era privata di qualsiasi grasso, guarda un po' direte voi, se si chiama sgrassatore un motivo ci sarà, no?). Era strano vedere i miei capelli come se avessero la messa in piega. Quella sera ho venduto due libri su cui avevo dato due esami l'anno prima, così ho avuto i soldi per tornare a casa. Quando sono tornato a casa mi sono chiuso in camera, ho aperto il contenitore del bagnoschiuma, ho infilato la lingua dentro e ho iniziato a limonarci per la felicità. Poi l'ho richiuso e sono andato a lavarmi.
-7 dicembre 2014 – da 22 ore in piedi.9 Dicembre 2014 – da 24 ore in piedi.
Non dormo da un mese baby, come sta il tuo uccellino? ( tratto da un film ispirato alla vita di Bob Dylan)
Facebook non mi obbliga a mostrare la pipa rotta, i mozziconi di sigaro, il computer sporco d' olio che schizza dalla pasta, il portafoglio di pelle vuoto, quello di plastica con la muffa, i vestiti strappati. Su facebook sono una lucina verde come tutte le altre lucine di merda e posso dire la mia e farmi valere senza che qualcuno mi giudichi dal mio aspetto. Facebook è il punto da cui voglio ripartire da quando lei non c'è più nella mia vita ed ha lasciato un vuoto enorme, fatto di due anni in cui ho ammesso e fatto cose che mai e poi mai avrei voluto fare. Quando sei così povero da avere solo un'idea, farai di tutto per non perderla. Poi l'ho persa per colpa della figa. Una ragazza è la mia follia! Aveva detto di aver scritto con me, durante una cena liquida, ossia ad esclusiva base di alcool, dei versi che poi sono finiti su Proemio, l'unica cosa buona che credo di aver scritto. L'altra sera l'ho invitata ad uscire dicendo “ Vieni a cena. Portandola”. Era uno scherzo, perché questo un verso di Proemio che reinterpreta Catullo. Si è presentata con un pacchetto di sigarette vuoto e l'ho riempito, aveva fame e si è sfamata e finita la cena e gli argomenti di conversazione, ha allontanato la sedia dal tavolo, ha preso su il cappotto, mi ha fatto un cenno con la mano ed è andata via. E io non son da meno. Lucille, io odio il mercante che m'invita alla sua tavola, ancora agitato per gli scambi della mattina, che pasteggia camminando avanti e indietro, citando Orazio, e pensa sempre e solo al foro e agli scambi del pomeriggio. Se vive per quelli, può anche andare nel foro ora e crepare nella piazza assolata aspettando le ore più fresche del pomeriggio sotto il portico di Traiano, lasciandomi mangiare alla sua mensa, servito dai suoi servi, in pace. E da questa continua mancanza di virtù che faccio e vedo fa nascere in me, a volte, la necessità di un amore per far sopravvivere l'anima. Quando i polmoni sono gonfi di dolore e respiri tra i muscoli tesi della tensione, l'unico modo per sopravvivere è amare. Ma in quei momenti non ho bisogno di un corpo, di una persona, di uno spirito, un'immagine, qualcosa di alto che possa elevarmi con lei. Da piccolo mi ero innamorato della protagonista elfa di Eragon, di Cristopher Paolini, l'amavo di un amore puro e semplice, inventando storie ogni giorno per compensare la mancanza di quelle reali. A volte quel bisogno ritorna, quel bisogno di un'amore perfetto, senza sbavature, senza corpi ormoni o altro, è l'invocazione di uno spirito così alto e potente da tirarti fuori da qualsiasi situazione, nel corpo e nello spirito. Scriverlo? E chi capirebbe. Già qui mi si potrebbe additare di amore platonico, che implica un amore basato sulla distanza. E chi la vuole la distanza? Io voglio provare l'amore dentro di me, verso qualcosa che percepisco di spirituale che è me quando io mi elevo, per cui di distanza ce n'è poca. Questo per me è una specie di rito che sento il bisogno di fare dalla nascita.
Ok ecco la storia....ero sveglio da 22 ore e vagavo sul web in cerca di una consolazione esistenziale al mio essere insonne. Becco un post su Facebook e rispondo, controbattono e io rispondo. Solo dopo qualche minuto mi rendo conto che la cosa contro la quale sto parlando è una lei ed è anche molto graziosa. Lei è anche coordinatrice del dipartimento di Forlì, una specie di rappresentante d'istituto, per cui se ci provo ho chiuso con qualunque essere umano di sesso maschile o femminile, perché ovviamente la rappresentante d' Istituto è un essere inarrivabile per tutti, per cui se, come diciamo noi “cappello” , mi ritrovo che nessuno mi passa più una pagina d'appunto fino alla laurea. Le scrivo in privato per comunicarle che data l'ora non ero in pieno possesso delle mie facoltà. Lei inizia a fare meravigliosi discorsi fraseologici, di quelli che non t'invia riga per riga, ma scrive in blocco, in maniera compatta. Finisco la conversazione scusandomi per il mio comportamento. Guardo il profilo, lei è molto graziosa, ha la carnagione chiara, un leggero trucco, si vede che la Francia e gli ambienti intellettuali di sinistra le piacciono molto.
Scrivo qualche riga per lei, il pallido chiarore della sua pelle mi fa pensare ad una stella lontana :
“La radiazione cosmica di fondo (CMBR) è la radiazione residua prodotta dal Big Bang. Questa è la prova non solo che dietro agli abissi siderali pur qualcosa resta, ma che lo spazio, il mondo come fenomeno, rifiuta in se stesso l'annullamento, tant'è che nulla si distrugge, tutto si trasforma. Di fronte a tutto questo chi sono io per decidere di morire, di non assumermi fatica e problemi, gioie e felicità, chi sono io per cancellare i ricordi, ignorare la memoria. Tutto ciò che accade lascia traccia di se, se non la si trova più, vuol dire che abbiamo ignorato troppe cose, troppo a lungo.”
Ecco si, forse durante il rito questa è la parte più maschile che tra uomo ed anima, infatti poi è venuta fuori l'altra. “Perché continui a vagare, in questo spazio vuoto, candida luce della notte? Perché ti ostini a perseverare un rigore, una linea che possa condurti ad isole felici o lontano dai guai? Che fai, non capisci? In questa eterna ricerca morirai e nascerai di nuovo mille volte come l'araba fenice, e ad ogni vita sarai una luce meno viva e più lontana come quella di una stella. grande immensa, rossa, fino alla morte, poi una nana bianca. Infine di te non resterà nulla e il sole prenderà il vuoto che hai lasciato cadere nella notte.”Immaginavo che quel piccolo puntino verde dell'online sbiadisse negli occhi velati di sonno, diventasse di color bianco, come la luce di una stella alta nel cielo, che poi in realtà la stella è rosso fuoco, è come il sole, poi bruciare idrogeno, diventare più grande, ed infine una nana bianca, una nana nera, un punto nero che si confonde con l'universo. Era svanita, non ne era rimasto più niente, ma per tre, quattro giorni mi ero sentito bene, di nuovo amato, o almeno non dovevo pensare che ero un tipo ridotto a lavarsi con lo sgrassatore.
@lovehopedreambyeffe questo, quello che ti dicevo ieri...
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